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lunedì 27 giugno 2022

La pandemia, la guerra, la crisi ecologica: la via della NonViolenza

Articolo scritto da Roberto Fantini    Conversazione con Linda Maggiori, autrice di Semi di Pace!*

Abbiamo conosciuto Linda Maggiori all’inizio di giugno, a Roma, alla presentazione del suo Semi di pace! (La nonviolenza per curare un mondo minacciato da crisi ecologica, pandemia e guerra, Centro Gandhi Edizioni), libro bellissimo, straordinariamente illuminante, capace di fornire preziose chiavi di lettura su quanto accaduto in questi ultimi anni terribili, e capace di suggerire, su basi anche sperimentali, possibili concrete ed efficaci alternative al disumano sistema dominante. Linda è veramente una persona ammirevole, per la fermezza, la coerenza e la forza gentile con cui cerca di portare  avanti non soltanto intelligenti discorsi controcorrente, ma anche e soprattutto per l’impegno da lei gioiosamente condotto nel praticare uno stile di vita ispirato con lucida sapienza a valori autenticamente ecopacifisti.   Con lei è nata la conversazione che segue.

 “Discriminare un essere umano, che magari era tuo amico, cacciarlo da un bar o dall’università o da un bus, dalla propria casa, accettare il fatto di dover presentare una tessera per lavorare o studiare, respingere un parente perché ha fatto una scelta diversa dalla tua. Come è potuto accadere, come è stato accettato?
Con queste parole, Linda, sei riuscita a mettere a fuoco, i due interrogativi cruciali relativi a quanto accaduto nel nostro Paese, nei mesi passati, con l’introduzione del green pass, nelle sue varie declinazioni.
Qualcosa di terribile è accaduto. Qualcosa che non avremmo mai, fino a poco tempo fa, potuto immaginare.  Ti ritieni soddisfatta delle risposte che sei riuscita a darti con la scrittura del tuo libro o ci sono ancora aspetti della vicenda che non riesci a spiegarti? 

Linda:  - Ancora adesso sono sconvolta dall'efficacia delle strategie di psicologia sociale di manipolazione del consenso. Terrorizzare, martellare con continui messaggi sempre uguali, trovare un capro espiatorio, mettere gli uni contro gli altri, aizzare la rabbia del popolo contro un ipotetico nemico interno, premiare gli zelanti, umiliare i riottosi... ha sempre funzionato e sempre funzionerà, anche nelle nostre "democrazie occidentali". Per me è davvero qualcosa di inedito, che fa crollare tanti punti di riferimento, e di difficile comprensione, ancora adesso. E' incredibile come si possa scatenare la guerra civile tra gente che fino a poco prima viveva senza problemi insieme. Ma la storia ce lo insegna da tempo, e non c'è forse niente di nuovo sotto al sole, come dice una musicista, che ha rilasciato una toccante testimonianza nel mio libro. Nel libro traccio la trama degli interessi che sono sotto a queste gestioni autoritarie e tecnocratiche delle crisi:  i grandi capitali finanziari traggono profitto da ogni crisi, come diceva Naomi Klein e lo abbiamo visto chi si è arricchito, chi è sprofondato.
Difficile davvero resta e resterà il comprendere fino in fondo come sia stato possibile scardinare, con tanta facilità, i valori fondativi della moderna civiltà democratica relativi a libertà, uguaglianza e solidarietà.

Roberto: - Tu esprimi stupore ed amarezza a proposito di come la sinistra italiana e i sindacati abbiano potuto tollerare e sostenere le misure governative liberticide e discriminatorie, anche le più severe.
 Ma, mi chiedo, non è ancora più sconcertante il silenzio o la complicità di buona parte del mondo cattolico, di quello del volontariato e dell’associazionismo (soprattutto quello relativo ai diritti umani)?

 Linda: -  Assolutamente sì, e aggiungo alla lista anche il mondo ambientalista dal quale io derivo. Ora che ne siamo fuori, o almeno siamo in mezzo ad una parentesi, è come se quel periodo di discriminazione sia un vuoto spazio temporale, un blackout di coscienza. Fino a qualche mese fa io (come tanti altri) ero trattata come un paria, esclusa dalle riunioni, respinta dai bus, o dalle biblioteche, e quasi nessuno degli amici attivisti si indignava, ma tollerava in silenzio o ne era un fiero sostenitore. Proprio coloro che da anni lottavano per le minoranze oppresse e per tutti gli emarginati, improvvisamente hanno accettato questa barriera invisibile, che separava umani da subumani, cittadini di serie A da cittadini di serie B. Hanno accettato la soppressione dei diritti di base. Qualcosa di pazzesco e surreale. Ora che siamo di nuovo tutti uguali, queste associazioni preferiscono glissare, non ricordare, non rivangare. C'è stato davvero un atteggiamento poco onesto da parte di tante associazioni. Uniche eccezioni: Amnesty, a gennaio, fece un timido comunicato contro le discriminazioni e anche Attac Roma lanciò pesanti e preoccupanti moniti, che ho prontamente citato nel libro, e ovviamente il mio gruppo Famiglie senza Auto. Per il resto il vuoto cosmico, a parte, come racconto, semi di pace che germogliavano qua e là, ma non da associazioni "storiche".

Roberto: - Ampio spazio hai giustamente dedicato al mondo della scuola, probabilmente quello più flagellato dai vari provvedimenti governativi. Sei arrivata a scrivere parole durissime come le seguenti: “In pratica il governo ammette di usare una logica fascista” (p. 44) Qualcuno, certamente, potrà dire che hai esagerato …

Linda: - Sicuramente lo diranno, ma la logica purtroppo è quella. La logica fascista è sempre stata "credere, obbedire combattere" e così gli insegnanti non vaccinati, pur non essendo pericolosi, sono stati puniti per non aver obbedito. Non facevano male a nessuno, ma sono stati prima sospesi, poi demansionati, come un mobbing di stato. Una scuola che privilegia l'obbedienza cieca e punisce e umilia chi dissente usa una logica e una modalità educativa fascista, una pedagogia nera. Esattamente il contrario dell'insegnamento di Don Milani che diceva che l'obbedienza non è più una virtù!

 Nonostante questa devastante pressione per schiacciare la scuola pubblica, io ancora ci credo. Tutti e quattro i nostri figli vanno nelle scuole pubbliche, sono consigliera nel consiglio di istituto, e resto a combattere per migliorarle. So che ci sono tante scuole parentali, ma non tutti possono permettersi di pagare 2-300 euro al mese per ogni figlio. Non mi sembra neppure giusto che si stia andando verso un modello americano, con una scuola pubblica rottame e fiorenti scuole private.

 Come diceva ancora Don Milani, uscire da un problema insieme è politica, uscirne da soli è egoismo.
 
 Roberto:  -   Il tuo libro parla veramente di tante cose. Una delle sezioni che ho trovato più interessanti e più originali è quella dedicata alle varie iniziative sorte per fronteggiare i disagi, le proibizioni e i problemi che si sono abbattuti su coloro (a volte intere famiglie) che non hanno accettato l’inoculazione forzata del cosiddetto “vaccino”.
Hai fatto veramente bene a raccontarci di tante esperienze e di tante iniziative belle, intelligenti e, soprattutto, utili! Non credi, però, che, nel complesso, la popolazione italiana abbia troppo subito e continui a troppo subire le strategie governative, senza esercitare nessuna forma di pensiero critico?

Linda: -    Sì, nonostante tanti semi di pace germogliati qua e là, la veduta complessiva è desolante. Una società spaccata, divisa e piegata, dove chi crea alternative lo fa in modo pressoché clandestino. Come spesso accade, invece che riflettere su ciò che è accaduto e cercare di comprendere, si preferisce dimenticare e non parlarne. Per questo ho voluto scrivere un libro, perché è successo qualcosa di così grosso, nella nostra società, che non possiamo dimenticare. Anche la libertà di stampa è crollata. Anch'io ne ho fatto le spese. Collaboravo con un quotidiano di sinistra, ma dopo aver criticato pubblicamente la gestione della pandemia e la linea editoriale filogovernativa, sono stata di fatto messa da parte.
 La vita da freelance e scrittrice indipendente è sempre più difficile, in questo paese.

https://www.flipnews.org/component/k2/semi-di-pace-la-nonviolenza-per-curare-un-mondo-minacciato-da-crisi-ecologica-pandemia-e-guerra.html

domenica 26 giugno 2022

Radio immaginaria - la radio degli adolescenti

Radioimmaginaria è la prima e unica radio realizzata e condotta da adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. È nata nel 2012 a Castel Guelfo di Bologna. Il progetto coinvolge circa 300 ragazzi in tutta Italia e in Europa, producendo contenuti in 5 lingue da 50 antenne, di cui 10 nelle province di Bologna e Ravenna.   Vedi link: https://radioimmaginaria.it/

Trasmette da novembre 2014 anche da Castel San Pietro Terme, via web sulla piattaforma Spreaker (www.spreaker.com) un programma settimanale che oggi vanta oltre 190.000 ascolti. La presenza social di Radioimmaginaria vanta una global reach su Facebook fino a 10.500.000 di contatti settimanali, oltre 26.000 fan di pagina, oltre 6.000 fan su Spreaker, un seguito in crescita su Twitter e gli altri social.  Nella  radio nessuno adulto si impiccia dei contenuti e tutti gli speaker possono dire quello che pensano. Gli articoli  per comodità sono stati divisi in 4 categorie: Detective, Eco, Nerd e Pop.

La Fondazione del Monte sostiene Radioimmaginaria sin dalla sua nascita, quando era un progetto extra-scolastico.  Dall’acquisto delle prime attrezzature, Radioimmaginaria ha fatto tanta strada. Sono trascorsi anni di podcast che spaziavano da educazione sessuale a temi ambientali, sono aumentate le redazioni e il numero di ragazzi che hanno trovato nella radio uno spazio di parola dove esprimersi. Grazie alla straordinaria crescita del progetto, sono nate attività complementari, dalla collaborazione con Rai 2 a Oltrape, un viaggio da Bologna a Stoccolma per parlare di ambiente, che presto sarà raccontato in un documentario edito da Fabrica.
Radioimmaginaria continua a proporsi come un medium di riferimento per i ragazzi, con l’obiettivo di sviluppare le potenzialità degli adolescenti in un ambiente inclusivo, senza distinzioni derivanti da estrazione sociale, lingua o diversa abilità.

Con le puntate e gli articoli gli adolescenti provano a raccontare il mondo dal loro punto di vista, cercando di collegare quanti più ragazzi possibili, perché nelle camerette delle città di tutto il mondo c'è un adolescente che ha qualcosa di importante da dire.
Radioimmaginaria è un'antenna pronta a trasmettere e ricevere i segnali del mondo che verrà.

venerdì 17 giugno 2022

“Un giorno buio per la libertà di stampa” - Estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti.

L’epilogo temuto dai sostenitori del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, è diventato realtà.
La Westminster Magistrates’ Court di Londra durante una breve udienza (20/04/2022), durata solo sette minuti, presieduta dal giudice Paul Goldspring ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange, a cui l’attivista australiano ha assistito in videocollegamento dalla prigione di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso da tre anni.   Adesso (17/06/2022) la ministra dell’Interno britannica, Priti Patel, ha ordinato l’estradizione negli Stati Uniti del giornalista e attivista che con la nota piattaforma online svelò documenti secretati del governo americano provando numerosi crimini di guerra commessi dall’esercito di Washington negli anni delle missioni militari in Iraq e Afghanistan. L’attivista australiano rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna, fino a 175 anni di carcere. “Un giorno buio per la libertà di stampa”, ha commentato WikiLeaks appena appresa la notizia.  

L'attivista australiano e il suo entourage legale hanno adesso 14 giorni per presentare ricorso presso l'Alta Corte contro la decisione del governo di Boris Johnson, opzione che verrà esercitata, come confermano anche dall'organizzazione: "Chiunque in questo Paese tenga alla libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente".

Anche Amnesty International si è opposta alla decisione dell’esecutivo di Londra: “Consentire che Julian Assange venga estradato negli Stati Uniti significherebbe esporre lui a un grande rischio e mandare un messaggio agghiacciante ai giornalisti di tutto il mondo”, ha dichiarato Agnes Callamard, segretaria generale dell’organizzazione. Secondo l’attivista per i diritti umani le rassicurazioni diplomatiche offerte da Washington sono insufficienti e non credibili, in particolare quelle su “l’isolamento prolungato in carcere, cosa che violerebbe il divieto di tortura e di maltrattamento” dei detenuti, dati “i precedenti della storia giudiziaria” americana.   Firma l'appello di Amnesty https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/

Le probabilità di successo del ricorso sono però ridotte al minimo dopo il lungo iter legale della magistratura britannica e soprattutto il fatto che il mese scorso la Corte suprema si era rifiutata di riesaminare il caso.
Il Governo Britannico ha affermato che “i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto che sarebbe oppressivo, ingiusto o un abuso processuale estradare Assange. Né hanno ritenuto che l’estradizione sarebbe incompatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione, e che mentre si trova negli Stati Uniti sarà trattato in modo appropriato, anche in relazione alla sua salute”. Garanzie che sono state richieste e, per i giudici, soddisfatte dall’amministrazione di Washington.

La moglie di Assange Stella Moris, e l’organizzazione continuano senza sosta la propria battaglia per chiedere giustizia nei confronti dell’attivista fondatore di Wikileaks. La Moris ha parlato di “un giorno nero” non solo per la libertà d’informazione, ma anche per la “democrazia britannica”. “Julian non ha fatto nulla di sbagliato – ha proseguito – è un giornalista ed editore punito per aver fatto il suo dovere” rivelando documenti riservati e informazioni imbarazzanti su atti compiuti da vari Stati, Usa compresi. “Priti Patel aveva il potere di fare la cosa giusta, invece sarà ricordata come complice degli Stati Uniti, del loro progetto di trasformare del giornalismo investigativo in un’impresa criminale”. Secondo Morris, comunque, anche se “la strada verso la libertà di Julian si fa lunga e tortuosa”, la battaglia “non finisce qua”: a partire “dall’appello che riproporremo all’Alta Corte” di Londra e dall’organizzazione di proteste di piazza. “Non vi sbagliate – conclude -, questo è sempre stato un caso politico, non legale. Julian ha pubblicato prove sui crimini di guerra, le torture, la corruzione di funzionari stranieri commessi dal Paese che sta cercando di farselo consegnare”.

 Dalla stampa italiana: Assange è un criminale.  (articolo preso dal Fatto Quotidiano del 19/06/2022)
La notizia dell’imminente estradizione di Julian Assange da Londra agli Stati Uniti offre l’occasione di una imprevista lezione di giornalismo. Ce la dà Il Foglio, il quale racconta l’avvenimento come un atto di giustizia: “Julian Assange ha fatto molti danni agli interessi americani. I giornalisti non cospirano per decifrare password e postare online materiale classificato non redatto. Non fanno quello che ha fatto Assange, cioè entrare nei computer del governo degli Stati Uniti”. Insomma i giornalisti possono lavorare solo su fonti aperte, magari scopiazzando due tweet. Se ottengono informazioni riservate di enorme interesse pubblico – come quelle di Wikileaks, che hanno svelato l’improvvisazione americana nella guerra in Medio Oriente e poi email imbarazzanti del Comitato democratico per Hillary Clinton – è vietato darle. “Assange non è mai stato un eroe della trasparenza o della responsabilità democratica. I suoi obiettivi erano sempre e soltanto istituzioni o governi democratici, non autoritari. E se è davvero un protettore della trasparenza, non avrà nulla da temere da un processo in America, la patria del giusto processo”. I Paesi democratici, ovvero quelli che condannano un giornalista a 175 anni di carcere, non possono essere messi in difficoltà. A questo punto ci chiediamo: meglio l’analisi del Foglio o meglio Repubblica, che alla notizia ha dedicato tre righe a pagina 7? Due modi diversi per omaggiare la libera stampa.

mercoledì 1 giugno 2022

Semi di pace

Linda Maggiori - Semi di pace!
La nonviolenza per curare  un mondo minacciato da crisi ecologica, pandemia e guerra
Centro Gandhi edizioni

 
Articolo scritto da Roberto Fantini.  Linda Maggiori, con stile limpidissimo, e libero da velenosità di sorta, senza toni aggressivi o esacerbatamente iperpolemici, ci ha regalato un libro preziosissimo. Un libro che ripercorre gli ultimi orribili anni che siamo stati costretti a vivere, facendosi guidare da un sereno quanto fermo bisogno di verità, di logica e di apertura solidale verso tutte le vittime.

Il suo è un libro che può fare molto bene sia ai vax e filovax, sia ai novax, freevax e antivax:  aiutando i primi a riflettere e a osservare quanto accaduto più in profondità, oltre i veli mediatici delle apparenze e degli inganni, senza pregiudizi, e senza sentirsi obbligati a dolorose abiure o a radicali apostasie; aiutando gli altri ad affrontare il peso umiliante delle vessazioni passate, presenti e future con un animo consapevolmente fiero, con il coraggio di chi desidera non cedere alle minacce e alla prepotente sottrazione di diritti, e con la fiducia incrollabile che, accanto a noi, lontano dagli schermi e dalle ribalte, c’è tanta gente simile a noi, e che siamo in tanti, e che non siamo necessariamente condannati al naufragio.

Il libro di Linda, insomma, è certamente un libro prezioso per capire di più e per capire meglio, ma è soprattutto un libro che, parlandoci con grande ricchezza di tante reali esperienze vissute, ci dimostra, in maniera convintissima e convincente, che è sempre possibile reagire all’oppressione, che è sempre possibile ribellarsi alla rassazione, che è sempre possibile trovare in noi e negli altri la luce e la forza necessarie per dire NO alla violenza, per difendere la propria dignità e per salvare dalla rovina i valori che più ci rendono umani: comprensione, dialogo, rispetto, compassione, solidarietà e affratellante empatia.

sabato 28 maggio 2022

Per Julian Assange l’estradizione è sempre più vicina.

Estradizione sempre più vicina per Julian Assange. La Corte dei magistrati del Regno Unito dovrà emettere a giorni l'ordine formale di estradizione negli USA nei confronti di Assange. Gli Stati Uniti d'America devono annullare tutte le accuse contro Julian Assange, incluse quelle di spionaggio.

Amnesty International chiede di annullare tutte le accuse subito. Firma l'appello di Amnesty
 

Dopo una serie di pronunce giudiziarie sfavorevoli da parte dei tribunali di Londra, il giornalista australiano Julian Assange rischia di essere estradato negli Usa.  È imminente, infatti, la decisione della ministra dell’Interno britannica Priti Patel sulla richiesta di estradizione presentata da Washington. Se la richiesta verrà accettata, Assange subirà dure condizioni detentive equivalenti a tortura e andrà incontro a un processo per 18 diversi capi d’accusa, con una possibile condanna fino a 175 anni di carcere.

L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle.

venerdì 6 maggio 2022

La Pace Proibita

"La Pace Proibita" è uno spettacolo organizzato da Michele Santoro, che presenta una narrazione diversa della guerra in Ucraina. Alla manifestazione, che ha avuto luogo al teatro Ghione di Roma il 5 maggio 2022, hanno partecipato molti artisti, giornalisti, attori, scrittori e personaggi dello spettacolo come:  Elio Germano, Marco Tarquinio, Luciana Castellina, Sabina Guzzanti, Don Fabio Corazzina, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Vauro Senesi,  ecc.

La manifestazione poteva essere seguita anche in streaming su youtube. Vedi    https://youtu.be/fFFGdJCy7Sc            https://www.youtube.com/watch?v=fFFGdJCy7Sc&list=RDCMUCq3QhkV1-S5KonNKUqQP8fw&start_radio=1&rv=fFFGdJCy7Sc&t=432

 Attualmente è in corso una guerra di aggressione e di rapina; nel mondo ci sono oltre 40 conflitti attivi, - 26 ultra miliardari hanno la stessa ricchezza della metà del pianeta, 11 persone rischiano di morire di fame ogni minuto. E' evidente che qualcosa non ha funzionato nel garantire i diritti umani per tutti; proposito auspicato dalla dichiarazione fatta dopo la seconda guerra mondiale. Nessuno Stato del pianeta è riuscito a garantire ai propri cittadini  i diritti base: istruzione, un posto sicuro, alimentazione. Oggi gli  esseri umani nascono diseguali, e i privilegi sono solo per pochi, la guerra è il simbolo di questi esseri umani senza diritti, che non hanno nemmeno il diritto di rimanere in vita. Questa guerra di aggressione distrugge e consuma le risorse del pianeta: la spesa militare nel 2020 ha continuato a salire,  sfiorando 2000 miliardi di dollari, il bilancio dell'organizzazione mondiale della sanità è di 2 miliardi, lo 0,1% delle spese militari. Ogni aereo F135 costa come1000 posti in terapia intensiva - Basta scegliere. Vivere in una società  che garantisce i diritti umani per tutti è possibile, è solo una priorità di scelte. Non possiamo contare sui nostri politici. Noi cittadini dobbiamo impegnarci per evitare la sofferenza di milioni di esseri umani.  -  Parole di Gino Strada.

Prima della guerra Russia e Ucraina producevano il 30% di cereali (grano e orzo) a livello mondiale. 

Dopo la guerra, i prezzi di grano e olio vegetale sono aumentati del 30%;  il petrolio del 60%   Il gas è aumentato del 500% e fertilizzanti sono aumentati del 100%. Questi aumenti avranno un impatto devastante sul costo dei prodotti alimentari.

Secondo l'ONU e FAO, prima della guerra in Ucraina, nel mondo c'erano 768 milioni di persone che vivevano in grande povertà e in lotta per la sopravvivenza;    Dopo l'inizio della guerra ci sono 1700 milioni di persone che rischiano di morire di fame e freddo. E 107 Paesi rischiano la carestia.

Papa Francesco continua a cercare la via della pace.

Ucraina, Papa Francesco: "Putin non si ferma, sono pronto a incontrarlo". 3 maggio 2022.
Da Mosca "non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo" spiega il Pontefice che sulle mosse del Cremlino dice: "Un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì"

 

Papa Francesco continua a cercare, imperterrito, la via della pace. Lo ribadisce raccontando, in un colloquio con il Corriere della Sera, i tentativi di mediazione messi in campo dall'inizio del conflitto. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa". Queste le parole condivise dal Papa con il direttore del Corriere, Luciano Fontana, nel ripercorrere i passi che sta facendo, insieme al segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin per arrivare almeno a un cessate il fuoco.

Nel colloquio, il Papa ribadisce inoltre di non andare per ora a Kiev. La priorità e quella di  incontrare Putin a Mosca.

Papa Francesco non sa dire cosa abbia provocato l'escalation militare: probabilmente, spiega, "l'abbaiare della Nato alla porta della Russia" ha portato il capo del Cremlino a scatenare il conflitto. "Un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì". Poi una riflessione sulla corsa agli armamenti in Ucraina: "Non so rispondere, sono troppo lontano, all'interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini — osserva — La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto".
Papa Francesco sottolinea come per la pace non ci sia “abbastanza volontà”. Dice inoltre, "Io sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi".

domenica 27 febbraio 2022

Tempesta nel boccale: La nuova civiltà dei pesci rossi - Bruno Patino

Tempête dans le bocal: La nouvelle civilisation du poisson rouge  è il nuovo libro pubblicato da Bruno Patino nel gennaio 2022.  Bruno Patino è direttore editoriale della rete televisiva Arte France e dirige la scuola di giornalismo di Sciences PO (Institut d'études politiques) di Parigi. Esperto di dinamiche mediatiche e digitali, ha partecipato allo sviluppo dell'informazione in Internet fin dalle origini.

"Il tempo connesso è diventato universale. Ha confuso i confini tra noi e il mondo al punto da farci perdere l'orientamento. Quando siamo dentro e quando siamo fuori? È la casa che si invita sul posto di lavoro, o il contrario? La vita privata diventa pubblica o viceversa? 

L'intreccio è totale, nel tempo e nello spazio. Non è più un'evoluzione, è una tempesta, che disturba la nostra vita, i nostri scambi, il nostro linguaggio, il nostro sonno, il nostro cervello. Quindi cosa possiamo fare? 

Uscire dal vaso significa non esistere più. Rimanere lì è essere assorbiti. Spostato. Asfissiato. Il vaso è diventato un oceano. Un oceano di segni, di messaggi, di siti che ci collegano tra di loro in un mare di dati. I pesci che siamo diventati non scelgono più la loro acqua. 

Dappertutto sta diventando torbido, mentre le correnti che favoriscono l'emozione e propagano la falsità diventano più numerose e più veloci. Non ha senso rimpiangere i vecchi tempi. Staccarsi dal mondo connesso non è più un'opzione. Ma cambiare questo pazzo mondo è possibile: c'è chi cerca di controllare la macchina che hanno creato; chi vuole inquadrare i mostri; chi sviluppa soluzioni alternative; e, infine, chi ci mostra una via d'uscita personale dall'alleanza di gioco e calcolo permanente... Oggi tocca anche a ciascuno di noi prendere in mano il proprio destino". B. P.

Internet è l'illusione della conoscenza

Matthieu Ricard e Bruno Patino. Alla ricerca del tempo perduto. 

 "Internet è anche l'illusione della conoscenza. Vogliamo sapere tutto, e immediatamente, su qualsiasi soggetto".  - Matthieu Ricard

"La rabbia sui social? L'umanità non è diventata più cattiva, è l'effetto degli algoritmi". - Bruno Patino

Uno passa la vita a meditare, l'altro è nel cuore del mondo audiovisuale. Entrambi si inquietano per una civilizzazione digitale diventata frenetica. Hanno preso dei cammini differenti ... per arrivare alla stessa conclusione: il vero lusso oggi è il tempo. 

Nuovo petrolio del mondo 2.0, i nostri minuti di "cervello disponibile" sono diventati una manna inesauribile per l'industria digitale che ci vampirizza, tanto quanto ci sfrutta. Bombardati di notificazioni, allert incessanti, noi siamo diventati gli schiavi consenzienti della tirannia degli schermi, tra dipendenza e astinenza, il monaco buddhista e il presidente di Arte invitano ad immaginare una terza via.  Intervista di Romain Clergeat pubblicata su Paris Match il 27/02/2022

Link all’intervista: https://www.parismatch.com/Actu/Societe/Matthieu-Ricard-et-Bruno-Patino-Internet-c-est-l-illusion-de-la-connaissance-1788572

Di seguito è riportata l’intervista.

Domanda: Perché il tuo primo libro si chiamava La civilisation du poisson rouge.
Bruno Patino: Ho iniziato da un seminario su YouTube a cui ho partecipato. Si diceva che, secondo Google, i pesci rossi hanno una capacità di attenzione di otto secondi.  Tuttavia, tra i giovani iperconnessi, è ora nove secondi! Gli strumenti digitali catturano il nostro tempo e ci costringono a svolgere diversi compiti contemporaneamente. Presi insieme, questi compiti richiederebbero all'americano medio non 24 ore al giorno ma  31 ore, anche io arrivo a 34 ore. Per scrivere un libro come questo, bisogna essere o un malato di Internet o un medico. Non sono un medico. Sono chiaramente dalla parte dei pazienti.

 Gli strumenti digitali ci danno la possibilità di comunicare con tutto il mondo. Ma, in realtà, non ci isolano? 

P.B. Non credo che sia la tecnologia stessa, ma il modo in cui è sfruttata. Nel mio libro  La tempesta nel boccale cerco di dimostrare come l'universo digitale che si è sviluppato deve, per catturare il più possibile l'attenzione, aumentare l'intensità delle sollecitazioni. I nostro comportamenti sono calcolati in permanenza per utilizzare questo principio. La cosa che è diventata più rara per noi, è il tempo.

Matthieu Ricard, voi non siete ostile alla tecnologia, poichè voi utilizzate un portatile e rispondete alle vostre e-mail. Come fate per sfuggire alla dipendenza, di cui noi generalmente siamo vittime?

Matthieu Ricard: Nel mio eremo, in Nepal, Internet non funziona. Utilizzo il portatile in Tibet dove spesso non c'è una rete fissa, ma non ho questa febbre che lei menziona. Non devo lottare contro questi strumenti per mantenere il mio tempo. Ho fondato un'associazione, Karuna-Shechen, che aiuta 350.000 persone in India, Nepal e Tibet. E' vero, leggo le e-mail ma non i utilizzo i social. Mi ricordo di un giovane tibetano che, passeggiava a Times Square, davanti a tutti questi neon pubblicitari, mi aveva detto: "Ci stanno rubando il nostro spirito". E' vero che si tende a catturare incessantemente la nostra attenzione.  La società occidentale offre un effetto tapis roulant.

Nel libro di Bruno Patino si parla del cofondatore di Twitter, Jack Dorsey, e dei suoi corsi di disconnessione. Questo significa che il mostro è ora sfuggito ai suoi creatori?
B.P. Lo sviluppo del mercato dell'attenzione digitale pone ora un problema. Il nostro rapporto con le applicazioni assomiglia alla bulimia compulsiva. Il rapporto con noi stessi deve essere ricostruito perchè si possa vivere in questo nuovo mondo tecnologico. Altrimenti saremo travolti.

M.R. Stiamo gradualmente uscendo dalla povertà. Nel XX secolo, l'aspettativa di vita è passata da 49 a 80 anni. abbiamo proiettato l'idea che avremmo avuto tutto per essere felici. Salvo che il nostro controllo sulle condizioni esterne è limitato, temporaneo e spesso illusorio. La nostra mente può essere il nostro miglior amico come il nostro peggior nemico. E' la mente che traduce le condizioni esterne in benessere o malessere. Noi sotto-stimiamo considerevolmente il suo potere di trasformazione. E' possibile con l'allenamento coltivare una maniera di essere ottimale. E' il vero scopo della meditazione. La società occidentale propone la corsa al consumismo che non si ferma mai! La vita è corta, passa come un gesto della mano. Il tempo è la cosa più preziosa di cui si dispone e, per utilizzarlo bene, bisogna ... avere del tempo.

Tra la vita nel mondo connesso e quello che voi proponete, la frattura sembra immensa. Non bisogna scegliere un campo? 

P.B. Cosa ci ha mostrato il lock down? Che la connessione permanente, è straordinaria anche. Si poteva essere in confinamento e continuare ad amare, lavorare, avere una vita sociale. Io sono tutto tranne un tecnofobo. L'apparizione del digitale ci ha fatto cambiare in modo antropologico. Ci sono state tre fasi: l'entusiamo utopico degli inizi, poi la fase critica, quando ci siamo accorti del nostro livello di dipendenza, e quando abbiamo scoperto questa società, dove si urla per video interposto e collegato. Adesso siamo nella terza fase: stiamo provando di costruire una visione accettabile. Quando ho cominciato ad aprirmi al mondo digitale, negli anni 2000, le persone che ci vendevano le soluzioni tecnologiche per gli alert sui portatili, ci dicevamo: "Non più di un Alert a settimana, altrimenti le persone si sentiranno troppo sollecitate!"  Oggi abbiamo 46 sollecitazioni al giorno. Ed è una media...

 M.R. Occorre della saggezza nell'acquisizione di questi strumenti, in quanto sono incredibili. Quando ho scritto il mio libro Plaidoyer pour l'altruisme ho consultato 1600 referenze scientifiche. Ho scaricato degli articoli, comprato dei libri, ma non ho messo piede in una biblioteca. Grazie al digitale. Nello stesso tempo, vedevo che le mie ricerche si moltiplicavano come dei piccoli pani. Se non stavo attento mi portavano verso la dispersione. 

Come è possible che il fenomeno delle "Fake news" può propagarsi così facilmente?

B.P. In realtà, il volume dei messaggi di odio o di disinformazione propagati dai social è molto limitato. Dell'ordine del 2 o 3%. L'umanità non è diventata più cattiva di prima. Ma grazie al gioco degli algoritmi, la loro esposizione è duplicata.

Voi lo dimostrate scrivendo che solo dodici persone che pubblicano dei messaggi antivax, ne raggiungono 59 milioni!

B.P.  Sono le cifre di un organismo ufficiale. Il Presidente Biden, quando gli è stato chiesto, durante la crisi vaccinale, che cosa pensava di facebook e dei social, ha risposto "Uccidono le persone". Questo studio mostrava non solamente che l'eco era sproporzionato, ma soprattutto che la maggioranza delle persone avevano ricevuto questi messaggi grazie ad un algoritmo. E questo è l'aspetto inaccettabile del sistema. Questi messaggi, virulenti, sono quelli che attirano maggiormente la nostra attenzione, in quanto provocano un coinvolgimento emozionale: siamo sorpresi, scioccati;  allora si ... che guardiamo lo schermo.

M.R. Ci possiamo allora domandare se esiste un legame tra la nostra perdita di attenzione e l'adesione anche rapida alle notizie false e alle teorie del complotto. Perchè purtroppo, Internet è anche l'illusione della conoscenza. Vogliamo sapere tutto, tutto immediatemente, su qualsiasi soggetto. Degli tsunami di informazioni che finiscono per distogliere le persone dalle informazioni valide. Avere una padronanza di un'informazione intellettuale, culturale o scientifica necessita una sacra dose di attenzione sostenuta. L'attenzione è uno strumento necessario per tutte le acquisizioni di expertise, di conoscenza e di maniera di vivere. Ai nostri giorni, le persone non amano molto avere una padronanza di un soggetto perchè questo richiederebbe molti sforzi e prenderebbe molto tempo. 

La nostra abitudine agli oggetti digitali non comincia ad avere anche degli impatti cognitivi sul nostro cervello?

B.P. Non si dispone di studi scientifici definitivi sulla questione. Ma ci sono degli aneddoti, dei casi particolari che danno delle indicazioni. Oggi siamo in una fase di sovraccarico emozionale. Gli strumenti per catturare la nostra attenzione fanno in modo che noi reagiamo ad ogni stimolo in maniera emozionale. E di conseguenza, il nostro modo di reagire alla realtà diventa troppo emozionale. Questo include anche il nostro rapporto con la conoscenza. Quando si tenta di convincere con la pedagogia gli antivax, si arriva a convincerne un piccolo numero, ma lo zoccolo duro si radicalizza. Si sente aggredito emozionalmente dal tentativo. 

M.R. Le emozioni mettono la mente in movimento. Se queste sono la compassione, la benevolenza, e la pace interiore è perfetto. Ma ci sono le emozioni tossiche: la rabbia, l'animosità, l'arroganza, la gelosia, la mancanza di discernimento, tutto quello che avvelena la nostra esistenza e quella degli altri. Una buona parte dei compiti della via del buddhismo, è di provare a dissolvere non solo queste emozioni quando arrivano, ma anche le tendenze, per impedire che si ripresentino.

 In una comunità buddhista, in un senso molto ampio, avete mai visto persone che hanno iniziato ad essere dipendenti dal digitale?
M.R. Nel nostro monastero in Nepal, avevamo un giovane monaco che non voleva lasciare la sua camera. Passava la vita sul suo telefono. Era malato!
Ed è vero che in Tibet si vedono questi cavalieri sui loro cavalli, le redini in una mano e il telefonino nell'altra.  È strano. Non era così vent'anni fa. Siamo trasportati dalla corrente. Lo notiamo con un misto di curiosità e sgomento. 

 Libri consigliati.

Tempête dans le bocal, di Bruno Patino, pubblicato da Grasset, 216 pagine.
Carnets d'un moine errant. Mémoires, di Matthieu Ricard, éd. Allary, 764 pagine.

Bruno Patino è stato un attivista di Internet fin dall'inizio e oggi ne denuncia gli eccessi. Si è incontrato con Matthieu Ricard nel Perigord.

lunedì 24 gennaio 2022

Julian Assange potrà fare ricorso contro l’estradizione negli Usa: l’ok dell’Alta Corte di giustizia di Londra

Julian Assange potrà presentare ricorso contro la sentenza di estradizione negli Stati Uniti del 10/12/2021. I legali del fondatore di WikiLeaks hanno ora 14 giorni di tempo per presentare domanda alla Corte Suprema del Regno Unito dopo aver ricevuto il via libera dall’Alta Corte di giustizia di Londra. Il giornalista è accusato di spionaggio negli Usa per la diffusione di documenti coperti da segreto relativi alle attività militari in Afghanistan e Iraq. Rischia una condanna fino a 175 anni di carcere. 


 L'appello alla Corte Suprema si può avanzare soltanto quando si parla di un caso di rilevanza pubblica generale. Ad assistere il giornalista, Stella Moris, sua legale e compagna. Alla stampa aveva fatto sapere che se l'Alta Corte avesse respinto la richiesta di ricorso, lei si sarebbe rivolta direttamente alla ministra dell'Interno britannica Priti Patel.
A gennaio del 2021 il tribunale penale di Londra aveva respinto la richiesta di estradizione avanzata dagli Usa sottolineando che il giornalista, clinicamente affetto da depressione, avrebbe potuto suicidarsi. Gli Stati Uniti avevano quindi fatto ricorso all'Alta Corte di Londra che aveva accolto la richiesta in tendenza contraria alla sentenza precedente. Assange era stato incriminato dagli Usa per aver violato la legge anti-spionaggio del 1917.  Sono 18 i capi d'accusa nei suoi confronti negli Stati Uniti. Ora a pronunciarsi sull'estradizione sarà la Corte Suprema del Regno Unito.

Per la vicenda vedi link: https://maramici.blogspot.com/search?q=Assange  

venerdì 22 ottobre 2021

Francia, rapporto Sauvé: 216 mila casi di pedofilia

Francia, (05 Ott 2021) pubblicazione del rapporto Sauvé: 216 mila casi di pedofilia tra il 1950 e il 2020 nella Chiesa cattolica. 

Tra il 1950 e il 2020 in Francia sono stati 216 mila i casi di pedofilia nella Chiesa cattolica. È quanto emerge dal rapporto Sauvé, elaborato dopo due anni e mezzo di lavoro condotti dalla Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase). Il numero delle vittime sale a “330 mila se si aggiungono aggressori laici che lavorano in istituzioni della Chiesa cattolica”, si legge nel rapporto. I risultati dell’inchiesta sono stati consegnati all’episcopato francese, in presenza delle associazioni delle vittime. E' triste constatare dal rapporto, che gli abusi e le violenze sui minori avevano carattere sistemico.
Il presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, Eric de Moulins-Beaufort, ha chiesto scusa alle vittime di violenze sessuali dopo la pubblicazione del rapporto ed ha incoltre espresso la “sua vergogna” per quanto accaduto. Il Santo Padre ha espresso alle vittime “ il suo grande dispiacere, per le loro ferite, e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare".

 La Ciase presieduta da Jean-Marc Sauveè è giunta a una conclusione unanime: «La Chiesa cattolica non ha saputo vedere, non ha saputo sentire, non ha saputo captare i segnali». E ciò che è peggio, è che le gerarchie francesi hanno manifestato «un’indifferenza profonda, e anche crudele nei confronti delle vittime» della pedofilia al suo interno, ha affermato Sauvé. Dal 1950 al 2000, chi denunciava non veniva creduto, ascoltato - evidenzia il presidente.  Sauvé ha anche lanciato un appello alla Chiesa a fornire «riparazioni» finanziarie.

«La responsabilità delle gerarchie della Chiesa è totale». Va però all’attacco François Devaux. Il fondatore dell’associazione "La Parole Liberée".  Quanto accaduto in Francia merita interventi, una volta per tutte. «In questi anni abbiamo scritto al Papa, e non abbiamo ricevuto mai risposta». Adesso le cose però dovranno cambiare, anche se non sarà affatto scontato. «Non si possono condannare la masturbazione, l’omosessualità e le nozze gay e non questo. È il tradimento del messaggio originale» di Cristo e delle Scritture, «non c'è niente di cattolico in questo». Devaux chiede «una coalizione mondiale che si faccia carico di tutto questo» ed un intervento dell’Unione europea. Se nessuno si farà carico del problema «lo faremo noi, faremo in altri Paesi quanto fatto in Francia». «Prima di oggi c’erano stati altri scandali, ma non mai è successo niente".

Infatti se andiamo a vedere nel passato c'erano stati casi eclatanti, come ad esempio nell'arcidiocesi di Filadelfia dove i casi di pedofilia riguardano circa 35 preti negli ultimi cinquant'anni. Proprio quando il Vaticano chiudeva il vertice straordinario sulla pedofilia nella Chiesa cattolica, a Filadelfia veniva aperta un'inchiesta sui presunti abusi sessuali di preti cattolici nell'arcidiocesi.

Anni fa è apparso anche Spotlight, il film sulla pedofilia di Tom McCarthy, che ricostruisce con cristallino rigore un memorabile esempio di giornalismo d'assalto. Quello del "Boston Globe", che dall'indagine su un prete locale accusato di abusi sessuali sui giovani parrocchiani, lunga 30 anni, ha scoperchiato lo scandalo pedofilia Usa.  E' stato subito scontro frontale contro la potentissima Chiesa Cattolica di Boston. Inizia una lunga marcia per stanare omertà, connivenze, insabbiamenti degli alti prelati e sistematici risarcimenti in danaro per comprare il silenzio delle vittime. Esplode anche in questo caso uno 'scandalo pedofilia' documentato da 600 articoli nel corso del 2002, che porta alla luce violenze commesse da centinaia di sacerdoti in tutti gli Stati Uniti, e l'impresa di Spotlight ottiene nel 2013 il Premio Pulitzer.  "La campagna del "Boston Globe" riuscì tra l'altro a provocare le dimissioni del potente arcivescovo di Boston, Bernard Law, trasferito a Roma nel 2002. Appena insediato, Papa Francesco lo ha rimosso dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. In queste denunce di abusi non c'è nessun attacco alla religione, anzi ciò che addolora  è vedere che questi scandali allontanano tanta gente dalla Chiesa.  Tutti sperano che questo Papa, che ha tolto le limousine a vescovi e cardinali e sta disgregando una "società clericalista autoreferenziale", possa riuscire a mettere fine, o attenuare questa piaga. Purtroppo  i vescovi, ancora oggi, sono quelli che più resistono al cambiamento.
 
 Ma anche il buddhismo, purtroppo,  non è esente da questo fenomeno.  Nel luglio 2017 è scoppiato uno scandalo tra i buddhisti: per anni, il lama Sogyal Rinpoche ha agito impunemente, non solo nel suo centro di ritiro nell'Hérault (Francia), ma anche altrove in Europa e nel mondo. Nonostante la sua posizione a capo di un'associazione buddhista internazionale (Rigpa), nessuna delle massime autorità buddhiste aveva denunciato gli abusi sessuali di cui il tibetano era stato accusato. La pubblicazione di una lettera firmata da otto dei suoi discepoli più vicini, ha rivelato dettagli inediti e agghiaccianti sulla violenza delle pratiche del maestro.  
Matthieu Ricard ha dichiarato "I comportamenti descritti nella lettera e in altre testimonianze passate sono chiaramente inaccettabili dal punto di vista della morale ordinaria, per non parlare dell'etica buddhista, soprattutto perché i comportamenti in questione hanno causato tanta sofferenza".Matthieu Ricard nega categoricamente che il Dalai Lama abbia taciuto per proteggere il buddhismo. Secondo lui, l'unico ruolo di un maestro spirituale è quello di "servire da riferimento insegnando e incarnando chiaramente ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe fare per essere un degno praticante del buddhismo".
 
Anche Sri Sathya Sai Baba, il famoso guru indiano, conosciuto per i miracoli, la sua eccentricità e i milioni di seguaci, è stato accusato  di pedofilia, anche se queste accuse non sono mai arrivate in tribunale. 
 
Anche la pedofilia di Charles Webster Leadbeater, della società Teosofica, non era un mistero per nessuno. Nel 1906 Leadbeater venne accusato di costringere adolescenti, alunni sotto la sua istruzione, a masturbarsi.  Più volte Annie Besant, presidentessa della società teosofica era dovuta intervenire con le autorità e i giornali per evitare che Leadbeater, poi diventato vescovo, finisse in galera.

mercoledì 20 ottobre 2021

Usa: il team di Trump lancia una nuova piattaforma social "Truth Social"

In questo periodo siamo veramente arrivati alla frutta se è Trump a difendere la libertà di parola e Cina e Russia ad accusare di censura i colossi del web che decidono arbitrariamente quali contenuti oscurare.

Il team dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato (20/10/2021  su USA Today) di lanciare a breve una nuova piattaforma di social media, un’alternativa ai siti dei colossi tecnologici Usa, anche noti come “Big tech”. Si tratta dell’alternativa a lungo promessa dall’ex presidente ai suoi sostenitori dopo essere stato bandito dalle principali piattaforme social come Twitter, Facebook e Instagram in seguito all'assalto del Campidoglio durante la rivolta del 6 gennaio. YouTube ha detto che il suo divieto sarà revocato dopo che il "rischio di violenza" diminuirà, Facebook ha detto che Trump potrebbe tornare sulla piattaforma al più presto nel 2023 e Twitter ha detto che il suo divieto sarà permanente.

La missione di questa piattaforma di social media chiamata Truth Social, sarà quella di “combattere la cultura dell’annullamento (cancel culture), promuovere il buon senso, difendere la libertà di parola, sfidare i monopoli dei social media e creare un vero mercato di idee”.

In un comunicato stampa, il Trump Media and Technology Group ha detto che è entrato in una fusione con Digital World Acquisition Corp. per diventare una società quotata in borsa, con Trump come presidente.  "Sono entusiasta di inviare la mia prima TRUTH su TRUTH Social molto presto. TMTG è stata fondata con la missione di dare voce a tutti", ha detto Trump nella dichiarazione.
La piattaforma sarà disponibile attraverso un'app sull'Apple Store come versione beta per la prova da parte di "ospiti invitati" a novembre e l'azienda si aspetta un rollout completo nel primo trimestre del 2022.
Trump Media and Technology Group prevede anche di lanciare un servizio di video on demand, TMTG+, per presentare contenuti "non svegli".

venerdì 1 ottobre 2021

Come Facebook, decide quale post vada rimosso e quale reintegrato

Chiunque si veda rimosso un post su un social e non sia d'accordo con la decisione può normalmente fare ricorso contro la decisione. Di solito la piattaforma, e in questo caso Facebook esamina nuovamente il contenuto - normalmente entro 24 ore - e, se ritiene di aver commesso un errore, lo comunica all'utente e ripristina il post.

 
Il controllo di solito, viene affidato agli algoritmi delle macchine settate da Facebook che sorvegliano il social in tempo reale, o alla soggettività malpagata di pochi moderatori umani. 
Dal novembre 2020 Facebook ha introdotto un nuovo sistema, basato pesantemente sull'intelligenza artificiale e sul machine learning per far sì che i contenuti potenzialmente più pericolosi vengano revisionati per primi. I tre criteri su cui si basa il nuovo ordine sono viralità, gravità e probabilità che stiano infrangendo le regole. Le macchine utilizzano il riconoscimento visivo per identificare intere categorie di contenuti potenzialmente nocivi - che si tratti di capezzoli o cadaveri, pistole o droghe - oppure cercano di abbinare i contenuti a una lista di elementi vietati compilata in anticipo da esseri umani.  Queste tecniche sono utilizzata per sbarazzarsi del materiale illecito più evidente; cose come video di propaganda di organizzazioni terroristiche, materiale pedopornografico e contenuti protetti da copyright. Ciò può comportare la rimozione automatica del post o del commento o addirittura il blocco di un intero account. 

Se TikTok assume direttamente i propri moderatori di contenuti e piattaforme come Reddit o Nextdoor si affidano quasi del tutto a un enorme numero di volontari, Facebook - come anche Twitter e YouTube - hanno optato per la strada dell'esternalizzazione. Spesso precari e oberati di lavoro, i revisori di contenuti non sono nemmeno lontanamente sufficienti per controllare la massa di segnalazioni che ricevono.  Spesso molti social utilizzano lo shadowbanning. Lo shadowban altro non è che una sorta di penalizzazione inflitta dai vari social ad un account. La penalizzazione comporta ovviamente dei disagi per chi la subisce, in particolare in termini di visibilità rispetto ad altri utenti.

Dal 2020 - ci si può appellare ad un organismo indipendente e autonomo un "Oversight Board" (OB), un Comitato di controllo, una Corte Suprema della libertà di parola digitale, nata su inizativa dello stesso Zuckerberg.
Il Board è purtroppo, finanziato dallo stesso Facebook con 130 milioni di dollari attraverso una fondazione che ne dovrebbe garantire l'autonomia ed è lo stesso Facebook, il social più diffuso al mondo che possiede anche Instagram e WhatsApp, che sceglierà i giudici ( tra i giudici c'è Helle Thorning-Schmidt è stata la prima donna a guidare la Danimarca fra il 2011 e il 2015). 
Le decisioni di questo Board cercheranno di coniugare l'enorme spazio compreso tra gli standard della community di Facebook e i principi dei diritti umani. È una forbice enorme, che non considera tutto quello che c'è nel mezzo. L'OB dovrà "supportare il diritto alla libertà di espressione delle persone" ed  intervenire sui casi in cui il social ha cancellato un post, ma senza averne il diritto o in assenza di presupposti.

Il gruppo di esperti dell'OB  ha il compito di selezionare pochi casi ad alto valore simbolico e di particolare complessità destinati a diventare "giurisprudenza" interna al social, confermando o revocando decisioni di rimozione dei post normalmente assunti dai sistemi di controllo automatizzati predisposti da Facebook. In modo tale da mettere al riparo i top manager di Facebook dalle continue polemiche, e delle troppe responsabilità, che inevitabilmente accendono sul social, le dinamiche dell'informazione, della censura, della violenza, dell'hate speech. "Il Comitato si avvale del proprio giudizio indipendente per supportare il diritto alla libertà di espressione delle persone e assicurarsi che tali diritti siano adeguatamente rispettati", si legge nella dichiarazione di intenti dell'Oversight Board. " 

Mark Zuckerberg, dopo gli scandali scoppiati a partire dalle elezioni presidenziali americane del 2016, ha prima negato l'impatto della propaganda politica sulle sue piattaforme, per poi correre ai ripari e ammettere gli errori fatti. Davanti al Congresso americano e in seguito in audizione al Parlamento Europeo, si è scusato. Era del resto il 2018, l'anno dell'affaire Cambridge Analytica. L'Oversight Board venne concepito poco dopo, per evitare che certi passi falsi non si ripetessero. Zuckerberg si era reso conto della propria inadeguatezza e di quella dei suoi manager nel maneggiare materie complesse e dai risvolti politici potenzialmente planetari, come il tentativo russo di condizionare le presidenziali che portarono alla Casa Bianca Donald Trump.  

Dal momento in cui è diventato operativo, dicembre 2020, il Comitato ha giudicato 16 casi controversi. Altri tre sono in esame, ma le richieste di intervento sono nell'ordine delle 500mila. "Siamo in venti nel Consiglio e interveniamo solo su una piccola frazione dei casi che le persone ci sottopongono", spiega Thorning-Schmidt. "Scegliamo quelli più rappresentativi in modo che possano funzionare come precedenti ai quali poi fare riferimento". Sono state prese 16 decisioni, una ad una, saltando da un continente all'altro, dando conto anche del background culturale del Paese in cui quel post nasce.   Sulla pandemia e l'infodemia che ne è stata la conseguenza, abbiamo visto tutti un flusso continuo di informazioni e contenuti falsi o (peggio) sul crinale scivoloso della manipolazione. Gli esperti del Comitato nei due casi esaminati si sono schierati dalla parte della libertà di parola.

 L'Oversight Board non è stato particolarmente efficace, inoltre non appare del tutto indipendente (molti membri del comitato sono americani)  e fino ad ora non è riuscirto ad avere un quell'approccio globale. Dal punto di vista di chi studia il rapporto tra mondo digitale e società civile, diritti umani e libertà d'espressione, il Board è stato poco più di un inizio, incompleto e deludente. Esito forse inevitabile. Nel suo primo anno di vita si è trovato ad affrontare disinformazione sanitaria e razzismo, nudi e religione. E la spinosa questione del "deplatforming", della cancellazione dai social, dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, su cui si è andata a scontrare forse tutta l'inadeguatezza della sua struttura. "Faccio fatica ad immaginare che un Comitato del genere, anche sotto l'ombrello delle Nazioni Unite, possa davvero elaborare una serie di standard legali che soddisfino tutti, ovunque".  Una vicenda emblematica (dibattuta a livello planetario) sui limiti della libertà d'espressione di uno degli uomini più potenti al mondo (il presidente degli Stati Uniti) sulle piattaforme digitali e, in ultima analisi, dei rapporti di forza e di potere tra i leader digitali mondiali e i leader politici di peso altrettanto mondiale. 

Il primo silenziamento di Trump fu deciso da Facebook all'indomani dei traumatici eventi del 6 gennaio 2021, quando centinaia di sostenitori dell'ex presidente presero d'assalto il Congresso Usa eccitati dai messaggi incendiari e dalle false accuse di truffa elettorale lanciati da Trump dopo la vittoria di Joe Biden nel voto del 4 novembre 2020. Subito dopo, Facebook, come anche Youtube e Twitter, avevano deciso di sospendere (a tempo indefinito) l'ex presidente dai loro siti. Dopo le polemiche e le accuse di "censura" da parte di molta stampa, governi, osservatori in tutto il mondo, Facebook aveva rinviato la decisione all'Oversight Board, il comitato indipendente di "saggi" istituito da Mark Zuckerberg per valutare le decisioni della piattaforma. Il Board ha confermato nel maggio scorso la decisione presa dal social network, ma lo ha fatto con un verdetto pieno di sfumature, che ha rimandato la decisione nel campo di Zuckerberg. Comunque Trump non potrà tornare su Facebook per almeno i prossimi due anni.
Il bando di Trump ha sollevato le proteste di molti governi, e numerosi appelli alla regolamentazione delle piattaforme. Ma quando i governi intervengono per giudicare e regolamentare la Rete, il rischio è che si metta mano troppo presto su una materia ancora tutta da plasmare. Soprattutto ci sono molte resistenze da parte delle leadership di questi enormi colossi digitali.

  La libertà di parola è un diritto universale e deve valere ovunque senza differenze nell'applicazione. Ciò presenta molti problemi e a volte qualche opportunità:  grazie all'ampiezza delle piattaforme come Facebook, Twitter, Youtube, sono riuscite ad emergere voci che non erano finora state ascoltate sui mass media. Come Black Lives Matter o il MeToo, la testimonianza dell'uccisione di George Floyd, ecc.    

Shoshana Zuboff, accademica della Harvard Business School e autrice de Il capitalismo della sorveglianza, si è espressa in questo modo, all'indomani del caso Trump: "Mark Zuckerberg e i suoi colleghi dovrebbero smettere di raccogliere dati sulle persone e bisognerebbe bloccare gli algoritmi che mettono mano alle bacheche degli utenti promuovendo il peggio delle discussioni e portandole al centro del dibattito pubblico. Bisogna cambiare 'l'ingegnerizzazione che è alle spalle di tutto e che ha portato a realizzare profitti economici enormi in maniera del tutto illegittima".

Media & Regime, YouTube cambia le regole.

YouTube cambia le regole e ha annunciato che vieterà contenuti no vax che “contraddicono il consenso degli esperti delle autorità sanitarie locali” o dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il sito di proprietà di Google ha specificato che rimuoverà qualsiasi video che sostengono, ad esempio, che i vaccini non riducono la trasmissione o la contrazione della malattia, o che causano l’autismo, il cancro e l’infertilità.  Peccato però che spesso quello che sostiene l'OMS è contraddetto dall'AIFA o viceversa, oppure da prestigiose riviste internazionali. 

Il nuovo regolamento vieta anche la promozione di “rimedi o cure pericolosi: contenuti che affermano che sostanze o trattamenti dannosi possono avere benefici per la salute”. Si tratta di un ampliamento della politica di Youtube, che aveva già bandito la disinformazione sui vaccini anti Covid e che adesso  mette al bando i video di disinformazione su tutti i vaccini. Inoltre, saranno cancellati gli account di diversi attivisti no vax diventati popolari su YouTube, come Joseph Mercola e Robert F. Kennedy Jr, nipote di Jfk.   Il nipote dell’ex presidente americano è da sempre sostenitore di tesi che collegano i vaccini a una serie di patologie infantili come l’autismo. E nell’agosto 2020 Kennedy e la Children’s Health Defense hanno avviato una causa contro Facebook per aver contribuito a «censurare discorsi validi e veritieri», chiedendo un risarcimento di 5 milioni di dollari. A febbraio Instagram ha escluso Kennedy dal social network per aver violato la policy di Instagram. Anche se rimane attivo il suo profilo su Facebook e quello su Twitter.

Anche Facebook non scherza con la censura, ha recentemente (25/9/2021) cancellato la pagina ufficiale del cantautore Giuseppe Povia (cantautore e vincitore di san Remo 2006)  in quanto l’artista avrebbe violato le policy della comunity relative ai vaccini anti-covid.  La pagina, che contava oltre 300 mila followers, è così improvvisamente scomparsa dal social più diffuso al mondo. Secondo il cantautore, Facebook ha deciso di cancellarlo per via dei suoi video in favore della libertà di scelta sulla vaccinazione, una posizione contro la  linea governativa che l’artista ha espresso chiaramente nel suo ultimo singolo autoprodotto intitolato per l’appunto ‘Liberi di scegliere’.  Povia ha ripetutamente espresso perplessità e dubbi riguardo ai nuovi vaccini contro il Covid-19 tramite i suoi canali social, criticando aspramente il Green Pass e sottolineando le incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate nel corso del tempo da autorità sanitarie, scienziati e dalla stampa. Inoltre, il cantante ha parlato ripetutamente delle reazioni avverse presumibilmente legate alle vaccinazioni anti-covid, un tema tabù per Facebook.     Guardetevi questo video di Povia di qualche anno fa  https://www.youtube.com/watch?v=K-ecOmENIhM

In effetti non è un mistero che Facebook proibisca e censuri attivamente un ampio numero di contenuti relativi al Covid-19 e al vaccino, come quelli elencati nella sua lunga e apposita policy. Un problema fondamentale di queste policy è che la stessa idea di ‘verità’ muta nel tempo. Emblematico il caso del ‘virus prodotto dall’uomo o modificato in laboratorio’, un’affermazione che fino al maggio del 2021 era bandita da Facebook in quanto ritenuta teoria complottista, salvo poi essere riabilitata dal social per via delle ultime informazioni rilasciate dal governo statunitense a riguardo.

Recentemente Youtube ha oscurato anche i canali in lingua tedesca di Russia Today.  La reazione di Mosca è stata abbastanza dura, dichiarando che questa è una vera e propria censura: “La Germania ci dichiara guerra mediatica”.

Una domanda viene spontanea. Solo per Mosca, decidere arbitrariamente quali contenuti oscurare, è  censura? 


venerdì 17 settembre 2021

Media, Regime e democrazia

Purtroppo in questi ultimi due anni, la pandemia ha accelerato tutti i tipi di tendenze che si stavano già muovendosi nelle nostre società: l’atomizzazione sociale e l’ascesa dello Stato paternalista. Uno Stato che sa cosa è giusto o sbagliato per i cittadini, un po’ bambini e un po’ incoscienti. 

Tra i più preoccupanti fenomeni attuali,  c’è anche l’aumento della censura da parte delle più grandi aziende tecnologiche e il modo in cui una manciata di oligarchi sono arrivati ​​a stabilire i termini del dibattito e persino a stabilire ciò che è vero.
Che le piattaforme e i media stabiliscano ciò che è vero e ciò di cui si può discutere
, in un momento come questo in cui il dibattito scientifico è fondamentale, indipendentemente dalle nostre posizioni sul virus e sui vaccini, è molto preoccupante.  

 Per certi versi siamo peggio dell’Ottocento perché almeno allora era chiaro che la libertà di stampa non c’era. Invece, oggi la rete viene magnificata come il massimo della libertà e, nella misura in cui non disturbi il manovratore, nessuno ti infastidisce. Se poi invece fuoriesci dalle “regole” semplicemente vieni oscurato, sparisci dalla “Community”, senza che gli altri ne sappiano nulla. Certo meglio una sparizione virtuale di quella fisica nei vari regimi totalitari, ma certo la cosa è inquietante.

In questo periodo molti scienziati, che si ponevano domande sulla gestione della pandemia con articoli sui media sono stati censurati. E bisogna anche ricordare che rappresentanti di Facebook e Twitter sono stati convocati al Parlamento inglese per discutere di censura intorno alle discussioni sulla pandemia.  In questo periodo si sono verificati molti casi gravi, ne riporto alcuni:

  • La prima è stata una dichiarazione di Martin Kulldorff, professore presso la Harvard Medical School. Un suo tweet, in cui suggeriva che coloro che erano stati precedentemente infettati forse non dovevano essere vaccinati, è stato etichettato come “fuorviante” da Twitter.  I twittatori non sono stati più in grado di interagire con lui e hanno ricevuto un messaggio che affermava che “i funzionari sanitari raccomandano un vaccino per la maggior parte delle persone”.
  •  Allo stesso modo Facebook ha etichettato come “informazioni false” un articolo di The Spectator sull’efficacia delle mascherine, scritto da Carl Heneghan e Tom Jefferson del Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford.
  • Un altro esempio è l'articolo scritto su Facebook  ‘Basta catastrofismo sui vaccini’ da Sara Gandini  Epidemiologa e docente che è stata oscurato, e l'autrice ha denunciato più volte e pubblicamente l'accaduto.
  • Considerare immediatamente una "fake news", quanto detto in diretta dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier sugli effetti ancora inprevedibili dei vaccini, alla trasmissione "Di martedì", senza nemmeno provare a discuterne.

Lasciamo da parte i vaccini e la pandemia e vediamo altri esempi. 

Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista Facebook è stato censurato da Facebook, in questo stesso periodo, e la sua pagina oscurata perché aveva messo per due volte post a favore del popolo curdo e del suo leader Abdullah Ocalan in prigione in Turchia. Questi due post sono stati considerati contrari alle regole della comunità.  Anche lui ha pubblicamente denunciato l'accaduto, anche su giornali come il Fatto Quotidiano e riporto alcune sue considerazioni "Alla faccia della democrazia della rete, con questa privatizzazione della comunicazione siamo tornati all’Ottocento, quando non c’era la libertà di stampa. Infatti, secondo i padroni di Fb, battersi per la libertà del leader curdo è censurabile e deve essere proibito. Con lo stesso criterio non avremmo potuto batterci su Fb per la libertà di Nelson Mandela o per quella di Silvia Baraldini. In altri termini la libertà, secondo il padrone di Fb Mark Zuckerberg, significa glorificare l’esistente. Provando a cambiarlo si rischia di incappare nella censura".

Notizia di oggi18/9/2021,  Google e Apple obbediscono a Putin oscurando la app dell'oppositore Navalny

Queste vicende evidenziano come vi sia un enorme problema di democrazia e come sia necessario rendere pubblica la rete e la gestione dell’informazione. 

Non è possibile che i padroni dei Social  facciano il bello e il cattivo tempo, in condizioni di monopolio, non solo sull’utilizzo dei nostri dati (che oggi valgono miliardi di euro)  ma anche sulla possibilità di controllarci (con la scusa di bloccare i pedofili in rete, combattere il cyberbullismo, i nazisti o coloro che diffondono fake news, come Donald Trump)  e censurarci ed escluderci (sulla base dei loro interessi nascosti). E questo accade ogni giorno, nel silenzio più totale, a centinaia di persone che si battono per la libertà e la giustizia.

È evidente che la proprietà privata di questi immensi monopoli della socializzazione e in definitiva dell’informazione costituiscono una minaccia alla democrazia e solo una pubblicizzazione della proprietà e delle regole democratiche su scala globale può permettere alla rete di sviluppare le sue potenzialità democratiche.

vedi articoli correlati: 

  •  https://maramici.blogspot.com/2021/08/sorveglianza-di-massa-su-mail-e.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/08/i-5-colossi-del-web.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/09/facebook-xcheck-e-sistema-di-influenze.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/09/edward-snowden-laffare-pegasus-un.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/08/julian-assange.html

giovedì 16 settembre 2021

Facebook: XCheck e sistema di influenze sulla legislazione europea

Facebook ha sviluppato un sistema che consente di applicare un trattamento speciale a molti utenti di alto profilo (politici, giornalisti e VIP in generale). Grazie al programma, noto come XCheck (cross check), queste persone possono violare le regole del social network, senza incappare nel controllo dei moderatori. Questo sistema è noto dal 2018.

In base ai documenti pubblicati dal Wall Street Journal, Facebook ha creato una whitelist che include circa 6 milioni di utenti,  e messo a punto un sistema che posiziona questa ristretta cerchia di utenti particolarmente famosi al di sopra di alcune regole.  Mark Zuckerberg ha spesso dichiarato che Facebook permette a tutti i suoi utenti di ricevere lo stesso trattamento, ma in realtà, queste persone “possono violare gli standard senza nessuna conseguenza“. Essendo molto popolari e influenti potrebbero rappresentare un rischio per le pubbliche relazioni se i loro contenuti venissero censurati.

Se un utente pubblica post che violano le regole, un sistema automatico elimina il contenuto o lo rende meno visibile nel news feed. In alcuni casi viene esaminato da moderatori esterni all'azienda. XCheck funziona in modo diverso, quando viene segnalato il post di una persona inserita al suo interno, non viene oscurato in maniera automatica, e poi eventualmente ripristinato dopo un reclamo, ma inviato a un gruppo di dipendenti di Facebook incaricati di valutarlo e decidere sul da farsi.  Questo sistema consente ad alcuni privilegiati di compiere azioni assolutamente sbagliate. Uno dei casi citati riguarda, ad esempio, Neymar, che nel 2019 pubblicò le foto di una ragazza nuda dopo che lei lo aveva accusato di stupro, esponendola alla gogna dei suoi milioni di follower. Ma ci sono anche personaggi pubblici verificati che hanno diffuso notizie false sui vaccini o su avversari politici di ogni schieramento, per non parlare di posizioni apertamente razziste.

I documenti relativi a XCheck mostrano che Facebook ha ingannato il Comitato per il controllo (Oversight Board). Quest'ultimo ha scritto su Twitter che aveva più volte manifestato preoccupazioni sulla mancanza di trasparenza del processo di moderazione, soprattutto nel caso degli account di alto profilo. Facebook ha dichiarato che il report del WSJ è basato su vecchie informazioni e che l'azienda ha già identificato i problemi del sistema XCheck ed è al lavoro per risolverli.

Inoltre,  Google, Facebook e Microsoft cercano di esercitare pressioni su parlamentari e legislatori europei.  Questi gruppi hanno regolarmente accesso alla Commissione europea; con loro rappresentanti sono stati presenti a 202 dei 271 incontri su DSA (Digital Services Act) e DMA (Digital Markets Act), i progetti di legge che puntano a limitare lo strapotere delle big tech. 

Solo di recente la Comunità europea ha stabilito alcune misure per rendere il processo più chiaro e trasparente. Stando ai dati presentati al registro per la trasparenza dell'UE fino a metà giugno del 2021, Google è al primo posto, con 5,75 milioni di euro in investimenti in lobby ( Gruppi di persone che sono in grado di influenzare a proprio vantaggio l'attività del legislatore e le decisioni del governo o di altri organi della pubblica amministrazione), seguita da Facebook (5,5 milioni), Microsoft (5,25 milioni), poi Apple (3,5 milioni), Huawei (3 milioni) e Amazon, sesta con 2,75 milioni. 

Secondo il rapporto “The Lobby Network- Big tech’s web of influence in the Eu”,  (vedi link:  https://corporateeurope.org/en/2021/08/lobby-network-big-techs-web-influence-eu)  pubblicato dal Corporate Europe Observatory e Lobbycontrol, 612 fra aziende, gruppi e associazioni spendono più di 97 milioni di euro l'anno per le politiche dell'economia digitale dell'UE. La tecnologia supera il settore farmaceutico, quello dei combustibili fossili, la finanza e la chimica, storicamente più inclini alle lobby.

"Dovrebbe essere motivo di preoccupazione il fatto che le piattaforme possano usare questa potenza di fuoco per assicurarsi di essere ascoltate - rispetto alle voci contrarie e critiche - nel dibattito su come costruire nuove regole per le piattaforme digitali", si legge nello studio.   

Sembrerebbe che ci sia  ancora molto da fare per democratizzare il processo di sviluppo delle tecnologie digitali.


sabato 11 settembre 2021

Edward Snowden: L'affare Pegasus - un sistema globale di cyber-sorveglianza

 Edward Snowden (1983- ), informatico ed ex dipendente della CIA e della NSA dichiara: "L'affare Pegasus rivela un nuovo mercato privato di malware"

Progetto Pegasus - un sistema globale di cyber-sorveglianza. Nel luglio 2021 si è scoperto che più di 50.000 numeri di telefono di attivisti, figure dell'opposizione, avvocati, giornalisti o politici erano stati presi di mira per conto di una dozzina di Stati, attraverso lo spyware Pegasus, della società israeliana Nso Group.  Questo è probabilmente il più grande caso di questo tipo dopo le rivelazioni di Edward Snowden nel giugno 2013 su ECHELON, il programma di sorveglianza di massa della NSA. La National Security Agency, o Nsa, è l'organismo governativo degli Stati Uniti d'America che, insieme alla Cia e all'Fbi, si occupa della sicurezza nazionale. 

Oggi, con il caso Pegasus, sta venendo alla luce un livello di sorveglianza mai raggiunto prima. Un ex relatore delle Nazioni Unite sui diritti umani, David Kaye, asserisce che l'industria della sorveglianza globale è ormai fuori controllo.

"Il Pegasus Project rivela come lo spyware della Nso Group sia un'arma a disposizione dei governi repressivi che vogliono ridurre al silenzio i giornalisti, attaccare gli attivisti e stroncare il dissenso, mettendo a rischio innumerevoli vite umane", dichiara  Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Il 'Pegasus Project' nasce dalla collaborazione tra oltre 80 giornalisti di 17 mezzi d’informazione di 10 Paesi, sotto il coordinamento di 'Forbidden Stories', organismo senza scopo di lucro che ha sede a Parigi, con l'assistenza tecnica di Amnesty International che ha analizzato i telefoni cellulari per identificare le tracce dello spyware. "Queste rivelazioni smentiscono le affermazioni di Nso Group secondo cui questi attacchi sono rari e frutto di un uso improprio della sua tecnologia. L’azienda sostiene che il suo spyware sia usato solo per indagare legalmente su criminalità e terrorismo, ma è evidente che la sua tecnologia facilita sistematiche violazioni dei diritti umani. Afferma di agire legalmente, mentre in realtà fa profitti attraverso tali violazioni", ha proseguito Callamard. 

È scioccante vedere che vengono sorvegliati numeri di telefono di persone in vari Stati e questo solleva una questione: l'uso improprio della sorveglianza. L'indagine, alla quale ha partecipato anche il Guardian, rivela che molti giornalisti e attivisti sono finiti del mirino di governi 'autoritari'. Sembrerebbe che il software israeliano sia stato usato dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, Messico, Kazakistan, Uzbekistan, Bahrain, Marocco.

Nel luglio 2021, lo scandalo Pegasus si allarga drammaticamente. E nella lista dei probabili spiati da parte dei servizi di intelligence del Marocco finiscono anche il presidente francese Macron ed altri membri del governo di Edouard Philippe. Il Washington Post in quei giorni dichiara: 'Insieme a lui sono stati sorvegliati, altri due presidenti e tre premier in carica'.  L'Unione Europea  ha avviato un' indagine su un “inaccettabile spionaggio”.

Il Progetto Pegasus rivela che il gruppo NSO è davvero rappresentativo di un nuovo mercato del malware, dove la sorveglianza è diventata un business a scopo di lucro, senza preoccuparsi della legge, senza preoccuparsi dei regolamenti. Tutta questa industria, l'industria del software d'intrusione a scopo di lucro, è basata sull'asserzione ipocrita che questa attvità  che è necessaria per salvare vite, per fermare il crimine, ma è usata ogni giorno in molti paesi diversi per spiare persone che non sono obiettivi legittimi. È un'industria che è ovunque e il gruppo NSO, che è in qualche modo la più famosa di queste aziende, è solo uno dei tanti.

Come si effettua questa sorveglianza? Gli smartphone sono come "spie nelle nostre tasche" che trasmettono dati (anche la posizione) a server sconosciuti, attraverso la rete mobile. Anche Facebook, Google, Amazon spiano le persone, giustificandosi che lo fanno per scopi commerciali. E' stata creata una vera e propria industria dedicata all'hacking di questi telefoni, andando oltre lo spionaggio che sapevamo esistesse, che  prende il controllo completo di questi telefoni, e le persone che li hanno comprati, in realtà non li possiedono più.

Il punto debole di tutti questi telefoni è che sono dei cloni. Quindi se queste queste società trovano un modo per violare, ad esempio, un iPhone, si è trovato un modo per violarli tutti. In più le aziende spesso creano bug nascosti per poi venderli. Lo scopo principale del toolkit di Pegasus, e questo è lo stesso per tutti i fornitori di malware, anche quelli non commerciali utilizzati dagli hacker per installare ransomware sui PC di tutto il mondo, è quello di rubare dati ai loro utenti. Questo è chiamato "esecuzione di codice remoto". È un modo per colpire un dispositivo senza alcuna azione da parte dell'utente: si trova una falla nel software che gira su questi dispositivi, e senza che l'utente faccia nemmeno un errore o faccia qualcosa di sbagliato, il malfattore può eseguire il proprio codice, i propri programmi, i propri comandi sul dispositivo preso di mira. Questo è ciò che fa Pegasus.

 Se queste aziende non esistessero, forse i governi non rinuncerebbero all'idea di spiare, indagare, rintracciare criminali e terroristi, e assumerebbero propri sviluppatori, lavorerebbero in-house, svilupperebbero propri strumenti. Sicuramente sarebbe più difficile e costoso, ed almeno non avrebbero l'obiettivo di ricavarci un profitto, vendendolo.
Qualcuno sicuramente penserà "Perchè dovremmo preoccuparci di cosa fanno i Governi quando le aziende commerciali come Facebook, Google, Amazon spiano le persone allo stesso modo? Però queste aziende, anche se monitorano quotidianamente la vita delle persone, e questo già non è accettabile, non possono comunque metterti in prigione. Non possono sparare un missile contro la tua macchina. Non possono lanciare un attacco di droni. Quindi concentriamoci prima sui Governi, e poi ci occuperemo delle aziende, una volta che i Governi saranno riformati. Il problema è che in questi ultimi decenni, i Governi hanno rinunciato a riformare se stessi, e non c'è stata alcuna riforma delle pratiche di sorveglianza commerciale. 

Ma bisogna anche porsi una domanda: "Come mai queste aziende in Europa e negli Stati Uniti sono riuscite ad operare su larga scala e perché le nostre regole hanno fallito?" Negli ultimi dieci anni, in Europa c'è stato un fallimento totale nel prevenire l'impatto pubblico di questa industria del malware commerciale. E se queste regole non hanno funzionato, dobbiamo pensare a regole più severe sullo sfruttamento commerciale di qualsiasi tecnologia di questo tipo.  

Se non facciamo qualcosa per fermare il commercio di queste tecnologie, non avremo 50.000 obiettivi, ma avremo 50 milioni di obiettivi, e questo accadrà molto più velocemente di quanto possiamo immaginare. Dobbiamo quindi assolutamente fermare questo commercio, senza abbandonare la ricerca, che può essere utilizzata per rendere i nostri dispositivi più sicuri. Tutte le vendite di queste tecnologie intrusive devono essere fermate. Questo è l'unico modo per proteggerci.

Cosa posso fare per provare a proteggere la mia privacy dalla sorveglianza di massa:
Il software Tor è il progetto più importante per la protezione della privacy. Sono utili anche gli adblock per le pubblicità: se il provider non ti protegge, allora anche lo spot può veicolare potenziali attacchi. Diventare un whistleblower.

Il whistleblower è il soggetto che individua un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo al responsabile anticorruzione o ad un’autorità che possa agire efficacemente al riguardo. Il whistleblower svolge un ruolo di interesse pubblico, in quanto dà conoscenza, se possibile tempestiva, alla comunità o all’ente di appartenenza, di problemi o pericoli legati agli illeciti segnalati. Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure atte a proteggere e tutelare l’anonimato dei segnalatori ed incentivare la segnalazione degli illeciti.

Breve biografia di  Edward Snowden. Snowden è noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico. Dopo aver provato a sollevare le sue preoccupazioni etiche agli organi interni della NSA, e non avendo avuto risposta in merito, decise di far conoscere al mondo tali sistemi di sorveglianza. Attraverso la collaborazione con alcuni giornalisti nel giugno 2013, Snowden, dopo aver lasciato il suo lavoro, ha rivelato diversi documenti altamente segretati su programmi di intelligence, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea riguardante i metadati delle comunicazioni, il PRISM, Tempora e programmi di sorveglianza Internet.

Snowden giunse all'attenzione internazionale dopo che furono pubblicati gli articoli basati su questo materiale sul Guardian e sul Washington Post. Altre pubblicazioni, tra cui Der Spiegel e The New York Times, fecero ulteriori rivelazioni. Nel giugno 2013, il Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti d'America accusò Snowden di aver violato l'Espionage Act del 1917 e di furto di proprietà del governo. In seguito a questo il Dipartimento di Stato gli revocò il passaporto. La Russia concesse a Snowden il diritto di asilo fino al 2020. All'inizio del 2016, diventò presidente della Freedom of the Press Foundation, un'organizzazione con sede a San Francisco il cui scopo è proteggere i giornalisti dallo hacking e dalla sorveglianza del governo.In un'intervista del settembre 2019 per Democracy Now!, Snowden ha messo in chiaro che si considera un "whistleblower" e non un "leaker", dato che ritiene che "un leaker distribuisce informazioni solo per un guadagno personale".

Nel 2020 (sette anni dopo) la Corte d'Appello degli Stati Uniti ha stabilito che la sorveglianza di massa dei tabulati telefonici americani è illegale e che le rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 «hanno provocato un dibattito pubblico significativo sulla raccolta di dati da parte del governo Usa». Da allora il programma di raccolta di dati è stato ufficialmente limitato, dopo l’approvazione dello Usa Freedom Act firmato dal presidente Barack Obama. La riforma è arrivata dopo scandalo che ha portato alla luce il sistema di intercettazioni compiute dall’Nsa nei confronti di milioni di cittadini statunitensi e stranieri. Il Freedom act sostituisce il Patriot act.

Il whistleblower è il soggetto che individua un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo al responsabile anticorruzione o ad un’autorità che possa agire efficacemente al riguardo. Il whistleblower svolge un ruolo di interesse pubblico, in quanto dà conoscenza, se possibile tempestiva, alla comunità o all’ente di appartenenza, di problemi o pericoli legati agli illeciti segnalati. Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure atte a proteggere e tutelare l’anonimato dei segnalatori ed incentivare la segnalazione degli illeciti.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...