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venerdì 6 maggio 2022

Addio a Thich Nhat Hanh, il padre della Mindfulness.

L'articolo "Addio a Thich Nhat Hanh, il padre della Mindfulness" è stato pubblicato sulla FAO Gazette di marzo 2022. Thich Nhat Hanh (1926-2022), morto recentemente, è stato uno dei leader spirituali più influenti del nostro tempo. Era il monaco buddista zen più conosciuto al mondo e il fondatore della Mindfulness.   Il maestro Zen era anche uno scrittore e un poeta.  Ha creato diverse comunità in Europa.
Vedi il sito web: plumvillage.org/gratitude-for-thich-nhat-hanh

Tutta la sua vita è segnata da compassione, umiltà, creatività, profondità di pensiero e amore per tutti gli esseri.  All'età di sedici anni Thich Nhat Hanh fu ordinato monaco buddista Rinzai (una scuola Zen) in Vietnam e da allora promuove il Dharma, cioè l'insegnamento del Buddha, come mezzo per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società.  Nel 1964, durante la guerra del Vietnam, fondò un movimento di resistenza non violenta chiamato "Piccoli Corpi di Pace": gruppi di persone e monaci che andavano nelle campagne per aiutare a ricostruire villaggi, ospedali, scuole e tutto ciò che era stato distrutto dalla guerra.

Nel 1967, Thich Nhat Hanh incontrò Martin Luther King, che lo nominò per il premio Nobel per la pace a causa della sua posizione pubblica contro la guerra in Vietnam. Ha guidato la delegazione buddista per la pace, che ha partecipato ai colloqui di pace di Parigi.   Il suo pacifismo non fu ben visto dal governo vietnamita e alla fine del conflitto fu costretto all'esilio in Francia perché accusato di non sostenere i vietcong (solo nel 2005 poté tornare per la prima volta in patria).  Nel 1982 ha fondato "Plum Village" in Francia, una comunità di monaci e laici vicino a Bordeaux, dove ha vissuto fino al suo definitivo ritorno in Vietnam nel 2018. Dopo aver subito un ictus nel 2014, ha interrotto la sua prolifica attività di insegnamento.

Thich Nhat Hanh è noto per aver "reso popolare" la meditazione Zen, Egli insegna la pratica della mindfulness utilizzando testi del Canone Pali; il suo insegnamento è pienamente inserito nel flusso della tradizione Zen "Rinzai" ed è reso più facile da comprendere dagli occidentali riducendo al minimo il formalismo rituale.  Invece di usare i koan - frasi enigmatiche che i maestri danno ai loro studenti per suscitare il loro risveglio - Thich Nhat Hanh ricorre alle metafore. Non fa proselitismo; le persone possono assistere agli insegnamenti quando vogliono e sono sempre benvenute nel "Sangha", la comunità dei praticanti.   Sostiene che è sbagliato abbandonare la propria religione per abbracciare il buddismo.

Thich Nhat Hanh propone un'etica e un insegnamento universali, volti a superare la visione di noi stessi come entità separate dalle altre persone e dal resto della realtà, che è fonte di enorme sofferenza, sia a livello individuale che collettivo.
Dai precetti buddisti, ha preso gli "Allenamenti alla Coscienza", un insieme di principi etici universali, da proporre all'umanità come comunità e non a un particolare gruppo spirituale. Uno dei temi affrontati, e che l'umanità come comunità deve affrontare, è il degrado ambientale e il riscaldamento globale.
Thích Nhất Hạnh è stato spesso descritto come un uomo in totale pace con se stesso e con gli altri. La sua saggezza e le sue parole sono state una fonte di calore e sostegno per molte persone in tutto il mondo. Attraverso i suoi libri e le sue poesie, ha anche offerto numerose lezioni di vita sul significato dell'esistenza, l'apprezzamento del proprio percorso di vita e come essere felici.   I suoi numerosi libri sono stati tradotti in molte lingue.  Thích Nhất Hạnh diceva spesso: "Il Nirvana è la liberazione da tutte le idee e opinioni: Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza".
 Il seguente messaggio di Thich Nhat Hanh è veramente appropriato per questi tempi bui, dominati dalla follia, dalla paura e dalla divisione:
Qualcuno mi ha chiesto: "Non sei preoccupato per lo stato del mondo?" Mi sono permesso di respirare e poi ho detto: "La cosa più importante è non permettere alla tua ansia per quello che sta succedendo nel mondo di riempire il tuo cuore. Se il tuo cuore è pieno di ansia, ti ammalerai e non sarai in grado di aiutare".
"Ci sono guerre - grandi e piccole - in molti luoghi, e questo può farci perdere la pace. L'ansia è la malattia della nostra epoca. Ci preoccupiamo di noi stessi, della nostra famiglia, dei nostri amici, del nostro lavoro e dello stato del mondo. Se permettiamo alla preoccupazione di riempire il nostro cuore, prima o poi ci ammaleremo".
"Tutto ciò che rimane della pratica è una pace ben radicata".

Vedi altri articoli su Thich Nhat Hanh https://maramici.blogspot.com/search?q=Thich+Nhat+Hanh

venerdì 29 marzo 2024

Riassunto del libro Thich Nhat Hanh. Un sentiero tra le stelle

Estratto del libro Thich Nhat Hanh. Un sentiero tra le stelle. Autori: Roberto Fantini e Cesare Maramici.

Il monaco zen vietnamita Thich Nath Hanh (1926 - 2022), uno dei maggiori esponenti del pensiero buddhista contemporaneo, rappresenta uno di quei rari straordinari Maestri di Saggezza capaci di illuminare, con il proprio insegnamento e con il proprio impegno di vita, un’intera epoca, seminando un messaggio di Amore, Gioia e Compassione, rivolto a credenti e non credenti, in vista di un mondo rifondato sui valori della Consapevolezza, del Dialogo, della Nonviolenza e della Pace. Nel periodo presente, così denso di incognite oltremodo inquietanti e angoscianti, entrare in contatto con il messaggio di questo grande mistico potrà certamente costituire un messaggio di speranza. Con questo libro, seppur in maniera sintetica ed essenziale, si è tentato di presentare la ricchezza filosofica e la forte valenza pedagogica e terapeutica del suo pensiero.

Tra la fine del 1946 e il 1954, Thich Nhat Hanh assistette alla tragedia della guerra d’Indocina, poi divenuta, con l’intervento statunitense, guerra del Vietnam negli anni '60. Thich Nhat Hanh ha presto concepito una forma di buddhismo impegnato che potesse rispondere concretamente alle esigenze della società, dando vita al movimento di resistenza nonviolenta dei "Piccoli Corpi di Pace": gruppi di laici e monaci che si prodigavano per ricostruire i villaggi bombardati e tutto ciò che era stato distrutto dalla guerra. 

Si reca negli Stati Uniti e in Europa per sostenere la causa della pace e per chiedere la fine delle ostilità in Vietnam. E’ durante questo viaggio che incontra Martin Luther King, che, nel 1967, lo propone  come candidato al Premio Nobel per la Pace, definendolo “un apostolo della pace e della non violenza” e sostenendo che “le sue idee per la pace, se applicate, costruirebbero un monumento all’ecumenismo, alla fratellanza mondiale, all’umanità”.  

Nel 1975, Thay pubblica il libro Il miracolo della presenza mentale. Come ebbe a dire Jon Kabat-Zinn, è stato “il primo libro che abbia portato all’attenzione di un ampio pubblico di lettori l’argomento della consapevolezza. Ha aperto nuovi orizzonti nella scena della meditazione della fine degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, portando la pratica fuori dalla sala di meditazione e mostrando in che modo la consapevolezza potesse trovare applicazione nella vita di tutti i giorni”. 

Nello stesso anno (1975), fonda la Comunità Sweet Potato (“Patata dolce”), vicino a Parigi, che, nel 1982, viene trasferita in una proprietà molto più ampia, il Plum Village (vicino a Bordeaux in Dordogna). Nel 2008, fonda Wake Up (“Svegliati!”), un movimento mondiale seguito da migliaia di giovani che si impegnano in pratiche di vita consapevole, e  lancia a livello internazionale un programma di formazione per insegnanti, le Wake Up Schools.  All'età di 80 anni dichiara: “Nel buddhismo vediamo che l’insegnamento si compie non solo parlando, ma anche vivendo la propria vita. La tua vita è ciò che insegni, è il messaggio che trasmetti”

In seguito all’ictus subito nel 2014, smette l'insegnamento diretto, anche se come lui stesso dice "Anche con l'esempio si può insegnare".  Oltre centomila praticanti hanno ricevuto i “Cinque Addestramenti alla Consapevolezza” al Plum Village.  

La pratica della consapevolezza è un “importante agente di trasformazione e di guarigione”, che può consentirci di smettere di essere vittime della distrazione, interrompendo di cercare “la felicità in qualche altro posto, ignorando e distruggendo i preziosi elementi di felicità che sono già presenti dentro di noi e intorno a noi.” La consapevolezza ci permette di cessare di innaffiare i “semi di infelicità” presenti in noi, spingendoci ad innaffiare, invece, con premurosa cura, “i semi della pace, della gioia e della felicità.

 Thich Nhat Hanh è noto per essere il padre della meditazione consapevole o  mindfulness, il suo insegnamento, pur restando pienamente inserito nel flusso della tradizione zen,  è volto a ridurre al minimo il formalismo rituale, favorendone, in tal modo, la comprensione da parte degli occidentali. Invece di usare i koan - interrogativi enigmatici che i maestri sottopongono ai loro studenti per stimolarne il risveglio – Thich Nhat Hanh ricorre alle metafore. Non cerca di fare proselitismo; chiunque ha la possibilità di assistere agli insegnamenti e chiunque è benvenuto nel "Sangha", la comunità dei praticanti.

The Miracle of Mindfulness, pubblicato nel 1975 (poi tradotto in italiano con il titolo Il miracolo della presenza mentale), presentava nuove pratiche meditative da lui sviluppate.  La “meditazione non deve essere intesa come evasione, ma come un incontro sereno con la realtà”, un modo di scoprire come vivere pienamente il momento presente: "Non lasciare che la mente divaghi nei ricordi del passato o nelle aspettative del futuro".

Tra gli insegnamenti chiave di Thich Nhat Hanh troviamo la consapevolezza del respiro e la camminata meditativa. Camminare in meditazione significa essere consapevoli ad ogni passo del contatto dei nostri piedi con il terreno e sincronizzare i passi al ritmo del nostro respiro: “Percependo la Terra come un bodhisattva cammineremo sul pianeta con lo stesso rispetto che avremmo nel camminare in un edificio di culto o in qualsiasi spazio sacro.”   

Punto chiave del suo insegnamento è la compassione che si estende anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, incoraggiandoci a coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.  Thay ci invita a vedere come siamo tutti interconnessi e come le nostre azioni influenzino continuamente il mondo intorno a noi.  E’  fortemente orientato al non dualismo, e si propone di superare quella visione di noi stessi come entità separate dalle altre persone e dal resto della realtà che è fonte di enorme sofferenza, sia individuale che collettiva. Tutti i fenomeni dell’intero universo saranno quindi da osservare e da intendere alla luce dell’interdipendenza: “Niente può esistere di per sé.”

Il maestro vietnamita puntualizza che il meditante non dovrebbe mai  limitarsi a praticare soltanto per veder sorgere nella propria mente i cosiddetti “Quattro incommensurabili stati mentali” (amore, compassione, gioia ed equanimità), ma anche per far sì che essi penetrino nel mondo, per mezzo di parole e azioni.  Un altro punto cardine del suo insegnamento è che la pace interiore e la felicità sono disponibili solo nel presente. Una delle sue frasi più note è : "La presenza mentale aiuta a vivere in profondità ogni momento della vita".  Siamo chiamati a trasformare il momento presente nel “momento più meraviglioso” e possiamo riuscirci a condizione di imparare a fermare la nostra sciocca corsa verso il futuro e smettendo di torturarci per il passato.  E lo sviluppo della consapevolezza in quanto “nostra luce interiore” sarà facilitato dalla pratica della meditazione. Il nirvana - ci dice - è la liberazione da tutte le idee e le opinioni: “Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza”.  

Secondo Thich Nhat Hanh, la mindfulness buddhista è sempre socialmente impegnata, concentrata sul rimedio alle cause della sofferenza e dell'oppressione del mondo. E poiché i suoi obiettivi sono alleviare la sofferenza collettiva attraverso la riduzione dell'avidità, dell'odio e dell'illusione, la mindfulness buddhista può servire come pratica di sostegno per un sistema sociale più inclusivo e come forza profetica per sfidare le iniquità strutturali ed economiche che hanno schiavizzato gli oppressi, i poveri e gli affamati.  

Thich Nath Hanh è stato un maestro di eticità e il suo insegnamento è caratterizzato da:              

  • impegno sociale; 
  • comunicazione accessibile; 
  • geniale quanto coraggiosa capacità di mettere determinate tecniche meditative (adeguatamente semplificate ed essenzializzate, ma mai banalizzate o mercificate) a disposizione delle donne e degli uomini occidentali;
  • forte interesse pedagogico;
  • grande sforzo divulgativo;
  • straordinaria capacità di applicare gli antichi insegnamenti alle particolari problematiche del mondo contemporaneo.    
  • sincera disponibilità al dialogo inter-religioso;

In piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, quindi, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità. “Dobbiamo cogliere - dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace. 

Altro tema particolarmente a cuore di Thich Nhat Hanh è l'ambiente e l'ecologia. Thay, con la sua Lettera d’amore alla Madre Terra, dopo avere espresso più volte commozione di fronte alla grande armonia del cosmo, denuncia l’operato dell’essere umano che sta creando squilibri, inquinando l’atmosfera, e gli oceani, invitandoci tutti a ritrovare il nostro vero ruolo che è quello di proteggere la Madre Terra. 

Thich Nhat Hanh affronta anche il rapporto tra dolore e sofferenza. Il dolore può anche essere inevitabile, ma il fatto di soffrire o meno dipende da noi. Soffrire è una scelta, noi scegliamo se soffrire o meno. Nascita, vecchiaia e malattia sono naturali. È possibile non soffrire a causa loro, ma soltanto se siamo in grado di accettarle come parte della vita. Possiamo sempre scegliere di non soffrire, benché vi siano dolore o malattia. La vita e la nostra particolare situazione dipendono dal nostro modo di guardare.

Attraverso la meditazione – puntualizza Thich Nath Hanh – potremmo arrivare alla conoscenza di un’unica cosa: "che nascita e morte non ci riguardano mai e in nessun modo.”  Se riuscissimo a osservare attentamente i grandiosi processi cosmici, non dovrebbe risultare difficile superare la paura della morte.  “La nostra vera casa è nel qui e ora. Il passato se n’è andato e il futuro non è ancora arrivato". 

Thich Nhat Hanh è autore di circa 130 libri, di cui una settantina tradotti in italiano, che vanno dai manuali classici sulla meditazione, la consapevolezza e il buddhismo impegnato, poesie, racconti per bambini e commenti su antichi testi buddhisti, frutto di una vita di insegnamento, di studio, di creatività e di realizzazioni spirituali.

Scrittore poliedrico, Thich Nhat Hanh ha affrontato svariate tematiche come l'Etica, le Relazioni, l’Ecologia, esplorando anche i possibili punti d’incontro tra le grandi tradizioni del buddhismo e del cristianesimo.

Con questo libro, seppur in maniera sintetica ed essenziale,  si è tentato di presentare la ricchezza filosofica e la forte valenza pedagogica e terapeutica del suo pensiero.

Il libro si può trovare al seguente link: https://www.edizioniefesto.it/collane/lumen/774-thich-nath-hanh-un-sentiero-tra-le-stelle 

Filmati su Thay:    https://www.youtube.com/watch?v=IZkjX_c4hm4

 https://www.youtube.com/watch?v=SNRvtJ6nQhw  Buddhist Chant Namo Avalokiteshvara a Plum Village

https://www.youtube.com/watch?v=t5Ka2RS0UC4  https://www.youtube.com/watch?v=eiaxqGsyld8

sabato 22 gennaio 2022

Addio a Thich Nhat Hanh, il padre della Mindfulness

Thich Nhat Hanh (1926-2022), uno dei leader spirituali più influenti della nostra epoca,  è stato il monaco buddhista zen più conosciuto al mondo,  il padre della Mindfulness.   Il maestro zen è stato anche scrittore e poeta. Candidato da Martin Luther King al Nobel per la Pace, visse in esilio a causa della guerra nel suo paese, il Vietnam. Creò diverse comunità in Europa.

"Tutto ciò che resta della pratica è una pace ben radicata."

Vedi articoli su Thich Nhat Hanh   https://maramici.blogspot.com/search?q=Thich+Nhat+Hanh

Dal Plum Village. Il Plum Village è la comunità creata da  Thich Nhat Hanh, in Francia

Cara amata Comunità,
con un profondo respiro consapevole, annunciamo la scomparsa all'età di 95 anni del nostro amato insegnante, Thay Nhat Hanh, alle 00:00 del 22 gennaio 2022 al Tempio Từ Hiếu a Huế, Vietnam,

Thay è stato l'insegnante più straordinario, la cui pace, tenera compassione e saggezza luminosa hanno toccato la vita di milioni di persone.
Sia che lo abbiamo incontrato nei ritiri, nei discorsi pubblici, o attraverso i suoi libri e insegnamenti online – o semplicemente attraverso la storia della sua incredibile vita – possiamo vedere che Thay è stato un vero bodhisattva, un'immensa forza per la pace e la guarigione nel mondo.
Thay è stato un rivoluzionario, un rinnovatore del buddismo, un maestro che ha sempre approfondito con i suoi abili mezzi le radici del buddismo onde far emergere il suo autentico splendore.

Thay ha aperto un bellissimo percorso di Buddismo Impegnato e Applicato per tutti noi: il percorso dei Cinque Addestramenti di Consapevolezza e dei Quattordici Addestramenti di Consapevolezza dell'Ordine dell'Interessere.
Come direbbe Thay, "Poiché abbiamo visto il sentiero, non abbiamo più nulla da temere". Conosciamo la nostra direzione nella vita, sappiamo cosa fare e cosa non fare per alleviare la sofferenza in noi stessi, negli altri e nel mondo; e conosciamo l'arte di fermarsi, guardare in profondità e generare vera gioia e felicità.
Ora è il momento di tornare al nostro respiro e al nostro camminare consapevoli, di generare l'energia di pace, compassione e gratitudine da offrire al nostro amato Maestro.
È un momento di unirci ai nostri amici spirituali, nei nostri Sangha e nelle comunità locali.
Ti invitiamo a unirti alla nostra comunità globale online, mentre commemoriamo la vita e l'eredità di Thay con cinque giorni di pratica e cerimonie trasmesse LIVE da Hue, Vietnam e da Plum Village, Francia, a partire da sabato 22 gennaio.

A breve sarà possibile consultare il nostro sito Web per maggiori dettagli al link: www.plumvillage.org/memorial

Ognuno di noi decida di fare del proprio meglio nei prossimi giorni per generare l'energia della consapevolezza, della pace e della compassione, da inviare al nostro amato Maestro.
Nelle prossime ore sul sito web del Plum Village, pubblicheremo alcuni canti ispiratori, testi e risorse di pratica della consapevolezza, per aiutarti a riunirti con il tuo Sangha locale per generare un'energia collettiva di consapevolezza e compassione e creare la tua cerimonia, o la tua sessione di pratica, in omaggio al nostro Maestro.
Come Thay ha sempre insegnato, nulla è più importante della fratellanza e della sorellanza, e tutti conosciamo il potere dell'energia collettiva.

Ti invitiamo a condividere i tuoi messaggi di gratitudine o trasformazione personale e guarigione sul nostro sito web: plumvillage.org/gratitude-for-thich-nhat-hanh

Con amore, fiducia e unione,
I monaci e le monache di Plum Village, Francia

 Un messaggio di Thich Nhat Hanh veramente adatto per questi tempi oscuri, dominati dalla follia, dalla paura e dalla divisione.

Qualcuno mi ha chiesto: "Non sei preoccupato per lo stato del mondo?" Mi sono permesso di respirare e poi ho detto: "La cosa più importante è non permettere alla tua ansia per ciò che accade nel mondo di riempire il tuo cuore. Se il tuo cuore è pieno di ansia, ti ammalerai e non sarai in grado di aiutare».
"Ci sono guerre - grandi e piccole - in molti posti, e questo può farci perdere la pace. L'ansia è la malattia della nostra epoca. Ci preoccupiamo per noi stessi, la nostra famiglia, i nostri amici, il nostro lavoro e lo stato del mondo. Se permettiamo alla preoccupazione di riempire i nostri cuori, prima o poi ci ammaleremo."

 Un viaggio nel mondo della Mindfulness alla scoperta della vita in un monastero Zen.  vedi https://uam.tv/informazioni/5e8b564398246/

sabato 18 dicembre 2021

Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh (1926 - 22 gennaio 2022 ), è una delle grandi figure spirituali di questi ultimi decenni, e tutta la sua vita è caratterizzata da compassione, umiltà, creatività, profondità di pensiero, amore per tutti gli esseri.  Nato in Vietnam, a sedici anni Thich Nhat Hanh fu ordinato monaco buddhista Rinzai, scuola di pensiero dello Zen, e da allora interpreta e promuove il Dharma, cioè l’insegnamento del Buddha, quale strumento per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società.  Nel 1964, durante la guerra del Vietnam, fondò un movimento di resistenza non-violenta chiamato “Piccoli Corpi di Pace” : gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne del Vietnam aiutando a ricostruire i villaggi, gli ospedali, le scuole e tutto ciò che era stato distrutto dalla guerra. Compresa la fiducia dei vietnamiti nel prossimo. 

Nel 1967 incontrò Martin Luther King, il quale, dopo averlo conosciuto, lo candidò al Premio Nobel per la pace e prese posizione pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Thich Nhat Hanh diede vita alla Delegazione di Pace Buddhista, che ha partecipato alle trattative di pace di Parigi.   Il suo pacifismo non era ben visto dal governo vietnamita e al termine del conflitto fu costretto all’esilio in Francia, perché accusato di non aver supportato i vietcong (solo nel 2005 ha potuto far ritorno per la prima volta nel suo paese natale).  Nel 1982 ha fondato in Francia il Plum Village, una comunità di monaci e laici nei pressi di Bordeaux, nella quale ha vissuto fino al suo ritorno definitivo in Vietnam, nel 2018. Da quando è stato colpito da un ictus, nel 2014, ha interrotto la sua prolifica attività di insegnamento. 

Thich Nhat Hanh è conosciuto per avere reso “popolare” la meditazione Zen, Insegna la pratica di consapevolezza utilizzando i testi del Canone pali, il più antico; il suo insegnamento è pienamente inserito nel flusso della tradizione zen “Rinzai”,  ed è reso più comprensibile, più vicino alla mentalità  occidentale riducendo al minimo il formalismo rituale.  Anziché usare i koan, frasi enigmatiche che i maestri forniscono agli allievi per suscitare in loro il risveglio, Thich Nhat Hanh adotta metafore paradossali ma facilmente comprensibili. Non fa proselitismo e si è liberi di frequentare gli insegnamenti quando si vuole, e si è sempre accolti nel  “Sangha“, la comunità dei praticanti.   Dice anche che è sbagliato abbandonare una certa religione per abbracciare il buddhismo.

Thich Nhat Hanh propone un'etica universale ed un  insegnamento non dualista, che ha come scopo di superare quella visione di noi stessi come entità separate dalle altre persone e dal resto della realtà, che è fonte di enorme sofferenza, sia individuale che collettiva.
Dai precetti buddhisti, ha ricavato gli “Addestramenti alla consapevolezza“, un insieme di principi etici universali, da proporre all’umanità come comunità e non a un gruppo spirituale in particolare. Uno dei temi trattati e che l’umanità, come comunità deve fronteggiare, è il degrado dell’ambiente e il riscaldamento globale.
Thích Nhất Hạnh è stato spesso definito un uomo in totale pace e sintonia con se stesso e gli altri. La sua saggezza e le sue parole, sono state fonte di calore e supporto per moltissime persone in tutto il mondo. Attraverso i suoi libri e le sue poesie, il monaco buddhista, oggi 94enne, ha anche offerto numerose lezioni di vita sul senso dell’esistenza, la valorizzazione del proprio percorso esistenziale e come essere felici.   I suoi numerosi libri sono stati tradotti in molte lingue.  Thích Nhất Hạnh diceca spesso:  "Il Nirvana è la liberazione da tutte le idee e le opinioni: Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza”.

venerdì 2 giugno 2023

La vita di Thich Nhat Hanh

Il buddhismo in Vietnam e la vita di Thich Nhat Hanh.

Un approccio sincretistico ancora più pronunciato è rinvenibile negli insegnamenti di un’altra figura di spicco della scuola Lin Chi del Ch’an, considerato da molti la voce più importante del buddhismo contemporaneo dopo il Dalai Lama: il maestro vietnamita Trung Quang Nhat Hanh (al secolo Nguyen Xuan Bao, nato nel 1926; come di uso per i monaci nella sua patria, al nome viene premesso l’epiteto onorifico Thich, che denota l’appartenenza al clan gentilizio degli Śākya, il lignaggio del Buddha). La sua esistenza s’intreccia con le vicende del buddhismo del Vietnam. Fattosi monaco nel 1949 nel tempio di Tu Hieu presso l’antica capitale imperiale di Hue, si scontrò con gli ambienti più conservatori, finendo per stabilirsi in un monastero abbandonato nei dintorni di Saigon. In seguito divenne direttore dell’organo ufficiale della General association of Vietnamese buddhists (GAVB) costituita nel 1951. La sua entusiastica predicazione di un buddhismo unificato, disapprovata dai più, portò alla chiusura del periodico. L’incessante attività del personaggio in quest’epoca comprende la fondazione del monastero delle Foglie di palma fragranti (Phuong Boi) nel Vietnam centrale, della casa editrice La Boi e della prima Scuola superiore buddhistica del Vietnam, in grado di fornire un’alternativa alle strutture educative francesi. Con la partizione sancita dagli accordi di Ginevra, nel nord la General association of Vietnamese buddhists veniva disciolta d’autorità nel 1957 e i suoi fautori imprigionati o soppressi, mentre una Association of unified Vietnamese buddhists, creata sul modello cinese, garantiva il controllo del Partito comunista su strutture e istituzioni buddhistiche nella neonata Repubblica del Vietnam. A sud il prestigio internazionale del Thich Nhat Hanh, che per due anni si era distinto studiando religioni comparate a Princeton e insegnando alla Columbia university, gli valse alla fine una legittimazione da parte dell’establishment monacale e fu chiamato a contribuire alla fondazione, nel 1964, dell’università buddhistica di Saigon, che prendeva nome dal vicino tempio delle Mille benedizioni (Van Hanh), ed era destinata a divenire un prestigioso focolaio di iniziative politiche e culturali. Validamente coadiuvato dalla sua discepola Cao Ngoc Phuong (nata nel 1938), ritornata allora in patria dopo essersi laureata in biologia a Parigi, egli creava altresì, con un gruppo di professori e studenti, la School of youth for social service, un corpo di 10.000 volontari operante nelle aree arretrate e martoriate dalla guerra del Paese, per la riedificazione di villaggi distrutti, per la costruzione di scuole e ospedali e per l’insegnamento delle tecniche agricole progredite ai contadini. Una tale attività appariva filocomunista agli occhi del governo e non mancarono arresti ed esecuzioni sommarie di attivisti. Nel 1964, simultaneamente alla trasformazione della General association of Vietnamese buddhists nell’Unified buddhist church of Vietnam (il Vien Hoa Dao), il maestro fondava l’Order of interbeing (Tiep Hien), termine da lui coniato per rendere la catena di cause e condizioni che nella visione buddhistica forma l’orizzonte del divenire impermanente, qui considerata sotto un profilo decisamente positivo. Di lì a poco il Thich Nhat Hanh ritornava negli Stati Uniti, chiamato dalla Fellowship of reconciliation per rendere edotto il pubblico americano sui terribili effetti della guerra, contro la quale si era battuto per anni attirandosi odi e diffidenze nei due campi avversi. Le sue posizioni emergono da una conferenza stampa del 1° giugno 1966 indirizzata al presidente Lyndon B. Johnson e al suo Gabinetto: egli richiedeva che gli Stati Uniti sospendessero i bombardamenti, riducessero o arrestassero temporaneamente le altre azioni militari e, nel caso di una risposta positiva dei Vietcong a queste iniziative, annunciassero il ritiro delle loro truppe dal Vietnam. In seguito essi avrebbero sia dovuto comprendere che la dittatura militare non era l’unica alternativa al comunismo sia sostenere il popolo vietnamita nel suo desiderio di un governo nazionalista conforme alle loro aspirazioni, non compromesso con la persecuzione dei buddhisti; questi non consideravano gli Stati Uniti come un nemico, ma come un alleato, un alleato per la pace e non per la guerra. Nel 1965 aveva scritto a Martin Luther King una lettera aperta intitolata Searching for the enemy of man, giustificando il suicidio con il fuoco di alcuni suoi confratelli, tra cui il venerabile Thich Quang Duc (1897-1963), per protestare contro la discriminazione nei confronti della maggioranza dei vietnamiti (fra il 70 e il 90% a seconda delle stime) costituita dai buddhisti, da parte del dittatore cattolico Ngo Dinh Diem. Dopo l’incontro King si impegnò a osteggiare la guerra nel Vietnam, avanzando nel 1967 la candidatura di Nhat Hanh al premio Nobel per la pace, che non gli fu conferito in quanto quell’anno non fu scelto alcun candidato. La giustificazione fornita fu che lo stesso King aveva pregiudicato la nomina preannunciandone pubblicamente l’esito. Nel 1969 Nhat Hanh ottenne il ruolo di principale esponente della delegazione per la pace della Unified buddhist church of Vietnam, che a Parigi partecipava ai colloqui destinati a porre fine al conflitto; contemporaneamente teneva lezioni alla Sorbona. In Francia fondò quello stesso anno una sua Église bouddhique unifiée. Nel 1973, una volta giunti alla pace, il maestro, considerato assieme a Chan Khong, che nel frattempo l’aveva raggiunto, persona non grata dal governo vietnamita, fu di fatto esiliato. Quando, nel 1975, ebbe luogo la riunificazione del Vietnam sotto il regime comunista trionfante, la sua situazione non mutò. Ponendo come suo quartier generale la Communauté des patates douces, situata in una fattoria non lontano dalla capitale dove teneva frequentatissimi corsi di meditazione, egli si era adoperato per organizzare aiuti ai profughi che cercavano di fuggire per mare dal Vietnam del Sud, dalla Cambogia e dal Laos, i cosiddetti boat people, desistendo alla fine a causa dell’ostruzionismo dei governi del Sud-Est asiatico coinvolti nella vicenda. Mentre il suo prestigio restava intatto, come provano i riconoscimenti internazionali che si sono susseguiti negli anni dell’esilio, la sfera d’influenza del personaggio andava restringendosi, anche perché veniva meno il ruolo pubblico della Unified buddhist church of Vietnam, fatta oggetto di dure repressioni nel tentativo di estendere il controllo, già vigente al nord del paese, alle strutture e istituzioni buddhistiche del sud. A questo fine veniva creata, nel 1981, la Vietnam buddhist church (VBC) poi ribattezzata Vietnam buddhist Sangha, organo del Fronte patriottico del Partito comunista del Vietnam e sola voce ufficiale dei buddhisti vietnamiti in patria e all’estero.

A partire dal 1982, trasferito il centro della sua organizzazione al Village des pruniers in Dordogna, il Thich Nhat Hanh è venuto accrescendo la propria attività in Occidente. Accanto ai programmi di insegnamento estivi in Francia, seguiti da 2000 persone all’anno, ha intrapreso diversi viaggi, segnatamente negli Stati Uniti, fondando 230 centri di meditazione. Lo troviamo tra i promotori della dichiarazione da parte dell’Assemblea generale dell’ONU del periodo dal 2001 al 2010 (International decade for a culture of peace and non-violence for the children of the world) e, in collaborazione con diversi assegnatari di premi Nobel per la pace tra i redattori del Manifesto 2000 dell’UNESCO sulla pratica di tali valori. I libri scritti e dettati dal maestro, che è anche poeta, sono circa 40, inclusa una voluminosa vita romanzata del Buddha, Old path white clouds. Walking the footsteps of the Buddha (1991). La sua carica rivoluzionaria, che cerca una sintesi tra le posizioni delle diverse scuole soprattutto in una ortoprassi rinnovata secondo le esigenze del mondo contemporaneo, si può cogliere dall’attenta revisione durata cinque anni dell’intero Vinaya (il minuzioso codice formato da prescrizioni ascritte al Buddha in persona che regola ogni aspetto della condotta degli asceti) da parte del Concilio dei maestri del Dharma (Dharmācārya) del Village des pruniers presieduto dallo stesso Thich Nhat Hanh. Il risultato è stato promulgato solennemente il 31 marzo 2003 alla Choong Ang Sangha university di Seoul.

Dopo trentanove anni d’esilio, nel 2005 Nhat Hanh è finalmente ritornato in Vietnam. Le sue condizioni per avvalersi del visto finalmente concesso dalle autorità, desiderose di migliorare la propria immagine presso l’opinione mondiale, comprendevano l’essere accompagnato da un seguito di duecento tra monaci e monache e la facoltà di parlare in pubblico. Ciò gli è stato accordato sotto forma di una conferenza da tenersi presso la Scuola dei quadri del Partito comunista, seguita, grazie all’approccio conciliante del maestro nei confronti dell’ideologia dominante, da una serie d’incontri coronati da un certo successo, durati quattro mesi. Un suo nuovo viaggio in Vietnam ha avuto luogo nel 2007, con una cerimonia pubblica di ‘gran compianto’ per i caduti della guerra, da lui stesso officiata. La sua intesa abbastanza cordiale con il regime ha portato a critiche da parte degli esponenti della Unified buddhist church of Vietnam, tuttora sotto attacco da parte dello Stato e considerata ormai espressione di una minoranza tra i dieci milioni di buddhisti vietnamiti.

venerdì 11 giugno 2021

The Miracle of Mindfulness - Thich Nhat Hanh

 Che il nostro messaggio sia la nostra stessa vita.

Il maestro Zen Thich Nhat Hanh (1926 - gennaio 2022) è un leader spirituale globale, poeta e attivista per la pace, celebrato in tutto il mondo per i suoi insegnamenti sulla consapevolezza, l’etica globale e la pace. E' stato candidato al Nobel per la Pace.  E' stato uno dei maestri di Jon Kabat-Zinn. Ordinato monaco a 16 anni in Vietnam, Thich Nhat Hanh ha presto concepito una forma di buddhismo impegnato che potesse rispondere concretamente alle esigenze della società. È stato un insegnante e un attivista sociale di spicco nel suo Paese d’origine, prima di ritrovarsi esiliato dal suo paese per aver auspicato la pace. Nel 1964, durante la guerra del Vietnam è stato arrestato e torturato; si mantenne equidistante sia dal governo del Vietnam del Nord sia dal Vietnam del Sud e diede vita al movimento di resistenza nonviolenta dei "Piccoli Corpi di Pace": gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne per creare scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati, nonostante subissero attacchi da entrambi i contendenti (vietcong e statunitensi), poiché li ritenevano alleati del proprio nemico. Nel 1967, mentre si trova negli Stati Uniti, incontra Martin Luther King, il quale, dopo averlo incontrato, lo candida al Premio Nobel per la pace.  Da allora interpreta e promuove il Dharma quale strumento per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società, accogliendo anche diverse tradizioni.

 In Occidente ha avuto un ruolo chiave nell’introdurre la consapevolezza e nel creare comunità di pratica (sangha) in tutto il mondo.  Anche in Francia, vicino Bergerac dove abitano i miei suoceri, ha creato una comunità chiamata Plum Village che ho avuto il piacere di  visitare varie volte.    Vedi link:  https://plumvillage.org/it/thich-nhat-hanh/

Ho letto due bei libri di Thich Than Hanh che vi consiglio vivamente di leggere: Il miracolo della Mindfulness e L'arte di comunicare.

The Miracle of Mindfulness, un manuale di meditazione è un libro del 1975 in cui Thich Nhat Hanh presenta diversi metodi per meditare e come arrivare alla liberazione.  Innanzitutto, precisa che la meditazione non è evasione, è un incontro sereno con la realtà, un modo di scoprire come vivere pienamente la realtà ed il momento presente.  

La meditazione non è evasione, è un incontro sereno con la realtà. Bisogna agire con consapevolezza nella realtà quotidiana. Ad esempio ci sono due modi di lavare i piatti. Il primo è lavare i piatti per avere piatti puliti e il secondo è lavare i piatti per lavare i piatti. Se abbiamo acquisito questa consapevolezza, quando si lavano i piatti, lavare i piatti deve essere la cosa più importante della propria vita.  Gli orientali e soprattutto i buddhisti zen usano come forma di meditazione la cerimonia del tè, durante la quale sono totalmente assorbiti dal loro compito. Mentre noi occidentali mentre beviamo la tazza di tè, pensiamo solo ad altre cose, e a malapena ci rendiamo conto della tazza che abbiamo in mano. Così siamo risucchiati nel futuro o nel passato e siamo incapaci di vivere pienamente il presente, di vivere effettivamente un solo minuto della nostra vita. Per acquisire questa consapevolezza dobbiamo lavorare sul respiro. Nella Mindfulness il respiro è l'ancora che ci tiene attaccati al momento presente e il ponte tra il nostro corpo e la nostra mente. Una corretta respirazione è più importante del cibo. 

Dovremmo essere aperti e disponibili verso l'altro nella vita quotidiana: ad esempio dovremmo ascoltare musica o sederci e praticare la respirazione all'inizio di ogni riunione o discussione.  Poi dovremmo sviluppare l'altruismo e la benevolenza verso gli altri. La parola servizio verso gli altri è immensa. Impariamo a praticare questa benevolenza, disponibilità all'ascolto ad una scala più modesta: le nostre famiglie, i nostri amici, la nostra comunità. Dobbiamo vivere per loro - perché, se non possiamo vivere per loro, per chi altro pensiamo di vivere?  Dobbiamo vivere in questo momento con le persone che ci circondano, aiutandole a diminuire la loro sofferenza e rendendo le loro vite un po' più felici.

Nel libro Thich Nhat Hanh invita ad auto-organizzare una giornata di mindfulness, durante la giornata scelta, ogni movimento deve essere fatto con calma, i passi devono essere accompagnati con respiri tranquilli e lunghi, mantenendo sempre un mezzo sorriso.  Ogni lavoro o compito va eseguito in modo rilassato, con tutta l'attenzione possibile, mantenendo ove possibile un silenzio consapevole durante tutta la giornata. Dovremo cercare di agire i consapevolezza sia nel cucinare il pasto, sia nel lavare i piatti.  Superando la repulsione e la paura, la vita sarà vista come infinitamente preziosa, ed ogni secondo varrà la pena di essere vissuto.

 

I buddisti chiamano gli oggetti della mente i dharma. I dharma sono raggruppati in cinque categorie: Forme corporee e fisiche, sensazioni, percezioni, funzioni mentali, coscienza.

venerdì 15 dicembre 2023

Il cuore del pensiero di Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh (1926-2022), Maestro di pace, è stato monaco zen vietnamita, poeta e pacifista, famoso in tutto il mondo per la saggezza e per le straordinarie doti intellettuali e morali. Martin Luther King lo definì “apostolo della pace e della nonviolenza” e lo propose per il Nobel per la pace. Per molti anni, Thich Nhat Hanh ha regolarmente viaggiato in America e in Europa, al fine di insegnare l’arte di “vivere consapevolmente”.    

Thich Nhat Hanh ci invita a vedere come siamo tutti interconnessi e come le nostre azioni influenzino continuamente il mondo intorno a noi. La pratica diventa, quindi, un atto collettivo, un contributo alla riduzione delle sofferenze nel mondo e la meditazione ci spinge verso una compassione che si estende a tutti gli esseri viventi. Questo modo di connettersi crea una rete di relazioni basate sulla compassione reciproca. Questa compassione si estende anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, incoraggiandoci a coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.

Nel testo Il miracolo della presenza mentale, un vero manuale di meditazione, vengono presentati diversi metodi per meditare, precisando che “la meditazione non deve essere intesa come evasione, ma come un incontro sereno con la realtà”, un modo di scoprire come vivere pienamente il momento presente.

Uno degli insegnamenti chiave di Thich Nhat Hanh è la consapevolezza del respiro. Egli invita le persone a ritornare al loro respiro come mezzo per stabilizzare la mente e connettersi con la realtà presente. La respirazione consapevole diventa un punto focale che permette di ancorare la mente nell’adesso, offrendo un rifugio tranquillo, lontano dalle frenesie della vita quotidiana.

Un posto particolarmente rilevante, all’interno delle varie pratiche meditative, viene assegnato alla meditazione sulla “gentilezza amorevole”, una pratica che, partendo dal “conosci te stesso”, ci sospinge a coltivare la comprensione, l’amore e la compassione, prima per noi stessi e poi per gli altri. Occorre liberare la mente da “rabbia, preoccupazioni, paura e ansia” e a generare e coltivare “semi di pace, gioia e liberazione”, facendo sempre massima attenzione al rischio che lo svincolarsi dall’”attaccamento” possa produrre indifferenza.   In una conferenza, dopo l'attacco alle torri gemelle, disse: “Non è l’uomo il vero nemico dell’uomo. Il vero nemico è l’ignoranza, la discriminazione, la paura, l’avidità, e la violenza.” Secondo Thay, il Buddhismo  è in grado di offrirci “l’unico antidoto alla violenza, all’odio e alla rabbia” grazie alla pratica della compassione e della gentilezza amorevole, le quali “non possono nascere così per caso”, ma soltanto in seguito alla pratica del “guardare in profondità”.

Il maestro vietnamita puntualizza con ricorrente fermezza che il meditante non dovrebbe mai  limitarsi a praticare soltanto per veder sorgere nella propria mente i cosiddetti “Quattro incommensurabili stati mentali” (amore, compassione, gioia ed equanimità), ma anche per far sì che essi penetrino nel mondo, per mezzo di parole e azioni. Pratichiamo finché non vediamo gli effetti concreti del nostro amore sugli altri, finché non siamo in grado di offrire pace e felicità a tutti, anche a coloro che si sono comportati in modo tutt’altro che amabile verso di noi.

Respirate – ci dice – coscientemente mentre abbracciate, e abbracciate con tutto il corpo, l’anima e il cuore. (…) Abbracciandola e inspirando ed espirando per tre volte, fate sì che quella persona diventi reale, e anche voi diventate davvero reali.” L’abbraccio assume la valenza di un vero gesto di apertura verso l’altro, un gesto di dichiarazione del nostro concreto desiderio di voler comprendere l’altro e di volere la sua felicità.

Con Thay si affermò lo sviluppo del “buddhismo impegnato”, che vede i buddhisti non isolati nella foresta o in un eremo, ma attivi nella società, per alleviare dolore e paure. Secondo Thich Nhat Hanh, infatti, la mindfulness buddhista è sempre socialmente impegnata, concentrata sul rimedio alle cause della sofferenza e dell'oppressione del mondo. Può servire come pratica di sostegno per un sistema sociale più inclusivo e come forzaer sfidare le iniquità strutturali ed economiche che hanno schiavizzato i poveri e gli affamati.
"Solo l’amore, la compassione e la comprensione – infatti – possono veramente portare un cambiamento, perché l’odio - come ci spiega magnificamente il Dhammapada  - non può essere eliminato dall’odio.

Coloro che hanno a cuore la causa della pace e che desiderano ottenerla sono chiamati, prima di ogni altra cosa, a praticare l’onestà, l’umiltà e la capacità di usare un linguaggio amorevole, vivendo in maniera semplice, liberi da ogni forma di avidità e desiderio di possesso.  Il nirvana - ci dice - è la liberazione da tutte le idee e le opinioni: “Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza”.  

Thich Nhat Hanh, d’altra parte, impartiva insegnamenti in ogni momento. Come solo i grandi maestri possono, incarnava l'armonia di pensiero, parola, azione.  Ripeteva continuamente:  “Quando inspiri, torni a te stesso. Quando espiri rilasci ogni tensione.
La pratica della consapevolezza, pertanto, consisterà nel comprendere, rispettare e sviluppare le nostre innate caratteristiche, non soltanto in vista del proprio personale bene, ma per la felicità di tutti gli esseri viventi. Se vogliamo essere felici, dobbiamo smettere di continuare ad innaffiare i semi nocivi e  imparare, invece, ad innaffiare soprattutto il seme della consapevolezza che è dentro di noi. 
Impegnarsi nel cercare di ravvivare il nostro fiore, ogni volta che tenderà ad appassire, ci obbligherà a fermarci, imparando ad arrestare il marasma delle preoccupazioni, delle ansie e della tristezza, “così da poter trovare (soprattutto attraverso la pratica meditativa) pace e felicità e sorridere ancora.”
Siamo chiamati a trasformare il momento presente nel “momento più meraviglioso” e possiamo riuscirci a condizione di imparare a fermare la nostra sciocca corsa verso il futuro e smettendo di torturarci per il passato.

Indispensabile sarà, perciò, trasformare le tossine della nostra coscienza individuale e collettiva: “La pace comincia dal prendersi cura ogni giorno del proprio corpo e della propria mente.” Thay crede che sia realmente possibile, grazie ad un sincero impegno generale, trasformare la cultura della guerra e della violenza in modo da creare una cultura della pace in cui siano possibili “uno sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente e la realizzazione personale di ogni essere umano”, creando, così, un mondo in cui siano presenti dignità e armonia, giustizia, solidarietà, libertà e prosperità.
Questi i punti programmatici del Manifesto del 2000:
    • Rispettare la vita e la dignità di ogni persona senza discriminazione o pregiudizio.
   • Praticare la non violenza attiva, rifiutando la violenza in tutte le sue forme, fisica e sessuale, in particolare verso i più indifesi e vulnerabili, come i bambini e gli adolescenti.
    • Condividere il proprio tempo e le proprie risorse materiali nello spirito della generosità per porre fine all’esclusione, all’ingiustizia e all’oppressione politica ed economica.
    • Difendere la libertà di espressione e le differenze culturali, dando sempre la preferenza al dialogo e all’ascolto piuttosto che al fanatismo,alla maldicenza e al rifiuto degli altri.
    • Promuovere un consumo e un comportamento responsabili e delle pratiche di sviluppo che rispettino tutte le forme di vita e preservino l’equilibrio della natura sul nostro pianeta.
    • Contribuire allo sviluppo della propria comunità, con la piena partecipazione delle donne e il rispetto dei principi democratici, in modo da creare insieme nuove forme di solidarietà.” 

Nel Buddhismo, ci dice, il Buddha viene visto come una porta, come un maestro che ci indica la via, una porta a cui, ovviamente, viene attribuito un particolare valore, perché ci fornisce “accesso al regno della consapevolezza, dell’amorevolezza, della pace e della gioia.”
Ma, al contempo, si ritiene che esistano ben ottantaquattromila porte del Dharma, ovvero della dottrina. “Se siete abbastanza fortunati - aggiunge -  da trovare una porta, non sarebbe da veri buddhisti sostenere che sia l’unica.
Il Buddha, ci spiega, non espose una “dottrina assoluta”. Per ogni buddhista, quindi, l’attaccamento dogmatico ad una qualche dottrina rappresenterebbe un “tradimento” dello stesso Buddhismo. Anzi arriva anche a scoraggiare coloro che vorrebbero abbandonare la loro religione per abbracciare il buddhismo, esortando sempre ad andare oltre la dimensione esteriore del proprio credo, al fine di comprenderne meglio i più profondi messaggi spirituali.

In piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, quindi, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità.Dobbiamo cogliere -dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace. Dobbiamo unirci e cercare in profondità il modo per aiutare la gente a mettere nuove radici. Dobbiamo indicare il miglior percorso per raggiungere la salute fisica, mentale e spirituale della nostra nazione e della Terra".

La via che viene insistentemente proposta (e praticata) è quella del dialogo, attraverso il quale i credenti di varie tradizioni potranno riconoscere somiglianze e differenze. “E’ bene - comunque - che un’arancia sia un’arancia e un mango sia un mango.”  Entrambi, però, nonostante le differenze di colori, profumi e sapori, meritano di essere considerati, senza odiosi esclusivismi e gerarchizzazioni, “frutti genuini”: grazie ad una  approfondita osservazione, infatti, potremo renderci conto “che tutti e due i frutti hanno dentro di sé i raggi del sole, la pioggia, i minerali e la terra. Solo le loro manifestazioni sono diverse.”

Ovviamente, affinché possa crearsi un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovranno essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo, fomentando, altresì, discriminazione  e intolleranza. 

Il sogno di Thich Nath Hanh è, quindi, quello di tutti i grandi saggi e maestri, dal neoplatonismo di Ammonio Sacca all’umanesimo di Pico della Mirandola, dalla teosofia di  Madame Blavatsky al pensiero nonviolento di Aldo Capitini: le diverse scuole religiose,  impegnandosi con grande serietà  in un dialogo fiduciosamente aperto e animato da  spirito di autentico ecumenismo, potranno, nello stesso tempo, riscoprire gli aspetti più preziosi della propria dottrina e apprezzare ed apprendere fruttuosamente gli elementi di maggior valore presenti in ciascun credo.
Comprensione e amore potranno, finalmente, sgretolare pregiudizi, diffidenze e intolleranza, facendo in modo che, su questo campo di pratica, la pace possa aprire  “i suoi petali come un fiore meraviglioso”. 

La missione di Thich Nhat Hanh è stata quella di diffondere amore e positività, lo stesso obbiettivo di quando, appena sedicenne, entrò nel monastero buddhista: portare pace e amore al mondo intero. Thich Nhat Hanh è stato ed è il punto di riferimento per tutte quelle persone che credono nella forza positiva degli esseri umani.      

"Non dare la colpa agli altri: se hai capito e dimostri di aver capito, la situazione cambierà“.
Il vero amore è libero da legami: amare una persona significa volerla accompagnare nel percorso della vita senza cambiarla. “Se il tuo amore è solo possesso, non è amore. Il vero amore crea libertà“.
 "Il momento presente è tutto ciò che hai". L’unica cosa che abbiamo realmente è il momento presente. Ieri è un passato irraggiungibile, domani un futuro incerto. Vivere al massimo il momento presente è tutto ciò che davvero ci serve per essere felici.

venerdì 28 giugno 2024

La nonviolenza come scelta pratica e non solo etica

Intervista al prof di Filosofia Roberto Fantini sugli insegnamenti del monaco buddhista zen Thich Nhat Hanh -     di Giulia Bertotto.

“Thich Nhat Hahn. Un sentiero tra le stelle” (Edizioni Efesto 2024), questo il titolo del luminoso libro dedicato al monaco buddhista vietnamita, scritto da Roberto Fantini, insegnante di filosofia e attivista volontario di Amnesty International e Cesare Maramici, una lunga esperienza nello yoga e tanti anni di volontariato in Ostia per l’Africa e nella Croce Rossa.

Roberto Fantini:  Il lascito di questo maestro è prezioso, secondo gli autori, perché ha saputo divulgare senza banalizzare i principi dell’antica sapienza buddhista, sviluppando i suoi Cinque Addestramenti alla Consapevolezza derivati dai quattro insegnamenti del Buddha sulle Quattro Nobili verità e sul Nobile Ottuplice Sentiero. Al fulcro del suo insegnamento c’è l’arte di vivere consapevolmente. Non mangiare senza assaporare (per poi diventare ingordi), non consumare la sessualità senza creare un legame, camminare cercando di percepire il terreno e non solo calpestandolo, ascoltare disponendosi davvero a intendere la comunicazione dell’interlocutore, rispettare profondamente ogni forma di vita astenendosi da ogni tipo di violenza, sentire il più possibile ogni momento in uno stato di contemplazione dell’esistente. Solo questo modo di vivere può renderci attenti alle nostre emozioni, capaci di riconoscerle, e così di trasformarle; ma se non pratichiamo questo modo di essere presenti a noi stessi verremo inghiottiti dal rancore e gonfiati dalla presunzione, non potremo mai aspirare ad un’armonia in coppia, in famiglia e nel mondo.
Giulia Bertotto.:  Quindi, tutto bene così? Niente affatto, rivolgeremo ad uno dei due autori poche domande, ma dure e spinose.        

L’intervista a Roberto Fantini.

Giulia Bertotto: Sicuramente, il tema della “consapevolezza” occupa un posto di centrale rilievo all’interno del pensiero di Thich Nhat Hanh. Cosa si intende, esattamente, per “Addestramenti alla consapevolezza”?

Roberto Fantini: Secondo Thich Nhat Hanh, i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza, da lui formulati sulla base degli insegnamenti fondamentali del Buddhismo, “possono aiutarci a praticare la consapevolezza in ogni momento della giornata: a proteggere la vita e a praticare la vera felicità, il vero amore, l’ascolto profondo, la parola amorosa e il consumo consapevole.”
Essi ci vengono proposti come punti di riferimento di quella che potremmo considerare una sorta di Etica universale, svincolata da credi confessionali e da ideologie dogmatiche, capace di rinnovare in maniera aperta e costruttiva l’esistenza di chiunque desideri una vita ricca di felicità ed armonia.   Eccoli, in estrema sintesi:

  •     Rispetto per la vita: rifiuto di tutto ciò che può produrre sofferenza; coltivare l’apertura, la non discriminazione, il non attaccamento; rifiuto coerente di violenza e fanatismo.
  •     Vera felicità: praticare la generosità nel pensare, nel parlare e nell’agire; impegno a cercare di ridurre la sofferenza di tutti gli esseri viventi.
  •     Vero amore: impegno a coltivare il senso di responsabilità nell’ambito dei rapporti sentimentali e della propria vita sessuale, praticando i quattro elementi del vero amore (gentilezza amorevole, compassione, gioia e inclusività).
  •     Parola amorevole e ascolto profondo: impegno a parlare in modo veritiero, utilizzando parole che ispirino fiducia, gioia e speranza e ad evitare parole che possano favorire discordia.
  •     Nutrimento e guarigione: coltivare la salute sia fisica che mentale, evitare un consumo disattento e orientando le proprie scelte di consumatore nell’ottica dell’“inter-essere”, cercando di favorire il benessere del corpo e della coscienza, sia a livello individuale che collettivo

Giulia Bertotto:  Una domanda di natura etica.  A pag 28, citate palestinesi e israeliani a proposito dei luoghi di ritiro fondati dal nostro monaco: pochi giorni fa, nel mezzo di un genocidio in corso, dopo 75 anni di prigionia a cielo aperto, l’esercito israeliano ha massacrato civili palestinesi e bruciato donne e bambini in una tendopoli. Alcuni obiettano che la filosofia della non violenza è per privilegiati, adatta per coloro che non vivono in prima persona l’oppressione fisica e psicologica. Si può proporre la non violenza ma non si può biasimare la resistenza armata. Cosa ne pensi?

Roberto Fantini:  Un errore che spesso viene compiuto, anche in sincera buona fede, è quello di ritenere che la via della nonviolenza rappresenti qualcosa di poco efficace e di poco realistico, qualcosa di sicuramente molto nobile, ma scarsamente applicabile in un mondo dove dominano in maniera spietata la forza, e la più disumana “volontà di (pre-)potenza”. La scelta nonviolenta è senza alcun dubbio una scelta ardua, che implica un impegno serissimo quanto radicale mirante ad una vera e propria rivoluzione teoretica ed etica, prima ancora che strategica.  Thich Nhat Hanh è arrivato ad abbracciarla, come unica alternativa possibile alla perversa concatenazione (perennemente autoalimentantesi) della violenza, dopo aver sperimentato in prima persona, nel corso degli anni ’60, gli orrori della guerra nel suo Vietnam.  Alla base di ciò possiamo certamente intravedere il concetto filosofico del karma e il valore supremo dell’etica buddhista rappresentato dalla compassione, ma, soprattutto, la consapevolezza estremamente realistica della necessità di creare un argine efficace alla tirannia dilagante della politica delle bombe, dei massacri e dei fiumi di sangue.
Insomma, certamente una via lunga e difficile che richiede pazienza, perseveranza, autocontrollo ed un’enorme dose di coraggio.

Giulia Bertotto:  Una domanda di natura esistenziale. Una delle grandi imprese teoriche e pratiche di Hanh è stata conciliare l’impegno sociale ed etico con la meditazione e l’ascesi. In un certo senso questo potrebbe risultare contraddittorio, poiché il buddhismo insegna a estinguere il desiderio, a non avere più alcuna volontà, educa alla necessità dell’annullamento dell’io e quindi del distacco da ogni causa terrena, anche la più giusta. Non si tratta di valutare il percorso del nostro monaco, ma di un dilemma esistenziale: si può conciliare azione nel mondo e tentativo di slegarsi da esso?

Roberto Fantini: Credo che il nostro maestro zen risponderebbe che il Sutra dei Quattro Fondamenti della Consapevolezza (Satipatthana Sutta), uno dei testi fondamentali della meditazione buddhista, ci esorta a praticare la consapevolezza in ogni momento e in ogni situazione e che, sulla base di questo insegnamento, il “buddhismo impegnato” nato nel corso degli anni Sessanta ha sospinto monaci e monache a soccorrere i rifugiati, i feriti e gli orfani. Questo nella convinzione che, di fronte alle tragedie della storia, un monaco non può certo starsene rinchiuso a meditare, preoccupandosi esclusivamente della propria liberazione dai legami terreni. Il cuore della meditazione buddhista è rappresentato dalla consapevolezza, ovvero dalla energia mentale che ci aiuta a comprendere cosa accade nell’attimo presente. E se, nell’attimo presente, è in atto un’opera di distruzione di vite umane, il compito del monaco è quello di stare dalla parte di chi soffre, accanto a chi soffre per portare aiuto, sollievo e conforto. Il vero messaggio buddhista, secondo TNH (e anche secondo il sottoscritto), non è certo quello della fuga solitaria dal mondo delle vuote apparenze, ma è, prima di ogni altra cosa, un messaggio di compassione, intesa non semplicemente come stato d’animo benevolente, ma come sorgente luminosa a cui attingere per contrastare tutto ciò che genera dolore, e per proteggere le persone, ma anche gli animali e le piante.

Giulia Bertotto:  Una domanda di natura metafisica.  L’odio è il motore della storia, scriveva il filosofo rumeno Cioran: “è l’odio a far andare le cose avanti quaggiù, a impedire che la storia resti a corto di fiato. Sopprimere l’odio significa privarsi di eventi. Odio ed evento sono sinonimi. Dove c’è l’odio succede qualcosa. La bontà, al contrario, è statica; conserva, arresta, frena ogni dinamismo. La bontà non è complice del tempo; mentre l’odio ne è l’essenza”, molti mistici e filosofi (Empedocle, san Paolo, Freud), che ci piaccia o meno, potrebbero mettere la loro firma su queste affermazioni, che sono di natura ontologica e non morale. Nell’ Eterno vi è infatti solo unità e non il principio della divisione, della dualità, della dialettica, il quale è ontologicamente necessario perché si manifesti l’esistenza. Il male dunque non può essere estinto senza nullificare il mondo e il tempo.

Roberto Fantini: Con tutto il rispetto per la sottile intelligenza di Cioran, non ho alcuna difficoltà ad auspicare un mondo liberato dall’odio, anche se questo dovesse veramente (cosa alquanto improbabile) implicare di dover rinunciare ai cosiddetti “eventi” e rendere “corto” il fiato della storia. Discorsi come il suo mi ricordano un certo nefasto giustificazionismo di matrice hegeliana e un certo interventismo bellicista di primo Novecento. Tesi che hanno partorito, direttamente o indirettamente, fanatismi deliranti dalle conseguenze immensamente dolorose.
Con Thich Nhat Hanh e con gli altri grandi maestri della nonviolenza, da Gandhi a Capitini, tenderei a mettere da parte discorsi di carattere metafisico e, in maniera estremamente pragmatica, mi limiterei a dire che, se è pur innegabile che in noi convivano forze di natura opposta, starà sempre e soltanto a noi decidere come schierarci, con chi allearci, cosa rafforzare, cosa alimentare e cosa no. Il nostro monaco buddhista ci dice che dentro di noi ci sono tanti semi di diversa natura e che è nostro irrinunciabile compito saper discernere quali meritino di essere innaffiati con cura, in modo da poter crescere, germogliare e fruttificare.
“Praticando uno stile di vita consapevole, – dice – sappiamo come innaffiare i semi della gioia e trasformare i semi della sofferenza: a quel punto la comprensione e la gentilezza amorevole possono fiorire in noi.”
Insomma, il male sarà forse impossibile da espellere dal nostro mondo, ma certamente possiamo fare molto per contenerlo ed impedirgli di continuare a seminare odio e conflitto nelle nostre esistenze.

sabato 29 gennaio 2022

La pratica della mindfulness

La meditazione è una tecnica che ci permette di diventare una persona decente, di accettarsi, di avere un’identità; praticando arriviamo a non arrabbiarci se qualcuno ci chiede di toglierci il cappello, di non rompere un'amicizia se qualcuno ci tratta una volta male, arriviamo a compiere atti di benevolenza.  Non penso che dovremmo  fermarci a questo, penso bisognerebbe andare oltre.

La pratica della mindfulness permette di  sviluppare una visione chiara e netta su se stessi, gli eventi, e il mondo, in secondo tempo permette di sviluppare la benevolenza verso gli altri.

Il praticante deve cercare di trovare il proprio posto nel mondo, con uno sguardo attento alla realtà quotidiana. Cercare,  durante la pratica, di annullare il sentimento di separazione, di essere consapevole del momento presente, manifestare gentilezza verso le persone vicine (la figlia e il coniuge, ecc), manifestare vulnerabilità ossia la capacità di non aver bisogno di avere sempre ragione, prendere tempo per accettarsi e trattarsi meglio, amarsi, coltivare il potere di un sorriso, eliminare cose ed impegni superflui. Tutto ciò aiuta a passare ad un’altra tappa del persorso meditativo..

Spesso si coltiva un eccessivo senso del dovere, un senso di colpabilità, sempre alla ricerca della perfezione e questo non aiuta nel percorso meditativo.  Spesso si instaura una resistenza al piacere, dando troppa importanza all’intelletto, invece  bisogna cessare di essere saggi ed essere entusiasti, ed aperti anche ai piccoli piaceri quotidiani. Il piacere ci ricarica in energia, è una via di accesso alla spiritualità, la visualizzazione di un progetto gradevole è suscettibile anche di accrescere le difese immunitarie. Le ricerche di Carl Simonton (1942 - 2009) sul tumore hanno evidenziato che spesso i malati di tumore sono persone con eccessivo senso del dovere. Oscar Carl Simonton è stato un oncologo e psicologo statunitense. È stato uno dei pionieri della psiconcologia.

I segni positivi di una pratica riuscita sono: il sentirsi più gioiosi, più vivi, più liberi, lo sviluppare  curiosità ed interesse verso gli altri, trovare degli spazi per manifestare gioia e praticare benevolenza. Anche se si pratica,  sicuramente non si diventa improvvisamente calmi e sereni verso tutti, quindi evitate di parlarne con tutti ed evitate di fare del proselitismo, in questo modo si eviterà il sarcasmo di chi ci è vicino e di ascoltare la frase seguente: “Visto che pratichi la meditazione, non dovresti essere così nervoso e suscettibile”.

La Mindfulness è stata introdotta in Occidente dai psichiatri Jon Kabat Zinn e Cristophe André, che hanno preso ispirazione da Thich Nhat Hanh, il monaco buddhista vietnamita candidato al Nobel per la pace.  Thich Nhat Hanh nel suo libro Prendersi cura del bambino interiore spiega come praticare la mindfulness:

  • Primo passo: La pratica della presenza attenta, che è una pratica di base che permette di sviluppare una visione chiara e netta sulle persone, gli eventi, e il mondo.
  • Secondo passo: la pratica della meditazione della benevolenza verso gli altri.

Mettà, benevolenza ed interesse attivo verso gli altri è uno dei quattro principi su cui si basa l’etica buddhista.  Gli altri sono: Karuna: compassione, Midità: gioia, Upaksha: equanimità.

Suggerimenti per approfondire:

  •  Prendersi cura del bambino interiore,  Thich Nhat Hanh,
  •  La meditation de la bieveillance,  Marie-Laurence Cattoire,  sito: www.meditation-et-action.com
  • Sèrènitè, 25 histoire d’èquilibre interieur, Cristophe Andrè, 
  • Quattre plaisirs par jour au minimum, Evalyne Bissone Jeufroy,
  • Frappe le ciel, ècoute le bruit, Fabrice Midal (1967 - ) è un filosofo francese e fondatore della Scuola occidentale di meditazione. Sostiene di praticare un "buddismo laico".
  •  Choisir sa vie, Tal Ben-Shahar (1970 - ), il professore del benessere è un insegnante e scrittore americano-israeliano attivo nel campo della psicologia positiva e della leadership.
  • Prendre soin de l’enfant interieur, Thich Nhat Hanh, monaco vietnamita, candidato al premio Nobel per la pace 
  • L’amour qu--i guèrit,  Sharon Salzberg (1952 - ) è una scrittrice americana e autrice di best-seller sulla meditazione buddista.  Se non ci amiamo, la nostra volontà di fare del bene si trasforma in sacrificio.
  • Chade-Meng Tan et Mathieu Ricard, conférence: "Connectez-vous à vous-même". Vedi link
  • Antonio Prete, L’universo nascosto, siamo parti del vivente.
  • Michel Serre,  Per la costruzione dell’io è indispensabile il riconoscimento dell’altro, il tu cosmico.

sabato 18 dicembre 2021

Il vero Amore - Thich Nhat Hanh

𝘋𝘢𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘰𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝗧𝗵𝗶𝗰𝗵 𝗡𝗵𝗮𝘁 𝗛𝗮𝗻𝗵
Il vero Amore contiene l'elemento della gentilezza amorevole, che e' la capacità di offrire felicità.         Per rendere felice una persona bisogna esserci. Si dovrebbe imparare a guardarla, a parlarle. Rendere un'altra persona felice e' un'arte che si impara.
Un secondo elemento che costituisce il vero Amore e' la compassione, la capacità di togliere il dolore, di trasformarlo nella persona che amiamo. Anche in questo caso bisogna praticare il guardare in profondità, per riuscire a vedere che tipo di sofferenza ha in sé quella persona. Spesso avviene che l'altra persona, compresa e sostenuta, sarà in grado di affrontare più facilmente le difficoltà della sua vita, perché sentirà che siete dalla sua parte.
Il terzo elemento e' la gioia. Il vero Amore vi deve portare gioia e felicità, non sofferenza giorno dopo giorno.
Il quarto e ultimo elemento e' la libertà. Se amando sentite di perdere la vostra libertà, di non avere più spazio per muovervi, quello non e' vero amore.
 

Gli esseri umani hanno tempo di maturazione diversi, ed è difficile essere consapevoli, ed è difficile agire con leggerezza. Mettere in pratica le bellissime parole sopra riportate, senza togliere energia e bellezza all'amore non è semplicissimo e bisogna credere prima di tutto in sé stessi e poi nell' altro. Se non si è in pace con se stessi, è difficile amare e prendersi cura dell'altra/o. 
L'amore è un mistero, che accade, come le alte maree, come lo sbocciare di un fiore. Non nasce da una aspettativa... Accade... E quando accade e si assapora il miracolo, solo allora si possono mettere in pratica gli insegnamenti di Thich Nhat Hanh. 

Le quattro verità dell’esistenza: la sofferenza - 𝗧𝗵𝗶𝗰𝗵 𝗡𝗵𝗮𝘁 𝗛𝗮𝗻𝗵
Il dolore può anche essere inevitabile, ma il fatto di soffrire o meno dipende da te. Soffrire è una scelta, tu scegli se soffrire o meno. Nascita, vecchiaia e malattia sono naturali. È possibile non soffrire a causa loro, quando hai scelto di accettarle come parte della vita.
Puoi scegliere di non soffrire benché vi siano dolore o malattia. Come vedi la vita e la tua particolare situazione dipende dal tuo modo di guardare.
Se osserviamo a fondo la nostra sofferenza possiamo chiederci cosa abbiamo fatto, o stiamo tuttora facendo, per contribuirvi. Questo non significa che la nostra sofferenza non sia reale, solo che possiamo attenuarla invece di accentuarla e possiamo persino trasformarla.
Il Buddha ha detto che non dovremmo amplificare il nostro dolore esagerando la situazione. Ha usato l’immagine di qualcuno che viene colpito da una freccia. Quando arriva anche la seconda freccia, il dolore non solo raddoppia ma può essere dieci volte più intenso. Dunque, quando siamo in preda alla sofferenza, fisica o mentale che sia, possiamo riconoscerla come tale ma non abbiamo bisogno di esasperarla. Possiamo respirare insieme con essa. Inspirando so che sto soffrendo. Espirando sorrido alla mia sofferenza.
Possiamo benissimo fare amicizia con la nostra sofferenza, nell’ambito del nostro sforzo per trasformarla. Se riusciamo a riconoscerla e a chiamarla con il suo vero nome possiamo fare pace con essa e smettere di soffrire così tanto.
Quando vediamo il dolore nel mondo causato da tutta la sofferenza che c’è, proviamo il desiderio di aiutare il mondo a soffrire meno. Ma cominciamo con noi stessi. Prima dobbiamo creare pace in noi stessi e alleviare la sofferenza dentro di noi, perché rappresentiamo il mondo.                                      Pace, amore e felicità cominciano con noi.
La sofferenza che vediamo fuori, nel mondo, si riflette nella sofferenza, paura e rabbia all’interno. Perciò quando ci prendiamo cura di noi stessi stiamo facendo il primo passo verso il prendersi cura del mondo.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...