Thich Nhat Hanh o Thay, come amavano chiamarlo i suoi discepoli, è stato l'interprete amatissimo di una spiritualità non dogmatica capace di rivolgersi a tutti, buddhisti e non, che ha saputo coniugare gentilezza, consapevolezza e compassione quali elementi di uno stile di vita buddhista. La sua interpretazione del monachesimo si è spinta molto avanti, diventando un modello di condotta nella vita, etica e fortemente radicata nella spiritualità buddhista per la comunità umana in senso lato. Il suo insegnamento si è tradotto in una prospttiva di salvezza accessibile a tutti gli uomini di buona volontà, grazie alla costante coltivazione di quelli che lui chiamava "i semi di consapevolezza, nati dall'aspirazione - alla liberazione per gli altri e per noi, e capaci di fornire l'energia della compassione, della comprensione, della gioia e della pace" (Plum village, insegnamenti 22 dicembre 1994). Puntava a sviluppare una nuova fratellanza che attraversi tutti e cinque i continenti, i confini politici e religiosi e culturali e che accomuni uomini e donne di tutti i Paesi in qualcosa che sia più concreto di un ideale e più vivo di un programma.
Importanti sono stati per Thay gli incontri con il monaco trappista Thomas Merton e Martin Luther King che lo avrebbero, poi, candidato al Nobel per la pace nel '66 e nel '67. Thomas Merton, Martin Luther King e Thich Nhat Hanh sono stati grandi leaders spirituali e migliore espressione di due Paesi che si erano fronteggiati in una sanguinosissima guerra, e uniti nell'affermare il valore di ahimsa, la non violenza e della pace. La loro amicizia, inspirata ad un sincero spirito di fratellanza, resta uno degli esempi concreti di un reale dialogo interreligioso ma non confessionale. Thay ha sempre sottolineato l'importanza del Sangha, ossia della comunità per il praticante, e la comunità è stata il fulcro del suo insegnamento, tanto da portarlo a pronunciare la frase seguente: "Il prossimo Buddha assumerà più che altro la forma della comunità, una comunità che pratica la comprensione e la gentilezza amorosa, una comunità che pratica un modo di vivere cosciente. Questa può essere la cosa più importante per la sopravvivenza della terra". E la Terra ritorna spesso nella sua visione di buddhismo impegnato. Oggi, a fronte di una tendenza sempre più volta all'auto-referenzialità ed alla prospettiva buddhista orientata ad un benessere personale, il buddhismo impegnato è un forte richiamo ad abbracciare gli insegnamenti del Buddha come via di trasformazione della sofferenza attraverso la messa in atto di ogni mezzo abile per guarire noi stessi e gli altri, affinché questo nostro passaggio sulla terra sia volto al bene-benessere e alla felicità di tutti.
Dalla rivista Buddhism Magazine, numero 2-202, pagg. 54-57. Vedi: https://unionebuddhistaitaliana.it/magazine-marzo-2023/
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