Mauro Bergonzi ha insegnato Religioni e Filosofie dell’India e Psicologia Generale all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” dal 1985 al 2017. E’ membro della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e psicologo analista didatta del Centro Italiano di Psicologia Analitica (C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo, sulla psicologia del misticismo, sul comparatismo filosofico e sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo, con particolare riferimento al campo della psicologia transpersonale e agli studi sulla coscienza. A partire dagli anni ’70, ha praticato varie forme di meditazione con uno spirito libero da dogmi e adesioni confessionali, approdando infine ad una prospettiva non-dualista, che da diversi anni trasmette attraverso i suoi incontri di ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang).
La meditazione non è un fuggire dalla vita. Dai percorsi spirituali, dalle pratiche di meditazione e di contemplazione si cercava e si cerca una protezione dal dolore, dalla sofferenza. Comunque i grandi saggi dell’umanità non hanno mai promesso che, raggiunto un certo livello di saggezza, l'individuo sarebbe stato libero dalla sofferenza. Dal momento che abbiamo un corpo e una mente non possiamo esserne immuni.
Tony Parsons, il
teorico del non dualismo, parla della via del ghiaccio,
che è la via per costruire una protezione alla sofferenza.
Adottare questa via significa adottare la pratica del testimone,
mettersi ai margini della vita, ed osservare tutto, anche la
sofferenza in maniera impersonale, ma questa via ci isola dalla vera
vita, dalle esperienze della vita. L’altra via opposta, di cui
parla Tony Parsons, la via del fuoco, è invece quella
dell’intimità della vita, strettamente personale. Finché
non avviene questo matrimonio tra le due vie, il fuoco ha paura del
ghiaccio e viceversa, se non avviene questo matrimonio,
nell'individuo non ci sarà una vera trasformazione interiore.
Mauro durante la
conferenza spiega : "Mentre seguivo questi percorsi di
trasformazione interiore, e ne ero convinto della loro validità, mi
rendevo conto che non era una fuga dal mondo, ma un vivere più
consapevole. Sotto sotto, c’era l’idea di essere protetto,
percorrevo la via del ghiaccio che è più tipicamente maschile. La
via del fuoco, con l’intimità della vita non è avvenuta tramite
la meditazione, ma quando mi sono dedicato anima e corpo a mia madre,
negli ultimi anni della sua vita. Nella situazione dolorosa mi sono
dedicato totalmente a lei, e ho chiuso il cerchio della vita,
indipendentemente da tutto, ha avuto un grande effetto
trasformativo".
Se si riesce a vivere l'intimità della
vita, e nello stesso tempo agire in maniera impersonale e distaccata,
queste due modalità messe insieme, produrranno una grande
trasformazione.
Occorre cercare di rimuovere le cause della
sofferenza, ed investigare e cambiare il rapporto con la
sofferenza. A secondo del modo con cui ci si rapporta con la
sofferenza l’evento diventa più o meno sopportabile. Ad esempio,
se la prendiamo come una giusta esplicazione del karma, o come una
ingiustizia, il livello di angoscia percepito è diverso.
Questo
Io, che si rapporta con la sofferenza è veramente come ce lo
immaginiamo? Pensiamo veramente di essere un io separato dal
mondo, dalla sofferenza. Esiste veramente un io separato dalla
sofferenza e dall’universo ?
Se noi interroghiamo la mistica e la scienza tutto questo è un po’ dubbio. Noi siamo costituiti da un flusso sempre cangiante, aria, acqua, sostanze nutritive, che mentre ci attraversano diventano l'Io, quindi il confine tra interno ed esterno è molto labile. Un individuo biologico è considerato come un gorgo d’acqua, i gorghi non sono separati dalla corrente, il gorgo non è una parte della corrente, ma è la corrente del fiume come appare in quel punto.
La sofferenza è anche una questione d’identità.
Ad esempio in una malattia degenerativa, si instaura una perdita di
memoria e silenzio, la persona non c’è più, e quello che proviamo
è simile alla perdita di una persona cara. Non si è più un figlio,
una madre, ecc.
Nei percorsi spirituali e meditativi si
cerca di arrivare ad uno stato di coscienza privo di memoria definito
come silenzio. Anche se non è la stessa cosa, ci dovrebbe comunque
far riflettere.
Bisogna tenere sempre presente la domanda « Chi
sono io ? » che è il titolo di un libro scritto da Ramana
Maharshi, il grande mistico indiano.
Per rispondere a
questa domanda dobbiamo andare verso quello che non cambia: Il corpo,
i pensieri, e le percezioni cambiano. Quindi, cosa resta ? La memoria
e i ricordi sono gli aspetti più legati all’Io;
Per
Nisargadatta Maharaj "L’assenza di memoria non è la prova
di inesistenza".
La sola cosa di cui sono certo è il
fatto che esisto e che sono cosciente, quello che cambia è di che
cosa sono cosciente.
La fisica quantistica sta considerando
l’ipotesi che la coscienza sia un dato a priori nella costruzione
dell’universo. Se il mio esserci ed essere cosciente non è
separabile da quello degli altri, ci permette di sentirci un tutt’uno
con gli altri e questo può diventare una manifestazione d’amore.
Questa risonanza è possibile sentirla se ci liberiamo dalle false
idee su "chi siamo noi".
Nella vita ci sono due
dimensioni, una orizzontale che non ha fine, di auto miglioramento,
di situazioni che si susseguono, e da queste situazioni di vita
possiamo sempre imparare qualcosa.
Poi c’è una dimensione
verticale che è l'autorealizzazione che è fuori dal tempo.
Ma
cosa è la felicità che cerchiamo tutti? Non è il piacere
che può essere più o meno intenso, la felicità è
completezza, il vivere in una situazione in cui non ho bisogno
d’altro. La felicità o c’è o non c’è, non è misurabile.
La
felicità è un nostro diritto di nascita, ma ci sembra di averlo
perso. Shankara, che è stato un teologo e filosofo indiano, nonché
il fondatore della scuola dell'advaita vedānta racconta una
storiella: "dieci amici decidono di attraversare un
fiume a nuoto. Uno di loro comincia a contare, uno-due, ... nove
manca qualcuno, poi vedono un passante a cui chiedono di contare e
conta: uno_due_nove ... mette una mano sul cuore e conta dieci".
Se
si crede di essere incompleti, si soffre, la causa principale della
sofferenza è quando ci si convince di essere un io separato
dall’universo. Con il pensiero abbiamo separato il tempo in
passato, futuro, presente che intuitivamente dura un secondo.
Questo presente ingloba passato, presente e futuro. Ramana Maharshi
diceva: « l’unico ostacolo al risveglio è l’idea di non
esserlo già».
Quando tiro una linea tra me e il mondo, inizio la battaglia, e devo necessariamente fare qualcosa per dare un senso alla vita. Ma il fare significa confermare questa distinzione tra me e il mondo, tra me e la vita. Invece io sono totalmente immerso nella vita. Questa sensazione non deriva da una comprensione intellettuale. E' qualcosa che accade. Occorre liberarsi dall’illusione che è quella della separazione, e scoprire quindi il Sé originario, che non è il mio piccolo sé.
Se pensiamo che facciamo tutti parte della coscienza cosmica, anche l'ira diventa perfettamente inutile. Il taoismo per spiegare questo concetto usa la metafora della barca: Un barcaiolo di notte con la nebbia stava scendendo il fiume, quando vede che un lume in lontananza sta scendendo dalla parta opposta e sta per andargli contro, a quel punto comincia a gridare e ad insultare il presunto barcaiolo, poi la barca si avvicina e si accorge che è vuota….. Si era liberata dagli ormeggi…
Altri interventi di Mauro Bergonzi su varie tematiche.
- Trasmissione: Diventare Umani. Intervista di Alessandro Pianelli a Mauro Bergonzi sul tema del Determinismo o libero arbitrio? https://www.youtube.com/watch?v=B3HhGa3wgcA
- Conversazioni sulla meditazione e sulla pratica zen da parte di Mauro Bergonzi https://www.youtube.com/watch?v=B41z79Cz3LA
- Un dialogo tra sapienze e psicologie orientali ed occidentali https://www.youtube.com/watch?v=d5rpGUKjtKg
- La pace della mente https://www.youtube.com/watch?v=j0DtGDdcbmk