Il gusto di essere altruisti, il testo scritto da Matthieu Ricard è diviso in tre parti:
- La definizione generale di empatia,
- L’empatia secondo Matthieu Ricard,
- Il collegamento tra empatia, altruismo e felicità.
Parte 1- Definizione di empatia. L’empatia
è la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, sia che
si tratti di gioia, che di dolore. Il significato etimologico del
termine è "sentire dentro", ad esempio "mettersi nei panni dell'altro",
ed è una capacità che fa parte dell'esperienza umana ed animale. La
capacità di immedesimarsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
L’empatia
è una risorsa fondamentale per rinforzare i legami sociali che, a loro
volta, sono fondamentali per il benessere psicofisico. Provare empatia
aiuta a migliorare le nostre relazioni, rendendole più sincere e
profonde, e ad instaurare un senso di intimità con l’altro. L’empatia è
la capacità di comunicare efficacemente con chi sta soffrendo. Non sono
abilità scontate, tuttavia, secondo ricerche recenti, possono essere
apprese e sviluppate. Secondo il manuale diagnostico dei disturbi
mentali (DSM-5), bassi livelli di empatia o una mancanza totale di
questa possono essere sintomi di narcisismo o antisocialità. Comunque,
essere poco empatici non significa in automatico avere un disturbo di
personalità. Per una diagnosi di questo tipo è necessario, infatti,
mostrare una serie di pensieri e comportamenti peculiari e pervasivi, di
cui l’assenza di empatia è solo un aspetto.
Come
si fa a mostrare empatia? Il punto principale da tenere in
considerazione quando, chi sta soffrendo, si confida con noi è non
banalizzare. Glen Gabbard, noto psichiatra americano, ha sostenuto che
in una psicoterapia con persone depresse, cercare di incoraggiare il
paziente focalizzandosi sugli aspetti positivi è controproducente. Dire,
per esempio “lei non ha motivo per essere depresso, ha molte qualità”
sortirebbe l’effetto di far sentire l’altro ancora più solo e
incompreso. Al contrario, un buon modo di stare vicino a una persona
depressa consiste nel trasmettere l’idea che esistano molti buoni motivi
per essere tristi e che quella sofferenza ha senso di esistere.
Si
può imparare a essere più empatici? La risposta è sì (anche se non è
semplice). Alcuni studi hanno dimostrato che perfino persone con autismo
– un disturbo che include deficit nell’interazione e comunicazione
sociale, ridotta condivisione di interessi, emozioni e sentimenti –
possono imparare a mostrare più empatia nelle relazioni sociali
attraverso un allenamento specifico. L’idea è immedesimarsi nell’altro e assumere la sua
prospettiva, tenendo conto del suo contesto e della sua storia di vita. Il ricercatore scozzese David
Jeffrey sostiene che professionisti in ambito medico dovrebbero fare un
uso maggiore dell’empatia nella relazione con i pazienti.
Le
attività in grado di aumentare le capacità empatiche sono: meditazione,
scrittura creativa, ‘role playing’. In particolare, il ‘role playing’
consiste nel giocare a recitare la parte della persona che sta
soffrendo, in modo da assumere la sua prospettiva e comprenderla a
fondo. È possibile aumentare le capacità empatiche anche costruendo una
storia su un personaggio immaginario. Seguire in prima persona le
vicende del protagonista del racconto che inventiamo induce a
immedesimarsi in un punto di vista diverso dal proprio e a “esercitarsi”
nel provare empatia per le vicende che affronta. Infine, la meditazione
e i corsi di mindfulness sembrano essere utili per entrare più a
contatto con le proprie e altrui emozioni in modo non giudicante. Per
concludere, l’empatia è una capacità innata, legata a specifici
circuiti cerebrali, che tuttavia può essere allenata e migliorata nel
tempo, al fine di connetterci in maggior misura agli altri e favorire
l’intimità.
Le
esperienze della tenera età, i modelli educativi e il contesto sociale
debilitano questa meravigliosa capacità a favore di un egocentrismo
sociale molto marcato. Una ricerca realizzata presso l’Università del
Michigan ci dice che gli universitari di oggi sono un 40% meno empatici
degli studenti degli anni ’80 e ’90. Al giorno d’oggi la vita ha così
tanti stimoli e distrazioni per i giovani e i meno giovani che è diventato difficile essere pienamente consapevoli del momento presente e
persino della persona che abbiamo davanti a noi. La gente è più attenta
ai suoi dispositivi elettronici che ai sentimenti altrui, e questo è un
problema su cui dobbiamo riflettere. Il tempo passato sui social misura
l’inadeguatezza di noi stessi, l’incapacità di affrontare la vita
reale. Il tempo passato sui social network è un parametro spesso
associato alla depressione.
Parte 2 - L’empatia secondo Matthieu Ricard. Monaco
buddista da quasi quarant'anni, Matthieu Ricard utilizza la sua duplice
formazione in discipline scientifiche e filosofiche occidentali e in
quelle contemplative e meditative orientali per dimostrarci che,
nell'era della globalizzazione, l'altruismo non è un pensiero utopico,
ma una necessità, e che una vera attitudine altruista può avere un
dirompente effetto positivo sulle nostre vite a livello individuale e,
di conseguenza, sull'intera società. L'appello di Matthieu Ricard, ripreso dai
principali economisti e pensatori, tra cui Amartya Sen e Joseph
Stiglitz, è il frutto di anni di ricerche, esperienza, osservazione e
riflessione.
L'empatia
è un termine che è stato sempre più utilizzato dagli scienziati e nel
linguaggio comune ed è generalmente confuso con l'altruismo e la
compassione. La parola empatia comprende in realtà diversi stati mentali
diversi. La parola empatia è una traduzione della parola tedesca
Einfühlung che si riferisce alla capacità di "sentire gli altri
dall'interno". E 'stato utilizzato in primo luogo dal psicologo tedesco
Robert Vischer nel 1873 per designare un oggetto esterno a cui si era
soggettivamente identificati, poi il filosofo
Theodor Lipps ha ampliato questo concetto per descrivere la sensazione
di un artista che attraverso la sua immaginazione si proietta non solo
su un oggetto inanimato, ma anche sull'esperienza di qualcun altro.
L'empatia può essere innescata da una percezione affettiva dei
sentimenti degli altri o dall'immaginazione cognitiva di ciò che hanno
vissuto. In entrambi i casi la persona fa una chiara distinzione tra ciò
che sente e ciò che sente l'altro, che è diverso dal contagio emotivo
durante il quale detta differenziazione è imprecisa. L’empatia affettiva
appare dunque spontaneamente quando entriamo in risonanza con la
situazione dei sentimenti di un'altra persona, con le emozioni che si
manifestano attraverso le espressioni facciali, lo sguardo, il tono
della voce e del comportamento.
La
dimensione cognitiva dell'empatia è nata evocando mentalmente
un'esperienza vissuta da qualcun altro, immaginando ciò che quella
persona prova e come è influenzata dall'esperienza o immaginando ciò che
sentiremmo al suo posto. Empatia potrebbe portare ad una motivazione
altruistica, ma anche, quando ci si confronta con la sofferenza degli
altri, generare una sensazione di impotenza e il desiderio di evitare la
situazione. L'empatia cognitiva senza altruismo può anche portare alla
strumentalizzazione dell'altra persona sfruttando le informazioni che
fornisce sul suo stato mentale e sulla situazione. Portato all'estremo è
una delle caratteristiche degli psicopatici. I significati attribuiti
da diversi pensatori e ricercatori alla parola "empatia" così come ad
altri concetti simili come la compassione sono molto vari e possono
quindi essere fuorvianti. Tuttavia, la ricerca scientifica condotta da
70-80 anni, soprattutto da psicologi come Daniel Batson, Jack Dovidio e
Nancy Eisenberg, e più recentemente da neuro-scienziati come Jean Decety
e Tania Singer, hanno contribuito a chiarire le sottigliezze del
concetto e analizzare i suoi collegamenti con l'altruismo.
Lo psicologo
Daniel Batson (psicologo sociale americano) ha mostrato che i diversi
significati della parola "empatia" alla fine portano a due domande:
"come posso sapere che cosa pensa e sente un altro essere?" e "quali
sono i fattori che portano a preoccuparsi di qualcosa che capita e
rispondere con gentilezza e sensibilità? ". Batson
ha elencato otto diverse forme della nozione di "empatia" che sono
correlate, ma senza costituire diversi aspetti dello stesso fenomeno.
Analizzandoli, ha concluso che solo una di queste manifestazioni che
chiama "gentilezza empatica" è necessaria e sufficiente per generare una
motivazione altruistica.
L'empatia
affettiva consiste, quindi, nel risuonare con i sentimenti dell'altra
persona, sia di gioia che di sofferenza. Tuttavia, questo processo è
distorto dalle nostre stesse emozioni e dai nostri pregiudizi che
agiscono come filtri.
Parte 3 - Collegamento tra empatia, altruismo e felicità. Nel
mondo che celebra la competizione, Matthieu Ricard ci propone la sua lettura
dell'altruismo: non virtù individuale bensì come comportamento utile
alla nostra vita e a quella di tutta la società. «In
un'epoca di sfide come la nostra, una delle maggiori difficoltà sta nel
riuscire a conciliare gli imperativi di economia, ricerca della
felicità e rispetto dell'ambiente. Imperativi che corrispondono
rispettivamente al breve, medio e lungo periodo e cui si sovrappongono
tre diversi tipi di interessi: i nostri, quelli di chi ci è vicino e
quelli di tutti gli esseri viventi.»
Quando
si prova benevolenza, la mente tutta intera finisce per essere
impregnata in questo sentimento, la disponibilità verso gli altri sarà
rafforzata e sarete capaci di accogliere le sofferenze degli altri in
maniera costruttiva, questo non è il caso dell’empatia, che può portare
la persona che la prova ad una forma di angoscia.
L'amore altruistico può essere definito come "il desiderio che tutti gli esseri trovino la felicità". Questo
desiderio altruistico è accompagnato da una disponibilità costante per
gli altri e dalla determinazione di fare tutto ciò che è in nostro
potere per aiutare ciascuna persona ad ottenere la loro autentica
felicità.
La
compassione è la forma che l'amore altruistico assume di fronte alla
sofferenza degli altri. Il buddhismo lo definisce come "il desiderio che
tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e dalle sue cause".
Questa aspirazione deve essere accompagnata dall'applicazione di tutti i
mezzi possibili per porre rimedio a tali tormenti. L'empatia
è la capacità di entrare in risonanza affettiva con i sentimenti degli
altri e di prendere cognizione della loro situazione.
L'empatia ci avvisa soprattutto della natura e dell'intensità della
sofferenza che altri sperimentano. È possibile affermare che ciò
catalizza la trasformazione dell'amore altruistico in compassione.
L'altruismo
salverà l'umanità anche dal punto di vista economico. E adesso, per
fare in modo che le cose cambino in fretta, bisogna osare l'altruismo:
- Osar dire che il vero altruismo esiste, che può essere coltivato da ciascuno di noi.
- Osare anche insegnarlo nelle scuole come strumento per realizzare il nostro innato potenziale di benevolenza.
- Osare affermare che l'economia non può accontentarsi della voce della ragione e dello stretto interesse personale.
- Osar prendere seriamente in considerazione il futuro delle generazioni a venire.
- Osare, infine, proclamare che l'altruismo non è un lusso ma una necessità.