venerdì 11 febbraio 2022

Amma

 Mātā Amṛtānandamayī, nota come Amma (madre), nata nel Kerala indiano, è una religiosa indiana. Ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo per le istituzioni e servizi umanitari che ha ispirato e sostenuto nell'arco di tre decenni.  Viene considerata una leader umanitaria e spirituale globale. Il suo esempio di vita, ha ispirato milioni di persone a impegnarsi in favore dei bisognosi e nella costruzione di un mondo più tollerante..

Nei suoi discorsi, Amma offre parole di saggezza e guida per la realizzazione personale e per le questioni più urgenti del nostro tempo. I suoi discorsi si incentrano sui cambiamenti climatici, terrorismo, la povertà e i diritti delle donne, sul risveglio dello spirito di servizio e sull’attenzione ai valori universali nella società.

Dotata di un’instancabile dedizione e amore per il prossimo, Amma è nota nel mondo, per il modo attraverso cui esprime la sua compassione: il semplice gesto di un abbraccio. A oggi si conta infatti che fra le sue braccia abbiano trovato conforto oltre 37 milioni di persone. Portando le persone vicino al suo cuore, Amma insegna loro che l’amore trascende ogni confine di nazionalità, religione, genere, casta o status sociale.  È una tradizione che continua ancora oggi, con Amma che trascorre la maggior parte del suo tempo  a ricevere ed incoraggiare  con un sincero abbraccio materno tutti coloro che vengono da lei.

Amore, Aiuto, Compassione e Azione sono i 4 principi che guidano ogni suo gesto. Per questo in India, sua terra natale, Amma è riconosciuta come Mahatma (Grande Anima) e come riformatrice sociale.

Amma ha fondato il movimento umanitario globale “Embracing the World”, Organizzazione Non Governativa riconosciuta come consulente speciale dall’ONU, attraverso cui attua in tutto il mondo progetti di beneficenza. Da oltre tre decenni, Embracing the World si è impegnata a far sì che più persone possibile, in condizione di necessità, possano nutrirsi, avere un alloggio, accedere all’istruzione e usufruire di assistenza sanitaria.  Il luogo di nascita di Amma in Kerala, è divenuto oggi il quartier generale di Embracing the World. Il centro ospita oltre 3.000 residenti che apprendono e mettono in pratica gli insegnamenti di Amma, studiano le scritture spirituali, praticano la meditazione e si dedicano ai progetti umanitari di ETW.

L’organizzazione di volontariato di Amma, Embracing the World, si dedica a portare aiuto ai poveri e agli indigenti del mondo e a soddisfare i loro bisogni essenziali. Si occupa in particolare del soddisfacimento delle necessità conseguenti a gravi catastrofi, avendo destinato, dal 2005, oltre 75 milioni di dollari alle attività di soccorso in caso di calamità. Dopo lo tsunami dell’Oceano Indiano del 2004, Amma ha agito rapidamente, fornendo case di cemento ai senzatetto entro sei mesi dal disastro. Da allora, Amma ha svolto un lavoro simile dopo le alluvioni di Mumbai, Gujarat, Chennai e Bihar, Uttarakhand e Jammu-Kashmir, nonché dopo i terremoti in Kashmir, Nepal, Haiti e Giappone, ai cicloni nel Bengala Occidentale e nelle Filippine e agli uragani negli Stati Uniti.
Attraverso i propri ospedali e altri programmi sanitari, Embracing the World ha fornito, dal 1998, cure mediche totalmente gratuite a più di quattro milioni di persone. L’organizzazione ha costruito più di 47.000 case per i senzatetto in tutta l’India e ha fornito aiuti finanziari a oltre 100.000 persone non in grado di prendersi cura di se stesse. ETW offre borse di studio a più di 50.000 studenti poveri ogni anno e offre anche corsi di formazione professionale e alfabetizzazione, gestisce orfanotrofi, ospizi e case di riposo per gli anziani. I volontari di ETW servono ogni anno oltre 10 milioni di pasti ai senzatetto e agli affamati, compresi 150.000 pasti in 50 città del Nord America.

Rafforzando il proprio impegno, Embracing the World opera nei settori della sostenibilità e della salvaguardia dell’ambiente per aiutare a proteggere il futuro del pianeta. Ha piantato più di un milione di alberi come parte della campagna delle Nazioni Unite “Un miliardo di alberi”. Pulisce regolarmente fiumi e altre aree pubbliche, come parte delle sue campagne ambientali, e forma e aiuta gli abitanti poveri dei villaggi in aree remote a costruire i propri servizi igienici. , nel suo stato di origine, il Kerala, dove è già stata completata la costruzione di più di 12.000 servizi igienici.

Amma ha pronunciato più volte discorsi presso le Nazioni Unite ed è intervenuta due volte al Parlamento delle Religioni del Mondo. Tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto il Premio Gandhi- King per la Non-Violenza  e il premio James Parks Morton per l’interreligiosità. Ha ricevuto un dottorato onorario in Lettere dalla State University di New York. Nel 2014 è stata invitata da  Sua Santità Papa Francesco. Amma è anche Chancellor della Amrita University,  classificata come ottava migliore università di tutta l’India. L'università considera la ricerca un fattore importante per dare sollievo ai poveri e ai bisognosi. Attraverso l’Università Amrita, i ricercatori, con spirito di innovazione, individuano nuovi modi di trasmissione di beni, conoscenze, informazioni, energia e sanità per far giungere aiuto a coloro che ne hanno bisogno, ovunque si trovino.

Porgere un orecchio compassionevole e offrire una spalla su cui piangere è qualcosa che è sempre venuto naturale ad Amma: ha iniziato a farlo quando era solo una bambina e quotidianamente si recava nel suo villaggio natale per raccogliere bucce di verdure e altri scarti alimentari per nutrire le mucche e le capre della sua famiglia. 

https://www.amma-italia.it/    

Riflessioni sull'io - Juddu Krishnamurti

Non so se vi siete mai sentiti isolati, sentite improvvisamente di non avere rapporti con nessuno e di essere completamente separati. Ogni forma di pensiero o emozione è bloccata. Non c'e' nessuno a cui rivolgersi; gli dei, gli angeli se ne sono andati oltre le nuvole e, scomparendo le nuvole, sono scomparsi anch'essi. Siete completamente isolati..
Non uso la parola 'soli', perché solo ha un significato diverso, ha una sua bellezza. Essere soli indica qualcosa di completamente diverso. E dovete essere soli. 
Quando una persona si libera dalla struttura sociale dell'avidità, dell'invidia, dell'ambizione, dell'arroganza, dell'ottenimento e dello status, quando si libera da tutto ciò, allora e' completamente sola. Questo è totalmente diverso. Allora c'e' una grande bellezza, il senso di una grande energia.
Ma l'isolamento non e' questo. Isolamento e' appunto il senso di essere isolati da tutto. Non so se l'avete provato. Più siete svegli, più indagate, osservate, chiedete e domandate, più ne diventate consapevoli: nel profondo della vostra coscienza, a tutti i livelli, vi sentite completamente tagliati fuori. Ed è una delle più grandi sofferenze: non essere capaci di andare oltre e rimanere intrappolati in questa terribile sensazione di isolamento, con la sua immensa energia.
Possiamo essere terribilmente intelligenti e scrivere dei libri su questo senso di isolamento, oppure fuggire, correre a divertirci e non entrare mai in contatto con questa sensazione. Perciò rimane lì, nascosta; rimane in attesa come una ferita purulenta. Bisogna entrare in contatto con essa, non verbalmente, ma nella realtà.
Questo isolamento e' una forma di morte. C'e' morte non solo quando la vita giunge al termine, ma quando non c'e' risposta, non c'e' via d'uscita. 
Anche questa e' una forma di morte: essere nella prigione della vostra infinita attività incentrata sull'io, essere imprigionati nei vostri pensieri, nel vostro strazio, nelle vostre superstizioni, nella vostra mortale routine quotidiana. 
E continueremo a farlo per altri cinquant'anni o più. Le stesse brutali attività incentrate sull'io: ambizione, competizione, ricerca di status, posizione, potere, avidità e invidia.
Credo che quasi tutti noi ne siamo consapevoli di tanto in tanto, forse molto raramente, perché siamo così tremendamente attivi, che la mente e' vuota. Essendone consapevoli, abbiamo paura di quel vuoto. Non abbiamo mai esaminato questo stato di vuoto, non vi siamo mai entrati in profondità. 
Ne abbiamo paura e lo rifuggiamo. Gli abbiamo dato un nome, lo definiamo 'vuoto' , 'terribile', 'doloroso', e questa stessa denominazione ha creato una reazione nella mente, una paura, una fuga.
Può la mente smettere di fuggire e non dare un nome, non assegnare significati verbali come 'vuoto', legati a ricordi di piacere e dolore? 
Possiamo guardarlo, può la mente essere consapevole di questo vuoto senza fuggire, senza giudicarlo, ma semplicemente rimanendo con esso? Perché allora e' la mente. Non c'e' un osservatore che guarda, non c'e' un censore che condanna, c'e' solo quello stato di vacuità, che conosciamo benissimo ma cerchiamo continuamente di evitare.
Quando tutte le eccitazioni, le illusioni, le paure e le fughe finiscono, e voi non date più un nome e quindi non condannate, l'osservatore e' diverso dalla cosa osservata? 
Dando un nome condannando, la mente ha creato un censore, un osservatore esterno a se stessa. Ma quando la mente non da' un nome, una definizione, non condanna e non giudica, non c'e' osservatore; c'e' solo lo stato di quella cosa che abbiamo chiamato 'vuoto'.
Mi chiedo se siamo consapevoli di dipendere psicologicamente dagli altri. Non che dipendere dagli altri sia necessario, giustificato o sbagliato, ma in primo luogo siamo consapevoli di essere dipendenti? Molti di noi sono psicologicamente dipendenti, non solo dalle persone ma dalle proprietà, dalle opinioni, dai dogmi.  
Siamo consci di questo fatto? Se sappiamo di dipendere da qualcosa per la nostra felicità psicologica, per la nostra stabilità interiore, per la nostra sicurezza, possiamo chiederci perché.
Perché dipendiamo psicologicamente da qualcosa? Ovviamente, perché dentro di noi siamo manchevoli, poveri, vuoti. Dentro di noi siamo straordinariamente isolati ed e' questo isolamento, questo vuoto, questa estrema povertà e chiusura interiore che ci rende dipendenti da una persona, dalla conoscenza, dai possessi, dalle opinioni e da tutte le cose che riteniamo indispensabili.
Può la mente essere pienamente consapevole del fatto di essere isolata, manchevole, vuota? 
E' molto difficile essere consapevoli, essere pienamente consci di questo fatto, perché lo fuggiamo continuamente.
Per conoscere il vostro vuoto dovete guardarlo, ma non potete farlo se la vostra mente cerca continuamente distrazioni al fatto di essere vuota. 
E queste distrazioni assumono la forma dell'attaccamento a una persona, all'idea di Dio, a un dogma o una credenza specifica, e così via.
 
Può la mente smettere di fuggire, di scappare, senza limitarsi a chiedere come fare per smettere di fuggire? Infatti, la stessa domanda 'come fa la mente a smettere di fuggire?' diventa un'altra fuga. 
Se so che una certa strada non porta da nessuna parte, non la imbocco; non ho bisogno di chiedere come si fa a non imboccarla. Allo stesso modo, se so che nessuna fuga, nessuna evasione potrà mai risolvere questo isolamento, questo vuoto interiore, smetto di fuggire, smetto di cercare distrazioni. Allora la mente può guardare il fatto del suo isolamento senza paura. E nel processo di fuggire che la paura si manifesta.
Quando la mente comprende la futilità, l'assoluta inutilità di tentare di riempire il proprio vuoto attraverso la dipendenza, la conoscenza e le idee, allora può guardare senza paura. E può la mente continuare a guardare quel vuoto senza nessun giudizio? 
Quando la mente e' pienamente consapevole che sta fuggendo, scappando da se stessa; quando comprende l'inutilità di fuggire e vede che lo stesso processo del fuggire crea la paura; quando vede la verità di tutto ciò, allora può vedere 𝘤𝘪𝘰' 𝘤𝘩𝘦 𝘦'.
 
Che cosa intendo con vedere 𝘤𝘪𝘰' 𝘤𝘩𝘦 𝘦'? 
Intendo starvi davanti, guardarlo giudicandolo, interpretandolo o formando opinioni? 
Opinioni, giudizi e interpretazioni impediscono soltanto alla mente di guardare il fatto. Se volete comprendere il fatto, non serve farsi delle opinioni su di esso. Possiamo quindi guardare, senza nessun giudizio, il fatto del nostro vuoto, del nostro isolamento psicologico, che crea così tanti problemi?
Penso che la difficoltà stia nell'incapacità di guardare noi stessi senza giudizio, senza condanna, senza fare paragoni, perché ci e' stato insegnato a paragonare, giudicare, valutare e a formarci opinioni. Solo quando la mente vede l'inutilità, l'assurdità di tutto questo, e' in grado di guardare se stessa. 
Allora, ciò che temevamo fosse vuoto, isolato, non e' più vuoto. 
Allora non c'e' più dipendenza psicologica da niente; 
Allora l'amore non e' più attaccamento ma qualcosa di completamente diverso e il rapporto assume un altro significato.
Se siamo capaci di guardare questo isolamento senza condanna o giudizio; 
vedere, comprendere, ascoltare l'intero contenuto del 'me', di questo isolamento; 
solo allora e' possibile avere una forza che non e' del 'me'. 
Solo allora e' possibile creare un mondo diverso o una cultura diversa.

Christian Bobin

Christian Bobin (1951- ) è uno scrittore, poeta e aforista francese, vincitore del premio Prix des Deux Magots nel 1993 e del premio Prix de l’Académie Française nel 2016..

Christian Bobin è considerato uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei di ispirazione cristiana. La persona viva che ripetutamente evoca è il bambino, colui che ama, che gioca ad amare, che non deve giustificare le proprie azioni. Nessun autentico incontro può avvenire fuori dall'amore, ma nessun amore è possibile se non comincia dalla spogliazione del proprio io, dal ristabilire dentro di sé il silenzio che prelude "all'accoglienza".   
E' un autore che parla della sacralità della parola e della purezza della vita, senza la pretesa di rivelare chissà quale mistero, né proporre ricette per la felicità. 
La vita per Bobin è fonte di inesauribile contemplazione. Per contemplarla e viverla pienamente Bobin sta in silenzio, in solitudine, osserva più che scrivere, ascolta più che leggere. 
Ama la solitudine più di una donna, confessa. 
E guarda alla vita nelle cose essenziali, nella loro semplicità.  Non c'è leggerezza migliore di quella di osservare la vita quotidiana, senza pretese e senza porsi domande, come "stare ad osservare la pioggia che scivola sui vetri". 
Al di là della semplicità, Bobin rimette continuamente in discussione gli schemi e i modelli culturali consueti. Invita il lettore alla vera lettura e guardare alla vita così com’è “chiudi il libro e siediti all’ombra di un albero, goditi il silenzio della natura, il profumo delle rose, lascia andare la morte”. Bobin si fida solo dell’amore che, in quanto dimensione di apertura totale alla vita, rende possibile il dialogo.  Lotta contro la morte delle emozioni e dell'apatia che ritiene siano uno dei problemi più grandi della nostra civiltà.

 Le sue prime pubblicazioni risalgono alla fine degli anni ’70. Il successo, però, arriva solo nel 1991 grazie a “Une petite robe de fête”. Ma ancora più clamore suscita un libro pubblicato l’anno dopo, si tratta di “Le Très-Bas”, dedicato a Francesco d’Assisi e vincitore di alcuni premi letterari. E' stato tradotto in italiano con il tittolo  “Francesco e l’infinitamente piccolo”.  Ecco alcune citazioni di Christian Bobin:
  •  L'amore, la solitudine sono come i due occhi d'un unico volto: non diviso, né divisibile
  • Amare significa aver cura della solitudine dell'altro, senza mai pretendere di colmarla né conoscerla.
  • Chi è senza denaro mancanza di tutto. chi è senza lettura manca della mancanza.
  • Con la fine dell'amore, appaiono i re magi: la malinconia, il silenzio e la gioia.
  • I grandi libri, i libracci, i giornali, va bene tutto a chi ama leggere, è tutto cibo per l'affamato. Da un lato chi non legge mai. Dall'altro chi non fa altro che leggere. Esistono proprio delle frontiere tra le persone.
  • L'amore è distacco, oblio di sé. Non possiamo arrivarci con le nostre forze, perché tutte le nostre forze sono costantemente impiegate nell'ammassare il mondo alla superficie del nostro "io".
  • Siamo fatti soltanto di coloro che amiamo e di nient'altro.
  • Dobbiamo nascere due volte per vivere un po', anche solo un po'.
  • L'uso migliore di questa vita è di non farne nulla.
  • C'è una stella in cielo per ciascuno di noi, abbastanza lontana perché i nostri errori non possano mai offuscarla.
  • Il giorno in cui acconsentiamo a un po' di bontà è un giorno che la morte non potrà più strappare dal calendario.
  • Un evento nella vita è una casa con tre porte separate: morire, amare, nascere. Non si può entrare se non varcando le tre porte simultaneamente. È impossibile, ma questo avviene.
  • I momenti più luminosi della mia vita sono quelli in cui mi accontento di vedere il mondo apparire. Questi momenti sono fatti di solitudine e silenzio. Sono sdraiato su un letto, seduto a una scrivania o cammino per strada. Non penso più a ieri e domani non esiste. Non ho più legami con nessuno e nessuno mi è estraneo. Questa esperienza è semplice. Non c'è da volerla. Basta accoglierla quando arriva. 
  • Quello che è bello è il cercare il senso della vita, non il riuscire a scoprirlo, perchè se lo trovate può essere pericoloso.       
  • La vita quotidiana rappresenta la bellezza, la parte più bella dell'esistenza, è dell'oro puro,  è la nostra compagna più fedele, è quello che porteremo con noi fino alla morte. Bisogna depurarla dalle glorie e dai dogmi.
  • La lettura è una finestra che apriamo nel quotidiano, che illumina il quotidiano, altrimenti non c'è niente.
 vedi:  https://www.youtube.com/watch?v=gSegkQo0cao 

Il Qi gong

Nella tradizione Taoista il qi gong è un metodo per il mantenimento e lo sviluppo delle proprie capacità energetiche, e quindi per la prevenzione delle affezioni.

 Il qi un elemento costituente essenziale del mondo naturale e della vita.  Anche l’uomo, pur essendo piccolissimo, è un universo completo, poiché i cinque organi ed i sei visceri costituiscono un microcosmo sistemico; le dinamiche con cui si muove il qi lungo i canali energetici hanno un rapporto strettissimo con la dinamica con cui si muove il qi nell’universo. Le dinamiche energetiche del sistema universale e quelle del sistema biologico umano, dunque, seguono le medesime regole di funzionamento.

I taoisti ritengono che tutto ciò che si muove nell’universo abbia un moto indotto dal qi. Laozi, il fondatore del taoismo, sperimentò che il qi è presente sia nel remoto universo siderale sia nel microcosmo infinitamente piccolo, comprese le particelle subatomiche. Laozi, trascritto anche Lao Tzu, Lao Tse, Lao Tze o Lao Tzi, è stato un filosofo e scrittore cinese del VI secolo a.C., presunto autore del Tao Te Ching. Nel I secolo d.C. divenne la principale divinità del pantheon taoista.

La condizione qualitativa e quantitativa della yuanqi, ossia l'energia potenziale acquisita alla nascita  determina la qualità della vita di una persona, se sarà elevata  ci sarà salute e longevità.  I taoisti ritengono che ogni persona possa idealmente vivere 120 anni, ma l’essere umano consuma man mano yuanqi fino ad esaurirla, per poi morire. 

Durante la vita, si può aumentare il potenziale energetico del praticante con tecniche semplici come il tibao, chenbao, yijinggong e la piccola circolazione celeste. Se praticate dai genitori prima del concepimento, permettono di potenziare e migliorare lo stato energetico del nascituro. Il rafforzamento del potenziale energetico viene fatto anche attraverso buone abitudini di vita: un’adeguata alimentazione, un corretto riposo, corrette relazioni sociali e affettive, una moderata attività sessuale.

In epoca Tang  il taoista Cui Xifan, scrisse un’opera intitolata Cuigong ruyao jing, che illustra come mantenere il regime ottimale di energia nel corpo.

 Il tibao si pratica in piedi, occhi chiusi, piedi leggermente flessi, come se si andasse a cavallo, schiena dritta, cercare di percepire i tre canali energetici: spalla e piede sinistro, spalla e piede destro, dal centro della testa fino al plesso solare.  Stando immobili, si deve cercare di immaginare di ingigantire il corpo, ciò permette di rilassare maggiormente il corpo ed i canali energetici diventano più visibili.

Nella fisiologia sottile le particelle di energia ruotano in maniera casuale (come la neve nella palla di vetro) nel corpo, e con la meditazione si cerca di canalizzarle, attirate da due poli opposti creano un flusso.  Nel Tibao, le mani sono aperte, i palmi puntano a tre centimetri sopra l’ombelico, si cerca di immaginare di tenere tra le mani una sfera di energia, che è simile ad un palloncino di plastica, dobbiamo trovare la distanza giusta tra le mani per tenere il palloncino e non farlo scoppiare, quando avvertiamo una piccola resistenza, quella è la distanza giusta.

Nel chenbao, i palmi puntano al centro del cuore, all’altezza dei seni, anche qui si cerca di immaginare di tenere tra le mani una sfera di energia. Nella variante del chenbao, si immagina di far ruotare la sfera di energia.

L’ Associazione Italiana di Qigong (A.I.QI.GO), diretta emanazione della World Academic Society of Medical Qigong con sede a Pechino, è il punto di riferimento ufficiale in Italia per la diffusione, l’apprendimento e lo studio del qigong medico (QGM).   Vedi link:   http://www.ihqa.it/chi-siamo

sabato 5 febbraio 2022

La meditazione benevolente

 Meditazione  in sanscrito corrisponde a "bhavana" coltivare e in tibetano "gom " familiarizzare.  Si familiarizza con il funzionamento della nostra mente,  e si cerca di sviluppare qualità  come l’attenzione, l’amore altruista, la libertà interiore per diventare un miglior essere umano, per trasformarsi interiormente e mettersi al servizio degli altri. La meditazione è un mezzo accessibile a tutti, tutti possono coltivare l’amore altruista. L'apprendere la meditazione, passa necessariamente per una trasmissione vivente, un incontro con un Maestro. La piena coscienza sviluppata da Jon Kabat Zinn produce eccellenti risultati nel ridurre l’ansietà, il dolore ma non favorisce lo sviluppo da parte del meditante dell’amore altruista.  Per questo è utile sviluppare  la piena coscienza benevolente,  o caring mindfulness.  Sviluppare una capacità di accogliere le sofferenze dell’altro in maniera costruttiva,  che è diverso dall' empatia che può portare ad una forma di angoscia o burnout.  La compassione riafferma la nostra forza d’animo, il nostro equilibrio interiore e la nostra determinazione coraggiosa ad aiutare quelli che soffrono..

La meditazione benevolente associa compassione ad amore altruista. Trenta minuti di meditazione sull’amore altruista fanno aumentare comportamenti  pro sociali, la voglia di assistere e riconfortare gli altri. Si assiste, a livello morfologico del cervello, ad una diminuzione dell’attivazione della amygdale, l'area neuronale del cervello associata all’aggressività e  alla paura.  La meditazione benevolente può servire a medici e infermieri a rafforzare e reagire in maniera più positiva alla sofferenza. Lo sviluppo dell’altruismo può far bene alla società tutta intera e può servire a promuovere i valori umani, che sono ancora più fondamentali che le religioni.  La meditazione, inoltre, favorisce l’attenzione e l'equilibrio emozionale.  Differenti livelli della mente corrispondono a diversi  livelli del corpo.  Dal corpo grossolano al corpo di energia, a livello più sottile.  E’ su questo piano che si manifesta il potere di guarigione dei suoni e dei mantra. I mantra sono dei suoni e delle vibrazioni che percorrono il corpo e l’universo.  I punti energetici del corpo sono identificati con suoni particolari.  Quando la vibrazione di un organo malato entra in fase con la vibrazione di un mantra curativo appropriato l’organo può guarire. "Man"  (manas) è la mente,  "Tra" significa  proteggere:  proteggere la mente dalla sofferenza e l’ignoranza.  La ripetizione del mantra tibetano OM Mani Padme Hum mette in armonia i bioritmi del corpo (respirazione, cuore, tensione arteriosa).  Anche per  la visione olistica della fisica quantistica, tutto è energia e vibrazione. L’essenza d’ambrosia, conosciuto in Tibet come Gyushi  è un testo composto nel VII – XII secolo, che parla della terapia con l'uso di mantra, presentando più di 100.000 formule. 

Per Cristophe Andrè, saggezza e meditazione sono in parte legati.  Sono duemila anni che si medita, il primo vero cambiamento avviene negli anni ’60.  Il primo fattore fu il contatto con maestri, grazie alla maggiore presenza in America e Europa di insegnanti asiatici, dovuto alle congiunture storiche particolari, diaspora di maestri zen dal Giappone dopo la seconda guerra mondiale, o quella di lama e tulku tibetani (un tulku è una persona che è stata riconosciuta essere la reincarnazione di qualche importante maestro) a seguito dell’annessione del Tibet alla Cina o dall’esilio per motivi politici come nel caso del celebre monaco vietnamita Thich Nhat Hahn.  Anche grazie alla maggiore facilità con cui, a partire da questi anni, era possibile recarsi in Oriente, India e Giappone.  Il secondo fattore che ha permesso lo svilupparsi di un interesse più maturo nei riguardi delle pratiche contemplative buddhiste e orientali è stato il fiorire di una generazione di praticanti "Ricettori", un gruppo di persone nate tra 1930 e il 1950 di lingua inglese o conoscitori dell’inglese, iniziatori di una nuova fase del buddhismo, dei suoi adattamenti e sviluppi. Come Joseph Goldestein, Cristina Feldman, Jack Kornfield, Larry Rosenberg, Sharon Salzberg e Corrado Pensa.  Corrado Pensa fece  la prima esperienza meditativa nel 1970 presso lo zen center di san Francisco sotto la guida di Suzuki Roshi. Il contatto con la vipassana avvenne nel 1975 con Jack Kornfield in California. Queste persone hanno fatto un’opera di metabolizzazione degli insegnamenti ricevuti, ne hanno saputo cogliere gli aspetti vitali, per poi riformularli e trasmetterli ad occidentali nel rispetto dello spirito originario. Riformulazione e integrazione però non vogliono dire sincretismo. Sebbene il linguaggio possa risultare lontano da quello tradizionale, allo stesso tempo, vi resta fedele nel profondo.  L’insegnamento richiede un carisma particolare che alle volte non hannno neppure le persone progredite nel cammino interiore.  Ad esempio il Pratyekabuddha o Buddha solitario o Buddha per sé, è  una persona realizzata, ma non in grado di mostrare agli altri il cammino. 

Negli anni ’60 entra in voga la meditazione trascendentale  (Maharishi  Mahesh Yogi) cui aderiscono i Beatles,  tinta di una spiritualità new-age con colpi di gong e incenso.  Un altro cambiamento si ha negli anni ’80 quando Jon Kabat-Zinn intuisce che gli enormi benefici delle pratiche meditative potranno essere accessibili al grande pubblico, solo se, queste pratiche saranno laicizzate e semplificate. Si inspirerà alla pratica Vipassana buddhista, per elaborare la pratica della piena coscienza, una forma di meditazione laica. L’iniziazione a questa disciplina comporta otto sedute per otto settimane con un insegnamento progressivo e adatto agli occidentali. Questo triplo movimento (laicizzazione, semplificazione, codificazione)  permette l’entrata della meditazione negli ospedali , facilita gli studi di validazione scientifica, i risultati favorevoli aiutano alla diffusione di questa pratica nel mondo delle cure mediche (ad esempio all'ospedale Parpan, di Toulouse). Il consenso medico facilità in seguito l’adozione di questa pratica nel campo dell’educazione, dell’imprese.

La meditazione è un cammino nel quale si porta l’attenzione verso un certo numero di variabili (corporee, sensoriali e mentali).  Per far si che si parli di meditazione, questi esercizi devono essere deliberati,  prolungati e ripetuti.  Spesso meditare è percepito come un’attività intellettuale (riflettere su un soggetto) mentre la maggior parte delle pratiche meditative passano per il corpo.  Ci sono una moltitudine di pratiche, alcune richiedono l’immobilità, altre a volte il movimento. Spesso si associa la meditazione ad un quadro di convinzioni religiose mentre si può perfettamente vivere in un quadro laico.  

I punti comuni ad ogni pratica sono: 1-  Non agire,   2-  concedendosi un tempo di ritiro, di silenzio, di lentezza, di continuità,   3- durante il quale l’attenzione si stabilizza  4- senza reagire alle stimolazioni esterne come rumori o interne come pensieri ed emozioni,  5- ma osservandoli in maniera attenta e distaccata.  Meditare deriva da meditari in latino, da mederi  dare delle cure a.                                           Le persone in salute che praticano riducono lo stress. Sul piano psicologico prendere del distacco e essere presente alla vita aumenta il sentimento di  benessere.  Una pratica meditativa regolare permette di migliorare le difese immunitarie (modifica il modo in cui i nostri geni reagiscono ai fattori esterni). Il fattore genetico può essere migliorato dalle nostre emozioni.  Uno studio condotto ad Harward,  ha concluso che se la meditazione è regolare ed intensiva, potrebbe compensare le nostre fragilità ereditarie.  Uno studio importante sotto il nome di progetto Shamatha in California ha dimostrato che la meditazione stimolava l’attività del telomerase e poteva frenare l’invecchiamento cellulare ed aumentare la longevità.  Nei nostri cromosomi ci sono dei cappucci protettori chiamati telomeri che ne frenano l’usura e che possono essere riparati da un enzima chiamato telomerase.

"La saggezza è una forma di ricerca che tenta di non negare il reale." Compte Sponville.                        "Il  sapere guarda verso l’esterno, la saggezza all’interno".    Un saggio zen.       

La saggezza non può fare a meno della conoscenza di sé, una conoscenza umile ed esigente. Non si può proclamare la nostra saggezza nella quotidianità di fronte a persone che dividono la nostra intimità e che ci hanno visto tante volte “non saggio” ma si può sempre farlo credere ad un pubblico anonimo. Il sapere accresce le nostre conoscenze su di sè.  La saggezza è un sistema esperto per la gestione delle conoscenze. I criteri utili alla saggezza sono la contestualizzazione, il relativismo dei valori, la tolleranza all’incertezza.   

Gli insegnamenti buddhisti precisano che ci sono due vie: 1- quella del rilassamento, Shamata (calma mentale) ma è importante che a questa sia associato il discernimento,  2 - quella della visione penetrante, Vipassana che è molto vicina alla saggezza come è stata definita sopra.        La meditazione apprende a non fissarsi sui pensieri preoccupanti ed emozioni negative, ma a tollerare la loro presenza senza aderirvi e mantenendo le distanze da esse.  

Molte forme di meditazione sono indirizzate sulla benevolenza e la compassione e gli studi mostrano che queste tecniche funzionano anche sui debuttanti, modificando effettivamente il comportamento di aiuto e di apertura verso gli altri.  Saggezza e meditazione sono molto vicine. In Occidente  per molto tempo abbiamo messo l’accento sul solo aspetto intellettuale,  mentre le saggezze orientali sono più attente all’equilibrio emozionale e corporeo. La meditazione potrebbe arricchire le nostre riflessioni filosofiche e rivalorizzare le emozioni, il corpo, l’intuizione e la contemplazione.

Secondo il filosofo ateo, Andrè Comte-Sponville,  “Non fare niente, ma a fondo” è  la migliore definizione per lo zazen.  Lo zazen e la meditazione di piena coscienza non sono molto differenti, si tratta, in entrambi i casi,  di una pratica  seduta, silenziosa, e senza oggetto.  La meditazione consiste in 10, 15 minuti di silenzio, d’immobilità e di serenità. E qualche volta… si tratta semplicemente di vivere. Il mentale e l’ego ci separano da questa semplicità. Siamo sopraffatti da mille preoccupazioni di lavoro, di famiglia, o d’amor proprio.  Meditare è immobilità, attenzione pura, senza scopo, senza dottrina, senza giudizio, un'attenzione al corpo, alla postura, alla respirazione, alle sensazioni.   

Quando si pensa non si percepisce, quando si percepisce non si pensa” dicono i testi zen. La spiritualità è la vita dello spirito (della mente), nel suo rapporto con l’infinito, l’eternità, l’assoluto. La mente non è altro che lo stesso corpo, dotato di coscienza e di sensibilità. L’Occidente privilegia il logos (il discorso e la ragione), il soggetto (l’anima, l’ego, il cogito) e l’immutabile e la trascendenza.  L’Oriente privilegia il silenzio, l’immanenza, l’impermanenza, il vuoto.  Il buddhismo arriva a negare l’esistenza del sé, sia assoluto (il brahman indù) che relativo (l'atman indù).  L’interesse per la spiritualità orientale ha delle basi solide quali la mondializzazione e il bisogno di spiritualità dopo la crisi del cristianesimo.

venerdì 4 febbraio 2022

La mere - Aurobindo

Mirra Alfassa (1878-1973), nota con il nome di Mère, è stata una mistica francese, seguace e compagna spirituale di Sri Aurobindo. Durante la sua eclettica giovinezza, si era dedicata alla letteratura e allo studio delle filosofie comparate, ma soprattutto alla pittura, alla musica e all'occultismo. Sin da giovanissima si era sottoposta spontaneamente ad una disciplina interiore.  Una donna eccezionale, che sorretta da una beatitudine permanente, a volta andava in trance, facendo (tra gli undici e i tredici anni) una serie di esperienze psichiche e spirituali che le rivelarono l'esistenza di Dio e la possibilità dell'uomo di unirsi a lui.  Riservata e introspettiva, aveva il dono di vedere quel mondo invisibile ai più, quel mondo occulto e "sottile"..


"La Madre ed io siamo Uno in due corpi". In questo modo Sri Aurobindo presentava ai discepoli la loro unione nello yoga.  Questi due Maestri spirituali hanno costruito e realizzato insieme un nuovo, grande sistema di conoscenza e disciplina yogica definito "Yoga Integrale".  Lo yoga integrale porta l'uomo ad unirsi al divino,  di realizzarLo integralmente nella coscienza e nell'azione, di manifestarLo sulla terra in una vita divina.  La materia, la vita e la mente non sono che l’unica Coscienza-energia espressa nelle forme diverse dei tre mondi corrispondenti.

Sri Aurobindo quindi afferma e sostiene la tesi dell’esistenza di una Coscienza che trascende totalmente l’uomo e il cosmo intero. Questa Coscienza in sanscrito è chiamata Sat-Chit-Ananda, Esistenza-Coscienza-Beatitudine, essa è il sostegno, la base immobile e mobile del mondo, completamente fuori dalla portata della comune esperienza umana.  Con lo yoga, la sadhana o disciplina spirituale, possiamo arrivare a conoscere questo puro spirito, a questo sat chit ananda. E’ in questo stato può accadere che il mondo fenomenico appaia irrealmente falso come un sogno, un’illusione.
 La Madre non era nè la moglie di Sri Aurobindo, nè era la "collaboratrice" o persino la "discepola e collaboratrice", ma era per lui un'incarnazione della Coscienza divina.   Aurobindo diceva di lei: "Il Divino si veste di un'apparenza di umanità, assume la natura umana esteriore al fine di tracciare il cammino e mostrarlo agli esseri umani, ma non cessa di essere il Divino". La madre si trova su un piano esattamente complementare e uguale a quello di Sri Aurobindo. 
Nel marzo 1914, incontra Sri Aurobindo,  a Pondichéry in India.  Dopo la guerra ritorna all'ashram e nel 1926, Sri Aurobindo si ritirava dal mondo,  affidando alla Madre la responsabilità dell'ashram e dei discepoli che si erano riuniti attorno a loro.    L'anno 1943 vide la fondazione della scuola dell'Ashram che doveva diventare più tardi il Centro Universitario, e poi il Centro Internazionale di Educazione Sri Aurobindo.
L'indipendenza dell'India fu proclamata il 15 agosto 1947, anniversario della nascita di Sri Aurobindo. In questa occasione  Mère dichiarò "Spero dunque di essere autorizzata ad adottare una doppia nazionalità, cioè a rimanere francese pur diventando indiana".  Sri Aurobindo  nel suo insegnamento rivela che tutte le nazioni sono essenzialmente una e destinate ad esprimere l'Unità divina di tutta la Terra tramite una diversità organizzata e armoniosa. Sri Aurobindo, muore nel dicembre 1950, la Madre proseguì l'opera comune sia sul piano spirituale che su quello materiale.

Nel  1968 venne posata la prima pietra della città di Auroville, vicino Pondichéry, quel luogo che la Madre aveva sognato essere il punto d'incontro per tutti coloro che aspirano a " realizzare la Coscienza Divina e vivere la verità del domani".
Negli ultimi anni della sua vita, vivrà una  serie di  esperienze mistiche, ed annunciò al resto dell'umanità il passaggio ad un nuovo modo di essere. 

La Madre è associata alla cronistoria dell'Ashram di Pondicherry in quanto Lei ne è stata la fondatrice, la saggia amministratrice e colei che ha creato e dato impulso a tutte le attività oggi esistenti.

 Vedi link:   https://www.sriaurobindoyoga.it/madre_biografia.htm    Link - 1           Link - 2

martedì 1 febbraio 2022

Journée de formation en ligne et en direct avec Christophe André - Samedi 5 février 2022

       contact@rencontres-perspectives.fr

Lieu     La journée se déroulera en ligne et en direct sur internet.

Un email avec le lien de connexion à la plateforme de diffusion sera envoyé quelques jours avant l'événement à toutes les personnes disposant d'un billet.



http://www.rencontres-perspectives.fr/christophe-andre-journee-perfectionnement-meditation-paris-2021.htm



Journée de formation en ligne et en direct avec Christophe André

Approfondissement de la pratique de la méditation de pleine conscience

Date et heure

Samedi 5 février 2022 de 9h30 à 17h30 (heure de Paris).
(en remplacement de la date du 4 décembre 2021 initialement prévue)
 

> 3h30 à 11h30 à Montréal.
> 4h30 à 12h30 à Fort-de-France.

>
12h30 à 20h30 à Saint-Denis de La Réunion.
> 22h30 (le 4 février) à 6h30 (le 5 février) à Tahiti.
> 19h30 (
le 4 février) à 3h30 (le 5 février) à Nouméa.

La journée sera diffusée en direct puis restera accessible en différé durant 1 mois pour le participants.








 

10 Febbraio, satsang con Mauro Bergonzi

 MEDITAZIONE:
10 Febbraio, satsang con Mauro Bergonzi 

 Vedi Link:   https://spaziocorpo.it/

 
    La ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang) è un’occasione per esplorare attraverso il  dialogo e il silenzio  – nella concretezza della propria diretta esperienza aperta ad una prospettiva non dualista e non confessionale –  il misterioso ‘sguardo’ della coscienza, il ‘senso’ e il ‘nonsenso’ della meditazione e della ricerca spirituale, i limiti del pensiero concettuale e il problema dell’identità personale. 
Calendario Satsang 2022
 

lunedì 31 gennaio 2022

Tecniche di meditazione - Amadio Bianchi

Tecniche di meditazione - articolo scritto  dal Maestro Amadio Bianchi,   Updated Settembre 2017
Vedi: https://www.spaziofatato.net/tecniche-meditazione-amadio-bianchi/                                              

Il Maestro Amadio Bianchi, fondatore della World Yoga and Ayurveda Community, è presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l’Ayurveda e della European Yoga Federation.     

Dalla via della suggestione alla via della conoscenza.
Molteplici sono i modi per meditare. Prima di affrontare i principali aspetti contenuti nel sottotitolo di questo articolo, mi sembra conveniente precisare che le parole meditare e meditazione sono usate impropriamente se riferite alle pratiche orientali. Tali termini, infatti, discendono dalla parola latina mens e si riferiscono, pertanto, inequivocabilmente al “mentale” ed alla sua attività.

Ciò che l’orientale intende conseguire con le sue pratiche interiori è sicuramente volto in altre direzioni: sperimentare il mentale nel tentativo di superarlo e giungere a stadi “sovraordinari” di contemplazione che coincidano con stati di coscienza diversi da quelli comuni, nei quali l’uomo si identifica con il contenuto della sua mente.  Come la cultura indiana afferma, ciò che sta nel mentale, risulta dalle impressioni che i fatti della vita hanno determinato in noi attraverso i sensi. Se mi è consentito il paragone, gli avvenimenti sono comparabili a pellicole di film archiviate che costituiscono la nostra memoria storica. Attraverso un particolare e complesso meccanismo, tali pellicole vengono riproposte al conscio e rielaborate, per non dire “ricolorate” dal nostro regista interiore e dai suoi stati d’animo. Egli essendo in continua evoluzione le rivede modificandole in continuazione. Si tratta pur sempre di passato, anche se rielaborato, e, quando manca la conoscenza viene purtroppo scambiato per presente. Ci tengo a sottolineare una volta in più, che, quando siamo nel mentale, siamo sempre a contatto con ciò che è già avvenuto, anche se prodotto dai sensi pochi istanti prima.

Le vie orientali sono impegnate da migliaia di anni nel tentativo di riportare l’uomo nel presente proponendone la sperimentazione nella coscienza. Anche per questo, un termine più adatto per definire tali pratiche potrebbe essere “contemplazione”. E, specialmente nelle tradizioni dell’India, la contemplazione assume una grande importanza, al punto, da essere considerata nelle pratiche spirituali determinante ai fini dell’illuminazione. In ogni caso, i conti, vanno sempre fatti con il mentale e gli antichi maestri hanno proposto vari metodi per ottenere il superamento del suo contenuto : essi vanno dall’induzione o suggestione all’inganno, dal rallentamento dell’attività alla raffinata e univoca concentrazione. La via dell’inganno, ad esempio, implica la conoscenza e lo studio dei procedimenti usati dal mentale per poterli aggirare mediante astuzia; la via del “rallentamento” si persegue con la riduzione dell’attività mentale attraverso appropriate tecniche di rilassamento o ascetiche ; la via della raffinata univoca concentrazione, elegge come strumenti preferiti il mantra, lo yantra, e qualsiasi altro strumento che faciliti la focalizzazione della mente in un punto. In qualche caso è ammesso passare attraverso uno stato di sovraeccitazione attraverso un carico specifico, che tende a uniformare le onde cerebrali fino a farle divenire un unica onda dello stesso tipo. Se tale onda si mantiene a lungo origina un particolare stato di concentrazione anch’essa sovraordinaria.
La pratica, tuttavia, considerata più produttiva dalla maggior parte dei maestri è quella che sviluppa il “vairagya” o distacco. Questa, che promuove la capacità di contemplare il proprio mentale, senza venirne coinvolti, è reputata la via della conoscenza.

Facciamo di nuovo un passo indietro e prendiamo ancora in considerazione taluni metodi comuni soprattutto in uso nelle scuole di yoga occidentali, basati sull’induzione o autosuggestione. Ritengo che essi siano conseguenza dell’approccio di tipo salutistico che l’occidentale mette in atto nei confronti delle discipline orientali ma che risultano, a mio parere, essere molto lontani dagli obbiettivi più alti di queste discipline.
Tali tecniche consistono nel sedersi sul pavimento, ad occhi chiusi, e come prima esperienza praticare la consapevolezza del proprio piano fisico. Attraverso il risveglio dell’attenzione è possibile divenire consapevoli dello stato di disagio o di sofferenza su questo piano. Esso si manifesta con la presenza di tensioni di vario tipo localizzabili nelle diverse aree del corpo. Normalmente, si rimuovono le tensioni attraverso la decontrazione di tali parti, inducendo uno stato diverso da quello riscontrato. Similarmente si procede poi nei confronti dell’atto respiratorio spontaneo : si induce un ritmo che può richiamare stati di maggiore tranquillità e serenità che si riflettono anche sul piano emotivo. Infine attraverso l’autosuggestione, il più delle volte procurata con l’evocazione di immagini piacevoli, si può modificare il contenuto della mente. Ripeto che questo è forse il metodo maggiormente in uso nelle scuole di yoga sia occidentali, sia orientali poco “impegnate”. Tale metodo è “provvisoriamente” salutare ma, come ho già affermato, assai lontano dagli alti obiettivi dello yoga della “Conoscenza”.

La Conoscenza oggettiva, risulta tale, solo se non viene alterata dalla partecipazione del meditante. Nella via più elevata, cioè, si procede sviluppando la qualità dello spettatore e, con l’esercizio, si impara ad essere coinvolti il meno possibile. La tecnica grossomodo è la seguente : lo studente si siede in posizione di meditazione e nella fase iniziale impara a contemplare il suo corpo senza intervenire, semplicemente prendendo atto delle sue tensioni. La stessa cosa fa con il respiro : contempla il respiro spontaneo senza modificarne il ritmo. Infine, cosa assai più difficile, prova a osservare con distacco il contenuto della sua mente…proprio come dovrebbe fare uno spettatore “evoluto” in una sala cinematografica. Egli dovrebbe sempre essere cosciente di essere seduto, di respirare e essere consapevole che le immagini sullo schermo non sono la realtà oggettiva, ma la proiezione della mente del regista. Tale giusto atteggiamento non porta al coinvolgimento in un “falso” quale può essere un film che spesso viene scambiato dagli spettatori non “risvegliati” per il reale.
Andate in una sala cinematografica dove venga proiettata una pellicola sull’orrore e osservate quanto pochi sono gli spettatori capaci di non essere coinvolti.

Per tornare alle tecniche di meditazione, il Vairagya o distacco, consente, a mano a mano che l’abilità del meditante si fa più raffinata, di affrontare gli strati più profondi del subconscio e dell’inconscio liberandoli per riviverli nuovamente nel conscio. In questo modo, senza coinvolgimento, possiamo conoscere la loro vera natura e origine e liberarci dalle impressioni che li rivestono. Essi torneranno ad essere utili come memoria-esperienza ma non saranno più in grado di creare disturbo né impedimento all’esplorazione di ciò che sta oltre il mentale. Trascendere il mentale, porta a conoscere la natura essenziale e reale delle cose, non più rivestite dalle sovrastrutture costruite dall’ego. E’ questa la via considerata della liberazione e conoscenza.

Il libro “Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro” scritto dal  Maestro Amadio Bianchi è un vero e proprio “insegnamento alla meditazione”, poiché si è appurato che con l’aiuto della meditazione si impara a confidare anche in altre facoltà percettive, oltre a quelle dei cinque sensi. La meditazione si apprende attraverso la pratica dello Yoga, una disciplina che, tra le altre cose, accresce la capacità di concentrazione e consente di raggiungere un livello più elevato di coscienza. Nel libro di c’è tutto quello che occorre per immergersi nella conoscenza della meditazione come forma di benessere psico-fisico e come strumento per riportare al centro il proprio Io.

Testi di Amadio Bianchi

- Marmani. I 107 gioielli della medicina ayurvedica
- Nel respiro il segreto della vita. Rieducazione alla respirazione
- Ayurveda. Una scienza per la salute. Diagnosi e terapia alla portata di tutti
- La gioia di vivere. Con lo yoga e la yogaterapia
- La scienza della vita. Lo yoga e l'ayurveda
- Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro

 

sabato 29 gennaio 2022

Perchè dovremmo meditare?

La meditazione è una parte importante nell’ambito dello sviluppo del sé, senza la meditazione è impossibile apportare cambiamenti profondi al nostro essere profondo.
Perché meditare, perché dovremmo meditare?   Perché stare un’ora fermi, connettersi con il sé, andare oltre la mente, svuotare e calmare la mente?


Meditare viene dal latino "medere", guarire, quando uno medita, guarisce la mente. Quando la mente non sta in pace si manifestano rabbia e gelosia, e la mente non è sana. La pratica della meditazione è un ritorno a casa, all’equilibrio, alla pace e all’autostima.
Due cose sono necessarie per meditare: 

  • una conoscenza spirituale chiara, e una relazione chiara con se stessi, gli altri, e con il mondo, (questa è la vela della barca). 
  • la pratica disciplinata della meditazione (il forte vento), se la persona ha solo conoscenza, diventa un teorico.

Cosa succede quando meditiamo?  Possiamo far riferimento ad un modello con diversi livelli della realtà:

  • Primo livello dell’essere è l'Io sono. 
  • Secondo livello che è il livello del fare, è composto dai nostri ruoli nella vita, nella società, la maggior parte delle persone passano la loro vita in questo secondo livello, vedono se stessi e gli altri come ruoli, ogni tanto andiamo dietro il ruolo, vediamo chi sta recitando questo ruolo.
  • Terzo livello è quello dell'avere, siamo presi da possedimenti, quando abbiamo delle cose dobbiamo occuparcene, e l’energia della nostra mente è tutta occupata in queste cose.
  • Quarto livello, quello di svolgere un'attività,  oggi tutti sono in movimento.
 Quello che è successo, è che oggi ci siamo allontananti dal primo livello dell’essere, non c’è niente di sbagliato con fare, avere, ecc,  ma se dimentichiamo l’essere, se l’essere interiore non viene nutrito, ciò che facciamo non ci soddisferà. La pratica della meditazione è una pratica dell’essere, che permette di mettere a posto le fondamenta della vita. Molti sono attaccati alla falsa identità esterna che si sono creati e che sta coprendo la loro vera identità, l’eterno Sé.

La meditazione è una visita all'essere, al sé interiore, ma quando uno inizia a meditare molti pensieri affluiscono nella mente.  Eventi, immagini e suoni ed emozioni stimolano la mente. Per arrivare a sperimentare una buona meditazione, occorre prima sviluppare una buona concentrazione, che è importante per portarci nell’esperienza della meditazione. La concentrazione è un grande potere umano, se un essere umano riesce a sviluppare la concentrazione, molte altre caratteristiche posso essere sviluppate: come ad esempio la capacità di dimenticare ciò che inutile, prendere buone decisioni, ecc.    Il principio della concentrazione è il seguente: quando ci piace qualcosa, è facile concentrarsi ed il tempo passa veloce. Ad esempio, davanti ad uno schermo tv, sedersi per guardare il  programma preferito, e restate fermi per due ore è possibile.   Davanti uno schermo tv spento, stare fermi per due ore è molto più difficile.
Nell’anima operano due parti principali: la mente e l'intelletto, quando queste due parti lavorano insieme si arriva alla concentrazione.  All'inizio la mente è indisciplinata e l’intelletto è debole, solo attraverso il rafforzamento dell'intelletto con la concentrazione si può arrivare a tranquillizzare la mente. Le due tecniche che contribuiscono notevolmente a rafforzare la concentrazione sono la visualizzazione e la contemplazione. 
Provate a mantenere l’immagine nello schermo dell’intelletto, ad occhi chiusi. Visualizzate l’Energia del corpo che sale, con vari colori, nelle gambe, nelle braccia, dallo stomaco al torace, su dalle spalle, su dal collo, tutte le energie arrivano al centro della fronte. Il centro della fronte è una grotta, in mezzo alla grotta c'è una candela accesa, la candela della pace, bisogna mantenere per un minuto l’immagine della candela al centro della fronte.
Le azioni fatte nel passato diventano pensieri, gocce di pioggia sul parabrezza, non ci si focalizza sulle gocce, ma si guarda la strada, porto l’attenzione al centro della fronte, li visualizzo un faro al centro della fronte, raggi di luce inondano il mio corpo, spargono energia che guarisce il mio corpo, quando incontro qualche resistenza bisogna rinforzare il muscolo spirituale, con il faro bisogna spargere una luce di pace all’intera stanza.  La visualizzazione è anche un modo per indirizzare l’energia, portate l'attenzione al centro della fronte, cercate di visualizzare una piccola stella, una stella scintillante, pura, pacifica, luminosa, silenziosa, eterna, bellissima. 

Il Raja yoga,  lo yoga della meditazione si può praticare anche durante un'azione, mentre si cucina, si prende un tè, ecc. Se durante la giornata una persona ha speso molte parole inutili, questo crea un peso nella mente, ed è difficile concentrarsi, lo spreco crea peso.  

E molto utile praticare la meditazione la mattina o leggere qualcosa di elevato che si ricorderà durante la giornata,  mantenendo l’intelletto impegnato in pensieri spirituali la mente sarà più predisposta alla meditazione. Ad esempio, pensare come esercitare la pazienza, il rispetto, come posso sviluppare queste qualità interiori.   

Molti fanno meditazione ma pochi sono veri meditatori. OM chanti, Se uno sperimenta il sé eterno avrà pace. 

Metodi di meditazione - David Fontana

E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza.  Noi abbiamo la scintilla divina e possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il creato animato o inanimato..

Riflessioni di David G. J. Fontana  sulla meditazione.  Fontana (1934-2010) era uno psicologo, parapsicologo e autore britannico. Era professore di psicologia all'università di Cardiff. Ha scritto moltissimi testi sulla meditazione, guide alla meditazione in Occidente e Oriente, guide su come insegnare a meditare ai bambini. Vedi in fondo all'articolo..

"Io ho un corpo, ma non sono questo corpo";    "l’essenza della nostra coscienza non sparirà",            "i pensieri, per quanto validi e importanti non sono ciò che siamo, essi sorgono e si dissolvono".

Scopo della meditazione è favorire una maggiore conoscenza di se stessi e del mondo. Ma le tecniche denominate "meditazione" sono molte, diffuse in tutto il mondo e, spesso, assai diverse tra loro. Quali sono le principali? Per che cosa si caratterizzano? In che modo si mettono in pratica? Il testo del 1996, Tutti i metodi di meditazione di David Fontana offre una introduzione pratica ai principali metodi di meditazione orientali e occidentali: di ognuno indica la storia, i principi su cui si fonda e gli esercizi che lo caratterizzano.   Studiare le altre tradizioni di meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Il Buddha stesso ha detto ai suoi discepoli "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro". 

 Il koan fondamentale è: "Chi sono io?"  Sono un nome che è usato come un'etichetta, in base alle relazioni sociali sono un marito, un padre, un docente, ecc...  Non sono nè il mio corpo, nè la mia mente in quanto nel tempo si cambiano le caratteristiche fisiche o psicologiche. La verità è che non sappiamo chi siamo e proviamo una sensazione di vuoto.   Non è sempre facile distinguere i propri pensieri dalle vere esperienze interiori.   Spesso ci si chiede quale è il confine tra la semplice autosuggestione e l’esperienza mistica.Senza l’introspezione la pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e occorre abbandonare l’attitudine intellettuale, si eliminano i confini tra esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.

Come meditare? Per inizare a meditare occorre concentrarsi su un punto specifico, narici o addome, lasciare entrare ed uscire l'aria dalle narici con una piccola pausa, tra inspirazione ed espirazione e tra espirazione ed inspirazione,  contemporaneamente si alza e si abbassa l’addome  lasciandosi andare. 

La respirazione deve avvenire in quattro fasi: inspirazione, ritenzione, espirazione, ritenzione. Le espirazioni devono essre più lunghe delle ispirazioni con il seguente ritmo:  2 tempi per l'inspirazione, 8 tempi per la ritenzione e 4 tempi per l'espirazione. Portando l'attenzione alla respirazione, si sviluppa la concentrazione. La calma meditativa e la relativa tranquillità sono diverse dal semplice rilassamento. Attraverso l'introspezione si avvia il processo di scoperta su chi siamo veramente.

Senza l’introspezione la pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e in questa nuova dimensione occorre abbandonare completamente l’attitudine intellettuale. Attraverso l'introspezione si eliminano i confini tra esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.  L’energia fisica sale lungo il canale shushumna al centro della colonna vertebrale e in questo modo si raggiunge l'unione con l’energia spirituale e l'energia cosmica. In quel momento di calma la mente fa convergere l’energia verso quel singolo attimo di potenza.

Quanto dura il cammino? Dipende dalle opportunità, l’aiuto e la compagnia di persone affini ecc, Comunque una volta iniziato il cammino non c’è modo di tornare indietro. Quando si decide di seguire un maestro bisogna agire onestamente e dare a lui totale fiducia e seguire il metodo che ci propone, se dopo un tempo ragionevole non si riscontra alcun beneficio, allora si  cerca un altro insegnante. Studiare le altre tradizioni di meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Lo stesso Buddha ha detto "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro".  Non c’è separazione tra la pratica della meditazione e lo stato a cui essa porta, l’illuminazione fa parte della pratica sin dall’inizio. Meditare è sia la via che il suo frutto.

Ci sono due tipi di meditazione, la dimensione statica e la dimensione dinamica.   Se non ci sono garanzie di una vita morale corretta e autodisciplinata è meglio scegliere meditazione statica.

Nella dimensione statica occorre fermare la mente. Una meditazione statica e la meditazione Vipassana. Si cerca di arrivare ad una vigile e stabile consapevolezza tra inspirazione e espirazione, ed arrivare alla calma mentale, che sono i momenti in cui la verità si rivela, poi piano piano la consapevolezza si estende a tutto il corpo centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.   Un'altra meditazione statica è il Taiji.  I movimenti del taiji sono come un'agopuntura interna, il ch’i o qi è la forza vitale fondamentale (corrisponde al prana) va indirizzato, l’effettiva direzione cosciente del qi verso specifiche parti del corpo è detta qigong. Questa meditazione aiuta a trovare la calma anche nella confusione quotidiana, se si osserva attentamente un esperto praticante, si constata che si muove con economia di sforzo, e calma vigile nell'eseguire i compiti quotidiani.

Nel buddhismo tibetano, durante le tecniche meditative,  viene utilizzata la pratica del tummo, i monaci meditanti riescono ad asciugare i lenzuoli con il calore del corpo fisico  che poi non è altro che il calore psichico.  I Dervisci sufi invece entrano in stato meditativo attraverso la danza e un roteare vorticoso.

  Durante la meditazione ci si avvale spesso dei mantra, la ripetizione di un suono coordinata con la respirazione.  Il mantra supremo è OM, che è il suono originario da cui sorge la creazione.   Il mantra è un supporto alla concentrazione più evidente della respirazione, spesso si recita facendo scorrere i grani di un mala (rosario di 108 grani). I suoni di molti mantra hanno un potere di entrare in contatto con la profondità dell’inconscio.  Mantra significa liberazione del pensiero, e quindi il praticante deve arrivare a concentrarsi sullo spazio che rimane tra i due suoni. Il mantra è considerato oggetto di bhakti (devozione), può anche essere l'incarnazione di un maestro.  Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, una ripetizione del suono e del significato. Il mantra tibetano più conosciuto è "Om mani padme hum",   il mantra indiano più conosciuto è "Hari om tat sat", o "Om shanti".    Si può anche meditare sulla compassione, sulle sofferenze dei propri cari, o chiunque a noi vicino.  Suoni ritmici accompagnano spesso la meditazione, soprattutto il suono di un tamburo o dei sonagli (sferetta cava di metallo con uno stretto intaglio, nella quale è racchiusa una pallina di ferro) superiore a duecentocinque battute al minuto che ha un effetto particolare sul cervello, favorendo i ritmi alfa e beta di solito associati agli stati alterati di coscienza. La ripetizione di alcuni suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio.    Metodi di meditazione statica:

  • Vipassana ("vedere le cose in profondità, come realmente sono",  è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India, oggi utilizzata soprattutto nel buddhismo).  La pratica mira ad una vigile e stabile consapevolezza tra inspirazione e espirazione  (i momenti in cui la verità si rivela), alla calma mentale, poi la consapevolezza si estende a tutto il corpo centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.
  • Taiji (Taiji è un termine della filosofia cinese usato per riferirsi al "supremo ultimo" stato dell'assoluto indifferenziato e potenziale infinito, l'unità prima del dualismo, dalla quale yin e yang originano). I movimenti del taiji sono come una agopuntura interna, per risvegliare il ch’i  o qi che è la forza vitale fondamentale per l'essere umano (corrisponde al prana indiano).  L’effettivo indirizzamento cosciente del qi verso specifiche parti del corpo è detta qigong.   Aiuta a trovare la calma anche nella confusione quotidiana, si può osservare che un esperto praticante si muove con economia di sforzo e calma vigile anche nella vita di tutti i giorni.
  • Hatha Yoga (Posizioni o posture confortevoli e stabili, a cui si associano tecniche di respirazione e meditazione).   Praticando l'hatha yoga si ha il controllo dei flussi di energia vitale nel corpo, e il controllo del corpo diventa un supporto alla meditazione. Una tecnica di meditazione è la visualizzazione sul canale shushumna, per far ascendere l’energia fisica e arrivare all'unione con l’energia spirituale. Nel Tibet viene attuata una forma di hatha yoga, la pratica del tummo, ossia l'asciugare i lenzuoli con il calore del corpo fisico (calore psichico).

 Dimensione dinamica.   Se non si vive una vita morale, corretta e autodisciplinata è meglio scegliere la meditazione statica.  Nella meditazione dinamica si lavora su una sequenza di stimoli diversi,  invece di concentrarsi su un unico aspetto come il respiro.  Il grande mistico indiano Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, alla ripetizione del suono e del significato.  Nella meditazione viene usata anche la ripetizione dei mantra (suoni primordiali) coordinata con la respirazione. Il mantra è uno degli strumenti più potenti per calmare la mente e riconnetterci con la nostra parte spirituale. ll più conosciuto è il mantra OM (AUM) che rappresenta il suono cosmico, l’origine di tutti gli altri suoni. La parola suprema che si usa nella meditazione è OM il suono originario da cui sorge la creazione.  Uno dei mantra più conosciuti è “Hari Om Tat Sat” , un mantra molto antico, tratto dai Veda che significa ” la realtà manifesta e quella non manifesta sono quell’infinita vita, che non ha mai fine“.   Un altro mantra conosciuto è  "Om shanti" che significa pace e armonia. 
Hari” rappresenta la Realtà Manifesta, mentre “OM” rappresenta la realtà non manifesta. Quando si pronuncia “Hari Om” lo si fa per significare che la realtà è immanente così come trascendente. “Tat Sat” significa “quella esistenza trascendente”.   Ecco la versione di “Hari Om Tat Sat”, cantata da Deva Premal : clicca qui            I Mantra sono un supporto alla concentrazione più evidente della respirazione.  I suoni di molti mantra hanno un potere che porta il mantra nella profondità dell’inconscio. Mantra significa liberazione del pensiero, e si cerca di concentrarsi sullo spazio che rimane al suo posto. Nella recitazione del mantra, si usa la mala per aiutare il conteggio delle ripetizioni. La mala è una collana di 108 perle, tradizionalmente di sandalo, tulsi (basilico indiano) o semi di rudraska . Il Mantra viene ripetuto ad ogni perla, facendole scorrere tra pollice e medio. 108 è un numero sacro: Il numero 1, la linea, simbolizza Dio, l’energia, il potere da cui derivano tutte le altre linee, cerchi o movimenti.  Lo 0 è un cerchio che rappresenta la creazione di Dio come completa e perfetta.Il numero 8 è il simbolo dell’infinito.   Il mantra può rappresentare l’incarnazione del maestro ed è considerato oggetto di bhakti.    Uno dei mantra tibetani più conosciuti è  "Om mani padme hum", che è il mantra che permette di meditare sulla compassione e sulle sofferenze dei propri cari, su chiunque a noi vicino e fa sviluppare una profonda empatia verso l'altro.  

Il suono ritmico, di tamburo e sonagli, superiori a duecentocinque battute al minuto ha effetto sul ritmo elettrico del cervello favorendo i ritmi alfa e beta di solito associati agli stati alterati di coscienza, la ripetizione di alcuni suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio.  Per Steiner un modo di meditare è concentrarsi su un seme, nei minimi dettagli, sulla sua forza vitale, piano piano si lascia sorgere il pensiero che da quel seme nascerà una pianta. Nello sciamanismo si arriva a stati alterati di coscienza, con perdita del senso del tempo, del luogo e dell’identità personale.  Anche nel misticismo cristiano ci sono forme di meditazione basate sulla preghiera estatica.

La tecnica della visualizzazione che si usa nella meditazione oggettiva e dinamica.

La visualizzazione, se praticata, correttamente costituisce uno strumento estremamente potente per lo sviluppo dell’uomo, ed è in grado di influire su un vasto ambito di funzioni psichiche e fisiche. Una tecnica consiste nel visualizzare tutte le parti del corpo e poi lasciare andare sentendo i muscoli che si rilassano. Per poter adottare la tecnica della visualizzazione la mente deve essere rilassata, calma e aperta, l’immagine non deve essere visualizzata con gli occhi ma in stretto ambito mentale. Alcune tecniche di visualizzazione:

  • immaginare di stare sdraiati sull’erba o sulla spiaggia, cercando di sentire l'erba, il rumore delle onde, il canto degli uccelli,  scorgere il cielo blu infinto, ecc,
  • quando la concentrazione sul terzo occhio è stabile si lascia sorgere un’immagine geometrica, un triangolo equilatero bianco ( 7 cm * 7 cm) su foglio nero o viceversa; si può usare il supporto di un foglio attaccato alla parete a distanza di circa 1,15 metri dal punto dove si è seduti, poi visualizzare i triangoli verde vuoti, su sfondo bianco, poi pieno, poi passate da pieno a vuoto e viceversa.
  • all'inizio la visualizzazione si basa su forme geometriche semplici e chiare.  Poi si passa a visualizzare forme archetipe che richiamano l'inconscio collettivo come: croce, cerchio, quadrato e triangolo. Il potere simbolico delle forme geometriche è messo in risalto in modo particolare nello yantra.  Lo yantra è un diagramma geometrico costituito per lo più da linee e cerchi concentrici, utilizzato nell'induismo e in particolare nel tantrismo come ausilio alla meditazione rituale in quanto visualizzazione astratta di una divinità o di un aspetto di essa, generalmente associato a un mantra. La parola yantra deriva dal sanscrito “yam” e significa "strumento", "congegno", "veicolo". Questi disegni sono una rappresentazione della divinità durante la meditazione o il culto e hanno lo scopo di supportare l’esperienza mistica.Gi yantra, in genere, sono costituiti da una forma quadrata all’interno della quale si iscrivono figure varie come triangoli, petali di loto, cerchi; hanno tutti un valore altamente simbolico: il cerchio, per esempio, rappresenta la Coscienza Universale, il quadrato rappresenta la terra, il triangolo, a seconda del suo orientamento, l’energia maschile o femminile.Il punto focale è comunque sempre il centro, chiamato Bindu: simoboleggia l’essenza dell’universo, il principio assoluto dal quale è scaturita la creazione, l’unione tra il Maschile e il Femminile; parallelamente riporta al centro del proprio sé mettendo in accordo e vibrazione tanto il divino che la coscienza umana inseriti e avviluppati nella composizione.Ogni yantra, generalmente, raffigura una precisa divinità, ma può avere molteplici funzioni, come ci illustra Stefano Piano nella sua “Enciclopedia dello Yoga”: “In alcuni casi, può raffigurare il mondo o la sua manifestazione o anche facoltà mentali, o ancora quel microcosmo che è il corpo umano; infine, uno yantra può costituire uno strumento per un rito magico che si pone uno scopo ben preciso, come la conquista di una donna o la vittoria su un nemico”. La realizzazione di questi diagrammi da parte degli adepti lascia ben poco spazio a qualunque velleità artistica dal momento che essi sono governati da precise regole compositive. Anzi, il disegno stesso diviene culto in sé e rituale data la pazienza, il rigore e l’attenzione necessari per costituirlo.
  • Dalle forme geometriche si passa alla visualizzazione figurativa, di oggetti e persone.
  • La visualizzazione dei luoghi è il livello finale della visualizzazione.

La visualizzazione di un simbolo e la contemporaneamente pronuncia  della sua sillaba seme rende subito la concentrazione più profonda perché agisce simultaneamente sui piani visivi e uditivi.

Un'altra ulteriore suddivisione può essere fatta tra dimensione soggettiva e dimensione oggettiva

La dimensione soggettiva si basa sull’esame della propria mente per osservare se stessi e la vera natura della coscienza. La tecncia consiste nel concentrarsi con chiarezza e precisione su ciò che si trova nella mente nell’istante presente. E' molto difficile fissare l’attenzione mentale al livello dell’assenza di forma. Solo dopo un lungo periodo di meditazione con forma si può passare alla meditazione senza forma.    In questo caso si volge la mente verso la meditazione, ci si concentra sul mantra, piano piano la concentrazione aumenta, anche se l’oggetto della concentrazione non è più presente e sorge poco a poco la calma, l'agitazione è superata e si manifesta l’introspezione.  Per evitare uno stato di completo abbandono, bisogna essere sempre vigili.  Si pratica sia durante la meditazione, sia durante le attività quotidiane. Tutto ciò che possediamo è il momento presente; chi desidera conoscere la realtà deve riconoscere la realtà che sorge e scompare momento per momento. 

Lo Zazen è la forma di meditazione nello zen. Lo Zen si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (Perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di trovare una risposta. Il mondo è perfetto;  Egoismo, odio, inganno sono le prove e gli ostacoli che gli esseri umani devono affrontare.  L'obiettivo dello Zen è di arrivare attraverso la meditazione e il koan al satori. I koan sono domande senza senso perché la risposta a questi misteri non ha un senso. Il maestro pone all'allievo una domanda che non può trovare una risposta se si usa il pensiero razionale, lineare ed analitico. Il koan al centro di ogni altro è il seguente: "Chi sono io".  Conoscere qualunque oggetto nella totalità dei suoi aspetti significa conoscere il mondo intero. 

Il satori è il momento dell'illuminazione nella pratica del Buddhismo Zen, momento in cui l'intera esperienza personale e cosmica è proiettata in un unico istante, che porta ad un annullarsi cosciente del soggetto, non derivante da una rinuncia al mondo esterno ma dalla partecipazione ad esso tramite l'atto puro.
Durante la pratica possono manifestarsi due tipi di samadhi:
  • Samadhi positivo, il praticante è completamente assorto in un’attività (ad esempio la pittura), ma rimane un pò di coscienza del sé;
  • Samadhi assoluto, il praticante diviene un tutt’uno con l’attività, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo.

Entrambi possono portare al kensho, la prima esperienza di satori (illuminazione). Il Kensho è lo sguardo che trasforma e rivela la vera natura di tutte le cose. Nella pratica dello Zen, il Kensho è un'esperienza tanto cruciale da essere paragonata al ritrovamento di un inesauribile tesoro che rivela le potenzialità, esistenti in ogni momento, per raggiungere la consapevolezza pura, libera dalle proiezioni dell'ego. A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, e vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.

Shikantaza  è una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono. Sebbene si possa cercare di comprendere il tuo pensiero, è necessario capire “il vuoto” attraverso la propria esperienza. Nel buddismo l'idea di vuoto e l'idea di essere sono sinonimi e non opposte. Non si può raggiungere  una piena comprensione della vacuità solo con la mente pensante o con i sentimenti. Solo attraverso un'intensa pratica di zazen si può arrivare a comprendere la vacuità.   Nello zen c'è un termine shosoku, che indica un suggerimento che proviene dal mondo della vacuità. Quando vedi un fiore di pruno, o senti il suono di una piccola pietra che colpisce il bambù, questa è una lettera dal mondo del vuoto.

Zazen è la più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto, per analogia si può immaginare una persona che si mette a guardare dall’alto di un viadotto le auto che sfrecciano sotto di lui. Con il passare del tempo il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto.  Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente.

La dimensione oggettiva presuppone un potere spirituale esterno con cui il praticante può entrare in contatto e da cui si può ottenere aiuto.  Un esempio è quello di meditare su una statuetta (rupa) o su un dipinto (tankha) cercando di interiorizzare il significato simbolico che l’immagine riveste. Alla fine della meditazione si cerca di dissolvere la visualizzazione in se stessi. Sulla base di questa devozione nascono il bhakti yoga e il bhakti marga.

Il movimento bhakti marga è stata fondato da Sri Swami Vishwananda nel 2005. Bhakti signifca amore e devozione, mentre Marga sta per strada o percorso. Bhakti marga è la via dell'Amore e della devozione per il Divino. Noi abbiamo in noi la scintilla divina e possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il creato animato o inanimato.

Le interpretazioni del divino possono essere le seguenti: 

  • Dio trascendente ed esterno alla creazione, il mondo nasce da una sostanza, una materia che non è parte di Dio;
  • Dio immanente in tutto ciò che esiste, la mente non riesce a capirlo;
  • Dio è contemporaneamente immanente e trascendente, maschile e femminile;
  • Dio è dotato sia di forma che di  attributi
  • Dio è privo di forma ma dotato dei suoi attributi
  • Dio è senza forma né attributi ( il Brahman, il Dio di cui nulla può essere detto,  neti , neti degli indù.

Testi scritti da David G. J. Fontana  sulla meditazione:

  • Gli elementi della meditazione. Per il benessere di mente e corpo;
  • Sapere chi sei, essere chi vuoi.The Meditation Handbook: The Practical Guide to Eastern and Western Meditation Techniques;
  • You Can Master Meditation;
  • Creative Meditation & Visualisation;
  • How to Teach Meditation to Children.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...