sabato 14 maggio 2022

Table Ronde - Cerveau, Méditation et Vieillissement (Cervello, Meditazione e Invecchiamento)

 Table Ronde - Cerveau, Méditation et Vieillissement  https://www.youtube.com/watch?v=5gPiSiM4LiI

Hanno partecipato alla tavola rotonda: Matthieu Ricard (monaco buddhista), Ilios Kotsou (dottore in psicologia) e  Olivier Deladoucette (fondatore della Fondation Recherche Alzheimer), ed hanno presentato un'analisi sulla tematica.

La meditazione è un allenamento della mente, per potenziare l’attenzione e risvegliare le qualità positive innate. Lo scopo è diventare un miglior essere umano e contribuire a migliorare la società. Meditare significa coltivare, familiarizzare con il modo in cui funziona la mente, come funzionano le emozioni e quindi gestirle più facilmente.

Un tipo di meditazione laica è la mindfulness, semplice da praticare, se praticata regolarmente porta una certa stabilità emozionale. Con la meditazione si è più ancorati alla vita, si acquisisce un certo discernimento che permette di agire meglio nella vita senza condizionamenti. La meditazione porta gioia, gratitudine, aumenta l'attenzione alle piccole cose della vita e al quotidiano. All’inizio, c'è stata un'esplorazione scientifica della meditazione con un protocollo adeguato e rigoroso, e ciò ha permesso di sviluppare ed esplorare la neuroplasticità.

Le conseguenze del nostro invecchiare sono non solo un fenomeno biologico del corpo, ma in realtà è un invecchiamento sociale, psicologico. Con la progressione della speranza di vita, invecchiare in modo sereno è una grande sfida. Dobbiamo partire dall'assunto che abbiamo l’età dei nostri desideri.

Ci sono persone anziane difficili a vivere, altre in armonia con il loro ambiente. La personalità non cambia molto con l’invecchiamento. L’invecchiamento si sviluppa, piano piano, e se non prestiamo attenzione ci troviamo soffocati…

Per combattere questo processo negativo dobbiamo mettere in piedi dei processi adattativi, dei processi positivi come altruismo, sublimazione, investire il tempo in progetti, trasformare le pulsioni negative in positive e sviluppare l'umorismo. Gustare con serenità di essere in vita.

Lo scenario: la terza età dell’Europa. In Europa una persona su 5 ha più di 60 anni. Entro il 2050 aumenteranno del 70% le persone oltre i 65 anni d'età e del 170% oltre gli 80 anni. Senza adeguate politiche di alfabetizzazione funzionale e digitale l’invecchiamento della popolazione rischia di acuire il digital divide e aumentare la disuguaglianza sociale, perfino in Europa e all’interno dei paesi più sviluppati.  La commissione europea a messo in atto il Programma Silver. 

Il progetto Silver è finalizzato a creare un programma sostenibile di apprendimento permanente della popolazione adulta che persegua i seguenti obiettivi:
  • formare la popolazione anziana con competenze e risorse necessarie a beneficiare delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)
  • rinnovare i tradizionali processi di apprendimento ed insegnamento di studenti e docenti (21st Century Education)
  • attuare poliche locali di inclusione sociale attraverso un approccio che coinvolga differenti attori quali: scuole, centri anziani e altre organizzazioni che lavorano con gli anziani.

La visione dell’esistenza è molto importante a livello biologico, lo stress aumenta il processo di invecchiamento. Una mente più serena, favorisce un invecchiamento di migliore di qualità.

La non reattività agli eventi, contribuisce a creare un'infiammazione psicologica e corporea; Con la meditazione si riduce il sentimento di solitudine e infiammazione e si diventa più connessi e più lucidi. Globalmente le persone più generose sono più in buona salute. Con la meditazione si arriva a comprendere che c'è qualcosa di più grande, e ciò impedisce di ripiegarsi su se stessi. 

A 65 anni abbiamo 20 anni di una vita da inventare. Dobbiamo sviluppare l’essere, e la meditazione è uno dei migliori strumenti per fare ciò. La spiritualità è indispensabile per invecchiare bene.

In Francia, un milione di individui soffre della malattia di Alzheimer, una malattia di famiglia, che non si può curare. E' stato messo in atto un progetto per verificare se la meditazione può contribuire a prevenire la malattia.  Per cominciare a meditare bisogna demistificare la meditazione. Senza l’attenzione non si può fare niente. Occorre tempo. I veri cambiamenti sono progressivi e sono necessarie delle corte sedute ma regolari. Per modificare la neuro-plasticità del cervello occorre regolarità.

Per la prevenzione occorre immagazzinare delle riserve cognitive che permettono di aumentare la densità del circuito neuronale. Inoltre, fare sport, sviluppare una  vita sociale è buono sia per le arterie, sia per il cervello. Come diceva Paul Valerie: "Un uomo solo, è sempre in cattiva compagnia".   Nella prevenzione bisogna rispettare i sensi, come l’udito, fare attenzione allo stress e alla depressione. Inoltre, il sonno deve essere rispettato, perchè proprio nel sonno il cervello si sbarazza delle tossine accumulate. Frutti e legumi sono indispensabili per frenare l’invecchiamento celebrale.

I cinque sensi sono le cinque porte per meditare, la meditazione è come coltivare un giardino più che prendere una pillola per il benessere, bisogna allenarsi a vedere ed apprezzare un paesaggio, un viso di qualcuno, le piccole meraviglie della natura.

Passare per il corpo, attraverso la marcia meditativa o lo yoga, facilita la meditazione. Una meditazione senza oggetto è molto più esigente ed occorre molto più tempo e disciplina.

Meditare è riconoscere di essere connessi con il mondo e con gli altri.

Risposte sul senso della vita - di Gyatso Tenzin (Dalai Lama)

Risposte sul senso della vita -  di Gyatso Tenzin (Dalai Lama) (Autore) J. I. Cabezón (Curatore) G. Pecunia (Traduttore), 2014.

Il buddhismo tibetano, accoglie gli insegnamenti dello Hinayana e del Mahayana ordinario (Sutrayana) e del Mahayana speciale o Vajrayāna (gli insegnamenti segreti del Tantra o Mantrayana).  La tradizione tibetana è divisa dal punto di vista storico nella scuola vecchia (rNying ma) e nelle scuole nuove (gSar ma) che includono le tradizioni Kagyu, Sakya e Kadam (che poi divenne Gelug). Ci sono quindi tre scuole nuove e una vecchia e tutte insegnano una combinazione delle dottrine Sutrayana e Mantrayana (insegnano in particolare i Tantra dell'Anuttarayoga).

Il Sutrayana descrive la vacuità come se essa fosse un oggetto, l'Anuttarayogatantra nel descrivere la vacuità si riferisce alla parte del soggetto, alla coscienza speciale che capisce la realtà del sistema tantrico, cioè la chiara luce (si riferisce sia all'oggetto che al soggetto ed è difficile distinguerli e la dualità va perduta).  Nelle varie tradizioni buddhiste, in modo diverso, si sottolinea l'indivisibilità di samsara e nirvana, l'unione della chiarezza e della vacuità. 

Tutte le religioni del mondo sono consacrate al raggiungimento della felicità permanente dell’uomo. Una persona religiosa deve sforzarsi di diventare un miglior essere umano. Dove c’è disaccordo tra le religioni è il punto del Dio creatore. Quando entriamo in contatto con i seguaci di altre religioni dovremmo incoraggiarli a seguire il loro credo nel modo più sincero e fedele possibile. Per il Dalai Lama non è un bene vedere delle persone religiose che si ritirano dalla sfera dell’attività umana e dal contesto della società, l’isolamento va bene per un periodo di tempo limitato se le persone cercano di conseguire samatha (esso consiste nella coltivazione della calma e della tranquillità per mezzo della concentrazione mentale). Lo studio e la pratica sono entrambi estremamente importanti nel buddhismo. Pertanto la parte intellettuale deve essere assolutamente presente ed è necessario associare lo studio con una pratica sincera nella nostra vita quotidiana.

Conflittualità dottrinarie ci sono anche all’interno del buddhismo stesso tra le varie scuole filosofiche. I Madhyamika e i Cittamatrin accettano la teoria della vacuità, i Viabhasika e i Sautrantika abbracciano la teoria della non esistenza del sé. Per i Cittamatrin la vacuità è spiegata in termini di non dualità del soggetto e dell’oggetto. I Madhyamika rifiutano l’affermazione che tutto appartenga alla natura della mente. Questa corrente è divisa in Prasangika e Svatantrika, la prima non accetta che le cose esistano in virtù di una caratteristica intrinseca. La caratteristica intrinseca è la nozione che le cose esistano in sé e per sé, senza dipendere da altre cose. L’esistenza intrinseca è una forma di esistenza che non dipende da etichette concettuali, ma invece esiste in virtù di qualche natura o essenza, che è intrinseca ad esso. Le cose tuttavia non sono completamente non esistenti. Esistono nominalmente in quanto etichettate dal soggetto, ma piuttosto appaiono come se esistessero di per sé.  Quindi le cose appaiono in un modo che contrasta con il modo in cui esse esistono realmente e veniamo ingannati. Dal punto di vista del pensiero filosofico buddhista, sulla base dell’esperienza empirica, si può dire che la filosofia Madhyamaka è superiore alla Cittamatra e che la filosofia Cittamatra è superiore alla Sautrantika e la Sautrantika alla Vaibhasika.

Il buddhismo afferma che lo spazio è permanente mentre la scienza occidentale che è impermanente. La scienza occidentale presuppone l’esistenza delle particelle elementari mentre il buddhismo la nega.   La particella elementare secondo la fisica moderna è indivisibile, ossia ad un certo punto non può essere suddivisa ulteriormente. Nel buddhismo l’indivisibilità non si basa sulla sperimentazione, ma è una trattazione teorica della possibilità dell’indivisibilità spaziale e dimensionale. 

Ci sono due cose differenti che possono essere chiamate spazio: una è lo spazio non composito, caratterizzato da mancanza di tangibilità e ostruzione, l’altra è lo spazio atmosferico che è impermanente e composito. Lo spazio non composito è la reale assenza, o vacuità, della sotanza materiale, è l’assenza di ostruzione e tangibilità, è l’assenza di impedimento materiale, una sorta di vuoto.

Quando si dice che tutti i fenomeni sono spiegabili in termini di vacuità di esistenza intrinseca, non significa che non esiste, ma si nega che esiste qualcosa di per sé senza dipendere da altre cose. Si dice quindi che sono prive di identità derivata da autoproduzione. Se si cerca un oggetto sottoponendolo ad analisi logica, non lo si può trovare. L’immagine è semplicemente un composto di parti differenti etichettato con il nome di quell’immagine. L’immagine non esiste di per sé.

L’io è qualcosa di semplicemente etichettato in base al corpo e alla mente. Tutte le cose sono vuote, ciò deriva dal fatto che hanno un’origine dipendente; anche quando cerchiamo tra gli aggregati il “Sè”, il sé come normalmente ci appare non può essere trovato. La comprensione dell’origine dipendente ha la capacità di eliminare entrambe le posizioni estreme, ossia l’eternalismo e il nichilismo.  Quando si cerca di indagare in modo appropriato “a chi appartiene questo pensiero? Chi sono io?”, si scoprirà che non c’è nessun “io” indipendente, ma una assenza, o vacuità del sé.

Nel buddhismo ci sono diversi livelli di coscienza, dai più grossolani ai livelli sottili. Tanto più è sottile il livello di coscienza, tanto più indipendente sarà dalla sfera fisica e sarà perciò tanto più verosimile che rimanga da una vita alla successiva.

La liberazione
(moksa), in cui una mente che comprende la sfera della realtà annulla tutte le contaminazioni della sfera della realtà, è spiegata solo nelle scritture buddhiste. Un simile stato di moksa non richiede la pratica della vacuità, né la comprensione della realtà. Nel buddhismo si crede che con l’accumulo di merito si possa ottenere la rinascita in un paradiso celeste chiamato Tushita.

Nellla meditazione tantrica, soprattutto nella pratica dell’Anuttarayogatantra (il tantra dello yoga insuperabile), mentre sta comprendendo la vacuità e la verità definitiva, il praticante controlla il pensiero attraverso l’uso di certe tecniche. Nel Sutrayana (il veicolo dei sutra), la forma non tantrica del Mahayana, non si fa menzione di queste straordinarie tecniche che comportano le pratiche yogiche del controllo del respiro e la meditazione con l’uso dei canali interiori (nadi) e dei centri di energia (cakra). Queste tecniche ti permettono di abbandonare rapidamente i acquisire rapidamente il controllo sulla mente e conseguire un livello di coscienza sottile e potente ed arrivare ad avere potenti realizzazioni spirituali. Queste pratiche fanno parte del Tantra, per praticarlo occorre essere abilitati (con l’iniziazione) e una volta che si hanno le basi appropriate si può praticare il Tantra nel modo corretto e fare progressi velocemente. Comunque, in generale, la cosa migliroe è essere cauti prima di ricevere gli insegnamenti.
Per un laico è importante percorrere la via di mezzo, ossia scegliere quando abbiamo bisogno di ricaricarci un ambiente che favorisce particolarmente la pratica e un ritiro. Per poi però tornare al lavoro, ai nostri studi, ecc.

Le forme di meditazione sono vipasyana e samatha. L’etimologia della parola vipasyana significa vedere le cose in modo migliore o superiore, ossia grazie all’analisi si arriva a vedere meglio l’aspetto o la qualità di un oggetto. Quindi vipasyana è una forma di meditazione analitica. Questa visione analitica e profonda deve essere accompagnata o favorita da samatha, la calma dimorante. La samatha è realizzata per mezzo della meditazione concentrativa. Le due meditazioni non si distinguono o si differenziano in base a quale oggetto afferrano, ma a come lo afferrano. Il Tantrayana possiede numerosi metodi per raggiungere questo samadhi, l’unione di samatha e vipasyana. Il sistema tantrico dell’Anattarayoga propone pratiche di concentrazione sul corpo, e fissando la mente su questi centri è possibile conseguire la vipasyana.

“Per iniziare la pratica meditativa buddhista il praticante deve avere un fondamento di umiltà, onestà e uno stile di vita etico”. Il passo successivo consiste nel coltivare il samadhi, o stabilità meditativa. Nel percorso del Dharma, il praticante deve controllare se stesso con il metodo dello sila, ossia deve difendersi dal vero nemico interiore che sono le emozioni afflittive: orgoglio, rabbia, invidia. Il secondo passo è quello di esercitarsi nella stabilità meditativa (tramite samatha e vipassyana) e infine nell’acquisizione della saggezza. Per un occidentale che vuole iniziare un percorso spirituale, il Dalai Lama consiglia uno studio comparativo tra i vari percorsi per scegliere il più adeguato alle proprie caratteristiche e predisposizioni mentali. Consiglia inoltre, di vivere in società, essere persone oneste e sincere. Ma per poche settimane, qualche mese dobbiamo ritirarci in un luogo appartato, dimenticare gli altri affari mondani e concentrarsi unicamente sulla pratica spirituale.

Alla base degli insegnamenti buddhisti ci sono le quattro nobili verità e le due verità (convenzionale e assoluta). La prima delle quattro nobili verità è l’esistenza della sofferenza. Nel buddhismo ci sono tre categorie di sofferenze. La prima è la sofferenza fisica e mentale grossolana. La seconda è la sofferenza di cambiamento, ossia la gioia e piacere quotidiani che sembrano offrirci felicità, ma più ci lasciamo coinvolgere e più tormento e sofferenza ci procurano. La terza consiste nel proprio corpo creato sin dall’origine da afflizioni e finché si rimane nel samsara sarà sempre presente.
I Tantra sono praticati solo in Tibet e in Giappone e sporadicamente in Corea. Negli insegnamenti tantrici ci sono rituali votivi (puja) accompagnati da strumenti musicali e si crede alle dakini, esseri non umani che si trovano in particolari posti favorevoli alla pratica.

Nel buddhismo si dice che ci siano diversi tipi di guru: il guru interiore, il guru esterno e un guru segreto. Questo è spiegato in modi diversi nei quattro ordini maggiori del buddhismo tibetano: Nyingma, Kagyu, Sakya e Gelug, ci sono differenze anche come vengono spiegati i quattro tipi di mandala: esterno, interiore, segreto e il mandala della realtà.
Per intraprende la pratica del mandala ci sono molte restrizioni ed è necessaria l’iniziazione del discepolo che deve essere preparato. L’iniziazione può essere conferita solo a 25 persone in una stessa cerimonia. Per la pratica del mandala Kalacakra invece, non ci sono restrizioni. Questo mandala è associato al regno, alla comunità, alla società. Il Buddhismo crede che ci sia un regno chiamato Sambhala, dove vivrebebro i Buddha futuri.
Il guru interiore è la recondita sottile coscienza sottile che il guru possiede ed è analoga a quella del praticante, quello che viene chiamato guru esterno è la manifestazione di questa coscienza nella forma di un corpo umano. Il guru segreto sono invece l’insieme di tecniche di meditazione sul respiro, i canali e centri energetici, attraverso le quali si arriva a comprendere il guru interiore.
Un metodo comune per praticare la devozione al guru consiste nel visualizzare il proprio guru e recitare il mantra del suo nome (mtshan sngags) o il mantra delle cento sillabe (yig btgya).

Il Buddha ha chiarito nei sutra del Vinaya e nel Tantrayana, in modo dettagliato, quali debbano essere le qualità di un maestro. Ha consigliato di esaminare completamente la persona che deve diventare il nostro guru. A meno che non si sia del tutto sicuri, non si deve prendere nessuno come guru.

Nel tantra dell’Anuttarayoga la parola assoluto assume due significati: sia la vacuità, sunyata, sia questa recondita e assoluta coscienza sottile, chiamata rig pa. Questa coscienza è sempre lì anche quando i cinque sensi non sono attivi. I sensi possono arrivare a conoscere in modo diverso, ma questi mezzi sono sempre di natura cognitiva, questo aspetto comune è chiamato shes pa, conoscenza. Il rig pa, questa coscienza sottile, che è consapevolezza, è anch’esso di natura cognitiva. E’ anch’esso un conoscitore come la coscienza visiva, ecc. Perciò sia la coscienza dei sensi grossolani, sia il più sottile rig pa sono di natura cognitiva. Alla morte, o al raggiungimento della buddhità cesseranno tutti i livelli grossolani di coscienza, ma la fondamentale, recondita, assoluta, coscienza sottile rimarrà sempre. Non ha inizio e non avrà fine.

Nell’Anuttarayoga la parola nay lug si riferisce alla parte del soggetto, all’esperienza della vacuità, alla coscienza speciale che capisce la realtà nel sistema tantrico, cioè la chiara luce.
La chiara luce si riferisce a due cose, a un oggetto o a un soggetto. La prima forma di chiara luce è l’oggetto vacuità. La seconda è la coscienza che possiede questa vacuità come suo proprio oggetto, la chiara luce vera e propria. Quando tutte le apparenze dualistiche svaniscono, diviene impossibile distinguire l’oggetto dalla coscienza che lo percepisce. La dualità va perduta.

La buddhità è qualcosa che realizzeremo gradualmente attraverso la sistematica purificazione della nostra mente, che normalmente è sotto l’influsso degli offuscamenti della conoscenza. La mente possiede la natura della purezza essenziale e la più recondita mente di chiara luce che è chiamata “natura buddhica”. Quando la mente è stabile in stato di concentrazione univoca su un oggetto, certi tipi di concetti e fraintendimenti cessano. Per ottenere una mente stabile,  il metodo consiste nel coltivare la saggezza e meditare sulla vacuità. Secondo i Tantra, ed in modo particolare secondo il Guhyasamajatantra, finché non si raggiunge la chiara luce più sottile si continua a soffrire a causa delle apparenze dualistiche.

La dottrina Avcarya Bhavaviveka, accetta la posizione che la coscienza sia la persona, ossia la coscienza è ciò che conosce, il conoscitore. Quando parliamo della mente, è implicito un soggetto esperiente o un possessore, che è il sé, il quale usa e possiede i cinque aggregati, coscienza inclusa. La coscienza è ciò che è usato dal sé e di conseguenza non è il sé. La coscienza è eterna ma non è permanente, in quanto la permanenza implica che qualcosa non cambi da un istante a l’altro. E questo cambio di coscienza c’è, quindi è impermanente ed è anche eterna in quanto la continuità dei momenti non cessa mai. 

Nel buddhismo ci sono due tipi di accumulo: l’accumulo di merito e l’accumulo di saggezza. Allo scopo di conseguire l’omniscienza è necessario ottenere sia il rupakaya, o Corpo di Forma, sia il dharmakaya, o Corpo di verità.  Nel sistema dei sutra, Sutrayana, la generazione di merito e saggezza sono due azioni separate che devono essere compiute in due momenti distinti. Nel tantra, Tantrayana, una sola mente può compiere entrambe le azioni. Assumendo il corpo di un divinità come oggetto referente, conseguiamo l’accumulo di merito; nello stesso tempo se realiziamo che l’aspetto o la qualità del corpo di quella divinità è vacuità, ciò mancanza di vera esistenza, accumuliamo saggezza. Merito e saggezza sono conseguiti simultaneamente.  

Nel Sutrayana, la vipasyana (la visione profonda) è definita come un tipo di meditazione strettamente analitica, mentre lo samatha (la calma dimorante) è definito come un tipo di meditazine strettamente concentrativa. Ma nel sistema dell’Anuttarayogatantra, essendoci una differenza nel metodo di meditazione, si può conseguire la vipasyana semplicemente per mezzo della meditazione concentrativa sui canali energetici e chakra.

Nel buddhismo, non si deve diventare monaco o monaca per raggiungere la piena illuminazione. Il bhiksu, o monaco, una volta che abbia ricevuto la piena ordinazione è autorizzato a possedere, oltre i tre abiti religiosi, solo tredici tipi di oggetti. Questo è molto utile per verificare il desiderio e l’attaccamento. L’essere monaco implica avere più libertà, infatti un Lama sposato deve condividere le decisioni importanti con la propria consorte.

lunedì 9 maggio 2022

La meditazione spiegata semplicemente.

 Ho trovato su you tube questi video di Saverio Valenti, che potrebebro essere utili a chi si avvicina a questi argomenti per la prima volta.

Vedi il canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UCX8N-OOKdoDqobe0mPgqp5Q/videos 

La meditazione spiegata semplicemente

https://saveriovalenti.it/come-meditare-la-meditazione-spiegata-semplicemente/

La Bhagavad Gita e il Karma Yoga spiegati semplicemente

https://saveriovalenti.it/bhagavad-gita-karma-yoga/

L'Advaita Vedanta spiegato semplicemente

https://saveriovalenti.it/advaita-vedanta-non-dualismo/

Il Buddismo Zen Spiegato Semplicemente - Cos'è Il Buddismo?

https://www.youtube.com/watch?v=gUAyw7VhqLI

venerdì 6 maggio 2022

Thich Nhat Hanh - articolo di Roberto Fantini

 Articolo su Thich Nhat Hanh scritto da Roberto Fantini e pubblicato su FlipNews, Free Lance International Pres   vedi: https://www.flipnews.org

Da alcuni mesi, il monaco buddhista vietnamita Thich Nhat Hanh ha concluso la sua avventura terrena. E ci ha lasciato davvero molte cose preziose.

A tanti, ha tanto insegnato. Fra i grandi suoi insegnamenti, spicca, sopra ogni altro, quello relativo al modo in cui dovremmo rapportarci alla vita, assumendo una prospettiva di massima consapevolezza relativa alla bellezza di quanto riceviamo attimo per attimo, ed alle infinite opportunità che essa generosamente ci regala.

Thich Nhat Hanh è stato, forse, il maestro che più di ogni altro ci ha aiutato, con ferma quanto acuta delicatezza, ad aprire gli occhi e la mente per comprendere quanto le nostre esistenze siano ricche di incalcolabili tesori che troppo spesso, noi, schiacciati dal peso del passato e assillati dai pensieri timorosi e desiderosi sul futuro,  finiamo per ignorare, per dimenticare, per sperperare.

La nostra vera casa – ha scritto – è il momento presente. Vivere nel momento presente è un miracolo. Miracolo non è camminare sull’acqua. Miracolo è camminare sul nostro verde pianeta nel momento presente, per poter apprezzare la pace e la bellezza che ci si offrono proprio ora. La pace è ovunque intorno a noi, nel mondo e nella natura, e dentro di noi, nei nostri corpi e nelle nostre anime. Se solo impariamo a entrare in contatto con questa pace, a toccarla, saremo guariti e trasformati.” (Toccare la pace, Ubaldini Editore, Roma 1994, p. 7)

In definitiva, il messaggio più grande e più bello che ci ha affidato credo sia quello relativo al sentimento di costante gratitudine che dovremmo imparare a nutrire lungo il percorso del nostro cammino quotidiano. Messaggio tutt’altro che facile, scaturito da una esistenza colma di grandi sofferenze e di dolorose tragedie: “Siamo passati – scrive – attraverso sofferenze interminabili, un tunnel infinito di dolore e oscurità” (ivi, p. 105)

Un messaggio che, evidentemente, di tutto ciò proprio si è saputo nutrire, per riuscire a parlare ai nostri cuori, con una forza straordinaria intrisa di lirismo, di Amore e di Gioia … Nonostante tutto …

La pratica della consapevolezza è, infatti, un “importante agente di trasformazione e di guarigione”, che può consentirci di smettere di essere vittime della distrazione,  interrompendo di cercare “la felicità in qualche altro posto, ignorando e distruggendo i preziosi elementi di felicità che sono già presenti dentro di noi e intorno a noi.” La consapevolezza ci permette di cessare di innaffiare i “semi di infelicità” presenti in noi, spingendoci ad  innaffiare, invece, con premurosa cura, “i semi della pace, della gioia e della felicità ”. (ivi, p. 27 )

Ciò al fine di scoprire (o riscoprire) che  “Tutti noi, i bambini come gli adulti, siamo dei bei fiori”, e che, per conservare la giusta freschezza, è necessario apprendere a saper fermare, per il nostro bene e per il bene di chi ci vive accanto, “le preoccupazioni, le ansie, l’agitazione e la tristezza, così da poter trovare pace e felicità e sorridere ancora.” (ivi, p. 15)

Un insegnamento che può essere forse racchiuso efficacemente nell’invito che ci ha voluto rivolgere a renderci capaci di dire “grazie” con sincerità e con vigore per la miracolosa bellezza della Vita. Perché  “Non c’è bisogno di morire per entrare nel Regno dei Cieli. Anzi, dobbiamo essere completamente vivi.” (ivi, p. 13)

Se la ragione, infatti,  ci obbliga ad essere severi nei confronti della realtà in cui viviamo, sia per quel che concerne l’operato umano, sia per il vivere stesso nella sua dimensione più naturale, il cuore di chi ha imparato ad osservare non può non esercitare una continua, sentita “pratica del ringraziamento”. Come un canto di gioia, come una preghiera commossa, come una poesia …

Ringraziamento per mille e mille cose che si verificano o che non si verificano, per tante e tante cose che si sperimentano, che si ricevono in dono …

Quante sono? Quanti di noi se ne accorgono davvero? O almeno un po’? Impossibile accorgersi di tutto quello che meriterebbe un “grazie”, ma dovremmo sforzarci di capire, di percepire …

Insopportabile chi considera tutto “ovvio”, come se tutto fosse “normale” o, addirittura, “dovuto”.

In realtà, se osservassimo attentamente  questa strana e terribile nostra esistenza, dovremmo accorgerci facilmente che nulla è dato per certo, davvero nulla. Da qui, la meraviglia di cui parlava Aristotele e da cui, sempre, bisognerebbe partire per dire qualcosa di sensato sul vivere.

Non è ovvio il fatto che i nostri polmoni funzionino, si allarghino, si riempiano di aria, la spingano fuori, senza fatica, senza dolore, senza rumore, senza comando, che facciano tutto da soli, anche se noi pensiamo ad altro.

Non è ovvio che il sangue ci circoli nelle vene, vada su e giù, irrorando tutto il nostro organismo …

E non è certo ovvio il fatto che  siamo in grado di sperimentare tutto ciò, di comprenderlo anche in parte, di riflettere sul perché, sul come, sul significato, ecc …

E’ tutto immensamente meraviglioso.

E’ tutto immensamente incomprensibile, inspiegabile, incomprensibilmente immenso.

Che tutto questo sia (invece che non essere) dovrebbe farci meditare per una intera vita. Ogni ora ha le sue innumerevoli cose per cui rallegrarsi, per le quali fare un passo di danza, lanciare un inno alto nei cieli …

Bisognerebbe iniziare la giornata ringraziando.

Bisognerebbe coricarsi cantando lodi di ringraziamento.

Non a qualcuno. Alla vita generosa che ci ha donato il respiro e innumerevoli attimi in cui avremmo potuto fare cose importanti e belle. E conta poco se non le abbiamo compiute: la vita ci aveva messo nella condizione di poterle fare …

Assumere l’atteggiamento del ringraziamento addolcisce l’animo, ci rende più attenti, più capaci di comprendere il valore delle cose. Ci aiuta ad assumere un’attenzione quasi religiosa nei confronti della nostra sorte quotidiana, a farci diventare parsimoniosi nell’uso del tempo, a toglierci dalla mente i rimpianti e le lagnanze di ogni tipo.

Ma ringraziare non significa accogliere la vita totalmente e incondizionatamente per quello che è. Non significa accettazione acritica e immobile. Significa cercare di comprendere la natura e il giusto significato degli incommensurabili “talenti” che ogni attimo contiene. E saperli apprezzare al meglio. E saperli ben impiegare, facendoli fruttare in tutto il loro  straordinario insondabile e imprevedibile potenziale.

Nel periodo presente, durissimo e tristissimo, pieno di incognite sommamente inquietanti e angoscianti, riconsiderare con grande attenzione il  messaggio di questo grande mistico vietnamita potrà rappresentare, credo, una fonte preziosa di luce aurorale e di fiduciosa visione del domani.

Il miracolo è camminare sulla Terra”. Questa frase è stata pronunciata dal maestro zen Lin Ci. Miracolo non è camminare sull’acqua, o nell’aria, ma camminare sulla Terra. La Terra è talmente bella. E anche noi siamo belli. Possiamo concederci di camminare in consapevolezza, toccando la Terra, la nostra madre meravigliosa, a ogni passo. Non c’è bisogno di augurare agli amici: “La pace sia con te”. La pace è già con loro. L’unica cosa che dobbiamo fare è aiutarli a coltivare l’abitudine di toccare la pace in ogni momento.” (ivi, p. 13)

La Pace Proibita

"La Pace Proibita" è uno spettacolo organizzato da Michele Santoro, che presenta una narrazione diversa della guerra in Ucraina. Alla manifestazione, che ha avuto luogo al teatro Ghione di Roma il 5 maggio 2022, hanno partecipato molti artisti, giornalisti, attori, scrittori e personaggi dello spettacolo come:  Elio Germano, Marco Tarquinio, Luciana Castellina, Sabina Guzzanti, Don Fabio Corazzina, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Vauro Senesi,  ecc.

La manifestazione poteva essere seguita anche in streaming su youtube. Vedi    https://youtu.be/fFFGdJCy7Sc            https://www.youtube.com/watch?v=fFFGdJCy7Sc&list=RDCMUCq3QhkV1-S5KonNKUqQP8fw&start_radio=1&rv=fFFGdJCy7Sc&t=432

 Attualmente è in corso una guerra di aggressione e di rapina; nel mondo ci sono oltre 40 conflitti attivi, - 26 ultra miliardari hanno la stessa ricchezza della metà del pianeta, 11 persone rischiano di morire di fame ogni minuto. E' evidente che qualcosa non ha funzionato nel garantire i diritti umani per tutti; proposito auspicato dalla dichiarazione fatta dopo la seconda guerra mondiale. Nessuno Stato del pianeta è riuscito a garantire ai propri cittadini  i diritti base: istruzione, un posto sicuro, alimentazione. Oggi gli  esseri umani nascono diseguali, e i privilegi sono solo per pochi, la guerra è il simbolo di questi esseri umani senza diritti, che non hanno nemmeno il diritto di rimanere in vita. Questa guerra di aggressione distrugge e consuma le risorse del pianeta: la spesa militare nel 2020 ha continuato a salire,  sfiorando 2000 miliardi di dollari, il bilancio dell'organizzazione mondiale della sanità è di 2 miliardi, lo 0,1% delle spese militari. Ogni aereo F135 costa come1000 posti in terapia intensiva - Basta scegliere. Vivere in una società  che garantisce i diritti umani per tutti è possibile, è solo una priorità di scelte. Non possiamo contare sui nostri politici. Noi cittadini dobbiamo impegnarci per evitare la sofferenza di milioni di esseri umani.  -  Parole di Gino Strada.

Prima della guerra Russia e Ucraina producevano il 30% di cereali (grano e orzo) a livello mondiale. 

Dopo la guerra, i prezzi di grano e olio vegetale sono aumentati del 30%;  il petrolio del 60%   Il gas è aumentato del 500% e fertilizzanti sono aumentati del 100%. Questi aumenti avranno un impatto devastante sul costo dei prodotti alimentari.

Secondo l'ONU e FAO, prima della guerra in Ucraina, nel mondo c'erano 768 milioni di persone che vivevano in grande povertà e in lotta per la sopravvivenza;    Dopo l'inizio della guerra ci sono 1700 milioni di persone che rischiano di morire di fame e freddo. E 107 Paesi rischiano la carestia.

Papa Francesco continua a cercare la via della pace.

Ucraina, Papa Francesco: "Putin non si ferma, sono pronto a incontrarlo". 3 maggio 2022.
Da Mosca "non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo" spiega il Pontefice che sulle mosse del Cremlino dice: "Un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì"

 

Papa Francesco continua a cercare, imperterrito, la via della pace. Lo ribadisce raccontando, in un colloquio con il Corriere della Sera, i tentativi di mediazione messi in campo dall'inizio del conflitto. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa". Queste le parole condivise dal Papa con il direttore del Corriere, Luciano Fontana, nel ripercorrere i passi che sta facendo, insieme al segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin per arrivare almeno a un cessate il fuoco.

Nel colloquio, il Papa ribadisce inoltre di non andare per ora a Kiev. La priorità e quella di  incontrare Putin a Mosca.

Papa Francesco non sa dire cosa abbia provocato l'escalation militare: probabilmente, spiega, "l'abbaiare della Nato alla porta della Russia" ha portato il capo del Cremlino a scatenare il conflitto. "Un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì". Poi una riflessione sulla corsa agli armamenti in Ucraina: "Non so rispondere, sono troppo lontano, all'interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini — osserva — La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto".
Papa Francesco sottolinea come per la pace non ci sia “abbastanza volontà”. Dice inoltre, "Io sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi".

Addio a Thich Nhat Hanh, il padre della Mindfulness.

L'articolo "Addio a Thich Nhat Hanh, il padre della Mindfulness" è stato pubblicato sulla FAO Gazette di marzo 2022. Thich Nhat Hanh (1926-2022), morto recentemente, è stato uno dei leader spirituali più influenti del nostro tempo. Era il monaco buddista zen più conosciuto al mondo e il fondatore della Mindfulness.   Il maestro Zen era anche uno scrittore e un poeta.  Ha creato diverse comunità in Europa.
Vedi il sito web: plumvillage.org/gratitude-for-thich-nhat-hanh

Tutta la sua vita è segnata da compassione, umiltà, creatività, profondità di pensiero e amore per tutti gli esseri.  All'età di sedici anni Thich Nhat Hanh fu ordinato monaco buddista Rinzai (una scuola Zen) in Vietnam e da allora promuove il Dharma, cioè l'insegnamento del Buddha, come mezzo per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società.  Nel 1964, durante la guerra del Vietnam, fondò un movimento di resistenza non violenta chiamato "Piccoli Corpi di Pace": gruppi di persone e monaci che andavano nelle campagne per aiutare a ricostruire villaggi, ospedali, scuole e tutto ciò che era stato distrutto dalla guerra.

Nel 1967, Thich Nhat Hanh incontrò Martin Luther King, che lo nominò per il premio Nobel per la pace a causa della sua posizione pubblica contro la guerra in Vietnam. Ha guidato la delegazione buddista per la pace, che ha partecipato ai colloqui di pace di Parigi.   Il suo pacifismo non fu ben visto dal governo vietnamita e alla fine del conflitto fu costretto all'esilio in Francia perché accusato di non sostenere i vietcong (solo nel 2005 poté tornare per la prima volta in patria).  Nel 1982 ha fondato "Plum Village" in Francia, una comunità di monaci e laici vicino a Bordeaux, dove ha vissuto fino al suo definitivo ritorno in Vietnam nel 2018. Dopo aver subito un ictus nel 2014, ha interrotto la sua prolifica attività di insegnamento.

Thich Nhat Hanh è noto per aver "reso popolare" la meditazione Zen, Egli insegna la pratica della mindfulness utilizzando testi del Canone Pali; il suo insegnamento è pienamente inserito nel flusso della tradizione Zen "Rinzai" ed è reso più facile da comprendere dagli occidentali riducendo al minimo il formalismo rituale.  Invece di usare i koan - frasi enigmatiche che i maestri danno ai loro studenti per suscitare il loro risveglio - Thich Nhat Hanh ricorre alle metafore. Non fa proselitismo; le persone possono assistere agli insegnamenti quando vogliono e sono sempre benvenute nel "Sangha", la comunità dei praticanti.   Sostiene che è sbagliato abbandonare la propria religione per abbracciare il buddismo.

Thich Nhat Hanh propone un'etica e un insegnamento universali, volti a superare la visione di noi stessi come entità separate dalle altre persone e dal resto della realtà, che è fonte di enorme sofferenza, sia a livello individuale che collettivo.
Dai precetti buddisti, ha preso gli "Allenamenti alla Coscienza", un insieme di principi etici universali, da proporre all'umanità come comunità e non a un particolare gruppo spirituale. Uno dei temi affrontati, e che l'umanità come comunità deve affrontare, è il degrado ambientale e il riscaldamento globale.
Thích Nhất Hạnh è stato spesso descritto come un uomo in totale pace con se stesso e con gli altri. La sua saggezza e le sue parole sono state una fonte di calore e sostegno per molte persone in tutto il mondo. Attraverso i suoi libri e le sue poesie, ha anche offerto numerose lezioni di vita sul significato dell'esistenza, l'apprezzamento del proprio percorso di vita e come essere felici.   I suoi numerosi libri sono stati tradotti in molte lingue.  Thích Nhất Hạnh diceva spesso: "Il Nirvana è la liberazione da tutte le idee e opinioni: Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza".
 Il seguente messaggio di Thich Nhat Hanh è veramente appropriato per questi tempi bui, dominati dalla follia, dalla paura e dalla divisione:
Qualcuno mi ha chiesto: "Non sei preoccupato per lo stato del mondo?" Mi sono permesso di respirare e poi ho detto: "La cosa più importante è non permettere alla tua ansia per quello che sta succedendo nel mondo di riempire il tuo cuore. Se il tuo cuore è pieno di ansia, ti ammalerai e non sarai in grado di aiutare".
"Ci sono guerre - grandi e piccole - in molti luoghi, e questo può farci perdere la pace. L'ansia è la malattia della nostra epoca. Ci preoccupiamo di noi stessi, della nostra famiglia, dei nostri amici, del nostro lavoro e dello stato del mondo. Se permettiamo alla preoccupazione di riempire il nostro cuore, prima o poi ci ammaleremo".
"Tutto ciò che rimane della pratica è una pace ben radicata".

Vedi altri articoli su Thich Nhat Hanh https://maramici.blogspot.com/search?q=Thich+Nhat+Hanh

giovedì 5 maggio 2022

Hymne à la beauté - Esposizione di foto di Matthieu Ricard

Più di 150 opere di Matthieu Ricard sono presentate in grande formato sul tetto della Grande Arche a La Défense - Parigi.
Intitolata Hymne à la beauté, la mostra riunisce scene di vita e paesaggi fotografati in diverse parti del mondo.   Vedi: https://www.youtube.com/watch?v=w6UBOJ9zNwQ

Il monaco buddista Matthieu Ricard, l'interprete francese del Dalai Lama, espone le sue fotografie con la bellezza come tema principale. "È la prima volta che fa una grande mostra fotografica come questa", ha detto all'AFP Corinne de Conti, direttrice del Toit de la Grande Arche de la Défense, dove sono esposte opere di grande formato che "meritano di essere grandi".

giovedì 7 aprile 2022

Yogi Bhajan, maestro tantrico

Yogi Bhajan (1929- 2004)  nacque in un piccolo villaggio nel nord ovest dell’India, che ora è nell’attuale Pakistan.   E' stato il primogenito di una famiglia sikh molto benestante; suo padre era un medico e contribuì a risvegliare il suo interesse per la medicina, per lo yoga e per le terapie naturali. Fu inoltre introdotto allo studio comparato delle religioni e della musica devozionale e al rituale del sikhismo

Sotto la guida di Sant Hazara Singh, Maestro tantrico, a sette anni iniziò a praticare yoga. A sedici anni venne proclamato Maestro di Kundalini Yoga, diventando il più giovane praticante maestro. Nel 1947, all'indipendenza dell'India aiutò profughi sikh e hindu. Dopo aver preso una laurea in Economia continuò la sua formazione spirituale presso lo Sivananda Ashram con intensi studi sul Vedanta. A Delhi divenne Maestro di Hatha Yoga. Nel 1953 spo­sò Sardarni Inderjit Kaur, conosciuta come Bibiji. Diventò ufficiale della guardia di frontiera nel distretto di Amritsar dove si trova il “Tempio d’Oro”, il luogo sacro più importante per la religione sikh.
Nel 1964 un astrologo gli predisse che si sarebbe recato in Occidente per portare un insegnamento spirituale e religioso. Poco tempo dopo fu invitato ad insegnare hatha yoga in Canada , da qui si spostò negli USA dove nel periodo hippy, cominciò ad insegnare il  Kundalini Yoga senza iniziazione  (intorno al 1968).  Yogi Bhajan era consapevole che era giunto il momento di diffondere i segreti di questa antica scienza con l’avvicinarsi di un’era nuova, dominata dalla coscienza, dall’energia, l’Era dell’Acquario.

Nel 1969 tenne la sua prima conferenza negli USA ed asserì che il diritto di ogni essere umano è di essere “Sano, Felice e Santo” e diede vita alla fondazione 3HO, (in inglese Healthy, Happy, Holy) con rappresentanza alle Nazioni Unite, che si occupava della salvaguardia e diffusione delle pratiche e dei valori del Kundalini Yoga e del Tantra Bianco.
Dal 1971 divenne Maestro del Tantra Bianco, fondò il Kundalini Research Institute (K.R.I.), ricevette  il titolo di Siri Singh Sahib, o leader sikh nell’emisfero occidentale. In tale veste Yogi Bhajan ha collaborato  sul dialogo interreligioso con il Dalai Lama, l’Arcivescovo di Canterbury e il Papa Giovanni Paolo II.

Negli anni novanta ideò il “Peace Prayer Day”: una giornata di preghiera collettiva tra rappresentanti e devoti di tutte le religioni durante la quale viene premiata una persona o un ente di volontariato che si era distinto nella carità e nell’aiuto compassionevole dell’Umanità.
Yogi Bhajan ha creato un corso di formazione insegnanti di yoga gestito da un'associazione internazionale denominata I.K.Y.T.A. (International Kundalini Yoga Teachers Association).

Ha insegnato incessantemente per trentacinque anni il kundalini yoga. I suoi insegnamenti hanno trasformato la vita di tante persone permettendo loro di vivere in pace, felicità e consapevolezza.

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Alcuni link utili per saperne di più:

  • www.yogibhajan.org
  • www.kundaliniresearchinstitute.org
  • www.3ho.org 
  • http://www.leviedeldharma.it/maestri-contemporanei-yogi-bhajan/

Le 108 Upanishad e il Vedanta

 Upanishad significa restare seduti per terra ai piedi del maestro per ascoltare il suo insegnamento.

Le Upanishad costituiscono la parte filosofica dei Veda, il cui oggetto essenziale è la meditazione e la metafisica inseparabilmente legati nella spiritualità indiana. Sono dei testi per la ricerca della saggezza e della liberazione e trattano della natura dell’uomo e dell’universo, così come dell’unione dell’anima individuale (jiva) o Sè (Atman) con l’anima universale (Paramatman o Brahman).  Le Upanishad hanno avuto una grande influenza sul dibattito filosofico e religioso e secondo la cronologia si dividono in:

  • Le upanishad antiche. Le upanishad maggiori datano 500 anni a.c. e sono commentata da Ari Shankara il filosofo precursore dell’Advaita Vedanta.
  • Le upanishad medioevali che sono commentate da Narayana e Shankarananda.
  • Le upanishad recenti che datano  XIV - XVIII secolo.

Ci sono 5 Veda se prendiamo in considerazione separatamente le due versioni dello Yajur veda – lo Shukla e il Krishna Veda:

  •  Rig Veda – contiene 10 upanishad.
  • Shukla Yajur Veda –  contiene 19 upanishad.
  • Krishna Yajur Veda – contiene 32 upanishad.
  • Sama Veda –  contiene 16 upanishad.
  • Atharva Veda –  contiene 31 upanishad.

Ciascun veda è diviso in sezioni (saakas). Ciascuna saaka include una parte dove sono descritti i mantra e i brahmanas. I mantra nell'induismo, sono dei suoni che vengono ripetuti molte volte come pratica meditativa mentre i brahmanas sono trattati di codici liturgici, di iniziazione ai mantra, di meditazione (upasana) e integrano gli aranyakas (i trattati della vita nella foresta) a beneficio delle persone che sono sulla strada della ricerca spirituale. E’ nella foresta, al riparo dei rumori del mondo, che il maestro e i suoi discepoli (aranyakas, abitanti della foresta) studiano la Dottrina secreta e cercano di arrivare alla saggezza e alla liberazione.

E’ alla fine dei Veda, alla fine di ciascuna sezione che si trovano le upanishad. Il totale delle sezioni (saakas) dei 5 veda è 1180, se ad ogni sezione fosse associata una upanishad, le upanishad dovrebbero essere 1180 upanishad mentre invece sono soltanto 108.

E’ nel medioevo che appare una upanishad, la Muktika upanishad (una upanishad minore, appartenente al Shukla Yajur Veda) che riporta il numero 108, una cifra fortemente simbolica. E’ sempre questa upanishad che classifica le upanishad in minori e maggiori. 

Le 108 upanishad, la Bhagavad Gita, e i Brahma Sutra costituiscono il triplo canone del Vedanta.

Il Brahma sūtra, noto anche come Vedāntasūtra, Uttaramīmāṃsāsūtra o Śārīrakamīmāṃsāsūtra, è un testo religioso composto in lingua sanscrita posto a fondamento del darśana hindū indicato come Vedānta. L'opera è attribuita a Bādarāyaṇa (primi secoli della nostra èra) ed è formata, nel testo stabilito, e quindi commentato, da Śaṅkara (VI-VII secolo), di 555 aforismi suddivisi in 4 adhyāya, questi a loro volta divisi in 4 pāda. Da notare che lo stesso Bādarāyaṇa fa riferimento ad opere di altri autori, come Āśmarathya, Auḍulomi, Kaṛṣṇājini e Kāśakṛtsna

Nel Vedanta le upanishad sono i testi rivelati (la shruti), trascritti dai rishi sotto la dettatura del Brahman. Le upanishad si trovano tutte alla fine delle sezioni vediche e costituiscono la sorgente della metafisica del Vedanta.

La Bhagavad Gita e i Bhrama sutra sono la parte integrante della smriti, l’insieme dei testi religiosi trasmessi per memoria (anche se all’inizio sono stati rivelati).

Shankara (nato nel 686 d.c.) è il fondatore dell’Advaita Vedanta (Vedanta non duale), che è la parte filosofica più recente della filosofia indù (data il VII secolo d.c.) ed è la filosofia che ha influenzato l’occidente a partire dal XIX secolo. Upanishad per Shankara significa “conoscenza del Brahman attraverso la quale l’ignoranza è distrutta”. E’ dunque in ragione della loro complessità, della loro promessa di realizzazione del Divino, che le upanishad furono messe in conclusione dei Veda, e classificate come Vedanta o finalità ultime dei Veda. Le date in cui sono apparse le upanishad variano da un orientalista ad un altro, comunque le più antiche sono Chandogya e Brihadaranyaka.      Il canone Muktika ne consiglia un ordine di studio per arrivare alla liberazione, suddivide le upanishad in 10 maggiori e 98 minori e le classifica anche per ordine tematico.

Le 10 upanishad maggiori sono le seguenti:

Aitareya, Brihadaranyaka, Chandogya,  Isha, Katha, Kena, Mandukya, Mundaka, Prashna,           Taittirya. 

  1. Aiatareva: è una delle Upanishad più antiche. Vi si ritrovano i grandi temi della speculazione filosofica come l'identità di Atman e Brahman, unità originaria, la conoscenza come essenza dell'Assoluto, la creazione del mondo.    vedi link : https://www.gironi.it/testi-sacri/aitareya-upanishad.php#:~:text=Una%20delle%20Upanisha%20Vediche%20pi%C3%B9%20antiche%2C%20appartenente%20al%20ciclo%20del%20RgVeda.
  2. Brihadaranyaka: è una delle due più antiche ed è considerata una delle più importanti e recita così: Brahaman, Neti, Neti…. Quello che non si trova in questa upanishad non si trova in altre parti, quello che si trova altrove, si trova in questa upanishad.    vedi link
  3. Chandogya: è una raccolta di dialoghi teologici-filosofici ed è servita da riferimento al Brahma Sutra, il testo religioso composto in lingua sanscrita posto a fondamento del darśana hindū indicato come Vedānta. vedi link
  4. Isha: è breve e concisa e contiene l’essenza del Vedanta.
  5. Katha (storia, discussione): sottolinea che prima la liberazione si poteva otteneva col sacrificio, adesso anche con la conoscenza.
  6. Kena: sottolinea l'importanza del Jnana yoga lo yoga della conoscenza.
  7. Mandukya (la ranocchia): parla di un particolare tipo di yoga dove si resta immobili per sviluppare una forma speciale di meditazione. E' molto breve e si concentra sulla sillaba sacra AUM. rappresenta l’essenza di tutte le upanishad; studiarla e assimilarla è il solo modo per arrivare alla liberazione.
  8. Mundaka (testa rasata, testa tagliata): illustra un  percorso che port alla liberazione e che taglia le idee illusorie e inutili. Suddivide la conoscenza in inferiore e superiore.
  9. Prashna (domanda): questa upanishad contiene sei domande e le sei risposte fornite dal saggio Pippalada.   Le domande avevano per oggetto il prana, i deva, il mantra OM.
  10. Taittiriya: intercala inni, preghiere e mantra a supporto per la meditazione, presenta la prima elaborazione della teoria dei cinque corpi sottili: i kosha..

Molto importanti sono anche le seguenti upanishad:

  • la Karika redatta da Gaudapada che cerca di conciliare la filosofia vedanta con il buddhismo. 
  • la Yoga Tattva: appartenente al Krishna Yajur Veda che espone lo yoga delle otto membra. Parla delle anime individuali  jiva immerse nel mare dell’illusione maya.  vedi link

Commento delle Upanishad - Mauro Bergonzi

Evoluzione del pensiero filosofico religioso indiano nella tradizione vedica, lo yoga nella Bhagvad Gita, L’advaita vedanta di Shankara. - Presentazione di Mauro Bergonzi   https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/satsang

Mauro Bergonzi è stato docente di “Religioni e Filosofie dell’India” presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e socio ordinario della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e del Centro Italiano di Psicologia Analitica(C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo antico, sulla psicologia del misticismo, sul simbolismo religioso, sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo e sul dialogo interculturale fra psicologie sapienziali orientali e psicologia occidentale.

Le Upanishad non hanno una dottrina unica ed esprimono un pensiero connesso alla matrice mistica, nel testo si usa spesso un tono apodittico: "te lo dico, non te lo devo dimostrare". Contengono i semi del pensiero indiano, la Katha upanishad parla dello yoga  (VIII secolo a.c.).  Lo yoga e il proto samkhya (un altro sentiero filosofico indiano) hanno lo stesso substrato metafisico. La ​Bṛhadāraṇyaka e la Chandogya sono le due Upanishad più antiche. 

I due principi filosofici alla base delle Upanishad sono:

  • identità di Atman (il proprio vero sé) e Bhraman (la sostanza dell’universo), Non si può staccare il sé dall’universo, l'obiettivo è scoprire l’assoluto guardando dentro o fuori di noi, il principio dell’Uno – Tutto
  • il principio del karma, trattato nella Bṛhadāraṇyaka (libro 1. capitolo 4. verso 7), qui si  parla anche di nome e forma,  il concetto di nama (nome) e rupa (forma) è trattato anche nel buddhismo antico.

Conoscendo il Sé si conosce l’universo, l’universo è un tutt’uno unico e indivisibile, io mi identifico con la coscienza, il mio sé.   "Chi sono io?"    Sono l’universo che si manifesta con il mio pensiero. Il discorso è fatto di parole, ma le parole e i nomi focalizzano solo una parte della realtà, mentre la realtà non è fatta di pezzi staccati. Il nome mette un confine alla realtà e si perde il tutto, come un punto sulla lavagna. Noi siamo le onde, ed il mare esiste anche senza le onde, l’onda nasce e muore, noi crediamo di vedere solo la forma, ma vediamo la realtà.

Il sé non è una forma, senza l’io non posso percepire il resto, l’io è un esserci cosciente.  La coscienza osserva tutto, ma non può essere osservata, ma è certo che esiste. L’universo è un sistema auto-osservante, una parte che osserva e una parte osservata, ed ogni osservazione è incompleta. La coscienza è vuota di nomi e forme, la vera coscienza non ce la dà il pensiero, non si può separare il vedere dall’essere cosciente.  I sensi ci mostrano in ogni momento che noi siamo il tutto, il vedere e il sentire sono attività della coscienza, e noi ci identifichiamo con le attività della coscienza. Il principio assoluto non può essere rappresentato in una forma particolare. 

Chi è "risvegliato" è più potente degli dei (perché anche gli dei sono una manifestazione del Tutto). La coscienza comprende mondo, mente e corpo. Nella veglia la coscienza attiva la percezione del mondo, la mente con i relativi pensieri, e le sensazioni fisiche del corpo. E poi piano, piano  si comincia a pensare che la mente stia dentro il corpo e il corpo stia dentro il mondo. Nessuna percezione può contenerne un’altra. Quando andiamo a dormire blocchiamo le percezioni, sparisce il mondo, il corpo sta fermo e sparisce, solo la mente agisce nello stato di sonno e a volte crea pensieri. Rimane la coscienza, senza oggetti. Nello stato di sonno profondo senza sogni (rem), la coscienza è invisibile, è un tuffo in un mondo di energia.

I confini del sé sono illusori, in quanto coincidono con il mondo. L’ego è un’illusione. L’egoista ama un falso sé idealizzato, se si presenta in un certo modo, mentre il vero sé autentico è disprezzato. L'amore dal punto di vista monista è espressione di unità e tende ad eliminare il dualismo.

"Con che cosa si potrà conoscere il conoscitore?" Non si può.  Posso avere coscienza di qualcosa soltanto se siamo in due, io e quel qualcosa. La coscienza ci porta a  dire “ io sono questo e non sono quello", in quel momento si è creata la dualità tra mente - corpo e mondo. 

"Io sono, ci sono", questa è un'evidenza innegabile, l’unica cosa che non posso mettere in discussione, quindi  "L'Io sono" è esistenza e consapevolezza. Si manifesta con il corpo e la mente,  e finisce con il corpo.  Ma c’è qualcosa che sa che ci siamo, è questo è il purusha. La ricerca della liberazione ha lo scopo di comprendere che il nostro corpo fa parte di qualcosa di più grande.

Il sogno è collegato al desiderio, nello stato di sonno profondo, si manifesta ananda: che è lo stato di unità e completezza, non c’è più la coscienza di ciò che è interno e ciò che è esterno, i desideri cessano, solo il sé esiste. 

Esistono due livelli di manifestazione: quello del corpo-mente,  dell'io sono, e quello della  consapevolezza pura, dove c'è l'uno senza secondo.

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Che cosa è il purusha? In sanscrito significa "uomo" e "anima". Nel Ṛgveda (X, 81) esso designa il divino uomo primigenio, da cui deriva tutto ciò che fu, è e sarà.
Secondo il sistema filosofico Samkhya, i  due principi eterni, sono il Purusha e la Prakriti.
Il primo, Purusha,  rappresenta l’Energia Cosmica Spirituale, la coscienza cosmica impassibile ed immutabile, di cui nel microcosmo ritroviamo il riflesso nella coscienza di un individuo non identificata nella materia e nell’ego.
Il secondo, Prakriti, è la materia inerte primordiale, l’essenza di tutta la natura materiale.
Tutta la creazione può essere ricondotta a questi due principi, che coesistono in un’eterna dualità, opponendosi ad ogni tentativo di risoluzione o di unione. Per questo il Samkhya viene considerato come una filosofia dualistica (dvaita).
Quando il Purusha e la Prakriti entrano in contatto fra loro si manifesta l’universo.

Video in inglese molto interessante che spiega bene Purusha e Prakriti, vedi link https://www.atuttoyoga.it/purusha-prakriti/

sabato 2 aprile 2022

L'anomalie - Hervè Le Tellier

Anomalie, il romanzo di Hervè Le Tellier è un'eccezionale esplorazione delle nostre parti nascoste che ci sfuggono.  Pubblicato nel 2020 ha vinto premio Gouncourt nello stesso anno ( è il secondo libro più venduto in Francia dopo L'amante di Marguerite Duras). L'autore ha scritto il romanzo partendo dall'idea del doppio. I personaggi del romanzo sono dei passeggeri che si trovano a confrontarsi con il loro doppio tre mesi dopo un incidente aereo, e ciò farà scatutire riflessioni, portare alla luce aspetti nascosti della personalità. Un aereo in volo da Parigi a New York incappa in una grande turbolenza prima di atterrare. Tre mesi dopo lo stesso aereo, con gli stessi passeggeri e un identico equipaggio, rivive la stessa turbolenza ed atterra allo stesso aeroporto di New York. L'inspiegabile duplicazione spinge CIA, FBI e gli alti comandi dell'esercito a portare  l'aereo e i passeggeri in una base militare. I passeggeri atterrati tre mesi prima vengono sequestrati e anche loro portati in questa base dove ci sarà il confronto con il loro doppio. Ma durante quei tre mesi fatali, le vite di alcuni di loro sono cambiate per sempre: Tutti credevano di avere una vita segreta. Nessuno immaginava fino a che punto fosse vero.

L'autore parte dall'ipotesi scientifica di Nick Bostrom, che noi potremmo vivere in una realtà simulata frutto di un programma informatico. Tra i temi affrontati c'è anche questo: ma se noi siamo una simulazione chi è il programmatore?

Vi riporto alcune frasi del libro:

"Personne ne vit assez longtemps pour savoir à quel point personne ne s'intéresse a personne"

"Il ne faut tout simplement pas aimer un etre qui vous aime si peu"

"Toute gloire ne saurait etre qu'une imposture, sauf peut-etre dans la course à pied. Mais je suspecte quiconque affirme la dédaigner d'enrager d'avoir seulment du y renoncer.

"L'espoir nous fait patienter sur le palier du bonheur. Obtenons ce que nous espérions, et nous entrons dans l'antichambre du malheur."

"Pensez vous que nous soyons tous dans une simulation? Je n'en sais rien; pour paraphraser Woody Allen, je dirais que si c'est le cas, J'espere que le programmeur a une excuse. Parce que le monde qu'ils ont cree est tout de meme une sacrée horreur".

 "Oggi le relazioni si riducono a semplici connessioni, in un contesto in cui è possibile con pari facilità entrare e uscire, puri contatti senza impegno e responsabilità".  Fabio Guidi

 "Nessuno si interessa più degli altri senza un motivo, e alla fine siamo tutti soli".  Dal film Toglimi un dubbio di Carine Tardieu

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Hervé Le Tellier (1957 - ) è uno scrittore, poeta e linguista francese, membro dell'OuLiPo, il “Laboratorio di lettura potenziale” fondato nel 1960 da Raymond Queneau di cui Calvino stesso ha fatto parte.  Nato a Parigi, Le Tellier ha iniziato la sua carriera come giornalista scientifico, e si è unito Oulipo nel 1992. 

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Nick Bostrom è un filosofo svedese, noto per la sua teoria della realtà simulata che consiste  nell'asserisce che il nostro universo potrebbe essere solo un'illusione digitale. Il trilemma di Bostrom consiste in tre possibilità: la specie umana si estinguerà prima di raggiungere il livello postumano; la specie umana raggiungerà la postumanità, ma non avrà nessuna volontà di creare simulazioni digitali dell’universo;  i nostri discendenti non si estingueranno  e raggiungeranno un livello tecnologico post-umano che consentirà loro di creare simulazioni dei loro antenati indistinguibili, per le menti simulate, dalla vera realtà (Forse stiamo già vivendo in una simulazione computerizzata, forse facciamo tutti parte di un immenso videogioco e la nostra vita è solo un inganno ).
La fattibilità di questa terza via dipende dalle due premesse fornite da Nick Bostrom: in un futuro non si sa quanto distante sarà sicuramente possibile simulare la mente cosciente per via informatica; e avremo a disposizione la potenza di calcolo necessaria a simulare il mondo fin nei dettagli più microscopici, scendendo in alcuni casi anche al livello subatomico. Se non si accettano queste due premesse (che non sono affatto scontate), tutto il trilemma crolla.

Questa teoria pubblicata nel 2003, da diversi anni fa discutere i più noti pensatori di tutto il mondo; gli hanno anche dedicato una discussione di due ore durante l'Isaac Asimov Memorial Debate del 2016.

Il segreto dello zen (2) - Alan W. Watts

Nel testo  Lo zen. Un modo di vita, lavoro e arte in estremo Oriente, Alan Watts illustra il segreto dello zen. Lo zen asserisce che nessun Buddha può rivelare la verità a chi non sa vederla in se stesso. Uno dei principi importanti dello zen è che tutte le cose, anche le più semplici sono aspetti della natura-Buddha. L'uomo sul cammino spirituale non deve far altro che continuare la propria vita così come è. Se tutte le cose sono un aspetto della natura-Buddha o del Tao, perchè sforzarsi di raggiungere il Nirvana? (l'illuminazione). Hui Neng diceva: "la differenza tra un Buddha e un uomo sta nel fatto che il primo sa di essere un Buddha, l'altro non lo sa".  Nello zen è conosciuta la frase "Se incontri il Buddha uccidilo".

Lo zen spazzò via tutte le definizioni, le concezioni, i simboli e le rappresentazioni antropomorfiche del Buddha. Lo zen è un guardare dentro la propria natura senza nessuna dipendenza da concetti e parole. Anche qui troviamo una grande affinità con il taoismo: la vita quotidiana è il vero Tao, il Tao non può essere definito. La vita quotidiana, nella sua ripetizione monotona di eventi è qualcosa di inafferrabile e indefinibile. Più cerchiamo di afferrare il momento presente e più ci sfugge. Lo zen è un dimenticare l'io, un muoversi con la vita, vivere ai suoi ritmi,  senza cercare di interrompere il suo scorrere. La vita per lo zen e per il taoismo è un mutevole processo in continuo movimento. Verità e possesso sono illusori perchè si basano su qualcosa che non muta.  Il non attaccamento significa correre insieme alla vita.. 

Lo zen propone questa via del Buddha: "cessa di fare del male, impara a fare del bene, purifica il tuo cuore". Oltre che l'etica, indispensabile a vivere nella società, per praticare lo zen occorre una ferrea autodisciplina; per questo i maestri zen hanno sempre insistito su un severeo addestrramento preliminare alla pratica dello zen. 

La comprensione dello zen è rappresentata simbolicamente con 10 quadri che illustrano un uomo che cattura e pascola una mucca (che rappresenta simbolicamente la mente).

Lo spirito e la tecnica dello zen sono rimasti immutati nel corso del tempo, fino ad oggi. 
La tecnica zen è caratterizzata da due fattori inseparabili: il satori e il koan. Il satori è un'esperienza improvvisa, un rendersi conto della verità dello zen. Mentre il satori è la misura dello zen, il koan è la misura del satori. Koan letteralmente significa documento pubblico, ma in questo caso è un problema che non ammette una soluzione intellettuale. La risposta non ha nessun rapporto logico con la domanda, e la domanda è tale da mettere in imbarazzo l'intelletto.  Ogni koan  riflette il gigantesco koan della vita, per lo zen il problema della vita è superare le due alternative dell'affermazione e della negazione, che oscurano entrambe la verità. 
Nello zen lavorare sul koan è una forma di meditazione che richiede un grande sforzo mentale e spirituale. Il koan sembra così impenetrabile che il discepolo è stato paragonato ad una zanzara che cerchi di mordere un blocco di ferro. Bisogna dimenticare se stessi per fare il lavoro. In questo approccio si possono riscontrare delle somiglianze all'arrendersi dell'anima al Dio crisitiano o al Krishna indiano della Bhagavad Gita.
Per lo zen, e per tutte le religioni/filosofie orientali è essenziale acquistare il dominio della mente, e questo si consegue in primo luogo con l'esercizio del koan e con la meditazione Za-zen (che probabilmente deriva dallo yoga) per apprende a rilassare il corpo, non disperdere l'energia e dedicarsi alla risoluzione del koan. Lo scopo dello zen è quello di trasmettere ed insegnare saggezza e conoscenza a tutto il mondo, una volta che la si è appresa attraverso il ritiro e la solitaria meditazione.

La vita in una comunità zen (3) - Alan Watts

 In questo testo  Lo zen. Un modo di vita, lavoro e arte in estremo Oriente, Alan Watts illustra come si svolge la vita in una comunità zen.. 

Dopo l'illuminazione il Buddha formò il suo Ordine (sangha) di mendicanti senza dimora, che poi cominicarono a raccogliersi in comunità monastiche. Il monaco (bhikhu) aveva una elevata e importante funzione sociale che consisteva nel fare da guida, era un filosofo ed amico alla comunità. L'evoluzione della comunità zen come la vediamo oggi si deve al maestro Po-chang morto nel 814 dopo Cristo. In queste comunità non si viveva di elemosine, ma i monaci coltivavano riso ed altri vegetali per le necessità e l'autosufficienza del monastero. I lavori manuali non erano considerati degradanti e la vita era regolata da disciplina rigorosa, precisione e regolarità. 

Il cuore della vita di queste comunità era ed è la sala della meditazione (semmon dojo) decorata con l'altare del Buddha (butsudan) dove si svolge la pratica della meditazione za-zen. La durata della meditazione è regolata dalla durata di un bastoncino d'incenso, mentre i monaci meditano, due monaci sorvegliano gli altri, e quando notano qualcuno assonnato lo riportano alla coscienza colpendolo con un bastone chiamato keisaku. Durante il giorno il maestro del monastero incontra i monaci per vedere a che punto sono con i loro koan (quesiti senza una soluzione logica) e periodicamente vengono organizzate conferenze più formali (teisho) sul significato di testi zen e sulla recitazione di sutra (insegnamenti del Buddha). 

Lo zen cerca il valore religioso e l'illuminazione nelle faccende quotidiane mentre spesso gli uomini cercano la spiritualità al di fuori della vita quotidiana. Lo zen cerca di essere in armonia con la vita secondo la quale tutti gli esseri sono potenzialmente Buddha. Molti monaci dopo avere ottenuto la qualifica di maestro lasciano il monastero e ritornano alla consueta vita del mondo cercando di portare avanti il compito del Bodhisattva che è quello di aiutare gli esseri ad uscire dal samsara (il ciclo delle rinascite) e dalla sofferenza. Come dice il buddhismo: "non c'è luogo dove l'uomo possa sfuggire al proprio karma, Il karma dell'uomo viaggia con esso".

L'Oriente associa la saggezza alla conoscenza psichica e spirituale e non alla fisica come in Occidente; e questa saggezza viene tenuta segreta e trasmessa solo ai discepoli più fidati. Come conseguenza solo pochi individui potranno raggiungere l'illuminazione e la trasformazione sociale si avrà solo dopo parecchie migliaia di anni. I tre più famosi esponenti dello zen, Bodhidarma, Lin-chi e Te-shan, sono tutti caratterizzati da immuntabile equanimità, sconfinata pietà, vitalità ardente e in un certo senso spietata.  

Lo zen ha influenzato la civiltà dell'estremo Oriente in due direzioni: nell'estetica e nell'arte militare.  Da una parte ispirò la poetica, la cerimonia del té (cha-no-yu), l'arte del giardinaggio, la pittura, la poesia, e l'architettura giapponese, dall'altra produsse il ju-jutsu (judo), il kenjutsu (scherma) e il bushido (il codice cavalleresco dei samurai). Tutte queste forme espressive o discipline  erano caratterizzate dall'eliminazione degli elementi non essenziali e "dall'economia dello sforzo".  Anche qui ci sono delle affinità con il taoismo, e con il principio del wu-wei, che insegnava ad arrivare all'azione attraverso la non azione. Nel Tao Te Ching è riportato: "Un vento molto forte non dura tutto il mattino, uno scroscio di pioggia non dura tutto il giorno. Tale è il corso della natura, E se la natura stessa non può sostenere a lungo i suoi sforzi, quanto meno lo potrò l'uomo".   E ancora.  "l'abile viaggiatore non lascia traccia, l'abile parlatore non dice una parola di troppo". 

La pittura zen è famosa per il suo minimalismo, poche pennellate per rappresentare un soggetto, mare o prato, ecc. Per quanto riguarda la cerimonia del tè, essa veniva associata alla fuga temporanea dalle preoccupazioni e le dispersioni mentali, un momento di contemplazione della bellezza nella natura e nell'arte. La casa del tè (chaseki) si trovava in un angolo del giardino quasi nascosta, in armonia con la natura, con l'ingresso basso, dove tutti dovevano inchinarsi umilmente per entrare. 

Non bisogna però associare lo zen al solo puro sentimentalismo, perchè è stato la base anche del kenjutsu, l'arte della scherma e del bushido, la via del guerriero dei samurai, i quali visitavano spesso i maestri zen, per raccogliere le forze per andare avanti senza voltarsi a guardare. Lo zen insegnava loro come la vita e la morte fossero solo aspetti della medesima esistenza, e come si potesse dimenticare l'io nella sua unità con la vita.

Lo zen è un contatto immediato con la vita, un completo fondersi dell'io e della vita in una unità assoluta, è l'io che scorre con il flusso della vita e diventa un tutt'uno con esso. Quando l'uomo capisce che ciò che inseguiva era solo l'immagine irreale dell'unico vero Io, di ciò che sempre fu, è e sarà, ha trovato l'illuminazione.

venerdì 1 aprile 2022

Il Blog Lameditazione.com

Ho trovato molto interessante questo blog sulla meditazione e la spiritualità . Vedi link:  https://lameditazione.com/ 

L'autore, che si fa chiamare DharmaBlogger, condivide insegnamenti, libri e tecniche che ha trovato utili nel suo percorso spirituale. E' uno spazio aperto al  confronto, uno stimolo di riflessione e  di ispirazione.

Dopo un pò di anni trascorsi ad approfondire lo studio di queste “tradizioni orientali”, a leggere libri sulla spiritualità, a frequentare ritiri intensivi di meditazione, corsi e seminari, e scaldare cuscini per ore e ore, qualunque essere umano che abbia ancora del “sale in zucca” non può fare a meno di porsi questa domanda: "Masturbazioni spirituali o qualcosa di più? "    

Nel blog troverete la risposta a questa e ad altre domande, come ad esempio le seguenti:

  • -Si possono davvero coltivare con successo le qualità più nobili dell’essere umano – saggezza, consapevolezza, gentilezza – senza dover dedicare interamente la propria esistenza alla pratica spirituale o far ruotare attorno ad essa tutte le scelte fondamentali della nostra vita?
  • -Posso davvero sperare di veder accrescere le qualità migliori e più salutari della mente e del cuore – presenza mentale, comprensione e compassione – fintantochè continuo a vivere circondato dai modelli correnti (materialismo, consumismo, competizione…) imposti dal paesaggio culturale che ci circonda?

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...