sabato 14 agosto 2021

I benefici dello yoga

     

"L'obiettivo finale dello yoga è quello di osservare sempre le cose con precisione, e quindi non agire mai in un modo che ci farà pentire delle nostre azioni in seguito".  - TKV Desikachar

La nostra vita è una combinazione energetica di corpo, mente e spirito. Con la pratica  yoga si riesce a portare equilibrio, forza e flessibilità in tutti gli aspetti del nostro essere. Queste caratteristiche vengono poi proiettate nella nostra vita quotidiana e ci permettono di affrontare con calma le sfide che la vita ci presenta.  

     Ci sono vari motivi per cui gli occidentali si avvicinano allo yoga:

  • il desiderio di ridurre il dolore, il desiderio di sentirsi meglio, vogliono sbarazzarsi di un fastidioso mal di schiena, diminuire lo stress,
  • il desiderio di poter alleviare qualche dolore emotivo e controllare meglio la propria emotività,
  • il desiderio di mettersi sul cammino spirituale,
  • il desiderio di trovare un'attività fisica alla moda, con un risvolto intellettuale, che possa dare forza e flessibilità al corpo.

     Poiché lo yoga si concentra sulla ricerca del proprio centro interno attraverso la respirazione focalizzata e la concentrazione, i benefici sono molti e diffusi. Una pratica yoga crea equanimità e silenzio interiore, rendendo più gestibile lo stress della nostra vita quotidiana. L'efficacia dello yoga sta proprio nella semplicità del processo, nella capacità di arrivare ad un senso di completezza, di equilibrio e di calma sintonizzando, attraverso il respiro, il proprio corpo al momento presente. 

  • Lo yoga influisce innanzitutto sulla salute del sistema cardiovascolare, in quanto gli esercizi di respirazione  che lo caratterizzano permettono di aumentare il flusso di ossigeno nel corpo, incluso il cervello e il cuore, aumentandone le prestazioni.
  • Lo yoga incrementa la forza muscolare globale nella zona dell’addome, dei glutei, della regione lombare fino alla base del cranio ed è proprio qui che la stabilità e l’equilibrio hanno origine.
  • Le posizioni yoga migliorano la flessibilità del corpo ed aiutano a rendere più elastici mente e corpo, e questo permette di vivere in uno stato di maggiore benessere.

     Lo yoga è praticabile da tutti e i principianti possono iniziare una pratica yoga, indipendentemente dalla loro attuale forma fisica. Prendendo consapevolezza del proprio corpo e della condizione fisica di partenza, si cerca progressivamente e con dolcezza di migliorare questa condizione, concentrandosi sulla possibilità di creare cambiamenti positivi e migliorare le nostre aspirazioni.

Questa è l'intenzione dello yoga: potenziare l'individuo creando un percorso cosciente di connessione tra il respiro, il corpo fisico, le emozioni; La padronanza progressiva delle posizioni porterà automaticamente ad un riflesso positivo sul nostro mentale e sulle nostre reazioni alle pressioni e ai conflitti della vita nel mondo materiale.

I benefici dello Yoga sono riconosciuti da tempo dalla comunità scientifica internazionale e trovano nuove conferme dalla ricerca: oggi si sa che questa disciplina, praticata in modo corretto e continuativo può alleviare lo stress mentale e fisico, migliorare l’umore, rallentare il processo d’invecchiamento e migliorare di conseguenza le difese immunitarie. 

Studi recenti promossi dai ricercatori della Boston University School of Medicine, ( Vedi link ) del New York Medical College ( vedi link ) e del Columbia College of Physicians and Surgeons ( vedi link), pubblicato sulla versione online del Medical Hypotheses, una delle più prestigiose riviste del settore, hanno esaminato in che modo questa disciplina agisca sullo stress. L’ipotesi da cui questo ultimo studio ha preso avvio è stata anzitutto quello di confermare che, lo stress causa uno squilibrio del sistema nervoso autonomo ed una ridotta attività di un particolare neurotrasmettitore inibitorio chiamato “GABA”. Si è visto poi che questo tipo di squilibrio ha i suoi effetti sull’intero organismo: una bassa attività di questo neurotrasmettitore si è riscontrata nei disturbi d’ansia, nel disturbo da stress post-traumatico, nella depressione, nell’epilessia e anche nel dolore cronico. Ebbene, la pratica costante dello yoga è in grado di riportare a livelli di normalità questo neurotrasmettitore!   Vedi anche il seguente sito dove vengono riportati tantisismi studi recenti      Vedi link

Lo yoga fa bene, ma bisogna saperlo praticare. Purtroppo, accade spesso che i principianti affrontino le prime lezioni di yoga senza le dovute informazioni e spesso subiscono gli effetti collaterali negativi di questa pratica al collo, alla parte bassa della schiena, alle ginocchia e alle spalle. Se adeguatamente guidate da un insegnante, le persone che praticano lo yoga con costanza avranno grandi benefici:

Infine, non bisogna mai dimenticare che, per acquisire dei benefici è indispensabile affiancare alla pratica un corretto stile di vita, una corretta alimentazione ed un regolare riposo notturno.

Lo yoga non porta solo ad un benessere psicofisico ed a un ritrovamento di sé, ma può essere molto utile per alleviare e curare i disturbi legati all'ansia e alla depressione, in pazienti, che non fanno uso di medicinali. Infatti, grazie allo yoga si impara a gestire il dolore, la paura, si alleviano i sintomi dell'ansia, poiché si impara a convivere con le proprie sensazioni ed emozioni, anche negative, accettandole, per poterle poi lasciare andare via.

Inoltre, grazie allo yoga, è possibile ridurre la produzione di cortisolo e adrenalina, andando a calmare il corpo, riducendo lo stress e dando inizio a un rilassamento profondo. Molte persone, dopo aver provato i benefici dello yoga, cercano di accettare tutte le sensazioni che provano, sia negative che positive: sappiamo bene, come l'ansia sia sempre causata dalla paura di provare emozioni spiacevoli e dal continuo cercare di evitare di andarci incontro, piuttosto che da emozioni effettive ed esistenti. Grazie allo yoga, chi soffre d'ansia potrà sempre trovarsi pronto a fronteggiare situazioni nuove, paure ed emozioni di diversa intensità e natura, oltre a godere di un risanamento fisico che aiuterà a distendere i nervi e a scacciare lo stress.

La meditazione, parte importante della pratica yoga, è in grado di trasformare la nostra esperienza del mondo, diminuendo l’ansietà e la vulnerabilità al dolore, la tendenza alla depressione e alla collera ed è altrettanto vero che ha degli effetti benefici sulla salute rafforzando l’attenzione, il sistema immunitario e il benessere generale. Questo è confermato da molti studi scientifici effettuati in questi ultimi decenni, di seguito ne riporto alcuni effettuati da grandi psichiatri come Richard J. Davidson e biologi come Jon Kabat-Zinn (colui che ha inventato il metodo della Mindfulness, la meditazione laica) :

  • Mindfulness-based stress reduction and health benefits. A meta analysis  (P Grossman, L Niemann, S Schmidt… - Journal of psychosomatic …, 2004 - Elsevier. Objective Mindfulness-based stress reduction (MBSR) is a structured group program that employs mindfulness meditation to alleviate suffering associated with physical, psychosomatic and psychiatric disorders. ( vedi link )
  • The clinical use of mindfulness meditation for the self-regulation of chronic pain. J Kabat-Zinn, L Lipworth, R Burney - Journal of behavioral medicine, 1985 - Springer. Ninety chronic pain patients were trained in mindfulness meditation in a 10-week Stress Reduction and Relaxation Program. Statistically significant reductions were observed in measures of present-moment pain, negative body image, inhibition of activity by pain, symptoms. ( vedi link )
  • Alteration in brain and immune function produced by mindfulness meditation. RJ Davidson, J Kabat-Zinn, J Schumacher… - Psychosomatic …, 2003 - journals.lww.com. Objective: The underlying changes in biological processes that are associated with reported changes in mental and physical health in response to meditation have not been systematically explored. We performed a randomized, controlled study on the effects on brain and immune function of a well-known and widely used 8-week clinical training program in mindfulness meditation applied in a work environment with healthy employees.
  • La Neuroscienziata Dottoressa Sara Lazar della Harvard University ha mostrato, tramite il supporto di risonanze magnetiche, come la Pratica della Meditazione possa modificare le dimensioni di alcune regioni chiave del Cervello, migliorando Memoria, Empatia, Compassione, Resistenza allo stress. ( vedi link )  ( vedi link )

giovedì 12 agosto 2021

Matthieu Ricard: Buddhismo e benessere, un film di Guido Ferrari

Matthieu Ricard: Bouddhisme et bonheur (Buddhismo e benessere) è  un film di Guido Ferrari del 2008 visibile su Youtube al seguente indirizzo:  https://www.youtube.com/watch?v=yZlEu68E40w

Ovunque la vita fiorisca nell'universo, la sofferenza è presente: malattia, vecchiaia, morte, separazione dai propri cari...  "Ma la sofferenza non è assoluta, e l'infelicità non ha cause immutabili. Se è difficile cambiare il mondo, è sempre possibile trasformare il nostro modo di percepirlo. La meditazione non è semplicemente una questione di "liberare la mente" o rilassarsi per qualche momento dallo stress della vita quotidiana. ". È un processo di familiarizzazione con un nuovo modo di essere e un allenamento per coltivare le qualità umane fondamentali, come l'altruismo, la compassione, la gioia di vivere e l'equilibrio emotivo.

Un altro film dello stesso regista è il seguente: Se transformer soi même (Trasformare se stesso) in cui Matthieu Ricard spiega il suo incontro con il buddhismo tibetano.  vedi:  https://www.youtube.com/watch?v=ASA2tfPC2G4

Guido Ferrari è un giornalista indipendente, regista e documentarista. Ha realizzato documentari, inchieste e ritratti, soprattutto in campo culturale. Tra i tanti documentari realizzati possiamo elencare: - il Dalai Lama, -Karl Popper, -Erich Fromm, Eugène Ionesco, -Claude Lévi Strauss, -Rita Levi Montalcini. Le sue aree di interesse includono la spiritualità, il buddhismo, la relazione tra spiritualità e scienza, le neuroscienze, la psicologia, la parapsicologia, la storia e le questioni sociali.  Ha prodotto e diretto la rubrica di scienze umane "Sulla strada dell’uomo“ con alcuni dei più prestigiosi nomi della cultura italiana. Tra i tanti: Nicola Abbagnano, Francesco Forte, Claudio Napoleoni, Franceso Alberoni, Umberto Eco, Sabino Acquaviva, Alberto Munari, Remo Cantoni, Giorgio Petter, Enrico Decleva, Massimo Salvatori, Luigi De Marchi. Ha realizzato anche filmati sul Bhutan: Viaggio nella terra dei draghi ( 1° parte: Bhutan tra passato e presente. 2° parte La valle di Thangbi), e sul mandala. Puoi trovare tutti i suoi filmati al link:    https://guidoferrari.jimdofree.com/filmografia-filmography/

Matthieu Ricard, è un monaco buddhista francese ed interprete di sua Santità il Dalai Lama, è un membro attivo del Center for Healthy Minds. Questo centro ha condotto numerose ricerche scientifiche sulle pratiche di meditazione e la neuroplasticità. Matthieu Ricard ha anche partecipato  a dei test dell’Università di Princeton, Berkeley, Maastricht e Leipzig ed è stato coinvolto in uno studio svolto dall’Università del Wisconsin per cui si è sottoposto a risonanza magnetica funzionale (fMRI); i dati riportati sono spettacolari. Matthieu Ricard ha raggiunto il livello più alto mai registrato negli esseri umani di attività nella corteccia prefrontale sinistra.

Nel 1972, dopo aver abbandonato il mondo scientifico, si è trasferito nel nord dell’India per stabilirsi sull’Himalaya, dove si è formato e ha studiato con alcuni grandi maestri buddhisti come  Kanjur Rimpoche  e    Dilgo Khyentse Rinpoche. Dilgo Rimpoche e Matthieu Ricard                            

Il suo secondo maestro, uno dei più rispettati in Tibet, Bhutan e Nepal, era un visionario che dedicò la vita al consolidamento di numerosi templi, scuole e monasteri. Luoghi dedicati allo studio e alle pratiche degli insegnamenti buddhisti tibetani. Dopo la morte del suo maestro, nel 1991, Ricard ha mantenuto l’impegno di proseguire il lavoro da lui iniziato, dedicando al progetto tutto il suo tempo e i suoi sforzi.  Nel 2000 ha creato l'associazione Karuna-Schengen    vedi:  https://karuna-shechen.org/

Matthieu Ricard è co-direttore del monastero buddhista di Shechen, in Nepal. Oltre a ciò, ha scritto numerosi libri, che contribuiscono a far dialogare la cultura occidentale e quella orientale. Tutti i ricavi delle sue pubblicazioni sono destinati a finanziare le sue cause umanitarie.  Come riconoscimento al suo lavoro di preservazione delle culture dell’Himalaya, nel 1989 il presidente François Mitterrand gli ha conferito l’Ordine nazionale al merito.

Puoi trovare altri filmati sulla spiritualità ai seguenti indirizzi: 

lunedì 9 agosto 2021

Sorveglianza di massa su mail e messaggi, il nuovo Regolamento Ue Chat-controll

 Ho scritto questo articolo per mostrare in quale mondo democratico, libero, rispettoso della privacy viviamo oggi. In questo contesto il dibattito sul green pass diventa quasi irrilevante.
Sorveglianza di massa su mail e messaggi, il nuovo Regolamento Ue Chat-controll contro la pedopornografia online.

La sorveglianza di massa delle comunicazioni digitali diventa legale in Europa allo scopo di contrastare gli abusi sui minori online, il loro adescamento e la diffusione della pedopornografia. Questa la novità storica del nuovo Regolamento Ue ribattezzato “ChatControl” che il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza (537 voti, 133 contrati e 24 astenuti) e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea. A quel punto il Regolamento sarà in vigore e di conseguenza, per tre anni, ogni cittadino europeo perderà il diritto alla riservatezza delle proprie comunicazioni digitali personali, sancito quasi vent’anni fa dalla Direttiva ePrivacy 2002/58/CE.

Anche se lo scopo potrebbe ritenersi giusto, le conseguenze di questo provvedimento per le persone potrebbero essere drammatiche in caso di errore e qualcuno potrebbe ritrovarsi bollato come pedofilo erroneamente.

Se fino ad oggi nessuno poteva sorvegliare o intercettare i messaggi e le comunicazioni personali di qualsiasi cittadino europeo senza il suo consenso o un’autorizzazione specifica dell’autorità giudiziaria, con l’entrata in vigore del Regolamento “ChatControl” i gestori dei servizi di comunicazione digitale – da Facebook a Google passando per le applicazioni di instant messaging come Whatsapp o Telegram – potranno accedere in automatico a tutte le nostre comunicazioni online e, se tra queste troveranno dei video, delle immagini o dei testi comparabili ad altri già identificati come pedopornografici o legati a forme di adescamento o abuso di minori, potranno prelevarli, segnalarli alle forze di polizia e cancellarli dalle loro piattaforme.
Al momento restano comunque escluse dal Regolamento le comunicazioni crittografate, quindi i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle app di instant messaging come Whatsapp o Telegram. Una condizione di riservatezza, questa che però potrebbe essere superata dal regolamento di follow up di ChatControl che alcuni analisti danno come imminente.

I gestori, quindi, scandaglieranno le nostre comunicazioni elettroniche in maniera automatica e non, attraverso filtri intelligenti che cercheranno di trovare una corrispondenza, tra i contenuti multimediali che trasmettiamo e riceviamo e alcuni database che contengono contenuti di natura pedopornografica. 
In Europa il filtraggio automatico e la segnalazione dei contenuti pedopornografici erano già attivi da tempo per i servizi web – ad esempio i social network Facebook o Instagram -, ma restavano esclusi per email e messaggistica, protetti dalla Direttiva e Privacy. 
Il Regolamento “ChatControl” nasce proprio dal tentativo di superare uno stop a queste pratiche di sorveglianza imposto da una normativa europea, che dal 21 dicembre 2020 aveva equiparato posta elettronica e chat ad ogni altra comunicazione elettronica, estendendo quindi la tutela alla riservatezza a tutti questi servizi.

Questo regolamento resterà in vigore per i prossimi tre anni quindi, in attesa di una nuova Direttiva quadro sul tema per consentire una lotta più efficace al fenomeno degli abusi sui minori perpetrati online, fenomeno che solo in Italia, durante l’emergenza Covid-19, ha visto crescere i reati a danno dei minori del 70% l’anno e aumentare del 213% in cinque anni i denunciati, come segnalato recentemente dal vertice della Polizia Postale. Tra questi, proprio ragazzi sempre più giovani, accusati di reati sempre più gravi come il far circolare scatti sessuali di ex-partner, file pornografici e immagini di abusi sessuali su minorenni.
I partiti europei contrari al provvedimento sono stati il Partito Pirata e i Verdi, con la motivazione  che questi sistemi di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzati per una sorveglianza di massa e soprattutto per l'elevato tasso di errore riscontrato. Infatti, i fornitori segnaleranno automaticamente alla polizia senza verifica umana – eventuali dati sospetti.

Si deve cercare di trovare un compromesso tra il sacrificio della privacy e la sicurezza dell’ecosistema digitale. Dovremo impegnarci tutti quanti per fare in modo che si sviluppi una reale consapevolezza dell’esistenza di questi sistemi di monitoraggio perché le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche. I gestori privati dei servizi di comunicazione elettronica diventano con ChatControl una sorta di polizia giudiziaria, e potrebbero privilegiare i loro interessi privati, magari in ottica di profilazione degli utenti. Gli scenari possibili sono tanti, forse troppi per giustificare un intervento di sorveglianza cosi pesante.
Quanto saremo liberi di poter mantenere le attuali condizioni di privacy dei nostri servizi di comunicazione digitale, dopo l’entrata in vigore di ChatControl?  
Lo saremo fintanto che continueremo ad utilizzare applicazioni capaci di cifratura end-to-end, ma chi ci garantisce che domani quelle conversazioni intime non verranno utilizzate come arma di ricatto o utilizzate esse stesse per abusare dei soggetti? In un’epoca dove i furti di dati sono all’ordine del giorno, come sarà possibile garantire la riservatezza di queste conversazioni quando saranno sparpagliate su decine di gestori ed in balia di attacchi di ogni tipo? Vale davvero la pena attivare una sorveglianza su così ampia scala quando sappiamo che interventi mirati sono invece molto più efficaci?

I 5 colossi del web

 Ho scritto questo articolo per mostrare in quale mondo democratico, libero, rispettoso della privacy viviamo oggi. In questo contesto il dibattito sul green pass diventa quasi irrilevante.

Oggi i 5 colossi del web Google, Amazon, Facebook,  Apple, Microsoft,  hanno aumentato ricchezza e potere. “Ormai contano più degli Stati” e durante il coronavirus hanno ulteriormente consolidato la loro posizione. 

Cloud, ricerche, acquisti, tutto ruota intorno ai cinque giganti che ormai plasmano anche la politica degli Stati e possono decidere di "zittire" anche l'ex presidente degli Stati Uniti Trump, fatto sparire da Facebook, Instagram e Twitter. I tardivi sforzi dei regolatori europei e le cause negli Usa non sembrano in grado di intaccare il loro potere. Facebook è un social media che conta una comunità di iscritti pari a due volte la popolazione cinese e vale in borsa 760 miliardi di dollari.

Nel 2017, al vertice del G7 per la prima volta, a una riunione di massimo livello governativo, erano presenti anche i soggetti che controllano la rete: Facebook, Google, Microsoft o Amazon ed Apple. Questa presenza sancisce il fatto che quando si parla di Internet, ci sono alcune aziende che sono allo stesso livello degli Stati o di entità sovranazionali come l’Unione europea.

La pandemia ha evidenziato il ruolo e la pervasività di questi giganti del web, praticamente tutto quello che avviene, è avvenuto, e avverrà “a distanza”, passa attraverso di loro. Dalle chat su Whatsapp, che appartiene a Facebook, alle riunioni on line per lo più gestite da piattaforme di Google e Microsoft. Mentre tutti erano costretti a rinunciare agli acquisti nei negozi, i ricavi di Amazon sono cresciuti del 40%.  E le tasse pagate in Italia dai giganti del web sono ridicole: Amazon paga 11 milioni di euro, Google 5,7 milioni, Facebook 2,3 mln, Netflix 6 mila euro. 

I numeri del dominio. Oggi il 90% delle ricerche su internet avviene attraverso Google. La stessa Google, insieme a Facebook, controlla oltre il 90% della pubblicità on line. I sistemi operativi di Apple (iOS) e Google (Android) equipaggiano il 99% degli smartphone. Ancora Apple, ma questa volta con Microsoft, forniscono il 95% dei sistemi operativi nel mondo. Il 95% degli under trenta che usano Internet (cioè tutti) ha un profilo Facebook o Instagram (che è sempre di Facebook). Amazon controlla la metà delle vendite on line degli Stati Uniti. Nei paesi occidentali ormai una persona su tre utilizza un assistente vocale come Alexa (Amazon) o Siri (Apple). Un orecchio sempre attivo che ascolta, ascolta, ascolta e immagazzina informazioni. Numeri simili riguardano servizi come le classiche e-mail, le mappe, lo sviluppo di intelligenza artificiale o di auto a guida autonoma.  Questi dati indicano che la concorrenza non esiste più. Non è un caso che l’unica significativa novità del panorama Internet degli ultimi anni, la piattaforma TikTok, sia nata e cresciuta in Cina, dove ancora questi soggetti non hanno potere”.  Gli algoritmi di Google possono stabilire i destini di un’azienda, semplicemente in base al peso che le attribuiscono nella gerarchia dei risultati”.

E poi c’è il cloud, la “nuvola”, le immense memorie esterne a cui si affidano aziende, grandi e piccole, e strutture pubbliche, per archiviare dati ed accedere a servizi. Chi le gestisce? La risposta è scontata. I più grandi fornitori al mondo sono Amazon, che ha una quota di mercato globale di oltre il 40%, Microsoft (15,5%) e Google (9%). Dentro queste memorie ci sono informazioni di ogni tipo, comprese le più sensibili al mondo. L’esercito statunitense, ad esempio, affida i suoi dati a Microsoft, seppur in strutture appositamente dedicate e con vincoli specifici. Del resto il gruppo di Bill Gates ha da sempre un rapporto molto stretto sia con il Pentagono, sia con il governo Usa.  Ancora una volta solo la Cina può sottrarsi a questo controllo, potendo contare sul suo campione nazionale Alibaba che fornisce anche spazi cloud. E Pechino ha imposto ad Apple di spostare le informazioni relative agli utenti cinesi su fornitori di cloud del Paese con server collocati fisicamente in Cina.

Cosa hanno fatto in questo tempo le autorità Antitrust di Usa ed Unione europea? Sulla scia della rivoluzione ideologica neo liberista degli anni '80 non hanno fatto assolutamente niente. La sola commissione Ue ha dato via libera a 400 acquisizioni che hanno visto protagonisti questi quattro o cinque gruppi. L’acquisto di Instagram da parte di Facebook è stato ridicolarmente autorizzato con le motivazioni che “Instagram non è un social media” e che “le foto sono difficilmente monetizzabili”.

Invece i servizi offerti gratis come l’apertura di un profilo Facebook o una ricerca su Google valgono in realtà cifre astronomiche per chi li gestisce e ha accesso ai dati degli utenti. Il concetto fu spiegato, in poche illuminanti parole, dal professore del Mit Nicholas Negroponte già agli albori del web: “Se il servizio che ti viene offerto è gratis, vuol dire che il prodotto sei tu”.

Solo adesso l’Antitrust europeo sta aggiornando le sue regole prospettando multe più severe e possibili scorpori per i colossi del web, ma ormai è troppo tardi. Inoltre, queste nuove regole, più restrittive, entreranno in vigore, se tutto va bene tra un paio d’anni. Negli Stati Uniti, sull’onda di un rapporto redatto dal Congresso statunitense, in cui venivano elencate tutte le pratiche fortemente lesive della concorrenza e poco rispettose della privacy degli utenti, sono state avviate cause ed azioni antitrust e si è arrivati a minacciare questi gruppi monopolisti, di possibili smembramenti, se non cambieranno il loro modo di agire. La verità è che il potere di questi soggetti è già così grande che è difficile dire da che parte penda il bilanciamento dei poteri e capire chi possa davvero dettare condizioni. Non è detto che siano gli Stati. Inoltre agli Stati Uniti, in fondo, fa comodo "che questi soggetti siano così potenti, che siano in grado di controllare le informazioni di tutto il mondo e in tutto il mondo”. Purtroppo la forza dell’Antitrust europeo è una sola, ossia i 500 milioni di cittadini che costituiscono il mercato europeo.

Cosa succederebbe se Google o Facebook decidessero ad esempio di limitare l’accesso ai loro servizi? Di far pagare servizi come la posta elettronica. Oppure se decidessero di ridurre il traffico verso specifici soggetti, aree di mercato, venditori, facendoli scendere nella gerarchia delle ricerche?

Non è solo una questione economica. Quando Edward Snowden raccontò il modo in cui è possibile avere accesso a tutte le informazioni che noi consegniamo, più o meno consapevolmente, a Google, Facebook e soci, fece un’osservazione inquietante: “Questa è una dittatura chiavi in mano. Se chi ha le leve del potere volesse, potrebbe sapere tutto di chiunque di noi attingendo alla rete". "Facebook ti conosce meglio di tua moglie”, non è un modo di dire. Attraverso le interazioni che un soggetto ha con i social media, elaborate da intelligenze artificiali, si riesce a tracciare un profilo della personalità più attendibile di quello che potrebbe fare un convivente. Comprese inclinazioni politiche, stato di salute, condizioni economiche, gusti, ecc.

“Dobbiamo fare uno sforzo ed impegnarci a difendere e riaffermare quella che John Stuart Mill chiamava la "libertà delle menti". Esiste la possibilità che una volta persa, le persone cresciute nell’era digitale fatichino a riconquistarla. Esiste una reale possibilità di alleanze tra Stati autoritari e questi immensi monopolisti di Internet, ricchi di dati. Il nascente sistema di sorveglianza da parte delle aziende potrebbe unirsi a sistemi già rodati di vigilanza di natura governativa, rafforzandoli drammaticamente.

Tim Berners-Lee, ha festeggiato il 6 agosto 2021 i trent’anni del primo sito Internet della storia pubblicato presso il CERN ed attualmente ancora attivo, info.cern.ch che ha costituito l'embrione del World Wide Web. Il sogno di Berners-Lee che era quello di “Avere uno spazio aperto, democratico, universale e gratuito” sembra essere miseramente naufragato.

Tra il 2000 e il 2010 la rete prese la forma attuale cominciando a stringere la sua ragnatela intorno al mondo. Infiniti contenuti a disposizione, accessibilità dell’informazione, fake news, criminalità (il cosiddetto Dark Web) e ancora i social network e l’e-commerce, basati su modelli di business che promuovono la schedatura dell’utente monetizzandone i dati.

Se il web era nato con l’idea di fornire a ognuno gli strumenti per diventare editore di se stesso, oggi postiamo solo su piattaforme controllate da terzi, sulle quali siamo poco più che ospiti e dove avvengono operazioni di filtraggio eseguite dai titolari dei social e di queste piattaforme.

In un mondo che rischia di polarizzare anche il web in una nuova guerra fredda, il fattore pandemia si è rivelato un potentissimo acceleratore. Nel giro di un anno abbiamo visto affermarsi la definitiva supremazia del digitale. Il lavoro, la scuola, i servizi: con la messa al bando del contatto umano tutto è traslato online. Ma siamo davvero pronti a questa digitalizzazione forzata?  Dobbiamo continuare ad accettarla passivamente?

venerdì 6 agosto 2021

I testi fondamentali del Buddhismo

Tra i testi fondamentali del buddhismo troviamo sicuramente il Dhammapada, il cammino del Dharma  e il Bardo Tödöl,  noto nei paesi occidentali come Libro tibetano dei morti  e rielaborato come Il libro tibetano del vivere e del morire da Sogyal Rinpotché.

 Il Dhammapada buddhista.    Testo in Pdf            Testo completo in inglese 

Il Dhammapada è uno dei testi più importanti del buddhismo, ed è molto popolare in tutte le sue scuole e tradizioni, specialmente Theravada. Il Dhammapada è stato considerato l’espressione più sintetica della dottrina del Buddha e una sorta di suo testamento. “Dhammapada”, in Pali, significa porzioni, aspetti, o sezioni del Dhamma (o Dharma). È così chiamato perché, nei suoi 26 capitoli, enuncia i molteplici aspetti dell’insegnamento del Buddha.

Alcuni versi del testo:

  • Siamo ciò che pensiamo.
  • Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.
  • Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue
  • Siamo ciò che pensiamo, Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.
  • Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia, come la tua ombra ti segue, inseparabile.
  • «Mi ha insultato, mi ha aggredito, mi ha ingannato, mi ha derubato.» Se coltivi questi pensieri vivi immerso nell'odio.
  • «Mi ha insultato, mi ha aggredito, mi ha ingannato, mi ha derubato.» Abbandonando questi pensieriti liberi dell'odio
  • In questo mondo l'odio non può porre fine all'odio. Solo l'amore è capacedi estinguere l'odio. Questa è la legge eterna

Nell'intero vastissimo canone delle scritture buddhiste, non abbiamo nulla che possiamo indicare con certezza come testuali parole del Buddha. Ma non c'è dubbio che questi testi riflettono lo sforzo dei discepoli diretti, di tramandare il più fedelmente possibile le parole del Buddha.  Significativamente certi testi cominciano con le parole:    "Così ho udito ... "  e  Non "Così ha detto Buddha".
Il Dhammapada è una raccolta, compilata parecchi anni dopo la morte di Buddha, di aforismi tramandati e ricordati come parole del maestro.  Non è proprio una raccolta organica  e le frasi, affermazioni ed esortazioni, sono raccolte per temi (la consapevolezza, la mente, la gioia, il piacere, l’ira, ecc. ) e spesso sono state alterate da interpretazioni successive. Questo libricino, il più amato e il più letto dell'intero canone buddhista, è un tesoro inestimabile perchè anche se filtrato o modificato riporta l'insegnamento del Buddha.

L'insegnamento del Buddha.  Il primo e fondamentale di questi concetti è proprio quello del risveglio, bodhi, illuminazione o liberazione. 'Risveglio' significa superare lo stato della nostra coscienza ordinaria.  La nostra ordinaria percezione del  mondo è  fondamentalmente 'illusione' come è  illusione l'esistenza di un 'sé', come qualcosa di individuato e separato dal tutto. Alla base di questa illusione primaria c'è l'ignoranza: uno stato di offuscamento in cui non siamo in grado di percepire la vera realtà delle cose.  Perduti in questo ciclo del samsara, dell'esistenza illusoria, gli esseri si trascinano di vita in vita.
Alla base della filosofia buddhista ci sono le 'quattro nobili verità, di Buddha. Esse sono: l'esistenza è sofferenza; questa sofferenza ha un'origine; essa ha anche una fine; il cammino che conduce al risveglio porta alla fine della sofferenza. Questa sofferenza ha la sua origine nell'ignoranza e nel desiderio.
Altro elemento importante è il concetto del karma, secondo cui ogni azione lascia delle tracce sottili nella coscienza di chi la compie, in un ciclo di trasmigrazioni. Il concetto di reincarnazione può essere anche interpretata in maniera psicologica. La vita del nostro corpo e della nostra coscienza è un flusso costante: in un certo senso moriamo e rinasciamo in ogni momento.  E ogni momento rinasciamo portando con noi le tracce del nostro passato, il nostro karma istante per istante.  In questo senso il Dhammapada è un invito a concentrare tutta la nostra attenzione, tutta la nostra energia, tutta la nostra consapevolezza, tutta la nostra capacità di risveglio in ogni attimo di vita. 

Enunciati come 'l'esistenza è sofferenza' o l'invito a trascendere ogni desiderio, possono essere letti in chiave pessimistica come negazione della gioia e della bellezza, e come conseguenza dedicarsi totalmente all'ascetismo. Ma fortunatamente, i buddhisti interpretano diversamente questi enunciati e considerano la sofferenza come un'esperienza della mente, che sorge quando l'IO non ottiene quello che desidera.  I buddhisti considerano che questo IO non ha un'esistenza reale, non esiste come entità autonoma e permanente. Quindi perchè dovremmo soffrire? Anche nella reincarnazione questo IO è visto come un continuum, un  flusso di coscienza che si trasmette. Poi non bisogna dimenticare che proprio il Buddha raggiunse l'illuminazione, quando abbandonò le pratiche ascetiche e adottò la cosidetta terza via.  Un ostacolo all'illuminazione potrebbe essere proprio il desiderio dell'illuminazione.  Perciò, dice l'ultimo capitolo del Dhammapada, il bramino 'non desidera nulla, né in questo né nell'altro mondo'.

 Il libro tibetano del vivere e del morire di Sogyal Rinpotché, include una grande parte dedicata proprio alla preparazione alla morte, all'aiuto ai morenti, e al processo della morte. La morte rappresenta l'ultima e inevitabile distruzione di quello a cui noi siamo attaccati di più: noi stessi. Si vede come gli insegnamenti sul non-ego e la natura della mente possono aiutare. Conviene quindi, all'avvicinarsi della morte, cercare di coltivare il non-attaccamento, l'altruismo, la gioia. Noi preferiamo non pensare alla morte, ma il pensiero della morte non ha niente di deprimente, se lo utilizziamo come un richiamo,  allo scopo di restare coscienti della fragilità dell'esistenza e dare un senso ad ogni istante della vita. Un maestro tibetano ha detto: "Contemplando costantemente la morte, porterete la vostra mente verso la pratica spirituale, rinnoverete il vostro ardore verso la pratica, e vedrete la morte come l'unione con la verità assoluta".

Bardo è una parola tibetana, composta da “bar” che significa “fra, che sta in mezzo” e “do”,  ovvero “posto, isola”. Così bardo può essere tradotto “il posto che sta in mezzo” o “stato intermedio”. Il Bardo significa quindi transizione, stato intermediario, ce ne sono diversi di questi stati intermediari nella vita:

  • Bardo della sfera esistenziale (luogo di nascita),    
  • Bardo dello stato onirico,    
  • Bardo della meditazione,     
  • Bardo dell'esperienza di morte,     
  • Bardo dell'esperienza della realtà,    
  • Bardo nella ricerca della rinascita.

 Uno è il bardo della vita, lo stato intermediario tra la nascita e la morte; poi c'è il bardo al momento della morte, al momento in cui la coscienza si separa dal corpo, in questo caso si parla di due fasi: la dissoluzione esteriore delle capacità fisiche e sensoriali, e la dissoluzione interna dei processi mentali. La prima è comparata al riassorbimento dei cinque elementi che costituiscono l'universo (terra, acqua, fuoco, etere, aria), quando l'aria è riassorbita cessiamo di respirare, non possiamo muoverci e perdiamo conoscenza, riviviamo la nostra vita nella nostra mente. Poi c'è il bardo del divenire, è qui che cominciano ad apparire le modalità del prossimo stato di esistenza. 

Alcuni versi del Bardo della morte:  “oh figlio ... ora è giunta per te l’ora di cercare una via. Nell’attimo in cui il tuo respiro svanisce, sorge la cosiddetta Chiara Luce del primo Bardo. Ricorda le parole del tuo maestro. Questa è la luce della Dharmata vacua e profonda come lo spazio, luce che splende nuda, pura, senza centro ne luogo, immacolata Coscienza assoluta. Riconoscila, entra in lei e riposa in quello stato che io stesso verrò a rivelarti”.

Il Bardo Tödöl  noto nei paesi occidentali come Libro tibetano dei morti risale all'VIII secolo d.C. ed è stato composto per aiutare chi si accinge a trasmigrare di vita in vita e ad affrontare, in piena consapevolezza, questo cruciale momento.   Sintesi        Vedi testo

Il Bardo Thodol, questo il titolo originale, è un testo classico del Buddhismo tibetano e fu composto in sanscrito, come detto,  dal grande maestro Padma Sambhava, una figura semileggendaria, nell’VIII o nel IX secolo, ma fu occultato e venne riportato alla luce solo nel XIV secolo dallo “scopritore di tesori” spirituali Karma Lingpa. Il testo descrive le esperienze che l'anima cosciente vive dopo la morte, o meglio nell'intervallo di tempo che, secondo la cultura buddhista, sta tra la morte e la rinascita. 

Il libro tibetano dei morti è una delle più imponenti opere della cultura di tutti i tempi, uno dei testi della spiritualità orientale che ha avuto maggiore influenza anche sul pensiero occidentale. Tra i primi a commentare in Italia questo testo fu, negli anni Trenta, il famoso orientalista Giuseppe Tucci. Da allora si sono succedute a ritmo frenetico riedizioni e commenti sempre nuovi. Giuseppe Tucci lo traduce con “Il libro della salvazione", e invece Evans Wents, che per primo lo tradusse in inglese nel 1927 e lo divulgò in Occidente, gli diede il titolo più suggestivo di "Libro tibetano dei morti" e da allora è conosciuto così.  Chi lo ha letto è rimasto smarrito o scosso. L'abissale profondità del pensiero tibetano ha già turbato diverse generazioni in Occidente; in modo particolare l'occidentale è rimasto turbato dalle strane visioni descritte da Alessandra David-Neel e dalla traduzione di W. Y. Evans Wentz, dei libri tibetani dei morti.   Alessandra David-Neel era una esploratrice francese, una delle prime donne ad entrare in Tibet e Wentz era un antropologo e scrittore americano pioniere nello studio del buddhismo tibetano.

Grazie anche ai suoi versi di commovente bellezza, il libro costituisce un raro messaggio di saggezza, una guida completa all'esistere che insegna a trasformare in profondità la nostra realtà quotidiana. Redatto in forma di breve trattato iniziatico, Il libro tibetano dei morti è una summa del sapere esoterico, in cui si tratta diffusamente di ogni possibile aspetto della via tantrica alla liberazione, del ciclo infinito di nascita e morte, con un'approfondita descrizione del processo di morte. Oggi il Tibet, anche se si sta lentamente dissolvendo, sia come realtà geografica che come realtà antropologica, continua a vivere come una grande aspirazione all'eterno mistero, in un'epoca, povera come la nostra, segnata dall'assoluta mancanza di misteri e dalla smitizzazione.

Durante il  Bardo, abbiamo la possibilità di rivedere i nostri progressi e di definire le opportunità di crescita successiva. Le nostre azioni, intenzioni, pensieri, desideri e decisioni del presente plasmano e ridefiniscono istante per istante i contorni del nostro futuro in svolgimento. Siamo quindi co-creatori della realtà che sperimenteremo. Ritroviamo questo concetto anche tra i sufi persiani del XII secolo: essi attribuivano molta importanza alla visualizzazione del pensiero, in grado di alterare e riplasmare il nostro destino. Definivano tale sottile sostanza del pensiero alam almithal.  I mistici tantrici tibetani, per analogia, sostenevano che tsal, ovvero la sostanza dei pensieri fosse costituita da onde energetiche prodotte dalle azioni mentali. Anche Yogananda suggeriva che la volontà era in grado di materializzare i pensieri anche in forma di esperienze nella dimensione materiale. Per questo consigliava alle persone di visualizzare il futuro che desideravano esperire e di caricarlo con l'energia della concentrazione. 

La moderna teoria dell'universo olografico di Bohm  è conforme a queste tesi sostenendo che la psiche partecipa alla realtà fisica, nella quale si esprime sotto forma di "sincronica sintropicità", usando la terminologia dello stesso studioso. Oggi anche la stessa ricerca scientifica,  ha cercato di gettare uno sguardo se non proprio sull’aldilà, almeno su ciò che accade in prossimità della morte. È interessante capire fino a che punto gli studi sulle esperienze di pre-morte si concilino con antiche trattazioni che illustrano le tappe del viaggio iniziatico per eccellenza: quello che conduce alla vita ultraterrena.  Il Libro tibetano dei morti è strutturato su simboli archetipici, e molte esperienze segnalate in Tibet trovano corrispondenza con le attuali teorie psicologiche.

Concludendo si può dire che il contrasto fra morte e vita viene qui relativizzato come raramente è stato fatto in Occidente.  Il Bardo Thodol insegna che alla morte ogni uomo è posto di fronte al mondo ultraterreno  ed assicura che il morire è un nascere alla luce, non uno sprofondare nella notte. Il passaggio dal buio alla luce è proprio il tema che attraversa le “testimonianze” raccolte tra coloro che sono stati sul punto di morire. Queste testimonianze hanno in comune una serie di costanti: la persona “sente” i medici che annunciano la sua morte,  guarda il suo corpo dall’esterno; sperimenta una sensazione di grande pace; attraversa un tunnel buio; sperimenta una avvolgente “Luce”. Questi racconti non possono certo proporsi come criteri di oggettività scientifica; tuttavia la loro ricorrenza stupisce.   La parola Bardo significa morte, trapasso. La parola Todol significa liberazione. Questo poema simbolico parla di una tecnica iniziatica per compiere un viaggio interiore e giungere alla liberazione dalla paura della morte e malgrado la denominazione, quest'opera è scritta per i vivi e non per i morti; insegna a non tenere la morte e vivere la vita in pienezza. 

 Il Tripitaka? E' un termine sanscrito che significa 'tre canestri' ed indica le tre grandi sezioni in cui è diviso il Canone Pali buddhista, l'insieme dei testi sacri del Buddhismo. Il primo tratta della disciplina monastica, il secondo (Sutta Pitaka)  sono 'i discorsi del Buddha', il terzo (Abhidhama-Pitaka) è il più antico compendio della psicologia e dell'etica buddhiste. In particolare, raccoglie gli insegnamenti, i sermoni, le parabole e i detti del Buddha, le regole di vita all'interno del Sangha (la "comunità" dei fedeli, sia monaci che laici) e le tecniche per il raggiungimento del Nibbāṇa, ovvero l'"estinzione", intesa come liberazione dal saṃsāra, l'eterno ciclo karmico di nascita, morte e rinascita a cui sono soggetti tutti gli esseri senzienti.

*** I testi sacri del Buddhismo, suddivisi in tre canoni: il Canone pāli, il Canone cinese, e il Canone tibetano così denominati in base alla lingua degli scritti. 

Sebbene la religione buddhista sia divisa al suo interno in numerose scuole di pensiero, di cui le tre correnti maggioritarie sono il Theravāda, il Mahāyāna e il Vajrayāna, che hanno sviluppato dottrine contrastanti e prodotto testi altrettanto diversi, i canoni di tutte le scuole condividono alcune dottrine fondamentali, impartite dal Buddha stesso, che costituiscono il Dharma, la "legge morale" o "condotta di vita" che deve rispettare ogni fedele buddhista, e sono:
  •  le Quattro nobili verità;
  •  il Nobile Ottuplice Sentiero;
  •  l'Ahimsa (compassione o nonviolenza);
  •  la Meditazione, che conduce alla Bodhi (illuminazione);
  •  il Nibbāṇa, estinzione della sofferenza.

Riferimenti

  • Su questo sito trovate testi scaricabili sul buddhismo  Vedi sito
  • Testi sul buddhismo dal sito di Gianfranco Bertagni    Vedi sito

Letture consigliate 

  • Annalisa A. (a cura di): Bardo. Il risveglio dal sogno. 
  • Laird T., -Gyatso T. (Dalai Lama): Il Mio Tibet. Conversazioni con il Dalai Lama,
  • Lamparelli C. (a cura di): Padmasambhava. Il Libro Tibetano dei Morti.
  • Pincherie M.: Libro Tibetano dei Morti - Bardo Todol, 
  • Thurman R.A.F.: Il libro tibetano dei morti,
  • Trungpa C., Fremantle F. (a cura di): Il libro tibetano dei morti. La grande liberazione attraverso l'udire nel Bardo,
  • Tucci G.: Il libro tibetano dei morti,
  • Wallache A.: Le Cinque Meditazioni Tibetane dell'Autentica Felicità,
  • Trungpa – Il libro tibetano dei morti.

Il razzismo spiegato a mia figlia

Avevo letto questo libretto Il razzismo spiegato a mia figlia scritto da Tahar Ben Jelloun, moltissimi anni fa, mi sono rimesso a leggerlo e trovo il suo messaggio attualissimo ancora oggi, venti anni dopo, e per questo ve lo propongo. --

Molti autori e filosofi, tra cui Spinoza, a cui è attribuita la frase "Qualsiasi essere tende a perseverare nel suo essere", sostengono che idee e comportamenti interiorizzati nel tempo attraverso l'educazione creerebbero una certa impermeabilità al cambiamento, soprattutto nella mentalità degli individui in età adulta.

Per coerenza o pregiudizio si tenderebbe a perseverare nel nostro essere,  a mantenere una certa visione anche di fronte ad evidenze e fatti contrari. E' ciò che si verifica negli episodi di intolleranza  e,oggi, nei diffusi fenomeni di razzismo (1).  Oggi nella società contemporanea caratterizzata dalla globalizzazione, dall'interdipendenza dei mercati e dalla socializzazione anticipatoria (2) prodotta dai media, flussi migratori sempre più consistenti sono in movimento (3).   Le reti di comunicazione, la simultaneità dell'informazione  dovrebbero portare al superamento delle barriere geopolitiche e culturali e alla creazione di realtà sociali sempre più multietniche (4).

Novità che richiedono culture aperte e dialoganti.    La scuola dovrebbe    dare un contributo importante nella creazione di "identità culturali nuove" "transetniche" operando contemporaneamente al cambiamento di chi ospita e  di chi è ospitato. Al contrario, vengono in superficie rigidità, diffidenza, insofferenza.  Per autori come Van Dijk  la spiegazione è data dal fatto che il razzismo è funzionale agli interessi della maggioranza dei gruppi bianchi ed in particolare alle classe dominante (5). Questo autore sottolinea l'importanza    del discorso quotidiano e della comunicazione nel diffondere pregiudizi e stereotipi all'interno di un gruppo.  Eppure cambiare si può.

Il contenuto del libro. 
Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, ha affrontato la drammatica questione in un colloquio con la figlia Merièm che, in una mattina parigina  nel febbraio 1997, mentre si recavano ad una manifestazione contro un progetto di legge sul razzismo, gli ha chiesto: "Dimmi babbo, cos'è il razzismo?"   Tahar Ben Jelloun si vede confrontato con delle domande della figlia di dieci anni, che ancora non capisce perchè le persone manifestano nella piazza e che cosa significano certi slogans.

La curiosità della figlia fa nascere nell'autore l'idea di scrivere un testo che possa spiegare ai bambini il fenomeno del razzismo con il quale la società moderna è confrontata e che è all'origine di discussioni accese. Il libro che ne è nato (pubblicato nel 1998 e passato attraverso quindici diverse stesure)  si rivolge soprattutto ai bambini (di età compresa tra 8 e 14 anni), ed  è stato redatto con la massima chiarezza, semplicità ed oggettività. In modo molto didattico e sotto forma di dialogo, il libro spiega precisamente i differenti aspetti del razzismo, offrendo anche ai bambini la possibilità di capire il senso delle parole che sentono più spesso, di riflettere sul loro comportamento e su quello del loro  ambiente.

Il libro parte dal principio che la lotta contro il razzismo  comincia con l'educazione, l'autore  precisa, comunque, che si possono educare i ragazzi, non gli adulti. Dopo una definizione assai generale del termine razza, la conversazione gira intorno a certe parole chiave come diversità, straniero, pregiudizio, discriminazione, ghetto, colore della pelle.

Poi l'autore passa ad esaminare  problemi molto più recenti come la genetica, o più vecchi come l'antisemitismo,  il genocidio, l'apartheid; si affrontano i temi del  ruolo del razzismo e della xenofobia nella storia, per esempio nel contesto del colonialismo, all'epoca del nazional-socialismo in Germania, durante l'apartheid in Africa del Sud o durante il genocidio nel Ruanda. Importante è anche la parte del dialogo che tratta il rapporto tra razzismo ed ignoranza. Alla fine, la discussione tra padre e figlia verte sulla questione se un razzista può guarire, la risposta dell'autore non è troppo pessimistica: secondo lui , tutto dipende dalla capacità dell'uomo di mettersi in discussione, di prendere coscienza dei suoi errori e di superarli.

L'autore ci invita alla vigilanza, al combattere quotidianamente contro ogni forma di razzismo e al rispetto  per se stesso e per gli altri in una società che offre pochi valori di riferimento.

Conclusioni. Quando si vuole che una idea sia capita anche da un bambino senza che ne vada perso il significato vero, serve un lavoro di traduzione delicatissimo.  Il risultato di Ben Jelloun è molto efficace L'ideologia non regge al confronto delle domande spiazzanti di un bambino che non conosce le varie teorie interpretative (6). Lui semplicemente chiede perchè esiste il razzismo; vuol sentire fatti e non discorsi.  E di estrema incisività è il volume che invita a lavorare sull'educazione dei giovani affinchè la loro naturale predisposizione a familiarizzare con tutti, indipendentemente dal colore della pelle e dalle fedi religiose, sia valorizzata. Accade invece il contrario. Che l'adulto non ascolti quella voce diversa e apparentemente "ingenua" ma la soffochi imponendo il suo stile di vita e i suoi pregiudizi.        

"Non si nasce razzisti, si diventa. C'è una buona e cattiva educazione. Tutto dipende da chi educa, sia nella scuola come a casa".  E' faticoso ascoltare un bambino, eppure costituisce una delle esperienze di dialogo più forti. La lettura delle dinamiche del razzismo fatta da Ben Jelloun è interessante, ma non è il vero pregio del volume. Le sue interpretazioni appartengono a una cultura diffusa. Qualcuno potrà sollevare obiezioni sull'affermazione che il rispetto della persona rientri nel prezioso patrimonio tramandato dalle tre grandi religioni monoteiste: l'ebraismo, il cristianesimo  e l'islamismo. Thorà , Vangelo e Corano  predicano la tolleranza e indicano nell'amore la strada per stabilire una convivenza corretta. Le originalità del libro sono due. 

Innanzitutto, l'affermazione del valore della persona umana: Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza e bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. 

Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che si ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso (7). Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità; e poi l'esperienza pedagogica di padre che prima ascolta poi parla. Non una sovrapposizione, ma una accoglienza. Così nasce la dinamica educativa che porta inevitabilmente a indicazioni pratiche come quella di "cominciare con il dare l'esempio e fare attenzione alle parole che si usano. Sì, le parole sono pericolose (8)". Se ogni faccia è  un miracolo, occorreranno coscienza e volontà per non offenderla e un grande affetto per la libertà di tutti.

Bibliografia.

  • Susi F. ( a cura di ) Come si è stretto il mondo,  Roma, Armando 1999
  • Susi F. ( a cura di ) L'interculturalità possibile, Roma,    Anica, 1995
  • Van Dijk T. Il discorso razzista,   Messina, Rubbettino, 1994
  • Maalouf A., L'identità,   Milano, Bompiani, 1999
  • Taguieff. P.  Il razzismo, Milano, Raffaello Cortina, 1999
  • Firoucci M. La mediazione culturale, Roma, Armando, 2000
  • Zecchini M. e Pompeo F. ( a cura di ) Mass Media e socializzazione nel villaggio interculturale, Roma,  Il    Mondo 3 , 2000
  • Ben Jelloun T. , Il razzismo spiegato a mia figlia, Milano ,Bompiani , 1998

Note:

1<<L'antropologo (Levì Strauss) ....definisce il razzismo come "una precisa dottrina, che può essere riassunta in quattro punti":

  • Uno : esiste una correlazione tra il patrimonio genetico, da una parte, e le attitudini intellettuali e le disposizioni morali dall'altra.
  • Due: questo patrimonio , da cui dipendono tali attitudini e tali disposizioni , è comune a tutti i membri di un certi gruppi umani.
  • Tre: questi raggruppamenti chiamati 'razze' possono essere gerarchizzati in funzione della qualità del loro patrimonio genetico.
  • Quattro: tali differenze autorizzano le cosiddette 'razze' superiori a comandare , sfruttare , ed eventualmente a distruggere, le altre.>> P.A. Taguieff, Il razzismo , Milano, R. Cortina, 1999, pag 46.                                                Queste dottrine razziste sono sprovviste di qualsiasi base scientifica come dichiarato dall'articolo 3 della dichiarazione dell'Unesco sulla razza ed i pregiudizi razziali del 1967. Oggi si sta diffondendo un nuovo razzismo ideologico culturale e differenzialista .

2 << Grazie alla diffusione dei mass-media l'immigrato , ancor prima di partire è socializzato alle pratiche di vita e ai valori della società di accoglienza. Alberoni e Baglioni hanno introdotto tale concetto.....>> F. Susi , Prospettive interculturali , in F.Susi ( a cura di ) Come si è stretto il mondo, Roma, Anicia, 1995, pag 42 .

3 << i flussi migratori internazionali hanno luogo oggi all'interno di un sistema globale fortemente indipendente , in cui si è andato progressivamente perdendo il legame tra crescita economica e aumento dell'occupazione .

Come già accennato in precedenza, in termini di push and pull factors, i flussi migratori avvengono oggi in un contesto in cui sono diventati prevalenti nei Paesi di origine i fattori espulsivi e si è , invece , parzialmente ridotta la domanda di immigrati da parte dei Paesi di tradizionale destinazione.>> M. Fiorucci , Mediazione culturale , Roma , Armando, 2000, pag 22

4<<Si designa una situazione in cui differenti culture(...) coesistono, sono l'una a fianco dell'altra, in uno stesso tempo e in uno stesso spazio . Si tratta dunque di una nozione che ha una prevalente funzione descrittiva. >>

F. Susi , L'educazione interculturale fra teoria e prassi , in F.Susi ( a cura di ) Interculturalità possibile, Roma, Anicia, 1995, pag 48 <<Si potrà parlare effettivamente parlare di un progetto di costruzione di società multiculturale se si realizzeranno due condizioni di base: -l'uguaglianza formale dei diritti , senza di cui nulla sarà mai possibile ; la non imposizione di modelli e comportamenti a valenza generale validi e, in qualche modo , obbligatori per tutti.>> F. Susi , L'educazione interculturale fra teoria e prassi , in F.Susi ( a cura di ) Interculturalità possibile, Roma, Anicia, 1995, pag 40

5 << intolleranza e razzismo non si spiegano se non in riferimento ad una struttura economico-sociale.>> F. Susi , L'educazione interculturale fra teoria e prassi , in F.Susi ( a cura di ) Interculturalità possibile, Roma, Anicia, 1995, pag 42

6 Si può sostenere l'ipotesi che l'impiego della parola razzismo sia legittimo soltanto per caratterizzare un fenomeno ideologico e sociopolitico apparso in Europa e nelle Americhe in epoca moderna. Ciò significa supporre che il razzismo , nel senso stretto del termine, costituisca un fenomeno occidentale e moderno, dotato di una ceerta complessità. E' questa la visione modernista del razzismo che noi distinguiamo dalla visione antropologica, la quale, invece non gli riconosce un luogo di nascita storica e , in un certo senso , attribuisce il razzismo alla natura umana o alla natura della società>> P.A. Taguieff, Il razzismo , Milano, R. Cortina, 1999, pag 17.  E' a Taguieff che si deve il termine Differenzialismo su cui si basa il neo razzismo ideologico culturale e differenzialista. << Il principio della recente metamorfosi ideologica del razzismo consiste proprio nel fatto che l'argomento dell'ineguaglianza biologica tra le razze è stato sostituito con quello dell'assolutizzazione della differenza tra le culture. >> P.A. Taguieff, Il razzismo , Milano, R. Cortina, 1999, pag 50

7 << Ciascuno di noi dovrebbe essere incoraggiato ad assumere la propria diversità, a concepire la propria identità come somma delle sue diverse appartenenze, invece di confonderla con una sola , eretta ad appartenenza suprema e a strumento di esclusione, talvolta a strumento di guerra. In particolare , tutti coloro la cui cultura originale non coincide con quella della società in cui vivono devono poter assumere senza troppe lacerazioni la doppia appartenenza e mantenere la loro adesione alla cultura d'origine; devono non sentirsi obbligati a dissimularla come una malattia vergognosa e aprirsi parallelamente alla cultura del Paese di accoglienza>> A. Maalouf., L'identità, Bompiani, 1999, pp 175-76.

8 << per la nostra discussione non è tanto importante ciò che la gente effettivamente pensa, ma quanto ciò che dice. E' questa dimensione della riproduzione comunicativa ad essere essenziale per una persuasiva diffusione del consenso etnico >> T. Van Dijk , Il discorso razzista, Messina, Rubbettino,1994, pag 72

Nada Yoga - Lo Yoga del Suono

Lo yoga è uno stile di vita, uno stato di coscienza proteso verso l'unità, l'armonia e l'equilibrio. Nella Bhagavad Gita, infatti, Sri Krishna spiega ad Arjuna: "Lo yoga non è per chi mangia troppo o troppo poco; non è per chi dorme troppo o troppo poco; lo yoga è la condizione di chi è equilibrato nelle attività quotidiane, nel lavoro e nel riposo. Questo yoga distrugge i conflitti ed elimina la sofferenza". Lo yoga, non è solo un insieme di tecniche, ma è l'espressione di un'attitudine interiore di equilibrio, di una consapevolezza che abbraccia l'universo intero nell'armonia. L'orientalista francese e storico delle religioni, Alain Danielou (1907-1994) definisce lo yoga "la scienza della reintegrazione totale". Lo yoga dunque è un'integrazione armoniosa di corpo, mente e spirito. 
 
Il Nada Yoga, lo yoga del suono, è un aspetto dello yoga che utilizza i l suono, i mantra e la musica al fine di raggiungere la meta dello yoga: l'integrazione della personalità, la ri-connessione con il Divino e la realizzazione spirituale. 

Le radici di quella che oggi viene chiamata "musica classica indiana" si ritrovano nel Sama Veda da cui trae origine la scienza del suono, il Nada Yoga,  utilizzato come via di purificazione ed elevazione spirituale. Nel Sama Veda sono raccolti i canti liturgici, gli inni rivolti ai vari aspetti del Divino che si manifesta in infinite forme al fine di divenire accessibile ad ogni persona, secondo i vari livelli di coscienza iniziali e le varie capacità di comprensione. Il Nada Yoga, è uno strumento per ri-educare la mente e il corpo ed ha la funzione trascendente di portare il soggetto oltre le percezioni sensoriali. La musica anticamente serviva per accompagnare un atto sacro, per trasformare in sacro ciò che sacro non era. 

Anche nelle Upanishad, la parte filosofica dei Veda, si trovano molti riferimenti al suono primordiale: OM (AUM). OM è anche detto Nada Brahma, cioè suono creatore. Nella tradizione musicale indiana le melodie (Raga) e i cicli ritmici (Tala) possono provocare svariati tipi di emozioni e reazioni fisiologiche. In India esiste tutto un impianto teorico musicale, codificato da secoli, riguardante l'uso dei suoni, melodie e ritmi collegati a stagioni, orari, stati fisici e psichici e a tutte le circostanze della vita dell'uomo e della Natura, e la pratica musicale è saldamente fissata su questo sistema.

L'ascolto, in India, ha sicuramente un ruolo di primo piano, infatti i Veda sono per definizione Ascolto. Il loro nome tecnico è Shruti che vuol dire: ciò che si ascolta. Il Veda quindi non si legge, lo si apprende ascoltando. Anche le Upanishad, che sono il corpo filosofico dei Veda, sono ciò che si ascolta ai piedi del Maestro. 

Le principali categorie di suono nei Veda:

  • Nada: indica il suono primordiale, il suono nella sua essenza, energia ed emanazione del Brahman, la potenza creatrice che genera l'universo.
  • Shabda: significa genericamente "suono"  udito dai mistici.
  • Dhvani: suono proferito e udibile (in opposizione a suono interiore).
  • Svara: suono specifico delle note musicali. Ciò che risuona. 
  • Shruti: ciò che è stato udito, insegnamento giunto a destinazione. letteratura relativa alla Rivelazione tramandata oralmente da Guru a discepolo.

Tutte le cose create, dai fenomeni più grossolani fino ai fenomeni più sottili, come il pensiero, sono in uno stato di perpetuo movimento e tutto ciò che è in movimento emette delle vibrazioni, quindi dei suoni. Nell'essere umano la voce è il canale attraverso il quale la coscienza si manifesta esteriormente; è l'anello di congiunzione fra la mente e le emozioni di una persona a quelli di un'altra. La voce è il mezzo principale per trasformare i nostri pensieri, suoni, emozioni e sentimenti in forma fisica nel mondo materiale. La voce fa parte della nostra personalità ed è anche un mezzo di identificazione della persona. Capire a fondo la voce e le sue variazioni è molto importante e può aiutare ad avere autocoscienza e comprensione di come si "muovono" le emozioni. L'antica disciplina indiana del Nada Yoga ci aiuta a scoprire chi siamo veramente dal tono della voce e a liberare, con il canto e con la musica, le emozioni represse e portare l'individuo a migliorarsi.

Vemu Mukunda (1929-2000) fisico nucleare e famoso musicista indiano, coniugando i suoi studi scientifici con la tradizione millenaria del suo paese elaborò una lunga indagine sul corpo umano e le sue risposte fisiche e psichiche al suono, arrivando alla conclusione che ogni essere vivente è un suono particolare. Il suo metodo terapeutico utilizzava il suono come fenomeno vibratorio per agire direttamente su specifici punti del corpo e modificare così i vari stati emozionali e psichici. Prima di poter arrivare a questo è necessario purificare la mente riportandola sotto controllo, regolando le percezioni sensoriali e riuscendo ad avere una vita più armoniosa.

Per Mukunda scoprire la "nota personale" di un individuo significava anche andare alla radice della personalità, scoprirne lati oscuri e sorprendenti, e ciò che siamo realmente. Ogni persona parla fondandosi su una determinata frequenza che tende a rimanere costante e cambia solo in presenza di forti emozioni o di agitazione mentale.  Attraverso un'appropriata seduta, si può arrivare ad individuare la nota dominante di un individuo e fare un quadro della personalità. Questi stati emotivi di una persona, si possono collocare con precisione nei chakra, i centri energetici posti idealmente lungo la colonna vertebrale, dal coccige al centro della testa.  Ascendendo dalla tonica inferiore a quella superiore, lungo lo spettro sonoro di un'ottava, si passerà attraverso 22 punti principali di energia emozionale, chiamati Nadi, che corrispondono ad altrettanti punti nel corpo.

L'antico termine sanscrito "Nada" indica che il suono trae origine dall'unione tra l'energia del respiro (na) e quella del calore (da) ed è proprio l'attrito del fiato contro le corde vocali che fa scaturire la voce. Il primo effetto si ha infatti nell'utilizzo di sistemi e tecniche vocali per attivare un'azione del respiro sull'energia vitale, il Prana. Il secondo effetto è quello dell'attivazione dell'elemento calore, che nei Veda è associato alla coscienza (Cit-Agni). Il suono riesce quindi ad evocare tale energia, il calore percepito durante il canto è un indicatore di questa attivazione. 

Il suono udibile,  dovuto ad una vibrazione dell'aria,  nella tradizione indiana viene detto Ahata Nada, e la musica si basa su questo nada. Questo suono è manifestato dalle vibrazioni naturali mediante urto o sfregamento. Il suono non manifesto ed impercettibile ai sensi fisici umani, invece, viene detto Anahata Nada e corrisponde ad una vibrazione che non è prodotta da alcun agente fisico in movimento come avviene invece per i suoni udibili. Il pensiero è anahata e può essere udito o sperimentato mediante la concentrazione sul centro sottile chiamato Anahata Chakra, situato nella regione del cuore. Secondo il pensiero filosofico hindu ci sono quattro livelli o fasi che riguardano l'emissione di questo tipo di suono: 

  • Para è la germinazione del pensiero, la fase iniziale del pensiero.
  • Pasyanthi è la fase successiva alla generazione del pensiero, in una frazione di secondo quel pensiero produce una visione mentale, direttamente o indirettamente collegata ad esso.
  • Madyama è il livello successivo in cui si ha il passaggio ad una forma acustica, un modello sonoro. Il suono è presente nella mente ma non viene ancora emesso, siamo ancora al  livello del suono inespresso "anahata".
  • Vaikari è l'ultima fase in cui, dopo una forte spinta, il suono presente nella mente, viene liberato ed emesso nel mondo esterno divenendo suono udibile "ahata".

Ogni pensiero ha un'immagine mentale, diretta o indiretta, ma il più delle volte non viene visualizzata. Quando cominciamo a visualizzare l'immagine mentale creata dal pensiero, il nostro pensiero diventa preciso: l'immagine ed il pensiero sono collegati. Una persona equilibrata può controllare e far uscire i suoni (parole) solo quando decide di farlo. L'obiettivo principale delle tecniche del Nada Yoga è  convertire, trasformare le energie negative in positive prima di essere liberate all'esterno, farci comprendere i meccanismi generativi e le cause, consci ed inconsci. Per la cura basta cantare o ascoltare musica da soli, in coppia o in gruppo. Il tutto sotto la guida di persone esperte di Nada Yoga che aiutino, attraverso tecniche di canto e di ascolto, a sbloccare le energie negative convertendole in energie positive. 

Per comprendere lo Yoga del suono, è necessaria una pratica personale attenta e una raffinata sensibilità d'ascolto, non solo uditivo;  bisogna sentire il corpo e sentire come il suono si sposta nel corpo, i punti risonanti, gli ostacoli, le oscillazioni di frequenza e tutte le sfumature che possono schiudersi ad un'attenzione aperta e presente. Lo scopo è di permettere all'energia di trasformarsi secondo il proprio percorso naturale, che passa attraverso tutti gli stati emotivi necessari prima di essere convertita in una pace di ordine più elevato, di natura spirituale.

L'ascolto dunque ha varie profondità che corrispondono all'interesse che ci anima. Quando l'interesse è alto, sicuramente l'ascolto è molto profondo. La preghiera è ascolto, la meditazione è ascolto, più meditiamo in profondità, più ascoltiamo i nostri bisogni veri che sono quelli spirituali, ontologici e un minuto o pochi minuti di questo ascolto possono trasformare la vita e donarci quell'orientamento illuminato che noi cerchiamo da sempre verso la felicità".

Ad ognuno dei sette chakra, situati lungo la colonna vertebrale, corrisponde un tipo di musica. Così se una melodia ci piace significa che quel chakra ha bisogno di quella musica, se invece ci infastidisce vuol dire che ci sono problemi. 

  • Primo Chakra: collegato all'energia vitale. Colore rosso. Governa il plesso sacrale e il coccige. Strumento: tamburo, batteria. Musiche corrispondenti: ritmi tribali. Se ci danno fastidio: non viviamo bene nel nostro corpo.
  • Secondo Chakra: è il chakra della sessualità. Colore arancione. Governa i genitali. Strumento: flauto. E' stimolato da musiche che implicano movimenti del bacino tipo le danze sudamericane, salsa, merenghe, samba. Chi non le ama ha una sessualità repressa, fa fatica a entrare in relazione con l'altro sesso.
  • Terzo Chakra: è il centro della forza di volontà e dell'autoaffermazione. Colore giallo. Organi governati: il plesso solare. Strumento: pianoforte, violino, chitarra. Ritmi corrispondenti: brani solenni di musica classica tipo la "Cavalcata delle Valkirie" di Wagner o la "Quinta sinfonia" di Beethoven, rock dal ritmo incalzante. Chi le rifugge è timido, ha scarsa autostima.
  • Quarto Chakra: è il chakra del cuore e del sentimento. Colore verde. Governa il plesso cardiaco e il timo. Strumento: la voce. Melodie romantiche, sentimentali, da Claudio Baglioni alla New Age passando per Chopin. Per chi desidera soddisfare la propria affettività.
  • Quinto Chakra: è il chakra della gola, della parola, della comunicazione. Colore blu. Organo governato: la tiroide. Strumento: la voce. Lo alimentano le musiche universali di Mozart. Chi non le sopporta ha problemi di comunicazione.
  • Sesto Chakra: corrisponde alla mente, all'intuizione, alla chiaroveggenza. Colore indaco. A livello fisico governa l'ipofisi. Strumento: tanpura, campane tibetane. Lo stimolano musiche da meditazione come canto gregoriano, canto indiano, Bach, free jazz.  
  • Settimo Chakra: o della spiritualità. Colore violetto. Organo governato: l'epifisi. Strumento: arpa. La sua musica è il silenzio. Chi ne ha paura teme di entrare in contatto profondo con se stesso.

Ognuno di noi, secondo Vemu Mukunda, vibra come uno strumento musicale risuonando in base ad una delle 12 possibilità della scala cromatica: le 7 note base più le altre 5 note alterate o diesis. Possono risuonare in un punto qualsiasi delle tre ottave sonore in cui è diviso il corpo umano e cioè nell'ottava bassa, dall'alluce all'ombelico, nell'ottava media, dall'ombelico alle sopracciglia (il terzo occhio) e infine nell'ottava alta, dal terzo occhio al centro del capo (fontanelle). A ciascuna di esse corrisponde un tipo di personalità.

  • Tipo SOL: è la nota cosmica, della spiritualità. Chi appartiene a questa categoria è una persona tranquilla, armoniosa. Il suo compito: indicare la via verso l'infinito.
  • Tipo SOL DIESIS: freddo, cerebrale è diviso tra desiderio di concretezza e la spinta verso l'alto. Il suo compito: mediare tra energie spirituali e terrene.
  • Tipo LA: attivo, dotato di senso pratico e capacità organizzative, ha la stoffa del manager. Il suo compito: trovare lo spirituale nella quotidianità.
  • Tipo LA DIESIS: solitario, ambizioso desidera affermarsi attraverso lo studio e la ricerca. Il suo compito: ricercare per il bene dell'umanità.
  • Tipo SI: egocentrico, bugiardo anche con se stesso, a volte geniale, tende a prevaricare per desiderio di autoaffermazione. Il suo compito: imparare a essere più umile e più sincero con se stesso e con gli altri.
  • Tipo DO: generoso, idealista, compassionevole, armonioso. Il suo compito: ricordare che il Cielo può esistere anche sulla Terra.
  • Tipo DO DIESIS: artista e sognatore, auspica il ritorno a una vita semplice, naturale. Il suo compito: trasferire sul piano del reale i sogni più belli e le aspettative migliori del genere umano.
  • Tipo RE: concreto, stabile, consapevole dei suoi limiti e dei suoi pregi.
  • Il suo compito: riconciliarci con la Terra che abitiamo.
  • Tipo RE DIESIS: dinamico, curioso, ma anche invadente. Il suo compito: seminare il dubbio, smuovere gli immobilismi.
  • Tipo MI: personalità forte, dominatrice fino alla prepotenza. Il suo compito: ridimensionare il suo Ego smisurato.
  • Tipo FA: intuitivo, può essere un sensitivo naturale. Il suo compito: mediare tra il rumore della quotidianità e il silenzio della preghiera e della meditazione.
  • Tipo FA DIESIS: socievole, amante della vita all'aria aperta, creativo in qualunque campo. Il suo compito: creare qualcosa di nuovo per l'umanità.

Questo lavoro di scoperta del proprio strumento interiore ha effetti benefici anche sulla salute. Infatti, facendo vibrare i chakra secondo frequenze particolari, si stimolano gli organi e le funzioni corrispondenti, risvegliandone le energie. 

Il canto carnatico è una musica che ha effetti molto profondi a livello psichico ed emotivo e si basa sulle 72 raga, che sono le scale indiane. I raga (in sanscrito significa colore, tono musicale) sono alla base dei canti sacri legati ai vari momenti della giornata. Ogni giorno accumuliamo energie emozionali sia positive che negative e queste possono creare blocchi emozionali, anche se a livello inconscio, e danno origine a disarmonie mentali e fisiche. Questi blocchi emozionali possono essere sciolti attraverso l'uso di appropriate note musicali chiamate che saranno in grado di armonizzare un determinato chakra e sciogliere le tensioni nella relativa zona. 

I Raga indiani sono suoni universali come lo è la musica, e furono concepiti proprio per cercare di sfruttare tutte le possibili combinazioni di note ed intervalli allo scopo di armonizzare le energie psico-emozionali dell'essere umano. La definizione delle note è fondata su un certo numero di microtoni, cioè di piccolissime particelle dell'ottava, ognuna delle quali è connessa ad una specifica emozione. Questi microtoni sono chiamati "shruti", che significa "ciò che risuona", e il loro numero è stabilito in 22.  Essi formano la scala su cui si posizionano le sette note della gamma per formare i differenti modi o "raga".

Esiste un testo vedico molto antico completamente dedicato alla musica e alla scienza dei suoni, il Gandharva Veda, di cui è giunto fino ai nostri giorni soltanto l'indice, ma le cui conoscenze si ritiene traspaiano dalle pagine di trattati successivi come il Sanghita Ratnakara, un testo del 1200 d.c. attribuito a Sarangadeva, un medico ayurvedico e musicologo alla corte del re Singhana. Nel Gandharva Veda furono riuniti un gran numero di testi che si riferivano alla metafisica e alla fisica del suono, alla semantica e al simbolismo musicale, alla storia e alla teoria della musica, e inoltre ad applicazioni artistiche, magiche e terapeutiche dei fenomeni sonori.

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La Musica Indiana: Cenni di teoria musicale.

 La Musica Indiana: Cenni di teoria musicale.    Articolo scritto dal mio amico Roberto Dati 

La Musica Indiana ha una tradizione millenaria e caratteristiche peculiari e sofisticate che la rendono estremamente affascinante sia ad un ascolto di tipo puramente spirituale, a cui è naturalmente indirizzata, sia a un’analisi musicale tecnico-teorica, obiettivo più complesso perché non è facile da codificare secondo gli schemi occidentali. ..

La distinzione della Musica Indiana in indostana, del nord dell’India, e carnatica, del sud dell’India è determinata dalla differente storia delle due aree, con conseguenti sviluppi nello stile e nella nomenclatura, pur avendo le caratteristiche di base comuni.

L’esecuzione della Musica Classica Indiana non si basa su partiture scritte, né su melodie strutturalmente definite tramandate per via orale, ma cornici, tramandate da insegnate ad allievo, entro cui il musicista improvvisa, chiamate raga.

Un raga è un brano musicale nella musica indiana, e la sua esecuzione produce ogni volta risultati diversi che sono il frutto dell’improvvisazione ispirata del musicista che è al contempo compositore estemporaneo e esecutore. Con le dovute distinzioni i raga nella musica indiana possono essere accostati agli ‘standard’ definiti da temi e sequenze armoniche su cui si improvvisa nella musica jazz.

Il materiale grezzo su cui si sviluppa il raga è di tipo melodico e ritmico.

Non è contemplata l’armonia com’è intesa nel sistema occidentale tonale con accordi di più note, le cadenze armoniche, tensione e risoluzione: al massimo è previsto un bordone o drone o basso continuo fondamentale, e questo rende la melodia del raga ancora più libera di svilupparsi a lungo in via monodica in modo aperto.

Il materiale melodico è costruito scegliendo le note da sequenze diatoniche che potremmo definire scale o modi, gli svara, che sono di 7 note, similmente alla scala maggiore e minore e ai modi utilizzati nel sistema musicale occidentale.

Nel sistema indostano sono presenti 10 scale di sette note, in quello carnatico 72, chiamate melakartas, un materiale ricchissimo a cui attingere.

I nomi delle sette note (analogamente alle italiane DO RE MI FA SOL LA SI, oppure in inglese C D E F G A B) nelle due principali tradizioni classiche indiane sono:

  • - la indostana (Hindustani - India settentrionale): Sa Re Ga Ma Pa Dha Ni
  • - la carnatica (Karnàtak - India meridionale):  Sa Ri Ga Ma Pa Dha Ni

L'insieme delle 12 note della scala cromatica, a distanza di un semitono l'una dall'altra, talvolta viene così indicato (a partire da una nota qualunque scelta come nota di partenza):   S-r-R-g-G-m-M-P-d-D-n-N-S'

Ma la musica indiana utilizza intervalli ancora più piccoli del semitono della scala cromatica, gli sruti. Sono previsti 22 sruti all’interno di un’ottava, la cui esatta ampiezza non è ben definita, ma viene realizzata attraverso i glissando e quindi dipende dall’esperienza e dall’istinto dell’artista.

Differentemente dalle consuetudini occidentali, che, sfruttando il principio dell'intonazione assoluta, attribuiscono un nome specifico ad una nota con altezza (frequenza) ben definita, nella cultura musicale indiana le note hanno invece nomi fissi che si adattano all'altezza della nota scelta come riferimento (in occidente questo approccio è simile alla solmisazione relativa o do mobile è un metodo di lettura, nato già intorno all’anno 1000 con Guido D’Arezzo e utilizzato da Kodály come mezzo didattico).

E’ singolare notare che tutte le 10 scale del sistema indostano e le 72 scale del sistema carnatico contengono il quinto grado, il Pa, non alterato, ma sempre all’intervallo di quinta giusta.

Ebbene i raga contengono il numero e la sequenza delle note delle scale (svara) da suonare in partenza, e un insieme di indicazioni che riguardano quale nota debba essere la "fondamentale", quali siano le note di "riposo" o quelle "dissonanti" e le variazioni micro-tonali (sruti) a partire dai gradi della scala. Spesso i raga utilizzano diverse scale, distinte per il moto melodico ascendente e per quello discendente.

Il raga è strutturalmente diviso in due metà: la prima, l’alapa (sorta di preludio o verse) è un’introduzione senza una precisa scansione ritmica, in cui gli schemi melodici prendono forma e il ritmo parte lentamente ed è accelerato. la seconda, il gat (il chorus) in cui si innesca il ciclo ritmico tala basato su metriche spesso complesse e asimmetriche, dove il dialogo tra i musicisti aumenta di intensità e ritmo.

Come nella musica occidentale vengono utilizzati i termini groove, swing, per indicare la personale oscillazione o spinta ritmica, così nella musica indiana una parte importante è la “sensazione” del ritmo che viene chiamata laya.

L’organizzazione del ritmo tala segue formule “additive”, nel senso che sono presenti dei patterns ricorrenti, il cui modulo temporale che si ripete non costituisce una durata da dividere necessariamente in parti uguali (come la battuta nella musica occidentale), ma un gruppo di elementi più lunghi e più corti, come dei segmenti temporali o modi ritmici che si ripresentano ciclicamente. I tala non solo possono essere molto lunghi e si caratterizzano anche per una peculiare suddivisione interna, che vede la somma di raggruppamenti non tutti uguali. La ritmica indiana si fonda sull’uso di un sistema di sillabazione, le cui sequenze verbali (es. Ta ka din – ta ka di na tam) hanno non solo un carattere onomatopeico, ma sono strettamente legate ai frammenti ritmici che rappresentano e hanno il compito di rafforzarne la fluidità e di conferirgli un senso e una struttura.

In conclusione la Musica Classica Indiana e i raga sono una fonte ricchissima di materiale di ispirazione.

Bibliografia:

  • Derek Bailey: L’Improvvisazione, sua natura e pratica in musica, Trad. Francesco Martinelli, Ed. Arcana Editrice
  • Paolo Annessi: Melakartas, 72 modi dell’India del Sud per chitarra, Ed. fingerpicking.net
  • Vincenzo Caporaletti: Introduzione alla teoria delle musiche audiotattili. Un paradigma per il mondo contemporaneo, Aracne Editrice.

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