mercoledì 22 novembre 2023

Moi, Bouddha

"Il buddhismo: molto più che una religione, è una attitudine di fronte alla vita, alla morte, di fronte agli altri".   

 Il testo Moi, Bouddha scritto nel 2004 da José Frèches ricostruisce la via del Buddha, dall'inizio della sua ricerca della Verità, all'Illuminazione. Grazie al talento di José Frèches, per la prima volta Buddha ci racconta la sua vita. 

José Frèches ha iniziato una ricerca spirituale che lo ha portato a studiare gli antichi testi in cui il Buddha si esprime in prima persona. E ha deciso di osare descrivere la vita di Buddha in prima persona, utilizzando proprio le sue parole, pensando che fosse il modo migliore per condividere il destino straordinario di quest'uomo con il maggior numero di persone possibile.

Pensiamo di conoscere Buddha, ma conosciamo soprattutto il buddismo. Eppure, all'inizio di questo grande movimento che ha appassionato intere civiltà, come sempre, c'è un uomo.

Un ragazzino indiano coccolato, erede di un'illustre famiglia di guerrieri, nato nel II secolo a.C., che cresce circondato dalla tenerezza e dal lusso, imparando a cacciare e scoprendo l'amore. Il suo nome è Siddharta Gautama. Ma Siddharta si rende presto conto della realtà della vita in India: le caste, la miseria, l'ingiustizia... E si ribella alla sua esistenza dorata, così lontana dalla condizione dei suoi simili. Così lasciò tutto, la sua famiglia, la sua fortuna e i suoi servitori. Scandalo... Vestito come un mendicante, si mette in cammino per incontrare i poveri e i saggi. Di giorno in giorno, sperimenta rifiuti e avventure, dapprima da solo, poi affiancato dai discepoli più inaspettati, progredendo a poco a poco lungo il sentiero della conoscenza. Il suo carisma e il suo discorso, al tempo stesso esigente e generoso, travolgono chi lo incontra. Improvvisamente, il buddismo nacque da quest'uomo solo.

In queste memorie immaginarie, José Frèches rivela la vera vita e le parole del Buddha, un uomo affascinante, commovente e, alla fine, molto vicino a noi.      

José Frèches, nato nel 1950, è un sinologo e romanziere storico francesee  ha scritto molti romanzi ambientati in Cina. E' stato responsabile del Museo Guimet e del museo del Louvre.

Libri consigliati per conoscere il Buddha e il buddhismo. 

  • Amstrong Karen, Le Bouddha, 2003
  • Bareau André, Les Religions de l'Inde, 1966
  • Brosse Jacques, Le Bouddha, 2001
  • Conze E., Le bouddisme, 1971
  • Grousset René, Sur les traces de Bouddha, 1991
  • Dictionire du bouddhisme, 1999

Il buddhismo.   Molto più che una religione il buddhismo è una filosofia, ma ancora meglio, un'attitudine di fronte alla vita, un approccio morale e fisico - che costituisce un'immensa sfida per gli esseri umani avidi di piacere e di felicità, che temono il dolore e il malessere, invitati ad abbandonare i beni materiali per proiettarsi in un mondospirituale dove, finalmente, l'essere umano può sfuggire alla sua condizione umana. 

Alla realità duale di piacere/sofferenza,   felciità/infelicità, vita/morte, caldo/freddo, il Buddha propone il superamento di questa condizione: il nirvana. Un mondo ideale dove tutte le sensazioni sono sparite e dove regano la pace, il vuoto, il nulla. La volontà del Buddha è quella di liberare l'essere umano dai gioghi spirituali e materiali che lo tirano verso il basso, e sostituisce la divinità, il Dio, al centro dell'universo con l'essere umano.  La salvezza e la liberazione dipendono solo da lui.  Deve essere capace, poco a poco, di liberarsi di quello che riteneva prezioso, dalle sue catene per scoprire i veri valori.

Di fronte ai dolori del mondo gli esseri non sono soli, e questo porterà a svilupare il concetto di compassione che è al centro dei rapporti umani e il rispetto dell'altro (il busddhismo è la sola corrente spirituale/religiosa a aver sempre rifiutato di fare ricorso alle armi).  Questo umanismo profondo porterà questa filosofia a svilupparsi in tutta l'Asia e attualmente in Occidente.  Il buddhismo è la quintessenza dello spiritualismo. Grazie alla meditazione, la mente finisce per trovare la via della liberazione dalla consizione umana. Le discussioni intorno al vuoto, il nulla, e la mancanza di un "sè" portano l'adepto ad una percezione analitica della realtà del mondo e lo guidano verso un sentiero in cui l'ultima tappa è quella del nirvana: un semplice altrove dove l'essere umano, infine liberato di tutto, non soffre più, perchè, semplicemente, non ha più una ragione di essere.

Quale è il ruolo dei maestri yoga?

 A volte gli insegnanti di yoga, perdono l'orientamento, non sanno se il loro ruolo sia quello di intrattenere delle persone per farle divertire, dei G.I. (gentili intrattenitori), fare le guide turistiche in paesi esotici, essere dei consiglieri della salute, degli educatori al sorriso e alla risata, dei diffusori di sentimenti amorevoli, degli inventori di posizioni e pratiche originali, dei creativi del movimento, degli esperti per snellire i corpi degli allievi, dei terapisti della postura, degli educatori delle buone maniere, organizzatori di soggiorni in 'location' meravigliose e alberghi a 5 stelle. 

Insomma sarebbe bello sapere, quale è il loro vero ruolo?  - Antonio Nuzzo. 

Perchè un insegnante di yoga sente il bisogno di abbinare il suo insegnamento con:
Ginnastica, fitness, pilates, stretching, un sottofondo musicale, bagni sonori di gong, campane tibetane, suono del tamburo sciamano, trattamenti shiatsu, risata e yoga, yoga e qualche azione terapeutica, mindfulness, zen, rituali induisti, meditazioni buddiste, counseling, rebirthing, tarocchi, costellazioni familiari, training autogeno, corso di danza indiana, terme e bagni nel ghiaccio, corsi di difesa personale, il vela yoga, Kalaripayat, ecc.? 

Oggi la certezza è questa: Chiunque si iscrive ad un corso di yoga, non sa mai cosa gli verrà veramente propinato!  Questa cosa non succede a nessuna altra professione o attività sportiva.

Forse perché si cerca di arricchire lo yoga, oppure tutte queste pratiche non si potrebbero fare altrimenti, perché non riuscirebbero a sopravvivere da sole?  - Antonio Nuzzo

Il Maestro Antonio Nuzzo, è docente del Centro Studi Yoga Roma, ex presidente della Federazione Italiana Yoga e membro della Federazione Mediterranea Yoga.

Frasi di Thay

Qui di seguito sono riportate alcuni frasi di Thich Nhat Hanh (1926- gennaio 2022). Maestro e monaco Zen, conosciuto in tutto il mondo per i suoi insegnamenti sulla consapevolezza, l’etica globale e la pace. E' stato candidato al Nobel per la Pace.

 

  • “La mattina quando vi alzate, fate un sorriso al vostro cuore, al vostro stomaco, ai vostri polmoni, al vostro fegato. Dopo tutto, molto dipende da loro"
  • “Il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è la nostra attenzione.”
  •  “La felicità è possibile solo con il vero amore. Il vero amore ha il potere di guarire e trasformare la nostra condizione e può dare alla nostra vita un significato profondo.”
  • “Se nella nostra vita quotidiana possiamo sorridere, se possiamo essere in pace e felici, non solo noi, ma tutti ne trarranno giovamento. Se noi sappiamo davvero come vivere, quale miglior modo di iniziare la giornata che con un sorriso? Il nostro sorrisoafferma la nostra consapevolezza e determinazione di vivere in pace e gioia."       Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Come possiamo godere dei nostri passi se la nostra attenzione è rivolta a tutto quel chiacchiericcio mentale? È importantediventare consapevoli di cosa sentiamo, non solo di cosa pensiamo. Quando tocchiamo il terreno con il piede dovremmo riuscire a sentire il piede che entra in contatto con esso.     Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “Riconoscere le nostre emozioni senza giudicarle o respingerle, abbracciandole con consapevolezza, è un atto di ritorno a casa.”
  •  “Ho guardato nel mio corpo in profondità,  e ho trovato una montagna,  la vetta altissima nascosta da nebbia e nuvole,  ho trovato un fiume che scorre giorno e notte verso il mare, ho trovato una galassia   che si muove silenziosa, con milioni di stelle.”
  •  “Diventare vegetariani è il modo più efficace di combattere il riscaldamento globale. I praticanti buddisti hanno praticato il vegetarianismo nel corso degli ultimi 2000 anni. Noi siamo vegetariani con l’intento di nutrire la nostra misericordia verso gli animali. Ora sappiamo anche che mangiamo vegetariano per proteggere la terra.” 
  •  “Per educare il popolo alla pace, possiamo usare parole o possiamo parlare con le nostre vite"    Dal libro: Il dono del silenzio
  •   “Quando finiamo invischiati in pensieri negativi e preoccupazioni è facile generare malinteso e ansietà. Quando fermiamo il pensare e calmiamo la mente creiamo maggiore spazio e apertura. Dal libro: Il dono del silenzio
  •   “Camminare è un modo magnifico di sgombrare la mente senza tentare di sgombrarla. Non dici: «Ora sto per praticare la meditazione!» o «Ora mi accingo a non pensare!». Ti limiti a camminare e, mentre ti concentri sul camminare, gioia e consapevolezza arrivano naturalmente.”  Dal libro: Il dono del silenzio
  • “La vera solitudine giunge da un saldo cuore che non si lascia trascinare dagli strattoni della folla né da dispiaceri riguardo al passato, preoccupazioni riguardo al futuro, o eccitazione o stress riguardo al presente.”  Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Quando ti arrabbi, ritorna a te stesso e prenditi molta cura della tua rabbia. Quando qualcuno ti fa soffrire, ritorna a te stesso e prenditi cura del tuo dolore, della tua collera.”   Dal libro: L'arte di comunicare
  • “Quando inspiri, torni a te stesso. Quando espiri rilasci ogni tensione.”
  •  “Vivere in piena coscienza, rallentare il proprio passo e gustare ogni secondo ed ogni respirazione, questo è sufficiente.”
  • “La meditazione non è un'evasione ma un incontrosereno con la realtà.”
  •  “Ogni settimana, abbiamo bisogno di un giorno di pigrizia.”  Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “Se la sofferenza continua, è perché noi continuiamo a nutrirla". Dal libro: L'arte di comunicar
  •  “Con l’inspirazione e l’espirazione, il nostro respiro consapevole, cominciamo a riordinare la nostra casa.” 
  •  “La vita non è un luogo particolare o una destinazione - la vita è un viaggio" Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “So che stai soffrendo, questo è il motivo per cui sono qui per te". Dal libro Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Se una persona si esprime con rabbia è perché sta soffrendo profondamente".
  •  “Il momento presente è il solo momento di cui disponiamo, è la porta di ogni momento.”
  •  “Se non puoi essere compassionevole verso te stesso, non potrai esserlo verso gli altri.”
  •   “Al mio risveglio, al mattino, io sorrido. Ventiquattr'ore tutte nuove si presentano davanti a me.” Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Se vogliamo essere maggiormente connessi con gli altri non dobbiamo mandare loro più SMS, ma dobbiamo ascoltarli di più.”
  •  “Le cose sono dinamiche e vive mentre i nostri concetti sono statici.”  Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “Per tornare a casa è sufficiente mettersi seduti e stare con se stessi, accettare la situazione com’è."    Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Con il metodo del respiro consapevole, il metodo della camminataconsapevole, il metodo dell’abbraccio della rabbia, quello dell’osservazione profonda della natura delle nostre percezioni e quello dell’osservazione profonda dell’altro ci rendiamo conto che anche lui soffre e ha bisogno di aiuto.”
  • “Con l’inspirazione e l’espirazione, il nostro respiro consapevole, cominciamo a riordinare la nostra casa". 
  • “Abbi piena coscienza che tutto ciò che è accaduto e tutto ciò che accadrà si trova in ogni tuo passo. Che sempre crescano fiori e frutti nei luoghi che i tuoi piedi hanno toccato.”  Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Se la pratica è corretta, se la pratica è buona, per generare una trasformazione e una guarigione non occorrono cinque o dieci anni, possono bastare anche poche ore. Dal libro Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Ascolta con un solo scopo: permettere all’altro di esprimere se stesso e di trovare sollievo dalla sua sofferenza. Mantieni viva la compassione per tutto il tempo dell’ascolto". Dal libro: Il dono del silenzio
  • “Noi siamo i nostri pensieri, ma allo stesso tempo siamo ben più dei soli nostri pensieri. Siamo anche i nostri sentimenti, le nostre percezioni, la nostra saggezza, felicità e amore. Quando sappiamo di essere più dei nostri pensieri possiamo decidere di non consentire al nostro pensare di assumere il controllo e dominarci.”    Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Ognuno di noi ha una preoccupazione ultima che non ha nulla a che vedere con questioni materiali o affettive. Cosa vogliamo fare con la nostra vita? Questo è il punto. Siamo qui, ma perché siamo qui? Chi siamo, ognuno di noi individualmente? Sono domande a cui di solito non abbiamo (o non troviamo) il tempo di rispondere.”   Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Siamo quello che sentiamo e percepiamo. Se siamo arrabbiati siamo la rabbia. Se siamo innamorati siamo l’amore. Se guardiamo un innevato picco di montagna siamo la montagna. Mentre sogniamo siamo il sogno.”     Dal libro: Il dono del silenzio
  • “Il silenzio è essenziale. Abbiamo bisogno di silenzio tanto quanto abbiamo bisogno di aria, tanto quanto le piante hanno bisogno di luce. Se la nostra mente è affollata di parole e pensieri, non c’è spazio per noi.”    Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Per esperire pienamente questa vita come esseri umani tutti noi abbiamo bisogno di entrare in comunione con il nostro desiderio di realizzare qualcosa di più ampio del nostro sé individuale. Questa può essere una motivazionesufficiente per modificare le nostre abitudini in modo da potere trovare sollievo dal rumore che riempie la nostra testa.”    Dal libro: Il dono del silenzi
  •  “Un giorno senza il cibo sensoriale di email, video, libri e conversazioni è un’occasione per schiarirci la mente e liberarci dalla paura, dall’ansia e dalla sofferenza che possono introdursi nella nostra coscienza e accumularvisi.”    Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Se ascoltiamo dalla mentesilenziosa, ogni canto di uccello e ogni sussurro dei rami di pino nel vento ci parleranno.”       
  •  “La vita è lo strumento con il quale sperimentiamo la verità.” Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Qualunque cosa tu dica o faccia quando sei arrabbiato potrebbe danneggiare ancora di più la tua relazione con l’altro".
  • La nostra vera casa è "l’ora". Vivere l’istante presente è un miracolo".        
  • “Meditare è guardare in profondità nel cuore delle cose".

Dharamsala

Dharamsala è il posto dove gli Occidentali vogliono andare e il posto da dove i tibetani sognano di partire.

Dharamsala è una borgata indiana nei contrafforti dell'Himalaya, alla frontiera nord del Pendjab nel distretto di Kangra, Himachal Pradesh, India.  Sopra questa borgata, a circa 10 km,  ci sono una serie di costruzioni attaccate alla montagna,  che costituiscono McLeod Ganj che è  il luogo per eccellenza del buddhismo tibetano (nel 2015 ci abitavano circa 12.000 tibetani).  Nel 1947 dopo l'indipendenza dell'India McLeod Ganj era un villaggio fantasma, abitato solo da un coppia di persi di religione zorastriana, i Nowrojee, che avevano preso in gestione l'intero Paese.   Quando nel 1960 il Dalai Lama trova rifugio a Mussoorie in India, un luogo troppo esposto al pericolo cinese, il signor Nowrojee propone al Governo indiano di far trasferire i rifugiati tibetani in questo posto a titolo quasi gratuito nelle vecchie case che i vecchi proprietari gli avevano lasciato in gestione. 

E così  McLeod Ganj diventa la sede del Dalai Lama e di un governo senza Stato reale, dove trovano rifugio migliaia di tibetani in esilio da un Paese, il Tibet occupato dalla Cina. In basso ci sono gli edifici amministrativi e la biblioteca, più in alto la residenza del Dalai Lama, e ancora più in alto le residenze dei tibetani con negozi e hotel per turisti. Poi sui fianchi della montagna si estende il villaggio dei bambini tibetani gestito dalla sorella del Dalai Lama.

Nel 1960, Il Tibet, regno del buddhismo vajarayana, è diventato una provincia cinese e la sua cultura rischiava di sparire. Scacciati dai templi e dai monasteri, le autorità religiose hanno attraversato l'Himalaya e per impedire che la Cina distruggesse completamente la civiltà tibetana, hanno fatto di Dharamsala un santuario dove questa cultura tibetana potesse essere preservata e svilupparsi.  A Dharamsala sono state costruite delle biblioteche dove sono conservati i manoscritti inestimabili che sono stati salvati dalla distruzione. 

Tra i tibetani che vengono ad approfondire le loro conoscenze, ci sono molti occidentali che assistono ai corsi e agli insegnamenti tenuti dal Dalai Lama e altri maestri.  I primi, con lo spirito di conservare la loro cultura, i secondi con il desiderio di trovare un equilibrio interiore. 

Qui a Dharamsala alcuni giovani tibetani facenti parte del  Tibetan Youth Congress, non condividono pienamente la posizione del Dalai Lama che prova a instaurare un dialogo con la Cina e propone un'autonomia del Tibet più che l'indipendenza.  Sopra la porta del Community Center c'è il nome di Thupten Bgodup, il monaco che ha lasciato gli abiti religiosi per combattere contro i cinesi e nel 1998,  si è immolato con il fuoco per far conoscere all'opinione pubblica la situazione del Tibet. 

Le famiglie che arrivano dal Tibet (ormai cinesizzato)  sono accolte e formate alla lingua e alla cultura tibetana, alla storia del Tibet e al buddhismo vajrayana.  Le scuole sono finanziate congiuntamente dal Governo indiano e tibetano, dall'Alto commissariato per i rifugiati e dalle offerte di numerosi occidentali. Oggi più di 160000 tibetani vivono fuori dalle frontiere del loro paese d'origine. Molti sono rifugiati in India, Nepal e Bhutan, molti altri in Europa (Svizzera e Francia) e Canada. I religiosi e i Lama viaggiano di monastero in monastero, in Asia e in Europa per insegnare il buddhismo tibetano o lamaismo.

Nel 1961 si tenne la prima seduta del governo del Tibet in esilio. Dal 1960 per gestire il flusso di rifugiati, le autorità hanno creato un'organizzazione chiamata Central Tibetan Administration (CTA) che non è però riconosciuta dall'ONU e da nessuno Stato.  Nel 1991 è promulgata la nuova costituzione da parte dell'Assemblea dei deputati.  Il governo tibetano è costituito da otto membri di cui due donne e un monaco. Le decisioni sono ratificate dall'assemblea dei deputati e devono essere confermate dal Dalai Lama che detiene il diritto di veto.  Le leggi sono promulgate dal consiglio dei ministri (Kashag) nominato dall'asemblea dei deputati (Chetui Lhenkhang). I suoi 46 parlamentari sono eletti a suffragio universale. Tutti i tibetani di più di 25 anni possono votare, sia se vivono in Tibet o all'estero. Nel 1992 una corte di giustizia è stata instaurata che regola le controverise tra i rifugiati tibetani, 350 funzionari lavorano nei minsieri per preservare e trasmettere la cultura tibetana

Oggi la montagna verdeggiante è scomparsa, a causa della deforestazione massiccia di questi ultimi decenni, ed è stata sostituita da un dedalo di viuzze, da casette minuscole, una sopra l'altra,  attaccate ai costoni della montagna, dove c'è spazio solo per un altare, un letto e una televisione; Con accompagnamento di  inquinamento sonoro, inquinamento ambientale e fango.  Scimmie, vacche e cani randagi lottano sulle strade fangose, in mezzo agli imbottigliamenti di camion, taxi, autobus occupati da  mendicanti indiani e viaggiatori occidentali in cerca di spiritualità. I giovani hanno cominciato a sostituire i loro costumi tradizionali con vestiti occidentali. I Lama sempre più disturbati dai turisti, per trovare pace e tranquillità  hanno cominciato a partire da Dharansala per andare in Ladakh o Sikkim.

I tibetani sono per il 98,9 % buddhisti e i rimanenti sono di religione islamica sunnita e i 20000 rifugiati suniti hanno trovato rifugio nel Cachemire indiano, dove il 90% della popolazione è mussulmana. Gli israeliani sono la terza nazionalità più rappresentata a Dhramsala dopo tibetani e indiani. Esiste anche uan piccola comunità cristiana composta da una ventina di fedeli, ma il prete indiano della chiesa di Saint John non celebra più la messa...

lunedì 30 ottobre 2023

Frasi scelte

In compassione e amore, chino la testa e trasferisco le mie energie a coloro che mi amano, e in compassione e comprensione chino la testa e mi riconcilio con coloro che mi hanno ferito. -- Thich Nhat Hanh          


L'unico modo per non farsi consumare dal consumismo è digiunare, digiunare da qualsiasi cosa non sia assolutamente indispensabile, digiunare da comprare il superfluo.
Basta rinunciare a una cosa oggi, a un'altra domani. Basta ridurre i cosiddetti bisogni di cui presto ci si accorge di non avere affatto bisogno.
Questa è la vera libertà: non la libertà di scegliere, ma la libertà di essere.
La libertà che conosceva bene Diogene che andava in giro per il mercato di Atene
borbottando fra sé e sé: "Guarda, guarda... quante cose di cui non ho bisogno!
✏Tiziano Terzani
 
Oggi l'economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose per lo più inutili, che altri potranno acquistare lavorando anch'essi a ritmi spaventosi.
E se imparassimo a vivere di piccole cose, nell'essenziale, del cibo semplice, magari imparando anche l'arte del riciclo, del baratto, acquistando anche cose usate, non ci sarebbe povertà, soprattutto ci sarebbe più ricchezza di animo, e di tempo, che è il bene più prezioso che abbiamo, per viverci le persone amate, per vivere la natura.   ✏Tiziano Terzani
 
🙏 « 𝗡𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗵𝗮𝗶 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗮𝘁𝗼, 𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮𝗶 𝗿𝗶𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼. » ─ Tiziano Terzani     • il testo completo in italiano: http://goo.gl/Pp3JaQ
 
Il tuo silenzio interiore ti rende sereno.
Pratica l'arte di non parlare. Progressivamente si svilupperà l'arte di parlare senza parlare e la vostra vera natura interiore sostituirà il germoglio lasciando la luce del vostro cuore e il potere della saggezza "nobile silenzio".
Rispetta la vita degli altri e tutto ciò che esiste nel mondo. Non cercare di forzare, manipolare e controllare gli altri. Diventa il tuo insegnante e lascia che gli altri siano ciò che sono o ciò che hanno la capacità di essere.  
Mettiti nel silenzio e nell'armonia dell'intero universo. -- Thich Nhat Hanh 🙏
 
Se c'è pace nella tua mente, troverai pace con tutti. Se la tua mente è agitata, troverai agitazione ovunque. Quindi prima trova la pace interiore e vedrai questa pace interiore riflessa ovunque. Tu sei questa pace. La pace è come una sorgente che scaturisce dall'interno, non si può ottenerla dal mondo esteriore.🙏
Dove altro troverai la pace se non dentro di te?  --  Sri Hariwansh Lal Poonja, chiamato "Papaji
 
Ormai nessuno ha più tempo per nulla.
Neppure di meravigliarsi, inorridirsi, commuoversi, innamorarsi, stare con se stessi.
Le scuse per non fermarci a chiedere se questo correre ci rende felici sono migliaia, e se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle. ✏Tiziano Terzani

Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia o dell’amore, poichè nessuno è più sensibile nelle relazioni, di un solitario. C. G. Jung
 
Leggere nel letto, nel silenzio, nella pace, al caldo,  con la luce adeguata, è uno dei più grandi piaceri sulla terra.  Jean Giono.

The Monk and the gun

The Monk and the Gun, film diretto da Pawo Choyning Dorji, è ambientato nel 2006, anno in cui il Regno del Bhutan ha dato inizio alla sua transizione in favore della democrazia, segnando a una vera e propria svolta storica per il Paese. Il film contiene una satira antimilitare sul Bhutan in transito, con diffidenza, dalla ruralità alla modernità; su questa democrazia neonata, che non ha mai conosciuto un'elezione e deve educare il popolo al voto. Un popolo, quello del Bhutan, in cui le persone non sanno neppure la loro data di nascita e si ritrovano ora a dover essere censite.            

I protagonisti, monaci, insegnanti, banconisti, perfino il Lama (tutti attori per necessità, non per professione) abituati da secoli ad affidarsi totalmente al loro Re, diffidano delle elezioni.
Vengono raccontate diverse storie: dal monaco (Tandin Wangchuk), che è incaricato di procurarsi delle pistole, a Benji (Tandin Sonam), che accetta di lavorare come interprete per Ron (Harry Einhorn), un collezionista americano di armi antiche, giunto nel Paese per acquistare un fucile risalente al XIX secolo.

Pawo Choyning Dorji, già regista candidato all’Oscar con Lunana, spiazza il pubblico e ci propone che il denaro non ha valore in sé, che la democrazia americana  forse non val bene una monarchia ultra centenaria. Gli Stati Uniti," un paese con più armi che persone”, non hanno niente da proporre al Bhutan, un paese dove la pace regna sovrana. I cittadini non conoscono l’odio e, con poco, vivono sereni. Tanto che il benessere viene calcolato attraverso un indicatore chiamato "felicità interna lorda".   

Fa riflettere il fatto che nell’ancestrale, ultra-monarchico Buthan la democrazia sia arrivata solo nel 2006. E con lei la tv, internet, il cinema. Insomma, tutti i simulacri consumistici della modernità occidentale. Eppure non è detto che sia un bene. 

Nel film si cerca proprio di mettere in evidenza che la democrazia potrebbe non essere il migliore dei sistemi politici, e per farla funzionare occorrono tempi lunghissimi, fondandola su una coscienza civile che per attuarsi ha bisogno di decenni (secoli per guardare in casa nostra).  Emerge, inoltre, il rimpianto conservativo verso un patrimonio di tradizioni destinato a scomparire a suon di Coca Cola e film di James Bon 

Il film è ambientato nel 2006 ad Ura, nel Bhutan.  Un Lama, maestro di Dharma, è in ritiro spirituale. Mentre ascolta la radio, apprende la notizia dell’arrivo delle elezioni ad Ura. Ordina allora ad un monaco, di procurargli due pistole entro l’arrivo della luna piena. Un’impresa che, si rivelerà fin da subito, non facile. Molti dei cittadini, infatti, non avevano nemmeno mai visto una pistola in vita loro. Nel frattempo, un americano, coinvolto nel traffico d’armi, atterra in Bhutan, con l’obiettivo di comprare un fucile pregiato. 

FIL (felicità interna lorda)  e PIL (prodotto interno lordo).    Il Bhutan occupa il 160° posto nella classifica mondiale del PIL, che misura la ricchezza economica. Eppure i suoi abitanti sono felici, tanto che il benessere viene calcolato attraverso un indicatore chiamato GHN che sta per Gross National Happiness, che possiamo tradurre alla lettera come “felicità interna lorda”.  Si tratta infatti di un indicatore che misura il benessere di un popolo attraverso la felicità e la consapevolezza e non calcolando la ricchezza economica. 

Il GNH riguarda lo sviluppo olistico dell’Uomo grazie al bilanciamento del benessere materiale e spirituale dei bhutanesi. La crescita del GNH si misura attraverso l’incremento o il decremento della felicità sociale e diventa così indice di progresso. Se un bhutanese ha dal 50% al 65% delle condizioni a sua disposizione nei nove domini allora accede al livello di persona appena felice. Se queste condizioni si verificano in una percentuale dal 66% al 76%, è abbastanza felice. Se questa percentuale supera il 76% è profondamente felice. Non consideriamo la felicità soggettiva, che è individuale, effimera e momentanea – la felicità misurata dal GNH è servire gli altri, vivere in armonia con la Natura e realizzare la bontà dei valori e della saggezza delle persone.  Uno dei nove domini del GNH è lo stile di vita e mira a un concetto sostenibile di PIL: crescere ma in modo sensato e non essere solo dei voraci consumatori.

Il GNH si basa su un’economia fondata sui bisogni e non sull’avidità e di una crescita sostenibile che prosegua anche quando arriveranno le generazioni future.  D’altra parte, il PIL si basa sulla distruzione e sull’eccessivo consumo delle risorse naturali. L’80% del territorio del Bhutan è verde e il 72% è coperto da foreste. Gli alberi vivi non hanno valore secondo la logica del PIL, ma se li uccidiamo e li abbattiamo gli indicatori economici salgono improvvisamente… ma qual è il prezzo da pagare in termini di equilibrio biologico e biodiversità? Allo stesso tempo, per esempio, se ci sono dei conflitti, se cresce il consumo di droghe, l’alcolismo, il fumo, allora la compravendita di armi e di sostanze che creano dipendenza fa aumentare automaticamente il PIL. E ancora: se uno dei due genitori smette di lavorare e rimane a casa per curare il futuro del Paese, che sono i figli, non c’è alcuna crescita economica. In altre parole, come abbiamo visto, ciò che fa progredire l’economia non si traduce in felicità e benessere per le persone.

Il PIL può continuare a crescere, nella misura in cui ha una ricaduta positiva sull’Uomo e sulla Natura, sulla lotta ai combustibili fossili o sul contenimento delle emissioni, in modo che il riscaldamento globale si riduca.

Se smettessimo di mangiare carne e altri prodotti di origine animale, restituiremmo alla Natura questo 80% di terra fertile ed essa si rigenererebbe. Il 20% della superficie coltivata secondo metodi biologici sarebbe sufficiente per mantenere il triplo dell’attuale popolazione terrestre. Questo è stato dimostrato dalla dottoressa Vandana Shiva presso la fattoria Navdanya dell’Università della Terra nel Deharadun indiano e dal professor Ganesh Bagaria dell’Istituto Indiano di Tecnologia di Kanpur attraverso il concetto del valore umano. Ciò che l’America Settentrionale e l’Europa sprecano ogni anno sarebbe abbastanza per il fabbisogno di tre anni dell’intera popolazione mondiale.

Dobbiamo anche placare la nostra sete di consumo, cercare di usare di più il trasporto pubblico (quando è possibile), utilizzare la corrente elettrica il minimo indispensabile, non comprare una quantità eccessiva di vestiti, scarpe e altri oggetti – prima di acquistarle dobbiamo chiederci se ne abbiamo davvero bisogno, mangiare per nutrire il nostro corpo e smetterla con il cibo spazzatura… e molte altre cose!

La scienza sacra di Swami Sri Yukteswar (2)

 Nel corso dei secoli i profeti di ogni Paese sono riusciti a trovare Dio perchè hanno raggiunto lo stato della vera illuminazione, il nirbikalpa samadhi, in cui al di là delle parole e delle forme, si realizza la Realtà Suprema.  

In questo testo Sri Yukteswar (1855-1936), mette in evidenza l'unità intrinseca tra le Scritture del Cristianesimo e del Sanatana Dharma (Religione eterna, ossia il corpus degli insegnamenti vedici che costituiscono la base dell'induismo).  Lo scopo del testo è mostrare che esiste una armonia e un'unità di fondo tra tutte le religioni; solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.  Tra gli insegnamenti spirituali orientali e quelli occidentali non solo non esistono reali divergenze, ma neppure vere contraddizioni. Spesso, invece, le varie religioni innalzano barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano.      

E' stato scritto nel 1894 per obbedire a una richiesta di Babaji, il maestro di Lahiri Mahasaya, suo maestro, incontrato ad Allahabad, il sacro Prayaga Tirtha, punto d'incontro dei fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati, dove si svolge il Kumbha Mela, qui si radunano grandi saggi completamente votati allo spirito e uomini ancora schiavi del mondo.   E' stato scritto nel Dvapara Yuga, un'era di rapido sviluppo in tutti i campi della conoscenza e in cui l'uomo è favorito nel comprendere i misteri dell'esistenza.    

Il libro è diviso in quattro parti che corrispondono alle quattro fasi di sviluppo della conoscenza. La metà suprema è la conoscenza del Sè, Atmanjnanam, ma per raggiungerla è necessario conoscere il mondo esterno. Tutte le creature desiderano tre cose : Esistenza, Conoscenza e Beatitudine.

  • Capitolo 1.  Le sacre scritture. Sutra 1. Parambrahma (lo spirito) è eterno, assoluto, senza inizio nè fine. E' l'Essere unico e indivisibile. E' la sola sostanza reale, Sat ed è presente in tutto l'universo. E' incomprensibile all'uomo, a meno che, trascendendo Maya, l'uomo non diventerà egli stesso divino.
  • Sutra 2. In Esso è l'origne di tutta la conoscenza, l'amore, la gioia.
  • Sutra 3. Parambrahma  induce la creazione, la natura inerte (prakrti) ad emergere. Da Om (pranava) hanno origine il tempo (kala), lo spazio (anu), l'atomo (la struttura vibratoria della creazione).
  • Sutra 4.  Gli atomi sono la causa della creazione, nel loro insieme sono chiamati Maya che genera l'illusione, ogni singolo atomo è chiamato avidya, illusione.
  • Sutra 5. Il Sè individuale essendo una manifestazione di Parambrahma, è uno con Esso.
  • Sutra 6. L'atomo sotto l'influsso di Cit (la conoscenza universale) forma il Citta, ossia quella condizione di calma della mente, che uan volta spiritualizzata, prende il nome di Buddhi, l'intelligenza (intuito). Il suo opposto e Manas, la mente, nella quale dimora il Jiva:il sè con Ahamkara, l'ego, e l'idea dell'esistenza separata. 
  • Sutra 7-10. Quando compare l'idea dell'esistenza separata del Sè, compaiono cinque manifestazioni che costituiscono il corpo causale del Purusha. Le cinque forze elettriche tramite i loro tre attributi o Guna (satva, rajas, tamas) danno origine agli organi dei sensi, agli organi dell'azione e agli oggetti dei sensi. Questi 15 attributi uniti alla mente e all'intelligenza costituiscono le membra del corpo sottile (Lingasarira).
  • Sutra 11-12. I cinque attributi o oggetti combinandosi fra loro producono l'idea della materia nei suoi cinque stati solido, liquido, igneo, gassoso e etereo. I  5 stati, i 15 attributi, mente, intelligenza, citta (il cuore) e ego costituiscono i 24 principi fondamentali della creazione. Sono soltanto l'evoluzione l'evolversi dell'ignoranza (avidya), la creazione non ha in effetti uan vera esistenza, ma è solo un gioco di idee in seno alla sostanza eterna.
  • Sutra 13. Questo universo si suddivide in 14 sfere, 7 svarga e 7 patala (7 centri vitali). 
  • Sutra 14. Il Purusha (il figlio di Dio) è coperto da 5 kosha o involucri (cuore, buddhi, manas, prana, materia fisica). 
  • Sutra 15-16. Le nostre percezioni nello stato di veglia sono irreali, essendo soltanto il prodotto dell'inferenza. Il mondo esteriore non è ciò che ci appare.
  • Sutra 17. Abbiamo bisogno di un guru che ci risvegli alla devozione e alla percezione della verità.
  • Sutra 18. La liberazione (Kaivalya)  si ottiene quando si realizza l'identità del proprio Sè con il Sè universale, la verità suprema.  Si ottiene in questo modo l'assolutà libertà e indipendenza. 
  • Capitolo 2. La mèta.  Sutra 1. Nasce il desiderio di raggiungere la liberazione.
  • Sutra 2 . La liberazione è lo stabilirsi di Purusha (Jiva, l'anima) nel suo vero Sé, Liberarsi dalla schiavitù di maya diventa lo scopo della vita.
  • Sutra 3. finisce ogni sofferenza e si consegue lo scopo supremo.
  • Sutra 4. Altrimenti, nascita dopo nascita, l'uomo prova infelicità che dha origine dai desideri insoddisfatti.
  • Sutra 5-6. Il dolore nasce da avidya, l'ignoranza che è la percezione dell'inesistente.
  • Sutra 7-15. L'ignoranza si manifesta sotto forma di egoismo, attaccamento, avversione e cieca ostinazione. L'egoismo asmita genera l'identificazione del Sè con il corpo fisico. 
  • Sutra 16-21. L'esistenza (sat), la coscienza (cit), e la beatitudine (ananda) sono le tre grandi qualità che costituiscono la vera natura dell'uomo.  Quando ogni desiderio è soddisfatto e ogni infelicità eliminata si raggiunge Paramartha (la metà suprema).
  • Sutra 22. Quando l'uomo si unisce attivamente al divino, il Sè al Sè supremo, arriva allo stato di Kaivalya, l'unione. 
  • Capitolo 3. Il cammino. Sutra 1-4. Yajna, il sacrificio, consiste nella penitenza (tapas), nel profondo studio (svadhyaya), e nella pratica della meditazione sull'OM (Brahamanidhana). Tapas è l'auto disciplina e l'imperturbabilità in qualsiasi circostanza e nell'equanimità di fronte alla dualità. La meditazione sul suono divino di Om (pranava) è la sola via che porta a Brahman. 
  • Sutra 5-6. L'Om si ode coltivando sraddha (l'amore ), virya (la forza morale), smirti (il ricordo della propria natura divina) e samadhi (la vera concentrazione).  La persona che soffre nel corpo e nella mente non troverà mai pace e la vita gli diventerà di peso. 
  • Sutra 7. Bisogna sviluppare sraddha verso il guru e seguire i suoi insegnamenti.
  • Sutra 9-11. La forza morale è rafforzata seguendo Yama e Niyama. Yama comprende: non violenza, sincerità, onestà, moderazione e assenza di avidità. Niyama significa: purezza del corpo e della mente, contentezza in ogni circostanza e seguire gli insegnamenti del guru.
  • Sutra 12-18. Dobbiamo eliminare odio, vergogna, paura, dolore, critica, pregiudizi, orgoglio. Questo porta alla grandezza d'animo. In tal modo possiamo praticare le asana, pranayama, pratyahara.  Attraverso il pranayama si possono controllare i nervi involontari (del cuore, polmoni, e altri organi vitali). con il riposo riprendono a funzionare con rinnovata vitalità, si allontana il decadimento del corpo fisico. Con il pratyahara lo yogi rivolge i sensi interiormente verso il proprio Sè. Per percepire chiramente una cosa nel proprio cuore, si deve mettere in prtica l'asana, la posizione immobile e confortevole del corpo.
  • Sutra 19-22.  IL samadhi, la vera concentrazione, consente di abbandonare l'individualità per l'universalità. Così nasce samyama (il controllo e superamento del sè egoistico)  grazie al quale si può percepire la vibrazione OM che rivela il divino.
  • Sutra 25-26.  Sandhisthala è lo stato intermedio, in cui gli uomini sono ansiosi di raggiungere la vera conoscenza.  L'uomo ama stare in compagnia di color che dissolvono le sue angoscie, chiariscono i suoi dubbi e gli concedono la pace. 
  • Sutra 30. Non più sottoposto all'influenza dell'ignoranza maya, l'uomo consegue la purezza del cuore. accede alla casta dei brahmana (coloro che conoscono Brahma), questo è lo stato mentale che predomina nel Satya Yuga. 
  • Sutra 31. L'uomo raggiunge lo stato di liberazione finale o Kaivalya, l'unione con lo spirito. Nell'universo non esiste niente altro al di fuori del proprio Sè.
  • Capitolo 4. La Rivelazione. Sutra 1-3. l'essere umano deve purificare i tre corpi, la materia densa si purifica attraverso la natura, il corpo sottile attraverso la penitenza, la mente attraverso i mantra. 
  • Sutra 4-5. Grazie ai mantra si può udire il Pranava o suono di Om. 
  • Sutra 6. Chi ha puriifcato il cuore, con la guida del guru inizia a percorrere il sentiero della disciplina spirituale (sadhana), e diventa un iniziato pravartaka.
  • Sutra 7. Praticando yama e Niyama l'essere umano diventa un vero discepolo (sadhaka) in grado di conseguire la salvezza. 
  • Sutra 10-11. In virtù dells conoscenza e del potere dello yoga l'essere umano consegue la salvezza e diventa uno con il divino. 
  • Sutra 12. La conoscenza dell'evoluzione, della vita e della dissoluzione, porta così alal completa liberazione dai legami di maya, l'illusione. Contemplando il sè nel Sè supremo, l'uomo conquista la libertà eterna.

Parte del testo lo trovi all'indirizzo: https://www.google.it/books/edition/La_Scienza_Sacra/PfJvEAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&printsec=frontcover

Accenno agli Yuga.  Gli Yuga sono periodi temporali.

  • Il primo yuga composto da 1200 anni è il Kali yuga  (1000 anni + 100 anni l'alba + 100 anni il tramonto). Durante questa fase l'intelletto umano può capire solo gli aspetti più elementari del mondo esteriore).
  • Il secondo il Dvapara yuga è composto da 2400 anni (inclusi alba e tramonto ognuno 200 anni). L'intelletto umano può comprendere la materia sottile).
  • Il terzo è il  Treta yuga composto da 3600 anni, (considerando l'alba e il tramonto, ognuno di 300 anni). L'intelletto umano può arrivare a capire la sorgente e le forze da cui dipende il mondo.
  • Il quarto, il Satya yuga dura quattromila anni, la sua alba e tramonto hanno 400 anni (in totale 4000+400+400 = 4800 anni) ed  è la fase più favorevole all'illuminazione, l'intelletto può comprendere tutto. 

Questo ciclo  di quattro fasi, che dura complessivamente 12.000 anni, viene dichiarato un'Età degli Dei.   Un giorno di Brahma è costituito di mille Età degli Dei, la notte di Brahma ha la stessa durata.

Religioni e odio

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Premio Nobel per la Pace 2023 all’attivista iraniana Narges Mohammadi

Donna, vita, libertà”. “Donna, vita, libertà”.  Questo slogan  è diventato il simbolo della lotta delle iraniane dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa mentre era in custodia della polizia perché non indossava correttamente il velo.            

Il Premio Nobel per la Pace 2023 è stato assegnato dall'Accademia di Oslo alla giornalista e attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi (nata nel 1972,)  ripetutamente incarcerata e torturata. Attualmente è ancora detenuta nel carcere di massima sicurezza di Evin a Teheran e non può avere contatti con l’esterno. 

L’Accademia di Svezia ha deciso di premiare Mohammadi, l’attivista e giornalista 51enne per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua battaglia per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti. Il premio è un riconoscimento “alla sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran”, che ha portato avanti “a fronte di un’enorme sofferenza“. Ma è anche “un riconoscimento alle centinaia di migliaia di persone che hanno protestato contro le politiche di discriminazione e oppressione contro le donne del regime teocratico”.

Quest’anno Mohammadi ha vinto anche il PEN/Barbey Freedom to Write Award 2023, conferito ogni anno a uno scrittore incarcerato per onorare la sua libertà d’espressione.

Narges Mohammadi giornalista professionista, scrittrice e attivista è anche la vicedirettrice del Defenders of Human Rights Center (DHRC) e le sue prime battaglie erano contro la pena di morte. Fu condannata per la prima volta a un anno di carcere nel 1998 per le sue posizioni contro il governo. Da quel momento Mohammadi è ripetutamente entrata e uscita di prigione, perdendo la propria libertà, la propria famiglia, dedicando la propria vita a una lotta per il proprio Paese.
Secondo Amnesty International a Narges Mohammadi sono state negate persino le più elementari cure mediche ed è stata frustata e torturata. Oltre a tutto ciò non si contano le ferite psicologiche inflitte dall’isolamento prolungato e dai continui interrogatori.

Nonostante tutto Mohammadi non si è mai arresa, anche tra le mura claustrofobiche del carcere ha continuato a scrivere, sostenere le sue idee a favore delle proteste e a ribellarsi. Nei suoi scritti Narges Muhammadi non ha mai smesso di sottolineare anche gli abusi subiti dai compagni di detenzione costretti, come lei, dietro le sbarre.
Sta ancora lottando con tutte le sue forze per cambiare l’Iran, afferma il marito Taghi Rahmani (anche lui dissidente e giornalista che vive esiliato a Parigi insieme ai figli)  che negli ultimi mesi ha anche denunciato le sue gravi condizioni di salute che l’hanno costretta a un ricovero d’urgenza lo scorso giugno.
La presidente del Comitato del Nobel Berit Reiss-Andersen spera che il governo iraniano “faccia la cosa giusta”, cioè rilasci Mohammadi assieme a tutti gli altri prigionieri politici.

Soltanto nell’ultimo anno di proteste cominciate dopo la morte di Mahsa Amini mentre era in custodia della polizia religiosa, secondo i dati delle Nazioni Unite sono stati arrestati ventimila manifestanti.

Alla difficile esperienza dell'isolamento carcerario Mohammadi ha dedicato anche un libro “White Torture”, letteralmente la “tortura bianca”.  Nel volume sono raccolte le interviste a dodici donne iraniane tenute prigioniere, oltre che la sua testimonianza.  Queste donne, che sono giornaliste, attiviste politiche, oppure appartengono a minoranze religiose: tutte, nessuna esclusa, vengono ogni giorno torturate con il sistema infido della white torture, ovvero con l’isolamento prolungato, le minacce ai membri della propria famiglia, le lunghe ore di interrogatorio.  La tortura bianca, afferma Narges Mohammadi, è molto peggio della tortura fisica perché tende a minacciare l’identità stessa del prigioniero, la sua coscienza, a influenzare il pensiero che ha di sé stesso. Le donne iraniane sono infatti custodite in una cella completamente bianca per periodi di tempo molto lunghi, con lo scopo di portarle a una totale deprivazione sensoriale attraverso l’isolamento. L’aspetto più inquietante del libro di denuncia di Mohammadi è che nessuna delle donne prigioniere ha commesso un crimine: tutte sono state arrestate con lo scopo di estorcere loro confessioni o costringerle a collaborare con il governo. 

sabato 14 ottobre 2023

Letture luminose 2023-2024

Siamo ormai al quarto ciclo di questa iniziativa, nata per trarre ispirazione vitale da autori di epoche e culture diverse, in un periodo in cui l’umanità ha più bisogno che mai di orientarsi.

Ci ritroveremo come sempre ogni due settimane, on line su piattaforma Zoom,  il mercoledì alle 18.30 per un’ora di lettura antologica e una mezzora di conversazione libera e serena tra di noi. 

L’iniziativa è gratuita.  Per iscriversi occorre mandare una mail a fpistolato@yahoo.it con la dicitura: CICLO LETTURE LUMINOSE 2023-2024. Il link di accesso verrà fornito alla vigilia di ogni incontro, che verrà registrato e inviato poi a tutti gli iscritti, i quali potranno così riascoltarlo con calma in qualsiasi momento, o anche seguire comunque il ciclo, qualora non sia stato possibile partecipare alla diretta.

Inizieremo mercoledì 11 ottobre 2023 come da calendario riportato qui sotto:

  • 11.10.2023 Martin Luther King: Lettera dal carcere di Birmingham, a cura di Roberto Fantini
  • 25.10.2023 Mauro Bergonzi: Il sorriso segreto dell’essere. Oltre l’illusione dell’io e della ricerca spirituale (2011), a cura di Cesare Maramici, con la partecipazione dell’autore. Mauro Bergonzi è stato docente di “Religioni e Filosofie dell’India” presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e socio ordinario della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e del Centro Italiano di Psicologia Analitica (C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo antico, sulla psicologia del misticismo, sul simbolismo religioso, sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo e sul dialogo interculturale fra psicologie sapienziali orientali e psicologia occidentale. Vedi sito:  https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/
  • 8.11.2023 Marco Pizzuti: Deep State, a cura di Francesco Pistolato
  • 22.11.2023 Federico Faggin: Irriducibile, a cura di Francesco Pistolato
  • 6.12.2023 Erasmo da Rotterdam: Adagia, a cura di Roberto Fantini
  • 20.12.2023 Don Miguel Ruiz: I quattro accordi, a cura di Francesco Pistolato
  • 17.1.2024 Cristophe André, Matthieu Ricard, Alexandre Jollien: Tre amici in cerca di saggezza, a cura di Cesare Maramici
  • 31.1.2024 Erich Maria Remarque: Niente di nuovo sul fronte occidentale, a cura di Roberto Fantini
  • 14.2.2024 Viktor E. Frankl: Alla ricerca di un significato della vita, a cura di Francesco Pistolato
  • 28.2.2024 Massimo Teodorani: Sincronicità, a cura di Francesco Pistolato
  • 13.3.2024 Giovanni Papini: Il diavolo, a cura di Roberto Fantini
  • 27.3.2024 Mauro Biglino: La Bibbia non parla di Dio, a cura di Francesco Pistolato
  • 10.4.2024 Erich Fromm: Avere o essere?, a cura di Roberto Fantini
  • 24.4.2024 I Tre Iniziati: Il Kybalion, a cura di Francesco Pistolato
  • 8.5.2024 Helena P. Blavatsky messaggera di Luce (raccolta antologica), a cura di Roberto Fantini.

giovedì 12 ottobre 2023

Fahrenheit 451

Per superare la situazione drammatica in cui si trovano le società occidentali oggi, caratterizzata da una classe dirigente corrotta a tutti i livelli, un pensiero dominante a senso unico, censure, mancanza di modelli di riferimento ecc, dovremmo organizzarci in maniera creativa in gruppi di persone cercando di perseguire la costruzione di un mondo diverso.  I nostri politici sono dei fantocci a tutti i livelli, cambiano opinioni e idee, per opportunismo, per tornaconto personale, con grande facilità, non abbiamo più modelli di riferimento, le poche personalità positive che emergono, vengono tranquillamente eliminate nella totale indifferenza della comunità internazionale.  Dopo la globalizzazione gli Stati hanno perso la loro sovranità, il potere degli organismi delle Nazioni Unite è stato depauperato, non c'è più uno stato interlocutore, ma solo poteri occulti e dittature invisibili. 

Per darci un minimo di speranza in questa palude di potenziale disperazione, dobbiamo far riferimento a Fahrenheit 451  che è un romanzo di fantascienza del 1953, scritto da Ray Bradbury.    Il romanzo mostra ciò che la censura è in grado di fare in una società in cui una dittatura totalitaria ha impedito la lettura e il possesso di libri, considerati un pericolosissimo strumento di libero pensiero e che quindi vengono bruciati da uno specifico corpo di polizia. Fahrenheit 451 è così una riflessione sul ruolo della lettura e dei mass-media e sulla libertà dell’individuo nella società contemporanea.

Il cambiamento negli stili di vita, che sono diventati più rapidi e superficiali, ha portato alla richiesta di opere scritte più facili e comprensibili e che creassero meno discussioni e dibattiti, privilegiando solo argomenti futili e leggeri. Il governo, giustificando il tutto come servizio per il bene comune, ha deciso successivamente di mettere al bando i libri e di distruggerli sistematicamente.   Guy Montag, il protagonista, è un "fireman" che porta sull'elmetto il numero 451 e il cui compito non è quello di spegnere gli incendi ma di provocarli, bruciando con il cherosene libri, giornali e riviste conservati illegalmente.  Il titolo si riferisce alla temperatura alla quale i libri prendono fuoco.

Guy incontra una ragazza, Clarisse sua vicina di casa, che lo fa riflettere sulla società in cui vivono: una dittatura in cui non c'è spazio per le opinioni personali e che cresce uomini che non conoscono la natura e i sentimenti umani. Clarisse viene da una famiglia che non ha televisori in casa, che è cresciuta in modo diverso e che non è allineata al modo di pensare dettato dal governo. Clarisse, al termine del loro primo incontro, chiede a Guy se è felice, e questo instilla nel protagonista un dubbio che lo porterà a cambiare radicalmente e ritrovare il gusto della lettura. Un professore di nome Faber illusta a Guy la potenza sovversiva dei libri, spiegandogli l’importanza della ricerca del significato che sta dietro alle parole, mentre gran parte della gente si è progressivamente accontentata delle spiegazioni più semplici e superficiali, come quelle fornite dalla televisione.  Poi Faber, lo indirizza verso una comunità di ribelli che costituiscono la memoria letteraria dell’umanità: ognuno di loro ha infatti memorizzato un testo letterario per trasmetterlo alle nuove generazioni quando il mondo sarà libero dalla tirannia. Questo gruppo di ribelli contribuisce in questo modo alla costruzione di un nuovo mondo.

Oggi non ci sono corpi speciali che entrano in casa per bruciare i libri, ma è stato messo in piedi un sistema di annichilimento del libero pernsiero e delle libere opinioni che è molto simile a quello di Fahrenheit 451.  Quella povera gente cosa faceva per contrastare quel disegno?  Cercava di salvare i tesori, ossia le parole luminose provenute dai grandi maestri e preservarle dallo sfascio generale,  con l'intento della salvaguardia del meglio che l'umanità ha prodotto in un fase in cui sembrava prevalere il peggio.

Martin Luther King scriveva:  "il nostro pianeta oscilla sulla soglia della guerra, l'odio prende il sopravvento: così come i falsi Dei del nazionalismo e del materialismo.  Stiamo assistendo al trionfo del peggio dell'umanità, all'orgoglio e all'egoismo, e alla minaccia di un annientamento atomico.

La salvezza del nostro mondo dal fato imminente avverrà non attraverso il compiacente adattamento della maggioranza conformista, ma dalla costruttiva capacità di inadattamento di una minoranza non conformista.  La salvezza dell'umanità è in mano a quelli che sono costruttivamente inadattati e non conformisti.    Queste persone permettono di lasciare aperta una porta ad un futuro diverso, continuando a  ricordandoci, che il mondo che sta trionfando non è il solo mondo posssibile e non è destinato ad essere il mondo del futuro. 

Noi,  cercando di recuperare il meglio dal nostro passato, dovremmo lasciare il testimone a chi ci sta accanto e a chi verrà dopo di noi. In questo modo potremmo dare un piccolissimo contributo alla vittoria delle cose migliori che l'uomo ha fatto, è , e può essere, o può diventare,  rispetto a tutto l'orrore che ha prodotto e continua a produrre.

L'azione deve comunque essere caratterizzata da una strategia non violenta caratterizzata dai seguenti punti: la nonviolenza non è fatta per i codardi, richiede  un enorme coraggio, il nonviolento non aspira a umiliare l'avversario, l'obiettivo è quello non di cancellarlo, ma di redimere l'avversario, contribuire a sviluppare in lui un'assunzione di coscienza e responsabilità, una crescita in vista di una riconciliazione,  ossia voglio farti capire quanto stai sbagliando e fare in modo di darti i mezzi per rinnovare te stesso; occorre lottare, non tanto contro le persone che sbagliano, ma contro il male in sè, e nello stesso tempo dobbiamo essere pronti ad accettare delle sofferenza senza nutrire desiderio di vendetta, dobbiamo rifiutare l'idea di un odio mentale sempre nell'ottica di questa aspirazione a un'armonia cosmica in cui ci possiamo tutti ritrovare purificati.

Dobbiamo prendere consapevolezza dei nostri limiti, dei nostri sbagli, assumendosene la responsabilità fino in fondo, senza mai desiderare di infierire sull'altro, senza mai aspirare ad acquisire un potere che ribalterebbe la situazione precedente, creando nuove forme di oppressione, nuove burocrazie di oppressori come è successo nei fenomeni rivoluzionari.

domenica 8 ottobre 2023

Le 10 malattie trasmesse spiritualmente

"Tutto ciò che gonfia l'Ego è totalmente opposto allo Spirituale". 

"Pensiamo davvero che se qualcuno medita per 5 anni o pratica yoga per 10 anni, sarà una persona meno nervosa di chiunque altro? No, per niente, al massimo ne sarà un po' più consapevole».

La Psicoterapeuta dott. Mariana Caplan ha dedicato la sua vita all'esplorazione del discernimento nella spiritualità, soprattutto in quelle aree scivolose come il potere, il sesso, l'illuminazione, i guru, gli scandali, la psicologia e la nevrosi...  Questa non è vera spiritualità, perché, secondo Mariana, si tratta di idee confuse e immature rispetto a principi spirituali complessi, che però si diffondono come una malattia  

Le 10 malattie spiritualmente "trasmissibili" da cui dobbiamo tutti guardarci:

1) SPIRITUALITÀ FAST-FOOD: consiste nel credere che esistano rimedi facili e rapidi per eliminare la sofferenza ed evolvere spiritualmente. La trasformazione spirituale non può essere rapida perché il processo spirituale stesso consiste nel lasciare la fretta e rispettare i propri ritmi naturali.
2) SPIRITUALITÀ IMITATIVA: è la tendenza a parlare, vestirsi e/o agire come dovrebbe fare una persona spirituale. È come indossare una pelle di leopardo per sembrare un leopardo.
3) MOTIVAZIONI CONFUSE: anche se il desiderio di crescere è autentico, spesso si mescola con altre motivazioni come quella di appartenere, essere amato, essere speciale o addirittura superiore e concretizzare l'ambizione personale.
4) IDENTIFICATI CON ESPERIENZE SPIRITUALI: accade quando l'ego, dopo aver vissuto un'esperienza spirituale, se ne appropria, in modo da poter credere che tutto ciò che è suo deriva da queste esperienze spirituali, che in realtà sono stati transitori che trascendono l'ego.
5) L'EGO SPIRITUALE: quando la persona si identifica eccessivamente con i concetti e le idee spirituali tende ad essere invulnerabile alle critiche, in modo che la sua crescita si rallenta. Diventa un essere impenetrabile, lontano dal mondo.
6) PRODUZIONE IN MASSA di MAESTRI SPIRITUALI: attualmente ci sono molte tradizioni spirituali che danno titoli a persone che sono molto lontani dall'aver raggiunto la loro maestria spirituale eppure si vendono come maestri spirituali. Il problema non è che questi insegnanti formino altre persone, ma che si vendano come se avessero raggiunto un alto grado di master.
7) ORGOGLIO SPIRITUALE: la persona, dopo aver raggiunto un vero grado di spiritualità, si stagna lì
scusandosi in questa conoscenza per non continuare a crescere.  Spesso è legato a un sentimento di superiorità, di essere migliore degli altri.
3) MENTE DI GRUPPO: descritto anche come pensiero di gruppo, mentalità di culto o malattia di Ashram, si verifica quando le persone appartenenti a un determinato gruppo accettano le regole implicite su come pensare, parlare, vestire e agire. Le persone con questo "virus" rifiutano altre persone che non rispettano questa normativa e si rifiutano di confrontarsi con loro.
9) IL COMPLESSO DI PERSONE SCELTE:  è la convinzione che "il nostro gruppo è più evoluto, potente, illuminato o semplicemente migliore degli altri".  È diverso pensare di aver trovato il gruppo migliore per noi,  che pensare che sia il gruppo migliore .
10) IL VIRUS MORTALE:  IL "SONO GIÀ ARRIVATO":
questa malattia è cosÌ forte che ha il potenziale di uccidere la crescita spirituale. È un po' come sono arrivato alla fine della mia crescita spirituale, non ho più nulla da imparare".  In quel momento la crescita
spirituale cessa, è come se uccidessimo la nostra anima. 

vedi: https://lameditazione.com/10-malattie-spiritualmente-trasmissibili/

Amatorialmente tradotto in italiano da “10 spiritually transmitted deseases” di Mariana Caplan.
L’articolo è un adattamento da Eyes Wide Open: Cultivating Discernment on the Spiritual Path  di Mariana Caplan.

Mariana Caplan è laureata in Antropologia Culturale e in Counseling Psychology. E' autrice di diversi libri. Diversi suoi articoli e saggi sono pubblicati in italiano su www.fiorigialli.it.

venerdì 6 ottobre 2023

Ibrahim Traoré - L'uomo che vuole liberare l'Africa dall'Occidente

Ibrahim Traoré (nato nel 1988) è un militare e politico burkinabé, presidente ad interim a 34 anni del Burkina Faso dal colpo di stato del 30 settembre 2022, che ha estromesso il presidente Paul-Henri Sandaogo Damiba. 

 Qualcuno lo ha definito il nuovo "Che Guevara africano" e lo hanno associato a Sankara (1949-1987) il primo presidente africano a mettere in guardia la popolazione dall'AIDS, invitando i compatrioti a usare dei contraccettivi per evitare eventuali sieropositività. Abolì la poligamia e vietò l'infibulazione, pratiche ampiamente diffuse e tollerate in tutta l'Africa.

Sankara si impegnò per eliminare la povertà attraverso il taglio degli sprechi statali e la soppressione dei privilegi delle classi agiate. Finanziò un ampio sistema di riforme sociali incentrato sulla costruzione di scuole, ospedali e case per la popolazione in estrema povertà, oltre a condurre un'importante lotta alla desertificazione con la piantumazione di milioni di alberi nel Sahel.  Il suo rifiuto di pagare il debito estero di epoca coloniale, insieme al tentativo di rendere il Burkina autosufficiente e libero da importazioni forzate, gli attirò le antipatie di Stati Uniti d'America, Francia e Regno Unito, oltre che di numerosi paesi circostanti. Questo stato di cose sfociò nel colpo di Stato il 15 ottobre 1987, in cui, all'età di 37 anni, il giovane capitano Sankara fu assassinato dal proprio vice, Blaise Compaoré. È celebre soprattutto per il suo discorso all'Organizzazione dell'Unità Africana contro imperialismo e neocolonialismo. Rinunciò a qualunque beneficio personale come Presidente del Burkina Faso e, al momento della morte, gli unici beni in suo possesso si rivelarono essere un piccolo conto in banca di circa 150 dollari, una chitarra e la casa in cui era cresciuto.
 
Ibrahim Traoré  sta ripercorrendo le orme di Sankara, ci sono molte analogie tra i due personaggi, ha rinunciato allo stipendio presidenziale, ha già pronunciato un discorso che è diventato virale sul web contro il neo-colonialismo.  Dura meno di sette minuti. Ma è il discorso che più di ogni altro ha lasciato il segno al summit Russia – Africa tenutosi fino luglio 2023 a San Pietroburgo di fronte a Vladimir Putin “Non capiamo perché, pur con così tante ricchezze e risorse sotto il nostro suolo, l’Africa è oggi il continente più povero. E come mai i nostri capi di stato attraversano il mondo mendicando? Il vero grande problema è vedere i nostri capi di stato africani, che non portano a nulla ai loro popoli in lotta, cantare la stessa musica degli imperialisti. I nostri capi di stato africani devono smetterla di comportarsi come marionette!"

Ibrahim Traoré ha studiato all'Università di Ouagadougou dove ha fatto parte dell'Associazione degli studenti musulmani. Si è arruolato nell'esercito del Burkina Faso nel 2010 ed è stato promosso capitano nel 2020.  Prestò servizio come capo di un'unità militare a Kaya, una città nel nord del Burkina Faso. Era uno dei tanti giovani ufficiali che hanno combattuto contro i ribelli in prima linea durante l'insurrezione jihadista in Burkina Faso.

Analisi sul Burkina Faso e sul colpo di Stato:  https://youtu.be/ItapMt7XDqg?si=Qpvo4mlUGiArHiSK 

Discorso di Ibrahim Traoré a San Pietroburgo:   https://youtu.be/XO9DbSwXMHI

Sadhguru a Milano

Sadhguru (nato nel 1957), il cui vero nome è Jagadish Vasudev, è molto noto sui social (più di 11 milioni di seguaci ) ed è considerato uno dei più popolari guru indiani contemporanei. E' noto soprattutto in Occidente ed è considerato da molte persone sul percorso spirituale un punto di riferimento. 

Sadhguru non è un filosofo, né un maestro e nemmeno un religioso; è semplicemente un uomo alla ricerca, che in materie di spiritualità è tra le più autorevoli persone al mondo. Se per spiritualità però intendiamo la profonda conoscenza di sé stessi. Un mistico certo, ma assolutamente al passo con i tempi. Perché con il suo linguaggio semplice, accompagnato da una intelligente ironia, sa trasmettere concetti profondi, ma estremamente pratici. Invitato ad Harvard, ad Oxford, alle Nazioni Unite, alla FAO, all'UNESCO, ha parlato di quella crescita individuale che passa solo attraverso la consapevolezza, per inebriarsi della vita senza alcol né droghe, ma solo sperimentandola. Un messaggio che Sadhguru trasmette dall'inizio del suo viaggio, da quella esperienza mistica (avuta nel 1982, su una collina vicina a Mysore) che gli cambiò la vita.

All'Allianz Cloud di Milano, (il 1 ottobre 2023) erano in 4mila ad ascoltare le parole di Sadhguru, il mistico indiano amato dalle star hollywoodiane come Will Smith e Matthew McConaughey. E' stato il più grande evento di meditazione mai realizzato in Italia.

Sadhguru è salito sul palco tra gli applausi e i canti dei presenti e ha iniziato a ballare qualche passo davanti alla folla entusiasta. Poi ha tenuto un discorso di cinque ore in cui ha spiegato la sua visione della vita: "tutto ciò che accade nel mondo dipende da ciò che accade dentro di noi, quindi dobbiamo imparare a “controllare il corpo, la mente, le emozioni e le energie, e vivere una vita felice e appagante”.

Vedi: https://video.sky.it/news/spettacolo/video/sadhguru-a-milano-incontro-con-il-mistico-indiano-866745

Il guru ha interrotto il suo monologo solo per una breve pausa di meditazione collettiva di circa 15 minuti. La parte finale dell’evento è stata dedicata alle domande del pubblico.  La prima domanda è stata: “Qual è il senso della vita?”. E lui, che ha le idee chiare a riguardo, ne ribalta il significato: “A che serve, anzi a chi serve chiedersi qual è il significato della vita? Qual è il significato del sole che sorge, di un fiore che sboccia, del sorriso sul viso di un bambino? È solo la mente umana che deve trovare un senso per fuggire alla follia”.   Altra domanda: "Se non si trova un senso, almeno come si arriva alla felicità?”. La risposta per Sadhguru è semplice ed è dentro ognuno di noi: “Tutti abbiamo gli stessi bisogni, come mangiare e dormire, ma i nostri desideri sono diversi. Come trovare la felicità? Perché devi trovare la felicità? Quando eri bambino eri felice, poi cos’è successo?    Il problema è la capacità cerebrale che la maggioranza degli esseri umani non sa gestire”.  “Se non fate pace con la vostra mente come potete fare pace con il mondo – ha detto Sadhguru – Il problema del mondo sono gli esseri umani, perché non sanno gestire la loro mente”.  Sadhguru ha anche parlato del suo progetto di costruire una città in California – seguendo le orme dell’altro grande maestro indiano Osho – e forse anche una sede europea: “Prima pensavo fosse sufficiente costruire dentro il cuore delle persone, ora ho capito che alcuni rischiano di smarrirsi e che ci vogliono posti e persone dedicate che le aiutino”.

Sadhguru, letteralmente 'guru non istruito', non ha una formazione specifica sulle tematiche spirituali, e il suo insegnamento si basa solamente sulla sua esperienza interiore.  Ha organizzato l’evento a Milano per “portare il potere trasformativo della meditazione e dello yoga nel cuore dell’Italia” ed è comunque un personaggio controverso.

Jagadish Vasudev è nato a Mysore ed è figlio di un oftalmologo che non gli diede alcuna educazione spirituale. Dopo essersi laureato iniziò a girare l'India in motocicletta, sua grande passione, fondando assieme ad un amico un’impresa edile. La svolta mistica avvenne all’età di 25 anni, come raccontato dallo stesso Sadhguru in un Ted Talk del 2009 e in altre interviste. Nel 1982, salito in moto su collina vicina a Mysore, mentre era seduto su una pietra ebbe una esperienza mistica e una rivelazione: “Per la prima volta non sapevo cos’ero io e cosa non ero io, all’improvviso ero ovunque, la roccia su cui ero seduto, l’aria e l’atmosfera intorno a me, ero esploso in ogni cosa. Mi sentivo far parte del tutto". Quella fu la svolta. Jagadish Vasudev decise di abbandonare la sua attività imprenditoriale e di dedicarsi ai viaggi e alla meditazione: iniziò ad insegnare yoga gratuitamente e il suo nome iniziò a farsi conoscere in India come all’estero.

Il cambio di prospettiva arriva dieci anni dopo la sua prima esperienza mistica: nel 1992 fonda infatti la Isha Foundation, un’organizzazione ufficialmente senza scopo di lucro con 300 centri sparsi nel mondo dove si svolgono molte attività, tra cui ritiri di yoga e meditazione pagamento. Nel 2021 la Fondazione aveva un fatturato vicino ai 30 milioni di dollari: è gestita da 5.600 persone a tempo pieno, quasi tutte volontarie, e da oltre 16 milioni di volontari part-time.  Un guru sempre in movimento, soprattutto in motocicletta con cui lo scorso anno ha percorso in 100 giorni ben 30.000 km, per il movimento Save Soil cui è il fondatore.  Il guru indiano è stato invitato a parlare da importanti società private come Google e Microsoft, ed ha tenuto discorsi anche al World Economic Forum (per ben tre volte), alle Nazioni Unite e alla Banca Mondiale.

Nel 2017, Sadhguru ha ricevuto il Padma Vibhushan, il secondo più alto riconoscimento civile del governo indiano. Lo stesso anno ha inaugurato a Coimbatore la gigantesca statua di Adiyogi Shiva (il primo yogi) alta 34 metri, riconosciuto dal Guinness dei primati come il busto più alto al mondo

La “coesistenza” tra il suo ruolo di guru mistico e la sua maniacale attenzione all’immagine, così costruita, oltre all’essere di fatto titolare di un impero commerciale, hanno attirato feroci critiche a Sadhguru.  Il mistico è stato anche indagato, e poi archiviato, in una inchiesta per la morte della moglie Vijikumar, avvenuta nel 1997. Il guru sostenne che sostenne che si fosse trattato di Mahasamadhi, ossia un’ultima grande meditazione in cui la persona abbandona volontariamente il proprio corpo per fondersi col divino e raggiungere l’onnipresenza. Sadhguru si è attirato numerose critiche anche per aver propagandato idee pseudoscientifiche: Tulasi Srinivas, docente di antropologia e religioni all’Emerson College, ha definito Sadhguru “un guru neoliberale per tempi neoliberali”.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...