Manuale delle teologie
induiste di José Pereira. Questo testo molto impegnativo,
presenta il quadro completo sulle teologie e filosofie presenti in India. Ho cercato
di prendere per ogni filosofia gli aspetti fondamentali e ne ho tratto
un piccolo bignami che ho riportato di seguito....
L'autore,
inizialmente presenta un quadro storico, filosofico dove inserire la
trattazione sulle teologie e filosofie induiste, facendo un continuo parallelismo
tra Occidente e Oriente:
- L'Età moderna
comincia con la rivoluzione copernicana,
- Nell'Idealismo gli
oggetti fisici esitono solo in relazione ad un soggetto
sperimentante, Berkley e Hegel XIX secolo, buddhisti IV secolo
d.C.
- Nel Materialismo ogni
conoscenza di cose soprasensibili è priva di significato, In Grecia
Democrito, In India Uddalaka nel IX secolo a.C.
- Lo Scetticismo
è stato introdotto in Occidente da Pirrone (Alessandro Magno), e in India
da Nagarjuna II secolo d.C.
- La Non anima: il Sé
ha una fascia di percezioni ed è privo di sostanza, ed è un concetto proposto dal buddhismo e da Hume.
- L'eliminazione della
cosa in sé, come oggetto conoscibile, anche questo concetto viene trattato dal buddhismo e Kant
- La realtà viene vista come un
flusso, il divenire è la forma universale della realtà. Eraclito,
Buddha, nel VII secolo d.C. Kamakasila e Rousseau
- La non-violenza, si basa sull'archetipo gianista, ed è stata portata avanti soprattutto da Gandhi.
- La realtà presentata come
bipolare. In alcune Upanishad che datano il IX secolo a.C. viene introdotto il concetto di Brahman mortale e immortale,
statico e mobile, formato e non formato, ecc.
- Per Spinoza i
cambiamenti sono gli aspetti di qualcosa immutabile.
- Superare il condizionamento
dell'essere è la base della ricerca yogica.
- L'energia come
pervadente l'universo è soggetta al controllo umano mediante la retta
conoscenza.
- Interiorità
yogica si basa sulla convinzione che il sé possa essere sperimentato
immediatamente, attraverso il controllo del corpo e della mente.
La psicologia del profondo che gli yogi avevano sperimentato nel VIII
a.C. viene trapiantata in Occidente da parte di Jung nel XX
secolo, l'Anima immortale
dell'uomo fuori dal tempo e dello spazio può essere sperimentata.
- Oggi c'è difficoltà a
sostenere valori religiosi non aperti all'esperienza personale.
Quindi diventa difficile seguire le religioni tradizionali.
- Oggi, soprattutto in Occidente, le parole o le
proposizioni sono inadeguate a descrivere l'assoluto, si cerca
pertanto l'esperienza diretta, e un approccio pluralistico. Nicola Cusano, cardinale, teologo, filosofo e astronomo tedesco del 1400 sosteneva
l'esistenza di un'unica fede in forme diverse.
Nell'Induismo
esistono due
principali correnti teologiche che fanno riferimento a Shiva e Visnu. Shiva rappresenta eros e
thanatos, mentre Visnù rappresenta la dolcezza, incarna il
sacrificio del fuoco ariano attraverso il quale si controlla
l'energia che pervade l'universo.
Le sei scuole vedanta. Alla base di queste scuole c'è il
concetto di Nirvana e Brahman. I mezzi per raggiungere l'illuminazione sono: le
opere (karma), la conoscenza (jnana), la devozione (bakthi). Possiamo dividere lo svuiluppo di queste filosofie in tre epoche:
- La fecondazione da 1300 a
600 a.C.
- La germinazione da 600
a.c. A 1000 d.C.
- La fioritura a partire
dal 1000 d.C.
I
principali sentieri filosofici ortodossi indiani (darshana) sono sei:
Sankhya, Yoga, Vedanta, Mimansa, Vaisesika, Nyaya. Sono detti
ortodossi perchè accettano l'autorità del Veda che sono i
principali testi sacri dei popoli ariani che invasero intorno al XX
secolo a.C. L'India. Il termine veda in sanscrito significa sapere,
saggezza, conoscenza.Ognuno di questi sei sentieri porta ad una visione della Realtà diversa. Le tradizioni indiane,
vedica e tantrica, accettano la trasmigrazione delle anime e i concetto della liberazione da questa continua rinascita. Il tantrismo inizialmente non ammetteva né le caste, né i Veda. Ha le proprie scritture:
gli Agama o Tantra. Accentua la bipolarità
maschile-femminile.
La liberazione",
"affrancamento", "emancipazione", "salvezza"
in sanscrito mokṣa è uno dei cardini delle dottrine religiose e
spirituali dell'India, comune a tutte le correnti e tradizioni
dell'induismo, al giainismo, al sikhismo, e affine al nirvāṇa del
buddhismo. La liberazione,
variamente interpretata e diversamente conseguibile a seconda del
contesto, è principalmente intesa come salvezza dal ciclo delle
rinascite (saṃsāra), ma anche quale conseguimento di una
condizione spirituale superiore. La tradizione vedica si basa:
- Sui quattro veda (Ṛgveda, Sāmaveda, Yajurveda e Atharvaveda);
- Sui quattro scopi della
vità di un uomo nell'induismo che sono: vita sociale affrontata secondo
valori morali (dharma), il lavoro con conseguente benessere economico
(artha), il piacere (kama) e la liberazione (moksa).
- Sulle e quattro caste principali che
sono: i Brahmani ( i sacerdoti ); Kshatriya ( i guerrieri e nobili);
i Vaisya (gli agricoltori, commercianti e artigiani ) e i Shudra (
mezzadri e servi);
- Sulle quattro fasi della vita
secondo l'età che sono: Brahmācarya (studente), Grihastha (padre di
famiglia), Vanaprastha (ritirato) e Saṃnyāsa (rinunciante).
1- Il Sankhya. Per
questa filosofia l’universo è costituito dal purusha, eterno,
immodificabile, privo di causa (composto da anime individuali)
attirato dalla prakrti (la materia, la natura naturante) che è il
sostrato di tutto, ed è costituita a sua volta dai tre guna (sattva,
rajas, tamas).Nell'energia-materia
è presente una certa capacità vitale, cosciente, anche se in forma
ridotta e spesso potenziale, nel senso che per manifestarsi necessita
dell'intervento del purusha.
Tutto
questo si svolge nei cicli del samsara (rinascite). Si
mette in evidenza la distinzione tra anima, psiche e intelletto
(buddhi). Alla base del Samkya
quindi abbiamo: lo spirito (purusa) o anima trascendente, la materia
(prakti), l'istinto - mente (buddhi), l'egoismo - l'anima
fenomenica (ahankara), l'evoluzione (sarga). Questa base è simile
allo schema formulato da Plotino dove c'è Uno, materia, mente,
anima , mondo sensibile. Il Sankhya è la dottrina
dei due Sé: uno nel suo stato puro e l'altro nello stato egoico e
dimostra l'esistenza dello spirito per mezzo del cogito. Questa polarità fù poi
trasformata in Brahman-ignoranza. L'origine dell'uomo
cosmico data il X secolo a.C. Poi ristrutturato nel 460 d.C. Nel
sankhya classico. Il
principale referente di questa filosofia è stato il saggio Kapila, che dice siamo
assaliti dal triplice dolore: interno esterno e sovraumano; Solo il samkhya fornisce
i mezzi per superare il dolore.
La materia agisce per
liberare lo spirito. Solo la materia trasmigra. Il Sè esiste, non
essendoci prove del contrario ed è distinto dal corpo. Eliminato il dolore si
consegue il fine ultimo, lo scopo della vita è duplice (la ricerca
della felicità e scampo del dolore). La mente vuota di un
oggetto è in meditazione. La materia colora lo
spirito, questo colore è eliminato da pratiche come meditazione,
controllo, disciplina, distacco. La materia si evolve
nell'interesse dello spirito, la varietà dell'evoluzione deriva
dalla varietà del karma, quando la liberazione è realizzata la
materia non riprende più a evolversi, come accade nella vita di
tutti i giorni. Anche quando la materia
si associa agli altri sé (in un nuovo ciclo di evoluzione), i sé
liberati non sperimentano più, poiché manca la causa per tale
esperienza (la non-discriminazione).
L'unico Sè (indivisibile
e universale) è reso multiplo dall'associazione con un limitante
casuale (materia). Non c'è conflitto con la non-dualità. Il mondo è reale
perchè non esistono prove del contrario.L'egoismo o il desiderio
è l'agente, non lo Spirito. Il Sè è omnipervadente,
trova il tempo e il luogo della sua esperienza soltanto attraverso
l'associazione con un limitante casuale. La realizzazione delle
opere dipende dall'egoismo, non è dipendente da Dio e non esistono
prove che lo sia. Senza inizio è il
rapporto tra possessore e posseduto, tra seme e germoglio, esso è
prodotto dal karma. Oppure dalla non-discriminazione (dal corpo
sottile). Non importa come sia
prodotta, la separazione del rapporto è l'obiettivo dello Spirito.
2- Lo Yoga.Metafisicamente lo yoga è
il sankhya, si crede che la coscienza sia luminosa di per sé, ma
contaminata dal mondo esterno, che la invade sotto forma di
sentimenti e concetti. La tendenza della mente
verso il mondo esterno può essere controllata. Concentrandosi, la
coscienza è rivolta alla chiara luminosità della sua natura
originale. Fra la pluralità degli
spiriti vi è uno spirito (il signore supremo che non è una
causa), che non è mai vincolato dalla materia e non ha bisogno di
essere liberato. Il contemplatore si
sforza di sperimentare il proprio spirito mediante la disciplina,
la meditazione e l'estasi. Il sankhya, invece, segue il percorso della discriminazione intellettuale.
Noi abbiamo dei
condizionamenti psicologici e sociali, altri più profondi
nell'inconscio, condizionamenti prodotti dalla materia nel tempo. Lo yoga cerca di
annientare il tempo e liberare l'uomo, e controllare l'inconscio. I
principali fautori, tra storia e leggenda, di questa disciplina sono
stati Patanjali (III - IV secolo d.C) e Vyasa (V - VI secolo d.C).
I praticanti Yogi sono classificati in nove specie:
se seguono metodo dolce, medio, severo, ognuno diviso in
intensità dolce, media e severa. Solo i seguaci del metodo severo
conseguono la concentrazione e i suoi risultati. Lo yoga è la
soppressione degli stati mentali. Il testimone dimora nella
propria natura, altrove si identifica con gli stati mentali che sono: conoscenza valida,
errore, finzione verbale, sonno e memoria. Gli yogi che seguono un
metodo di severa intensità conseguono la concentrazione che
deriva da fede, forza, meditazione e saggezza. La pratica è lo sforzo
per realizzare la calma indisturbata. La concentrazione si
consegue anche con la devozione al signore supremo, OM è il suo
simbolo. La calma mentale si
consegue coltivando sentimenti amichevoli, compassione e contentezza,
in tale calma la comprensione intuitiva è soltanto un sostegno di
verità. Quando gli stati mentali
sono stati tutti soppressi, si consegue una concentrazione che è
la consapevolezza indifferenziata (non conoscente, non conosce alcun
oggetto). Arrivando così alla Consapevolezza della
propria differenza dallo Spirito.
Lo
yoga e il Samkya mettono in discussione l’efficacia dei riti dei
Veda. Entrambi
questi due sistemi postulano l'esistenza di due aspetti della realtà:
della coscienza inattiva e immutabile (purusha) e della materia
sempre attiva (prakrti). La
materia ha livelli diversi di intensità ed anche i nostri pensieri
sono materia sottile. La
manifestazione più perfetta della prakrti è chiamata buddhi o
intelletto, ed è l'elemento che, in particolari condizioni, può
facilitare il processo della liberazione. Fin
dall'epoca delle Upanishad si è cercato di dissociare lo spirito
dalla materia e cercare di far emergere il vero Sé libero, eterno,
inattivo che soggiace al mondo manifesto ed arrivare così alla
liberazione dalla quotidianità costituita da malattia, sentimenti,
sofferenza e morte. Non
è una visione pessimistica ma è un continuo stimolo al saggio e
all'asceta di ritirarsi dal mondo, staccarsi dai beni e dalle
ambizioni ed arrivare alla liberazione. Il
Samkhya cerca di arrivare alla liberazione attraverso la gnosi e la
conoscenza metafisica, mentre per lo yoga la conoscenza non è
sufficiente, sono indispensabili un'ascesi e una tecnica meditativa.
3- Mimansa. Per questa filosofia l'indagine sulla
rivelazione vedica ha un duplice oggetto: il rito e il Brahman. I fautori di questa filosofia sono Jaimini e Badarayana. Per questa filosofia i veda sono di origine impersonale, hanno
profondi significati, esprimono cose trascendenti, esistono
nell'eternità. Un altro importante filosofo che fa riferimento a questa filosofia è Kumarila Bhatta (VII
d.C.)
Atomismo o Vaisesika. La base di questa filosofia è l'atomismo. Per l'atomismo la
realtà è costituita da particelle immutabili che si dispongono
e ridispongono variamente senza alterarsi mai. Uno dei fautori di questa filosofia è Uddalaka nel IX
secolo a.C.
Nel secolo successivo si
sviluppa la teoria atomista dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco
e terra. Fu ripresa da Democrito in Grecia, e fu ridotta a sistema in
India da Kanada (I secolo a.C.) Gli atomi devono essere
combinati da una mente per dare origine alla complessa
struttura del mondo visibile. Occorre una Mente
ordinatrice cosmica quindi Dio. Dio è l'artefice della ssoluzione e creazione del
mondo. L'Atomismo viene unito al
logicismo nel XI secolo d.C da Udayana. Nella creazione gli
atomi si combinano con tutte le anime mediante il karma. Combinando gli elementi
si crea un grande uovo, e in esso il signore supremo crea Bhrama. Brhama comandato dal
Signore supremo crea gli esseri mentali, dei, saggi, antenati
fornendoli di facce, braccia, cosce e piedi e le quattro caste e poi
secondo il karma li associa con le qualità del merito, della
conoscenza, passione e potere.
Il Logicismo o Nyaya. Questa filosofia proclama
la liberazione attraverso il ragionamento. (un'idea senza
paralleli nel pensiero religioso). Postula
una rivelazione di origine personale con Dio come suo autore. Uno dei caridni di questa filosofia è l'uso
del sillogismo. Con proposizione,
ragione, esempio. Con questa filosofia, si assiste alla fine
dell'Assoluto impersonale e all'inizio del dio personale, adorato con
suprema devozione.
Nel
ragionamento esiste un Soggetto conoscente, una norma, una cosa conosciuta,
e si produce conoscenza. Attraverso
la logica possiamo provare l'esistenza dell'onnisciente, imperituro
Dio. Cose
come la terra devono avere una causa, perchè sono effetti. Il
mondo è una combinazione di atomi con differenti gradi di
complessità. Asserisce l'esistenza
delle capacità umane come arti e scrittura; l'esistenza
della conoscenza autorevole, l'esistenza
della rivelazione. Io
sono la sorgente di tutto: tutte le cose si evolvono da Me, i saggi
lo sanno e, pieni di emozione mi adorano. Un
uomo che stabilisce gli insegnamenti dei saggi sulla Legge, mediante
una logica non discordante dalla Rivelazione e dalle scienze sacre, Soltanto quell'uomo, e nessun altro, conosce quella legge.
Vedanta dualista o
Dvaita Vedanta. Nel V
secolo a.C. le tradizioni sacre induiste vengono unificate da Badarayana, poi Madhva (1238-1317) propose un modello diverso. Per questa filosofia Non
c'è un Dio creazionista, ogni anima dipende dalla sua causalità
e intrensicamente da azioni buone o cattive. I
nemici del Vedanta dualista sono il Logicismo e Nondualismo. Visnu
si manifestò come il saggio Vyasa e produsse l'insuperabile scienza
conosciuta come la suprema saggezza. Tutto è Brahman, neti, neti, Non è
questo, non è quello. Vengono rivalutati i mantra. Il mantra OM è
l'espressione di Brahman. Un altro mantra molto conosciuto è il Gayatri
mantra, o l'inno al sole. Le
tre esclamazioni rituali sono durante la recita di questo mantra sono:
bhuh pienezza, bhuvah causalità
dell'esistenza, svah possesso della gioia. La liberazione si
raggiunge con la conoscenza che nasce dall'indagine teologica. Senza
Dio non c'è liberazione. A parte il Brahman
tutto è irreale. Se
il Brahman indifferenziato è autoilluminante, come può l'ignoranza
nasconderlo? Questa filosofia critica il
ritualismo.
Ortodossia Saiva. Teologia
dell'identità. Il
problema che il Nondualismo deve affrontare è quello della
differenza. Alla
base c'è il Sè, e questa filosofia impiega una complessa dialettica per
eliminare ogni molteplicità che ritiene il prodotto dell'illusione e
l'ostruzionismo che impedisce la visione del Sè. La Metafisica alla base è
fornita dal grande Mandana Misra con il testo La prova di
Brahman, che utilizzando la polarità spirito-materia del Sankhya,
ridusse lo Spirito ad un unico essere: il Brahman e trasformò
la stessa materia reale sankhya in uno spettro (che non era né
essere, né non essere).
Diverse
scuole Nondualiste aderiscono al commento di Sankara sugli
aforismi di Badarayana. Quello
su cui convengono è, che le categorie basilari della loro teologia
sono il Sè e il non-Sè, che il secondo è sovrapposto al primo
dando origine a un'illusoria molteplicità, causata dalla
trasformazione del Sè. Questa trasformazione è non reale. La
schiavitù è l'effetto dell'ignoranza, Ma non sono d'accordo sul
concetto di ignoranza. Il
Brahman nell'essenza è conoscenza, e non può essere toccato
dall'ignoranza. L'ignoranza è diversa
dal Brahman, ma non è un'altra cosa altrimente il NonDualismo
cadrebbe.
Le sei scuole
NonDualiste o Advaita.
- Non
dualismo indiviso Gauda Pada e Sankara
- Limitazionismo
il vaso sembra limitare l'etere, quando il vaso è distrutto il
limite sparisce, la
perfezione dell'imitabilità si trova solo in Dio.
- Riflessionismo
metafora della luna nell'acqua, e della faccia nello specchio.
Le immagini riflesse non sono distinte dall'oggetto che riflettono
anche se apre che lo siano.
- Apparizionalismo
l'ignoranza con il suo potere diversificante, produce apparizioni
della realtà fondamentale del Brahman, Suresvara.
- NonDualismo
idealista, una teologia della differenza nella identità,
Prakasananda.
- Non
dualismo sincretista. Madhusudana, aveva sempre creduto nella
fondamentalità della conoscenza quale mezzo salvifico, ma in quel
periodo prevaleva la teologia della devozione, e anche lui
trasformà il sistema gnostico in un sistema di devozione.
Il
proclama del NonDualismo (si trova nella Mandukya Upanishad, con commenti di Gauda
Pada) "Conoscere
la realtà differentemente da quello che è, è sognare, non
conoscerla affatto è dormire, quando si eliminano entrambi questi
errori si entra nello stato Indifferenziato". Quando
l'anima messa a dormire dall'illusione che non ha origine, si sveglia,
diventa consapevole della NonDualità, del non nato, del non
addormentato, del non sognante. Se
il mondo dovesse realmente esistere indubbiamente sparirebbe. Infatti
la dualità che percepiamo è mera illusione, mentre la
NonDualità è la sola verità suprema. In
qualunque forma il Sè si manifesti è la forma che si percepisce,
diventando effettivamente quella forma, il Sè protegge il
percepiente, il quale possedendola, la realizza. È
attraverso questi esseri, non separati da lui, che il Sè è appreso
come separato. Quando
si conosce il Sè si può continuare a vivere la propria vita nel
mondo come se si fosse privi di sensi, fuggendo la lode, i saluti,
l'esecuzione di riti in onore degli antenati, l'asceta dovrebbe
vivere di ciò che gli offre il caso.
Attacchi
al Sankhya. Viene messa in discusssione la causa materia; l'argilla è identica all'effetto
vaso. Come
provare il rapporto causa - effetto? Nulla è prodotto, né da se
stesso, né da un altro.
La legge Vedica è
duplice, dell'Azione dell'Inazione ed è la causa della stabilità
del mondo. L'Essenza
eterna pura, saggia e liberata divenne incarnata, fu spinto dalla
misericordia verso la legge ed insegnò la legge ad Arjuna. Vyasa
nei 767 versi della Gita compilò quella legge esattamente come
il Signore l'aveva insegnata. La Gita è la quintessenza di tutta la
conoscenza Vedica. La
suprema meta dell'esistenza è la cessazione del mondo della
trasmigrazione condizionata da causa ed effetto. Ciò si compie in
virtù di una conoscenza del Sè accompagnata dall'abbandono di tutta
l'attività.
La
legge permette di percepire il significato della parola Brahman. L'individuo che
offre la sua opera al Brahman, evita l'attaccamento e continua ad
operare, non è macchiato dal peccato come un loto non è macchiato
dall'acqua. Lo
yogi opera con il corpo, la mente, l'istinto e perfino con i sensi
indipendenti, evitando l'attaccamento per assicurare la purezza della
mente.La
rivelazione nega che il Sè (Brahman) sia vincolato. La Brhadaranyaka Upanishad recita così: "In
un solo modo quell'essere inconoscibile può essere percepito, è il
Sè immacolato, al di là dell'etere, mai nato, il grande, l'eterno". La Katha Upanishad esprime il Sè in questo modo: "Il
Sè non nasce e non muore, viene dal nulla e diventa nulla. È il
non-nato, l'eterno, l'antico. Non è ucciso quando il corpo viene
ucciso". La
rivelazione parla della condizione effettuale, ma soltanto senza
l'abbandono della natura originaria, insegna la metamorfosi, una
posizione perfettamente ineccepibile.
Come
spiegare l'indivisibilità del Brahman? Se
le parti e l'intero sono entrambi autoilluminanti, nessuno dei due
può essere l'oggetto della conoscenza dell'altro, per definizione è
consapevolezza senza oggetto.Perciò
il Brahman non può sperimentare la indivisibilità del proprio Sè.
Differenza nella
identità é
la corrente principale della teologia induista. Il suo archetipo
fondamentale è la natura bipolare della realtà, espressa nelle
seguenti dicotomie: sostanza-modi, essenza-attributo,
indifferenziato-differenziato, mortale-immortale,
universale-particolare, intero-parte, causa-effetto, ecc. Mentre
le energie sono molte, l'essenza è una.
Le
scuole si dividono in due gruppi, non-confessionale che è
principalmente vedico, e il
confessionale professante devozione a Visnu, Siva o Sakti(energia)
che poi si trasformò in tantrismo.
La metafisica
dell'assolutismo sonico è una
teologia del linguaggio, energista e evoluzionista. Formulata nel
libro delle frasi e delle parole di Bharr Hari che dichiara "Inadeguatezza
dei sistemi umani nell'esprimere l'assoluto, ed affermano
di conseguenza l'intrinseca giustezza della parola. Tutte le Idee sono incorporate nel mitico
monosillabo OM. La
vera conoscenza, conosciuta come purezza, si acquista in una sola
parola. Senza che ciò si opponga a nessuna credenza, essa è
proclamata nella parola OM. Da
OM creatore dei mondi, derivano le varie scienze con le loro
divisioni principali e secondarie. Esse sono le sorgenti della
conoscenza salvifica e del rito purificatore. Le
forme collegate alla parola sono: rivelazione, tradizione, logica e
grammatica.
L'Antico Vedanta o
Puratana Vedanta. Badarayana
probabilmente è stato il primo teologo sistematico del mondo e parte dal
presupposto che la teologia sia la ragione sistematica che tenta di
comprendere il messaggio della Rivelazione.
I primi Aforismi
sul Brahman datano il l secolo a.C. Nella ricerca del Brahman, il Sè deve essere visto, se ne deve udir
parlare, deve essere pensato e meditato. Il Brahman è l'oggetto
della teologia: è da dove provengono gli stati di creazione,
mantenimento e dissoluzione del mondo. Il Brahman non è
esprimibile, perchè è un oggetto della conoscenza. La
Rivelazione dichiara che un uomo che si affida a lui consegue la
liberazione. Il
Brahman è la luce, il respiro, l'etere, l'inquilino del sole
( attraverso il Gayatri mantra si manifesta devozione al sole). Il
Sè si raggiunge attraverso la discriminazione, l'assenza di
passione, la disciplina, il rito, la virtù, l'assenza di tristezza e
l'assenza di gioia. Si può ottenere la purezza fisica grazie a cibo senza difetto.La
liberazione puà essere realizzata direttamente in questo corpo e la
liberazione assoluta o assorbimento nel Brahman dopo la morte.
Differenza
nell'identità condizionata. E' una Teologia della negazione o
apofatica, che poi divenne la base della chiesa ortodossa.
Baskara. In
principio c'era soltanto questo essere, unico, senza un secondo. Ma
altri dicono che in principio c'era soltanto il non-essere, unico,
senza un secondo, e che dal non-essere sorse l'essere. Come
è possibile? Si risponde che in principio c'era soltanto questo
essere. Il
Brahman ha due forme, l'incarnata e la non incarnata. Se
un uomo riconosce il Brahman non esistente, è come se lui stesso
fosse non-esistente.
Nondualismo
indivisibile o Avibhagadvaita. Nel XVI secolo la tradizione tantrica trionfava sulla tradizione
vedica.
Vijnana
Bhiksu unico fra i seguagi delle teologie di devozione,
proclamava una liberazione mediante
la conoscenza (senza devozione) consistente nell'identità con un
Assoluto impersonale, libero dalla gioia e dal dolore. Dinanzi
ad un vedanta vittorioso dichiarava che lo yoga era il primo fra
tutti i sistemi e che il sankhya possedeva un mezzo superiore per
ottenere la liberazione.
In questo periodo avviene anche l'elaborazione
definitiva del sankhya, la sistematizzazione dello yoga, la sintesi
tra sankhya, yoga e vedanta. Si
deve aderire alla logica che stabilisce l'esistenza del Signore,
quale è enunciata nel Vedanta, nel Logicismo e nell'Atomismo. Illustri
yogi e gli stessi maestri sankhya non vedono il Grande Signore, il
Brahman senza principio né fine. Sia Lui il vostro solo rifugio.
Nondualismo
differenziato o Visistadvaita. E' la prima teologia vedantica di devozione. La
devozione appare nelle tarde Upanishad e nella Gita, e la sua
espressione fu soprattutto popolare.
I due grandi filosofi e maestri
Yamuna
( 918- 1038) e
Ramanuja (1056-1137) fanno riferimento al
Vedanta antico, basato su misticismo
ardente, meditazione sulle glorie di Dio, sulla sua trascendenza ed
accessibilità. Dio
è una persona e il più alto rapporto che Egli ha con la Sua
creatura è quello di amore e sollecitudine.
Dio verrà chiamato
anche nella Gita la Persona Suprema. Questo misticismo si dividerà in due scuole, la prima affermava che Dio è l'autore
della salvezza e bisogna
arrendersi totalmente a lui. La
seconda afferma il bisogno dell'uomo di
cooperare con Dio. Il devoto deve manifestare la
devozione
per Krisna, incarnazione di Visnu, o la devozione per Rama anche lui
un'incarnazione di Visnu. Yamuna suggerisce di leggere i Pancaratra
dove viene manifestata la veracità di Dio. Ramanuja diceva: "creando
l'intero mondo a tutti i suoi livelli, dal dio Brahma agli
oggetti immobili, Egli dimora nella sua natura, inaccessibile alla
contemplazione e all'adorazione degli dei e degli uomini". Abisso
sconfinato di compassione, benevolenza, tenerezza, e generosità, non
abbandono la Sua natura, quando trasformò la Sua essenza in una
natura come la loro, essendosi incarnato in mezzo a creature diverse,
fu adorato in mezzo a loro. La
metà dell'uomo è quintuplice: dovere sociale, lavoro, piacere di
questo mondo e dell'altro mondo, esperienza dell'anima ed esperienza
di Dio.
La
metà suprema dell'uomo è la liberazione, che è uno stato in cui si
dimora nella propria natura eternamente deferente. I
mezzi per arrivare alla liberazione sono cinque: attività rituali, consocenza, devozione, resa
totale a Dio e venerazione per il maestro.Un altro approccio filosofico è l'innata
differenza-nella-identità o Svabhavikabhedabheda.