sabato 2 aprile 2022

Il segreto dello zen (2) - Alan W. Watts

Nel testo  Lo zen. Un modo di vita, lavoro e arte in estremo Oriente, Alan Watts illustra il segreto dello zen. Lo zen asserisce che nessun Buddha può rivelare la verità a chi non sa vederla in se stesso. Uno dei principi importanti dello zen è che tutte le cose, anche le più semplici sono aspetti della natura-Buddha. L'uomo sul cammino spirituale non deve far altro che continuare la propria vita così come è. Se tutte le cose sono un aspetto della natura-Buddha o del Tao, perchè sforzarsi di raggiungere il Nirvana? (l'illuminazione). Hui Neng diceva: "la differenza tra un Buddha e un uomo sta nel fatto che il primo sa di essere un Buddha, l'altro non lo sa".  Nello zen è conosciuta la frase "Se incontri il Buddha uccidilo".

Lo zen spazzò via tutte le definizioni, le concezioni, i simboli e le rappresentazioni antropomorfiche del Buddha. Lo zen è un guardare dentro la propria natura senza nessuna dipendenza da concetti e parole. Anche qui troviamo una grande affinità con il taoismo: la vita quotidiana è il vero Tao, il Tao non può essere definito. La vita quotidiana, nella sua ripetizione monotona di eventi è qualcosa di inafferrabile e indefinibile. Più cerchiamo di afferrare il momento presente e più ci sfugge. Lo zen è un dimenticare l'io, un muoversi con la vita, vivere ai suoi ritmi,  senza cercare di interrompere il suo scorrere. La vita per lo zen e per il taoismo è un mutevole processo in continuo movimento. Verità e possesso sono illusori perchè si basano su qualcosa che non muta.  Il non attaccamento significa correre insieme alla vita.. 

Lo zen propone questa via del Buddha: "cessa di fare del male, impara a fare del bene, purifica il tuo cuore". Oltre che l'etica, indispensabile a vivere nella società, per praticare lo zen occorre una ferrea autodisciplina; per questo i maestri zen hanno sempre insistito su un severeo addestrramento preliminare alla pratica dello zen. 

La comprensione dello zen è rappresentata simbolicamente con 10 quadri che illustrano un uomo che cattura e pascola una mucca (che rappresenta simbolicamente la mente).

Lo spirito e la tecnica dello zen sono rimasti immutati nel corso del tempo, fino ad oggi. 
La tecnica zen è caratterizzata da due fattori inseparabili: il satori e il koan. Il satori è un'esperienza improvvisa, un rendersi conto della verità dello zen. Mentre il satori è la misura dello zen, il koan è la misura del satori. Koan letteralmente significa documento pubblico, ma in questo caso è un problema che non ammette una soluzione intellettuale. La risposta non ha nessun rapporto logico con la domanda, e la domanda è tale da mettere in imbarazzo l'intelletto.  Ogni koan  riflette il gigantesco koan della vita, per lo zen il problema della vita è superare le due alternative dell'affermazione e della negazione, che oscurano entrambe la verità. 
Nello zen lavorare sul koan è una forma di meditazione che richiede un grande sforzo mentale e spirituale. Il koan sembra così impenetrabile che il discepolo è stato paragonato ad una zanzara che cerchi di mordere un blocco di ferro. Bisogna dimenticare se stessi per fare il lavoro. In questo approccio si possono riscontrare delle somiglianze all'arrendersi dell'anima al Dio crisitiano o al Krishna indiano della Bhagavad Gita.
Per lo zen, e per tutte le religioni/filosofie orientali è essenziale acquistare il dominio della mente, e questo si consegue in primo luogo con l'esercizio del koan e con la meditazione Za-zen (che probabilmente deriva dallo yoga) per apprende a rilassare il corpo, non disperdere l'energia e dedicarsi alla risoluzione del koan. Lo scopo dello zen è quello di trasmettere ed insegnare saggezza e conoscenza a tutto il mondo, una volta che la si è appresa attraverso il ritiro e la solitaria meditazione.

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