lunedì 24 maggio 2021

Osho e i chakra

Chakra. La forza della vita. Tratto dai discorsi spontanei di Osho (1931- 1990) e dalle domande suscitate di volta in volta nei suoi ascoltatori, questo testo rivolge uno sguardo particolare al tema dei chakra, i sette centri di energia del corpo umano, e al loro risveglio per una vita orientata verso la pienezza e la realizzazione

"Ogni volta che c’è l’infelicità, tu ne sei la causa e ogni volta che c’è beatitudine non ne sei tu la causa. Quando sei triste a volte il divino arriva ma poi deve andarsene perché sei chiuso; non gli lasci alcuna apertura. Anche se bussa alla tua porta non lo puoi sentire. Spesso le persone si aggrappano alla loro infelicità".   Osho.

Già da queste parole si capisce che Osho aveva un modo un po' particolare di intendere la pratica, a volte era stravagante a volte manifestava una vera e propria tendenza dittatoriale. Provocava spesso le persone che avevano deciso di seguirlo.   Diceva spesso alle persone che si avvicinavano al suo ashram: "Non vedo la ragione per cui hai deciso di diventare un sannyasin (un rinunciante, colui che è sul cammino spirituale), il tuo atteggiamento di base non è quello di una persona che si è arresa…. E il sannyas è resa, abbandono. Se vuoi rimanere un sannyasin non ci sono possibilità di essere in disaccordo con me. Questa non è una democrazia,  è dittatura assoluta! E’ così che lavoro …. È il mio metodo".

La mente crea sempre dualità, hai bisogno del giorno per definire la notte, hai bisogno della notte per definire il giorno…… solo nel silenzio ogni dualità scompare.  Un evento è esoterico quando semplicemente  non puoi descriverlo in maniera oggettiva, scientifica; E’ qualcosa di soggettivo, qualcosa di così misterioso, così miracoloso che si può farne esperienza, ma non lo si può spiegare. Resta la di fuori di qualsiasi spiegazione.

Abbiamo già parlato dei chakra in qualche post precedente, che sono dei centri di energia, I più importanti sono sette e si trovano lungo la colonna vertebrale e dal basso verso l’alto i chakra sono:

  • Muladhara – Chakra della terra o della radice.
  • Svadhisthana – Chakra dell'acqua o sacrale.
  • Manipura – Chakra del fuoco o del plesso solare. 
  • Anahata – Chakra del cuore.
  • Visuddha – Chakra purificatore o della gola.
  • Ajna – Chakra della luce o del terzo occhio.
  • Sahasrara – Chakra della corona.

Osho ha raggruppato i tre chakra più bassi denominandoli “la giungla”, e i tre chakra più alti denominandoli “il giardino”; il chakra centrale all'altezza del cuore l’anatha ed è la porta che conduce dalla giungla al giardino.

I primi tre appartengono ad una personalità estroversa, senza di loro la vita diverrebbe impossibile, costituiscono delle misure di sopravvivenza e vengono attivati sin dalla nascita. Sesso, denaro, reputazione, prestigio, fama appartengono tutti a questi tre chakra. Il sesso è l’epicentro della mente estroversa. I tre chakra superiori vengono attivati dopo un lungo lavoro su se stessi e di introspezione, la preghiera e la meditazione sono l’epicentro della mente introversa. Nel quarto chakra all’altezza del cuore si manifesta l’amore.

L’introverso diventa sbilenco, chiude la porta del cuore perché ha paura che quella porta si apra sul mondo. E’ una negazione continua, diventa un monaco, è contro la vita, condanna, reprime, ha paura. E’ impaurito dalle relazioni, dallo stare con la gente, dall’instaurare qualsiasi tipo di amore, perché non si sa mai, l’amore potrebbe portarsi dietro anche il sesso. E’ meglio non aprire la porta dell’amore, perché una volta aperta, tutti i tre chakra inferiori diventano accessibili. Chiudendosi ai chakra inferiori resterà un eremita e la vita diventerà una cosa morbosa. L’introverso diventa un’isola e tagliato da tutto .. dove non circola più linfa vitale.

La vita esiste solo quando ami. L’amore diventa il fondamento stesso della vita, che consente alla vita di esistere, è il suo punto d’appoggio. Essere solo calmi e quieti può a volte voler dire morte, suicidio. Quando diventi calmo e quieto, la passione è andata, ma a volte sei andato anche tu. Sei solo una stanza vuota, e non puoi più danzare la danza della vita. Quando si estingue l’amore si estingue la vita. Non si può vivere con un introverso per lungo tempo ed anche i santi diventano spesso molto noiosi. Invece è una gioia ritrovarsi con un estroverso, con lui puoi relazionarti, è un entusiasta, gioca, scherza …….ma può avere un accesso di follia in qualsiasi momento, così come può collassare in qualsiasi momento.

Secondo me un vero uomo o una vera donna devono attivare tutti i sette chakra insieme. A quel punto hanno la tranquillità dell’introverso e l’eccitazione dell’estroverso. Così dovrebbe essere una vita ricca: il silenzio dell’introverso e la gioia dell’estroverso, il centro dell’introverso e la periferia dell’estroverso. Attivando tutti i chakra e spostandosi dal centro alla periferia, da un chakra  all’altro, senza contrapposizione, ma bilanciandoli come elementi complementari, la vita diventa incredibilmente ricca. Osho propone una “Meditazione dinamica” che sembrerebbe una contraddizione in termini. Ma la contraddizione è solo apparente perché cerca di conciliare l’introversione con l’estroversione.

Tutti i centri energetici devono essere aperti ed usati, nessuno deve essere sacrificato a favore di un altro: l’ajna - il terzo occhio dischiude il mondo alla chiarezza, visuddha - il centro della gola apre la porta della creatività e dell’espressione, l’anatha apre la porta sul mondo dell’amore e non penso che Osho intenda l’amore solo verso Dio o la sorgente.

domenica 23 maggio 2021

Le quattro nobili verità

 Le quattro nobili verità nel Buddhismo sono: l'esistenza della sofferenza, l'origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza, la verità dell'ottuplice sentiero, il cammino che porta alla cessazione della sofferenza

L'ottuplice nobile sentiero è costituito da: retta parola, retta comprensione, retta pensiero o motivazione, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, consapevolezza, calma concentrata. Il simbolo del buddhismo è il Dharmacakra, o Ruota del Dharma, una ruota con otto raggi che rappresenta l'Ottuplice Sentiero Buddhista, il più nobile dovere da mettere in atto per un praticante.

I tre gioielli del Buddhismo sono: 

  • il Buddha, 
  • il Dharma (l'insegnamento del Buddha) ,
  •  il Sangha (la comunità).

Possiamo trovare un rifugio nella pratica, e poi, dopo la pratica dobbiamo rapportarci  con la quotidianità con altruismo e benevolenza.

Sua Santità il Dalai Lama tiene un insegnamento su Le Quattro Nobili Verità e Le Due Verità seguito da una sessione di domande e risposte su richiesta dell'Unione Buddhista Italiana, online, dalla sua residenza di Dharamsala, HP, India. Aprile 2021. Sintesi dell'incontro:   http://it.dalailama.com/news/2021/le-quattro-nobili-verit%C3%A0-e-le-due-verit%C3%A0

Vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=mcq0KFrO-Ks

sabato 22 maggio 2021

Lo yogi dell'Himalaya

 Khenpo Tashi Rinpoche, uno degli ultimi yogi dell'Himalaya.   Khenpo Tashi Rinpoche (1963 - ) vive in una grotta nel cuore dell'Himalaya a 3800 metri di fronte al Dhaulagiri. Gli abitanti del villaggio vicino vengono a chiedere un consiglio o una  preghiera.  Si alza alle 4 di mattina, beve il suo primo tè con latte, prima di iniziare a meditare. Poi mentre fa girare la ruota della preghiera, recita dei mantra che si disperdono nell'immensità dell'Himalaya. Un abitante del villaggio gli prepara la "seconda colazione" composta di tsampa, farina d'orzo, con burro e tè al latte dolce. 

Khenpo Tashi appartiene al Buddhismo Vajrayana, conosciuto come il "veicolo di diamante" in Tibet,; fa da guida a dei discepoli a cui darà delle istruzioni segrete. La loro ricerca, attraverso il sentiero buddhista, è la completa liberazione da tutte le forme di sofferenza e la realizzazione del risveglio spirituale.

Dopo aver conseguito il titolo di dottore in filosofia buddista e aver diretto per dieci anni il Drikung Kagyu Institute di Dehradun, dove officiano 500 monaci, ha deciso di andare in ritiro per perfezionare la sua pratica del dharma, l'insegnamento del Buddha. Dopo dodici anni di solitudine nelle grotte dell'Himalaya, il maestro viaggia ora in tutta l'Asia e l'Europa per gli insegnamenti del buddhismo tibetano che riguardano la natura della mente. Avendo meditato, accumulato esperienza e realizzato il modo di essere della propria mente, è riconosciuto come uno yogi realizzato, capace di beneficiare gli altri. Quando Khenpo Tashi Rinpoche torna al suo monastero in Nepal,  le porte dell'eremo vengono aperte e gli abitanti dei villaggi accorrono per incontrare il lama. Ispirando rispetto e devozione, è considerato l'essenza dell'illuminazione. Con infinita compassione, lo yogi riceve uomini, donne, bambini o anziani che hanno camminato per ore nella speranza di ricevere una benedizione.

Khenpo Tashi Rinpoche è rinomato per la chiarezza e la semplicità dei suoi insegnamenti, così come per la sua profonda saggezza. Maestro realizzato, risponde a tutte le richieste dei suoi studenti, insegnando le basi del buddismo tibetano fino alle dottrine ultime. La sua grande conoscenza della divinazione tibetana, la sua infinita benevolenza e il suo leggendario buon umore portano gioia, aiuto e conforto a tutti coloro che lo incontrano. Rinpoche ha creato un'associazione in Francia. L'associazione Mila Center a Parigi in Francia nel 2017.  Vedi link: https://www.milacenter.paris/

venerdì 21 maggio 2021

Ashram e Maestri yoga indiani vicino Roma

Se vuoi trovare un vero Maestro Yoga senza andare in India puoi andare in questi due ashram:

Casa Yog che si trova alle porte di Perugia, https://www.casayog.com/    https://www.youtube.com/watch?v=NJrG5uQaYb4

Guidato dal Maestro Gyanander, che era venuto in Italia nell'86 per il grande meeting organizzato dalla rivista "Astra" sulle rive del Garda e che poi è rimasto a Perugia. Ha anche insegnato Yoga nel "Vivekananda Mahila College", alla Delhi University.

Joytinat  che si trova a Corinaldo vicino ad Ancona.  https://www.joytinat.it/

Guidato dal Maestro Joythimayananda, è un luogo concepito appositamente  per la cura di corpo, mente e anima.  Swami Joythimayananda, Acharya (maestro spirituale) e Vaidya (sapiente Ayurvedico) è il fondatore del "Joytinat-International College of Yoga Ayurveda" di Corinaldo e della Joytinat Foundation di Kalkudah in Srilanka.

mercoledì 19 maggio 2021

La mutua interrelazione di tutte le cose. I fisici e i mistici

L'illuminazione è il diventare consapevole della mutua interrelazione di tutte le cose. Entrare in samadhi permette di prendere coscienza dell'assoluta unicità dell'universo.

I fisici esplorano il livello della materia, i mistici il livello della mente. 

Gli opposti possono esistere solo in relazione l'uno all'altro, ed è per questo che i buddhisti chiamano questo tipo di conoscenza relativa. La conoscenza assoluta è invece un'esperienza interamente non intellettuale della realtà, un'esperienza che sorge in uno stato non ordinario di coscienza che può essere chiamato stato meditativo o mistico. Le Upanishad dicono a questo proposito: Lì dove non va l'occhio, non va la parola, né la mente. Mentre gli dei sono solo una creazione della mente. 

Noi non sappiamo, non comprendiamo e non siamo in grado di spiegare con le parole questa  conoscenza assoluta. Infatti le parole sono sempre una mappa astratta e approssimativa della realtà. Abbiamo a disposizione un sacco di tecniche per far tacere la mente pensante e di spostare la consapevolezza dal modo razionale a quello intuitivo della coscienza. I taoisti fanno un uso frequente di paradossi, lo Zen usa il cosiddetto koan per far arrivare il discepolo alla verità attraverso l'intuizione.

Il mondo atomico e subatomico stesso si trova al di là della nostra percezione sensoriale, man mano che penetriamo sempre più in profondità nella natura, dobbiamo abbandonare sempre più le immagini e i concetti del linguaggio ordinario. Come i mistici, i fisici hanno a che fare con un'esperienza non sensoriale della realtà e, come i mistici, devono affrontare gli aspetti paradossali di questa esperienza. Nella scienza si afferma un nuovo paradigma e la nuova metafora della conoscenza è una rete senza basi solide (vedi Geoffrey Chew la teoria bootstrap delle particelle). I fisici si rendono conto che la realtà a livello atomico non appare come un universo meccanico composto da blocchi fondamentali, ma una rete di relazioni e che non ci sono parti ben definite in questa rete interconnessa. Le parti, se fossero esaminate, mostrerebbero proprietà diverse, a seconda del contesto sperimentale. Bisogna passare dal pensare in termini di struttura al pensare in termini di processo.  Le unità subatomiche della materia sono entità astratte che hanno un doppio aspetto, a seconda di come le guardiamo, appaiono a volte come particelle, a volte come onde. A livello subatomico, la materia non esiste con certezza in luoghi definiti, ma mostra piuttosto delle tendenze ad esistere. Oggi conosciamo più di duecento particelle elementari ed abbiamo bisogno di enormi acceleratori di particelle per studiare il mondo dell'infinitamente piccolo. La maggior parte delle particelle create in una collisione vivono solo per un tempo estremamente breve. Tutte le particelle possono essere trasmutate in altre particelle, possono essere create dall'energia e possono svanire nell'energia. L'universo appare come una rete dinamica di modelli energetici inseparabili.

L'impermanenza di tutte le forme è il punto di partenza del buddismo. Buddha formulò una filosofia del cambiamento; ridusse le sostanze e le anime a forze, movimenti, sequenze e processi, e adottò una concezione dinamica della realtà.  Alla base della condizione umana c'è duhkha, che è sofferenza o frustrazione, che viene dalla nostra difficoltà ad accettare il fatto fondamentale della vita, che tutto è impermanente e transitorio. Ci sono due pilastri che sostengono il buddhismo: prajna che è la saggezza trascendentale, o intelligenza intuitiva, e karuna, che è amore o compassione.  Il buddhismo è diviso in tre correnti: - il buddhismo delle origini o Hinayana che si basa sul canone Pali; - il buddhismo Mahayana che si basa sulla lingua sanscrita e sui sutra; - Il buddismo tantrico o Vajrayana, un ramo del Mahayana, ha avuto origine in India nel terzo secolo d.C. e costituisce oggi la scuola principale del buddhismo tibetano. Le scritture di questa scuola sono chiamate i Tantra.  Ashvaghosa fu uno dei patriarchi buddisti, vissuto nel primo secolo d.C., scrisse un libro L'apocalisse della fede, testo lucido ed estremamente bello, che ricorda per molti aspetti la Bhagvad Gita, costituisce il primo trattato sulla dottrina Mahayana. Ashvaghosha ebbe una forte influenza su Nagarjuna un altro grande esponente del buddhismo Mahayana. L'elemento di fede nel Mahayana è la natura originale di tutti gli esseri umani, che è quella di Buddha.

L'Avatamsaka Sutra è la descrizione del mondo come una perfetta rete di relazioni reciproche dove tutte le cose e gli eventi interagiscono tra loro in modo infinitamente complicato. Per un buddhista il mondo esterno e il suo mondo interiore sono per lui solo due facce dello stesso tessuto.

Durante il sesto secolo a.C. la filosofia cinese si sviluppò in due scuole filosofiche distinte, il confucianesimo e il taoismo. Il confucianesimo era la filosofia dell'organizzazione sociale, base etica del sistema familiare tradizionale. Il taoismo invece si occupava dell'osservazione della natura e seguiva l'ordine naturale. Nei secoli XI il neo-confucianesimo tentò una sintesi di confucianesimo, buddismo e taoismo, che culminò nella filosofia di Chu Hsi.

L'ideatore del taoismo fu Lao Tsu, breve libro di aforismi "Tao Te Ching", il secondo libro importante fu Chang-tzu. Il Tao è la realtà ultima e indefinibile, è equivalente al Brahman induista e al Dharmakaya buddhista.  L'antico simbolo cinese del Tao è il T'ai-chi T'u o Diagramma del Supremo Ultimo, i due punti nel diagramma simboleggiano l'idea che ogni volta che una delle due forze raggiunge il suo estremo, contiene in sé il seme del suo opposto. Yin, Yang i due poli archetipici della natura, Yang forte, maschio, cielo Yin scuro, ricettivo, elemento femminile e materno, la Terra.

Il Ching o libro dei Mutamenti.  Il taoismo è interessato alla saggezza intuitiva. Si basa sulla ferma convinzione che l'intelletto umano non potrà mai comprendere il Tao. L'essere umano deve seguire l'ordine naturale delle cose, il fluire nella corrente del Tao. Un tale modo di agire è chiamato Wu-wei, un termine che significa non-azione, astenersi da attività contrarie alla natura.  Il buddhismo entrò in contatto con la filosofia cinese intorno al primo secolo dopo Cristo. I sutra buddhisti stimolarono la filosofia e fu creata la scuola Hua-yen del buddhismo in Cina e la scuola Kegon in Giappone. D'altra parte, il lato pragmatico fu sviluppato in un tipo speciale di disciplina spirituale, il Ch'an, una parola solitamente tradotta come meditazione.

La filosofia Ch'an fu adottata dal Giappone intorno al 1200 sotto il nome di Zen. Lo Zen è una miscela di tre filosofie. L'illuminazione conosciuta come Satori consiste semplicemente nel diventare ciò che siamo già dall'inizio. La perfezione dello Zen consiste quindi nel vivere la propria vita quotidiana in modo naturale e spontaneo. Ci sono due scuole di Zen in Giappone oggi che differiscono nel loro metodo di insegnamento.

La Rinzai la scuola che utilizza il metodo dei koan, il colloquio con il maestro chiamato sanzen. La scuola Soto o scuola graduale mira alla maturazione graduale degli studenti zen. Entrambe le scuole danno la massima importanza allo zazen o meditazione seduta. La postura corretta e la respirazione implicata in questa forma di meditazione è la prima cosa che ogni studente di zen deve imparare.

I fenomeni sono tutti interconnessi, interrelati e interdipendenti, non possono essere compresi come entità isolate ma solo come parti integrate del tutto. Gli opposti sono concetti astratti che appartengono al regno del pensiero, e come tali sono relativi. Il bene e il male, il piacere e il dolore, la vita e la morte, non sono esperienze assolute che appartengono a categorie diverse, ma sono semplicemente lati della stessa realtà, parti estreme di un unico insieme.

Essendo in grado di andare oltre lo stato ordinario attraverso la meditazione, i praticanti zen hanno capito che le nozioni convenzionali di spazio e tempo non sono la verità ultima. Concetti come sinistra, destra, su, giù, obliquo dipendono dalla posizione dell'osservatore e sono quindi relativi.

Per parafrasare un vecchio detto cinese i mistici comprendono le radici del Tao ma non i suoi rami, gli scienziati comprendono i suoi rami ma non le sue radici. La scienza non ha bisogno del misticismo, il misticismo non ha bisogno della scienza, ma gli uomini e le donne hanno bisogno di entrambi. L'esperienza mistica è necessaria per comprendere la natura più profonda delle cose, e la scienza è essenziale per la vita moderna. Ciò di cui abbiamo bisogno, quindi, non è una sintesi ma un'interazione dinamica tra l'intuizione mistica e l'analisi scientifica.

Capra non crede che possiamo adottare le tradizioni spirituali orientali in Occidente senza cambiarle in molti modi importanti per adattarle alla nostra cultura. Lo stesso Jung elogia lo yoga ma diffida gli occidentali dal praticarlo.

La fonte spirituale dell'Induismo si trova nei Veda (2000 -500 a.C.) e le Upanishad, la parte finale dei Veda contengono l'essenza del messaggio spirituale e filosofico dell'Induismo. Le masse del popolo indiano hanno ricevuto l'insegnamento dell'Induismo attraverso un gran numero di racconti epici. La realtà ultima è chiamata Bhahman che dà all'Induismo il suo carattere monista. Brahman è l'anima o l'essenza di tutte le cose. Ai vari aspetti del Divino sono stati dati i nomi dei vari dei adorati dagli indù, questi dei non sono che i riflessi dell'unica realtà ultima. Ci sono innumerevoli vie di liberazione per i diversi modi di consapevolezza. Il piacere sensuale non è mai stato soppresso nell'Induismo, l'Induismo ha sviluppato un ramo, il Tantrismo medievale dove l'illuminazione è ricercata attraverso un'esperienza profonda dell'amore sensuale.  Le divinità indù si mostrano in abbracci sensuali di stupefacente bellezza.

L'ineluttabilità della morte

Ho letto diverse volte questa bellissima storia medio - orientale, in formati leggermente diversi. Mi ha colpito molto, perché spesso facciamo del tutto per evitare di andare incontro al nostro destino, che purtroppo è già scritto.

Il testo ci racconta che un Califfo manda il suo Visir al mercato per controllare cosa sta succedendo, in quanto il Califfo teme delle sommosse. Il Visir, mentre si trova la mercato, si accorge di una  "signora avvolta in una cappa nera che lo guardava stupita". Intuito che si tratta della Morte, il Visir ritorna rapidamente alla reggia e chiede al Califfo di permettergli di fuggire il più lontano possibile, e questi gli concede un cavallo velocissimo che lo porterà in poco tempo a Samarcanda e potrà così sfuggire alla morte. Il Califfo ritorna al mercato e incontra anche lui la nera signora e gli domanda: "Perché hai spaventato il mio Visir?" E la morte gli risponde "Non l'ho spaventato, volevo solo parlargli e confermargli che avevo appuntamento con lui questa sera a Samarcanda. Ho temuto che non facesse in tempo ad arrivare al nostro appuntamento." Il Visir, cercando di sfuggire alla Morte, in realtà gli andò incontro.

Il racconto della Morte inevitabile fu ripreso anche da Roberto Vecchioni  negli anni settanta, e lo trasformò in una canzone che ottenne un grande successo di pubblico e divenne un caposaldo della musica italiana. 

Spesso la paura della morte ci impedisce di vivere.  Ammetto che non è facile vivere ogni istante completamente consapevoli di dover morire. È come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo per poco.  Comunque uno degli obiettivi dello yoga è proprio questo: prepararci ad accettare la morte.           

martedì 18 maggio 2021

Documentario sul grande saggio indiano Sri Ramana Maharshi

 Documentario sul grande saggio indiano Sri Ramana Maharshi pubblicato nel maggio 2018 e prodotto da prodotto da Jean Raphael Dedieu.     link:  https://www.youtube.com/watch?v=hVYv9ktilQw

Sito: http://www.ramana-maharshi.it/

Ramana Maharshi (1879 - 1950) è stato un mistico indiano, ed un maestro dell'Advaita Vedānta del XX secolo.  È uno dei saggi più celebrati in India. Dall'età di 17 anni visse ai piedi del monte Arunachala, una delle montagne sacre dell'India, dove restò fino alla morte. 

Una frase tratta da uno dei suo libri. "La mente proietta il mondo fuori di sé e lo risolve di nuovo nel Sé. Quando la mente esce dal Sé, appare il mondo. Pertanto, quando il mondo appare, il Sé non appare; e quando il Sé appare, il mondo non appare".

La tigre bianca - Film

 La tigre bianca (The White Tiger) è un film del 2021 scritto e diretto da Ramin Bahrani.   Si tratta dell'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Aravind Adiga del 2008. 

Il film presenta l'India moderna, e ne fa un ritratto abbastanza crudele. La trama è la seguente: Ashok, ricco fondatore di una startup di Bangalore, racconta in una lettera indirizzata al primo ministro cinese la sua storia. Nato in un povero villaggio del nord dell'India con il nome di Balram, inizia a lavorare come autista per una ricca famiglia indiana corrotta. 

Spinto dalla voglia di riscattarsi socialmente e di vendicarsi dei soprusi ricevuti in qualità di servo appartenente ad una casta bassa, l'astuto Balram riesce ad ingraziarsi il suo padrone Ashok, arrivando  a prendere il suo nome e il denaro usato per corrompere la classe politica indiana, per poi recarsi a Bangalore e diventare un imprenditore di successo.

Le Upanishad dello yoga

Recentemente ho riletto con piacere le Upanishad che sono la parte finale dei Veda e ho contato almeno 17 Upanishad che parlavano di yoga ed illustravano le varie tecniche di pranayama (respirazione), le tecniche di purificazione o menzionavano asana (posizione), gli elementi che poi saranno ripresi ed approfonditi nei testi tantrici. 

Il termine "Veda" significa letteralmente "conoscenza" e si applica a un certo numero di scritture sacre compilate in lingua sanscrita circa 4500-5000 anni fa. Il Veda è la Conoscenza sacra, la Verità divina e delinea i confini dell'ortodossia indù.  In esso si ritrovano i fondamenti della cultura, della spiritualità, delle arti e delle scienze induiste.  Altri testi di riferimento della spiritualità induista sono: la Bhagavad gita (che fa parte del poema Mahabharata) e il Vedanta sutra (testo religioso a fondamento della filosofia Vedānta ("Parte finale dei Veda"). Esistono nella letteratura indiana  anche dei testi epici e storici conosciuti come Itihasa (tra cui Mahabharata e Ramayana) e Purana che illustrano la vita e le esperienze di grandi personaggi della storia. 

La compilazione dei Veda è attribuita al saggio Vyasa, una figura quasi mitologica. Questa conoscenza sacra è divisa in quattro grandi raccolte (samhita)

  • il Rig veda (il veda degli inni), 
  • il Sama veda (la pratica del sacrificio), 
  • l'Atharva veda (le formule magiche), 
  • lo Yajur veda ( i rituali). Alcuni studiosi dividono quest'ultimo veda in Slukla veda e Krishna veda.  Da queste scritture nacquero le diverse tradizioni spirituali (sampradaya). 

Ognuna di queste raccolte è divisa al suo interno in quattro parti: 

  • Samhita ( i mantra in lode a Dio);  
  • Brahmana (le istruzioni dettagliate sui riti e sul cerimoniale);  
  • Aranyaka (le indagini sulla Verità Suprema);
  • Upanishad (gli spunti filosofici). 

Esistono anche dei "Veda secondari" chiamati Upanga (o Upaveda) e Vedanga che contengono invece informazioni puramente tecniche sotto forma di manuali di consultazione pratica,

Per ritornare alle Upanishad ne esistono 108, Sono dei veri trattati filosofici che formano la base dei grandi sistemi della filosofia indiana e sono distribuite nella parte finale delle quattro raccolte dei Veda. Alla base di questo sistema filosofico c'è il Brahman: lo spirito cosmico o coscienza universale, l'essenza eterna che pervade tutto, ogni singola cosa o essere umano. E' la realtà ultima e divina, la fonte di vita e di tutto ciò che è stato creato. Anche noi siamo il Brahman. L'Atman invece è lo spirito o coscienza individuale ed è l'essenza di ogni essere vivente, la sua consapevolezza, l’energia vitale  o il soffio individuale che c'è in ognuno di noi. Il concetto di Unione insito nella parola Yoga significa l’unione della coscienza individuale con la coscienza universale. 

Possiamo riassumere il pensiero filosofico delle Upanishad in quattro Grandi Aforismi (I maha vakya)  che si trovano nelle Upanishad principali:

  • Prajnanam brahma "il Brahman è la perfetta conoscenza",                                                             considerato l'essenza del Rig Veda e riportato nell'Aitareya Upanishad.
  • Tat tvam asi, "Tu sei quello (il Brahman)",                                                                        considerato l'essenza del Sama Veda e riportato nella Chandogya Upanishad.
  • Aham brahmasmi, "Io sono Brahman",                                                                                             considerato l'essenza dello Yajur Veda e riportato nella Brihad aranyaka Upanishad.
  • Ayam atma brahma, "Atman e Brahman sono lo stesso",                                                                considerato l'essenza dell'Atharva Veda e riportato nella Mandukya Upanishad.

Inoltre, le Upanishad sono composte da un numero variegato di versi, si va dai 621 della Chandogya Upanishad (quasi estesa come la Bhagavad gita, che è di 700 versi) ai 12 versi della Mandukya Upanishad fino ad arrivare ai soli 3 versi della Maha vakya Upanishad. Anche la Bhagavad Gita è talvolta elencata come una delle Upanishad, sotto il nome Gitopanishad. Ci sono così le "più importanti" (mukhya), quelle "sullo yoga" (yoga), "sulla rinuncia" (sannyasa), e quelle "di valore universale" (samanya).

Esistono anche tre gruppi specifici di Upanishad che descrivono l'essenza della Realtà secondo i particolare orientamenti di percezione descritti come vaishnava ("di Vishnu"), shaiva ("di Shiva"), shakta ("di Shakti", la Dea Madre).

Di seguito ho creato una specie di bignami, e per ogni Upanishad ho riportato alcune frasi significative. Spesso in queste Upanishad sono riportati i dialoghi tra vari personaggi che attraverso domande e risposte illustrano i concetti base del Vedanta.

Le 10 Upanishad più importanti sono: 

  1. Aitareya Upanishad.  In principio non c'era che il Brahman. Il Brahman è la perfetta conoscenza. La consapevolezza è l'occhio e il fine dell'universo, la consapevolezza è il Brahman. Attraverso questo Atman che è consapevolezza, il Purusha si è elevato da questo mondo e trovando soddisfazione a tutti i desideri nel mondo celeste, è diventato immortale.
  2. Brihad aranyaka Upanishad. Il Brahman è infinito, ed è infinita anche la manifestazione universale: ciò che è infinito ha origine dall'infinito. Anche traendo l'infinito dall'infinito, l'infinito resta infinito. L'Atman è più caro di un figlio, più prezioso di qualsiasi ricchezza, perché è interiore e imperituro. L'Atman non era altro che il Brahman e percepiva sé stesso come Brahman. Prajapati ebbe due gruppi di figli i Deva (le divinità benevoli) e gli Asura (le divinità maligne, demoni) che sono i protagonisti dell'eterno conflitto tra il bene ed il male.  La società degli uomini è creata a partire da quella dei Deva. Ma per tutti, la realizzazione del Brahman rimane lo scopo principale. In questa Upanishad viene spiegato che cosa è il Brahman: è immediato e diretto, il Sé che si trova in ogni essere." "Ciò che respira attraverso il prana è l'Atman che vive in ogni essere. E' l'Atman, l'imperituro, il Sé di ogni cosa: tutto il resto è temporaneo. Janaka domandò, "Qual è la luce per l'essere umano?" "La luce del sole: è grazie al sole che si può sedere, uscire, lavorare e tornare a casa." (4.3.2.) "Ma quando il sole è tramontato, come può servire a illuminare l'essere umano?" "Dopo il tramonto del sole, appare la luna, che gli permette di svolgere tutte le sue attività." La conversazione proseguì nello stesso modo, e Yajnavalkya spiegò che l'essere umano viene illuminato non solo dal sole e dalla luna, ma anche dal fuoco e dalla parola, e soprattutto dalla luce del Sé, del Purusha, che si identifica con l'intelletto e che siede in mezzo ai sensi. Chi non ha desideri, chi è libero dai desideri, chi ha soddisfatto i desideri, chi desidera soltanto l'Atman, non è più separato, ma si unisce al Brahman. L'Atman è anche ciò che è stato descritto come "non è questo, non è quello". Non può essere percepito, non si degrada e non si deteriora mai, non è mai attaccato o legato, non soffre e non subisce danno.
  3. Chandogya Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman, La sillaba Om è chiamata anche Udgita, Il prana è l'aria espirata e l'apana è l'aria inspirata: la loro unione si chiama vyana ed è la parola. Per questo motivo, quando si parla non c'è espirazione o inspirazione. La parola pronunciata è Rig. La sillaba Om rappresenta il Brahman e dal Brahman hanno origine tutte le cose. Similmente, quando il Sé vivente lascia il corpo, il corpo muore, mentre il Sé vivente non muore mai. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.11.1-3) "Portami un frutto di questo albero baniano," disse il padre. Ricevutolo, aggiunse, "Cosa vedi dentro questo frutto?" "Dei semi molto piccoli." "Rompi uno di questi semi. Cosa ci vedi dentro?" "Niente." Il padre spiegò, "L'essenza sottile che tu non percepisci è ciò da cui è cresciuto questo grande albero baniano.                    Abbi fede in questo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.12.1-3) "Metti questo sale nell'acqua e poi torna da me domani mattina." Il ragazzo obbedì e la mattina seguente non riuscì a vedere il sale, perché si era sciolto nell'acqua. Su richiesta del padre assaggiò l'acqua e la trovò salata, sia in cima al contenitore, sia nel mezzo, sia sul fondo. "Così come non eri in grado di vedere il sale nell'acqua nonostante vi fosse presente, similmente non vedi l'Essere che si trova nel corpo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.13.1-3) "Un malvivente potrebbe sequestrare un uomo nel paese di Gandhara, bendarlo e portarlo nel deserto. Il poveretto griderebbe in tutte le direzioni per cercare aiuto. Se qualcuno venisse a togliere la benda dai suoi occhi e gli indicasse la direzione per il paese di Gandhara, potrebbe chiedere indicazioni nei villaggi lungo la strada e riuscirebbe a tornare a casa. Similmente, in questo mondo una persona acquisisce la conoscenza se trova un Guru, e dopo essersi liberato dall'identificazione con il corpo torna a fondersi nell'Esistenza suprema. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu."
  4. Isa Upanishad. Per chi possiede la conoscenza, tutti gli esseri diventano una sola cosa con l'Atman; come potrebbe dunque esserci sofferenza e illusione per una persona che ha realizzato l'unione suprema?
  5. Katha Upanishad. Naciketa si rivolse dunque al padre e gli chiese, "a chi mi darai?". (1.1.1-3) Quando ebbe ripetuto la domanda tre volte, il padre gli rispose, "Ti darò a Yamaraja, il Signore della morte." Naciketa pose al signore della morte la seguente domanda: "Vorrei sapere da te qual è la verità su cosa accade a un essere umano dopo la morte." Dopo una serie di domande e risposte  Yamaraja disse "Ora so che tu desideri davvero la conoscenza". e spiegò: Chi è intelligente comprende che l'Atman rimane distaccato e non identificato con il corpo nonostante viva in tutti i corpi, immutabile in mezzo a tutto ciò che è effimero e mutevole, e così grande da essere onnipresente. l'Atman è uno, controlla ogni cosa ed è il Sé interiore di tutti gli esseri viventi, e rende l'Uno molteplice. L'Atman è la consapevolezza che non nasce e non muore, non ha origine e non dà origine, è primordiale, non-nato, eterno, libero dal decadimento, e non muore quando il corpo muore. L'Atman che dimora all'interno di ogni essere è sempre uno in sostanza ma prende forme particolari a seconda dei corpi.  Questo Purusha, il sè interiore,  è sempre sveglio anche quando tutti dormono, crea tutto ciò che è desiderabile ed è certamente puro: è il Brahman, l'immortale. Su di lui riposano tutti i mondi, come perle su un filo, nessuno può superarlo. Questo è l'Atman!  Poi il testo comincia a descrivere lo yoga. Il dominio stabile sui sensi è chiamato yoga. Nel corpo ci sono 101 canali di energia. Naciketa ottenne questa conoscenza da Yama, la personificazione della Morte. Dopo aver appreso la scienza dello Yoga, poiché era libero dalle passioni e dalla morte, raggiunse il Brahman.
  6. Kena Upanishad. Si può contemplare il Brahman quando si supera il livello mentale, ma chi cerca di comprenderlo attraverso la mente non riuscirà veramente a conoscerlo. L'erudizione non è sufficiente: ci vogliono umiltà e introspezione. I Deva (le divinità induiste) pensarono, "Siamo noi che abbiamo vinto, e nostra è la gloria." Il Brahman vide la loro arroganza e apparve in mezzo a loro, ma i Deva non lo riconobbero.
  7. Mandukya Upanishad. Tutto ciò che esiste è la sillaba Om. Il Brahman è tutto ciò che esiste, è l'Atman, che è composto dai quattro quadranti: veglia, sonno, sonno profondo, Turiya. Quando durante il sonno non si desiderano oggetti di piacere e non si hanno sogni, il Sé si trova nello stato di sonno profondo chiamato Prajna, che corrisponde al terzo quadrante. Il quarto quadrante è Turiya e la sua consapevolezza trascende il mondo interno e quello esterno. Nello stato di veglia è la lettera A che emerge, nello stato di sogno è la lettera U, nello stato di sonno profondo è la lettera M nasale che emerge. Il quarto quadrante è senza parti o lettere, perché si trova al di là della comprensione ordinaria, oltre la cessazione del mondo fenomenico, oltre la dualità e le sofferenze. Questo Om è certamente l'Atman. Chi lo sa entra nel Sé attraverso il Sé.
  8. Mundaka Upanishad. Angira disse, "Esistono due tipi di conoscenza - quella inferiore e quella superiore. Questo è risaputo da coloro che hanno studiato i Veda. La conoscenza inferiore è caratterizzata dai rituali, la pronuncia dei mantra, dall'etimologia e dalla grammatica e dall'astrologia. La conoscenza  superiore corrisponde alla ricerca del Brahman, e per ottenere migliori risultati occorre trovare un Guru. Il Guru che viene avvicinato nel modo adeguato deve sempre mantenere la calma nel cuore e nella mente e controllare gli organi di senso esterni per poter impartire la conoscenza del Brahman, che permette di realizzare il vero Purusha imperituro e trascendentale.  L'Om è l'arco, l'Atman è la freccia e il Brahman è il bersaglio. Può essere centrato da chi è infallibile, da chi diventa Uno con il bersaglio immergendo la mente nella sua contemplazione. Quando l'anima individuale vede il Purusha, il creatore, il Signore dorato, l'origine del Brahman inferiore, si libera da meriti e demeriti e diventa pura, raggiungendo l'uguaglianza assoluta. 
  9. Prasna Upanishad. Il venerabile Pippalada Rishi accettò come discepoli Sukesha, Satyakama, Gargya, Kousalya, Bhargava e Kabandhi, tutti impegnati nella ricerca del Brahman, e desiderosi di raggiungere il Brahman Supremo. Bhargava pose la seguente domanda: "Quante sono le Divinità che sostengono l'esistenza di una creatura, e quale è la più importante e gloriosa?" (2.1) "Lo spazio è questa Divinità, ma lo sono anche l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, la parola, la mente, la vista e l'udito. Tutte queste Divinità manifestano la loro gloria e collaborano a mantenere integro il corpo." (2.2) Tra queste divinità prevalse il Prana che disse loro, "Non vi illudete. Sono io che mantengo il corpo integro, sostenendolo con le mie cinque manifestazioni."  Il Purusha dalle 16 membra o parti si trova nel corpo umano stesso. In questa parte del testo ci si interrogs in che modo appare all'arrivo dell'Atman, e in che modo rimane nel corpo durante il tempo della sua vita. Dal prana il Brahman creò la fede, lo spazio, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, i sensi, la mente e il nutrimento. Dal nutrimento creò il vigore, l'autocontrollo, i mantra, i rituali, i mondi e i nomi dei mondi.
  10. Taittirya Upanishad. Parleremo ora della scienza della pronuncia, dell'alfabeto, degli accenti, della metrica, dell'enfasi, dell'uniformità e della contrapposizione. Ora parleremo della meditazione. Nello spazio che c'è nel cuore si trova questa Persona che si può realizzare attraverso la conoscenza, e che è immortale e splendente. Bisogna praticare il Dharma sia quando si insegna che quando si impara; "Il Brahman è la verità, la conoscenza e l'infinito. Oltre al corpo fatto di cibo (annamaya) descritto sopra, esiste un altro corpo sottile fatto di aria o prana (pranamaya), esiste un altro corpo sottile fatto di mente (manomaya), Ma oltre al corpo cognitivo, esiste un altro sé interiore costituito da felicità pura (anandamaya), L'Atman desiderò diventare molteplice e prendere nascita. Avendo preso questa decisione, creò tutto ciò che esiste ed entrò in ogni cosa, diventando ciò che ha forma e ciò che non ha forma, "All'inizio di tutto questo c'era soltanto il non-manifestato, e dal non-manifestato emerse ciò che è manifestato." Il Brahman creò sé stesso da sé stesso, perciò viene chiamato 'Nato da sé stesso'. "La persona realizzata, dopo aver sperimentato la felicità del Brahman, non ha più paura di nulla."  Esiste un'altra Upanishad con contenuti molti simili chiamata Taittirya Upanishad, Brighu valli. Brighu Rishi, l'illustre figlio di Varuna, avvicinò suo padre chiedendogli di istruirlo sul Brahman. Il padre gli spiegò l'importanza della meditazione. In meditazione Brighu realizzò che il Brahman è il prana, poi realizzò il Brahman come la conoscenza, perché dalla conoscenza hanno origine tutti gli esseri, dalla conoscenza sono sostenuti e attratti, e alla conoscenza ritornano.

Le Upanishad sullo Yoga sono 17: Amrita bindu Upanishad, Amrita nada Upanishad, Brahma vidya Upanishad, Darshana Upanishad, Dhyana bindu Upanishad, Hamsa Upanishad, Kshurika Upanishad, Mahavakya Upanishad, Mandala brahmana Upanishad, Nada bindu Upanishad, Pashupata Upanishad, Sandilya Upanishad, Trishiki brahmana Upanishad, Yoga chudamani Upanishad, Yoga kundali Upanishad, Yoga sikha Upanishad, Yoga tattva Upanishad. In molte di queste Upanishad troviamo anche delle istruzioni tecniche riguardanti particolari pratiche yoga, mantra e rituali, istruzioni a volte un po' oscure che necessitano di un guru per interpretarle.

Di queste:

  • 11 sono contenute nello Yajur Veda; 
  • 3 sono contenute nello Atharva Veda; 
  • 1 è contenuta nel Rig Veda; 
  • 2 sono contenute nel Sama Veda.

  1. Amrita bindu Upanishad. Si deve conoscere l'Atman come sempre immutato durante le fasi di veglia, sogno e sonno profondo. Per chi ha trasceso questi tre stati non c'è più bisogno di rinascere.  L'Atman universale è Uno ed è presente in tutti gli esseri. Pur essendo Uno, appare molteplice.  Io sono l'Atman dell'universo, l'Essere supremo, nel quale risiedono tutti gli esseri, che risiede in tutti gli esseri e benedice tutti.
  2. Amrita nada Upanishad.  Il saggio deve completare lo studio delle scritture e meditare ripetutamente sul loro significato. Pratyahara è quando si verifica il ritiro degli oggetti dei sensi (come il suono e così via) e la mente irrequieta diventa le redini nelle mani dell'Atman. Pratyahara (controllo dei sensi), dhyana (contemplazione), tarka (studio) e samadhi (meditazione trascendentale) sono le sei parti dello Yoga. Le tre fasi del pranayama sono rechaka (espirazione), puraka (inspirazione) e kumbhaka (la fase in cui si trattiene il respiro).  Il Prana si estende anche all'esterno del corpo per uno spazio di 32 dita. I cicli di respirazione in un giorno completo di 24 ore assommano a 113.180. Il primo vayu, il Prana, risiede nel cuore, Apana risiede nell'ano, Samana nell'ombelico, Udana nella gola, Vyana in tutto il corpo. Poi ci sono i colori dei vari prana.
  3. Brahma vidya Upanishad. La sillaba Om è il Brahman, Il corpo dell'Om è costituito dalle tre lettere che compongono il suono. Esistono tre forme principali della Divinità, tre mondi, tre Veda e tre fuochi. La lettera A corrisponde al Rig Veda, al fuoco Garhapatya, a Brahma il creatore, e ai mondi del livello della terra, conosciuta come Bhuh. La lettera U corrisponde allo Yajur Veda, al fuoco Dakshina, a Vishnu, e alla regione intermedia dell'universo, conosciuta come Bhuvah. La lettera M corrisponde al Sama Veda, al fuoco Ahavaniya, a Isvara, e ai pianeti superiori dell'universo, conosciuti come Suvah. In questa Upanishad si parla delle 72 mila nadi.
  4. Darshana Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman. Si parla dello Yoga delle otto parti, occorre la pratica del mantra japa e l'austerità. I nove asana importanti sono Svastika ("la croce uncinata"), Gomukha ("il muso di mucca"), Padma ("il fiore di loto"), Vira ("il guerriero"), Simha ("il leone"), Bhadra ("benefica"), Mukta ("libera"), Mayura ("il pavone") e Sukha ("facile"). Qualsiasi posizione che risulti comoda e faciliti la meditazione viene chiamata Sukha Asana. Quando si è controllato perfettamente il corpo, bisogna iniziare a praticare il pranayama. Dopo aver stabilito la propria residenza in quel luogo, si assume l'Asana più adatto, rivolti verso est o nord, ci si concentra sul Bindu (punto di concentrazione). Si parla delle nadi principali Ida e Pingala, e del Brahma randhra (la sommità del cranio). Si specificano i mantra per i 5 elementi: ham, yam, ram, vam e lam. Ora ti spiegherò i 6 tipi di dharana, o concentrazione stabile nella contemplazione. Il samadhi è il livello in cui si comprende che il Jivatman e il Param Atman sono una sola cosa. L'Atman è perfetto e completo, senza macchia, immutabile, e benché sia Uno, appare in differenti forme per effetto dell'illusione. Quando si vede sé stessi in tutto, e tutto in sé stessi, si raggiunge il livello del Brahman. Il mondo appare allora come illusorio (Maya).
  5. Dhyana bindu Upanishad.  Il Dhyana Yoga (la meditazione) è il metodo più potente per annientare gli effetti delle azioni negative passate. Viene spiegata la potenza del Nada (suono spirituale), Il Pranava Omkara è l'arco, l'Atman è la freccia, il Brahman è il bersaglio. La dimora suprema del Brahman, la fonte del nettare dell'immortalità, si trova nel chakra della fronte, che è nel mezzo delle sopracciglia, alla radice del naso. Le sei pratiche dello Yoga sono asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Tra il primo e il secondo chakra si trova la sede di Yoni (nel perineo), dove risiede Kama (la personificazione del desiderio). Sotto l'ombelico si trova il kanda, che ha la forma dell'uovo di un uccello. Ida, Pingala e Sushumna sono controllate da Chandra, Surya e Agni, e sono sempre percorse dal prana. e unendo il Prana all'Apana si contempla l'universo come la natura dell'Atman stesso. Si entra così nella fase chiamata Turiyatita
  6. Hamsa Upanishad.  "Tu conosci tutto sul Dharma e sei esperto in tutti gli shastra (le scritture). Gautama disse a Sanat Kumara, Ti prego, dimmi come si può ottenere la Brahma Vidya (conoscenza del Brahman). Nel centro del loto si trova l'attenzione dello stato di veglia, nel pericarpo si trova lo stato di sogno, nel seme si trova lo stato di sonno profondo, e quando si lascia il fiore di loto si entra nel turiya ("quarto" stato della consapevolezza). Ci sono 21.600 Hamsa (cicli di respirazione) nell'arco delle 24 ore. L'Hamsa pervade tutti i corpi come il fuoco è presente in tutti i tipi di combustibile. Chi conosce questa verità non muore mai. Il Paramahamsa (il Param Atman) risplende come milioni di soli e pervade tutti i mondi. L'unione di Hamsa e Paramahamsa è il samadhi, nelle due fasi samprajnata (siamo in uno stato consapevole) e asamprajnata (siamo completamente immersi nel tutto).
  7. Kshurika Upanishad. L'Upanishad chiamata "coltello" taglia l'ignoranza permettendo allo Yogi di risvegliarsi. In ciascuna delle 72mila nadi scorre una sostanza sottile, un'energia simile a un olio che può essere estratto e bloccato tramite la meditazione. Attraverso l'intensa pratica del pranayama, del pratyahara e del dharana si tagliano i legami, degli attaccamenti familiari e gli attaccamenti alla realtà esterna, usando la mente affilata dalla rinuncia.
  8. Mahavakya Upanishad. Il Signore Brahma disse, "Ora esporrò questa conoscenza che ho sperimentato direttamente. La percezione diretta del Brahman come il Sole trascendentale deriva dalla recitazione sottile dell'ajapa gayatri, il mantra Hamsa.  Il Param Atman, che è la fonte di ogni felicità, si raggiunge percorrendo la via dello Yoga, praticando l'esercizio di puraka, kumbhaka e rechaka combinato alla meditazione sul Brahman. "Io conosco quel Purusha che è la luce oltre le tenebre, che è l'origine di ogni forma e nome, che provvede alle necessità di tutti gli esseri, e che è il Signore supremo." All'alba della creazione Brahma riconobbe questo Purusha come il Brahman supremo.
  9. Mandala brahmana Upanishad. Il grande Muni Yajnavalkya si recò a visitare Aditya loka e dopo aver offerto il suo omaggio a Surya Narayana, gli disse, "Ti prego, parlami dell'Atma tattva (la conoscenza dell'Atman)." Narayana disse, Ti parlerò dello Yoga che è costituito da otto parti e della conoscenza spirituale. Praticate la respirazione in questo modo: Trattenere il respiro ed espirare seguendo il ritmo di 16, 64 e 32 matra (unità minima di tempo).  Il corpo materiale ha cinque difetti: passione, collera, fame o stanchezza, paura e sonno. La liberazione, taraka, è il Brahman che si sperimenta inizialmente nel chakra della fronte come lo splendore spirituale del Sacidananda (Sat  - Cit - Ananda ossia Esistenza - Coscienza - Beatitudine). Lo Yoga è suddiviso in due categorie: purva ("iniziale") e uttara ("avanzato"). Alcuni affermano che la forma del Purusha (l'Atman) nella grotta del cuore è la personificazione dell'antar lakshya, cioè la visione che si ottiene durante la prima fase della meditazione. Tutte queste affermazioni si riferiscono all'Atman, e chi conosce profondamente il Brahman sa che l'Atman è sempre puro. Il Jivatman, che è il venticinquesimo tattva o fattore tra le categorie che compongono l'universo, diventa Jivanmukta realizzando che l'unica realtà è il Param Atman, il ventiseiesimo tattva dell'universo. In questo modo, unendosi al Supremo tramite la visione interiore, il Jivatman diventa una sola cosa con l'Akasha, lo spazio supremo. In questa Upanishad si parla anche di mudra, illustra come eseguire il mudra Shanmukhi, chiudendo o coprendole le "6 porte": orecchie, occhi, narici e bocca con entrambe le mani, si può sentire il suono del Pranava. Si diventa Jivanmukta (liberati già in vita). "Ti prego, spiegami la natura dei cinque tipi di akasha (spazio)."  "I cinque livelli di akasha sono chiamati Akasha, Parakasha, Mahakasha, Suryakasha e Paramakasha.  Chi non conosce bene i nove chakra ("ruote" o vortici di energia nel corpo), i sei adhara ("sedi" o luoghi dove l'Atman riposa nel corpo), i tre lakshya ("ciò che deve essere visto", cioè lo scopo della pratica) e i cinque akasha ("livelli dello spazio") è uno Yogi solo di nome e non di fatto. La mente, influenzata dagli oggetti mondani, ha la tendenza a rimanere legata dagli attaccamenti, ma quando si sottrae a tale influenza è degna di raggiungere la liberazione.
  10. Nada bindu Upanishad. La lettera A è considerata l'ala destra dell'Omkara, la U è la sua ala sinistra, la M la sua coda e l'ardha matra la sua testa. I guna conosciuti come rajas e tamas sono le sue zampe, sattva il suo corpo, dharma il suo occhio destro e adharma il suo occhio sinistro. L'argilla è la causa materiale del vaso, e similmente il Vedanta insegna che l'ignoranza è la causa materiale dell'universo, e che quando l'ignoranza si dissipa, l'universo non esiste più. Come una persona che è in preda all'illusione vede una corda come un serpente, così lo sciocco che non conosce la verità crede che il mondo sia reale. Quando si capisce che si tratta solo di una corda, l'idea illusoria del serpente svanisce.
  11. Pashupata Upanishad. E' un'Upanishad molto corta, solo mezza pagina. Shiva, che è Pasupati (il Signore degli animali), è sempre il Testimone di ogni cosa e controlla la mente di tutte le creature.
  12. Sandilya Upanishad. Sandilya avvicinò il Rishi Atharva e gli chiese di parlare delle otto anga dello Yoga che permettono di realizzare l'Atman. Atharva rispose, "Le otto anga dello Yoga sono yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Yama ha 10 suddivisioni, e così anche niyama. Gli asana sono 8, il pranayama è di 3 tipi, e così anche il dharana, mentre dhyana è di 2 tipi e samadhi di un solo tipo. Parama Karuna Devi. Yama include: ahimsa, satya, asteya, brahmacharya, daya, arjava, kshama, dhriti, mitahara e saucha. Le 10 divisioni di Niyama sono: tapas, santosha, astikya, dana, isvara pujana, siddhanta sravana, hrih, mati, japa e vrata. IlJapa è la recitazione del mantra assegnato dal Guru; Gli asana principali sono Svastika, Gomukha, Padma, Vira, Simha, Bhadra, Mukta e Mayura. Siddha asana consiste nel premere il perineo con il tallone sinistro e appoggiare il tallone destro sopra la zona genitale, concentrando l'attenzione in mezzo alle sopracciglia. Chi controlla il corpo conquista tutti i mondi. Il pranayama deve essere praticato da chi segue yama e niyama, e ha lo scopo di purificare le nadi. "Il corpo grossolano è lungo 96 dita, e il corpo pranico si estende 12 dita oltre il corpo grossolano. Attraverso la pratica dello Yoga si controlla il prana equilibrando vayu e agni all'interno del corpo. La Kundalini Shakti, che ha la forma delle 8 Prakriti, è avvolta in 8 spire e riposa nella sua dimora, che si trova poco sopra l'ombelico. Collegate alla Kundalini ci sono le 14 nadi principali, chiamate Ida, Pingala, Sushumna, Sarasvati, Varuni, Pusha, Hastijihva, Yasasvini, Visvodhari, Kuhuh, Sankhini, Payasvini, Alambusa e Gandhari.            Prana, Apana, Samana, Udana, Vyana, Naga, Kurma, Krikara, Devadatta e Dhananjaya sono le 10 manifestazioni del prana che percorrono le nadi. Per Purificare la Sushumna bisogna eseguire il seguente esercizio: inspirare dalla narice sinistra, trattenere il più possibile ed espirare attraverso la destra, poi inspirando dalla narice destra, trattenere ed espirare dalla sinistra, facendo molta attenzione. Secondo le scritture, questa pratica consente di purificare le nadi entro l'arco di 3 mesi. Poi si deve poi praticare il blocco del respiro all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, per 4 settimane, aumentando gradualmente il numero di cicli, fino a 80 volte al giorno. Nella fase iniziale si produce del sudore, nella fase intermedia appaiono dei tremiti e nella fase finale il corpo diventa così leggero da poter rimanere sospeso nell'aria. Il kumbhaka o blocco del respiro può essere di due tipi: sahita e kevala. Sahita è compiuto insieme a inspirazione ed espirazione, mentre kevala è compiuto da solo, indipendentemente. Con la mente e il respiro concentrati sulla contemplazione interiore, lo Yogi ha lo sguardo fisso verso gli oggetti esterni ma non li vede veramente, perché le pupille sono immobili: questo si chiama Khechari mudra, e procura un grande benefico. A questo livello, praticando il Khechari mudra si entra nello Yoga nidra, il particolare stato della consapevolezza trascendentale in cui il tempo non esiste. Per dissipare citta (l'attenzione mentale) si può seguire la via dello Yoga o la via del Jnana.             O grande saggio, lo Yoga consiste nell'eliminazione delle modificazioni della mente, mentre Jnana è la loro analisi profonda. Esplorando la natura di dharma e adharma e concentrandosi sul sanchita karma si ottiene la conoscenza del passato e del futuro.  Fissando la consapevolezza sull'Atman si acquisisce la conoscenza del Purusha.  La meditazione saguna è sulla murti di una Divinità, mentre nirguna è la meditazione sulla realtà dell'Atman - Brahman. Samadhi è l'unione del Jivatman con il Param Atman oltre i concetti di soggetto, oggetto e processo cognitivo: è conoscenza pura e felicità infinita. Brahman è satya (verità), vijnana (conoscenza realizzata) e ananta (esistenza infinita), che intrecciati insieme compongono la realtà, Può essere conosciuto attraverso Jnana e Yoga. Dal Brahman sorse la conoscenza nei tempi antichi. E' Uno senza secondi.
  13. Trishiki brahmana Upanishad.  "Devi capire che tutto ciò che esiste è Shiva. Se vuoi sapere a cosa dà luce, la risposta è  il Brahman, che è sat (esistenza), poi si unì con Maya, dando origine al Mahat". Così apparvero i 5 tanmatra (le 5 facoltà di percezione sensoriale), e da questi i 5 bhuta (elementi materiali): spazio, aria, fuoco, acqua e terra. I 12 aspetti della conoscenza dell'universo sono le Divinità che presiedono ai sensi dell'essere, la realtà adhidhaivika che è anche adhyatmika: Chandra, Brahma, le direzioni, Vayu, Surya, Varuna, gli Asvini kumara, Agni, Indra, Vishnu, Prajapati, Yama. Tamas e rajas. Shiva e Shakti sono presenti ovunque, come il gusto è presente in tutte le parti di un frutto dolce. Tutte le coperture corporee (kosa) pervadono l'annamaya kosa. Quando lo yogi si impegna nello Yoga e diventa capace di far risalire il prana nella testa con la pratica costante della meditazione, ottiene la conoscenza, e tramite la conoscenza raggiunge il successo nello Yoga. Il vero yogi è colui che è diventato stabile nella conoscenza (jnana) e nello Yoga. L'Upanishad parla anche delle perfezioni mistiche (yoga siddhi). La realizzazione della Verità universale è l'unione del Jivatman con il Param Atman: "Io sono Brahman, e Brahman è me". Questo è il vero samadhi.
  14. Yoga chudamani Upanishad. Il Jivatman è controllato dal Prana e dall'Apana, l'energia vitale che sale e scende nel corpo di energia. Il Prana trascina l'Apana, e viceversa. Chi conosce questo meccanismo comprende lo Yoga. La Kundalini Shakti si trova al di sopra del Muladhara chakra, arrotolata in 8 spire. Il testo parla delle Divinità archetipe come Sadashiva, Isvara, Rudra, Vishnu e Brahma. Tra questi, Brahma, Vishnu e Rudra si occupano della creazione, del mantenimento e della distruzione dell'universo, attraverso i tre guna chiamati rajas, sattva e tamas (passione, virtù, ignoranza). Le tre lettere A, U e M sono i componenti dell'Om, e sono il simbolo dei tre Veda, dei tre mondi e dei tre guna. Un ciclo di 12 ripetizioni dell'Om è richiesto per un puraka, seguito da 16 ripetizioni che sono il kumbhaka, e 10 ripetizioni che sono il rechaka: questo è il pranayama. Questo è il minimo necessario nella pratica del pranayama; e la mente si rafforza e giunge infine al samadhi.  
  15. Yoga kundali Upanishad. In questo testo viene spiegato il pranayama, e l’ascesa della kundalini. Citta (la consapevolezza mentale) ha due cause: il vasana (l'impressione mentale) e vayu (il prana). Controllando l'uno si controlla anche l'altro. Di questi due, il prana deve essere controllato con un'alimentazione moderata, le posizioni del corpo e il movimento di Shakti. Le asana necessarie sono Padma e Vajra. La Shakti è la Kundalini.  Il prana passa attraverso la nadi Sarasvati, conosciuta anche come Arundhati, viene risvegliata la Kundalini. Poi il prana stesso entra nella Sushumna nadi insieme alla Kundalini. Ora parlerò del pranayama. Il prana è il vayu (aria) che si muove nel corpo e che trattenuto crea il kumbhaka. Questo kumbhaka si chiama Ujjayi e può essere praticato anche camminando o stando in piedi. Questo kumbhaka si chiama Bhastri, e va eseguito con attenzione. Prima di eseguire uno dei quattro kumbhaka lo Yogi deve praticare i tre bandha detti Mula bandha, Uddiyana e Jalandhara, che ora descriverò. Le malattie sono generate da irregolarità nel riposo (dormire di giorno, stare svegli fino a tarda notte), disordini sessuali, contatti con la folla, cibi malsani, urina e feci non evacuate al momento adatto, e un'eccessiva attività mentale. Il saggio deve sforzarsi attentamente di liberarsi da questi ostacoli. Descriverò ora il Khechari; la luce della conoscenza non appare senza la pratica dello Yoga. L'Upanishad pone una serie di domande che in seguito daranno vita all'Advaita Vedanta uno dei sei sentieri filosofici indiani. Vengono poste le seguenti domande: Chi sono io? In che modo sono finito nell'esistenza materiale? Cosa succede quando mi trovo nel sonno profondo, in quali attività sono impegnato durante gli stati di veglia e sogno? Quando le concezioni materiali vengono dissipate, l'Atman che risiede nell'Akasha del cuore raggiunge la vera conoscenza, espandendosi e dissolvendo jnanamaya kosa e manomaya kosa.
  16. Yoga sikha Upanishad. "Tutti gli esseri viventi sono circondati dalla rete dell'illusione. O Signore supremo, come potranno raggiungere la liberazione?" Il Signore rispose, "Alcuni affermano che l'unico modo per uscire dal condizionamento è la conoscenza (jnana), ma ciò non è sufficiente, perché il jnana senza yoga non ha potere sufficiente. Nemmeno lo yoga da solo è sufficiente senza jnana, perciò bisogna apprendere e praticare entrambi simultaneamente. L'unico mezzo per conquistare e la mente è controllare il prana, e per controllare il prana l'unico metodo è lo Yoga, come è stato insegnato dai saggi. Si medita sulla sillaba Om durante il kumbhaka  dove non c'è inspirazione ed espirazione. Se si pratica a lungo allora si sentono vari tipi di suoni. Le quattro fasi per questa pratica sono Mantra, Laya, Hatha e Raja, che insieme compongono il grande Maha Yoga. Il Sole è ha, e la Luna è tha, perciò l'Hatha è l'unione tra il Sole e la Luna, che elimina la stupidità all'origine di tutti i difetti. Quando il Jivatman si unisce al Param Atman, la mente si dissolve, e rimane soltanto il prana: questo è chiamato laya ("dissoluzione") e permette di raggiungere la felicità dell'Atman. Quando questo rajas principio divino si fonde con il principio divino maschile chiamato sukra si ha il Raja Yoga, che consente di sviluppare le perfezioni mistiche. La zona triangolare tra l'ano e l'organo genitale si chiama Muladhara, e ancora più sopra c'è il Maha pitha chiamato Udayana. Così quando osserviamo il mondo vediamo delle sovrapposizioni: in realtà questo mondo non è differente dal Brahman. La Taittirya Upanishad afferma che la paura appare nella mente di chi vede differenze tra il Jivatman e il Param Atman. Ma chi comprende profondamente i sei chakra entra nella felicità suprema: questo si ottiene controllando i prana nel corpo.
  17. Yoga tattva Upanishad. Che ci sia pace in me! Che ci sia pace nell'ambiente dove vivo! Che ci sia pace nelle influenze che agiscono su di me! L'Antenato di tutti gli esseri, Brahma, offrì il suo omaggio al Signore dell'universo (Purusha) e gli chiese di spiegare la verità dello Yoga in 8 parti. Ciò che è Uno e indivisibile, quiescente, trascendente e libero dal decadimento si manifesta come Jivatman a causa dei risultati delle azioni virtuose e colpevoli passate. Il corpo è composto da cinque elementi legati insieme dai dhatu. Anche questo testo parla dell'importanza del jnana e dello yoga. La conoscenza permette di trovare in sé stessi la vera natura che trascende la dualità (Saccidananda). Ora ti parlerò dello Yoga, che viene classificato a seconda delle sue pratiche come Mantra Yoga, Laya Yoga, Hatha Yoga e Raja Yoga. l'Hatha Yoga, che è caratterizzato soprattutto dalle 8 parti chiamate yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana (che consiste nella contemplazione del Signore Hari nella zona tra le sopracciglia) e samadhi. Il testo parla del Maha bandha e del Khechari.  Parla dei tre tipi di bandha (le contrazioni di gruppi di muscoli per veicolare il prana) che sono Jalandhara, Uddiyana e Mula bandha. Suggerisce che per fare progressi occorre anche la giusta alimentazione (ad esempio aglio e cipolla sono da evitare), praticare in tutti i contesti la non violenza. Attraverso il pranayama le nadi vengono purificate. Praticando assiduamente la sua sadhana lo yogi acquisisce una serie di  poteri mistici chiamati siddhi.  Trattenendo il respiro per lunghi periodi si compie il kevala kumbhaka che aiuta a risvegliare Kundalini, Quando Kundalini sale lungo la shushumna nadi e raggiunge l'ultimo chakra il Jivatman si unisce al Param Atman senza più separazione.  Chi pratica il pranayama anche solo per uno yama (24 minuti) ogni giorno vince il tempo.  Una matra è l'unità di tempo necessario per schioccare le dita una volta. 

lunedì 17 maggio 2021

Abbecedario della saggezza

Christophe André, Alexandre Jollien e Matthieu Ricard  presentano il loro  Abécédaire de la sagesse del 2020, vedi link:  https://www.youtube.com/watch?v=zeP1SVHHBlA

Sono tre amici, uno psichiatra, un filosofo e un monaco ed insieme hanno scritto due libri per aiutarci a vivere meglio: Tre amici in cerca di saggezza e A noi la libertà  che riuniscono quasi mille pagine. I tre amici hanno riunito la quintessenza delle loro riflessioni fatte in questi due testi, in un luminoso Abbecedario della saggezza,  un manuale salutare per vivere meglio in questi tempi incerti. Un concentrato di saggezza alla portata di tutti.  I concetti sono presentati sotto forma di piccoli testi molto accessibili, dalla "A" di "Accettazione" alla "Z" di "Zen". Sono stati aggiunti nuovi temi - vulnerabilità, solidarietà, resilienza, ecc.  Ognuno degli autori ha scelto le parole che gli sono care per condividere la sua visione, la sua esperienza, gli sforzi per essere più coerente, più attento, più altruista, più felice.

Vi riporto alcune delle loro considerazioni, che condivido pienamente:

  • La saggezza è il massimo del benessere, nel massimo della lucidità. Definizione data dal filosofo francese Andrè Comte-Sponville.
  • Bisogna non essere fuori della realtà. bisogna solo aggiungerci la generosità. 
  • Quello che ci aiuta ad approfittare della vita è il perfetto adeguamento alla realtà, la corretta interpretazione della realtà ed essere in armonia con gli altri.
  • Prima dobbiamo essere saggi per sé stessi e poi vedere se riusciamo a fare qualcosa per gli altri.
  • La saggezza si deve costruire in solitudine e può essere acquisita solo dopo un lungo cammino. Anche i saggi se interrompono l'allenamento possono perdere la saggezza. 
  • Altruismo e benevolenza si esprimono nella realtà agendo con saggezza.
  • Il percorso di crescita spirituale può cominciare con uno sguardo sugli altri, vedere negli altri, non solo quello che non va, ma vedere soprattutto gli aspetti positivi.
  • Se non siamo coerenti, il nostro messaggio non ha forza.
  • La trasformazione e il cambiamento domandano molto, molto tempo.  Non c'è il segreto o la formula del benessere...  Sarebbe strano che una pratica funzionasse velocemente come assumere una pillola.  L'importante è la ricerca della libertà interiore.
  • La differenza tra la gioia e il benessere. Il benessere è un accumulo di emozione e di senso, Il benessere è un modo di essere che non è incompatibile con la tristezza.  La gioia è un fiore del benessere, è una sensazione, una emozione. Dobbiamo acquisire quella libertà interiore che ci permette di gestire i passaggi dalla paura alla gioia.
  • Più facciamo fronte alle difficoltà, più dobbiamo allenarci alla resilienza, e alla benevolenza.
  • Impegno e meditazione non sono all'antitesi, 
  • Dobbiamo impegnarci con coerenza nel campo dove ci esprimiamo al meglio..., dove siamo più efficaci.
  • L'opposizione sistematica non è auspicabile. Dopo l'analisi giusta, viene l'azione giusta. 
  • Nel buddhismo la saggezza è una visione corretta del mondo; occorre integrarla con la meditazione, dobbiamo cercare di andare nel più profondo del nostro essere;  se soffriamo per stati di ansia, la saggezza sarà discontinua.
  • La violenza è una disfatta, è manifestazione di impotenza e frustrazione. Oggi è necessaria una presa di coscienza collettiva verso questo fenomeno e  occorre diventare intolleranti  ad ogni tipo di  violenza familiare e sociale. Per aiutare i figli a ridurre l'espressione della violenza occorre: -riportare la collera sotto forma di parola,  - cercare di agire, in quanto l'azione è molto più importante delle parole,  - i genitori devono essere di esempio.
  • Come facciamo a sapere se siamo sul cammino verso la saggezza? Dobbiamo fare una grande analisi introspettiva e verificare se siamo in pace con noi stessi ed appagati;  se siamo in grado di controllare tutti i veleni mentali. Se siamo meno in collera e gelosi verso gli altri.

Tso Pema, l'associazione romana che promuove la cultura tibetana

Speriamo che la pace riesca ad entrare nella mente e nel cuore di tutti gli esseri!

 Aiutare gli altri è il modo per trovare la propria felicità.

Tso Pema Non Profit è un'associazione fondata il 10 Dicembre, 2010 con sede a Trastevere Roma.   vedi: https://www.tsopemanonprofit.org/chi-siamo    Questa data rappresenta un doppio anniversario:

  • - La giornata dei Diritti Umani Internazionale
  • - La commemorazione del Premio Nobel per la Pace conferito a SS il H.H. the Dalai Lama nel 1989.

I tre fondatori dell'associazione sono: Ghese Lobsang Soepa un monaco tibetano, Gianrigo Marletta, Marisa Burns.  

 Lobsanga Soepa ha completato gli studi di Ghesce (Dottorato di ricerca in filosofia buddhista) e risiede a Roma ed è la guida spirituale dell'associazione e del centro di cultura tibetana.

L'associazione Tso Pema Non-Profit si impegna per preservare la cultura tibetana che è una cultura di pace e di non violenza. SS il Dalai Lama, nonostante l'età,  non si ferma mai di girare il mondo per promuovere la pace in tutti settori della società. La sfida intrapresa dall'associazione è far prevalere la cultura della Nonviolenza, in un mondo purtroppo dominato dall'aggressività e dal profitto.

L'associazione ha messo in piedi sia una organizzazione non-profit che una Onlus per aiutare con semplici progetti i tibetani fragili in India, dando sostegno economico a studenti universitari, malati e persone anziane. A Delhi, nel quartiere tibetano, l'associazione sostiene economicamente un giovane tibetano che si è reso disponibile per portare tibetani malati nei vari ospedali della capitale Indiana. In 3 anni di attività, grazie a questa persona, l'associazione è riuscita a salvare parecchie vite.

Organizza conferenze per tenere aggiornata l'opinione pubblica sulla situazione del Tibet  e promuove corsi settimanali per presentare la cultura e il buddhismo tibetano ai romani. Propone, inoltre, corsi di meditazione, incontri di lettura di testi buddhisti:

  • - l'insegnamento settimanale di Ghesce Soepa on line, seguito dalla recitazione di mantra e  meditazione.  
  • - lettura settimanale di libri on line.  Attualmente c'è la lettura del libro "Fa che la tua mente diventi un Oceano" di Lama Yeshi.
  • -  lettura settimanale del testo sacro Il "Bodhisattvacharyatara", ossia, "Una Guida alla Vita di un Bodhisattva" del maestro Shantideva che ha vissuto in India negli anni 700 e frequentava l'Università di Nalanda, un'università di fama internazionale del Buddhismo in India fondata nel 400 circa. 

Per qualsiasi informazione: 3472273691   

Il saluto del Dalai Lama per il 2021. Link:   http://it.dalailama.com/videos/il-saluto-di-sua-santità-il-dalai-lama-per-il-nuovo-anno-2021

Il Maestro Amadio Bianchi, Cosa è la vera meditazione

Amadio Bianchi, Cosa è la vera meditazione. https://www.youtube.com/watch?v=fwBOg3TEJko 

Il Maestro Amadio Bianchi (Swami Suryananda Saraswati) è un Maestro Internazionale di Yoga e Ayurveda, è Presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l'Ayurveda, della European Yoga Federation, della Scuola Internazionale di Yoga e Ayurveda C.Y. Surya, Vicepresidente dell'International Yog Confederation di New Delhi, Coordinatore Generale del Movimento Mondiale per l'Ayurveda    Vedi sito: http://www.cysurya.milano.it/

Riporto il riassunto delle sue considerazioni sulla meditazione.

Nell'intendimento occidentale, meditare significa pensare, è una forma di preghiera, mentre dal punto di vista orientale, meditare significa contemplare il contenuto della mente senza identificarsi alla mente.

La natura ci ha donato di tanti strumenti come ad esempio i sensi per capire la natura, i fenomeni fisici del mondo materiale. La meditazione orientale intende chiedere le finestre dei sensi, prendere consapevolezza del sé e della coscienza. Nella meditazione occorre usare la coscienza e non i sensi.

Spesso nei centri dove si pratica meditazione, si sente una musica di sottofondo o l'odore d'incenso, che fanno aprire le porte ai sensi e alla parte fisica e materiale della natura. Si dovrebbe invece provare a praticare la meditazione nel silenzio perfetto. Anche la meditazione guidata da un maestro è una meditazione di suggestione, utile e propedeutica ma non è la vera meditazione. Occorre un lavoro molto lungo ed impegnativo per arrivare alla vera meditazione (dyana).

Praticare dyana (meditazione) significa partire dalle capacità intellettive per andare ad incontrare un’esperienza al di là dell’attività della mente ed andare oltre. Per arrivarci devi risvegliare il testimone, devi arrivare ad osservare, ad essere spettatore delle cose, che è una delle  qualità del Sé, Si prova una profonda emozione nello scoprire il contenuto della mente, del respiro, nel diventare spettatore dello spettatore che sono. Quando questo accade significa che sono sorte le qualità giuste per praticare una meditazione di conoscenza.

La meditazione di conoscenza è un viaggio che ti porta a conoscere l’altra parte non fisica, il tuo vero Sé. Dentro di te c’è uno spettatore, il testimone di te stesso, il vero Sé, ed è lui il responsabile della coscienza e della consapevolezza. La meditazione deve portarti ad essere il Sé che sta contemplando, e devi diventare spettatore delle cose. 

La meditazione orientale è il mezzo per riportarti al tuo vero Sé, per diventare l’osservatore, il guardare cosa accade intorno a te senza giudicare.

Un altro video del Maestro Amadio Bianchi. Che cosa è il vero yoga lo potete trovare al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=lBQQ3mQ2IM4

La parola yoga significa unione della parte fisica con la parte non fisica, lo yoga può farci pervenire ad una gioia di vivere. Se si sta operando solo su una delle due parti non sono nell’ambito dello yoga.

Puoi seguire la lettura in diretta della Bhagvad Gita del Maestro Amadio Bianchi, il lunedì sera dalle ore 20,30 alle 21,00 su youtube, chiedendo l'amicizia tramite Facebook. 

Frasi dei Veda.  

  • La verità è una, ma i saggi gli danno tanti nomi.
  • La sacralità è nella diversità, e la presenza del divino è in ogni cosa.
  • Lo yoga è uno, ma i saggi gli danno tantissimi nomi.

Libri sullo yoga

Tre milioni di francesi hanno integrato lo yoga nelle loro vite. Disciplina millenaria e con benefici ora riconosciuti dalla scienza, questa pratica è diventata un percorso privilegiato per trovare la giusta postura, sia essa psicologica, fisica o spirituale.  Questo autunno in Francia sono apparsi diversi libri interessanti sullo yoga, ve ne segnalo alcuni:

 Yoga terapia. Trattamento dei disturbi respiratori, di Lionel Coudron e Corinne Miéville.  Lionel Coudron è uno dei precursori dello yoga in Francia, dopo essere stato presidente della Federazione francese di Hatha Yoga, ora è a capo dell'Istituto di Yoga-Terapia. Secondo lui, lo yoga è  uno stile di vita che può curare molti disturbi fisici e psicologici.  Il testo  scritto con Corinne Miéville - parla di come trattare i disturbi respiratori, in particolare “asma”, “bronchite cronica” o ora “postumi del Covid-19”. La pratica dello yoga può essere un aiuto importante per intervenire in caso di crisi. Illustra esercizi che dovrebbero aiutarti a respirare meglio e ad affrontare le cause dei problemi respiratori, inoltre dà consigli sullo stato d'animo da adottare per ritrovare la fiducia nella tua respirazione. 

Living in yoga, di Willy Van Lysebeth.  Incentrato sulla sperimentazione concreta attraverso esercizi posturali e respiratori, il lavoro di Willy Van Lysebeth, insegnante di yoga e psicoanalista, offre un approccio globale e aperto che mira alla realizzazione del "potenziale dell'essere". Esplorando la sensazione, lo stress, l'emozione, l'attenzione e la meditazione, ci invita a un ritrovare un indispensabile equilibrio. 

Le origini dello yoga posturale moderno, di Mark Singleton.  Il libro di Mark Singleton, che ha suscitato scalpore attraverso l'Atlantico, fa luce sulle ragioni dell'attuale boom dello yoga sfidando le nostre convinzioni sulle asana (posture): lo yoga posturale. Le sue origini sono davvero radicate nelle antiche pratiche indiane? L'autore, professore e ricercatore presso l'Università di Londra, mette in luce l'interdisciplinarietà e l'evoluzione permanente dello yoga. 

Great Escapes Yoga, di Angelika Taschen.   Questo libro, con le sue magnifiche fotografie, ci porta in giro per il mondo, nei posti più belli per praticare questa disciplina ancestrale. Dall'Asia, con il Parmarth Niketan Ashram di Rishikesh, la culla dello yoga, a Santani, una ex piantagione di tè di 20 ettari nello Sri Lanka, dove la serenità incontra la sostenibilità; al Centro e Sud America, passando per l'Europa e il Nord America dove viene presentato l'Esalen Institute in  California. La missione di questo istituto è quella di dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo del "potenziale umano". Il luogo è stato il centro della rivoluzione spirituale dell'epoca ed è stato frequentato da artisti e scrittori come Joan Baez e Arthur Miller. Per ognuno di questi centri, sono indicati l'ubicazione esatta, i nomi degli insegnanti, la descrizione delle camere, il tipo di alimentazione (vegetariana, ayurvedica...), i trattamenti così come le altre attività ricreative disponibili in loco.  Un libro ideale per chi pratica yoga ed ama viaggiare.    

domenica 16 maggio 2021

Meditare fa bene - Paola Giovetti

Paola Giovetti (1938 - ) è una delle più grandi esperte di esoterismo in Italia, ha pubblicato tantissimi saggi sul mondo del paranormale, della parapsicologia e sulla spiritualità. Ha condotto nel 1985 con Alessandro Cecchi Paone il primo programma RAI dedicato ai fenomeni paranormali ed è direttrice del trimestrale Luce e ombra, storica rivista della parapsicologia.  Ho avuto il piacere di conoscerla e ha scritto la prefazione del libro Esperienze di meditazione, cinquantaquattro meditanti si raccontano.  che ho scritto insieme al mio carissimo amico Roberto Fantini.  Dei tanti libri che la Giovetti ha scritto ve ne cito due che ho riletto recentemente: 

  • I grandi iniziati del nostro tempo. I Maestri del cammino interiore del 2006;
  • Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia del 2011.

Nel primo libro la Giovetti delinea il ritratto di grandi iniziati, personaggi che hanno mostrato all'uomo dimensioni nuove, hanno operato per l'arricchimento interiore dell'uomo e per il suo risveglio e la sua crescita spirituale; personaggi come Helena Petrovna Blavatsky, colei che ha fondato la Società Teosofica,  Rudolf Steiner il fondatore dell'antroposofia,  George Ivanovic Gurdjieff il grande mistico di origine armena,  Sri Aurobindo il maestro spirituale che ha messo a punto un sistema di conoscenza definito yoga integrale,  Jiddu Krishnamurti una grande guida spirituale, Carl Gustav Jung una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico, e tanti altri personaggi.
Il terzo Millennio è un tempo molto importante ma anche molto difficile per l'uomo moderno, che se riuscirà a superare le sfide che gli si presenteranno, entrerà nel tempo dello spirito.

Nel secondo libro la Giovetti traccia una mappa dei principali luoghi di raccoglimento e meditazione che si trovano in Italia sottolineando l'importanza della pratica della meditazione.
Mezz'ora di meditazione ogni giorno è essenziale, ad eccezione di quando si è molto indaffarati.     Allora c'è bisogno di un'ora intera.  San Francesco di Sales (1567-1622).

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Meditare fa bene: Ma dove e con chi? Articolo scritto dal mio amico Roberto Fantini su Flip news (Free Lance International Press).  Conversazione con Paola Giovetti.

Concentrati nel cuore. Entra profondamente in esso e vai lontano, il più lontano che puoi. Raccogli tutti i fili sparsi della tua coscienza, riuniscili e immergiti. C’è una fiamma che brucia nelle calme profondità del tuo cuore. E’ il Divino in te, il tuo vero essere. Ascolta la sua voce. Ubbidisci alle sue parole.”  E’ con queste suggestive parole di Sri Aurobindo che Paola Giovetti ha scelto di aprire con indubbia efficacia il suo ultimo bellissimo libro, Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia

Meditare, ci dice la nota scrittrice, “è una grande occasione, una porta aperta verso infinite possibilità e potenzialità. Qualcosa, peraltro, che è alla portata di tutti, giovani e vecchi, colti e meno colti, sani o meno sani che siano. A tutti la meditazione porta benefici, a livello fisico, mentale, spirituale .” E, attraverso le informazioni contenute in questo libro, abbiamo la fortuna di scoprire che in Italia esistono numerosi luoghi dove è possibile ritrovare se stessi, recuperare armonia e cimentarsi in un ben preciso cammino di autorealizzazione. Il lavoro della Giovetti è nato proprio dal desiderio di delineare “una mappa di questi luoghi, suddivisi per tradizione e orientamento: templi, monasteri, santuari che custodiscono antiche memorie, e istituzioni moderne, create appositamente ai giorni nostri per ospitare iniziative religiose e laiche più recenti, o più recentemente approdate in Italia.”

Luoghi, quindi, molto diversi fra loro, in quanto espressioni di esperienze filosofico-religiose culturalmente molto distanti (da molti, ancora oggi, ritenute contrapposte), ma intimamente e sostanzialmente accomunati da un unico intento: “insegnare e meditare – secondo regole e discipline diverse, antiche e moderne, ma tutte tese a mettere il praticante in condizione di ritrovare il proprio centro, calmare la mente, far pace con se stesso, con il prossimo e con il mondo, dare un senso alla propria vita, intraprendere il cammino che conduce al Divino, al Dio che vive nel profondo di ognuno di noi. Con gradualità, a poco a poco, un passo dopo l’altro, un orizzonte dopo l’altro.”

A Paola Giovetti abbiamo voluto rivolgere alcune domande al fine di meglio comprendere la genesi e il significato della sua opera.

-          La lettura del tuo ultimo libro ci permette di fare, insieme a te, un viaggio particolarissimo sull’intero territorio nazionale, alla scoperta di luoghi destinati al dialogo interiore e alla ricerca spirituale. Si tratta indubbiamente di un’occasione preziosa per scoprire ambienti, personaggi, scuole di pensiero e tecniche meditative, che ci vivono accanto, spesso a pochi passi dalle nostre città e dalle nostre abitazioni.

Credo che anche per te, da tanti anni viaggiatrice inesausta nei territori dello spirito, sia stata un’esperienza ricca di incontri straordinari. Quali ti hanno particolarmente sorpresa e/o coinvolta?

La ricerca che mi ha portata a individuare e descrivere nel mio libro numerosi luoghi di meditazione italiani ha costituito una sorpresa anche per me, nel senso che non pensavo che di simili iniziative ne esistessero così tante. Quando cominciai la ricerca conoscevo già alcuni centri, ma poi, cercando, informandomi, passando da un centro all'altro, col passaparola, con l'aiuto di esperti e anche di Internet, ho finito per individuare una grande e insospettata varietà di centri di spiritualità e meditazione degli indirizzi più vari:  cristiani, induisti, buddhisti, musulmani, laici, legati a determinati personaggi, come per esempio Babaji e Krishnamurti  e altro ancora. La vera sorpresa è stata questa: il gran numero di iniziative e di persone impegnate in questo tipo di ricerca, che può essere rivolta al benessere psicofisico (riduzione di ansia e stress, maggior serenità e così via) ma anche alla spiritualità, alla ricerca del Divino in noi.

-          E con quali esperienze contemplative e auto-realizzative ti sei sentita particolarmente in sintonia?

Quanto al coinvolgimento personale, devo dire che tutti i centri che ho inserito nel libro (e qui vorrei precisare che ho fatto una scelta molto accurata e ho personalmente visitato tutti i luoghi di cui parlo) mi hanno interessata e coinvolta, indipendentemente dalla loro tradizione, perché dappertutto ho sentito serietà, desiderio autentico di approfondimento e ricerca personale, disponibilità a mettersi in gioco e a confrontarsi con tradizioni e approcci diversi da quelli abituali.

-          Ancora molti, oggi, sono inclini a ritenere l’esigenza di sperimentare forme di religiosità alternative a quelle più “ufficializzate” come espressione di un disagio socio-esistenziale, come una sorta di smarrimento culturale, nonché manifestazione di un bisogno di mera evasione. Alla fine di questo grande cammino esplorativo, cosa ti sembra che induca maggiormente tante persone a dedicarsi alla ricerca interiore e alla pratica meditativa lungo tanti sentieri differenti?

Per quanto ho avuto modo di vedere, non mi è sembrato affatto che le persone che affrontano un cammino di ricerca su vie "alternative" siano mosse da mera curiosità, da noia esistenziale o altre motivazioni di questo genere. Ho sentito invece l'impulso a fare le cose sul serio e il bisogno di affrontare un cammino che conduce alla scoperta di se  stessi. Il tipo di pratica scelta dipende poi da tanti fattori: conoscenze, letture, incontri, tendenze naturali, affinità. Va detto, e desidero sottolinearlo, che in nessuno dei centri che ho visitato e in nessuna delle persone che guidano tali centri ho notato la tendenza a sollecitare conversioni, a distogliere dalla tradizione di appartenenza; piuttosto l'invito a cogliere ciò che di buono può esservi in quella tale tradizione e a farlo proprio. Certamente, c'è chi è diventato, per esempio, buddhista o induista, ma si tratta di scelte personali piuttosto rare.

-          Hai scritto che “In anni recenti in Italia un numero crescente di cattolici, sacerdoti e laici, si dedica alla pratica della meditazione, traendo ispirazione anche da altre vie, in particolare dallo yoga e dallo Zen, e integrando tali pratiche nella preghiera profonda della nostra tradizione”. Tu parli di “risultati molto incoraggianti”, ma le autorità ecclesiastiche, tradizionalmente sospettose e ostili nei confronti di vie individuali orientate al misticismo e al sincretismo, sempre con il timore di perdere prestigio e potere, come ti sembra che stiano reagendo di fronte a questi interessantissimi (e in buona parte inediti) fenomeni culturali?

-Gli esempi che ho riferito di pratiche meditative nei monasteri cristiani vengono portati avanti nella piena ufficialità. Tali pratiche prendono a prestito dallo Zen o dallo Yoga soltanto le tecniche, e non mi risulta che ci siano mai state difficoltà di alcun genere, anche perché si tratta di percorsi proposti con molta prudenza e affidati a persone di sperimentata e ben nota serietà ed esperienza. L'impressione che ne ho riportato è stata quindi molto positiva e incoraggiante nell'ottica di una maggiore apertura e di una più approfondita reciproca conoscenza. 

In ultima analisi, ho fiducia di aver fatto un lavoro onesto, teso a far conoscere un panorama ancora poco noto e ad aiutare ad orientarsi chi fosse interessato a un percorso di questo tipo.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...