venerdì 21 aprile 2023

La cerimonia: i voti del Bodhisattva

I quattro grandi voti fatti da un Bodhisattva sono:     

  • Faccio voto di liberare gli innumerevoli esseri senzienti nella vera natura.
  • Faccio voto di estirpare le infinite contaminazioni nella vera natura.
  • Faccio voto di apprendere gli incalcolabili insegnamenti nella vera natura.
  • Faccio voto di realizzare la suprema Via del Buddha nella vera natura.

Dal Sūtra della rete di Brahma (Brahmajāla Sūtra) - I precetti del Bodhisattva sono i seguenti:

  1. Non uccidere. Proteggere e incoraggiare a proteggere la vita.
  2. Non prendere ciò che non è stato dato. Coltivare e incoraggiare la felicità degli esseri senzienti.
  3. Non indulgere in comportamenti sessuali irresponsabili. Coltivare e incoraggiare il rispetto e la temperanza.
  4. Non parlare falsamente. Coltivare e incoraggiare la giusta conoscenza.
  5. Non vendere o dare bevande alcoliche e droghe. Coltivare e incoraggiare la chiarezza mentale.
  6. Non pettegolare sugli errori dei praticanti buddhisti. Coltivare e incoraggiare l’armonia con gli altri.
  7. Non lodare se stesso e sminuire gli altri. Coltivare e incoraggiare lo spirito di servire tutti gli esseri.
  8. Non essere avari e non ingiuriare. Coltivare e incoraggiare la generosità.
  9. Non nutrire ira e rancore. Coltivare e incoraggiare pace e comprensione.
  10. Non diffamare i Tre Gioielli.  Coltivare e incoraggiare profondo rispetto per Buddha, Dharma e Sangha
     

I precetti minori:  

  1.     Non mancare di portare rispetto ai Maestri, ai monaci e a coloro che hanno preso i precetti da più tempo.
  2.     Non consumare bevande alcoliche, né incoraggiare altri a farlo.
  3.     Non cibarsi della carne di nessun essere senziente. Chi mangia carne non fa germogliare la radice della grande compassione e recide il seme della buddhità presente in lui stesso e causa paura negli animali.
  4.     Non mangiare i cinque tipi di piante pungenti: aglio, cipolla, scalogno, porro, erba cipollina. (Questi, se mangiati cotti, aumentano il desiderio sessuale; se crudi l'ira.)
  5.     Non mancare di insegnare come fare pentimento a colui che è stato visto violare i precetti.
  6.     Non mancare di ospitare, fare offerte e chiedere insegnamenti ad un Maestro di Dharma venuto per una visita da molto lontano.
  7.     Non mancare di ascoltare le spiegazioni dei Sūtra e degli insegnamenti morali, là dove si trovi un maestro di Dharma.
  8.     Non parlar male, essere in opposizione all'insegnamento mahāyāna o seguire insegnamenti in disaccordo con il Dharma.
  9.     Non trascurare chi sta male. Si dovrebbe a lui/lei provvedere come si facessero offerte al Buddha.
  10.     Non possedere armi o usare trappole per distruggere la vita. Tanto meno vendicarsi della morte di qualcuno, persino di quella dei propri genitori.
  11.     Non agire come emissario della nazione dove tale impegno può causare guerre e uccisione di esseri senzienti.
  12.     Non far commercio di schiavi, schiave o animali domestici a fini alimentari.
  13.     Non calunniare la gente virtuosa (monaci, monache, saggi, maestri).
  14.     Non accendere fuochi distruttivi per pulire foreste, specie nei periodi in cui vi è più vita e vegetazione.
  15.     Non dare insegnamenti parziali o devianti. Insegnare a tutti la via del Bodhisattva per realizzare la natura di Buddha.
  16.     Non dare insegnamenti senza prima aver studiato e ben compreso il loro significato profondo. Non insegnare per profitto personale.
  17.     Non rendersi amici dei potenti per esigere viveri, danaro o prestigio.
  18.     Non insegnare come un Maestro senza un'adeguata comprensione del Dharma e mancando di osservare i precetti.
  19.     Non parlare maliziosamente e con doppiezza creando discordia e disarmonia tra le persone virtuose.
  20.     Non mancare di coltivare la mente compassionevole per soccorrere gli esseri senzienti in pericolo di morte liberandoli dalle loro sofferenze, come ad esempio gli animali dalla macellazione. Durante infiniti eoni, tutti gli esseri senzienti possono essere stati nostro padre e nostra madre.
  21. Non rispondere all'odio con l'odio né cercare vendetta né comportarsi con violenza.  Togliere la vita ad un altro essere per vendicarsi è contrario alla filialità (perché siamo tutti interrelati attraverso eoni di rinascite).   Un Bodhisattva novello non deve essere arrogante e rifiutarsi di ricevere istruzioni sul Dharma da un maestro di condizioni più umili, povero o che ha disabilità fisica.
  22. Non inorgoglirsi della propria conoscenza del Dharma, né rifiutare di insegnare a chi chiede insegnamenti.
  23. I precetti del Bodhisattva vengono dati da un Maestro di Dharma che a sua volta li ha ricevuti in trasmissione. Tuttavia se nel raggio di circa 500 km non ci sono Maestri di Dharma, eccezionalmente, dopo almeno sei giorni di pratiche di pentimento e di purificazione, ci si può conferire da soli i precetti. Ciò deve avvenire di fronte all’immagine del Buddha, soltanto dopo aver ricevuto, come auspicio, una visione a testimoniarne la sincerità.
  24.     Non trascurare di studiare e praticare gli insegnamenti mahāyāna dedicandosi a quelli non buddhisti.     Un abate o un responsabile della comunità dovrebbe amministrare bene le risorse di cui dispone e le offerte, così mantenendo l’armonia nel Sangha.
  25.     Non si deve mancare di trattare allo stesso modo dei residenti i monaci in visita al tempio, offrendo loro sistemazione e vitto adeguati al loro grado di anzianità monastica. Li si dovrebbe, inoltre, invitare alle cerimonie in cui vi sono donazioni.
  26.     Non accettare per sé stessi le offerte che appartengono al Sangha. Prendere per sé stessi ciò che è stato offerto alla comunità è come rubare quello che appartiene agli otto campi dei meriti: Buddha, saggi, Maestri di Dharma, Maestri dei precetti, monaci e monache, madri, padri, malati.
  27.     Nel fare offerte i donatori non dovrebbero discriminare tra monaci e monache, amici e altri.
  28.     Non sostentarsi sfruttando la prostituzione o esercitando magia, divinazione, lettura delle mani, produzione di veleni, addestramento di falchi e cani per la caccia, macellazione di animali ecc.
  29. Un bodhisattva monaco o monaca non deve compiere mediazioni negli affari dei laici, p. es. agire per combinare matrimoni, creando così karma di attaccamento.  
  30. Se per un bodhisattva laico è difficile essere sempre vegetariano, dovrebbe esserlo almeno per sei giorni al mese o per tre mesi l'anno.
  31.     Non evitare di riscattare oggetti sacri quando si trovino in situazioni di abuso o contrabbando, nonché cercare di liberare i monaci e le monache che siano stati imprigionati o schiavizzati.
  32.     Non nuocere ad esseri senzienti, facendo commercio di armi, rubando i beni altrui, oppure allevando cani, maiali e altri animali per farne commercio (e quindi ucciderli per fini alimentari).
  33.     Non guardare esercitazioni militari, combattimenti tra uomini o animali. Non indulgere nell'ascoltare musica mondana, non giocare d'azzardo o predire il futuro.
  34.     Non perdere mai la determinazione adamantina di studiare e mantenere i precetti del Bodhisattva. Nel fare ciò si mantiene costantemente bodhicitta (la mente del risveglio), senza rischiare di regredire.
  35.     Non trascurare di fare “grandi” voti personali, ad es. rispettare e aiutare i propri genitori e Maestri di Dharma, praticare con buoni compagni della Via, comprendere profondamente il Dharma.
  36.     Non trascurare di adempiere ai propri grandi voti, generati per prevenire la mente dall'essere coinvolta in azioni che portino a rompere i precetti.
  37.    Il bodhisattva novello dovrebbe recitare i precetti due volte al mese. b) Nei periodi di ritiro il Bodhisattva dovrebbe evitare luoghi pericolosi, come i paesi governati dai tiranni, giungle remote, foreste infestate da animali feroci, zone avversate da calamità naturali.
  38.     Non trascurare di avere un comportamento umile e rispettoso nei confronti dei membri più anziani del Sangha, lasciando loro i posti a sedere davanti.
  39.     Non trascurare di parlare del Dharma e della moralità per il bene di tutti; incitare a edificare templi, monasteri e stūpa; recitare i testi sacri per il bene dei malati o delle vittime di calamità.
  40. Non discriminare nel conferire i precetti del Bodhisattva: sia questi una persona nobile, un ricco, uno povero, un monaco, una monaca, un laico, una laica, una prostituta, un deva, uno schiavo, un asessuato, un omosessuale, uno straniero o altro.  Comunque, le persone che hanno commesso uno delle sette gravissime trasgressioni non possono ricevere i precetti del Bodhisattva in questa vita.  Le sette gravissime trasgressioni sono: ferire il Buddha, uccidere un arhat, matricidio, patricidio, uccidere il proprio Maestro spirituale, uccidere il proprio Maestro di Vinaya, creare divisione nel Sangha.
  41. Il Bodhisattva monaco o monaca dovrebbe usare abiti di colore monastico (ocra, zafferano, porpora, bordeaux, marrone) distinguendosi in tal modo dai laici.
  42.     Non insegnare il Dharma per denaro, fama o potere personale. Non impartire i precetti del Bodhisattva a chi, avendo commesso una o più delle dieci gravi trasgressioni, non abbia osservato un periodo di ravvedimento per almeno sei giorni.
  43.     Non recitare i grandi precetti dei Buddha dinanzi a persone che non li abbiano ancora ricevuti, che non sono buddhisti o che seguono vie errate.
  44.     Non avere intenzioni di violare e aggirare i precetti. Chi fa ciò non è degno di ricevere le offerte dei donatori.
  45.     Non mancare di rispettare e recitare i Sūtra mahāyāna e i testi dei precetti. Andrebbero conservati, ricopiati e distribuiti. Non si dovrebbe porre sopra di essi oggetti mondani e non poggiarli per terra.
  46.     Non mancare di diffondere la conoscenza del Dharma agli esseri senzienti. Ovunque il Bodhisattva si trovi, dovrebbe aiutare tutti gli esseri a sviluppare bodhicitta (la mente del risveglio), insegnando anche agli animali.
  47.     Non insegnare il Dharma occupando una posizione inferiore, sedendo in basso o rimanendo in piedi di fronte a coloro che ricevono l'insegnamento. (Eccezione: chi ha difficoltà fisica può sedere sulla sedia quando l’insegnante di Dharma siede sul cuscino in basso.)
  48.     Non abusare della propria eventuale influente posizione per stabilire regole o leggi che contrastino con le regole morali del Buddhadharma.
  49.     Non nuocere al Dharma, ad es. insegnando a uomini di potere in maniera arrogante o entrando nei loro intrighi e causando in tal modo rischi di persecuzione a monaci, monache e praticanti.

    Il Bodhisattva non deve vendicare nemmeno la morte dei suoi genitori. Astenendosi, così, dall'uccidere, interrompe la catena karmica di violenza, piantando nel presente semi di saggezza e compassione per il futuro. Più trasgressioni gravi una persona commette e più un Bodhisattva dovrebbe avere compassione! Questo insegnamento esiste perché ci sono persone che compiono molte trasgressioni. I Bodhisattva più coraggiosi sono quelli che dimorano nei luoghi ove maggiore è la sofferenza!

vedi sito: http://www.bodhidharma.info/musangam/2017/12/14/cerimonia-i-voti-del-bodhisattva

sabato 15 aprile 2023

Infine, inaspettata, l'illuminazione arrivò

Mentre stavo facendo yoga, improvvisamente e inaspettatamente, sentii una presenza, e una luce si propagò in tutta la stanza...

Le polemiche sul gesto del Dalai Lama.

Su tutti i media gira un video che è stato ripreso durante un evento il 28 febbraio scorso, quando l’87enne Dalai Lama ha parlato a un gruppo di studenti nel tempio Tsuglagkhang di Dharamshala, nel nord dell’India. Nel filmato si vede un ragazzino che si avvicina a un microfono e chiede al leader spirituale buddista: “Posso abbracciarti?”. Il Premio Nobel per la Pace invita il bambino sul palco,  i due si toccano con la testa, prima che il Dalai Lama dica: “CheLa Sa”. Poi i due si abbracciano, e più avanti nel video, il Dalai Lama fa il solletico al bambino sotto le ascelle.

In seguito alle polemiche relative all'episodio di cui è stato protagonista il Dalai Lama, ho selezionato un paio di interventi nei social in cui mi sono più identificato:

Il primo intervento è di Piero Head Tron Delfino - Amministratore del gruppo Facebook Dalai Lama Italia. 

Quando, ci formiamo un'opinione su qualsiasi questione senza considerare il contesto, stiamo scegliendo di mantenere un importante grado di ignoranza nel nostro ragionamento, quindi farò un ultimo commento sull'abbraccio richiesto alla SS Dalai Lama e che ha suscitato tanta polemica in Occidente.
Una delle ripetute accuse che sono state mosse deriva dalla confusione sull'espressione tibetana "GeCheLé Dyip", "CheLa Sa".
Nella cultura tibetana è comune che i nonni diano ai nipoti un piccolo dolce o cibo direttamente dalla bocca a bocca. 
Dopo, quando non hanno più nulla in bocca, gli dicono "CheLa Sa", "mangiami la lingua", che equivale a dire "Ti ho dato tutto il mio amore e i dolci, quindi l'ultima cosa che posso offrirti è la mia lingua, perciò "mangiami la lingua". ”
È un'abitudine affettuosa e innocente, molto comune nella regione di Amdo da cui è originario il Dalai Lama e che i bambini conoscono bene, ma logicamente questo viene percepito in modo molto diverso quando si traduce erroneamente in inglese come "succhiami la lingua".
Quest'errore di traduzione in inglese (anche da parte del Dalai Lama stesso) è quello per cui Sua Santità si è scusata, "per il dolore che le sue parole hanno potuto causare".
Un'altra questione che è stata discussa a lungo è quella di come il giovane ha percepito questa situazione. Per la cronaca, condivido le dichiarazioni pubbliche fatte da questo giovane e sua madre alla fine dell'evento (circa due mesi fa).
https://www.facebook.com/LamaTrinle/videos/150318354661457
https://www.facebook.com/LamaTrinle/videos/6389306294453239
Capisco che tutto questo può essere stato scomodo e addirittura irritante, visto da una prospettiva decontestualizzata, in un video manipolato, ma ora sono disponibili tutte le informazioni complete e veritiere, e le persone sincere hanno la possibilità di accettare e accettare le cose come sono state e ritirare le gravi accuse, diffamazioni e insulti gratuiti che si sono rivolti contro un essere che ha dato tutta la vita alla pace e al servizio del bene comune.

L'altro intervento è di  Tenzin Peljor è un monaco che da anni si occupa di “problemi complicati del Buddismo tibetano”, come riporta il suo blog, che vanta milioni di visitatori. Peljor racconta agli utenti gli abusi sessuali all’interno della sua comunità, abusi nella maggior parte delle volte avvolti in una coltre di silenzio.
A detta di Peljor chi ha diffuso il video integrale avrebbe inserito emoji con abbracci e altri elementi simili e molto probabilmente in prima battuta quello che è stato recepito è stato solo un gesto affettuoso, comunque “disturbante”, ma assimilabile ad uno scherzo. Peljor ricorda infatti che il Dalai Lama “è una personalità molto calorosa, goliardica, che spesso cerca il contatto fisico”. “Ho conosciuto il Dalai Lama – continua il monaco – posso testimoniare che ha sempre la tendenza allo scherzo, al contatto fisico, me lo ricordo con i nativi americani che prendeva i gioielli che avevano indosso e se li portava a pochi centimetri dagli occhi, ridendo. Altre volte prendeva i capelli di qualcuno e se li metteva sul mento, come una barba. A volte, nel tentativo di esprimere vicinanza, può superare qualche confine. Questa volta, indubbiamente, è successo".


Rompere o non rompere una relazione?

Dal Blog di Christophe André. - Il problema con gli strizzacervelli è che se si fa loro una domanda, ne sentiranno un'altra dietro. Ad esempio, se si chiede loro: "Come si fa a sapere se è il caso di rompere con qualcuno?", saranno più interessati alla domanda: "Perché si entra e si rimane in una relazione? Poiché sono uno psichiatra, questa è la domanda su cui il mio cervello ha lavorato..

Ed ecco alcune risposte...  

Se ci si impegna in una relazione di coppia, e se si persiste, è perché, a parte il masochismo, si trovano più benefici che vincoli.  Per esempio, è perché in coppia proviamo emozioni piacevoli, più di quando eravamo soli: amare, ammirare, ridere, condividere, dare e ricevere affetto... ;

È che proviamo anche meno emozioni spiacevoli: la coppia ha generalmente un effetto protettivo sulle nostre paure, sulla nostra depressione, sulla nostra rabbia e sul rischio di soffrire di gravi disturbi psichiatrici;
Infine, la coppia, almeno quella che funziona bene, è un potente fattore di sviluppo personale: il nostro partner ci rassicura sui nostri lati positivi e ci spinge a coltivarli, ci mette in guardia da quelli negativi e ci spinge a cambiarli.

E poi, nella coppia, almeno in teoria, almeno all'inizio, c'è l'amore...  L'amore è un'emozione, e un'emozione è necessariamente deperibile. Le moderne teorie della psicologia scientifica definiscono, con argomenti convincenti, l'amore come uno stato di risonanza emotiva tra due persone: una risonanza reciproca, simultanea, che porta al desiderio di fare del bene all'altro.

L'amore non è quindi uno stato permanente - ma è invece, infinitamente rinnovabile nel corso della vita, a patto che vi si dedichi un po' di impegno e di attenzione. Le parole importanti sono "sforzo" e "attenzione": Sì, l'amore è un lavoro duro. Se questi sforzi e queste attenzioni non ci sono, l'amore muore e la coppia con esso. Niente di quello che abbiamo detto prima funziona: le emozioni piacevoli vissute insieme diventano più rare, quelle spiacevoli più numerose, abbiamo la sensazione che l'altra persona non ci aiuti più a progredire...

Dobbiamo quindi interrompere tutto? In ogni caso, dobbiamo porci questa domanda, ma dobbiamo stare attenti a due grandi minacce!
- La prima è quella della coppia usa e getta, della pigrizia legata alla nostra epoca consumistica e narcisistica: la relazione non mi soddisfa più? Come farei con un oggetto rotto, lo butto via, invece di cercare prima di tutto di capire, migliorare, riparare...
- L'altra minaccia è quella della pigrizia, ma una pigrizia opposta, non più legata all'impulsività e all'impazienza, ma all'inerzia: sento che le cose non vanno più bene, ma continuo, non prendo decisioni. È quanto descrive Christian Bobin nel suo libro La folle allure: "La vita di coppia è senza fondo, immensa. Può essere devastata da una parte e continuare tranquillamente da un'altra. La vita di coppia è un animale grande e resistente, lento a morire".

Quindi, quando l'amore è in declino, cosa si deve fare per questo grande animale che è la coppia? Rianimazione o eutanasia?  Si può cominciare a parlarne: tra i membri della coppia, certo, ma anche con parenti e amici, con professionisti della psicologia.

Per cercare di non banalizzare l'esperienza della coppia, che è così appagante quando funziona. E cercare di non renderla troppo sacra: la felicità viene da molti altri legami oltre a quello amoroso. Perché tutti sanno che non c'è solo l'amore nella vita, e che la vita è bella, per tutti, in coppia o da soli...

Come? Non ho risposto alla domanda? Sì, ma lo sai bene, è sempre così con gli strizzacervelli...

Come cambiare la tua mente - Michael Pollan

Come cambiare la tua mente è un testo del  2019 dove Michael Pollan, saggista gastronomico,  presenta un modo totalmente innovativo per entrare nelle profondità della nostra mente, nel nostro sub-conscio o inconscio, ossia attraverso delle sostanze psichedeliche. Nella consistente letteratura generata dalla sua scoperta a oggi, le sostanze psicadeliche sono sempre state presentate come una via d'accesso privilegiata e niente affatto spiacevole ― a dimensioni della coscienza che ci sono precluse.

Nel testo  Pollan riesce a portare il lettore con sé alla scoperta tanto della storia della psichedelia, quanto soprattutto dei suoi effetti, che prova in prima persona testando in modo illegale ma controllato varie sostanze, dalla psilocibina (il principio attivo dei funghi magici), all’LSD, passando per l’infuso amazzonico dell’ayahuasca e arrivando addirittura alla 5-MeO-DMT (la molecola psicoattiva presente nei rospi del genere Bufo), facendosi accompagnare nei test dalla supervisione di psicologi o psichiatri che, clandestinamente, consentono ai loro assistiti di provare queste sostanze, ritenute sin dagli anni ’60 un ottimo coadiuvante per il trattamento terapeutico. 

Negli ultimi anni, tuttavia, la ricerca scientifica più avanzata lavora su virtù molto diverse degli «acidi», a cominciare dalla loro efficacia contro patologie infide quali le dipendenze, l'emicrania, le fasi acute della depressione. È un argomento molto difficile da affrontare. Il testo è un diario di viaggio e la cronaca di un lungo esperimento, dove Pollan incontra una serie di uomini e donne straordinari ― guru veri o presunti, scienziati serissimi, medici di frontiera ―, e poi decide di provare in prima persona  gli effetti della sostanza stupefacente sulla mente  e che cosa intendessero i profeti del lisergico per «toccare Dio».  

Una delle caratteristiche delle sostanze psichedeliche è quella di portare, oltre un certo dosaggio, alla cosiddetta ego dissolution, una dimensione in cui crollando gli automatismi costruiti nel corso del tempo dal nostro Io, diventa possibile scoprire nuove possibili soluzioni al di fuori di schemi ormai irrigiditi. Queste dinamiche erano state intuite già da Aldous Huxley, che nel testo Le porte della percezione le aveva chiamate “valvola di riduzione”. Con questa metafora lo scrittore britannico indicava la capacità di una mente sotto l’effetto di psichedelici di scardinare il consueto assetto esperienziale, in un meccanismo che porta il soggetto a percepire l’intera gamma della varietà e complessità degli stimoli che incessantemente il mondo ci invia, senza passare attraverso il filtro di sintesi messo a punto dal cervello umano per ottimizzare il flusso degli impulsi e organizzare le singole decisioni (un sistema eccellente per la gestione della vita di tutti i giorni ma che tende a spingerci su percorsi già noti). 

Queste dinamiche, un tempo solo intuite,  sono state di recente dimostrate grazie al lavoro del gruppo di ricerca della Beckley Foundation di Londra, guidato da Robin Carhart-Harris, che ha mappato con la tecnologia del brain imaging (un sistema di osservazione che consente di studiare il flusso ematico e il consumo di ossigeno) il cervello di soggetti cui era stata fatta assumere della psilocibina. Dallo studio è emerso come nelle scansioni si osservasse un sorprendente “silenziamento” della DMN (la “rete della modalità di default”, anche nota come “connettività funzionale intrinseca”), ossia il direttore d’orchestra delle funzioni cerebrali. “Nel momento in cui l’attività di quest’ultima si riduce drasticamente” – ci spiega Pollan – “sembra che abbia luogo una temporanea scomparsa dell’ego, e che i consueti confini sperimentati tra sé e mondo esterno, tra soggetto e oggetto, si dissolvano tutti. Comunque sia, mettere fuori servizio questa rete particolare può darci accesso a stati di coscienza straordinari”, e succede anche dell’altro, mentre la DMN allenta la sua presa, le altre zone del cervello mostrano un deciso aumento di attività, iniziando a dialogare tra loro, saltando proprio l’intermediazione di quella che Huxley chiamava ‘valvola di riduzione’.

“Questa disinibizione” – continua Pollan – “potrebbe spiegare come mai, con gli psichedelici, materiali ai quali la coscienza non ha accesso nel normale stato di veglia – compresi ricordi, emozioni e, a volte, traumi infantili rimasti a lungo sepolti – affiorino invece alla superficie della nostra consapevolezza”. Grazie a queste scoperte la ricerca in corso negli ultimi anni è vista come una promettente nuova frontiera per il trattamento di tutta una serie di patologie, che tra loro hanno in comune analoghi meccanismi di rigidità sistemica. Tra questi figurano le dipendenze, l’ansia della morte nei soggetti afflitti da tumore, la depressione e anche le forme più resistenti di emicrania, in un contesto che vede ormai ridursi in modo drastico l’efficacia dei farmici a base di barbiturici e antipsicotici maggiori. Robin Carhart-Harris a riguardo cita una significativa affermazione del terapeuta psichedelico Stanislav Grof: “Gli psichedelici saranno per la comprensione della mente quello che il telescopio è stato per l’astronomia e il microscopio per la biologia”.

Il testo di Michael Pollan cerca anche di ricostruire in modo avvincente la storia della psichedelia, dalla scoperta casuale e quasi miracolosa di una molecola dagli effetti imprevedibili come quella dell’acido lisergico, da parte del chimico svizzero Albert Hofmann, al programma Mk-Ultra, il programma di ricerca top secret della stessa CIA che dal 1953 al 1964 ha cercato di capire se gli psicolitici potessero servire come siero della verità, come arma biologica o come agente per il controllo della mente. Pochi anni dopo e ancora nel pieno di questo fermento tutte le sostanze venivano messe al bando.
Un altro dei personaggi memorabili incontrati da Pollan, è il micologo Paul Statmets, massimo esperto mondiale del genere fungino Psilocybe. Anche i funghi giocano un ruolo decisivo in questa storia, e non solo per via di quelli provvisti di psilocibina, ma anche perché, benché molti lo ignorino, la stessa LSD è stata sintetizzata da Hofmann a partire da un fungo, ossia l’ergot (o Claviceps purpurea), un piccolo parassita della segale cornuta.
Pollan parla anche di Stamets un singolare personaggio che pratica «micorisanamento»” – “il termine indica l’uso di funghi per bonificare aree inquinate e risolvere problemi di scorie industriali” o usa i funghi come  ‘micopesticidi’ per uccidere formiche o altri insetti.  Stamets parla anche della rete creata dai miceti (la parte sotterranea dei funghi), una sorta di “internet naturale della Terra” la più vasta e intelligente del pianeta.

Oggi, osserva Rick Doblin (fondatore della MAPS, la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), si assiste ad una sorta di Rinascimento psichedelico, che consente finalmente anche in Italia di vincere decenni di pregiudizi e trattare questa materia (da cui possono sorgere, oltre alle soluzioni farmacologiche, sorprendenti rivelazioni mistiche) con consapevolezza.  Bisogna ricordare che la diffusione degli psichedelici negli Stati Uniti tra anni ’50 e ’60 non era certo confinata all’area di protesta dei figli dei fiori, l’LSD era nelle università e nei salotti della New York bene, oltre a circolare tra gli attori del cinema hollywoodiano, come Cary Grant, o tra i grandi musicisti della scena rock (basti nominare John Lennon, Bob Dylan, Mick Jagger e Keith Richards, tra i tanti artisti che si recarono in Messico in pellegrinaggio dalla curandera Maria Sabina).

Michael Pollan ha dato al testo un taglio scientifico per inserirlo in modo più efficace, nell’attuale dibattito internazionale. Il libro negli Stati Uniti è stato in vetta alle classifiche del New York Times per diciotto settimane consecutive, imponendosi indubbiamente come il saggio dell’anno. Ma non credo che l’autore ignori che il potenziale di queste sostanze non sia da limitarsi agli impieghi medicinali. Nell’ultimo capitolo del libro lo scienziato Roland Griffiths dice: «Tutti noi dobbiamo affrontare la morte», «Sarà qualcosa di troppo prezioso per limitarlo ai malati».

giovedì 6 aprile 2023

Meditazione breve - registrata da me

 Meditazione in Italiano.

Adesso iniziamo la meditazione. Ci mettiamo seduti, assumiamo una posizione comoda e confortevole, se siamo seduti su una sedia, le piante dei piedi aderenti al suolo, le mani poggiate sulle ginocchia. la testa in linea con la colonna, gli occhi chiusi. l'addome leggermente in dentro. la testa leggermente verso l'alto, come se un invisibile filo la tirasse verso l'alto, come una marionetta Adesso porto tutta la consapevolezza sul respiro, seguo il respiro che entra ed esce dalle narici, respirazioni nasali, lente, profonde; cerco di percepire tutte le sfumature, sento il respiro che entra nelle narici un po' più freddo esce un po' più caldo, Quando inspiro sento che respiro entra nelle narici, raggiungere la gola, l'inizio dei bronchi, arriva ai polmoni, si propaga in tutto il corpo, arriva al busto, agli arti superiori, agli arti inferiori; quando espiro sento che respiro lascia gli arti inferiori e gli arti superiori, lascia il busto, il corpo e ritorna alle narici, ad ogni inspirazione ispiriamo calma, tranquillità, pace, serenità, ad ogni ispirazione espiriamo preoccupazioni e sciogliamo tensioni accumulate durant ela giornata, cerchiamo piano piano di allungare il tempo dell'ispirazione e dell'espirazione. Ad ogni inspirazione, inspiriamo energia che sentiamo si propaga in tutto il corpo, grazie all'azione del respiro tutti i blocchi di energia del nostro corpo si sciolgono, il respiro circola regolarmente in tutto il nostro corpo, in ogni piccola parte del nostro corpo, in ogni organo interno del nostro corpo. Ne sentiamo il riflesso anche a livello mentale, diventiamo sempre più tranquilli sempre più sereni. sempre più in pace con noi stessi e con tutto ciò che ci circonda. Ad ogni inspirazione andiamo sempre più in profondità dentro di noi, entriamo sempre più dentro di noi, verso quel luogo dove risiedono tute le nostre qualità positive innate, che sono benevolenza, altruismo, generosità, tolleranza, e pace. Entriamo in contatto con quel luogo che i buddisti chiamano la natura di Buddha, gli indiani Brahman, altri la chiamano l'anima individuale, il Tutto, il se Superiore. I credenti lo chiamano Dio. Tutte queste qualità positive innate sono state piano piano, di giorno in giorno di settimana in settimana, di mese in mese, di anno in anno coperte dalle nostre esperienze quotidiane.  Seguiamo sempre il respiro, inspiro ed espiro, inspiro ed espiro. 

La meditazione ci permette di riprendere contatto con la nostra vera natura. La nostra natura divina. Adesso ritorniamo sul respiro, mi sento in pace con me stesso e con tutto ciò che mi circonda, sempre con gli occhi chiusi, cerco di visualizzare il respiro che sale e scende lungo la colonna vertebrale, ogni qualvolta che siamo distratti da pensieri, da un rumore nell'ambiente, un dolore nel corpo, riportiamo l'attenzione sul respiro, inevitabilmente ineluttabilmente saremo distrarti dai pensieri che si presentano alla nostra mente, questo succederà 1, 10 100 1000 volte. Non possiamo annullare i pensieri, noi siamo un flusso incessante di pensieri questo non dobbiamo prenderlo come una sconfitta, ma un regalo prezioso, essendo consapevoli di aver lasciato il respiro, ritorniamo al respiro, riportiamo la nostra attenzione sul respiro, questo è il cuore questo tipo di meditazione chiamata mindfulness, o meditazione di piena coscienza, adesso quindi riportiamo l'attenzione sul respiro, riprendiamo il contatto con il respiro, inspiro in modo lento, profondo, nasale, cerco sempre di andare sempre più in profondità, porto l'attenzione sul respiro, non sul respiro passato, non il respiro futuro, ma il respiro presente, questo respiro qui ed ora. Adesso lascia andare tutti i pensieri e abbandonati al respiro e cerca di trovare questa Unione con il Tutto, sento di far parte di qualcosa di più grande, immagino di essere disteso sul prato del tuoi giardino, Tocco l'erba umida del prato, Sento il calore del sole sulla mia pelle, sento cinguettio degli uccelli, una leggera brezza mi porta l'odore dei fiori tagliata di fresco, mi sento in pace con me stesso e con tutto quello che mi circonda e sorrido.

E' importante cercare di applicare questa pratica anche nella quotidianità, durante la giornata, cerco di dedicare qualche istante a questa pratica, mi fermo ad approfittare delle bellezze della natura: un tramonto del sole, una farfalla che si posa su un fiore, una foglia che danza nel vento; cerco di immortalare nella memoria questi istanti di benessere che nessuno potrà togliermi, e mi serviranno nei momenti inevitabili di crisi.

Sempre durante la giornata mi fermo a seguire il respiro, seguo l'ispirazione, seguo l'espirazione. Nei monasteri Zen durante la giornata si sente il suono di una campana e ci si ferma, dove ci si trova, ad ascoltare il respiro,e per entrare in contatto con noi stessi. Adesso riportiamo ancora una volta l'attenzione sul respiro e cerchiamo di visualizzare il respiro che sale e scende lungo la colonna vertebrale, immaginiamo la colonna vertebrale un canale luminoso lungo il quale il respiro sale fino alla sommita della testa e poi scende fino alla base delal colonna. Adesso siamo arrivati alla fine della meditazione, prima di lasciare la meditazione facciamo una serie di respiri profondi, nasale e lunghi, inspiro, pausa, ed espiro, pausa, poi prendo contatto e consapevolezza con il nostro corpo. Dolcemente, dolcemente apro gli occhi, dolcemente guardiamo intorno a noi, riprendiamo consapevolezza cdell'ambiente esterno, adesso per concludere ripetiamo per tre volte il mantra AUM che è associato all'origine del mondo e per tre volte il mantra Chanti che vuole dire Pace ed armonia.

French

Maintenant nous commençons la méditation, Nous nous asseyons, prenons une position confortable, si nous sommes assis sur une chaise, la plante des pieds doivent toucher completement le sol, les mains reposent sur les genoux. la tête en ligne avec la colonne, les yeux fermés. l'abdomen légèrement vers l'intérieur. La tête est légèrement relevée, comme si un fil invisible la tirait vers le haut, comme une marionnette. Maintenant, je porte toute ma conscience sur la respiration, je inspire et expire par les narines, des respirations nasales, lentes, profondes ; J'essaie de percevoir toutes les nuances du souffle, je sens le souffle qui entre dans les narines un peu plus 'froid' et qui ressort un peu plus 'chaud'.

Quand j'inspire je sens que le souffle entre dans les narines, atteint la gorge, le début des bronches, atteint les poumons, se répand dans tout le corps, atteint le torse, les membres supérieurs, les membres inférieurs ; Quand j'expire je sens que mon souffle quitte les membres inférieurs et les membres supérieurs, quitte le torse, le corps et revient dans les narines, à chaque inspiration nous inspirons le calme, la tranquillité, la paix, la sérénité, à chaque inspiration nous expirons les soucis et libérons les tensions accumulées pendant la journée, nous essayons lentement d'allonger le temps d'inspiration et d'expiration. A chaque inspiration, nous inhalons une énergie que nous sentons se répandre dans tout le corps, grâce à l'action du souffle tous les blocages énergétiques de notre corps sont dissous, le souffle circule régulièrement dans tout notre corps, dans chaque petite partie de notre corps, dans chaque organe interne de notre corps. Nous en ressentons le reflet également au niveau mental, nous devenons de plus en plus calmes, de plus en plus sereins, de plus en plus en paix avec nous-mêmes et avec tout ce qui nous entoure. Avec chaque inhalation, nous allons de plus en plus profondément en nous-mêmes, nous allons de plus en plus profondément dans cet endroit où résident toutes nos qualités positives innées, qui sont la bienveillance, l'altruisme, la générosité, la tolérance et la paix. Nous entrons en contact avec ce lieu que les bouddhistes appellent la nature de Bouddha, que les Indiens appellent Brahman, que d'autres appellent l'âme individuelle, le Tout, le Soi supérieur. Les croyants l'appellent Dieu. Toutes ces qualités positives innées ont été lentement, de jour en jour, de semaine en semaine, de mois en mois, d'année en année, recouvertes par nos expériences quotidiennes.

Nous suivons toujours la respiration, inspirer et expirer, inspirer et expirer,
La méditation nous permet de nous reconnecter avec notre vraie nature. Notre nature divine. Maintenant revenons à la respiration, je me sens en paix avec moi-même et tout ce qui m'entoure, toujours avec les yeux fermés, j'essaie de visualiser la respiration qui monte et descend le long de la colonne vertébrale, chaque fois que nous sommes distraits par des pensées, un bruit dans l'environnement, une douleur dans le corps, nous ramenons notre attention sur la respiration, inévitablement nous serons distraits par les pensées qui nous viennent à l'esprit, cela se produira 1, 10 100 1000 fois. Nous ne pouvons pas défaire les pensées, nous sommes un flot incessant de pensées ; ceci ne doit pas être pris comme une défaite, mais comme un cadeau précieux, en étant conscient que nous avons quitté la respiration, nous revenons à la respiration, nous ramenons notre attention à la respiration, c'est le cœur de ce type de méditation appelé pleine conscience, ou la méditation en pleine conscience, alors maintenant ramenons notre attention sur la respiration, reprenons contact avec la respiration, j'inspire lentement, profondément, par le nez, en essayant toujours d'aller de plus en plus profondément, je porte mon attention sur la respiration, pas la respiration passée, pas la respiration future, mais la respiration présente, cette respiration ici et maintenant. Maintenant, laissez aller toutes les pensées et abandonnez-vous à la respiration et essayez de trouver cette Union avec le Tout, je sens que je fais partie de quelque chose de plus grand, j'imagine que je suis allongé sur la pelouse de votre jardin, je touche l'herbe humide de la pelouse, je sens la chaleur du soleil sur ma peau, j'entends les oiseaux gazouiller, une brise légère m'apporte l'odeur des fleurs fraîchement coupées, je me sens en paix avec moi-même et avec tout ce qui m'entoure et je souris.
Il est important d'essayer d'appliquer cette pratique également dans la vie de tous les jours, au cours de la journée, j'essaie de consacrer quelques moments à cette pratique, je m'arrête pour profiter des beautés de la nature : un coucher de soleil, un papillon qui se pose sur une fleur, une feuille qui danse dans le vent, j'essaie de capturer en mémoire ces moments de bien-être que personne ne pourra m'enlever, et qui me serviront dans les inévitables moments de crise.
Toujours dans la journée, je m'arrête pour suivre le souffle, suivre l'inspiration, suivre l'expiration.
Dans les monastères zen, pendant la journée, quand les moines entendent le son d'une cloche s'arrêtent, là où ils sont, pour écouter la respiration, et entrer en contact avec eux-mêmes. Maintenant, portons notre attention une fois de plus sur le souffle et essayons de visualiser le souffle , imaginons la colonne vertébrale comme un canal lumineux le long duquel le souffle monte jusqu'au sommet de la tête et descend ensuite jusqu'à la base de la colonne. Maintenant que nous sommes arrivés à la fin de la méditation, avant de quitter la méditation, nous prenons une série de respirations profondes, nasales et longues, inspirer, faire une pause, et expirer, faire une pause, puis prendre contact et conscience avec notre corps. Doucement, doucement on ouvre les yeux, doucement on regarde autour de nous, nous reprenons conscience de l'environment extérieur, maintenant pour conclure, on répéte trois fois le mantra AUM qui est associé à l'origine du monde et trois fois le mantra Chanti qui signifie paix et harmonie.

English

Now we begin the meditation, We sit, assume a comfortable position, if we are sitting on a chair, the soles of the feet touching the ground, hands resting on the knees. head in line with the column, eyes closed. abdomen slightly inward. The head slightly upwards, as if an invisible thread was pulling it upwards, like a puppet. Now I bring all my awareness to the breath, I follow the breath in and out of the nostrils, nasal breaths, slow, deep; I try to perceive all the nuances, I feel the breath that enters the nostrils a little 'colder comes out a little' warmer, When I inhale I feel that breath enters the nostrils, reach the throat, the beginning of the bronchi, reaches the lungs, spreads throughout the body, reaches the torso, upper limbs, lower limbs; When I exhale I feel that my breath leaves the lower limbs and upper limbs, leaves the torso, the body and returns to the nostrils, with each inhalation we inspire calm, tranquility, peace, serenity, with each inspiration we exhale worries and release tensions accumulated during the day, we try slowly to lengthen the time of inspiration and exhalation. With each inhalation, we inhale energy that we feel spreads throughout the body, thanks to the action of the breath all energy blocks in our body are dissolved, the breath circulates regularly throughout our body, in every small part of our body, in every internal organ of our body. We feel the reflection of this also on a mental level, we become increasingly calm, increasingly serene, increasingly at peace with ourselves and everything around us. With each inhalation we go deeper and deeper into ourselves, we go deeper and deeper into that place where all our innate positive qualities reside, which are benevolence, altruism, generosity, tolerance, and peace. We come into contact with that place which Buddhists call Buddha-nature, Indians call Brahman, others call the individual soul, the All, the Higher Self. Believers call it God. All these innate positive qualities have been slowly, from day to day, from week to week, from month to month, from year to year covered by our daily experiences. We always follow the breath, inhale and exhale, inhale and exhale,

The Meditation allows us to reconnect with our true nature. Our divine nature. Now let's go back to the breath, I feel at peace with myself and everything around me, always with my eyes closed, I try to visualize the breath going up and down the spine, whenever we are distracted by thoughts, a noise in the environment, a pain in the body, we bring our attention back to the breath, inevitably we will be distracted by the thoughts that come to our mind, this will happen 1, 10 100 1000 times. We cannot undo the thoughts, we are an incessant stream of thoughts this is not to be taken as a defeat, but a precious gift, be aware that we have left the breath, we return to the breath, we bring our attention back to the breath, this is the heart this type of meditation called mindfulness,  so now let's bring our attention back to the breath, let's get back in touch with the breath, I inhale slowly, deeply, nasally, always trying to go deeper and deeper, I bring my attention to the breath, not the last breath, not the future breath, but the present breath, this breath here and now. Now let go of all thoughts and surrender to the breath and try to find this Union with the Whole, I feel I am part of something bigger, I imagine I am lying on the lawn of your garden, I touch the wet grass of the lawn, I feel the warmth of the sun on my skin, I hear birds chirping, a gentle breeze brings me the smell of freshly cut flowers, I feel at peace with myself and with everything around me and I smile.
It is important to try to apply this practice also in everyday life, during the day, I try to devote a few moments to this practice, I stop to take advantage of the beauties of nature: a sunset, a butterfly resting on a flower, a leaf dancing in the wind, I try to capture in memory these moments of well-being that no one will be able to take away, and will serve me in the inevitable moments of crisis.
Always during the day, I stop to follow the breath, follow the inspiration, follow the exhalation.

In the Zen monasteries during the day we hear the sound of a bell and we stop, where we are, to listen to the breath, and to get in touch with ourselves. Now let's focus our attention once again on the breath and try to visualize the breath going up and down the spinal column, let's imagine the spinal column as a luminous channel along which the breath goes up to the top of the head and then down to the base of the column. Now we have come to the end of the meditation, before leaving the meditation we take a series of deep breaths, nasal and long, inhale, pause, and exhale, pause, then make contact and of the environment outside, now to conclude repeat three times the mantra AUM which is associated with the origin of the world and three times the mantra Chanti which means peace and harmony.  

mercoledì 5 aprile 2023

Che cos'è l'Hatha Yoga? Risponde il Maestro yoga Sadhguru

I nostri due occhi possono cogliere il mondo fisico, quello che può bloccare la luce, ma sono ciechi per tutto il resto. Solo aprendo il terzo occhio si può percepire ciò che è visto e non visto. Questo è il regno del misticismo, della conoscenza della vita nella sua piena profondità e dimensione.

Jagadish “Jaggi” Vasudev chiamato anche Sadhguru è uno Yogi, mistico e visionario. Anche un maestro indiano dello yoga che parla di trasformazione interiore. Nei suoi convegni parla di spiritualità, crescita interiore e di come essere consapevoli.  E' un maestro spirituale conosciuto in tutto il mondo.
Tutto inizia dalla sua innata capacità nello yoga e grazie agli insegnamenti del suo maestro. Infatti, già a 12 anni dava lezioni di yoga.  Da giovane si laurea in letteratura inglese all’università di Mysore. Poi inizia a lavorare sodo, prima in un allevamento di pollame fino a divenire un uomo d’affari. È qui inizia a viaggiare ed esplorare il mondo on-the road.
Durante un suo lungo viaggio mistico, ebbe un risveglio spirituale e rivalutò interamente la sua vita. Prima affida le sue attività a un suo amico d’infanzia, poi si dedica con anima e corpo a insegnare yoga gratuitamente, aiutando la gente locale.  Nel 1992 decide di aprire la sua fondazione, la Isha Foundation, e dopo due anni un centro di yoga. Lui stesso dichiara che grazie a questa attività di yoga, ha acquisito un grande benessere fisico e una conoscenza spirituale elevata. La Isha Foundation è un'organizzazione spirituale senza scopo di lucro che si trova vicino a Coimbatore, nel Tamil Nadu (India). Ospita l'Isha Yoga Center, che offre programmi di yoga con il nome di Isha Yoga. La fondazione è gestita "quasi interamente" da volontari.

Che cos'è l'Hatha Yoga?   - Risponde SadhGuru
https://www.youtube.com/watch?v=cVIXbz9t4MM    Link al sito:  https://isha.sadhguru.org/us/en

Sadhguru: La parola "Hatha" è legata alla parola "yoga" perché l'hatha yoga è un sentiero completo da solo. Se è un percorso completo di per sé, il problema è come deve essere affrontato. Se si tratta di una pratica semplice, si può affrontare in un modo. Se si tratta di un esercizio, si può affrontare in un altro modo. Se è una forma d'arte, si può affrontare in un altro modo. Nella maggior parte delle lingue indiane, nell'uso comune, la parola "hatha" significa essere irremovibili. Questa è la qualità necessaria per affrontare questo percorso. Il vostro corpo dice: "Basta, ne ho abbastanza". Ma voi siete irremovibili. Questo è l'hatha yoga. La vostra mente dice: "Mi arrendo, non ce la faccio più". Ma voi siete irremovibili, lo fate e basta. Vogliamo portare la forma fisica oltre i suoi attuali livelli di limitazione. In un certo senso, l'hatha yoga significa allargare e rendere universale la zona di comfort. Ciò significa che ovunque siate, in qualunque modo siate, siete a vostro agio. Anche in piedi sulla testa, siete ancora a vostro agio.  L'Hatha yoga consiste nel creare un corpo che non sia un ostacolo nella vita di una persona. Il corpo diventa un trampolino di lancio - per arrivare a conoscere la vera realtà.

Hatha yoga teacher training -  Formazione per insegnanti di Hatha Yoga.  Un programma residenziale di 5 mesi ideato da Sadhguru per imparare e sperimentare l'Hatha Yoga classico e offrirlo a molti altri. 
https://www.youtube.com/watch?v=la2N1xgc_6E

https://isha.sadhguru.org/us/en/yoga-meditation/yoga-teacher-training/hatha-yoga-teacher-training

La Scuola di Yoga Isha Yoga Center  offre il classico Hatha Yoga nella sua piena profondità e dimensione. La visione di Sadhguru è quella di offrire questa antica scienza in tutta la sua purezza e renderla disponibile a ogni individuo. Per realizzare questa visione, Sadhguru ha ideato il programma di formazione per insegnanti di Hatha Yoga. In questo programma, l'Hatha Yoga viene insegnato come un'esperienza viva nella splendida cornice dell'ashram dell'Isha Yoga Center, in India. Al termine del programma, gli allievi avranno il privilegio e la soddisfazione di portare questa conoscenza a molte altre persone. Il corso di formazione per insegnanti di Hatha Yoga, della durata di 21 settimane, è un'opportunità senza precedenti per esplorare lo yoga tradizionale che è stata mantenuto vivo per migliaia di anni. Il programma inizia nel giorno di buon auspicio del Guru Purnima. Gli aspetti del programma includono potenti sadhana, formazione intensiva per l'insegnamento delle pratiche yogiche e vari altri aspetti complementari in uno stile di vita yogico. I partecipanti sono certificati da Isha per l'insegnamento dell'hatha yoga e riceveranno un'assistenza post-formazione.

L'intervista al Maestro yoga Amadio Bianchi

Amadio Bianchi (Swami Suryananda Saraswati) è l'ideatore e fondatore della World Yoga and Ayurveda Community, Presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l'Ayurveda, della European Yoga Federation; Vicepresidente della International Yog Federation di New Delhi; Membro Fondatore della European Ayurveda Association e della Scuola Internazionale di Yoga e Ayurveda C.Y. Surya.

Amadio è un grande Maestro di yoga e ayurveda che negli anni è riuscito a creare un ponte culturale fra Oriente ed Occidente.

Nel mese di Gennaio 2014 a Dubai in occasione di una importante Conferenza Internazionale, alla presenza di numerose eminenti personalità internazionali gli è stato conferito il titolo di Ambasciatore dello Yoga e dell’Ayurveda. Pratica ed insegna Yoga da 52 anni ed Ayurveda da 46 anni. Ha insegnato in Italia, India, Grecia, Francia, Lettonia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Croazia, Portogallo, Argentina, Romania, Polonia, Brasile, Bulgaria, Germania, Lituania, ecc., dove ha presentato sistemi integrati, frutto della pluriennale esperienza maturata a stretto contatto con la realtà psicofisica indiana con luminari della scienza medica ayurvedica e monaci orientali (ha compiuto in India innumerevoli viaggi-studio).

E' spesso presente nei maggiori congressi in qualità di relatore. In passato ha più volte collaborato con gli Enti Ufficiali Indiani e Italiani nell'organizzare incontri sulla cultura indiana o del benessere psicofisico; spettacoli di musica, danza o canto dell'India; iniziative di solidarietà e fratellanza fra i popoli. Ha collaborato con riviste, giornali, editori, televisioni pubbliche e private, siti internet in qualità di consulente, di ospite o di autore di testi e con alcune testate in modo continuativo. In Italia, è già stato ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche quali: TG 2 "Costume e Società", Rai Uno Mattina, Vivere Meglio - Rete 4, "La vita in diretta" - Rai 2, "Monitor Popoli" - Sat 2000, Tg regionale - Rai 3, "Salute e Benessere" - Radio Sole 24, Totem - RTL 102.5, Mediolanum "Le buone notizie" - Mediolanum Channel, ecc.

Amadio Bianchi, è stato anche l'ideatore dell'evento "Artisti per la pace - Gandhi 50 anni dopo " che si è tenuto a Milano per ricordare il Mahatma a 50 anni dalla sua scomparsa.       I suoi libri:La scienza della vita, lo yoga e l'Ayurveda”, “Nel respiro il segreto della vita”, "Ayurveda: una scienza per la salute”, “La gioia di vivere con lo Yoga e la YogaTerapia”, "Marmani: i 107 gioielli della medicina ayurvedica", "Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro" pubblicati da SpazioAttivo edizioni, sono diffusi ed utilizzati in moltissime scuole ed istituti di yoga e ayurveda in Italia. 

Intervista di Elisa Cappelli "Tra yoga, ayurveda e spiritualità". dal sito: https://www.cure-naturali.it/articoli/vita-naturale/yoga/yoga-ayurveda-amadio-bianchi.html    

Avete presente i maestri tutto d'un pezzo? Quelli che si sentono portatori di un sapere affatto trasmissibile? Che dispensano parole come se fossero "perle"?    Ecco, Amadio Bianchi non funziona così. Il suo sistema è quanto di più lontano dall'erudita e distaccata sapienza da sfoderare a ogni costo. E' vero che ha quell'eleganza che il conoscere se stessi rilascia, ma a guardare bene si vede umiltà. Se lo si conosce nella veste di insegnante, poi, si arriva a percepire la sua estrema voglia di comunicare: "Voglio darvi tutto" dice ai suoi allievi. Poi si mette a baciare le piantine quando meno te lo aspetti.

"Chi è felice al giorno d'oggi viene preso per strano. Per diverso." mi dice mentre stiamo per affrontare la prima giornata del corso di massaggio ayurvedico che sta tenendo presso l'Associazione Ayuryoga Samyoga; apro una breve parentesi: l'Associazione è iscritta registro CONI, affiliata CSEN ed aderente a Benessere Csen, il corso è appena iniziato a Roma, in Via Lisippo 12, sabato 8 e domenica 9 marzo ci sarà il secondo appuntamento con i corsi di Operatore Ayurveda Tradizionale e Massaggio Ayurvedico e si può partecipare liberamente per poi decidere se, eventualmente iscriversi o meno.

Quanto c'entra la pratica yogica con gli occhi intensi e vispi di quest'uomo? "Lo yoga ti aiuta, è una disciplina adatta per porti in relazione con la tua vita interiore" e quando dice questa frase non ha proprio l'intento di chi vuole venderti qualcosa, semmai, la sapienza di chi sa che non si può parlare di cose più grandi dell'umano. Aggiunge: "Affinché sia stabile, il sorriso non deve partire da fuori, non deve esser stimolato solo dall'esterno. Quando scaturisce dalla tua vita interiore, quel sorriso è autentico."

Gli chiedo a quando risale il primo contatto con lo yoga."Avevo 23 anni e mezzo quando sono stato colpito da una sospetta leucemia. Peggioravo a vista d'occhio. Poi tra le mie mani è finito un libro sullo yoga - lo conservo tutt'ora nella vetrina delle cose preziose di casa mia - e mi sono incuriosito. Nessuno mi aveva mai parlato di questa pratica, nessuno mi aveva mai rivelato quano la vita interiore e la dimensione fisica fossero connesse."  Da quella scintilla iniziale si è avviato un amore puro e incondizionato che lo ha portato almeno 32 volte in India. Durante l'ultimo recente soggiorno è stato celebrato il suo compleanno indiano con apposita cerimonia tradizionale (puja). Gli chiedo se la fonte della trasmissione dovrebbe essere unica, se un l'allievo dovrebbe avere un insegnante unico cui restare fedele a vita. "Può accadere che si trovi il Satguru che disseta e sazia tutta la necessità di ricerca. Per me non è stato così, la mia formazione è passata per diversi maestri." Swami Satyananda lo ha introdotto allo Yoga Nidra; poi ha conosciuto lo yogi Swami Chidananda, incontrati entrambi in Svizzera durante un congresso mondiale di yoga a Zinal.

E' ormai divulgata la nozione per cui yoga significa "unione". Trovo infinitamente utile che Amadio ribadisca quanto lo yoga nel suo significato in sanscrito abbia a che fare con l'abilità nell'azione, senso che si rintraccia nella Bhagavadgītā. "Dunque lo yoga dovrebbe essere maestro dell'energia, compresa quella sessuale. La pratica serve a comprendere cosa fare delle cose che ci son state date; in fondo siamo in vita con questa finalità. Lungo il tragitto ci possono anche essere "scivoloni", ma la comprensione è qualcosa che si matura nel tempo, il tentativo di arrivare a noi stessi è un percorso."

La definizione che Amadio dà della maestria è quanto di più utile abbia sentito ultimamente: "Un maestro è colui che ti fa riflettere su quanto importante sia diventare noi stessi maestri delle energie che la natura ci mette a disposizione." Precisa con serenità e decisione insieme: "Lo yoga ispira la vita. Porta verso la gestione di ogni cosa in senso produttivo e non controproducente."

Arriva spesso la sensazione di avere davanti una persona trasparente, sia che racconti delle sue esperienze da allievo in India, sia che racconti degli episodi durante il praticantato nel massaggio ayurvedico e nell'insegnamento, o che spieghi le variazioni di dieta adottate nelle fasi di scrittura e creazione. In questo momento globale si dovrebbe riconsiderare l'energia ricettiva rispetto all'azione reattiva immediata, è qualcosa che emerge spesso nei dialoghi che ho avuto con maestri, terapeuti, medici di vario genere.

Scatta la domanda di genere, chiedo ad Amadio se, lungo tutta l'esperienza di insegnante, ha colto differenze nell'apprendimento degli uomini e delle donne. "Ho avuto tanti allievi finora. Certo, ci sono delle diversità. Apparentemente l'impulso dell'uomo a praticare può partire da una spinta di natura fisica; la spinta del femminile verso lo yoga è di altra natura: essendo la donna colei che crea, la sua ricerca dell'unione va alle radici. Ma è una distinzione generica, quindi non del tutto veritiera. Sommariamente, lungo tutta la mia vita, sono stato molto a contatto col femminile. Le donne le apprezzo moltissimo, l'evidenza di questa presenza femminile mi lascia sempre così ricco. La sensibilità è particolare, c'è una facilità ad approcciare la vita interiore rilevante nella maggior parte dei casi. Ma sono discorsi generici, ripeto. Anche gli uomini, quando ci si mettono, possono aprire i cuori a una trasformazione meravigliosa che li porta ad apprezzare anche la loro parte femminile."

Quando nomina la possibilità di trasformazione, penso all'arte nobile, suprema della meditazione. "La meditazione opera sul piano dell'intuizione, della percezione, della presenza. Ci si perviene per entrare in contatto con la nostra parte non fisica e per tornare a vedere che i nostri strumenti non sono solo i sensi, ma la coscienza. Percepire il movimento della coscienza."

Vorrei inondarlo di domande sui suoi viaggi in India ma mi viene una richiesta banalotta. "Nessuna domanda è banalotta, chiariamolo subito. Dimmi." Gli domando: "Come vedi gli italiani ora? Non solo rispetto agli indiani, in generale."

"Siamo una cultura antica ma c'è confusione. Il futile viene ricoperto di importanza e diventa predominante. Il nostro contatto con la natura era molto forte, l'occidentalizzazione ci ha fatto perdere il contatto con la fonte. Ciononostante siamo un popolo estremamente sensibile; il nostro inconscio è alquanto storico, abbiamo gli strumenti, siamo in contatto con stimoli forti."

Gli domando cosa ha imparato sugli umani studiando l'ayurveda. "Che il più delle volte l'uomo frapponendosi alla natura, è causa della sua stessa infermità. L'uomo si sostituisce alle forze naturali che lo avvertono. Ti accendi una sigaretta. Sai che non è una cosa buona. Ti frapponi. Impari a fumare. Diventa abituale. Menti, diventi bugiardo, prima di tutto con te stesso. Talvolta anche mentre ci si nutre ci si mente; nel perpetrare la scelta di alimenti che ci danneggiano, sviluppiamo un'attitudine alla menzogna."

Amadio è stato l'ideatore dell'evento "Artisti per la pace - Gandhi 50 anni dopo" che si è tenuto dal 24 al 30 di gennaio 1998 a Milano per ricordare il Mahatma a 50 anni dalla sua scomparsa e che ha visto il convergere di quasi tutti i movimenti spirituali e religiosi. Per l'occasione, in una struttura di quasi 9.000 posti a sedere si erano esibiti, per una settimana, gratuitamente oltre 300 artisti, provenienti da molte parti del mondo, dando vita ad un grandioso spettacolo di pace.

Amadio era molto legato al discepolo di Ghandi, Padre Antony Elenjimittan. Tra uomini spirituali, quale che sia la religione, ci si intende. E si opera nella stessa direzione. "Percepisco e amo la diversità nella vita in generale, anche nel culto. Nonostante mi vesta di arancio, la mia tendenza è assai laica. Condividevo con Padre Antony, ultimo allievo di Ghandi, un grande amore verso qualcosa che potremmo definire come una multiforme spiritualità." Quando l'intervista si conclude, dopo qualche scambio di opinioni e dettagli pratici, resta nell'aria quella freschezza di un insegnamento semplice. Ciò che è denso e profondo può essere anche leggero e luminoso. Rifulge di un arancione divertentissimo e ha la risata squillante di chi ama la vita.

La mente umana, nel suo processo evolutivo, è stata rischiarata dalla luce della consapevolezza, generando sistemi il cui fine è il miglioramento della condizione umana. Lo yoga come abilità nell'azione, diventa uno strumento per comprendersi e usare i propri talenti.

Altre interviste ad Amadio Bianchi: 

  • http://www.culture-nature-magazine.info/wordpress/20/amadio-bianchi/verso-oriente/silvia/
  • http://www.golfonetwork.it/news/news_commenti.asp?NewsID=11812&Intervista%20al%20Maestro%20di%20Yoga%20ed%20Ayurveda%20Amadio%20Bianchi
  • https://www.fitogirl.it/2016/06/28/naturfiera-2016-intervista-al-maestro-amadio-bianchi/
  • https://kultunderground.org/art/14710/
  • https://www.youtube.com/watch?v=bAGizj4IZf0

Il Maestro yoga Lino Miele

Lino Miele è riconosciuto come uno dei più autorevoli insegnanti di Ashtanga Vinyasa Yoga a livello internazionale. Inizia a volgere la propria attenzione alle discipline yoga nei primissimi anni ’80.

I viaggi in India lo portano all’incontro con il Maestro Sri K. Pattabhi Jois che diventerà la sua guida per la comprensione di questa nobile disciplina. Dopo anni di studio alla presenza del Maestro, viene insignito, con pochi altri, del Certificato Internazionale per l’insegnamento dell’Ashtanga Yoga ed oggi, è riconosciuto come uno dei migliori insegnanti di Ashtanga yoga del mondo.


Una profonda consapevolezza della capacità di risveglio sia fisico che intellettuale insita nella disciplina che studia, lo porta nel 1993 alla scrittura, fatta a due mani insieme a Sri K. Pattabhi Jois, di un libro che dà una chiara lettura del metodo della 1 & 2 serie dell’ Ashtanga Vinyasa Yoga. 

Nello stesso anno fonda, assieme ad altri praticanti, la Federazione dei Centri Ashtanga Yoga diventandone vicepresidente.  Inizia a svolgere una serie di attività per promuovere questo tipo di yoga e, nello stesso anno, lascia il suo lavoro come direttore tecnico di teatro per dedicarsi completamente all’insegnamento dell’Ashtanga yoga. Ora tiene seminari e ritiri in tutto il mondo  Con l'aiuto di alcuni suoi studenti fonda l’Ashtanga Yoga Research Institute a Roma, la Scuola di Ashtanga Yoga a Milano ed in Europa le Scuole di Copenhagen ed Helsinki, Tallinn, poi a Buenos Aires ed in India a Kovalam Beach (stato del Kerala nel sud dell’India) dove ogni anno offre a coloro che sono interessati una grande opportunità per approfondire questa pratica.

- Nel 1993 da un’approfondita ricerca sul sistema del Vinyasa  fatta attraverso la pratica e personali incontri e studio con Sri K. Pattabhi Jois, Lino Miele ha scritto il suo primo libro, intitolato “Astanga yoga” contenente le descrizioni della 1° e 2° serie. Il libro “Astanga yoga”, è diventato uno dei testi fondamentali, insieme allo “Yoga Mala” di Sri K. Pattabhi Jois, per la pratica dell’Ashtanga yoga.

- Nel 1999 realizza un video esplicativo su tutte le posture che compongono la I serie e nel 2001 è protagonista con Gwendoline Hunt di un video dove vengono eseguite tutte le posizioni della II e III serie.
- Nel 2012 pubblica  il libro “Ashtanga yoga-lo yoga del respiro”, che contiene le descrizioni della prima serie, di quella intermedia e dell’avanzata A e B, chiamate anche:1°, 2°, 3° e 4°  serie.

Vedi sito https://www.linomiele.com/
Dal sito : https://www.ilgiornaledelloyoga.it/lino-miele

Il Maestro yoga Roberto Mattei

 “Lo Yoga è creatività, è coinvolgimento del corpo, della mente e dello spirito, un'esperienza unica che consente di espandere la coscienza, poiché cambia prospettiva nel modo di vivere e di essere” - Roberto Mattei.      

Roberto Mattei è uno dei più importanti insegnanti di yoga in Italia. Ha iniziato a praticare yoga a 20 anni. Ha viaggiato in diversi paesi tra cui l’India e l’Africa, dove ha soggiornato anche per molti anni in una continua ricerca filosofica, antropologica ed etnologica. Ha avuto modo di approfondire le culture e le pratiche legate alla salute nel corpo e nella mente.


Agli inizi del 2006, Roberto Mattei entra in contatto con la European Yoga Federation, ottenendo il riconoscimento ufficiale per la sua professionalità nel settore e per l'attività dell'Associazione Culturale Science & Art Garbha Yoga, una scuola di formazione per insegnanti yoga riconosciuta a livello internazionale dalla World M.Y.A. (World Movement for Yoga and Ayurveda) e dalla World M.I.F.A. (World Movement for Indian Fine Arts). Ha collaborato con l'Aimy, l'Associazione Italiana Mindfulness e Yoga di Pescara per l’insegnamento dello yoga e per l’attivazione della “Scuola Integrata per insegnanti di Yoga, Mindfulness e Ayurveda” riconosciuta anch’essa dalla World M.Y.A.
Ha organizzato, nel corso degli anni, diversi incontri in Europa con maestri come Swami Chidananda, Swami Ramaswarupananda e Sri Sri Sri Satchidananda. La sua passione per lo yoga si è poi trasformata in una vera e propria missione che lo ha spinto a divulgare sempre più le conoscenze acquisite. ll maestro Mattei insegna che nello Yoga, qualsiasi ramo sia, attraverso le posizioni e la coscienza del respiro, è possibile raggiungere un equilibrio fisico e mentale lasciando andare le tensioni, le preoccupazioni e le ansie quotidiane.       Vedi:

  •  Dal sito  http://www.aimy.it/mindfulnessyoga/yoga/il-maestro.html   
  • Centro di formazione Garbha Yoga A. S. D.   https://www.yoga.it/corso-formazione-insegnanti/garbha-yoga/     
  • https://www.linkedin.com/in/roberto-mattei-99bb5738/?originalSubdomain=it

Il Maestro Yoga Maurizio Morelli

Il Maestro Maurizio Morelli ha creato la Scuola di formazione yoga HAmSA   https://thisisyoga.org/it/ 

La pratica consapevole è il cuore della formazione di questa scuola. Il massimo impegno viene indirizzato alla spiegazione, allo studio e specialmente alla sperimentazione delle innumerevoli tecniche dello Hatha Yoga: asana, pranayama, mudra, bandha, tecniche di visualizzazione, rilassamento e meditazione. I momenti teorici (pedagogia, storia dello Yoga, Chakra) sono finalizzati ad arricchire, inspirare, strutturare e spiegare la pratica, centro focale di un percorso di integrazione psico-somatica che è collettivo e individuale a un tempo. Lo sviluppo delle potenzialità e inclinazioni naturali del singolo è considerato un enorme valore di arricchimento collettivo e viene stimolato fin dai primi incontri. Lo Yoga è conosciuto solo per mezzo dello Yoga. Lo Yoga è realizzato solo per mezzo dello Yoga. 
La formazione si svolge su 1 anno e comprendelezioni in Live Streaming o in presenza presso la nuova sede della Scuola di Hatha Yoga Hamsa a Calice al Cornoviglio (SP).Il programma è organizzato sullo schema dei 7 Chakra Evolutivi e segue la metodologia del Pranayoga Method® di Maurizio Morelli.
Certificazione a fine corso: – Diploma di Scuola e  – Certificazione CONI tramite CSAIn – WEPA

Nella pratica prana e posizioni sono sempre associate. E occorre considerare il limite come opportunità. Occorre dare molta importanza agli esercizi preparatori: rotazioni della testa, piegamenti della testa, sollevare i talloni, in piedi braccia larghe una davanti e una dietro, rotazioni delle spalle.  In piedi le mani aperte, un braccio palmo verso l'alto, un braccio palmo verso il basso,  sollevo le spalle, poi le lascio cadere. Rotazioni delle ginocchia morbide, quando mi piego in avanti come se si sgonfiasse un palloncino, adotto la tecnica del gomitolo fino ad arrivare a toccare le caviglie con le mani, la testa deve risalire per ultimo.
Lo yoga è consapevolezza, e nelle posizioni si cerca di assorbire tutte le sensazioni particolari. Nella posizione supina shavasana (20 minuti) faccio il silenzio mentale per accedere ad alti livelli di consapevolezza, nel pranayama cerco di avere la consapevolezza del respiro, con piacevolezza, evitando qualsiasi sforzo. Prana è luce e calore, durante gli esercizi di pranayama, dal punto un po' più basso dell'ombelico, si cerca di portare l'attenzione sulla luce che si sviluppa e si irradia tutto il corpo.  Si porta la consapevolezza sul diaframma e sul muscolo traverso dell'addome, uno si contrae e l'altro si rilassa.  Nelle posizioni prone (il corpo si trova sdraiato sì in posizione orizzontale ma a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi) si usa  una coperta se si hanno le ossa fragili.  E' più utile lasciare il corpo in una posizione a lungo piuttosto che fare la stessa posizione più volte. Per fare la posizione del loto, prima si devono fare molti esercizi preparatori, piegare il piede alcune volte e poi chiudere il piede. Nella meditazione zen è importante la posizione, il respiro e la predisposizione mentale, se uno dei tre eleementi è perfetto anche gli altri elementi sono perfetti e la meditazione è perfetta.

sabato 1 aprile 2023

Ricordo di Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh o Thay, come amavano chiamarlo i suoi discepoli, è stato l'interprete amatissimo di una spiritualità non dogmatica capace di rivolgersi a tutti, buddhisti e non, che ha saputo coniugare gentilezza, consapevolezza e compassione quali elementi di uno stile di vita buddhista. La sua interpretazione del monachesimo si è spinta molto avanti, diventando un modello di condotta nella vita, etica e fortemente radicata nella spiritualità buddhista per la comunità umana in senso lato. Il suo insegnamento si è tradotto in una prospttiva di salvezza accessibile a tutti gli uomini di buona volontà, grazie alla costante coltivazione di quelli che lui chiamava "i semi di consapevolezza, nati dall'aspirazione - alla liberazione per gli altri e per noi, e capaci di fornire l'energia della compassione, della comprensione, della gioia e della pace" (Plum village, insegnamenti 22 dicembre 1994).  Puntava a sviluppare una nuova fratellanza che attraversi tutti e cinque i continenti, i confini politici e religiosi e culturali e che accomuni uomini e donne di tutti i Paesi in qualcosa che sia più concreto di un ideale e più vivo di un programma.

Importanti sono stati per Thay gli incontri con il monaco trappista Thomas Merton e Martin Luther King che lo avrebbero, poi, candidato al Nobel per la pace nel '66 e nel '67. Thomas Merton, Martin Luther King e Thich Nhat Hanh sono stati grandi leaders spirituali e migliore espressione di due Paesi che si  erano fronteggiati in una sanguinosissima guerra, e uniti nell'affermare il valore di ahimsa, la non violenza e della pace.  La loro amicizia, inspirata ad un sincero spirito di fratellanza, resta uno degli esempi concreti di un reale dialogo interreligioso ma non confessionale. Thay ha sempre sottolineato l'importanza del Sangha, ossia della comunità per il praticante, e la comunità è stata il fulcro del suo insegnamento, tanto da portarlo a pronunciare la frase seguente: "Il prossimo Buddha assumerà più che altro la forma della comunità, una comunità che pratica la comprensione e la gentilezza amorosa, una comunità che pratica un modo di vivere cosciente. Questa può essere la cosa più importante per la sopravvivenza della terra". E la Terra ritorna spesso nella sua visione di buddhismo impegnato. Oggi, a fronte di una tendenza sempre più volta all'auto-referenzialità ed alla prospettiva buddhista orientata ad un benessere personale, il buddhismo impegnato è un forte richiamo ad abbracciare gli insegnamenti del Buddha come via di trasformazione della sofferenza attraverso la messa in atto di ogni mezzo abile per guarire noi stessi e gli altri, affinché questo nostro passaggio sulla terra sia volto al bene-benessere e alla felicità di tutti. 

Dalla rivista Buddhism Magazine, numero 2-202, pagg. 54-57. Vedi: https://unionebuddhistaitaliana.it/magazine-marzo-2023/

Engaku Taino, maestro zen dai moltepli volti

Luigi Mario o Engaku Taino (1938-2021) è stato scrittore e filosofo ed uno dei primissimi italiani a recarsi in Giappone per entrare in un tempio delle scuole zen, rispettando la severa disciplina richiesta agli aspiranti monaci, per vivere appieno quell'antica spiritualità. Ha praticato nel monastero giapponese di Shofukuji (Kobe) sotto la guida del roshi Yamada Mumon, della tradizione rinzai, ricevendone l'ordinazione nel 1971. Nel 1974 ha fondato il tempio "Bukkosan Zenshinji" di Scaramuccia, nelle vicinanze di Orvieto.

Engaku Taino è stato marito, padre, nonno, guida alpina, maestro di sci, insegnante di yoga e tai chi chuan. Ha sempre sostenuto di non voler fare il monaco di professione e ha sempre mantenuto la famiglia con attività lavorative diverse.

Taino ha prima contribuito a far radicare lo zen rinzai a Scaramuccia, poi lo ha sottoposto ad una profonda, attenta rivoluzione dalla quale sono fiorite nuove parole. Ha preso consapevolezza che, con i nuovi praticanti  (sempre più giovani, sempre più donne, provenienti da estrazioni sociali e culturali molto diverse e ambienti di lavoro i più disparati) occorrevano nuove procedure. Le prassi dei monasteri giapponesi, sono state costruite pensando a monaci residenti, ma sono inappropriate per le nuove realtà che stanno emergendo; nuovi mondi e nuove sensibilità richiedono nuove forme e nuove prassi.

 L'asse portante della sua azione è stata l'assoluta centralità della meditazione, sia seduta (zazen), sia in movimento (kinhin), sia dei koan (affermazione o domanda paradossale che portava alla riflessione da parte dell'allievo).  La meditazione è lo strumento che permette al praticante di scavare nel suo mondo interiore e di vedere il proprio sè come oggetto e soggetto, e di trascenderlo, riscoprendo la sua originaria unità. 

Progressivamente ha introdotto cambiamenti nel come fare zen: assolutà parità uomo-donna nella gestione del monastero e nell'assunzione di incarichi, durata più ridotta e più intensa dei ritiri di meditazione (sesshin)., eliminazione dell'obbligo di indossare abiti formali, ammissione di posture di meditazione diverse da quelle classiche (del loto e mezzo loto), durata delle meditazioni ridotte, semplificazione dei riti e dei sutra, costruzione di un rapporto maestro-discepolo lontano dall'enfatizzazione magica della guida spirituale. 

Ha creato una raccolta di 116 nuovi koan che hanno formato le raccolte Bukkosan roku e Zenshin roku. Queste raccolte hanno ambientazione e linguaggio moderni e nascondono al loro interno la posizione dello zen rinzai sui nuovi dilemmi del terzo millennio, le nuove macro-sofferenze e le contraddizioni della vita quotidiana.  Affrontano temi del nostro vivere quotidiano come le nuove tecnologie, il fine vita, la globalizzazione, le nuove problematiche familiari e intergenerazionali, ecc. 

Taino ha modellato uno zen rinzai originale alla cui base c'è questo assunto: "il mondo, che è grande e lo sarà sempre, è perfetto così come è, e, dunque, occorre fare ogni sforzo possibile per migliorare il mondo".

La paura dell'invecchiamento - Yongey Mingyur Rinpoche

Alcune delle cose che ci accadono, tradizionalmente definite "sofferenze naturali", non possono essere cambiate. Prendiamo ad esempio l'invecchiamento. La brutta notizia è che tutti invecchiamo! Ma quando lo accettiamo, va tutto bene. Anzi, ci sentiamo più sollevati, più felici.

Quando si è bambini, si hanno opportunità specifiche; quando si cresce, si hanno altre prospettive e alternative diverse. Quando si è anziani, ci sono ancora altre esperienze di vita particolari di cui godere. Se vi godete tutti questi momenti, vi sentirete molto soddisfatti. Ma se ci si fissa sull'essere giovani, non si vedranno le grandi variazioni di possibilità che si presentano con le diverse età. Dobbiamo quindi accettare questi sviluppi naturali.

Certo, a volte affrontare la realtà è molto difficile. Non è facile quando si perde qualcosa o qualcuno di veramente caro, soprattutto quando muore una persona cara. Non bisogna semplicemente accettarlo e andare avanti come se nulla fosse. Non è così. È molto doloroso. Ma allo stesso tempo, ciò che è veramente importante è cercare di accettarlo, imparare da esso, crescere e usarlo come catalizzatore per una trasformazione.  

Siamo d'accordo che ci sono cose che non si possono cambiare, come l'invecchiamento. Ma ciò che possiamo cambiare è la nostra paura di queste cose. Possiamo lavorare con questa paura e trasformarla fino ad arrivare ad accettarla, farsela amica. Questo è ciò che a volte chiamiamo "alchimia". Secondo un'antica storia, grazie al potere dell'alchimia, il ferro poteva essere trasformato in oro. Allo stesso modo, le nostre qualità innate di consapevolezza, amore e compassione e saggezza possono trasformare qualsiasi emozione forte e dolorosa. E queste qualità innate, che costituiscono la nostra natura di Buddha, sono sempre dentro di noi.

Tutti portiamo con noi l'amore - Yongey Mingyur Rinpoche

Una volta Yongey Mingyur Rinpoche stava tenendo un insegnamento sull'amore. Il tema del discorso era che tutti portiamo l'amore dentro di sé. Non importa quale sia la circostanza, chi siate o dove vi troviate nel mondo, avete l'amore 24 ore al giorno - anche quando provate rabbia o odio. Durante l'insegnamento sembrava che tutti gli studenti fossero molto felici.


Dopo il discorso, quando ha lasciato l'auditorium, ha visto un uomo che lo aspettava fuori. Gli si è subito avvicinato e gli ha chiesto se potevano parlare in privato. Una volta che si erano allontanati dagli altri, gli ha confidato: "La storia che hai insegnato sul fatto che tutti hanno amore è un'idea bellissima. È molto attraente e mi è piaciuta. Ma devo dirti che per me non è vera. Forse tutte le altre persone del pubblico hanno sempre l'amore, ma non io. Mi odio ogni secondo della giornata".

Yongey Mingyur ascoltò tutto quello che aveva da dire. Poi gli chiese perché fosse venuto alla conferenza. L'uomo gli rispose: "Beh, speravo di imparare qualcosa da lei". "Perché voglio disperatamente uscire da questo sentimento di odio verso me stesso. Sono venuto da lei sperando di potermene finalmente liberare".

Gli chiese dove vivesse e, si scoprì, che viveva piuttosto lontano. Aveva dovuto comprare un biglietto aereo per venire alla conferenza e prendersi anche un po' di tempo libero dal lavoro. Poi Yongey Mingyur gli disse: "Quindi, ci sono voluti soldi, tempo ed energie per fare questo viaggio ed ascoltare questo mio insegnamento. Non è stato così facile. Eppure hai fatto tutto questo sforzo. Perché?" "Perché vuoi liberarti da questo sentimento di odio verso te stesso. Vuoi essere felice. Quindi, in realtà, ti prendi cura di te stesso.  Questo è amore". Allora l'uomo capì.

Sebbene a volte anche voi possiate sentire di odiarvi e pensare: "Oh, sono inutile... Non sono abbastanza bravo... Ci sono molte persone a cui non piaccio", questo è normale. Ma dovete capire che, a un livello più profondo, tutti questi sentimenti apparentemente negativi provengono in realtà dall'amore. Sono l'espressione del vostro desiderio fondamentale di essere felici e liberi dalla sofferenza.

Dal blog: https://joy.tergar.org/blog/

venerdì 31 marzo 2023

La solitudine - Jiddu Krishnamurti

Dal testo La solitudine di Jiddu Krishnamurti. -

“Tutti conosciamo quel tremendo senso di solitudine nel quale né i libri né la religione servono più a niente, quando tutto quello che rimane dentro di noi è un vuoto spaventoso. La maggior parte di noi non riesce ad affrontare quel vuoto, quella solitudine; così fuggiamo e andiamo a cercare rifugio nella dipendenza da qualcosa, perché non possiamo sopportare di rimanere soli con noi stessi. Accendiamo la radio, leggiamo, lavoriamo, chiacchieriamo incessantemente, occupandoci delle cose più diverse, dell’arte, della cultura".


 Ma arriva il momento nel quale non possiamo fare a meno di imbatterci in quel senso tremendo di isolamento. Anche se abbiamo un ottimo lavoro in cui tuffarci disperatamente, anche se ci mettiamo a scrivere libri, dentro di noi c’è questo vuoto tremendo. E siccome vogliamo riempirlo, ricorriamo alla dipendenza. Ci rifugiamo nella dipendenza, nei divertimenti, nella religione; facciamo dell’assistenza, ci diamo al bere, alle donne, facciamo di tutto per riempire quel vuoto.

Ma se ci rendiamo conto che qualunque cosa facciamo per riempirlo o per nasconderlo non serve assolutamente a nulla; se ce ne rendiamo conto non a parole, vediamo l’assurdità di quello che stiamo facendo… allora ci ritroviamo ad affrontare un fatto. Non è questione di liberarsi dalla dipendenza. Il fatto non è la dipendenza; la dipendenza è solo una reazione a un fatto… Perché allora non affronto il fatto e sto a vedere che cosa succede?

A questo punto sorge il problema dell’osservatore e dell’osservato. L’osservatore dice: “Mi sento completamente vuoto; non lo sopporto” e fugge da questa sensazione. L’osservatore dice: “Io sono diverso da questo vuoto”. Mentre invece l’osservatore è proprio questo vuoto; non c’é un osservatore che stia vedendo quel vuoto. L’osservatore è l’osservato. Quando questo accade, avviene una rivoluzione tremenda nella mente e nei cuore.

Cercate, semplicemente, di rendervi conto del vostro condizionamento. Lo potete percepire solo indirettamente, collegato a qualcosa. Non potete rendervene conto in astratto, non avrebbe molto significato. Possiamo solo essere consapevoli del conflitto. Il conflitto affiora quando non c’è corrispondenza tra una sfida e la risposta che essa richiede. Il conflitto è il prodotto del nostro condizionamento. Condizionamento significa attaccamento: attaccamento al nostro lavoro, alla tradizione, a quello che possediamo, alle persone, alle idee e così via.

Se non ci fossero attaccamenti, dove andrebbe a finire il condizionamento? Certamente non potrebbe esserci. Allora perché ci attacchiamo a qualcosa? Sono legato al mio paese, perché identificandomi con la mia patria mi sento qualcuno. Mi identifico col mio lavoro, così il lavoro diventa importante. Io sono la mia famiglia, sono quello che possiedo. Mi attacco a queste cose e quello a cui mi attacco mi offre la possibilità di fuggire da quel vuoto tremendo che sento dentro di me.

L’attaccamento è una fuga e questa fuga rafforza il condizionamento. C’è una solitudine che non ha nulla di filosofico, ma che implica uno stato interiore di rivolta contro l’intera struttura della società che, in qualunque forma si manifesti, democratica, comunista o fascista, è l’organizzazione del potere in tutta la sua brutalità. Quello stato interiore comporta una straordinaria percezione degli effetti del potere.  Avete mai osservato i soldati durante una parata militare? Non sono più esseri umani, sono macchine; sono i vostri figli, sono i miei figli che stanno impettiti sotto il sole. E questo accade dovunque, in America come in Russia. Questa situazione non riguarda soltanto i militari, ma anche tutti gli appartenenti a un ordine monastico, quelli che vivono nei monasteri o che fanno parte di gruppi in cui si concentra un immenso potere. Solo una mente che non appartiene a nulla può scoprire quella solitudine, una solitudine che nessuno potrà mai coltivare.

Capite? Rendervene conto significa mettervi fuori gioco e nessun uomo di governo, nessun presidente vi inviterà mai a pranzo. In quella solitudine affiora l’umiltà. È una solitudine che conosce l’amore, non il potere. L’uomo ambizioso, che sia religioso o no, non saprà mai che cos’è l’amore. Chi si rende conto di tutto questo possiede la capacità di vivere e di agire nella totalità. Questa qualità affiora attraverso la conoscenza di noi stessi.

Per evitare di soffrire coltiviamo il distacco. Qualcuno ci ha detto che l’attaccamento, prima o poi, ci farà soffrire e allora vorremmo essere distaccati. L’attaccamento ci dà soddisfazione, ma quando ci accorgiamo che comporta anche sofferenza, cerchiamo soddisfazione nel tentare di essere distaccati. Ma non c’è differenza tra attaccamento e distacco, perché per noi rimangono entrambi mezzi per procurarci piacere.

In realtà, quello che stiamo cercando è soltanto la nostra soddisfazione e la vogliamo a tutti i costi. Accettiamo la dipendenza e l’attaccamento perché ci danno piacere, sicurezza, potere, un senso di benessere; anche se, inevitabilmente, comportano dolore e paura. E quando cerchiamo il distacco, siamo ancora in cerca di piacere, perché non vogliamo essere offesi o feriti interiormente.

Quello che cerchiamo è il piacere, è la nostra soddisfazione. Dovremmo capire questo processo senza condannarlo, senza giustificarlo, altrimenti non avremo modo di uscire dalla confusione e dalle nostre contraddizioni. Il desiderio che ci assilla in continuazione potrà mai essere soddisfatto? O è un pozzo senza fondo?

Non importa che cosa desideriamo; quello che desideriamo può essere infimo o elevato, ma si tratta pur sempre di desiderio, un fuoco che brucia e riduce in cenere tutto quello che tocca. il desiderio di soddisfazione sempre arde in continuazione, ci brucia dentro è non ha fine. Tanto l’attaccamento quanto il distacco ci legano; entrambi devono essere trascesi…

Non so se vi siete mai sentiti soli: all’improvviso vi rendete conto di non essere in relazione con nessuno. Ve ne rendete conto non intellettualmente, ma effettivamente… Vi sentite completamente isolati; pensiero ed emozione si bloccano; non sapete da che parte voltarvi. Non c’è nessuno a cui possiate rivolgervi, né dei, né angeli. È come se se ne fossero andati tutti quanti oltre le nubi; e quando le nubi scompaiono vi accorgete che anche loro sono scomparsi e voi rimanete totalmente soli.

Ma c’è una solitudine completamente diversa, una solitudine ricolma di bellezza. Questa solitudine vi è necessaria. Quando l’essere umano non ha più nulla a che fare con la struttura sociale, fatta di avidità, ambizione, invidia, arroganza, quando smette di desiderare una posizione e il successo e si libera da tutto questo, allora si ritrova in quella solitudine, completamente diversa dalla solitudine che ben conosciamo. Allora c’è una grande bellezza e il senso di una straordinaria energia.

Sebbene siamo tutti esseri umani, abbiamo costruito delle barriere che ci separano gli uni dagli altri: le barriere del nazionalismo, della razza, della casta, della classe sociale, che ci condannano a vivere nell’isolamento, nella solitudine. Una mente rinchiusa nel suo isolamento, nella sua solitudine, non ha la minima possibilità di capire che cos’è la religione.

Può credere in qualcosa, può aggrapparsi a teorie, formule, concetti, può tentare di identificarsi con quello che essa chiama Dio, ma io ho l’impressione che la religione non abbia, in realtà, nulla a che fare con le fedi, i preti, le chiese e i cosiddetti libri sacri. Si può capire quale sia lo stato di una mente religiosa solo quando cominciamo a comprendere la bellezza. E ci si deve accostare alla comprensione della bellezza con quello stato della mente che è solo, perché non ha confronti.

Quando la mente vive in uno stato nel quale non ha bisogno di nulla, può conoscere la bellezza; nessun altro stato può consentirle di avvicinarla. La solitudine di cui stiamo parlando non è isolamento e non è nemmeno legato ad una capacità eccezionale in qualche campo; essa, semplicemente, implica il sostegno della sensibilità, dell’intelligenza, della comprensione.

Questa solitudine richiede che la mente sia libera da qualsiasi influenza e capace di non farsi contaminare dalla società. Questa solitudine è necessaria per capire che cos’è la religione: religione significa scoprire, per conto proprio, se esiste qualcosa che è immortale, che è al di là del tempo. L’isolamento deve essere completamente superato, se vogliamo scoprire una solitudine che non ha nulla a che fare con l’isolamento.

La solitudine di cui stiamo parlando richiede una mente integra, in cui ci sia armonia fra tutte le sue funzioni. La nostra mente non è così; divide e separa tutto quello che tocca. È questo il suo modo di funzionare e quindi è condannata a vivere nell’isolamento. La solitudine di cui parliamo non separa, non è influenzata dalla frammentarietà, non è il prodotto della frammentarietà. La nostra mente è a pezzi, è piena di frammenti, è stata costruita e ridotta così attraverso i secoli e quindi non può conoscere quella interezza che è completezza.

Solo quando la mente si rende conto dell’isolamento in cui vive, quando scopre la sua frammentarietà, può consentire che l’interezza affiori. Allora può esserci qualcosa che è incommensurabile. Sfortunatamente, la maggior parte di noi si accontenta di dipendere, vuole dipendere. Vogliamo compagnia, vogliamo degli amici e continuiamo a vivere mantenendo uno stato di separazione che inevitabilmente genera conflitto.

Quella solitudine che è interezza non conoscerà mai il conflitto. La mente che vive nell’isolamento non potrà mai conoscere né capire quello stato che è senza conflitto. La maggior parte di noi non conosce quella solitudine che è interezza. Potete andare a fare gli eremiti su una montagna, ma inevitabilmente porterete con voi le vostre idee, le vostre esperienze, le vostre tradizioni, la conoscenza che avete accumulato.

Il monaco cristiano, chiuso in un monastero, non conosce quella solitudine che è interezza. Vive con i suoi concetti teologici, con le sue immagini di idoli, con tutto quello in cui crede, con i dogmi legati al suo particolare condizionamento. E si può dire la stessa cosa per il sannyasin, in India, che si ritira dal mondo e vive in isolamento. La sua solitudine non è interezza, perché anch’egli vive legato ai suoi ricordi.

Sto parlando di una solitudine nella quale la mente è del tutto libera dal passato; in questa libertà c’è innocenza, che è virtù. Forse voi direte: “È troppo chiedere una cosa simile; non si può vivere così in un mondo tanto caotico, dove bisogna andare in ufficio tutti i giorni per guadagnarsi da vivere, per mantenere i propri figli e dove bisogna sopportare le lamentele del marito o della moglie.”

Eppure io credo che quanto stiamo dicendo sia direttamente e strettamente connesso alla vita quotidiana, al nostro agire quotidiano; altrimenti non avrebbe alcun valore. Da quella solitudine, che è interezza interiore, proviene una virtù, che è forza e che porta con sé una straordinaria purezza e gentilezza. Non ha molta importanza se si commettono degli errori; non è questo che conta.

Quello che è importante è avere la sensazione di essere assolutamente soli, intatti, al di là di qualsiasi contaminazione. Solo allora la mente può conoscere, può cogliere quello che è al di là della parola, al di là del nome, al di là di ogni immaginazione. Uno dei fattori che alimentano la sofferenza degli esseri umani è il loro isolamento.

Fatevi pure tutte le amicizie che volete, venerate i vostri dei, accumulate una conoscenza straordinaria, datevi incredibilmente da fare nel campo dell’assistenza sociale, discutete all’infinito di politica – cosa che i politici fanno normalmente – ma non potrete minimamente scalfire quell’isolamento. Nel suo isolamento l’essere umano cerca di dare un significato alla vita o se ne inventa uno, ma la sua solitudine rimane.

Ora, potete osservare questo isolamento per quello che è, senza fare confronti, senza tentare di sfuggirlo, senza tentare di nasconderlo, senza cercare di allontanarvene. Allora vedrete che questa solitudine diventa qualcosa di completamente diverso. Noi non siamo integri. Siamo il prodotto di un’infinità di influenze, di migliaia di condizionamenti, di deformazioni psicologiche; siamo il frutto della propaganda e della cultura.

Noi non siamo integri e quindi siamo esseri di seconda mano. Quella solitudine che è assoluta integrità implica il non appartenere ad una famiglia, per quanto si possa avere una famiglia, il non appartenere ad una nazione, ad una cultura, il non dipendere da un’occupazione particolare. Significa avere la sensazione di essere degli estranei, estranei ad una nazione, ad una famiglia e ai loro modi di pensare e di agire. In questa solitudine che è integrità c’è innocenza, un’innocenza che libera la mente dal dolore.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...