venerdì 3 febbraio 2023

Il fenomeno BookTok - letture e recensioni di libri in diretta

BookTok è un hashtag, nato spontaneamente su TikTok (un social network nato nel 2016 con un miliardo di utilizzatori) nel corso del primo lockdown, a marzo 2020. È quello che si definisce un trend, che prevede il suggerimento di nuovi libri da leggere all'interno della piattaforma, sfruttando i linguaggi, come suoni virali o effetti video, messi a disposizione in quello spazio.  Su TikTok molte ragazze si lanciano nelle critiche di romanzi in meno di tre minuti e fanno esplodere le vendite. Una boccata d'aria per le case editrici. 

Durante il primo confinamento (nel 2020) in Francia e negli Stati Uniti i video raggruppati sotto l'hastag #BookTok - contrazione di Book e di TikTok esplodono, sotto questo hashtag sono pubblicati 13 milioni di video con 88 miliardi di viste nel mondo (In Francia 1,6 miliardi di viste). E' impossibile, ad oggi, determinare il numero di produttori di video. Quasi tutti i produttori di video sono delle giovani donne, di cui molte con più di 10.000 abbonati al canale. Reinventano la critica letteraria (non molto amata dalla generazione Z) attraverso dei video corti e tematici.  Molte case editrici come Gallimard e Pocket, così come molte librerie non esitano più ad utilizzare TikTok come vetrina promozionale di qualche nuovo romanzo.   Ci sono esempi molto significativi del potere di questi video, ad esempio un video sul libro il Canto di Achille di Madeline Miller uscito nel 2015, fa passare le ventite del libro da 15000 copie a 180000 copie in poco tempo.  E' stato un passaparola via TiTok che ha fatto decollare le vendite. 

I librai che non erano ancora preparati e presenti su questo social, si sono stupiti nel vedere i risultati. Adesso le case editrici seguono la tendenza andando là dove si trovano i lettori, soprattutto quelli che di solito non entrano in una libreria. Per presentare, quindi le loro novità letterarie utilizzano le influencer più conosciute. Alcune di queste influencer guadagnano tra i 400 e i 5000 euro al mese in funzione del  numero di abbonati al canale e della casa editrice.

TikTok essendo un social network permette di creare dei legami tra gli influencer e i loro coetanei "I consigli tra pari sono i più apprezzati e quindi i più efficaci" dice Victoire Ducluzeaud, la second influencer su BookTok in Francia per numero di abbonati al canale (160000 abbonati dopo Galliane Goural con 186000 abbonati).   Molti di queste influencer propongono ai loro abbonati autori classici come Roland Barthes, Raimond Radiguet ed altri, ridando un po' di spinta a questo tipo di letteratura classica che era stata accantonata dai giovani.

Secondo un rapporto del 2022 del Centro national du livre (CNL) in Francia, l'11% di giovani tra 7-25 anni sceglie le letture dopo averne sentito parlare sui Social o su YouTube. Su TikTok  l'8% dei giovani dichiara di aver scelto il libro sulla base della presentazione e la raccomandazione di un'influencer.  TikTok diventa in questo modo una nuova forma di pubblicità per la letteratura dell'infanzia e dei ragazzi che finora era poco presente nei vari media. Il paradosso che si effettuerà una selezione di questi libri in funzione del numero di Like.  L'altro paradosso, di un fenomeno che  spinge alla lettura del libro, è che il tempo libero dei giovani è catturato dallo schermo: gli adolescenti scrollano sul web per 3,5 ore al giorno e consacrano solo 3,15 alla lettura a settimana.

Il Maestro arriva quando il discepolo è pronto - Osho.

 Osho Rajneesh (1931-1990), o semplicemente Osho, è stato un mistico e un controverso maestro spirituale indiano.  Dal testo la Creazione del Presente.     

Un uomo decise di cercare il maestro perfetto. Lesse molti libri, fece visita a un'infinità di saggi, li ascoltò, discusse con loro e si esercitò, ma finiva sempre per ritrovarsi pieno di dubbi e insicurezze.  

Dopo vent'anni incontrò un uomo le cui parole e le cui azioni corrispondevano perfettamente alla sua idea di persona totalmente realizzata. Il pellegrino non perse tempo e disse: "Tu mi sembri proprio un maestro perfetto: se e' cosi', il mio viaggio e' giunto al termine!".

"In effetti" rispose il maestro "puoi chiamarmi in quel modo". 

"Allora, di prego, accettami come tuo discepolo"!" Implorò l'uomo.

"Questo non posso farlo" rispose il saggio "perche', per quanto tu desideri un maestro perfetto, lui, dal canto suo, puo' accettare solo un discepolo perfetto".

Il maestro arriva solo quando il discepolo è pronto, e mai prima: non puo' essere diversamente e non puo' accadere in nessun altro momento della vita. Solo quando il discepolo sarà pronto e maturo gli apparirà il maestro: prima deve imparare a vedere e ad ascoltare, e deve creare nel suo cuore la capacità di sentire. Se sei cieco, come puo' apparirti il sole? Anche se lo facesse, non te ne accorgeresti!

Se non sei capace di vedere, al mondo non esisterà alcuna bellezza; i fiori sbocceranno, ma non per te, le stelle riempiranno il cielo di uno splendore immenso, ma tu non le vedrai... Al mondo non esiste nessuna bellezza se non puoi vederla! Se nel tuo cuore non c'è amore, non troverai mai la persona amata: bisogna soddisfare il prerequisito di fondo, perchè solo l'amore può trovare l'amato, solo gli occhi possono cogliere la bellezza, e solo le orecchie sanno ascoltare musiche e melodie...

Purtroppo ci sono davvero tante persone - e sono la maggioranza - che si ostinano a cercare qualcosa che sta fuori da loro, senza aver creato una ricettività corrispondente dentro di sè. Ho incontrato molti ricercatori che cercavano un maestro, ma erano totalmente inconsapevoli del fatto che il discepolo fosse del tutto assente: e se il discepolo non esiste, come puo' trovare un maestro?

Il maestro non e' un semplice fenomeno oggettivo che si trova fuori da te: prima di tutto deve essere una realtà presente nel tuo cuore! Essere un discepolo richiede una preparazione, implica una sete, un desiderio ardente e una grande passione per la verità. Ma nonostante l'assenza di tutte queste cose, le persone si mettono alla ricerca di un maestro - e non stupisce certo che non lo trovino! Non lo troveranno mai, e anche se ne incontreranno parecchi, continueranno a non accorgersene.

Come puoi vedere il maestro se non ti rendi vulnerabile? Come puoi incontrarne uno se non sai nemmeno cosa voglia dire essere un discepolo? Il punto di partenza della ricerca consiste nell'essere un discepolo! Il vero ricercatore non si preoccupa del maestro, non si chiede dove sia; l'unica cosa che gli interessa è creare il discepolo dentro di se', come diventare un allievo, come essere aperto alla realta', e come agire partendo da uno stato di innocenza e non in base a un qualche sapere.

Se vivi basandoti sul sapere, incontrerai molti insegnanti, ma non troverai mai nessun maestro. Se sai gia' una cosa o pensi di saperla, ti imbatterai solo in altri eruditi, in altra gente che sostiene di saperne piu' di te: incontrerai soltanto le persone che puoi incontrare, ossia altri individui come te. Un uomo che si muove basandosi sui saperi che ha accumulato incontrera' molti insegnanti e imparera' molte cose, ma non trovera' mai un maestro.

Per incontrare un maestro, devi essere un bambino, devi essere del tutto innocente e non possedere alcun sapere; la tua mente deve essere vuota e colma di passione per la verita', ma non deve contenere alcuna convinzione in proposito: questa e' la condizione adatta al vero apprendimento - e a quel punto non e' necessario andare da nessuna parte, perche' sara' il maestro a venire da te!

Qui con me ci sono molti sannyasin - molti ricercatori del Vero - che non sono arrivati in seguito alle loro ricerche, ma che ho trovato io; sono giunti grazie a me e non grazie a se stessi, e questo è il vero modo per arrivare qui. Se vieni da me di tua iniziativa, significa che non sei arrivato affatto: continui a restare dove sei, ostinato, gonfio di ego - sei così pieno di te che non resta alcuno spazio perchè io possa entrare nel tuo cuore!

Essere capace di imparare è uno dei requisiti di fondo di un ricercatore, e quando dico "imparare" intendo che si dovrebbe sempre agire partendo da uno stato di innocenza. Non dovresti portarti dietro convinzioni preesistenti, perchè ti impediranno di apprendere: se infatti incontri qualcuno che le contraddice, sarai costretto a rifiutarlo, e se nulla le mette in crisi, non imparerai niente, ma rafforzerai semplicemente il tuo vecchio pregiudizio.

Se una cosa si accorda alle tue convinzioni, non provoca alcun apprendimento, ma si limita a rafforzare la tua vecchia mente, e il maestro non puo' fare questo: al contrario, deve distruggere tutto ciò che è vecchio per far posto al nuovo, deve portarti via tutto ciò che hai sempre tenuto con te - deve far spazio dentro di te! Se ti aggrappi a convinzioni, pregiudizi, idee e filosofie, non riuscirai mai a incontrare un maestro, perche' il suo compito consiste nel distruggere ogni genere di filosofia: è interessato solo alla realtà, non alla speculazione.

Se sei pieno di convinzioni, e' impossibile che tu arrivi davvero al maestro, perchè le tue idee si frapporranno fra te e lui come una barriera. Bisogna arrivare a lui completamente aperti, disponibili, senza sapere nulla...Tutto questo dovrebbe essere scontato, perchè se possiedi già un sapere, vuol dire che non sei disponibile: sono le tue stesse idee a sbarrarti la strada.

Diventa un discepolo e non preoccuparti del maestro: quando sarai pronto arriverà. A volte si manifesta in forme strane, ma accade sempre! Quando una persona è matura, il divino la raggiunge in molti modi, e il maestro è l'ultima incarnazione con cui il divino si manifesta al discepolo: dopo di lui non esiste più alcuna forma. E' l'ultima esperienza dotata di un corpo: poi c'è l'etereo - il divino privo di forma. Il maestro è l'ultima manifestazione del divino simile a te, che vive come te, che puoi toccare e con cui puoi dialogare, perche' parla la tua stessa lingua: al di la' di lui c'é l'incorporeo, c'é il silenzio - completo, assoluto, vergine...

Il maestro sta esattamente fra il mondo e il divino. Se sei davvero stanco del mondo, della sua routine e del suo tran tran, non iniziare a cercare un maestro, trova piuttosto il modo di diventere un discepolo: comincia a liberarti dal peso dei pregiudizi e dei dogmi, e dimentica tutto quello che sai...

La vera ricerca consiste nel diventare un discepolo, nell'imparare a svuotare la coppa del tuo io, in modo che, se incontri un essere straripante di divinita', possa riempirti e colmare il tuo cuore fino all'orlo. La gente invece tenta di trovare un maestro senza cercare la condizione del discepolo, ed è così che si perde.

In questo caso ti imbatterai in moltissime persone, continuando a sentirti insoddisfatto, e la radice di questa insoddisfazione non è esterna a te; proviene dalla tua mente, perchè continui a portarti appresso le tue convinzioni.

Nell'accogliere un discepolo, Ramana Maharshi era solito dirgli: "Se vuoi stare con me, devi disimparare; se non lo fai, io non ho nulla da darti: sei già fin troppo pieno!".

Pattabhi Jois e l'Asthanga Yoga

Gli insegnamenti e la presenza di K. Pattabhi Jois’s (fondatore dell'Ashtanga Yoga Research Institute, a Mysore, South India) hanno avuto un profondo effetto sul mondo dello yoga. Vista da lontano la pratica dell'Ashtanga yoga sembra essere semplicemente una sequenza di posizioni di  yoga, ma, il vero yoga è ciò che non può essere visto. Gli elementi che, combinati insieme, costituiscono la pratica sono: 

  •     bandhas (le "valvole" interne dell'energia),
  •     respirazione ujjayi (la respirazione con la laringe socchiusa),
  •     asana (seuqenze di posizioni),
  •     drishti (un punto in cui si focalizza lo sguardo)
  •     e vinyasa (il preciso coordinamento del respiro con i movimenti fluidi)

 Attraverso l'applicazione di questi principi Pattabhi Jois ha costruito un approccio olistico allo yoga ed alla vita stessa. Lui era uno studioso e un professore di sanscrito e aveva una conoscenza molto profonda dei testi yogici della tradizione. Possedeva inoltre un grande entusiasmo, una gioia e una energia positiva contagiosi e di grande ispirazione. I suoi insegnamenti permettevano agli allievi di crescere fornendo loro gli strumenti per un'auto esplorazione e un progresso individuale.

Yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana, e samadhi questi otto rami sono le basi della struttura dell'insegnamento di Patanjali, che compongono l'albero dello yoga. Non possono essere isolati. La profonda bellezza e l'integrità dell'albero dipendono dall'effetto bilanciato di tutti i suoi rami. Pattabhi Jois insegnava che il miglior modo per alimentare l'albero era attraverso l'applicazione di tutti i principi della pratica.
Pattabhi Jois era solito dire "99% pratica e 1% teoria.” Praticare non significa soltanto eseguire le asana sul tappetino, ma utilizzare gli aspetti benefici della pratica delle asana all'interno della parte rimanente della nostra giornata. Il risultato finale è aumentare il prana mentre pratichiamo sul tappetino e poi portarci dietro l'energia positiva nella vita di tutti i giorni per rendere il mondo un posto migliore. Il tappetino può diventare un microcosmo per la vita di tutti i giorni. Il respiro, l'attenzione e la pazienza sono la chiave. Quando ci confrontiamo con l'esistenza quotidiana possiamo contare sulla forza che abbiamo acquisito dalla pratica sul tappetino.
Pattabhi Jois dava molta importanza al respiro. Il respiro è vita! Entriamo in questo mondo inspirando e lo lasciamo esalando. La consapevolezza del respiro è il centro dello yoga, attorno al quale tutto il resto ruota. Nell'Ashtanga emettiamo un suono quando respiriamo (la respirazione ujjayi), questo suono agisce come un mantra sul quale meditiamo e ci focalizziamo durante la pratica. Questa meditazione ci porta alla verità. Sia che siamo immobili, sia che siamo nel movimento del vinyasa, continueremo a sentire il suono del nostro respiro; se la mente vaga altrove la riportiamo indietro a quell'esatto momento.
Essere uno yogi nel mondo moderno, significa contribuire un pochino a migliorare l'ambiente nel quale si vive e a migliorare le relazioni umane.
Pattabhi Jois ci ha lasciato una immensa eredità, la sua scomparsa è stata una grande perdita, ma la luce che ci ha lasciato continua a splendere. L'Ashtanga è un viaggio che dura per tutta la vita e ognuno cercherà di mettere a punto una propria pratica personale. Muoversi verso il prossimo livello significa muoversi con profonda consapevolezza nella quotidianità e non significa acquisire scioltezza o forza.

--- In una celebre lettera alla testata giornalistica americana Yoga Journal, Pattabhi Jois, criticava alcune nuove tendenze dell'insegnamento. David Swenson,  considerato una delle massime autorità dell'Ashtanga Yoga, riassume così il suo intervento:
"Sono contrariato nel verificare che molti studenti neofiti abbiano preso l'Ashtanga Yoga e lo abbiano trasformato in un circo ad uso e consumo della propria notorietà e del proprio profitto. Ad esempio il nuovo 'Power Yoga' degrada la profondità, lo scopo e il metodo del sistema di insegnamento dello yoga così come io lo ricevetti dal mio guru Sri. T. Krishnamacharya. Lo stesso appellativo 'Power', è una caratteristica propria di Dio, non è qualcosa che possa essere raccolta dall'ego di nessuno. Metodi yoga incompleti, contravvenendo con i loro stessi propositi, possono alimentare nel cuore 'i sei nemici' (il desiderio, la rabbia, l'avidità, l'illusione, l'infatuazione e l'invidia). L'intero sistema dell'Ashtanga Yoga, praticato con devozione, conduce alla liberazione del proprio cuore, del proprio spirito. Il verso II.28 degli Yoga Sutra conferma questo aspetto: 'praticare tutti gli aspetti dello yoga distrugge le impurità affinché risplenda la luce della conoscenza e della consapevolezza'.
Si tratta di un caso sfortunato la circostanza in cui alcuni studenti che non sono ancora maturati nella propria pratica abbiano modificato il metodo originale ed abbiano tagliato fuori l'essenza di un antico lignaggio di insegnamento per assecondare i propri limiti.
Il sistema dell' Ashtanga yoga non dovrà mai essere confuso con il presunto 'power yoga' o qualsiasi altra capricciosa creazione che vada contro la tradizione delle originali scritture dello yoga. Sarebbe davvero un peccato perdere il prezioso gioiello della liberazione, nel fango di uno stolto body building."

Bhante Henepola Gunaratana

Il venerabile Bhante Henepola Gunaratana (1927- ) è monaco dall'età di 12 anni e ha preso l'ordinazione completa all'età di 20 anni nel 1947 nello Sri Lanka. Nel 1954 lascia l'isola per lavorare con gli Intoccabili in India. Giunto negli Stati Uniti nel 1968, divenne Segretario Generale Onorario della Buddhist Vihara Society, un monastero di Washington, mentre conseguiva un dottorato in filosofia all'American University, dove in seguito prestò servizio come cappellano buddista.  Nel 1988, il venerabile Gunaratana è diventato presidente della Bhavana Society di High View, in West Virginia, un centro in cui si incoraggiano la meditazione e la vita monastica.  "Bhante G" (come viene affettuosamente chiamato dai suoi studenti) per oltre quarant'anni ha insegnato buddismo e guidato ritiri di meditazione nel Sud-Est asiatico, in Nord America, Europa, Messico e Australia. Conduce regolarmente ritiri su vipassana, mindfulness, metta (Loving-friendliness), concentrazione e altri argomenti sia alla Bhavana Society che altrove.

Ha scritto numerosi libri tra cui:

  • Meditare nella vita quotidiana, 2019 (in francese: Méditation au quotidien - Une veritable pratique du bouddhisme. 
  • Introduzione alla meditazione profonda, 2021 (in francese: Introduction à la méditation profonde).  In questo testoHénépola Gunaratana accompagna i meditanti in una nuova fase, quella della meditazione profonda, oltre la mindfulness.

Riassunto del testo Meditare nella vita quotidiana.  Siamo costantemente a caccia di esperienze e cose, per affrontare questo senso di tensione pervasivo che avvertiamo. Ed è strano perché più le persone perseguono obiettivi materiali, più la felicità delle persone è in calo. Il problema è che viviamo in un mondo non reale, in un'illusione autocreata. La causa del 99% dei problemi è il fatto che viviamo in questo mondo autocreato e non siamo nel qui ed ora. La soluzione è  praticare la meditazione Vipassana, che è la meditazione di consapevolezza.
È la capacità di scavare più a fondo nella realtà con consapevolezza, per essere in grado di vedere le cose come sono realmente.  Meditando si comincerà ad avere delle rivelazioni. Per alcune ci vorrà una settimana. Alcune potrebbero richiedere sei mesi. Alcune potrebbero richiedere anni. Ma piano piano vengono smontati tutti questi concetti e valori che la società propone attraverso i genitori, gli amici, i media. Srotola tutte queste cose e guardale una per una. Prendi ognuna di esse e la guardi per quello che è. E dopo un po' di tempo, alla fine, dopo anni e anni di pratica, arriverai al punto in cui anche te stesso, la tua identità, quello che chiamiamo l'ego, questo concetto di sé si dissolverà perché alla fine anche il  concetto del sé è una creazione.
La meditazione è solo un modo più sano per decostruire gli elementi negativi della tua personalità che non ti servono, che non ti aiutano, che causano la tua sofferenza, che ti hanno portato ad avere pensieri insidiosi e tornare alla verità, al vero Sé. Allora comincerai a vivere la tua vita con intenzione, con controllo, facendo quello che vuoi fare perché lo vuoi fare, non perché soddisfa questo ego autocreato.
Con la meditazione Vipassana, ci concentriamo sul respiro. Questo è il punto focale di tutta la pratica meditativa perché la mente ha bisogno di qualcosa su cui concentrarsi. Altrimenti, verrà semplicemente tirata in diverse direzioni. Più meditate, più vi impegnate, più avrete il controllo della vostra mente.  La tua concentrazione aumenterà e ancora più importante, la tua consapevolezza aumenterà. La concentrazione ti aiuterà a concentrarti su una cosa, un compito, a portarlo a termine e a porre la tua attenzione su quello. La consapevolezza ti permetterà di cogliere la natura transitoria della vita. Allora noterete che le cose sono sempre in movimento. I pensieri vanno e vengono. I suoni vanno e vengono. Le sensazioni nel tuo corpo vanno e vengono. La vita è praticamente un flusso di cose diverse che accadono. Quando sei veramente attento, niente sarà mai noioso perché c'è sempre qualcosa che accade e sempre diverso. C'è sempre qualcosa da imparare. Piano piano si penetrerà sempre più a fondo nella realtà stessa guadagnando in consapevolezza. 

Occorre strutturare la pratica di meditazione e meditare con costanza in un posto tranquillo per cominciare. Mantenendo lo stesso posto il cervello lo identificherà come luogo di meditazione.
La meditazione è un processo lento. Tutto ciò che vale nella vita richiede tempo. La meditazione è una pratica e se vuoi ottenere dei veri cambiamenti duraturi, occorre iniziare a incorporare la consapevolezza anche nella vita quotidiana.
Mindfulness è letteralmente prestare attenzione a che cosa stai vivendo senza giudizio. Semplicemente accettandolo al 100%.  Così la vera arena è il mondo reale; Prendere ogni momento per quello che è e vederlo per quello che è. Si dovrà cercare di essere consapevoli di tutto ciò che si sta facendo e vivendo; e solo così si vedranno delle vere differenze in termini di relazioni con le altre persone e il mondo esterno.     Citazioni di Henepola Gunaratana:

  • "L'ironia della cosa è che la vera pace arriva solo quando si smette di inseguirla".
  •  "La pazienza è la chiave. Se non imparate altro dalla meditazione, imparerete la pazienza. La pazienza è essenziale per qualsiasi cambiamento profondo".
  • "Se sei infelice sei infelice; questa è la realtà, questo è ciò che succede, quindi affrontalo. Guardalo dritto negli occhi senza tirarti indietro. Quando stai passando un brutto momento, esamina quell'esperienza, osservala con attenzione, studia il fenomeno e impara i suoi meccanismi. Il modo per uscire da una trappola è studiare la trappola stessa, imparare come è costruita. Lo fai smontando la cosa pezzo per pezzo. La trappola non può intrappolarvi se è stata fatta a pezzi. Il risultato è la libertà"
  •  "Il dolore è inevitabile, la sofferenza no".
  • "Non ponetevi obiettivi troppo alti da raggiungere". 
  • "Sii gentile con te stesso". 
  • "Cerca di seguire il tuo respiro continuamente e senza pause. Questo ti aiuterà ad essere scrupoloso ed esigente. 
  •  "La cosa fondamentale è essere consapevoli di ciò che sta accadendo, e non cercare di controllare ciò che sta accadendo".

Meenakshi Devi Bhavanani

Yogamani Kalaimamani Yogacharini Meenakshi Devi Bhavanani è direttore e Acharya  (guida religiosa) residente del famoso Centro Internazionale per l'Educazione e la Ricerca sullo Yoga (ICYER / Ananda Ashram) di Pondicherry.  È guru ed ex artista di Bharata Natyam una forma di danza classica del Tamil Nadu. È inoltre, la discepola più anziana del maestro di Yoga di fama internazionale, Yogamaharishi Dr. Swami Gitananda Giri Guru Maharaj e ha dedicato la sua vita ai suoi insegnamenti e alle istituzioni da lui fondate.

Ammaji, come è popolarmente conosciuta, è considerata uno dei maggiori leader internazionali del moderno movimento Yoga e fa parte di vari comitati nazionali del governo indiano per la diffusione dello Yoga.  I suoi libri più importanti, "La storia dello Yoga dai tempi antichi a quelli moderni" (Vol. I e Vol. II), sono un'opera di rottura e sono stati acclamati come le "pubblicazioni che definiscono la storia dello Yoga fino ad oggi".
Dopo aver formato migliaia di studenti in tutto il mondo negli ultimi cinquant'anni, è considerata una pioniera nel portare le Belle Arti Carnatiche classiche e lo Yoga alla gente comune di Pondicherry. 
 
https://www.academia.edu/39101111/Yogacharini_Meenakshi_Devi_Bhavanani_Il_suono_dello_yoga_demistificando_le_basi_dello_yoga
 
Al link sopra riportato puoi trovare dei testi importanti sullo yoga.

Kamlesh Patel

 Kamlesh Patel (nato nel 1956) è conosciuto da molti come Daaji. I suoi insegnamenti pratici nascono dalla sua esperienza personale sul sentiero della Heartfulness, ma riflettono anche il suo profondo spirito di ricerca e il suo rispetto per le grandi tradizioni spirituali e i progressi scientifici del mondo. Avendo iniziato la pratica spirituale molto giovane, Daaji è anche un uomo di famiglia e ha costruito un'attività di farmacia a New York per oltre tre decenni prima di essere nominato nel 2014 quarto di un lignaggio secolare di maestri spirituali.

Questa tradizione è il sistema Sahaj Marg di Raja Yoga, offerto dalla Shri Ram Chandra Mission, un'organizzazione no-profit. Essendo un sistema di meditazione universale basato sul cuore, Sahaj Marg è anche conosciuto come la Via della Cuoriosità, e oggi Daaji estende il suo sostegno a milioni di ricercatori spirituali in oltre 130 Paesi. Studente autoproclamato della spiritualità, dedica molto tempo ed energia alla ricerca nel campo della coscienza e della spiritualità, affrontando l'argomento con una metodologia scientifica - un approccio pratico che deriva dalla sua esperienza e dalla sua maestria sul campo.

sabato 28 gennaio 2023

Nuovi modelli per studiare la plasticità della coscienza e i suoi effetti

Ipnosi, meditazione, trance, prodotti psichedelici: molte pratiche mirano a "disturbare" la coscienza nella speranza di liberarsi da stati mentali dannosi che mantengono la nostra sofferenza, ad esempio nel caso di disturbi d'ansia, stress post-traumatico o depressione. Considerate a lungo esoteriche, queste pratiche, come l'ipnosi per il dolore, la meditazione per ridurre l'ansia, l'EMDR per ridurre i ricordi traumatici, ecc. vengono ora incorporate in un contesto laico; in particolare, nelle psicoterapie: partecipano alla cura di disturbi per i quali non esistono o esistono pochi trattamenti farmacologici efficaci.  Gli scienziati lo considerano anche un buon modello per studiare la plasticità della coscienza e i suoi effetti, positivi o negativi, sulla salute fisica e mentale. Alcune di queste sono ben documentate, altre sono al centro di ricerche interessanti. Si stanno studiando approcci innovativi, come la stimolazione cerebrale profonda o gli psichedelici.

Cosa sappiamo davvero della coscienza? Possiamo davvero "manipolarla"?  Ma cos'è esattamente questa facoltà mentale? Da cosa nasce e come emerge nel cervello? Quali approcci possono essere utilizzati per modularla? Per quali indicazioni? Cosa dice la scienza sulla loro efficacia?
E' importante fare il punto sui recenti progressi in questo campo e di esplorare le implicazioni di queste pratiche per la salute pubblica e le strategie educative. La ricerca scientifica sta facendo passi da giganti e sta beneficiando del crescente interesse dei cittadini, alcuni dei quali sono disposti a partecipare a studi interventistici come il Silver Santé Study.
Per secoli, la coscienza è sfuggita all'analisi delle scienze naturali a causa della sua natura altamente soggettiva ed è rimasta il campo di studio privilegiato dei filosofi. I filosofi lo concepiscono come un'emanazione dell'anima o dello spirito e lo considerano un'entità immateriale, persino immortale, distinta dal corpo. È stata la dottrina del dualismo, sviluppata nel XVII secolo dal filosofo francese René Descartes, ad assimilare l'anima e la coscienza, fonte degli stati mentali, e a differenziarle radicalmente dalla sostanza corporea che è il cervello.
All'inizio degli anni '90, con l'avvento delle tecniche di imaging cerebrale, i neuroscienziati hanno iniziato ad analizzare la coscienza. Le Neuroscienze la considerano "un prodotto del cervello, che deriva dal funzionamento dei neuroni", afferma Stanislas Dehaene, vincitore del premio Inserm per il suo lavoro su questo argomento.
I ricercatori distinguono tre aspetti essenziali della coscienza: la consapevolezza o risveglio, la consapevolezza dell'ambiente e l'autoconsapevolezza o metacognizione. E per esplorare le basi neurali di questo fenomeno, hanno concordato un criterio sperimentale essenziale: la "riferibilità soggettiva", che permette di decidere se un soggetto è cosciente o meno, evento possibile anche quando non può essere comunicata ad altri. Pertanto, non è necessariamente verbale. 

Dal 1998, ad esempio, Stanislas Dehaene, Lionel Naccache e i loro colleghi hanno scoperto che il nostro cervello elabora continuamente un'enorme quantità di informazioni in modo non cosciente. Solo una minima parte è selezionata dalla coscienza.  In relazione a questo lavoro, i due neuroscienziati e il neurobiologo Jean-Pierre Changeux hanno proposto un importante modello teorico che spiega come potrebbe emergere la coscienza: la teoria dello "spazio di lavoro neurale globale". Secondo questa ipotesi, le informazioni provenienti dai nostri sensi che raggiungono il cervello vengono prima elaborate in modo non cosciente. Poi, la loro integrazione cosciente avviene grazie al loro ingresso in una rete neurale specifica che rende disponibili queste informazioni a tutte le nostre facoltà mentali (attenzione, memoria, ecc.) e le utilizza per compiere azioni. Esiste una comunicazione neuronale coerente e complessa tra la parte anteriore e posteriore del cervello. "Se questa conversazione è alterata a causa di un danno cerebrale, ad esempio, l'individuo non è cosciente, anche se la sua formazione reticolare funziona. Questo è ciò che accade, ad esempio, nello stato vegetativo. Al contrario, se questa conversazione è eccessiva, come in alcune crisi epilettiche, il paziente perde anche conoscenza pur rimanendo sveglio con gli occhi aperti.

Ad oggi, coesistono una mezza dozzina di altri modelli di coscienza, tra cui la "teoria dell'informazione integrata" proposta nel 2004 da Giulio Tononi, psichiatra dell'Università del Wisconsin negli Stati Uniti. Tononi ipotizza che la coscienza nasca nella parte posteriore del cervello, dove i neuroni si collegano in una struttura a griglia. Maggiore è il numero di neuroni che interagiscono, più alto è il livello di coscienza dell'organismo interessato, anche in assenza di input sensoriali immediati.
Oggi, quando la vittima di una grave lesione cerebrale dovuta a un trauma cranico, ha un arresto cardiaco o a un ictus non risponde più agli stimoli provenienti dall'ambiente, è difficile per i neurologi stabilire, sulla base del solo esame clinico, se la persona ha ancora una coscienza conservata e non è in grado di esprimerla (sindrome locked-in) o se la sua coscienza è stata completamente abolita.

Esistono molte tecniche che permettono di manipolare la coscienza nella speranza di trattare diversi disturbi mentali: ansia, stress, depressione, dipendenze, ecc. che negli ultimi decenni hanno conosciuto una rinascita di interesse. Antoine Bioy, professore di psicologia clinica e psicopatologia all'Università di Parigi e ipnoterapeuta asserisce che queste tecniche mirano ad alleviare i disturbi inducendo uno specifico "stato modificato di coscienza".  La coscienza è, infatti, uno stato molto instabile, in continuo movimento, che non consiste in un unico stato perfettamente uniforme, ma in centinaia di possibili variazioni: veglia, iperconcentrazione, sonnolenza, contemplazione, sogno ad occhi aperti, ecc.   Secondo Charlotte Martial, neuropsicologa e ricercatrice dell'Università di Liegi, "in un normale stato di attenzione, le tre componenti essenziali della coscienza - veglia, consapevolezza di sé e dell'ambiente - sono associate e pienamente attive. Negli stati alterati di coscienza non è così: una o più di queste componenti si estingue, diminuisce o si dissocia dalle altre.
Come ad esempio, nella fantasticheria, nel coma, nello stato vegetativo, nelle allucinazioni, che si manifestano, a volte,nella schizofrenia. Alcuni stati di coscienza possono essere modificati o indotti attraverso tecniche, rituali o sostanze specifiche come l'ayahuasca, un decotto allucinogeno dell'Amazzonia a base di liane (abbandonato dal campo medico all'inizio del XX secolo perché proibito). 

L'ipnosi è oggi una delle pratiche non convenzionali più utilizzate. In pratica, questo approccio mira a indurre uno stato di coscienza intermedio tra la veglia e il sonno, grazie a suggestioni ipnotiche create da un operatore (ipnoterapeuta) o dal paziente stesso, dopo un certo addestramento (autoipnosi). All'inizio degli anni '90, l'ipnosi ha cominciato a essere reintegrata nella ricerca accademica e medica, in particolare sotto l'impulso di Marie-Elisabeth Faymonville, presso l'Ospedale Universitario di Liegi. Pioniere in questo campo, questo anestesista-rianimatore ha sviluppato l'ipnosedazione, che combina l'ipnosi, la somministrazione di un sedativo e l'anestesia locale; questa tecnica mira ad aumentare il comfort del paziente durante un intervento chirurgico o endoscopico, riducendo l'ansia e il dolore associati all'operazione. In questo modo si evita l'anestesia generale e i suoi possibili effetti collaterali (perdita di memoria, nausea, vertigini, ecc.). Un punto di svolta è stata la scoperta, a metà degli anni '90, dell'azione specifica di questa tecnica sul cervello: una riduzione dell'attività delle regioni cerebrali coinvolte nella percezione soggettiva del dolore, tra cui la corteccia cingolata anteriore (nella parte anteriore e centrale del cervello). .

Negli ultimi decenni un'altra pratica antica è entrata nelle grazie della medicina contemporanea: la meditazione.   Il Dalai Lama ha costituito, insieme al neuroscienziato Francisco Varela e Adam Engle, nel 1991,  l’Istituto Mind and Life con lo scopo di promuovere il dialogo tra la tradizione buddhista e il pensiero scientifico moderno. Da diversi anni, monaci buddhisti come Matthieu Ricard Yongey Mingyur Rinpoche ( https://tergar.org/ ) prestano il loro cervello alla scienza, per misurare i possibili effetti di una meditazione molto prolungata su alcune aree cerebrali. Fu Matthieu Ricard, che aveva ottenuto un dottorato in biologia molecolare, a creare un ponte tra la meditazione buddhista e la ricerca scientifica, accettando di sottoporsi ad una serie di esperimenti scientifici a partire dal 2000 con Richard Davidson, ( docente di Psicologia e Psichiatria alla University of Wisconsin, a Madison, e fondatore del   Center for Healthy Minds).

"La meditazione viene ora insegnata ai futuri medici e utilizzata nel settore sanitario come approccio complementare ai metodi terapeutici più convenzionali", afferma Antoine Lutz, direttore della ricerca Inserm, che studia l'efficacia e i meccanismi neurofisiologici di questo approccio presso il Centro di Ricerca sulle Neuroscienze di Lione. Secondo lui, "il rinnovato interesse per questo metodo, che incoraggia la coltivazione di certe disposizioni mentali che possono prevenire o favorire la guarigione di alcuni disturbi, potrebbe portare a una medicina più umanistica e preventiva". La globalizzazione ha contribuito all'accesso a queste tecnchiche tradizionali. Le tecniche meditative consistono, principalmente, nel focalizzare l'attenzione su un oggetto: il respiro, i suoni circostanti, l'amore per se stessi e per gli altri, il mantra (suono o parola senza significato). Ciò induce gradualmente uno specifico stato alterato di coscienza in cui aumenta la consapevolezza di sé, del proprio corpo e dell'ambiente. In termini di ricerca, la tecnica più studiata è senza dubbio la meditazione mindfulness, un programma di meditazione laico e standardizzato ideato negli anni Settanta dal biologo americano Jon Kabat Zinn sulla base delle pratiche del monaco zen Thich Nhat Hanh. Gestione dello stress, ansia, depressione, dipendenze... negli ultimi trent'anni, numerosi studi hanno testato l'efficacia di questo approccio per diversi disturbi. Nel 2019, i ricercatori dell'Università del Wisconsin-Madison, negli Stati Uniti, hanno analizzato i risultati di ben 167 lavori pubblicati su questo argomento dal 1992. Hanno concluso che c'è "una forte evidenza che gli interventi basati sulla meditazione di consapevolezza, adeguatamente progettati e realizzati, possono essere paragonabili in termini di efficacia ai trattamenti standard per la depressione, l'ansia, il dolore e le dipendenze". La mindfulness potrebbe essere utilizzata anche per combattere i disturbi alimentari, il disturbo da stress post-traumatico e le malattie mentali gravi [disturbi psicotici, disturbi bipolari...]. Ma questi ultimi usi citati, devono essere confermati. 

Parallelamente, gli studi di brain imaging hanno permesso di misurare l'impatto delle pratiche di meditazione sul cervello. Per esempio, circa dieci anni fa, Antoine Lutz e il suo team hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (che mostra quali aree cerebrali sono attive durante un determinato compito) per confrontare i cervelli di 14 praticanti di lunga data della meditazione mindfulness - che avevano accumulato più di 10.000 ore di pratica - e di 14 novizi. Questo è stato fatto mentre i partecipanti meditavano e ricevevano uno stimolo doloroso - una temperatura elevata sull'avambraccio. "I nostri risultati hanno dimostrato che la meditazione non modifica effettivamente l'intensità del dolore provato, ma piuttosto il nostro rapporto con il dolore, rendendolo meno intrusivo". Più pronunciata negli esperti, questa regolazione dei sentimenti e delle emozioni e sensazioni è stata associata a una modulazione dell'attività di una regione cerebrale, l'insula.
L'uso della meditazione potrebbe essere esteso a un nuovo casmpo, che rappresenta un'importante questione sanitaria e sociale nelle società occidentali, alle prese con l'invecchiamento della popolazione: aiutare le persone a invecchiare. "Se utilizzata nelle persone anziane, riteniamo che la meditazione possa ridurre lo stress, la depressione e l'ansia, che notoriamente influenzano il sonno, la cognizione e la salute mentale e aumentano il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer. Così facendo, questa tecnica potrebbe preservare il benessere e ritardare, almeno di qualche anno, l'insorgenza di questa patologia", spiega Gaël Chételat, direttore di ricerca Inserm presso il gruppo di interesse pubblico Cyceron di Caen, la cui équipe sta lavorando a questo settore in collaborazione con quella di Antoine Lutz

Nel corso di uno studio pilota pubblicato nel 2017, i due ricercatori hanno esaminato il cervello di sei appassionati meditanti (tra le 15.000 e le 30.000 ore di pratica) e di sei non meditanti (gruppo di controllo), tutti di età media di 65 anni, utilizzando il neuroimaging. Bingo!   Hanno scoperto che, rispetto ai non meditanti, i meditanti avevano un volume di materia grigia e/o un metabolismo maggiore in due regioni cerebrali note per il loro significativo declino con l'età: la corteccia frontale cingolata e l'insula. Questo suggerisce che la pratica della meditazione può aiutare a preservare la struttura e la funzione del cervello dal declino legato all'età. Dopo questo lavoro esplorativo, i neuroscienziati hanno ricevuto un finanziamento di 6 milioni di euro dalla Commissione europea per cercare di confermare questi risultati iniziali in un numero maggiore di persone. Si tratta del progetto Silver Santé Study, coordinato da Gaël Chételat e comprendente dieci gruppi di ricerca di sei Paesi europei (Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, Belgio e Spagna). "Avviato nel 2016, il nostro studio si propone di valutare i benefici di programmi di meditazione, apprendimento dell'inglese o educazione alla salute, seguiti per 2 e 18 mesi, sul benessere e sulla salute mentale. Questo è stato fatto su 316 anziani, tra cui 30 meditatori esperti e 286 novizi, esaminando vari parametri: qualità del sonno, livelli di alcuni ormoni nel sangue, attività cerebrale, ecc. I risultati principali sono attesi per l'autunno 2022.

Tecniche fantastiche?  Tra le tecniche più recenti c'è l'EMDR (per desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), sviluppato nel 1987 dalla psicologa americana Francine Shapiro. Un approccio utilizzato in particolare nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD), l'EMDR mira a indurre uno stato di coscienza simile all'ipnosi, al fine di trasformare il ricordo traumatico per renderlo meno doloroso. "Si tratta di movimenti oculari indotti chiedendo al paziente di seguire un oggetto spostato davanti a lui da sinistra a destra (penna, dito, ecc.), oppure di suoni o colpetti, attivati alternativamente a destra e a sinistra, rispettivamente a livello delle orecchie e delle ginocchia. Queste stimolazioni vengono applicate per 20-30 secondi", "Una singola sessione di EMDR ha avuto successo nel desensibilizzare i ricordi traumatici dei pazienti".  Lo studio Everest ha testato questo approccio su 80 persone affette da PTSD, i cui risultati potrebbero essere pubblicati all'inizio del 2023.
Secondo il lavoro di neuroimaging, questi stimoli attivano e sincronizzano grandi reti di neuroni situati in strutture cerebrali coinvolte nell'elaborazione emotiva e nella memoria, come il precuneo, l'insula e il talamo. Ciò favorirebbe la trasformazione della rete neurale alla base del ricordo traumatico, attraverso l'integrazione di nuove informazioni. 

Un'altra pratica ancora più recente sta incuriosendo ricercatori e pazienti: la trance cognitiva autoindotta, ereditata dalle pratiche sciamaniche tradizionali della Mongolia. La sua storia inizia nel 2001 quando, durante un reportage in Mongolia, la scrittrice e musicista Corine Sombrun entra improvvisamente in trance ascoltando i suoni dei tamburi, al punto da non riuscire più a controllare i propri movimenti. In seguito a questa esperienza, si è convinta che questo stato alterato di coscienza è accessibile a tutti, non solo agli sciamani. Si è quindi rivolta a Élie Le Quemener, un ricercatore dell'INRAE, e ha lavorato con lui per modellare sequenze di tamburi in grado di indurre uno stato di trance. Ha poi testato questi "loop sonori" con studenti avventurosi a Nantes. Sorpresi, la maggior parte di loro è entrata in trance... Sulla base di questo risultato, Corine Sombrun ha poi creato un protocollo standardizzato che permette alle persone di entrare in trance di propria volontà, senza alcun rituale o sciamano. Esaminando l'attività cerebrale di Corine Sombrun in trance, con la tecnica dell'elettroencefalogramma, è stato rilevato un chiaro cambiamento nell'attività cerebrale. Si rileva un cambiamento molto chiaro nell'attività cerebrale, con uno spostamento della dominanza dall'emisfero sinistro, coinvolto nella logica e nell'analisi, all'emisfero destro, legato all'immaginazione, all'intuizione e ai sogni; ciò indica che questa tecnica ha un'azione specifica sul cervello.
La trance cognitiva autoindotta produce uno stato di coscienza alterato e potrebbe portare benefici simili a quelli di altre tecniche come l'ipnosi o la meditazione: riduzione del dolore, della depressione, ecc.
 La neuropsicologa Audrey Vanhaudenhuyse ha lanciato un importante progetto nel 2021: un ampio studio previsto per 160 pazienti oncologici, che mira a valutare i possibili benefici di un anno di pratica regolare di trance cognitiva autoindotta, ipnosi o meditazione.  I primi risultati sono attesi per il 2024. 

La gamma di terapie che agiscono sulla coscienza potrebbe essere ancora più ampia. Una delle idee più audaci attualmente esplorate è quella di stimolare il cervello... per "risvegliare" la coscienza dei pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza. A tal fine, il team guidato da Béchir Jarraya, neurologo a marzo 2022, ha dimostrato per la prima volta, in una scimmia, che questa tecnica può ripristinare efficacemente la coscienza alterata. In pratica, hanno posto l'animale in coma artificiale somministrando un anestetico generale profondo. Poi hanno stimolato una struttura situata nel cuore del cervello, il talamo, che è noto per integrare le informazioni provenienti da diverse altre regioni cerebrali. La speranza era di ristabilire le comunicazioni che potevano essere state alterate tra il talamo e la corteccia, lo strato di materia grigia sulla superficie del cervello responsabile delle funzioni più elevate (cognizione, memoria, ecc.). Si è verificato un fenomeno sorprendente: il macaco, pur essendo incosciente, ha aperto gli occhi, ha ripreso a respirare spontaneamente e ha persino mosso spontaneamente braccia e gambe!
Il risveglio di alcune sue facoltà è stato confermato da due tecniche di analisi dell'attività cerebrale (fMRI ed EEG). Una volta tolta la corrente, l'animale è caduto immediatamente in uno stato di sedazione profonda. Il team di Lionel Naccache si sta concentrando su un altro approccio: la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), in cui gli elettrodi di stimolazione cerebrale sono posizionati sul cuoio capelluto - e non all'interno del cervello. Già nel 2014, diversi studi hanno dimostrato che questa tecnica può migliorare la coscienza alterata. Il problema è che non è efficace in tutti i pazienti, né in tutti i tentativi. Dobbiamo selezionare meglio i pazienti che ne possono beneficiare", sottolinea Bertrand Hermann, variando il numero di elettrodi, il loro posizionamento e/o l'intensità della corrente somministrata. "Nel corso di un lavoro pubblicato online nel maggio 2022 e condotto su volontari che stavano facendo un pisolino, il team di Delphine Oudiette ha rilevato l'esistenza di "piccole finestre di reattività all'ambiente" durante il sonno. "Se riuscissimo a identificare queste piccole finestre nelle persone in coma o in stato vegetativo, potremmo immaginare di aumentare la durata di questi fenomeni e potenzialmente ripristinare la coscienza più rapidamente", spiega la ricercatrice.

La famiglia degli psicofarmaci - molecole in grado di agire sul cervello (queste sostanze sono state vietate nel 1971) - comprende vari composti naturali o sintetici, tra cui la psilocibina ricavata dai funghi allucinogeni del genere Psilocybe, la DMT estratta dalla pianta sudamericana chacruna e l'LSD, un composto sintetico. Noti per indurre "esperienze psichedeliche" caratterizzate da distorsioni percettive, che possono arrivare fino alle allucinazioni, "modulano il modo in cui ci rappresentiamo il mondo esterno e il nostro mondo interno, e quindi la nostra consapevolezza di noi stessi e dell'ambiente". Secondo un'ipotesi ancora dibattuta, potrebbero addirittura aumentare la capacità di percepire informazioni e quindi la coscienza.
Come per l'ipnosi, la meditazione e altre terapie incentrate sulla coscienza, l'uso degli psichedelici non è nuovo: alcuni di essi (psilocibina, ayahuasca, ecc.) sono stati utilizzati per migliaia di anni in riti religiosi o mistici in alcune società del Sud America e dell'Africa.
Oggi, le norme relative al loro utilizzo nella ricerca stanno gradualmente cambiando e il campo sta vivendo una rinascita di interesse senza precedenti. Negli ultimi vent'anni, diversi studi hanno indicato che gli psichedelici potrebbero alleviare vari disturbi resistenti al trattamento. Nel 2021, Lucie Berkovitch e i suoi colleghi hanno esaminato i risultati di 25 studi pubblicati tra il 1990 e il 2020, che hanno valutato diversi psichedelici rispetto a diversi disturbi psichiatrici: ansia, depressione, dipendenze, sindromi ansioso-depressive legate alla fine della vita...* Secondo i ricercatori, queste sostanze sono "promettenti, rapidamente efficaci terapeutici". Queste sostanze modulano l'attività e la connettività cerebrale, in particolare nei neuroni piramidali coinvolti nella coscienza. Alla fine del 2021, Luc Mallet e i suoi colleghi hanno iniziato uno studio chiamato Adely LSD, che dovrebbe durare 2 anni e includere almeno 210 pazienti che saranno seguiti per 6 mesi in 8 servizi per le dipendenze della regione dell'Île-de-France. Coordinato da Florence Vorspan, tossicologa di Parigi, questo studio valuterà i possibili benefici dell'LSD contro la dipendenza da alcol.  

Il rapporto Inserm sulla valutazione dell'efficacia della pratica dell'ipnosi, pubblicato nel 2015, sottolinea che dobbiamo essere vigili sulle derive etiche che le tecniche di suggestione possono causare. Nel campo della medicina alternativa, il rischio di aberrazioni settarie è maggiore e questi approcci non sono né regolamentati né standardizzati. Di conseguenza, chiunque può affermare di essere un terapeuta e applicare idee o protocolli di trattamento più o meno fantasiosi. Per ridurre questi pericoli, una soluzione consiste in una rigorosa dimostrazione preventiva della loro efficacia per problemi specifici. L'intensificazione della ricerca sulla coscienza e sulle tecniche per modularla sarà fondamentale, non solo per sollevare il velo sul potenziale - a volte ignorato, a volte sopravvalutato - di questi approcci, ma anche per garantire la sicurezza delle persone in situazioni di vulnerabilità.

Ulteriori ricerche,

Un allucinogeno nella tundra siberiana.  Durante l'estate 2019, nell'ambito della sua tesi di laurea presso il Laboratoire d'anthropologie sociale del Collège de France di Parigi, Amélie Barbier si è recata nell'estremo oriente russo, nel villaggio di Tymlat, per studiare l'uso di un fungo allucinogeno non ancora valutato dalla ricerca, ma utilizzato da secoli in questa regione per curare la mente: il v'apaq, o agarico mosca. "Lì, questo allucinogeno viene ingerito per aumentare le immagini mentali, le esperienze sensoriali, per entrare in relazione con il defunto e per ispirare melodie. Può quindi avere effetti benefici sulle emozioni", osserva l'antropologo. Questo può alleviare l'ansia e migliorare il benessere. Il problema è che in certe dosi questo fungo è neurotossico...   

Ipnosi per il trattamento dei disturbi neurofunzionali?  Alcuni disturbi neurologici, detti funzionali, corrispondono a deficit neurologici (paralisi di un arto, disturbi del linguaggio, della memoria) in assenza di lesioni neuronali osservabili. Ad oggi, non esistono trattamenti efficaci per queste malattie. Questo potrebbe cambiare, grazie al lavoro pubblicato nel marzo 2022 da Esteban MunozMusat e dai suoi colleghi! Dopo aver indotto una sordità transitoria in una donna sana tramite suggestione ipnotica, il team ha analizzato l'attività elettrica del suo cervello utilizzando la tecnica dell'elettroencefalogramma (EEG) ad alta densità. I risultati indicano che la sordità ipnotica è legata a un meccanismo inibitorio innescato consapevolmente dall'individuo, che accetta di seguire le istruzioni dell'induzione ipnotica, e che mobilita una regione cerebrale nota come "corteccia cingolata anteriore". Da qui l'ipotesi che i disturbi neurologici funzionali siano legati a un processo di inibizione autosuggestionato dal paziente; la rimozione di questa inibizione attraverso l'ipnosi potrebbe porre fine al disturbo. Per verificare questa ipotesi, il team si sta preparando a lanciare uno studio su circa 30 pazienti. I risultati saranno disponibili a partire dalla seconda metà del 2023.

Dall'articolo di Kheira Bettayeb Inserm  "La coscienza: modulare per una migliore assistenza".

 _______Libri.
J. Jaynes. La nascita della coscienza nel crollo della mente bicamerale, nuova edizione francese, Éditions Fage, coll. "Particulière", 2021
Stanislas Dehaene. Le Code de la conscience, Odile Jacob, 2014
L. Naccache. Il nuovo inconscio. Freud, il Christophe Colomb delle neuroscienze, Odile Jacob, 2006
F. Shapiro. Trauma Stress, aprile 1989

Differenze tra il buddhismo Mahayana, Hinayana, Theravada, Vajrayana

Uno dei concetti fondamentali del Buddhismo è quello di metta, uno stato di benevolenza e compassione universale verso ogni essere vivente, da mettere in pratica nella vita di ogni giorno, che andrebbe condotta in armonia con l’intero creato.
La pratica in sé stessa, invece, si fonda sull’ottuplice sentiero – il cui obiettivo è un comportamento eticamente corretto in diverse aree della propria vita – presupposto per concentrare la mente e , attraverso la meditazione, raggiungere una nuova visione della realtà ispirata al non attaccamento, alla benevolenza e alla saggezza. .

I termini Hinayana (veicolo minore, veicolo modesto) e Mahayana (veicolo superiore, grande veicolo) apparvero per la prima volta nei Sutra della Prajnaparamita (Sutra della consapevolezza discriminante di vasta portata, Sutra della perfezione della saggezza) approssimativamente nel I-II secolo d.C. Questi sutra erano tra i primi testi del Mahayana e usavano i due termini per sostenere che lo scopo e la profondità dei loro insegnamenti superavano di gran lunga quelli delle precedenti scuole buddhiste.  Dato che alcune delle scuole Hinayana apparvero dopo il Mahayana, non possiamo chiamare l'Hinayana “primo Buddhismo” o “Buddhismo originale” né il Mahayana “tardo Buddhismo.”
Il buddhismo Theravada è l’unica delle antiche scuole buddhiste ad essere sopravvissuta fino ai nostri giorni e il cui canone – l’antico canone pali – ci sia giunto completo. Fino a non molto tempo fa questa scuola era nota in Occidente con il nome più generico di Hinayana – composto di hina  “piccolo”  e yana  “veicolo” – terminologia che designava nel suo insieme ben 18 scuole o correnti differenti. Una du queste, la Dharmaguptaka si diffuse nell'Asia centrale e in Cina dove appaiono anche ordini monastici. Poiché la scuola Theravada si diffuse in Ceylon, Birmania, Thailandia e Cambogia, talvolta è detta anche Scuola Meridionale (anche se come abbiamo visto non è propriamente corretto) , per distinguerla dalla Scuola Settentrionale – o Mahayana o “grande Veicolo”, che si sviluppò in India nei primi secoli dell’era cristiana e fu un grande movimento di monaci e laici, oggi molto diffuso in Cina, Giappone, Corea, Tibet e Mongolia, Nepal, Bhutan (in Indonesia non è più presente). Quindi anche chiamare l'Hinayana “Buddhismo meridionale” e il Mahayana “Buddhismo settentrionale” è inadeguato.


 
Diffusione del Buddhismo Mahayaha e Theravada – da appliedbuddhism.com

Il Theravada è la scuola più vicina al buddhismo originario, pur non identificandosi completamente con esso. Il nome Theravada, più rispettoso e preciso del termine Hinayana, infatti si compone di due parti: thera – “anziani” – e vada – “dottrina”- , da cui  “dottrina degli anziani”.
Nel Theravada l’obiettivo della pratica, rigorosamente monastica, è il raggiungimento della condizione di Arhat secondo gli insegnamenti del Buddha. Un discepolo ha lo scopo di divenire un arhat, cioè colui che ha raggiunto il Nirvana e non rinascerà mai più. Questo stadio, richiede un’esistenza assolutamente rigorosa e di rinuncia del mondo.  Per il Theravada, come per tutte le scuole del buddhismo antico, la morte del Buddha è reale e segna il suo definitivo distacco da questo mondo. Attraverso la morte si raggiunge infatti il Nirvana, l’estinzione della sofferenza, e si sfugge al Samsara, il ciclo delle morti e delle rinascite.
Comunque entrambe le scuole, sia quella Hinayana che quella Mahayana, delineano i sentieri per i praticanti di come raggiungere lo stato purificato di un arhat  o essere liberato ( hinayana)   e  di un bodhisattva, (mahayana) cioè colui che ritarda l’entrata nel Nirvana per aiutare altri nella via della salvezza. Il Mahayana comprende molte e differenti tradizioni che divergono anche sulle specifiche modalità con cui si possa raggiungere questo obiettivo.
Nell’ambito del Mahayana furono composti molti testi che, benché scritti molti secoli dopo la vita terrena del Buddha,  e sono considerati «sutra», cioè discorsi del Buddha stesso. Ad esempio il Sutra del Loto, il corpus chiamato Prajnaparamita o della Perfezione della Saggezza,  ecc.
Per molti secoli le tradizioni Mahayana e Hinayana coesistettero nei vari paesi e talora negli stessi monasteri. Intorno al VII secolo d.C., all’interno del buddismo indiano, si sviluppò la proposta di un terzo «veicolo», il Vajrayana, la via della folgore adamantina o del diamante, che si diffuse in Cina, in Giappone e soprattutto in Tibet e Bhutan, Mongolia. Il Vajrayana ritenne che vi fosse la possibilità di conseguire l’illuminazione qui e ora, in questo corpo e in questa vita e creò una forma di culto più orientata all’esoterismo e molto influenzata dal Tantra, che significa «telaio o trama» e indica varie dottrine e i loro testi di riferimento, di origine indiana.

 L’Hinayana comprende diciotto scuole. Le più importanti sono il Sarvastivada e il Theravada.  Il Sarvastivada era diffuso nell’India settentrionale quando i tibetani iniziarono a viaggiare in quelle aree e il Buddhismo cominciò ad essere trapiantato in Tibet.

C’erano due principali divisioni del Sarvastivada, in base alle loro differenze filosofiche: Vaibhashika e Sautrantika. I sistemi studiati nelle università monastiche indiane come Nalanda e, successivamente, dai mahayanisti tibetani, discendono da queste due scuole. Il lignaggio dei voti monastici seguito in Tibet proviene da un’altra suddivisione del Sarvastivada: il Mulasarvastivada.
C’è una differenza piuttosto significativa tra le presentazioni Hinayana e Mahayana degli arhat e dei bodhisattva. Entrambe concordano sul fatto che gli arhat, o esseri liberati, sono più limitati di quanto lo siano i bodhisattva, o esseri illuminati. Il Mahayana formula questa differenza in termini di due insiemi di oscurazioni: quelle emotive, che impediscono la liberazione, e quelle cognitive, che impediscono l’onniscienza. Gli arhat sono liberi solo dal primo insieme, mentre i bodhisattva sono liberi da entrambi. Questa divisione non si trova nell’Hinayana: è una formulazione puramente Mahayana.

Per ottenere la liberazione o l’illuminazione, l’Hinayana e il Mahayana affermano che è necessaria la cognizione non concettuale della mancanza di un’impossibile “anima”. Tale mancanza è spesso chiamata “mancanza di sé”: anatma in sanscrito – e anatta in pali.
Le scuole Hinayana affermano che la mancanza di un’impossibile “anima” fa soltanto riferimento alle persone, e non a tutti i fenomeni.
Il Mahayana afferma la mancanza di un’impossibile “anima” fa riferimento a tutti i fenomeni, oltre che alle persone. Tale mancanza è chiamata “vacuità”.  All’interno del Mahayana, il Madhyamaka Prasangika afferma che anche gli arhat possiedono tale comprensione. Questo aspetto della vacuità  nelle quattro tradizioni tibetane è spiegato in modi diversi. Alcune affermano che le due vacuità sono uguali altre dichiarano che l’ambito dei fenomeni cui si applica la vacuità dei fenomeni è più limitato per gli arhat di quanto lo sia per i Buddha.  
Inoltre, i bodhisattva si adoperano per diventare insegnanti buddhisti universali; gli shravaka non lo fanno – sebbene ovviamente, in quanto arhat, insegnino ai discepoli. Secondo la scuola Theravada, tuttavia, i  bodhisattva superano gli arhat nell’avere maggiore abilità nei metodi per condurre gli altri alla liberazione, e nell’ampiezza della conduzione dell’attività di insegnamento. Secondo la scuola Vaibhashika i Buddha sono totalmente onniscienti del passato, presente e futuro. Inoltre nella visione del Mahayana, tutto è interconnesso e interdipendente.
L’Hinayana sostiene che il Buddha storico abbia raggiunto l’illuminazione durante la sua vita e che, come un arhat, il suo continuum mentale sia terminato con la morte.  Il  Mahayana sostiene che il Buddha storico abbia ottenuto l'illuminazione in una vita precedente, grazie allo studio con insegnanti buddhisti. Sotto l’albero della bodhi avrebbe dunque semplicemente dato una dimostrazione dell’illuminazione.
Per quanto riguarda i Buddha, un’altra importante differenza è la seguente: soltanto il Mahayana afferma l’esistenza dei tre corpi, di un Buddha mentre l’Hinayana non la sostiene. IAll'interno del buddhismo Mahayana e in particolar modo quello esoterico (Vajrayana), si dice che i Buddha abbiano tre corpi (kaya): il Dharmakaya (Corpo di Verità), il Sambhogakaya (Corpo di Fruizione) e il Nirmanakaya (Corpo di Emanazione).
- Dharmakaya: Esso è la natura stessa dei fenomeni, ossia la loro mancanza di esistenza intrinseca, indipendente, assoluta ecc... viene generalmente rappresentato come la totalità dello spazio o come Buddha Vajradhara di colore blu ed ha un duplice aspetto:
- Il "Corpo di Essenza" (Svabhavikakaya), che rappresenta sia la mancanza di esistenza intrinseca nel flusso mentale di un Buddha (e dal momento che anche la nostra mente manca di esistenza intrinseca e può quindi cambiare e trasformarsi nella mente di un Buddha, possediamo anche noi questo aspetto  ed è ciò che ci permette di diventare appunto dei Buddha), sia l'assenza di oscurazioni nel flusso mentale di un Buddha (questa non è già presente in noi, ma si sviluppa solo quando si diventa dei Buddha e si eliminano le oscurazioni dalla mente).
- Il "Corpo di Gnosi" (Jnanakaya), che è il flusso mentale onnisciente del Buddha (dove per "onniscienza" si intende la capacità di percepire simultaneamente i fenomeni e la loro vacuità di esistenza intrinseca in un unico atto mentale).
L’Hinayana e il Mahayana affermano che gli stadi del progresso verso lo stato purificato, o “bodhi”, di un arhat o di un Buddha comportano lo sviluppo di cinque livelli di mente-sentiero – i cosiddetti “cinque sentieri”. Essi sono i seguenti:1- una mente-sentiero che accumula, o sentiero dell’accumulazione; 2- una mente-sentiero che si applica, o sentiero della preparazione; 3- una mente-sentiero che vede, o sentiero della visione; 4- una mente-sentiero che si abitua, o sentiero della meditazione; 5- un sentiero che non richiede ulteriore addestramento, o sentiero del non-più-apprendimento. Quando gli shravaka e i bodhisattva raggiungono una mente-sentiero che vede, entrambi diventano degli arya, ossia esseri altamente realizzati. Entrambi hanno una cognizione non concettuale dei sedici aspetti delle quattro nobili verità.

L’Hinayana non fornisce una spiegazione esauriente delle menti-sentiero del bodhisattva. Il Mahayana, tuttavia, spiega che il percorso di un arya bodhisattva verso l’illuminazione implica il progresso attraverso lo sviluppo di dieci livelli di mente-bhumi, ed essi non appartengono al sentiero degli shravaka.
L’Hinayana e il Mahayana concordano sul fatto che il sentiero del bodhisattva verso l’illuminazione richieda più tempo, per essere percorso, rispetto a quello dello shravaka verso lo stato di arhat.  Soltanto il Mahayana, tuttavia, parla dell’accumulazione di meriti per arrivare all’illuminazione - per tre immensi eoni.  Gli shravaka, invece, possono raggiungere lo stato di arhat solo in tre vite. Nella prima, uno shravaka diventa colui che è entrato nella corrente; nella seconda vita, diventa colui che torna una volta; nella terza vita, diventa colui che non ritorna, raggiunge la liberazione, e diventa un arhat.  
Gli arhat, tuttavia, hanno la possibilità di aiutare gli altri in misura più limitata di quanto possano fare i bodhisattva. Entrambi, in ogni caso, possono aiutare soltanto chi ha il karma adeguato e è predisposto a ricevere il loro aiuto.
Il Mahayana afferma che in questo “eone fortunato” esistono mille Buddha che daranno inizio alle religioni universali, e sostiene che in altre epoche del mondo ci sono stati, e ci saranno, molti altri Buddha. Il Mahayana afferma anche che tutti possono diventare dei Buddha, perché tutti possiedono i fattori della natura di Buddha che permettono tale conseguimento. L’Hinayana non affronta il tema della natura di Buddha, comunque il Theravada afferma che ci saranno innumerevoli Buddha anche in futuro – incluso Maitreya, che sarà il prossimo – e che chiunque può diventare un Buddha, se pratica i dieci atteggiamenti lungimiranti.

l Mahayana afferma che i dieci atteggiamenti lungimiranti sono praticati solo dai bodhisattva, e non dagli shravaka; mentre  secondo il Theravada, sia i bodhisattva che gli shravaka praticano i dieci atteggiamenti lungimiranti.  Anche l’elenco dei dieci atteggiamenti lungimiranti differisce leggermente tra il Theravada e il Mahayana. La lista Mahayana è la seguente:

•    Generosità   •    Autodisciplina etica
•    Pazienza
•    Perseveranza
•    Stabilità mentale (concentrazione)
•    Consapevolezza discriminante (saggezza)
•    Mezzi abili
•    Preghiera d’aspirazione
•    Rafforzamento
•    Profonda consapevolezza.

La lista Theravada omette i seguenti atteggiamenti: stabilità mentale, mezzi abili, preghiera d’aspirazione, rafforzamento e profonda consapevolezza. Aggiunge, al loro posto, i seguenti:
•    Rinuncia
•    Fedeltà alla propria parola
•    Risoluzione
•    Amore
•    Equanimità.

Sia l’Hinayana che il Mahayana insegnano la pratica dei quattro atteggiamenti incommensurabili di: amore, compassione, gioia ed equanimità. Entrambi i veicoli definiscono l’amore come il desiderio che gli altri possiedano la felicità e che siano liberi dalla sofferenza e dalle cause della sofferenza.  L’Hinayana inizia con il dirigere l’amore verso chi già amiamo, e quindi con l’estenderlo, a tappe, a uno spettro di altri esseri via via sempre più ampio.

Le definizioni di gioia incommensurabile ed equanimità sono diverse nell’Hinayana e nel Mahayana. Nell’Hinayana, la gioia incommensurabile si riferisce al rallegrarsi per la felicità degli altri, senza alcuna invidia e desiderando che essa aumenti. Nel Mahayana, la gioia incommensurabile è il desiderio che gli altri godano della gioia dell’illuminazione, che è senza fine.
L’equanimità è lo stato mentale che è privo di attaccamento, repulsione e indifferenza. Nel Theravada, l’equanimità è diretta verso il risultato del nostro amore, della nostra compassione e della nostra gioia. L’esito dei nostri tentativi di aiutare gli altri dipende in realtà dal loro karma e dai loro sforzi. Nel Mahayana, l’equanimità incommensurabile implica il desiderare che tutti gli altri siano liberi da attaccamento, repulsione e indifferenza, perché tali emozioni e atteggiamenti disturbanti li portano a soffrire.
Sebbene nessuna delle scuole Hinayana parli della vacuità di tutti i fenomeni, esse affermano che, per ottenere la liberazione, è importante comprendere non solo concettualmente i veri fenomeni più profondi. Qui la trattazione si avvicina a quella del Mahayana.  ----  Gli insegnamenti possono essere esposti in una grande varietà di forme, adattati ad ogni tipo di mente e ad ogni stadio di sviluppo spirituale. Secondo la dottrina Mahayana, l’Illuminazione può essere raggiunta da qualsiasi essere senziente, accessibile sia al personale monastico che ai laici.  I testi fondamentali (canoni) sono rimasti inaccessibili per lungo tempo a gran parte della popolazione. Tra i testi mahayanici più antichi troviamo i seguenti Sutra:

  •     Perfezione della Conoscenza
  •     Il Diamante
  •     Il Cuore
  •     Il Loto del Vero Dharma
  •     La Ghirlanda del Buddha

Per tale motivo il Buddhismo Vajrayana (Veicolo adamantino o del Diamante) è anche chiamato Tantrayana ("Veicolo dei Tantra").  Il Vajrayana condivide le premesse filosofiche del Mahayana; si sviluppò in India nel corso VI-VII secolo d.C. ed  è costituito dai Tantra, testi sacri caratterizzati da un mix d’insegnamenti indiani spirituali ed esoterici.  A differenza della scuola Mahayana, nella quale l’illuminazione poteva essere raggiunta esclusivamente grazie ad una vita di “perfezionamento continuo”, la dottrina Vajrayana utilizza anche tecniche tantriche  di purificazione a livello fisico ed energetico che consentirebbero il raggiungimento dell’illuminazione attraverso una via più rapida. Il Buddismo Vajrayana è particolarmente diffuso in Tibet, Mongolia, Bhutan e Giappone (Scuola di Shingon).  Il termine "Vajrayāna" nelle lingue estremo orientali indica gli insegnamenti "segreti" o esoterici e questo tipo di buddhismo è anche chiamato Mantrayāna ("Veicolo dei Mantra segreti").  Il termine sanscrito vajra (lett. diamante o folgore) indica l'infrangibilità, l'immutabilità e l'autenticità della Verità ultima. Corrisponde anche alla vacuità e quindi alla vera essenza di tutti gli esseri e dell'intera realtà. La trasparenza del diamante indica anche che la mente illuminata è "chiara", "limpida" e vuota (trasparente). Le tradizioni indiana e tibetana lo indicano come terzo veicolo, considerandolo come uno sviluppo del Mahāyāna.

-------  Dal sito   https://studybuddhism.com/it/studi-avanzati/abhidharma-e-i-sistemi-di-principi/confronti-tra-tradizioni-buddhiste/hinayana-e-mahayana-a-confronto

Il racconto indiano sull'eliminazione dell'ego

Un istruttivo, quanto emblematico racconto indiano. Un bodhisattva ebbe l’infelice idea di spiegare ad un feroce e spietato serpente, che terrorizzava gli abitanti di un villaggio, i principi nonviolenti e compassionevoli del Buddismo.

Quale fu lo stupore del bodhisattva quando, appena un anno dopo, lo incontrò di nuovo. Irriconoscibile, pieno di graffi, tagli, segnato dalle percosse … Il sant’uomo, sbigottito, gli chiese cosa fosse accaduto. Il serpente rispose che dal momento stesso in cui aveva rinunciato alla sua natura ed era divenuto buono aveva perso il rispetto di tutti, nessuno lo temeva e chiunque, bambini compresi, lo malmenavano e lo prendevano a bastonate senza il benché minimo rimorso.


A quel punto il bodhisattva strizzò gli occhi perplesso e si rese conto di non esser riuscito a spiegare bene la “retta condotta” di vita. Rincuorò il serpente puntualizzando che per rinunciare agli sconsiderati appigli dell’ego, ai suoi attaccamenti, nonché all’illusione di un intramontabile sé, non avrebbe dovuto affatto annullare la sua vera natura ed immolarsi. Gli spiegò che, semmai, il miglior sacrificio sarebbe stato quello di perseguire l’equilibrio. E che l’atteggiamento eccessivamente bonario – l’esporsi, cioè, alla gogna – sarebbe equivalso solo a risvegliare le tendenze negative già presenti, quantunque assopite, negli altri. Il feroce serpente si guardò intorno. Aveva afferrato la lezione. Compassione non implica necessariamente il dover subire, sempre e comunque, ad oltranza. Benevolenza non comporta l’esser costretti a sopportare i peggiori soprusi. Amorevolezza non richiede, inevitabilmente, il proprio sacrificio. Su la testa, si disse: “Ammonirò chi tenterà di colpirmi  spiegandogli, senza tentennamenti, a quali pericoli incorre … rinuncerò agli estremismi, ma verità e fermezza saranno le mie nuove guide”!
 
___ Commento.
La sottomissione eccessiva, ben lungi dal risolvere alcunché, alimenta solo l’altrui protervia. Non è affatto indice d’alta spiritualità, bensì di straordinaria viltà. Tuttavia la vera fermezza nasce soprattutto dall’aver conseguito la pace ed eliminato i conflitti interiori.

Articolo di di Franco Megali  dal sito https://www.meditare.it/wp/racconti/il-serpente-buddista/

Pratica guidata di yoga nidra.

Nidra significa sonno, ma un sonno particolare. Tutti i sensi sono assopiti tranne l'udito, per seguire le istruzioni. Dal libro Yoga nidra di Swami Satyananda che era un discepolo di Sivananda Saraswati, il fondatore della Divine Life Society.  Swami Satyananda ha fondato la Bihar School of Yoga nel 1964.

Pratica guidata di yoga nidra.  Sdraiati su un tappetino, Si parte dalla posizione shavasana: distesi con la schiena sul pavimento, la testa in linea con la colonna, le gambe leggermente divaricate, le punte dei piedi verso l'esterno, il mento vicino allo sterno, le braccia lungo il corpo, palmi delle mani verso l'alto. Ci focalizziamo sul respiro, che calmandosi, calmerà anche la nostra mente, rilassiamo il nostro corpo lasciando andare tutte le tensioni.  Pensiamo ad un nostro proposito, qualcosa che vorremmo realizzare, creiamo una breve frase per questa intenzione e la ripetiamo per tre volte nella nostra mente.  Iniziamo la pratica di yoga nidra, il respiro entra nelle narici e piano piano ci rilassiamo, ci calmiamo, la mente focalizzata sul respiro.  

Adesso vi nominerò alcune parti del vostro corpo, cercherete di diventarne consapevoli e cercherete di rilassarle, spostando l'attenzione da una parte all'altra del corpo.  

Iniziamo con la parte destra del corpo, con la mano destra,  pollice, indice, medio, anulare, mignolo, palmo della mano destra, dorso della mano destra, polso, avambraccio, gomito, braccio, spalla destra, ascella destra, fianco destro, petto, parte destra del torace, fianco destro, anca destra, gluteo, coscia destra, ginocchio destro, polpaccio, caviglia, collo del piede, tallone, pianta del piede destro, alluce, secondo dito, terzo dito, quarto dito, quinto dito; 

Passiamo alla parte sinistra del corpo, alla mano sinistra, pollice della mano sinistra, indice, medio, anulare, mignolo, palmo della mano sinistra, dorso della mano, polso, avambraccio, gomito, braccio, spalla sinistra, ascella, parte sinistra del petto, fianco, anca sinistra, gluteo, coscia sinistra, ginocchio, polpaccio, caviglia, collo del piede, tallone, pianta del piede sinistro, alluce, secondo dito, terzo dito, quarto dito, quinto dito..

Adesso la parte posteriore della schiena, parte posteriore del collo, nuca, parte superiore della testa, fronte, occhio destro, occhio sinistro, guancia destra e sinistra, narice destra e sinistra, labbro superiore e inferiore, mento, collo, tutto il viso assieme, tutta la testa assieme, tutta la parte frontale del corpo assieme, tutta la parte posteriore del corpo assieme, tutto il corpo assieme, tutto il corpo assieme.

Manteniamo il nostro udito attivo, e la mente presente nella meditazione e continuiamo con la visualizzazione dei simboli dei chakra. Quando la nostra coscienza è concentrata sul chakra e tocca il punto giusto il chakra viene rivitalizzato. Cominciamo con la base della colonna,  muladhara chakra, l'elemento terra, il simbolo è un triangolo rosso con il vertice verso il basso, visualizziamo un rosso intenso,  poi passiamo a svadhishthana il cui elemento è l'acqua, visualizzare delle onde del mare, visualizziamo il colore arancione, poi manipura, l'elemento è il fuoco,  il colore è il giallo della luce, visualizziamo un girasole e ci focalizziamo sui suoi petali gialli,  concentriamo ora sull’anahata,  il chakra del cuore, elemento aria, immaginiamo una fiamma di una piccola lampada che riempie lo spazio di una luce calda ed intensa, visualizziamo questa luce, di colore verde, simbolo di questo chakra, risaliamo su vishuddi il chakra della gola, elemento etere,  di colore di colore blù, azzurro, il simbolo è costituito da gocce fredde di nettare, ci concentriamo su questa immagine, risalendo arriviamo all’ajna chakra la sede dell'intuizione, una luna crescente di notte, ci soffermiamo sullo spazio tra le nostre sopracciglia, il colore è l'indaco, adesso andiamo verso il settimo chakra, sahasrara, elemento luce, include tutti i colori ma il colore predominante è il viola, lo visualizziamo come un braciere, un fuoco che brucia intensamente…    

Riprendiamo il respiro, e con esso la consapevolezza del nostro corpo, richiamiamo alla mente il nostro proposito, la nostra intenzione, lo ripetiamo per tre volte nella nostra mente, e prendiamo coscienza del nostro corpo fisico. Iniziamo con piccoli movimenti delle dita dei piedi e delle mani, poi portiamo consapevolezza sugli arti superiori e inferiori, portiamo le braccia oltre la testa, ci giriamo dal lato sinistro, per risalire, e ci portiamo seduti, portiamo le mani unite davanti al cuore, riapriamo gli occhi e pronunciamo Namaste.          Vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=WHNnEBMWdXU

giovedì 26 gennaio 2023

Méditation, hypnose... se soigner par la conscience

 Méditation, hypnose... se soigner par la conscience – Webconférence du 26 janvier 2023
Intervenants:
   - Antoine Lutz, neuroscientifique, Centre de recherche en neurosciences de Lyon (unité 1028 Inserm/CNRS/Université Claude Bernard Lyon 1)
   - Gaël Chételat, neuroscientifique, laboratoire Physiopathologie et imagerie des maladies neurologiques (unité 1237 Inserm/Université de Caen Normandie)
    -  Marie-Elisabeth Faymonville, médecin-anesthésiste-réanimateur, responsable du Centre de la douleur CHU de Liège, pionnière en Europe de l’hypnose à l’hôpital
      - Dominique Frau, pratiquante de méditation.  Une conférence animée par Elodie Barakat, journaliste sciences et santé.

https://www.inserm.fr/actualite/webconference-meditation-hypnose-se-soigner-par-la-conscience/ 

https://www.association-mindfulness.org/    L' ADM est l'Association pour le Développement de la Mindfulness. Fondée en 2009, l'ADM a pour mission de diffuser et de promouvoir auprès du grand public toute action en lien avec la pleine conscience. L'ADM propose un annuaire professionnel des instructeurs MBSR et MBCT intervenants dans les 3 pays francomphones européens ( Belgique, France et Suisse). Elle organise les formations qualifiantes à l'instruction des programmes MBSR et MBCT. Elle propose aussi régulièrement des retraites dirigées pars des enseignants seniors de renommée internationale.

domenica 22 gennaio 2023

Pour une vie reussite - Arnaud Desjardins

Frasi prese dal libro Pour une vie reussite - di Arnaud Desjardins.  Questo libro è un omaggio al suo maestro  swami Prajnanpad..

Arnaud Desjardins (1925-2011) ha sempre cercato la conoscenza, 10 anni di lavoro sul Sè con i gruppi di Gurdjeff, 15 anni di viaggi in Asia a studiare con maestri indiani e tibetani, zen, sufi senza mai rinnegare la sua fede cristiana. 

Noi siamo più pronti ad abbandonare questa terra se noi abbiamo approfittato del nutrimento terrestre, una morte riuscita è il coronamento di una vita riuscita, che è una vita felice, completa che deriva più da ciò che siamo che da ciò che abbiamo. Spesso le nostre frustazioni profonde, latenti o manifeste, derivano da fallimenti amorosi, dalla nostra incapacita di dare e ricevere amore. Forse anche per questo Thich Nhat Hanh ha inventato la meditazione dell’abbraccio che è una combinazione di Oriente e di Occidente. Praticarla significa abbracciare sul serio la persona che state abbracciando, significa rendere molto reale la persona che avete fra le braccia: non è un abbraccio di convenienza, tanto per salvare le apparenze, una manata sulla spalla dell’altro per fare finta di esserci, ma è respirare consapevolmente e abbracciare l’altro con tutto il corpo, con tutto lo spirito, con tutto il cuore. La meditazione dell’abbraccio è una pratica di consapevolezza. «Inspirando, so che questa persona cara è viva fra le mie braccia. Espirando, mi è tanto preziosa». Se respirate profondamente in questo modo, tenendo fra le braccia la persona a cui volete bene, l’energia della cura, dell’amore e della consapevolezza penetrerà in lei e la nutrirà e la farà rifiorire.

Se il mentale degli esseri umani è complesso, complicato a volte, la vita è semplice, L'amore in tutte le sue manifestazioni, è la legge fondamentale, la legge universale, a cui nemmeno i monaci o monache sfuggono.  La scelta è semplice o una vita amorosa riuscita, o un'ascesi vivificante (un distacco totale dal mondo) o la nevrosi. Leggere non ci impedisce di parlare di vita riuscita. Molte persone interessate alle dottrine esoteriche o a percorsi spirituali, aspirano alla realizzazione e ad elevati stati di coscienza, dimenticando che è la normalità che gli manca. Meglio amare; E' la semplicità di una vita di coppia riuscita che fa una vita riuscita. L'appagamento sentimentale riguarda soprattutto l'essere umano nella sua totalità: corpo, testa e cuore. Un essere umano chiamato a ricevere, e dare e a trascendere tutte le dualità.

Arnaud incontra swami Prajnanpad, nel 1965, era già stato diverse volte in India a partire dal 1959, in Tibet dal 1964 dove aveva incontrato uno dei suoi maestri Ma Anandamayi, e da 16 anni praticava yoga, aveva letto libri di René Guenon (uno scrittore, filosofo, esoterista, intellettuale francese convertitosi all'Islam) . Quando arrivò al suo ashram si aspettava una iniziazione e un mantra, che erano gli elementi importanti utilizzati da un maestro per riconoscere un discepolo. Ma visto che questo non avvenne gli chiese una formula o una frase che riassumesse il suo insegnamento. Prima che Arnaud Desjardin lasciò l'ashram swami Prajnanpad gli disse "Be happy, Arnaud" ossia "Siate felice, Arnaud". Desjardin in quel momento della sua vita non era particolarmente scontento, la sua vita professionale andava bene, era appassionato dei lunghi viaggi in Asia per girare dei film, ma la frase lo fece piangere, sopraffatto dall'emozione nel constatare a che punto, fondamentalmente, era incapace di essere felice.  Non aveva mai pensato ad una vita spirituale così semplice e diretta. Aveva aspirato a raggiungere stati superiori di coscienza, il samadhi, ed era arrivato ad avere delle straordinarie ma brevi esperienze con il suo maestro Anandamayi.  Per la prima volta era presente a se stesso, cosciente, e a quella frase inattesa, per la prima volta, prese bruscamente coscienza che non era felice, e che era stato incapace di esserlo veramente fino a quel momento. Adesso aveva capito quale era il vero scopo della spiritualità ed era così talmente semplice: "Essere felici!"  E' il più terribile di tutti i comandamenti.  Un bambino veramente ben educato sarà un bambino felice. Fino a quel momento aveva pensato che una persona che si dedicava alla spiritualità doveva cercare di essere vigilante, di meditare,  di unificare le sue diverse tendenze, le sue energie latenti. 

Lo swami aveva capito che Arnaud era infelice. In effetti tutto quello che lo faceva felice in quel periodo erano i film che girava in Oriente e la sicura situazione economica. Si trattava di una felicità fragile e vulnerabile, che poteva essere minacciata da qualsiasi evento imprevisto.  "Be happy!" da quel giorno è diventato lo scopo dell'esistenza di Arnaud Desjardins, Fino a quel momento aveva cercato di sfuggire a quelle riflessioni dicendosi che non era uno scopo abbastanza elevato. Era preso dalla paura dallo stereotipo dell'imbecille felice.  E' impossibile intraprendere una via spirituale eludendo questa domanda. La ricerca della felicità e del benessere oggi è inflazionata ed è proposta in tutte le salse, e sembra quasi impossibile essere intelligenti e felici.  Ma c'è un'enorme differenza tra il volatile attimo di benessere e la felicità profonda e radicata. La verità è che l'ego è incapace di essere felice. L'ego vuole essere saggio, meditare, avere esperienze trascendentali, vuole arrivare ad un obiettivo anche nel campo della spiritualità. Essere felici non può essere capito dall'ego. Dobbiamo disfarci del nostro ego. Questo è il primo passo per avere una benessere stabile ed una felicità imperturbabile di fronte agli eventi della vita.

Arnaud Desjardins

"Un giorno a una domanda sulla morte mi si è presentata spontaneamente questa risposta: “Tu non hai paura della morte, hai paura della vita”. Ho riflettuto e mi è apparso con certezza quanto quella risposta fosse vera: la paura della morte è tanto più grande quanto più non si è osato vivere. Se davvero non avrete più paura della vita non potrete più avere paura della morte perché avrete scoperto in voi stessi cos’è veramente la Vita, non la vostra vita ma la Vita unica e universale che ci anima, e quindi vi apparirà evidente che quella vita è indipendente dalla nascita e dalla morte".  Gianfranco Bertagni..

Osate vivere.  Dal libro “L’Audacia di Vivere” di Arnaud Desjardins.

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/osatevivere.htm

Arnaud Desjardins (1925-2011)  era un autore francese. È stato produttore all'Office de Radiodiffusion Télévision Française dal 1952 al 1974 ed è stato uno dei primi praticanti di alto profilo della spiritualità orientale in Francia.    

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/guarireego.htm

The Message Of The Tibetans (Part I + II). A Film by Arnaud Desjardins. vedi: https://www.youtube.com/watch?v=wO_O8sOtNHs

Etre Un Avec Ce Qui Est - Arnaud Desjardin
https://www.youtube.com/watch?v=PDTeHWukdnU

L'accettazione e il mentale secondo Arnaud Desjardins (da un seminario di Gianfranco Bertagni)
https://www.youtube.com/watch?v=UG0IkTpT5To

 "Dans la filiation de mon maître, Arnaud Desjardins 1 - 2"    Éric Edelmann répond aux questions de Gilles Farcet sur ce qui l’anime dans son activité de transmission à Mangalam, l’ashram d’Arnaud Desjardins au Québec. Il nous donne un témoignage personnel de la relation de cœur à cœur à son maître, restée toujours aussi vivante après son départ en 2011. Il aborde les thèmes de la confiance et de la peur, de la liberté et de l’éveil, de l’autonomie et de la dépendance : les grands incontournables de tout lien avec un authentique ami spirituel.  

https://www.youtube.com/watch?v=DuhPrYksGuc
https://youtu.be/d697cwtPhnM

 

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...