mercoledì 28 aprile 2021

La Bhagavad Gita

Nei miei viaggi in India, un cosa che mi ha colpito è che, in tutti gli alberghi, dal grande albergo a 5 stelle all'alberghetto in mezzo al nulla, trovavi sempre sul comodino della camera una copia della Bhagavad Gita che corrisponde al nostro Vangelo; quella più diffusa aveva i commenti di Bhaktivedanta Swami Prabhupada, ed era un piacere leggerne qualche passo prima di addormentarmi. Proverò in questo lungo post, a sintetizzare lo spirito della Gita, almeno quel poco che ho capito. Esistono due recensioni della Bhagavad Gīta: una prima, la più diffusa in tutta l'India, è stata commentata da Śaṅkara nell'VIII secolo d.C.; la seconda, detta kaśmīra, è leggermente più lunga, include trecento varianti minori, ed è quella commentata da Rāmakaṇṭha (VII-VIII secolo) e successivamente da Abhinavagupta (X-XI secolo). Le differenze tra le due recensioni non manifestano, tuttavia, diversità dottrinali.    


La Bhagavad Gita o “il canto del beato”, è un breve testo sanscrito composto da 18 capitoli e settecento versi (sloka) inseriti nel grande poema epico Mahābhārata, che contiene una bellissima raccolta di verità spirituali, che in parte derivano dalle Upanishad. È il sesto libro del Mahabharata e fu scritto e inserito nel poema, tra il V secolo a.C. e il I secolo a.C.

Tutta la Gita è impregnata di una concezione teista, La coscienza, la moralità, le opere, l'etica e il dharma sono imbevuti di questa concezione. Colui che si regola (yogin) sperimenta un contatto con la verità suprema. L'unione con Dio si realizza soprattutto con la devozione o bhakti. Il devoto deve abbandonarsi totalmente al Divino, instaurare una relazione particolare con Dio, rendendo servizio alla sua personalità suprema.

Il Panteismo è riassunto in Krishna ed è bellissima la frase "tutte le creature in me dimorano, ma io in loro non dimoro". Krishna è il Brahman (il Sè universale) che si incarna per difendere il dharma (la giustizia e l'ordine) senza il quale l'universo degenererebbe nel caos. Non si può parlare del mondo trascendentale, senza essersi liberati da una coscienza materialmente contaminata. Chi vuole diventare libero deve apprendere che non è questo corpo materiale.

Questo testo sottolinea l’importanza dell’azione, dell’etica, del dharma, della disciplina. L’azione e l’attività sono incluse nello svadharma (dovere). La sadhana (pratica spirituale) è costituita dalla cessazione dell’attività; il praticante deve liberarsi dell’ego e deve acquisire una piena consapevolezza, per poter andare verso moksa (la liberazione).

Se può interessarti sotto troverai, di seguito, la divisione della Bhagavad Gita nei 18 capitoli e settecento sloka o versetti ed alcune frasi che mi hanno particolarmente colpito.  Si fa riferimento alla versione della Bhagavad Gita1 commentata da Swami Brabhupāda. I capitoli da 1 a 6 trattano il karma yoga o yoga dell’azione. I capitoli da 7 a 12 trattano la bhakti yoga o yoga della devozione. I capitoli da 13 a 18 trattano il jnana yoga o yoga della conoscenza.

Cap. 1: Le conseguenze della guerra (Lo yoga dello scoraggiamento di Arjuna) - (46 slokas o versi).  Descrive l’angoscia di Arjuna che si trova di fronte al dilemma tra fare il proprio dovere (svadharma) di guerriero e quindi partecipare alla battaglia imminente o seguire una certa etica, cercando di evitare di uccidere il proprio maestro che si trova nello schieramento opposto.  

Krishna spiega ad Arjuna che nei Veda sono riportate diversi tipi di aggressioni, uno che cerca di occupare la tua terra, che ti attacca con le armi ecc. e che non è peccato rispondere all’aggressione.

Cap. 2: L’eterna realtà delle anime immortali (Sanhkya yoga ) - (72 versi). Contiene la descrizione della natura mortale del corpo e della natura eterna dell’anima o Sé. Ogni essere umano può raggiungere la conoscenza del Sé assolvendo i compiti assegnatigli, eseguendoli senza aspettarsi ricompense.

2.21 Come può qualcuno che sa che l’anima è indistruttibile eterna e immutabile uccidere qualcuno? La violenza per la giustizia suprema non è violenza. Essendo un guerriero dovresti sapere che non c’è miglior impegno che battersi per principi religiosi

2.31 Essendo un guerriero dovresti sapere che non esiste un impegno migliore della lotta per i principi della religione, e quindi non c'è bisogno di esitazione. La violenza religiosa a volte è un fattore necessario. Si può applicare la violenza in casi appropriati per far rispettare legge e l'ordine. La violenza per la giustizia suprema non è violenza.  È necessario agire per eseguire l'operazione assegnata, senza attendere i frutti dell'azione (l'agire in yoga).  Quando sei impegnato nel servizio devozionale a Dio sei libero dal mondo materiale e dalle miserie della vita. Solo chi ha abbandonato tutti i desideri ed evita falsi ego, solo lui può raggiungere la vera pace.

Krisna esorta Arjuna ad eseguire il suo dovere con equanimità, abbandonando tutto l'attaccamento al successo o al fallimento. Tale equanimità è chiamata yoga.

2.55 Quando un uomo abbandona tutti i vari desideri per la gratificazione dei sensi, che derivano dall'offuscamento mentale, e quando la sua mente, così purificata, trova soddisfazione nel solo Sè, allora si dice che sia in pura coscienza trascendentale.

2.56 L'uomo che non si è esalta quando c'è felicità e non è disturbato mentalmente da attaccamento, paura e rabbia, è definito un saggio di mente ferma.

2.71 Quando sei impegnato nel servizio di devozione a Dio, sei libero dal mondo materiale e dalle miserie della vita. Solo colui che ha abbandonato tutti i desideri ed evita il falso ego, solo lui può raggiungere la vera pace. La vera vita inizia dopo il completamento della nostra vita materiale. Compassione, lamento e lacrime sono segni di ignoranza del vero Sé, Arjuna voleva che Krisna gli dissipasse i dubbi e i demoni dell'incomprensione. Krisna è la personalità suprema, nessuna entità vivente che includa Bhrama o Shiva possiede l'opulenza di Krisna. 

Arjuna chiede: Come posso uccidere i miei maestri? Krisna risponde: Prendendo la posizione che hanno preso, hanno perso la rispettabilità di un maestro. Senza conoscenza o devozione non c'è speranza di liberazione.

2.9 Arjuna dichiara che non combatterà. Ogni uomo che abbia la perfetta conoscenza della costituzione dell'anima individuale, dell'anima suprema e della natura (materiale e spirituale) non sarà mai deluso dal cambiamento dei corpi.

Cap. 3: Le eterne occupazioni di tutti gli esseri umani. (Lo yoga dell’azione) - (43 versi). In questo capitolo si parla di karma yoga (lo yoga dell’azione) e jnana yoga (lo yoga della conoscenza), della percezione diretta della verità. Come lezione, se ne trae, che l’azione è preferita alla non azione.

3.5 Tutti sono costretti ad agire secondo le caratteristiche acquisite dalle modalità della natura materiale; Quindi nessuno può trattenersi dal fare qualcosa, neanche per un momento.

3.8 Esegui il tuo dovere prescritto, perché farlo è meglio che non farlo. Non si può nemmeno mantenere il proprio corpo fisico senza lavoro.

3.16 Vivere solo per la soddisfazione dei sensi è vivere in vano, un maestro deve comportarsi in modo corretto prima di iniziare a insegnare.

3.28 Viene illustrata la differenza tra lavorare in devozione e lavorare per i risultati.

3.30 Quindi o Arjuna, dedicando le tue azioni a me, con la piena conoscenza in me,  libero da ogni motivazione personale, dall'egoismo e dall'indolenza, Combatti.

3.40 I sensi, la mente e l’intelligenza sono i luoghi dove risiede la lussuria.

Cap. 4: Approccio alla verità suprema, (Lo yoga della saggezza) - (42 versi). Una persona al cento per cento impegnata nella coscienza di Krishna è accettata come un sadhu, anche se una tale persona non ha istruzione. Una persona nella coscienza di Krisna, pienamente impegnata nell'autorealizzazione, ha pochissimo tempo per possedere oggetti materiali. È soddisfatto di tutto ciò che ha ottenuto dal suo onesto lavoro ed è indipendente nel suo sostentamento, senza essere disturbato dalla dualità del mondo materiale. Una persona che agisce in Krishna è naturalmente libera dai vincoli del karma e liberata dall'intrico dell'esistenza materiale. Questa persona è senza desiderio di gratificazione personale. L'azione diventa Akarman ( è svincolata dai risultati dell'azione).

Quando la mente di una persona è completamente assorbita nella coscienza di Krishna, si dice che sia in samadhi, o trance. Qualunque cosa, fatta in tale coscienza trascendentale è chiamata Yajna. 

4.12 Gli uomini nel mondo desiderano il successo nelle attività interessate e quindi adorano gli esseri celesti.

4.18 Solo chi vede l’inazione nell’azione, e l’azione nella non azione, è intelligente tra gli uomini, ed è nella posizione trascendente, sebbene impegnato in ogni sorta di attività.

4.28 Dopo aver intrapreso severe rinunce, alcuni diventano illuminati sacrificando le loro proprietà e altri seguendo severe austerità, praticando lo yoga dell'ottuplice misticismo o studiando i Veda per avanzare nella conoscenza trascendentale.

4.29 Altri ancora, che sono inclini al processo di trattenimento del respiro per rimanere in trance, usano il respiro. Altri, limitando il processo alimentare. Tutti questi diversi tipi di sacrifici sono approvati dai Veda. Conoscendoli sarai liberato.

4.38 Un uomo fedele, dedito alla conoscenza trascendentale e che sottomette i suoi sensi, è idoneo a raggiungere tale conoscenza e, una volta raggiunta, raggiunge rapidamente la pace spirituale suprema.

Cap. 5: Azione e rinuncia (Lo yoga della rinuncia all’azione) - (29 versi). Questo capitolo tratta il concetto di karma (azione) e di samnyasa (la rinuncia praticata solo dai perfetti). Rinunciare ad agire è un’azione importante, ma per chi inizia il percorso spirituale, il karma yoga è preferibile al samnyasa.

5.9 “Una persona nella coscienza divina, sebbene impegnata nell’azione, sa sempre dentro di sé che in realtà non fa nulla, sa che solo i sensi materiali sono impegnati con il loro oggetto e che è distaccato da essi.

La perfetta conoscenza si ottiene quando ci si abbandona totalmente a Krishna. Una persona cosciente di Krishna non è attratta da alcun tipo di piacere, poiché è un’anima liberata, e può raggiungere la pace perfetta”.

Cap. 6: La scienza della realizzazione (lo yoga della meditazione) - (47 versi). In questo capitolo si affronta il tema della meditazione, come riuscire a far focalizzare la mente su un singolo pensiero, su un simbolo divino.

6.2 Uno non può mai diventare uno yogi, a meno che non rinunci al desiderio di gratificazione dei sensi.

6.4 - “Si dice che una persona è elevata nello yoga quando, dopo aver rinunciato a tutti i desideri materiali, non agisce per la gratificazione dei sensi, né si impegna in attività interessate”.

6.7 - “Per chi ha conquistato la mente, l’Anima Suprema è già raggiunta, poiché ha raggiunto la tranquillità. A un tale uomo felicità e angoscia, caldo e freddo, onore e disonore sono per lui uguali”.

6.8 - “Si dice che una persona è stabilizzata nella realizzazione personale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta in virtù della conoscenza e della realizzazione acquisite. Tale persona è situata nella trascendenza ed è autocontrollata. Sia che si tratti di ciottoli, pietre o oro, queste cose hanno tutte lo stesso valore”.

Nessuno può eseguire la corretta pratica yoga attraverso l'indulgenza sessuale. La pratica dello yoga non è intesa per il raggiungimento di alcun obiettivo materiale, è per rendere possibile la cessazione di tutta l'esistenza materiale.

6.16 “Non c’è possibilità che uno diventi uno yogi, o Arjuna, se uno mangia troppo o mangia troppo poco, dorme troppo o non dorme abbastanza”.

6.18 Quando lo yogi, con la pratica dello yoga, disciplina le sue attività mentali e si trova nella trascendenza, priva di tutti i desideri materiali, si dice che è ben radicato nello yoga.

6.24 Uno dovrebbe impegnarsi nella pratica dello yoga con determinazione e fede e non deviare dal sentiero.

6.35 È indubbiamente molto difficile frenare la mente irrequieta, ma è possibile con una pratica adeguata e con il distacco.

6.46 Uno yogi è più grande dell'asceta, più grande dell'empirico e più grande del lavoratore interessato. Pertanto, O Arjuna, in tutte le circostanze, sii uno yogi.

6.47 E di tutti gli yogi, quello con una grande fede che dimora sempre in Me, pensa a Me in se stesso e rende a me il servizio trascendentale di amore - è il più intimamente unito a me nello yoga ed è il più alto di tutti. Questo stadio di massima perfezione nello yoga può essere raggiunto solo attraverso il bhakti yoga.

Cap. 7: La conoscenza della verità suprema. (Lo yoga della saggezza e della realizzazione) - ( 30 versi). In questo capitolo viene presentata l’importanza del mantra Tat Tvam Asi”, Tu sei il Brahman, Il fedele può acquisire ricchezza per avere il proprio conforto, ma bisogna farlo in modo etico. Tutto ciò che esiste è un prodotto della materia e dello spirito, lo spirito è il campo base della creazione e la materia è creata dallo spirito.

7.13 Sappi che tutti gli stati dell'essere sono la bontà, la passione o l'ignoranza manifestate dalla mia energia. Sono in un certo senso, tutto, ma sono indipendente. Non sono influenzato dalla natura materiale.

7.16 Quattro tipi di uomini pii cominciano a rendere a Me il servizio di devozione: gli afflitti, i desiderosi di ricchezza, gli inquisitori e chi è alla ricerca della conoscenza dell'assoluto.

7.23 Uomini di piccola intelligenza adorano gli esseri celesti. Non conoscono la mia natura superiore, che è imperitura e suprema, Non sanno che sono non nato e infallibile.

7.26 Conosco il passato, il presente e il futuro. Conosco anche tutti gli esseri viventi, ma nessuno lo sa.

7.30 Solo quelli che hanno piena coscienza di Me, ... possono capire e conoscermi. Si dovrebbe rinunciare a tutti gli altri impegni e arrendersi completamente a Dio.

Cap. 8: Raggiungere la liberazione. (Lo yoga del Brahman eterno) - (38 versi).  In questo capitolo si parla di atman e Brahman e della paura della morte.

8. 7 Perciò, Arjuna, dovresti sempre pensare a Me nella forma di Krisna e nello stesso tempo svolgere il tuo dovere di combattere. Con le tue attività dedicate a Me e la tua mente e intelligenza fissate su di Me, mi raggiungerai senza dubbio.

8.9 Colui che medita su di Me, la sua mente costantemente impegnata nel ricordarmi, è sicuro di raggiungermi. 

A meno che non si pratichi il celibato, il progresso nella vita spirituale è molto difficile.

8.12 - “La situazione yogica è quella del distacco da tutti gli impegni sensuali. Chiudendo tutte le porte dei sensi e fissando la mente sul cuore e l’aria della vita in cima alla testa, ci si stabilisce nello yoga. Questa pratica è chiamata pratyahara”.

8.17 Con il calcolo umano, un migliaio di età insieme, forma la durata di un giorno di Brahma. E tale è anche la durata della sua notte.

Cicli di Kalpas; un kalpa è un giorno di Brahma, e un giorno consiste in mille cicli di quattro yuga, o età: Satya, Treta, Dvapara e Kali.    Satya è caratterizzato da virtù, saggezza, ecc ... e dura 1.728.000 anni.  Treta nei suoi vizi sono stati introdotti 1.296.000 anni.  Dvapara declina in virtù e religione 864.000 anni. Kali è l'era che stiamo vivendo ed è caratterizzata da ignoranza, irreligione e vizi dura 432.000 anni.

8.18- “Quando arriva il giorno di Brahma, tutti gli esseri viventi nascono e con l’arrivo della notte di Brahma vengono tutti annientati”.

Cap. 9: Il secreto della conoscenza della verità suprema. (La scienza segreta dello yoga) - (34 versi). In questo capitolo si parla del potere della devozione, della differenza tra Brahman saguna e Brahman nirguna. Si tratta della stessa Realtà osservata da due punti di vista: Nirguna Brahman è il Brahman Supremo, dal punto di vista trascendente; Lo stesso nirguna appare come saguna, con attributi,  per favorire la devozione dei fedeli.  Si paragona il Sé, il Brahman all’acqua che penetra in tutte le cose. Noi dobbiamo offrire tutte le nostre azioni quotidiane al Divino.

9.3 Coloro che non sono fedeli in questo servizio devozionale non possono conseguire Me, conquistatore dei nemici; perciò ritornano sul sentiero della nascita e della morte in questo mondo materiale. Anche se si commette l'azione più abominevole, se si è impegnato nel servizio di devozione deve essere considerato santo perché è situato nella sua determinazione. Impegna la tua mente sempre a pensare a Me, diventa mio devoto, offri omaggi a Me e venerami. Essendo completamente assorbito in Me, sicuramente verrai da Me.

9.4 - “Di Me, nella mia forma non manifesta, questo intero universo è pervaso. “Tutte le creature in me dimorano, ma io in loro non dimoro”.

9.5 Sebbene io sia il mantenitore di tutte le entità viventi e sebbene io sia ovunque, non faccio parte della manifestazione cosmica, poiché il Mio Sé è la vera fonte della creazione.

Cap. 10: Le glorie infinite della verità suprema. (Lo yoga delle glorie divine) - (42 versi). In questo capitolo si parla di Dio che é in ogni atomo. Si ribadisce che Dio non può essere definito. E viene presentata la celebre frase “Neti Neti”, che significa “Dio non è né questo, né quello”.

10.20 Io sono la grande anima, seduto nei cuori di tutti gli esseri viventi. Sono l'inizio, il mezzo e la fine di tutti gli esseri. Io sono il sole, l'oceano, io sono il trascendente Om, io sono il Gange ...      Un solo frammento di me stesso, pervade e sostiene questo intero universo.

Cap. 11: La visione della forma universale. (lo yoga della visione della forma cosmica) - (55 versi). Questo capitolo rivela che Krishna è l'origine di ogni cosa.

11.4 Non puoi vedermi con i tuoi occhi attuali. Perciò ti darò occhi divini. Un devoto come Arjuna può vedere tutto ciò che esiste in qualsiasi parte dell'universo.

11.48 O il meglio dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha mai visto questa Mia forma universale, né studiando i Veda, né compiendo sacrifici, né con la carità, né con attività pie, né con severe penitenze.

11.55 - Questo verso è considerato l’essenza della Bhagavad Gita. Colui che si impegna nei miei servizi devozionali, libero dalle contaminazioni delle attività interessate e dalle speculazioni mentali, colui che lavora per Me, che ne fa il fine supremo nella sua vita, e che è amichevole con ogni essere vivente, certamente viene a Me”.

Cap. 12: Il cammino della devozione. (Lo yoga della devozione) - (20 versi). In questo capitolo viene trattato il concetto di dhyana (meditazione), bhakti (devozione), upasana (preghiera). Occorre manifestare quotidianamente l’attaccamento al Divino, in questo è importante l’atteggiamento interiore.

12.1 Arjuna chiese: quali sono considerati più perfetti, quelli che sono sempre adeguatamente impegnati nel Tuo servizio di devozione o quelli che adorano il Brahman impersonale, il non-manifesto?

12.2 Krsna rispose: Coloro che fissano la loro mente sulla Mia forma personale e sono sempre impegnati ad adorarmi con una fede grande e trascendentale sono considerati da Me come i più perfetti.  Tra i diversi processi per la realizzazione della Verità assoluta, il bhakti yoga, il servizio di devozione, è il più alto.

Cap. 13: La coscienza individuale e la coscienza suprema. (Lo yoga della distinzione tra l’oggetto e il conoscitore dell’oggetto) - (35 versi). In questo capitolo viene illustrata la via del jnana yoga (lo yoga della conoscenza). Illustra la composizione del corpo costituito dai 5 elementi e 15 sensi e quali devono essere le qualità di uno yogi.

13.7 I cinque grandi elementi, il falso ego, l'intelligenza, il non manifesto, i dieci sensi e la mente, i cinque oggetti dei sensi, il desiderio, l'odio, la felicità, l'angoscia, l'aggregato, i sintomi della vita e le convinzioni, tutti questi sono considerati, in riassunto, per essere il campo di attività e interazioni.

13.13 Spiegherò ora il conoscibile, sapendo che assaggerete l'eterno: Brahman, lo spirito, senza inizio e subordinato a Me, giace al di là della causa e dell'effetto di questo mondo materiale.

13.17 - “Sebbene l’Anima Suprema sia divisa tra tutti gli esseri, non è mai realmente divisa”.

13.25 - “Alcuni percepiscono l’Anima Suprema in sé stessi attraverso la meditazione, altri attraverso la coltivazione della conoscenza e altri ancora attraverso il lavoro senza desideri”.

13.32 - “L’anima imperitura è trascendentale, eterna e al di là delle modalità della natura. Nonostante il contatto con il corpo materiale, l’anima non rimane impigliata”.

Coloro che vedono con gli occhi della conoscenza (jnana yoga) possono anche comprendere il processo di liberazione dalla schiavitù nella natura materiale, e possono raggiungere   l'obiettivo supremo.

Cap. 14: Le tre qualità della Natura materiale. (Lo yoga della divisione dei tre guna - gli elementi che costituiscono il corpo) - (27 versi).  In questo capitolo viene evidenziato che per la persona sul cammino spirituale la pietra e l’oro devono essere uguali.

14.26 - “Chi si impegna in pieno servizio devozionale, immancabile in tutte le circostanze, trascende immediatamente le modalità della natura materiale e raggiunge così il livello di Brahman”.

14.5 La natura materiale consiste di tre modi: bontà, passione e ignoranza. Quando l'eterna entità vivente entra in contatto con la natura, diventa condizionata da queste modalità.

14.21 Quando l'essere incarnato è in grado di trascendere queste tre modalità associate al corpo materiale, può liberarsi dalla nascita, dalla morte, dalla vecchiaia e dalle loro angosce e può godere del nettare anche in questa vita.

Cap. 15: Raggiungimento della Verità suprema. (Lo yoga dello Spirito supremo) - (20 versi).  In questo capitolo viene presentato l’albero cosmico capovolto, il significato del fiore di loto. Viene evidenziato che azione, conoscenza e devozione sono il tripode su cui poggia la vita.

Cap. 16: Definizione delle nature divine e demoniache. (Lo yoga delle divisioni tra il divino e il demoniaco) - (24 versi). In questo capitolo vengono illustrate quali sono le buone e le cattive qualità. Tra le qualità positive viene messa in evidenza l’ahimsa (la non violenza). Tra le cattive qualità vengono evidenziate vanità e ignoranza.

Cap. 17: Le tre divisioni dell’esistenza materiale (Lo yoga della divisione della tripla fede) - (28 versi). In questo capitolo si parla delle azioni virtuose, di yajna (sacrificio), di dana (carità), di tapas (austerità), della purezza del cibo. Si illustra il significato di OM tat sat (la suprema assoluta verità) Ciò che è. Si parla del gayatri mantra.

17.7 Anche il cibo che ogni persona preferisce è di tre tipi, secondo le tre modalità della natura materiale. Lo stesso vale per i sacrifici, l'austerità e la carità.

Austerità del corpo, austerità del discorso, Si dovrebbe praticare la pulizia di sé esternamente e internamente, e si dovrebbe imparare a diventare semplici nel comportamento e nella parola.

Cap. 18: La finalità delle rivelazioni della verità suprema. (Lo yoga della liberazione attraverso la rinuncia) - (78 versi).   Una persona sul cammino spirituale può rinunciare all’azione (samnyasa), o abbandonare il frutto dell’azione (tyaga), cioè praticare un’azione altruista.

18.65 Gli atti di sacrificio, carità e penitenza non devono essere abbandonati; devono essere eseguiti. Infatti il ​​sacrificio, la carità e la penitenza purificano anche le grandi anime. Si dovrebbe agire senza attaccamento per il risultato.

18.13 Secondo il Vedanta, ci sono cinque cause per la realizzazione di tutte le azioni. 

Una persona nella coscienza di Krishna è sempre trascendente ai modi materiali della natura. Lui non si preoccupa, è sempre entusiasta. Una persona che è sempre desiderosa di risultati fruttuosi è della natura della passione. Quando viene eseguito un particolare tipo di occupazione per la soddisfazione del Signore Supremo, tutti i difetti in quella particolare occupazione sono purificati.

18.58 Se diventi cosciente di Me, supererai tutti gli ostacoli della vita condizionata per mia grazia. Se, tuttavia, non lavori in tale coscienza, ma agisci attraverso il falso ego, non ascoltando Me, sarai perso.

La Bhagavad Gita è la suprema istruzione morale: uno deve diventare un devoto di Krishna, e l'essenza di ogni ricerca spirituale ed è l'arrendersi completamente a Krishna, solo così si può raggiungere la più alta perfezione.

Le versioni consigliate della Bhagvad Gita sono quelle con il commento di BhaktiVedānta Swami Prabhupāda, di Swami Yogananda, di Swami Kryananda, di Gandhi e quella curata da Anne-Marie Esnoul.

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