venerdì 7 maggio 2021

Il mio viaggio in Bhutan

Cartina dell'itinerario che ho fatto in Bhutan.  
L'aeroporto internazionale si trova a Paro, e da lì siami partiti per la capitale Thimphu, poi siamo arrivati fino alla Tang Valley.

Il Bhutan è il mio Paese preferito. E' il solo Paese al mondo dove il Bhuddismo Vajarayana, o veicolo del diamante, è la religione ufficiale. La costituzione del 2008 afferma che il Buddhismo fa parte dell’eredità spirituale del Paese. Il Buddhismo Vajrayana è uno dei tre cammini buddhisti e di natura esoterica, il diamante rappresenta la vacuità, la saggezza e la conoscenza trascendentale. Propone una via rapida alla Liberazione accessibile anche in una sola esistenza, mettendo in opera dei potenti mezzi fisici e psichici. Accorda una importanza estrema al legame tra maestro e discepolo.

Il Bhuddismo, diffusosi a partire dal VII secolo d.C., si è sovrapposto alle credenze locali, assorbendone vari tratti ed elementi. Numerose entità sono ancora venerate come spiriti dei boschi, dei laghi e dell’aria. Molte leggende narrano le lotte vittoriose dei santi buddhisti contro demoni locali, i quali, sottomessi e convertiti, si sono trasformati in divinità tutelari.

In questo piccolo Regno, mai colonizzato1 e grande quanto la Svizzera, con circa 760.000 abitanti (nel 2019), non ci sono mendicanti, furti e crimini. L'istruzione e le cure mediche sono gratuite. Il 65% della popolazione vive di agricoltura ed i parchi naturali coprono il 33% del Paese. Il Dipartimento della Cultura è incaricato di vegliare sull’identità culturale del Paese. La lingua nazionale del Bhutan è il Dzongkha.

Nell’ottavo secolo un tantrista di origine indiana Guru Rimpochè, il ‘Maestro prezioso’ introdusse il buddhismo nella sua forma tantrica in Bhutan. Il personaggio più conosciuto e venerato nel Bhutan è il Lama Drukpa Kunley (il folle divino), che come Guru Rimpoche, è una figura storica trasfigurata dal mito, investita di poteri magici, protagonista di eroiche lotte contro i demoni, apostolo della dottrina buddhista. La sua associazione a Shiva e alla potenza sessuale lo hanno reso un magico ‘erogatore’ di fecondità: al suo tempio si recano infatti le donne senza figli per ricevere la benedizione che le renderà fertili. L'aspetto particolare del buddhismo bhutanese sono le forme di demarcazione religiosa del territorio. Le valli himalayane di questo piccolo Paese, incastonato fra India e Cina, sono protette da divinità e coperte di reti simboliche e religiose: la prima rete è costituita dagli dzong (fortezze), la seconda dai templi, la terza dagli chorten (tombe) e la quarta è costituita dai cumuli di minuscoli chorten commemorativi dei defunti e dalle bandiere di preghiera. Non ci sono statue di pietra o scolpite nella roccia. 

Questi edifici sono costruiti in prossimità della riva di un fiume, passi di montagna, ponti e incroci. In luoghi considerati sacri che costituiscono i punti di contatto fra il mondo fisico, abitato dagli uomini e quello fantasmatico popolato di divinità, santi, eroi culturali e demoni. Gli chorten sono antichi tumuli di sepoltura contenenti le reliquie di re o eroi con una cupola retta da una base a cinque livelli, i cinque elementi del mondo2. Gli Lhakhang sono dei templi di taglia modesta3, i gompa sono dei monasteri, i dzong sono delle citta fortificate con funzioni militari, civili e religiose4.

Spesso in luoghi considerati sacri si incontrano migliaia di minuscoli chorten alti non più di sette centimetri e confezionati da artigiani impastando dell’argilla con le ceneri di un defunto. Il piccolo manufatto viene poi colorato di bianco (il colore degli chorten) oppure d’oro (il colore delle statue di Buddha). Si trovano sempre lontani dai villaggi, ad una debita distanza fra i vivi e i morti. 

I boschetti dei passi montani sono coperti da migliaia di bandierine di preghiera (chiamate lungdhar, ‘bandiere del vento’) legate insieme da cordicelle in modo da formare una specie di festone, che sono, insieme ai micro-chorten, una forma di demarcazione religiosa del territorio ‘diffusa’ e di natura popolare e non istituzionale. Sono bandierine su cui viene stampato il testo di una preghiera e rappresentano una forma di muta invocazione della benedizione delle divinità, e la richiesta di protezione per i vivi e i defunti. Sono di cinque diversi colori (bianco, giallo, verde, blu e rosso) che simboleggiano i cinque elementi naturali (rispettivamente ferro, terra, legno, acqua e fuoco)5.  Grandi bandiere (lhadhar, ‘bandiere di dio’) appese ad alti pennoni si trovano davanti agli dzong, e rappresentano la vittoria del bene sulle forze malefiche.

In questo contesto non potevano mancare le leggende di demoni e forze malefiche, rappresentanti l'animismo pre-buddhista. La più conosciuta è quella di una diavolessa6 che copriva con il suo immenso corpo tutto il territorio del Tibet e del Bhutan; nel VI secolo d.C7. vennero costruiti, in un solo giorno 1088 templi su tutto questo territorio, ognuno dei templi rappresentava un chiodo per bloccare al suolo questa diavolessa. Cinque templi di questo reticolo si trovano nel Bhutan centro-occidentale. Due di questi, il Jhahmpay Lhakhang e il Kyichu Lhakhang, sono i ‘chiodi’ che bloccano il piede sinistro (il tempio di Paro) e il ginocchio sinistro (il tempio nella valle di Bumthang) della diavolessa. Il terzo tempio è il luogo più sacro di tutto il Bhutan, ed è il monastero chiamato la ‘Tana della tigre’ sopra la valle di Paro e dedicato a Guru Rimpoche che a cavallo di una tigre, scaccia uno dei tanti demoni9.

I templi sono decorati da magnifici dipinti ed arazzi rappresentanti le varie leggende, descritte sopra, e Bodhisattva10Gli arazzi da tempio (Thangka, cosa che si srotola), sono usati nella meditazione come mezzo di visualizzazione e spesso in questi arazzi viene rappresentata la ruota della vita11 che è fatta girare da Yama il signore dei morti. I Bodhisattva più rappresentati sono: Manjursri, Vajrapani, Avalokiteshavara, il Bodhisattva della compassione, i Dalai Lama sono incarnazioni di questo Bodhisattva. Nei dipinti compare anche Tara12, la salvatrice e la contropartita femminile, e le Dakini che sono le divinità protettrici di origine indù.

L’arte bhutanese ha tre caratteristiche: è anonima, è religiosa e non ha nessuna funzione estetica in se stessa. E' una porta aperta alla parte più profonda dell’essere, e chi contempla queste opere con devozione può mettersi sul cammino della Liberazione. Colori, aspetti, posture, attributi, gesti sono tutti codificati e corrispondono ad un simbolismo molto elaborato.

Per concludere il Regno del Bhutan, chiamato dai bhutanesi "Druk Yul", cioè "Terra del Drago", è una monarchia retta dal 1907 dalla Dinastia dei Wangchuck13. L'attuale sovrano, asceso al trono nel 2006, è Jigme Khesar Namgyel Wangchuck. Questo sovrano illuminato mette l’accento sul benessere del popolo, la protezione dell'ambiente, propugna una modernizzazione senza perdere però l’identità nazionale. In Bhutan il PIL (Prodotto Interno Lordo)14 è stato sostituito con il FIL, l’indice di Felicità Interna Lorda che trae ispirazione dalla filosofia buddhista e pone la felicità della persona al centro dello sviluppo piuttosto che la crescita economica15. Una Costituzione, a forte vocazione per la protezione dei diritti umani, è stata emanata il 18 luglio 2008 dal governo reale del Bhutan. Sempre nel 2008 ci sono state le prime elezioni parlamentari democratiche e c’è stata la prima competizione tra due partiti. Esiste un Consiglio Nazionale composto da membri eletti nei vari distretti. Dal 1971 il Bhutan fa parte delle Nazioni Unite.                                      

 Associazione Amici del Bhutan.  https://www.bhutan-italy.com/  Sono iscritto a questa associazione che sostiene progetti di sviluppo eco-sostenibili in Bhutan.


1 Nel 1865 il Bhutan strinse un trattato di amicizia con la Gran Bretagna.

2 Gli elementi costituitivi del chorten sono cinque: una base di forma quadrata che simboleggia la terra, la cupola, che simboleggia l’acqua, una cuspide conica (il fuoco), in cima alla cuspide, una piccola sfera che rappresenta il sole, una mezzaluna (sole e luna simboleggiano l’aria) e una punta verticale (simbolo dell’etere).

3 Il lhakhang è costituito da più edifici disposti spesso intorno ad un piccolo cortile interno e circondati da un percorso lastricato che costeggia le mura esterne, lungo le quali sono collocate le rastrelliere che contengono le ruote della preghiera. Lungo questo percorso si svolge pertanto la deambulazione sacra di monaci e fedeli che fanno girare le ruote.

4 Gli dzong sono gigantesche cittadelle fortificate di colore bianco che sorgono in punti strategici. Una delle due ali dello dzong funge da monastero ed è costituta dagli alloggi dei monaci, dalle cappelle e dalla cucina.

5 Rappresentano al tempo stesso le cinque direzioni secondo la cosmologia indo-buddista (i quattro punti cardinali e il centro). Il cinque ha un ulteriore significato simbolico in quanto questo è il numero dei Buddha della meditazione, i dhyani.

6 La diavolessa incarna la religione Bon pre-buddista, Il buddhismo, penetrando nel Tibet e nel Bhutan, rappresenta il territorio come femminile, caotico e intrinsecamente malvagio, ricorre alla metafora della diavolessa, una specie di Madre-Terra maligna. Inoltre, la femminilità era vista come minacciosa fonte di desiderio, nemica del celibato monastico buddhista.

7 Il re tibetano Srong btsan sgam po decise intorno al 640 d.C. di far sorgere in un sol giorno 108 templi.

8 La scelta del numero 108 è dovuta al valore simbolico di questo numero e ai suoi significati cosmologici : 1 rappresenta il punto in cui ha avuto inizio la creazione e da cui è scaturita la molteplicità, lo zero rappresenta il vuoto mentre l’8 simboleggia l’infinito. Secondo i Veda le divinità sono 108 e ognuna di esse ha 108 nomi; il Rgveda ha 108 versetti; nel buddismo tibetano i mantra vanno ripetuti 108 volte e il rosario buddista ha 108 grani.

9 Gli altri due templi di questo reticolo sono il Chimi Lhakhang, dedicato a Lama Drukpa Kunley, che sorge nella valle di Punakha; e il Kurjey Lhakhang nella valle del Bumthang dedicato a Guru Rimpoche.

10 Nel buddhismo, un bodhisattva è una persona che, pur avendo ormai raggiunto l'illuminazione, e avendo quindi esaurito il ciclo delle sue esistenze terrene, sceglie tuttavia di rinunciare provvisoriamente al nirvana e di continuare a reincarnarsi, sotto la spinta della compassione, per dedicarsi ad aiutare gli altri

11 Il cosmo non è permanente o creato, ci sono le sei sfere dell’esistenza in cui gli esseri possono rinascere: Il regno degli dei, Il regno degli asura ( i dei ribelli e gelosi), il regno degli spiriti famelici ( preta), il regno degli inferi, il regno delle bestie, il regno degli uomini caratterizzato da nascita, vecchiaia, malattia, infermità e morte.

12 Incarnazione femminile del Buddha, Tara è una delle divinità più popolari nel pantheon buddhista, soprattutto nelle regioni Himalayane.

13 Nel diciassettesimo secolo Ngawang Namgyel creò lo Stato unificato del Bhutan, prese il titolo onorifico di Shabdrung, ai piedi del quale ci si sottomette. Il primo re del Bhutan è stato Uguen Wangchuck e fu eletto nel 1907.

14 Secondo i parametri occidentali basati sul PIL (Prodotto interno lordo), il Bhutan risulterebbe essere una delle nazioni più povere della terra; in realtà qui nessuno muore di fame, non esistono mendicanti, né criminalità, il 90% della popolazione ha accesso gratis alla sanità e all’istruzione pubblica.

15 L’indice di felicità lordo (BNB) è basata su Quattro principi: buon governo, sviluppo sostenibile, preservazione dell’ambiente naturale e preservazione della cultura. Il Bhutan riceve un grande appoggio dall’India come assistenza tecnica e finanziaria. Il Bhutan riceve aiuto da molte organizzazioni internazionali come FAO, IFAD, UNESCO

mercoledì 5 maggio 2021

Fratelli tutti, L’enciclica di Papa Francesco

Fratelli tutti, sintesi dell’enciclica di Papa Francesco del 4 ottobre 2020: serve “amicizia sociale” per un mondo malato.  Link all'enciclica

L’enciclica Fratelli tutti è un manifesto politico, un messaggio netto, inequivocabile, radicale, in cui Papa Francesco ad otto anni dalla sua elezione, indica un cammino di fratellanza ad un mondo malato, e non solo di Covid, che si estenda non solo agli esseri umani, ma anche alla terra, in piena sintonia con l’altra Enciclica, la Laudato si’. Sin dalle prime battute si pone in rilievo come Francesco d’Assisi estendesse la fraternità non solamente agli esseri umani – e in particolare agli abbandonati, ai malati, agli scarti, agli ultimi, andando oltre le distanze di origine, nazionalità, colore o religione – ma anche al sole, al mare e al vento.

Come non amare Papa Bergoglio che continua a sporcarsi le mani con la gente, che continua ad ossessionarsi per i poveri, che non strizza l’occhio al potere politico ma lo ammonisce ricordandogli come la sua missione non sia il consenso, ma abbattere le disuguaglianze e sognare e fare sognare un mondo giusto. Papa Bergoglio e sua Santità il Dalai Lama potrebbero veramente dare un grande contributo per cambiare questo mondo ossessionato dal profitto. Anche il Dalai Lama in questo periodo non cessa di predicare l’uguaglianza ed il rispetto di tutte le religioni come fa il pontefice nel capitolo otto, il rispetto dell’ambiente (recentemente ha incontrato anche la giovane Greta Thumberg), una società più giusta in cui prevalga l’amore, la benevolenza e l’altruismo.

In tempo di pandemia il Pontefice ha ribadito che siamo tutti sulla stessa barca. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato C’è bisogno di uno spirito comunitario che contrasti la febbre del consumismo e l’autoconservazione egoistica, che non esistano più “gli altri”, ma solo un “noi”. Il nucleo centrale dell’enciclica è un forte messaggio politico basato sulla fraternità e “amicizia sociale” come via per “arrivare ad un’altra umanità”, seguendo la logica della solidarietà e della sussidiarietà per superare le differenze planetaria già denunciate nella Laudato si'.

Arrivare ad una società in cui ogni persona deve essere riconosciuta, valorizzata e amata al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo dell’universo in cui è nata o dove vive. Una società che accoglie e fa convergere le diversità, valorizzandole.

In un mondo iper connesso, che non ha imparato nulla dalle tragedie del Novecento, le persone sono diventati consumatori e spettatori passivi, e i favoriti sono sempre i più forti. Parole quali democrazia, libertà, giustizia, unità perdono la pienezza del loro significato. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità. C’è il rimprovero, da parte di Papa Francesco, al mondo della comunicazione in rete, dove pullulano “forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro”. I circuiti chiusi delle piattaforme, in cui ci si incontra solo tra simili con la logica dei like, “facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio”.

Netta è la presa di posizione sulle guerre e sulla pena di morte. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. «la pena di morte è inammissibile» e la Chiesa si impegna con determinazione a proporre che sia abolita in tutto il mondo. il Papa stigmatizza l’”insano populismo” che consiste “nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo.

Papa Francesco prende anche posizione sulle immigrazioni. Bisogna accogliere, promuovere, proteggere e integrare i migranti e garantire loro, ribadisce Francesco, “Piena cittadinanza”. No ai “nazionalismi chiusi”, l’immigrato non è “un usurpatore”.

L’ultima parte di questa Enciclica è dedicata alle religioni e al loro ruolo al servizio della fraternità. Le religioni raccolgono secoli di esperienza e di sapienza, e dunque devono contribuire alla fraternità universale. Viene citato il documento firmato dal Papa e dal Grande Imam Aḥmad al-Tayyeb ad Abu Dhabi, e riportata la convinzione che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni.

In un nuovo post riporterò più in dettaglio il contenuto di questa enciclica.

 

martedì 4 maggio 2021

Il Kumba mela

Nell'India, questo grande e misterioso Paese, ci sono ancora oggi molti luoghi sacri, in cui vengono celebrate varie festività, a cui partecipano folle impressionanti di fedeli, a cui ho avuto la fortuna di assistere. Tra queste festività possiamo citare ll Purna Kumbh Mela ("Completa" Kumbh Mela ) che si svolge ogni tre anni a rotazione in quattro luoghi diversi: Allahabad (Prayag), Haridwar, Nashik ed Ujjain. 

L'evento che ha origine dalla leggenda che narra della lotta tra i deva (gli dei)  e gli asura (i demoni), per ottenere l'urna (kumbh) contenete il nettare della vita (amrita). Durante questa lotta il dio Vishnu prese l'urna contesa e alcune gocce del prezioso nettare caddero nelle quattro località sacre sopra citate che si trovano tutte sulle rive del Gange.

Il Kumbh Mela detto anche “raduno della brocca”, è uno degli eventi religiosi più importante, propizio e grandioso degli induisti. In occasione di questo evento folle di fedeli e pellegrini si riuniscono per immergersi nel sacro Gange. Con il sacro bagno snan, si purificano dai tutti i peccati per raggiungere la salvezza.

Oltre alla Purna Kumbh Mela, ogni sei anni a rotazione in due luoghi diversi (Haridwar e Prayag) si svolge  l'Ardh Kumbh Mela.  L'ultimo si è tenuto a Allahabad/Prayang nel 2019 a cui parteciparono più di 15 milioni di fedeli.

Poi c'è la Maha Kumbh Mela ("Grande" Kumbh Mela) che si celebra ad Allahabad dopo 4 Purna Kumbh Mela (e di conseguenza dopo 12 anni).  Al Maha Kumbh Mela di Allahabad del 2013 hanno partecipato, secondo alcune fonti, circa 100 milioni di persone, mentre secondo altre, circa 80 milioni.

Quest’anno per la prima volta da un secolo a questa parte il Kumbh Mela, per calcoli astrologici, è stato anticipato di un anno e si è svolto a marzo nel 2021 ad Haridwar.

Nonostante i problemi pratici derivanti dalla pandemia Covid-19 le autorità indiane hanno deciso di confermare il Maha Kumbh Mela di Haridwar riducendo il periodo dagli originari 3 mesi e mezzo a 48 giorni dall’11 marzo al 27 aprile 2021.  

La nascita della Federazione Italiana Yoga

Nei miei 25 anni di yoga ho avuto la fortuna di incontrare e seguire gli insegnamenti di coloro che introdussero lo yoga a Roma: i Maestri Vincenzo Russo, Giorgio Furlan e Antonio Nuzzo. 

I Maestri Antonio Nuzzo, Giorgio Furlan contribuirono anche alla creazione della Federazione Italiana Yoga. La Federazione Italiana Yoga nasce nel 1974 sotto l'impulso dei primi insegnanti di yoga in Italia con l'obiettivo di diffondere lo yoga in Italia. In altre nazioni europee erano già state create varie strutture federative e nel 1973 a Zinal in Svizzera , si era svolto il primo convegno internazionale di yoga organizzato dall’Unione Europea Yoga sulla spinta del belga André Van Lysebeth  (Il primo Maestro ad introdurre lo yoga in Europa), a cui parteciparono importanti Maestri yoga come Nil Hahoutoff,  e Claude Peltier. 

Tra i promotori della Federazione Italiana Yoga troviamo Giorgio Furlan, Maestro di yoga e fondatore dell’Accademia Yoga, il primo e più antico centro di yoga a Roma, il Maestro Antonio Nuzzo, il Maestro Carlo Patrian  fondatore dell’Istituto Yoga di Milano. 

 Il primo presidente fu Carlo Patrian (1930 - 2008) che restò in carica fino al 1977 quando subentrò Antonio Nuzzo.  Nuzzo restò presidente della federazione fino al 1987.

1974  si svolse il primo Congresso di Yoga a Roma,

1976 si svolse il secondo Congresso di yoga a Milano.

Con il contributo di molti insegnanti della federazione nel 1977 iniziò il primo corso di formazione triennale per insegnanti yoga in Italia.  Uno dei docenti fù  Gérard Blitz (1912 - 1990 ) discepolo del Maestro T. K. V. Desikachar di cui abbiamo già parlato in un post precedente.

L'Academia Yoga del Maestro Giorgio Furlan si trova a Roma in via XX settembre 58/A. link: http://www.accademiayoga.it/ 

Il Maestro Antonio Nuzzo attualmente dirige il Centro Studi Yoga Roma nato nel 1981. Il centro si trova a Roma   in via delle Alpi 8.  Link: https://www.centrostudiyogaroma.com/

Greta Thunber incontra il Dalai Lama - A climate appeal to the world e Laudato si'

Dalla distruzione delle foreste allo scongelamento dei ghiacciai, gli effetti del cambiamento climatico indotto dall'uomo stanno accelerando il riscaldamento globale. 

In questo incontro on line del gennaio 2021, organizzato dal Mind & Life Institute  ( vedi https://www.youtube.com/watch?v=u9GXgOMMeTg   -    https://www.youtube.com/watch?v=HrdW2gPRW3k ) a cui hanno partecipato Sua Santità il Dalai Lama, l'attivista per il clima Greta Thunberg, e vari scienziati, si parla di come poter rallentare la minaccia del riscaldamento globale.  Durante l'incontro sono stati presentati una serie di filmati educativi che hanno costituito la base della discussione; inoltre, sono state messe in  evidenza le recenti scoperte scientifiche e  gli interventi necessari per rallentare, arrestare e persino invertire questo riscaldamento globale.

Sua Santità il Dalai Lama parla dell'urgente necessità di un'azione per il clima anche nel suo nuovo libro, Our Only Home: A Climate Appeal to the World,  scritto con il giornalista Franz Alt nel 2020, in cui elogia Greta Thunberg e altri giovani attivisti del clima per la loro determinazione a portare un cambiamento positivo.  In questo libro, Sua Santità il Dalai Lama invita i decisori politici a intraprendere un'azione efficace e tempestiva contro il cambiamento climatico ed invita tutti a battersi per un mondo diverso, più rispettoso del clima, e affinché le giovani generazioni affermino il loro diritto a riconquistare il proprio futuro. Sua Santità è stato un fermo sostenitore della conservazione dell'ambiente e, per molti decenni, ha chiesto una cooperazione globale sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale.

Sia Sua Santità il Dalai Lama, sia Papa Francesco sono degli autorevoli e strenui difensori dell'ambiente e sono sempre dalla parte degli esclusi e dei più deboli e qualche speranza di un cambio di mentalità necessaria per gettare le basi per un futuro migliore, comincia ad intravedersi Anche la seconda enciclica di Papa Francesco, scritta nel suo terzo anno di pontificato (2015),  dal titolo Laudato si'   è  stata un forte appello ad una  “nuova solidarietà universale” ed ha molte similitudini con il testo  Our Only Home: A Climate Appeal to the World.

Vedi l'articolo scritto da Roberto Fantini sull'enciclica su F.LI.P. News   Link all'articolo.

lunedì 3 maggio 2021

Ramakrishna

Gadadhar Chattopadhyay (1836 – 1886), conosciuto come Sri Ramakrishna Paramahamsa è stato un grande mistico indiano,  famoso per aver intrapreso i vari percorsi mistici delle principali religioni del mondo ed è stato il guru di Swami Vivekananda (1863 – 1902) uno dei primi yogi a venire in Occidente e parlare dello Yoga e diffondere l'insegnamento del suo Maestro.

Vi consiglio vivamente di leggere il libro di Romain Rolland (1886 - 1944)  La Vita di Ramakrishna.  Rolland ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1915.  

Questa biografia illustra la vita di colui che  in India viene considerato una incarnazione Divina come Rama, Krishna, Buddha e Gesù.  Sri Ramakrishna, un semplice bramino analfabeta di un piccolo villaggio bengalese, fu l’incarnazione di millenni di spiritualità indiana; da lui ebbe origine il rinascimento spirituale dell’India.  Praticò direttamente tutti i sentieri dell’Induismo, dell’Islam e del Cristianesimo, realizzando che alla fine conducono tutti all’Unico Essere. Andava frequentemente in samadhi, lo stato di coscienza divina nel quale si è consapevoli solo di Dio. 

Il termine Yoga (unione tra corpo e mente) viene usato per: - l'hatha yoga, il controllo dei flussi di energia vitale nel corpo a supporto della meditazione, - il karma yoga, il lavoro disinteressato, per la bhakti yoga, il culto divino, -  il jnana yoga, lo studio delle verità spirituali. Tutte queste pratiche hanno in comune indebolimento dell’ego che è il principale ostacolo alla realizzazione di se stessi.

Nessuna di queste diverse vie dello Yoga dovrebbe essere del tutto assente in un percorso spirituale verso l'illuminazione.  Un praticante serio è attento al corpo (hatha yoga), come attento alle azioni che compie (karma yoga astenersi di fare il male e cercando di agire bene), proverà venerazione verso i maestri spirituali (bhakti yoga) e desidererà imparare il più possibile delle tradizioni e delle pratiche di meditazione (jnana yoga) cercando di metterle concretamente in azione (raja yoga).

Ramakrishna asseriva che nell’età moderna la miscela migliore della ricerca spirituale era composta da bhakti  (devozione)  e  jnana (conoscenza); senza jnana la bhakti può portare al vuoto sentimentalismo, e priva di bhakti, jnana diviene puro esercizio dialettico. Si dovrebbe evitare di ascendere al cammino che porta alla saggezza, senza prima passare per quello dell’amore. 

Ramakrishna, ben prima di Papa Francesco e del Dalai Lama,  sostenne l’armonia di tutte le religioni; insegnò che Dio può essere visto in vari modi e che l’essenza della religione è la realizzazione di Dio. Dimostrò con la sua vita che Dio è una Realtà che può essere sperimentata non solo da pochi eletti, ma da tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalle differenze di razza, religione o stato sociale.

L’accettazione di tutte le religioni denota un’attitudine illuminata che è il risultato di un confronto serio con sentieri spirituali diversi. L’armonia non deve significare non seguire nessuna religione in particolare, perché ciò sarebbe altrettanto inutile del fanatismo. E’ necessario seguire la via verso cui ci si sente più portati e seguirla con zelo. Se non si è in grado di comprendere, almeno a livello intellettuale, il valore delle altre vie spirituali, è certo che non si sarà in grado di comprendere pienamente nemmeno la propria. E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza. La Realtà è Una e sempre la stessa, la differenza sta solo nel nome e nella forma. È come l'acqua, che nelle diverse lingue è chiamata con nomi diversi, tipo 'jal', 'pani' e così via. In un lago ci sono tre o quattro pontili. Gli indù che attingono acqua ad uno di essi la chiamano 'jal'. I mussulmani, che la attingono a un altro, la chiamano 'pani' e gli inglesi, ad un terzo, la chiamano 'water'. Si tratta sempre della stessa cosa chiamata con tre nomi diversi. Allo stesso modo, alcuni chiamano la Realtà col nome di 'Allah', alcuni la chiamano col nome 'Dio', alcuni col nome 'Brahman ', alcuni con 'Kali', ed altri ancora con 'Rama', 'Gesù', 'Durga' e 'Hari'".

Gli induisti hanno codificato tre livelli di Dio: Dio con forma e attributi, Dio senza forma ma con attributi, Dio senza forma e attributi.

Ramakrishna insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo. Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora “come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo”.

I livelli di samadhi che si possono raggiungere sono due. Il Nirvikalpa samadhi, o samadhi assoluto, in questa esperienza  si perde ogni senso del proprio sé, l’individualità scompare senza tracce nella realtà ultima. Nel Savikalpa samadhi si conserva una piccola percezione del sé quale soggetto di quell’esperienza di unione, di contemplazione della divinità. Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di Dio detta japa, portando l'attenzione sul suono e sul significato.

Dal racconto “Noi non siamo ciò che siamo” di Ramakrishna. Un leoncino orfano viene adottato da un branco di pecore, e il leoncino, imitandole, si abitua al loro comportamento ed arriva persino a mangiare erba. Un giorno arriva un possente leone; le pecore scappano, così pure il leoncino. Il leone riesce a catturare il leoncino, lo porta ad uno stagno, e lo costringe a guardarsi nello specchio d’acqua che rappresenta il Vedanta, e il leoncino, finalmente ruggisce scoprendo la sua vera natura.

Gli uomini devono sbarazzarsi dell’illusione di essere dei montoni, devono riconoscere di essere dei leoni!  gli uomini sono anime immortali, spiriti liberi, benedetti ed eterni e devono scoprire questa loro natura divina.

domenica 2 maggio 2021

L'arte della meditazione - parte 2-3-4. Matthieu Ricard

Livre Audio - L'art de la Méditation 2/4 par le vénérable Matthieu Ricard  link:  https://www.youtube.com/watch?v=ppLuGZPfXVI   

Di questo video, ho tradotto e sintetizzato gli aspetti essenziali della lunga presentazione fatta da Matthieu Ricard.

        

La vita è preziosa, cerchiamo di prenderne l'essenza. Approfittiamo dei momenti della vita e prepariamoci alla morte; anche nella fragilità della vita, ogni secondo è prezioso. Il modo in cui ci immaginiamo la morte, influenzerà la nostra vita. 

Il cambiamento ineluttabile ci impedisce di attaccarci alle cose e agli esseri. Attraverso la meditazione arriviamo a pensare con serenità alla successione delle stagioni, alla morte ineluttabile e certa. Tutti gli esseri umani vogliono essere liberati dalla sofferenza e trovare il benessere autentico. Dobbiamo prendere consapevolezza delle nostre possibilità di cambiamento attuali.

Durante la meditazione dobbiamo calmare la mente che va di pensiero in pensiero ed è paragonata ad una scimmia che salta di ramo in ramo, ma senza incatenarla. Ci sono varie tecniche come la  meditazione sul suono e la marcia consapevole. Nel primo caso ci limitiamo a portare l'attenzione sull'esperienza di ascoltare un suono, poniamo semplicemente l'attenzione sul processo di ascoltare, e tutto il resto va lasciato andare. Nel secondo caso, iniziamo una marcia attenta, ad ogni passo portiamo la coscienza sull'equilibrio, come poggiamo un piede, come l'altro si alza dal suolo; cerchiamo inoltre di combinare la marcia attenta con la piena coscienza di quello che vediamo. Dobbiamo convincerci a marciare per il solo piacere di camminare. Mentre marciamo consapevolmente guardiamo intorno a noi e vediamo gli alberi, gli uccelli, le nubi bianche nel cielo blù e come la vita è bella in tutte queste manifestazioni. 

Nel buddhismo ci sono due principali tecniche meditative: Śamatha che è la coltivazione della calma e della tranquillità per mezzo della concentrazione mentale e l'obiettivo è arrivare ad avere una mente limpida, poi attraverso Vipasyana, si cerca di avere una visione profonda e penetrante dei fenomeni, in questo modo si possono smascherare le emozioni. Se una chiave è caduta dentro l'acqua, con l'acqua limpida, è più facile individuarla e poi riprenderla.

La mente è egocentrica, confusa, frammentaria e crea sistematicamente un rumore di fondo. Per arrivare a calmare la mente occorre concentrarsi sul vai e viene del respiro, in modo tale che il respiro diventa il supporto alla concentrazione. Per arrivare a questo obiettivo occorre seguire tre tappe: - portare l'attenzione su un oggetto, (in questo caso il respiro);  - mantenere la concentrazione su questo oggetto; - essere cosciente di quello che lo caratterizza.

Meditare in piena coscienza significa restare pienamente attenti al nostro respiro che va e viene, portare l'attenzione sul momento in cui il respiro è sospeso tra l'inspirazione e l'espirazione e viceversa. sul momento in cui il respiro si ferma. Respirazione dopo respirazione, la coscienza del respiro deve essere limpida e serena.

Durante la meditazione dobbiamo essere vigili, e quando ci rendiamo conto che la concentrazione si è persa, ritorniamo sul respiro, come una farfalla che gira intorno al fiore senza ragione apparente, per poi ritornare sul fiore. Per migliorare e riuscire ad attivare la nostra concentrazione Matthieu Ricard propone le seguenti tecniche: - Contare i cicli di respirazione; - Ripetere il mantra so ham durante i cicli, contare fino a 10 e ricominciare; - Concentrarsi sul va e vieni dei polmoni, del torace; -Inspirando e pensando possano tutti gli esseri essere felici, espirando che tutte le loro sofferenze spariscano; -Inspirando pronunciare Om, espirando Mani Padme, nella pausa pronunciare Hum. Oṃ Maṇi Padme Hūṃ è uno tra i più noti mantra facenti parte del patrimonio religioso del buddhismo Mahāyāna, in particolar modo del buddhismo tibetano. Il suo significato letterale è "O Gioiello del Loto!" riferendosi al Boddhisatva della compassione, Avalokiteśvara.

Per aumentare la concentrazione si può meditare su un oggetto ordinario come una fiamma, un sasso, un fiume, in questo caso la mente riposa attentamente su questo oggetto.  Si può anche meditare su una immagine associata al percorso spirituale, una statua, un dipinto.  Matthieu Ricard fa l'esempio che durante la meditazione si può provare a visualizzare il Buddha Sakyamuni, seduto su un fiore di lotus, il suo corpo è splendente, con la sua mano destra tocca la terra, con la mano sinistra fa il gesto dell'equaninità, E' vestito con le tre vesti simboliche, il suo corpo emana luce, come un arcobaleno, riempie di compassione e saggezza l'intero universo.  Bisogna concentrarsi sulla visualizzazione, sui dettagli, sull'ovale del viso, naso, occhi, orecchie, sorriso, ecc, con la stessa minuzia di un pittore, neutralizzando tutto quello che può perturbare la mente. Se la mente entra nel torpore, concentratevi sul viso del Buddha, migliorate la postura e ravvivate l'attenzione.

Se con il tempo la mente diventa stabile, si può passare a praticate la concentrazione senza oggetto. E' molto difficile non pensare a niente, ed è un enorme passo avanti nel percorso della meditazione.

Gli ostacoli alla meditazione sono: pigrizia, torpore, agitazione, noia, distrazione, sforzi eccessivi, mancanza di motivazione. Dobbiamo stabilire una gerarchia delle nostre priorità, rendere la mente flessibile e maneggevole, applicare la vigilanza, e riportare la meditazione sul suo oggetto, più prendiamo coscienza delle nostre distrazioni più facciamo progressi nella meditazione. 

Bokar Tulku Rimpoche, maestro di meditazione dice: “Quando durante il giorno l'acqua è chiara possiamo vedere il fondo del mare, alghe e sassi e così deve essere la nostra mente, cosciente e limpida. La mente agitata è come la notte che non lascia penetrare lo sguardo sulla superfice opaca.

Durante la meditazione, come il Buddha l'aveva consigliato, occorre trovare il giusto equilibrio tra tensione e eccessivo rilassamento.  

Pretendere un risultato immediato è un capriccio; il Dalai Lama dice “in Occidente le persone sono troppo frettolose, vorrebbero avere l'illuminazione facilmente e rapidamente e se possibile a poco prezzo. La costanza è indispensabile alla pratica della meditazione, la mancanza di perseveranza diminuisce gli effetti della meditazione.

*** Note: Nel buddismo tibetano Rinpoche è un titolo onorifico e significa "prezioso".                            Tulku è la reincarnazione di un grande maestro spirituale.

Livre Audio - L'art de la Méditation 3/4 par le vénérable Matthieu Ricard   link: https://www.youtube.com/watch?v=kC3EeUM53D4

La piena coscienza significa restare concentrati sull'oggetto scelto e verificare costantemente che non siamo distratti. Praticando con costanza si diventa capaci di mantenere la mente stabile e lucida per lunghi periodi di tempo.

Spesso il controllo si trasforma in torpore, in questa caso, cerchiamo di ravvivare la mente per arrivare alla concentrazione perfetta restando concentrati su un punto. Se siamo invasi da pensieri non è auspicabile bloccarli o eliminarli, ma bisogna controllarli.

La progressione della meditazione è rappresentata con questa metafora: i pensieri sono rappresentati come una cascata, che sboccano nella pianura, prima di arrivare al vasto e calmo oceano. Questa progressione necessità tantissimo tempo, non settimane e mesi. 

Per il controllo della mente occorre perseveranza e impegno costante come qualsiasi altro apprendimento: lingua, sport, musica,  ecc... La perseveranza ci permetterà di acquisire una padronanza della mente e una maniera d'essere che determineranno la qualità della nostra vita. La sofferenza fisica è ineluttabile ma può essere percepita diversamente.

Una delle fasi finali della meditazione è meditare sull'amore altruista. L'amore altruista è il sentimento spontaneo di essere legato a tutti gli esseri ed è fonte di benessere interiore.  Facendo saltare la nostra corazza di egocentrismo ci troveremo naturalmente orientati verso gli altri. I testi buddhisti consigliano di sviluppare: amore altruista, compassione, benevolenza. gioia, imparzialità. Per saggezza si intende una migliore comprensione della realtà, l'accettare l'impermanenza e la vacuità ultima dei fenomeni, l'interdipendenza di tutte le cose. La compassione è l'auspicio che tutti gli esseri siano liberati dalla sofferenza.

Livre Audio - L'art de la Méditation 4/4 par le vénérable Matthieu Ricard   

link: https://www.youtube.com/watch?v=B7zEIcZJL7c

In questa ultima parte si parla di come gestire le emozioni. Se queste emozioni sono  delle perturbazioni mentali come rabbia e gelosia, o paure incontrollate, perché non sbarazzarsene? Se invece si tratta di compassione e altruismo perché non sviluppare queste qualità?

Le emozioni condizionano la mente e la mettono in movimento, spesso creano delle tossine mentali. Gestire le nostre emozioni di giorno in giorno ci permette di migliorare noi stessi. Una sana collera di fronte ad una ingiustizia può essere giustificata.

sabato 1 maggio 2021

La parola Yog

Purtroppo questa parola Yog o yoga è una delle parole più bistrattate in questi ultimi tempi. La parola è associata a tutto: acro yoga, bikram yoga, power yoga, hot yoga, yoga della risata, ecc… ) e spesso le persone che parlano di yoga non praticano nemmeno questa disciplina.  Non si può parlare della scienza dello yoga senza averla sperimentata su di sé. Lo yoga è l'agire sul corpo con delicatezza e rispetto, entrare in contatto e in sintonia con esso, per arrivare al silenzio interiore.

Cosa dire, poi, delle fiere della spiritualità che si svolgono in varie parti del pianeta, in posti completamente all’antitesi dello spirito orientale fatto di silenzio, interiorizzazione e raccoglimento? Il programma di queste manifestazioni è fatto di bagni di gong, massaggi reiki, pratiche zen proposte in un sottofondo di rumore assordante, e il solo, non dichiarato, scopo delle associazioni che vi partecipano, penso sia il tentativo di rendere visibile la loro proposta.

Da tempo immemorabile centinaia di migliaia di maestri sono nati sulla terra per guidare gli uomini sulla strada della spiritualità. Per Maestro non intendo la persona, con diplomi e certificazioni, che  ha molti anni di esperienza nell’insegnamento dello Yoga o colui che ha una folla di discepoli o che ha studiato la Ghita, le Upanishad, che troviamo a dirigere associazioni o centri spirituali.  Il Maestro è colui che ha sperimentato la pace e il silenzio dentro di sé, colui che ha trasceso la mente e che può trasmetterti un’esperienza di pace, non importa, se sia analfabeta o non abbia nemmeno un discepolo. Il Maestro è colui che ti permette di aprire un centro spirituale nel tuo cuore dove risiede il Sé supremo. 

Tra le fantasie occidentali possiamo trovare anche la meditazione che non significa né bloccare la mente, né sfuggire da sé stessi e dal mondo. Solo quando tutti i sanskar, che gli scienziati chiamano archetipi, trasformati dal karma (le azioni belle e brutte di questa ed altre vite) saranno distrutti nel tuo Cit (subconscio), solo allora si può parlare di meditazione. La meditazione è un punto di arrivo. Relegare la meditazione ad una serie di esercizi è riduttivo, infatti non significa recitare un mantra o seguire il respiro.  Ma è l’entrare in una dimensione di silenzio, avere una mente ricettiva e non reattiva. La pratica yoga è una grande opportunità per educarci ad assaporare la vita in modo non reattivo ed arrivare così allo stato meditativo, è un lungo lavoro fatto su noi stessi per prepararci all’attesa, e quando l’evento accadrà ce ne renderemo conto. 

Ignoranza e confusione totale regnano in Occidente, spesso chi pratica yoga non ha mai letto i testi base; il panorama spirituale è sommerso da proposte e musica new age, da tappetini di gomma speciale e tutine aderenti, di seminari del fine settimana in alberghi di lusso a prezzo d'oro, dalla ricerca di diplomi e certificazioni. Lo yoga invece è una ricerca per trovare la pace e uscire dal caos, fuori della logica del consumismo, perché se ti va bene non concludi niente di significativo, se ti va male e ti affidi a qualcuno non competente, ne paghi le conseguenze del caso.

Oggi il karma del mondo è peggiorato: aumentano le malattie, l’alimentazione è inquinata, ecc; e in questo periodo oscuro chiamato Kali yuga ognuno deve cercare di migliorare se stesso e contribuire attivamente a migliorare la società e l'ambiente circostante.   

"Lo Yog è una perla preziosa: dire Yog è dire vita: Perché può curare il mondo, la società, e, alla fine, ognuno di noi. Ma se siamo noi, la società, il mondo, a vannamarchizzare lo yoga, allora questo non diventa altro che una perla si, ma da sbriciolare sotto i denti e sputare sul marciapiedi".  Questa frase è la conclusione di un grazioso libricino  "A casa dello Yogi" di Angelo Fanelli del 2017. Angelo l'ho conosciuto all'ashram del Maestro yoga Gyanander. Vi consiglio vivamente di leggere il  libro di Angelo che presenterò in uno dei prossimi post.  

venerdì 30 aprile 2021

Le perle del Tantra. I testi classici dello Yoga tantrico

 «Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è da nessuna parte». Questa frase rappresenta la quintessenza della visione tantrica.

Le perle del Tantra. I testi classici dello Yoga tantrico è un libro di David Donnini del 1996 che ha il pregio di raccogliere in un unico volume i tre testi classici Hatha-yoga pradipika, Gheranda samhita e Shiva samhita, che vengono illustrati dopo una lunga introduzione allo yoga tantrico. La parola tantra è composto da due sillabe: tan, espandere e tra, liberare. Il tantra è il processo di espansione della coscienza e dell’energia liberatrice. 

Il punto di partenza della visione tantrica è che il nostro corpo è  una manifestazione dell'universo, e pertanto contiene tutti gli elementi che sono presenti in quest'ultimo. Allo stesso modo, il mondo «esterno» non sarebbe altro che una manifestazione della nostra mente, in analogia col concetto di maya, o illusione. Tutta la sâdhanâ (la pratica) yogica è infatti basata sul concetto di «unione», che non si finisce mai di cogliere, di mettere in pratica e raffinare.

Nell'introduzione del libro si parla del significato del termine «spiritualità», del desiderio di approccio alla dimensione dell'infinito e dell'ignoto da parte dell'uomo. La spiritualità autentica non è settaria né dogmatica pertanto è un cammino basato sulla sperimentazione ed esplorazione personali, sull'assimilazione profonda, sincera ed autentica di quel che ci viene insegnato dai nostri maestri o dai libri. Solo così possiamo approfittare dei benefici  che lo yoga ci regala, con presenza e consapevolezza. Nella pratica è necessaria una grande «autodisciplina, un elemento che può portare all'Occidente un grande arricchimento». 

Quello che mi ha particolarmente colpito, sono le similitudine dell'avvicinamento alla pratica dello   yoga dell'autore con il mio: entrambi strenui sostenitori del razionalismo occidentale, abbiamo scoperto con  stupore, che praticando costantemente yoga, si arriva piano piano ad un equilibrio e benessere interiore, fino a percepire l'energia e la misteriosa coscienza interiore che pervade il corpo sottile, e con cui è possibile comunicare attraverso lo yoga.  Anche io ho provato la stessa emozione e gioia, quando per la prima volta sono riuscito ad eseguire lo shank prak shalan, una sorta di lavaggio completo di tutto il tubo intestinale, con acqua tiepida leggermente salata, uno degli esercizi più difficili e misteriosi di purificazione yoga. Sono rimasto sbalordito di come, con la pratica, la concentrazione e la disciplina, si può arrivare a controllare un sistema autonomo involontario come l'intestino. Lo stesso avviene con le  pratiche di pranayama con le quali si arriva a controllare il  sistema respiratorio.

I tre testi tantrici sono accomunati dalla presentazione delle tecniche di purificazione chiamate shatkarma o kriya, delle âsana; dei mudrâ e bandha; del prânâyâma, della meditazione e del samâdhi.

L'Hatha Yoga Pradipika e la Gheranda Samhita illustrano le tecniche di purificazione, mentre l'Hatha Yoga Pradipika tratta dei pericoli di queste tecniche e dei rimedi eventuali. L'anatomia energetica è invece presentata nello Shiva Samhita. Al fascino e alla suggestione dell'antica saggezza dei tre testi classici e del loro stile narrativo si aggiunge un serbatoio di conoscenze utili sia agli yogin sia a tutti coloro che operano in campo medico e terapeutico, sia «alternativo» sia ufficiale.

Infine, è importante sapere che, se lo yoga nel suo insieme affonda le sue radici nella convergenza tra la cultura ariana e quella dravidica, quello tantrico è nato in seno alla civiltà più antica dei dravidi: una cultura evoluta, agricola, pacifica e matriarcale, le cui radici ancora salde e ancora presenti nel Tamil Nadu, nel Sud dell'India. Qui, ancora oggi, si trovano tracce di culti autoctoni della fertilità e della madre terra, vengono celebrati riti sciamanici e vengono venerate divinità non facenti parte del pantheon induista. 

Tra l'hatha yoga e il tantrismo ci sono molti punti in comune, le tecniche di purificazione del corpo, il controllo del corpo e del respiro ed il risveglio dell'energia. Nel tantrismo, a differenza dello hatha yoga, viene illustrata l'unione sessuale rituale che è una tecnica mistica ed un acceleratore per arrivare alla coscienza superiore. La coppia umana diventa una coppia divina in un contesto rituale. Molti testi erotici tantrici sono redatti in un linguaggio volutamente segreto ed oscuro e pieno di doppi sensi. Ed è difficile determinare se si parla di un atto concreto o di simbolismo sessuale. 

Per la prima volta nella storia spirituale dell'India ariana la madre divina, la Shakti, la forza cosmica acquista nell'induismo una posizione predominante. La donna incarnerà il mistero della creazione e dell'essere. L’energia femminile e principio attivo è chiamata Shakti ed è raffigurata come la moglie di Shiva. A partire dal X secolo, le sette tantriche ispirate dallo shaktismo si concentrano sull’aspetto energetico e sul risveglio della kundalini, l’energia dormiente che si trova alla base della colonna vertebrale, attraverso delle pratiche yoga. 

Questa energia sale nella lungo la colonna vertebrale (attraverso un canale energetico chiamato sushumna nadi e attraversando tutti i centri energetici che si trovano in questo canale), arriva alla sommità della testa e si unisce con il suo signore Shiva. Qui non c’è più individualità, energia e coscienza diventano una sola cosa e si manifestano sotto forma di pura luce.  “Come il serpente sostiene la terra e le sue montagne e boschi, così la kundalini è il supporto di tutte le pratiche yoga”.  

Nel tantrismo, la sessualità è considerata importante ai fini della disciplina spirituale e viene elevata ad oggetto di grande rispetto, considerandola un veicolo privilegiato per condurre l’uomo alla comprensione di sé stesso, del suo ruolo nel mondo. 

Nel periodo attuale, il Kali yuga, che è un'era oscura e decadente, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale, la perfezione si può acquisire anche partecipando attivamente alla vita quotidiana cercando di conciliare il trascendente con l'immanente.

giovedì 29 aprile 2021

Scienza e Filosofia nei classici buddisti indiani

 Il Dalai Lama, ha coordinato la stesura di 4 volumi che costituiscono un compendio delle indagini scientifiche e filosofiche del buddhismo indiano sulla natura della realtà.  Il primo volume è stato pubblicato in italiano da Ubaldini nel marzo 2021.

Questo lavoro apre una preziosa possibilità di accedere alle analisi e ai grandi risultati conseguiti dalle ricerche scientifiche e filosofiche del buddhismo indiano, offrendo così validi spunti per instaurare un confronto interculturale più completo tra il pensiero scientifico dell'India classica e l'Occidente.  L'introduzione è fatta da Sua Santità il Dalai Lama.


Sua Santità il Dalai Lama  ha partecipato al lancio virtuale del libro di Scienza e Filosofia nei classici buddisti indiani, Volume 2: La mente, dalla sua residenza a Dharamsala, nel novembre del 2020.  https://www.youtube.com/watch?v=isPY1WGfR0g

https://www.facebook.com/watch/live/?v=852960448864527&ref=watch_permalink

I volumi pubblicati fino ad oggi, con la prefazione del Dalai Lama sono due: Science and Philosophy in the Indian Buddhist Classics: The Physical World. Volume 1 - 2017    e     Science and Philosophy in the Indian Buddhist Classics: The Mind: Volume 2 - 2020.

André Comte-Sponville - Présentations de la philosophie

Dal libro di  André Comte-Sponville Présentations de la philosophie del 2000.

La filosofia secondo Kant è la dottrina e l’esercizio della saggezza.  E' una riflessione sui saperi disponibili; bisogna riflettere su quello che noi siamo, su quello che noi viviamo, su quello che noi vogliamo. La Filosofia è anche vivere con ragione. Si determina il campo della filosofia con le quattro domande di Kant : Cosa posso conoscere? Cosa devo fare? Che cosa mi è permesso di sperare? Che cosa è l’uomo?  La filosofia é uno sforzo non compiuto verso la saggezza. Il benessere è lo scopo, la filosofia il cammino.

La morale. E una questione personale, solo tu sei in grado di rispondere nel profondo, nella tua intimità se rispetti la proprietà degli altri, la sua intimità, la sua dignità, la sua vita. E' l’insieme delle regole alle quali tu ti sottometteresti anche se saresti invisibile e invincibile. Tu non vali che per il bene che fai, per il male che ti impedisci di fare senza altro compenso che la soddisfazione personale. Non per aumentare il proprio benessere altrimenti sarebbe egoismo, ma solo per rispettare i diritti dell’altro. La morale non vale che per se stesso. Secondo Rousseau : Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te stesso. E' importante associare alla morale un'azione altruista senza aspettarsi niente per questo gesto.

La politica. Noi abbiamo bisogno di uno Stato. La politica è la gestione pacifica dei conflitti, delle alleanze e dei rapporti di forza, tra individui, famiglia, gruppo, società. Occuparsi della vita comune è un compito essenziale, altrimenti non si ha il diritto di lamentarsi. Essere solidali è difendere gli interessi degli altri, agendo con generosità e solidarietà. Lo Stato deve regolare e socializzare gli egoismi. Bisogna fare politica perché la morale non basta a gestire i conflitti.

Amore. Che la vita valga o meno di essere vissuta, questo dipende dalla quantità di amore di cui siamo capaci di esprimere. Per Freud la psicosi depressiva o melanconica, si caratterizza con la perdita della capacità di amare gli altri e se stesso.  Ci sono tre tipi di amore : Eros, Philia, Agapé. Per Platone, Eros è la mancanza, la passione d’amore. Philia è tradotta con amicizia. Gioire del piacere che doniamo e che riceviamo. Il desiderio é gioire in potenza, l’amore è gioia, ti amo e sono felice che tu esisti. A volte amiamo ciò che non ci manca, quello che abbiamo, quello che facciamo, questo è Philia secondo Aristotele e Spinoza. Agape è l’amore per il prossimo, disinteressato, ti amo come me stesso. Dio è amore, amate il vostro prossimo, amate i vostri nemici.

La morte. C’è chi dice che la morte è il nulla e chi dice che porta ad un’altra vita, liberata, purificata. Filosofare è apprendere a morire. Per Platone i filosofi non hanno paura della morte, che cosa potrà prendere loro?  La morte non è lo scopo della vita, ma la fine della vita, bisogna prepararci, accettarla, perché non possiamo sfuggire, senza che ci rovini la vita o i nostri piaceri.  L’idea della morte, l’ineluttabilità della morte fa parte della vita. Dopo la morte non c’è nulla, la morte dei propri cari  inquieta meno delle loro sofferenze. Accettare la morte ti permette di vivere meglio, di apprezzare di più la vita, anche se fragile e passeggera.

La conoscenza. Non c’è conoscenza assoluta, perfetta, infinita. Nessuna conoscenza è la verità, perché non conosciamo mai assolutamente quello che è, né tutto quello che è. Noi siamo separati dal reale per gli stessi mezzi che ci permettono di percepirlo e di comprenderlo. Conoscenza e verità sono due concetti diversi. Nessuna conoscenza è la verità, ma una conoscenza che non è vera o completamente falsa, non sarà più una conoscenza. 

La scienza procede per tentativi ed errori, non ricade più negli errori che ha compreso e rifiutato; la teoria scientifica è sempre parziale, provvisoria e relativa. Bisogna non confondere lo scetticismo con il sofismo.  Essere scettici, per Montagne e Hume, è pensare che niente è certo. Essere sofisti non è pensare che niente è certo, ma è pensare che niente è vero, è il contrario del dogmatismo, il contrario del razionalismo e della filosofia.

Se niente è vero, né falso, non ci sarebbe differenza tra conoscenza e ignoranza, né tra sincerità e menzogna, Le scienze, la morale e la democrazia non potrebbero sopravvivere. Se tutto è falso, tutto è permesso, si possono falsificare le esperienze e le dimostrazioni, mettere sullo stesso piano scienza e superstizione, fare condannare un innocente. Il sofismo porta al nichilismo, il nichilismo alla barbarie. Secondo Aristotele la ricerca del senso della verità è nello stesso tempo difficile e facile; Non si può raggiungere assolutamente, né mancarlo del tutto.

Dobbiamo trovare un percorso tra i dogmatici che pretendono possedere il vero, come tra i sofisti che pretendono che il vero non esiste. Tra l’ignoranza e il sapere assoluto c’è spazio per la conoscenza e per il progresso delle conoscenze. 

La libertà. Prima c’è la libertà di fare, e poi, solo la legge può permette alle libertà di un individuo di coabitare con le libertà degli altri. Essere liberi vuol dire anche libertà di volere? Libertà è il potere determinato di determinare se stessi. Il libero arbitrio è il potere di determinare se stessi senza essere determinati da niente.  Per Sartre ciascuna persona è il risultato della scelta assoluta di sé,

Dio. Noi non sappiamo se Dio esiste. Il mondo e l’universo sembrano implicare che c’è sempre stato qualcosa, che l’essere è eterno, increato.  Dio è l’essere necessario, creatore, assoluto, il fondamento di tutto.  Per Hegel Dio è il solo essere che esiste per essenza. Per Descartes L’esistenza di Dio non può essere distinta dall’essenza; Non può esserci un Dio perfetto a cui manca l’esistenza. Questa prova ontologica non prova niente. Non basta definire Dio per provare che esiste, per spiegare la sua esistenza occorre una causa, ma se questa causa è contingente dovrebbe essere spiegata da un’altra causa e cosi via all’infinito.  Dio  potrebbe essere secondo Spinoza la natura, un essere eterno, infinito ma senza alcuna soggettività o personalità. Il mondo sarebbe troppo ordinato, troppo armonioso, troppo finalizzato perché si possa spiegarlo senza supporre all’origine una intelligenza benevola e organizzatrice. Ma la natura è crudele e ingiusta, come possiamo vederci la mano di Dio ? Il problema del male rimane un mistero.

Kant e Pascal credono in Dio rinunciando a dimostrarne l’esistenza, per atto di fede. Ma un Dio che si può dimostrare sarebbe ancora Dio? Chiamiamo Dio l’insieme di quello che esiste. Dio è la coscienza di se del tutto. Il Deismo è una fede senza culto e senza dogmi, il vero Dio é inconoscibile, ma allora se non lo conosciamo come possiamo dire che è Dio ? La ragione è incapace di spiegare Dio. Se pensiamo al mistico che sente la presenza di Dio, il suo amore, la sua grazia, come possiamo sapere se percepisce veramente qualcosa o ha immaginato tutto? Rimarrebbe una certezza puramente soggettiva. La fede è una credenza che è solo sufficientemente soggettiva.

Ateismo. Essere atei significa essere senza Dio. Per André Comte-Sponville esistono due ateismi: non credere a Dio (ateismo negativo) oppure credere che Dio non esista (ateismo positivo). L'agnostico, invece è colui che si rifiuta di scegliere, sceglie di non scegliere. E' più vicino all'ateismo negativo, ma più aperto alla possibilità che Dio esiste. L'agnostico sembra umile e lucido. La considerazione di  Protagora sugli dei è la seguente: "non posso dire niente, né che sono, né che non sono". Essere agnostici è vicino alla condizione umana. Se incontri qualcuno che dice « Io so che Dio non esiste, questa persona non è un ateo ma un imbecille » La verità è che noi non sappiamo niente. L’agnostico non prende posizione, l’ateo prende posizione contro l’esistenza di Dio.  

Non ci sono prove che Dio esista, e gli atei sono spesso più lucidi che i credenti. Una ragione per essere ateo è la debolezza degli argomenti dei credenti. Debolezza delle prove e delle esperienze. Se Dio esistesse si dovrebbe vedere, manifestare, perché si nasconderebbe? L'esistenza di Dio sarebbe incompatibile con la figura di Dio padre, che si nasconde ad Auschwitz, in Ruanda, Cambogia, ecc.  L’ateismo fa un’ipotesi più verosimile. Se Dio non si manifesta, e non si riesce a capire perché si nasconde, può essere semplicemente che non esiste. La principale forza di Dio è quella di spiegare il mondo, la vita, il pensiero. Ma che valore ha questa affermazione dal momento che Dio, se esiste, è per definizione inesplicabile ? 

La religione è una credenza possibile, ma non è detto che sia rispettabile. La religione non è altro che una dottrina che spiega qualcosa che non comprendiamo bene (l'universo, la vita, il pensiero) attraverso qualcosa che comprendiamo ancora meno (Dio). C’è un mistero e ci sarà sempre un mistero. L’essenziale ci è sconosciuto. Il dogmatismo religioso o scientifico si arroga il diritto di risolvere questo mistero.  Essere ateo non significa rifiutare il mistero, è semplicemente rifiutarsi di spiegare tutto con qualcosa di inspiegabile. Credere a Dio, non è aggiungere del mistero al mondo, ma aggiungere un nome (impronunciabile) a questo mistero. Ci sono troppi orrori nel mondo, ad esempio la sofferenza dei bambini che è un male assoluto, se Dio volesse eliminare il male ma non può o non vuole, significa che non è perfettamente buono e onnipotente. Per Pascal l’uomo è un essere mediocre, in quanto si registrano bassezza e miseria ovunque, quindi è difficile immaginare che l'umanità sia stata creata da Dio. 

L’ateismo è una forma di umiltà: siamo degli animali e cerchiamo di divenire umani. L’ateo non crede in Dio, benché preferirebbe che esistesse. Per Freud la religione è un’illusione, come è semplicemente un’illusione resuscitare in un’altra vita, ecc. E’ come credere a Babbo Natale, o credere di poter acquistare un appartamento di 130 metri a Parigi con meno di 100.000 euro. Che Dio esiste è una possibilità che non possiamo razionalmente escludere.  Questo fa dell’ateismo quello che è : non un sapere ma una credenza, non una certezza ma una scommessa. Questo dovrebbe spingerci verso la tolleranza e un impegno verso una certa idea dell’uomo e della civiltà che includa amore e rispetto e benevolenza. Dovremmo contribuire a creare una umanità coraggiosa anche se sofferente. Un umanesimo che non è una religione ma una morale. Nessuna religione o ateismo senza questo impegno possono essere umanamente accettati.

L’arte. L’uomo ha bisogno dell’arte per esteriorizzare quello che è, e ritrovare nell’opera d’arte un riflesso di quello che è. Per Alain tutte le arti sono uno specchio, dove l’uomo conosce o riconosce qualcosa di se stesso che ignorava. Per Kant, l’opera d’arte non è la rappresentazione di una cosa bella, ma la bella rappresentazione di una cosa. Per Malraux si apprende a dipingere nei musei perché solo imitando i maestri abbiamo la possibilità di diventarne uno.

Il tempo. Se il tempo si arrestasse un istante, tutto si fermerebbe, e non ci sarebbe più il tempo. Il tempo è la condizione a priori di tutti i fenomeni – Kant. Quello che chiamiamo tempo è la successione del passato, presente e futuro. Il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, non c’è che il presente che è l’unico tempo reale. La temporaneità è una dimensione della coscienza piuttosto che del mondo. Possiamo sperimentare il tempo solo attraverso la soggettività. La mente non esiste che nel corpo o nel mondo, ed è quello che chiamiamo esistere. Vivere nel presente è la semplice e difficile verità di vivere. Non c’è un tempo universale e assoluto come credeva Newton, ma ci sono tempi relativi o elastici, suscettibili di dilatarsi in funzione della velocità. L’istante ben preciso è un punto dello spazio-tempo, qui e adesso – Einstein. Tutto quello che arriverà più tardi è nel campo dell’incertezza, quindi vivi qui e adesso. Carpe diem.  Cogli il presente, che cambia e continua. Vivere nel presente  è il solo cammino.  Il presente è il solo luogo dell’azione, del pensiero, della memoria e dell’attesa. E’ il kairos del mondo (l’istante propizio, il momento giusto o opportuno) dove il reale in atto. Vivere nel presente è semplicemente vivere nella verità. L’eternità è adesso.

L’uomo. La definizione è la seguente: ogni essere nato da due essere umani. L'umanità è una trasmissione di doveri verso altri uomini, questo umanismo è una morale prima di essere una politica. L’uomo non è Dio, ha una storia, una società, un inconscio. L’umanità è un’avventura, l’uomo fa parte della natura, di una società, di un’epoca, di una civilizzazione. L'umanismo è una battaglia per i diritti umani.

La saggezza. La filosofia è l’amore o la ricerca della saggezza. La saggezza ha a che vedere con il pensiero, l’intelligenza, la conoscenza, in breve con un certo sapere. I greci opponevano la saggezza contemplativa (sophia) alla saggezza pratica (phronesis). La vera saggezza é l’incontro tra i due aspetti. Si tratta quindi di associare pratica e vita. La saggezza è un saper vivere.

La saggezza è lo scopo, la filosofia il cammino. L’uomo muore da quando è vivo. Bisogna apprendere a morire ed apprendere a vivere. Osa apprendere, Osa diventare saggio, comincia a lavorare e guadagnare, non dispensarti di vivere la vita, perché aspettare? La saggezza si associa con un certo benessere, una certa serenità e pace interiore, gioiosa e lucida, con un rigoroso esercizio della ragione. E’ il contrario del malessere e dell’angoscia.

Per questo la filosofia è necessaria; perché noi non sappiamo vivere; l’intelligenza aiuta la saggezza nella misura che trasforma la nostra esistenza e la guida. Dobbiamo imparare a pensare per vivere un po’ meglio. Bisogna salvare la propria vita e non quella degli altri. Come vivere? L’etica, che è l’arte di vivere si distingue dalla morale, che riguarda i nostri doveri. La morale risponde alla domanda « cosa devo fare ? » l’etica alla domanda « come vivere ? »  La morale culmina nella virtù, l’etica nella saggezza e nel benessere. La morale non è sufficiente, abbiamo bisogno anche di saggezza. La saggezza significare dire sì a se stessi, agli altri, al mondo. Bisogna lavorare su se stessi; la saggezza non è un’utopia, bisogna trasformare il mondo attraverso una conoscenza attiva.

Dobbiamo accettare quello che non dipende da noi, seguendo il suggerimento degli stoici ma nello stesso tempo, secondo Spinoza dobbiamo conoscere, comprendere, agire. Dobbiamo, come dicono i saggi orientali, vedere e accettare quello che è, per poi provare a cambiarlo. Quello che é stato realizzato è diventato il passato e non esiste più, quello che deve arrivare è nel futuro e non esiste adesso, esiste solo quello che è qui e adesso, nient’altro. Si usa la filosofia per salvare la pelle e l’anima.

Il saggio é felice perché ama innanzitutto la vita. Noi non siamo dei saggi ma cerchiamo di esserlo, siamo dei filosofi e quindi non ci resta che imparare a vivere, ad apprendere a pensare e ad amare. Apprendere e essere felici vanno avanti di pari passo. 

Ravi Shankar e la musica indiana

 Ravi Shankar (1920 - 2012) è stato un compositore  e suonatore di sitar indiano (il tradizionale strumento a corde simile a un grosso liuto). Suonò in modo divino il sitar e una delle sue figlie Anoushka Shankar ha continuato l'attività del padre.

Il nucleo della musica di Ravi Shankar è sempre stato la spiritualità. È considerato uno dei maggiori virtuosi del sitar del Novecento ed ha lavorato instancabilmente per portare la grande musica del suo Paese, l'India,  in ogni angolo della terra.  "Ravi Shankar, è considerato "il musicista per il mondo" ed è stato onorato con più di 14 dottorati onorari da tutto il mondo. Ha instancabilmente suonato, insegnato, composto e fatto tournée per più di 75 anni.

Quello  che mi ha colpito di più della sua musica, è che c'è un grandissimo rispetto per ogni singola nota suonata, e il suonare il sitar diventa una vera e propria meditazione. A volte medito sulla sua musica. 

Le sue straordinarie improvvisazioni al sitar  hanno richiamato l'attenzione, oltreché del pubblico e degli studiosi, dei musicisti jazz (fra cui J. Coltrane) e dei gruppi pop (Beatles e altri), i quali hanno talvolta introdotto il sitar nel loro organico. Ravi Shankar è il fondatore dell'Orchestra nazionale indiana. La Fondazione Ravi Shankar è stata creata nel 1997.   https://www.ravishankar.org/

Link: https://www.youtube.com/watch?v=-f1DNyngKVY    https://www.youtube.com/watch?v=gMk2eTqPLWk

Ravi & Anoushka Shankar  https://www.youtube.com/watch?v=lIQrUZLyATo

mercoledì 28 aprile 2021

Sadhguru Jaggi Vasudev

Jaggi Vasudev, comunemente conosciuto come Sadhguru, (1957 - ) è un mistico e yogi indiano e autore di vari best seller sulla spiritualità. Ha conseguito una laurea in letteratura inglese. Sposato, con una figlia. La moglie morì in circostanze misteriose.

Ha fondato la Isha Foundation, un'organizzazione  a-politica, non religiosa, no-profit che offre programmi yoga in varie parti del mondo, includendo l'India, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Libano, Singapore, il Canada, la Malaysia, Uganda, la Cina, il Nepal, e l'Australia.  Aiuta le persone a diventare più autocoscienti attraverso lo Yoga.

La fondazione è un’organizzazione di volontariato impegnata in progetti umanitari ed ecologisti, coinvolta in varie attività di sviluppo sociale e comunitario, che hanno fatto conseguito alla fondazione uno speciale status consultativo presso il Consiglio sociale ed Economico delle Nazioni Unite. Tra i tanti progetti, la fondazione porta avanti l'iniziativa Action for Rural Rejuvenation (ARR) per migliorare la vita degli abitanti delle aree rurali e l'iniziativa Project GreenHands (PGH)  che mira a migliorare l'ecosistema piantando milioni di alberi in tutto il pianeta. 

Sadhguru ha tenuto conferenze in tutto il mondo. Ha parlato al World Economic Forum, alle Nazioni Unite,  alle università di Stanford, Columbia, Harvard, alla Wharton School e in molte altre istituzioni. Nel gennaio 2017, il governo indiano gli ha assegnato il premio Padma Vibhushan (alta onorificenza civile) per il suo contributo eccezionale riguardo alla spiritualità.

Sito ufficiale:  https://isha.sadhguru.org/uk/en

Propone anche un particolare tipo di meditazione chiamato Isha Kriya Guided Meditation. vedi:  https://www.youtube.com/watch?v=KxgD9En6Vso

https://www.youtube.com/watch?v=piU5ahDEkck

sito web https://isha.sadhguru.org/uk/en     Il prossimo Satsang on line con Sadhguru si terrà il 26 maggio  2021  (7 PM CEST/6 PM BST/5 PM GMT).

Libro consigliato: Karma: A Yogi's Guide to Creating Your Own Destiny, Un libro che spiega con chiarezza il mistero del karma.

La Bhagavad Gita

Nei miei viaggi in India, un cosa che mi ha colpito è che, in tutti gli alberghi, dal grande albergo a 5 stelle all'alberghetto in mezzo al nulla, trovavi sempre sul comodino della camera una copia della Bhagavad Gita che corrisponde al nostro Vangelo; quella più diffusa aveva i commenti di Bhaktivedanta Swami Prabhupada, ed era un piacere leggerne qualche passo prima di addormentarmi. Proverò in questo lungo post, a sintetizzare lo spirito della Gita, almeno quel poco che ho capito. Esistono due recensioni della Bhagavad Gīta: una prima, la più diffusa in tutta l'India, è stata commentata da Śaṅkara nell'VIII secolo d.C.; la seconda, detta kaśmīra, è leggermente più lunga, include trecento varianti minori, ed è quella commentata da Rāmakaṇṭha (VII-VIII secolo) e successivamente da Abhinavagupta (X-XI secolo). Le differenze tra le due recensioni non manifestano, tuttavia, diversità dottrinali.    


La Bhagavad Gita o “il canto del beato”, è un breve testo sanscrito composto da 18 capitoli e settecento versi (sloka) inseriti nel grande poema epico Mahābhārata, che contiene una bellissima raccolta di verità spirituali, che in parte derivano dalle Upanishad. È il sesto libro del Mahabharata e fu scritto e inserito nel poema, tra il V secolo a.C. e il I secolo a.C.

Tutta la Gita è impregnata di una concezione teista, La coscienza, la moralità, le opere, l'etica e il dharma sono imbevuti di questa concezione. Colui che si regola (yogin) sperimenta un contatto con la verità suprema. L'unione con Dio si realizza soprattutto con la devozione o bhakti. Il devoto deve abbandonarsi totalmente al Divino, instaurare una relazione particolare con Dio, rendendo servizio alla sua personalità suprema.

Il Panteismo è riassunto in Krishna ed è bellissima la frase "tutte le creature in me dimorano, ma io in loro non dimoro". Krishna è il Brahman (il Sè universale) che si incarna per difendere il dharma (la giustizia e l'ordine) senza il quale l'universo degenererebbe nel caos. Non si può parlare del mondo trascendentale, senza essersi liberati da una coscienza materialmente contaminata. Chi vuole diventare libero deve apprendere che non è questo corpo materiale.

Questo testo sottolinea l’importanza dell’azione, dell’etica, del dharma, della disciplina. L’azione e l’attività sono incluse nello svadharma (dovere). La sadhana (pratica spirituale) è costituita dalla cessazione dell’attività; il praticante deve liberarsi dell’ego e deve acquisire una piena consapevolezza, per poter andare verso moksa (la liberazione).

Se può interessarti sotto troverai, di seguito, la divisione della Bhagavad Gita nei 18 capitoli e settecento sloka o versetti ed alcune frasi che mi hanno particolarmente colpito.  Si fa riferimento alla versione della Bhagavad Gita1 commentata da Swami Brabhupāda. I capitoli da 1 a 6 trattano il karma yoga o yoga dell’azione. I capitoli da 7 a 12 trattano la bhakti yoga o yoga della devozione. I capitoli da 13 a 18 trattano il jnana yoga o yoga della conoscenza.

Cap. 1: Le conseguenze della guerra (Lo yoga dello scoraggiamento di Arjuna) - (46 slokas o versi).  Descrive l’angoscia di Arjuna che si trova di fronte al dilemma tra fare il proprio dovere (svadharma) di guerriero e quindi partecipare alla battaglia imminente o seguire una certa etica, cercando di evitare di uccidere il proprio maestro che si trova nello schieramento opposto.  

Krishna spiega ad Arjuna che nei Veda sono riportate diversi tipi di aggressioni, uno che cerca di occupare la tua terra, che ti attacca con le armi ecc. e che non è peccato rispondere all’aggressione.

Cap. 2: L’eterna realtà delle anime immortali (Sanhkya yoga ) - (72 versi). Contiene la descrizione della natura mortale del corpo e della natura eterna dell’anima o Sé. Ogni essere umano può raggiungere la conoscenza del Sé assolvendo i compiti assegnatigli, eseguendoli senza aspettarsi ricompense.

2.21 Come può qualcuno che sa che l’anima è indistruttibile eterna e immutabile uccidere qualcuno? La violenza per la giustizia suprema non è violenza. Essendo un guerriero dovresti sapere che non c’è miglior impegno che battersi per principi religiosi

2.31 Essendo un guerriero dovresti sapere che non esiste un impegno migliore della lotta per i principi della religione, e quindi non c'è bisogno di esitazione. La violenza religiosa a volte è un fattore necessario. Si può applicare la violenza in casi appropriati per far rispettare legge e l'ordine. La violenza per la giustizia suprema non è violenza.  È necessario agire per eseguire l'operazione assegnata, senza attendere i frutti dell'azione (l'agire in yoga).  Quando sei impegnato nel servizio devozionale a Dio sei libero dal mondo materiale e dalle miserie della vita. Solo chi ha abbandonato tutti i desideri ed evita falsi ego, solo lui può raggiungere la vera pace.

Krisna esorta Arjuna ad eseguire il suo dovere con equanimità, abbandonando tutto l'attaccamento al successo o al fallimento. Tale equanimità è chiamata yoga.

2.55 Quando un uomo abbandona tutti i vari desideri per la gratificazione dei sensi, che derivano dall'offuscamento mentale, e quando la sua mente, così purificata, trova soddisfazione nel solo Sè, allora si dice che sia in pura coscienza trascendentale.

2.56 L'uomo che non si è esalta quando c'è felicità e non è disturbato mentalmente da attaccamento, paura e rabbia, è definito un saggio di mente ferma.

2.71 Quando sei impegnato nel servizio di devozione a Dio, sei libero dal mondo materiale e dalle miserie della vita. Solo colui che ha abbandonato tutti i desideri ed evita il falso ego, solo lui può raggiungere la vera pace. La vera vita inizia dopo il completamento della nostra vita materiale. Compassione, lamento e lacrime sono segni di ignoranza del vero Sé, Arjuna voleva che Krisna gli dissipasse i dubbi e i demoni dell'incomprensione. Krisna è la personalità suprema, nessuna entità vivente che includa Bhrama o Shiva possiede l'opulenza di Krisna. 

Arjuna chiede: Come posso uccidere i miei maestri? Krisna risponde: Prendendo la posizione che hanno preso, hanno perso la rispettabilità di un maestro. Senza conoscenza o devozione non c'è speranza di liberazione.

2.9 Arjuna dichiara che non combatterà. Ogni uomo che abbia la perfetta conoscenza della costituzione dell'anima individuale, dell'anima suprema e della natura (materiale e spirituale) non sarà mai deluso dal cambiamento dei corpi.

Cap. 3: Le eterne occupazioni di tutti gli esseri umani. (Lo yoga dell’azione) - (43 versi). In questo capitolo si parla di karma yoga (lo yoga dell’azione) e jnana yoga (lo yoga della conoscenza), della percezione diretta della verità. Come lezione, se ne trae, che l’azione è preferita alla non azione.

3.5 Tutti sono costretti ad agire secondo le caratteristiche acquisite dalle modalità della natura materiale; Quindi nessuno può trattenersi dal fare qualcosa, neanche per un momento.

3.8 Esegui il tuo dovere prescritto, perché farlo è meglio che non farlo. Non si può nemmeno mantenere il proprio corpo fisico senza lavoro.

3.16 Vivere solo per la soddisfazione dei sensi è vivere in vano, un maestro deve comportarsi in modo corretto prima di iniziare a insegnare.

3.28 Viene illustrata la differenza tra lavorare in devozione e lavorare per i risultati.

3.30 Quindi o Arjuna, dedicando le tue azioni a me, con la piena conoscenza in me,  libero da ogni motivazione personale, dall'egoismo e dall'indolenza, Combatti.

3.40 I sensi, la mente e l’intelligenza sono i luoghi dove risiede la lussuria.

Cap. 4: Approccio alla verità suprema, (Lo yoga della saggezza) - (42 versi). Una persona al cento per cento impegnata nella coscienza di Krishna è accettata come un sadhu, anche se una tale persona non ha istruzione. Una persona nella coscienza di Krisna, pienamente impegnata nell'autorealizzazione, ha pochissimo tempo per possedere oggetti materiali. È soddisfatto di tutto ciò che ha ottenuto dal suo onesto lavoro ed è indipendente nel suo sostentamento, senza essere disturbato dalla dualità del mondo materiale. Una persona che agisce in Krishna è naturalmente libera dai vincoli del karma e liberata dall'intrico dell'esistenza materiale. Questa persona è senza desiderio di gratificazione personale. L'azione diventa Akarman ( è svincolata dai risultati dell'azione).

Quando la mente di una persona è completamente assorbita nella coscienza di Krishna, si dice che sia in samadhi, o trance. Qualunque cosa, fatta in tale coscienza trascendentale è chiamata Yajna. 

4.12 Gli uomini nel mondo desiderano il successo nelle attività interessate e quindi adorano gli esseri celesti.

4.18 Solo chi vede l’inazione nell’azione, e l’azione nella non azione, è intelligente tra gli uomini, ed è nella posizione trascendente, sebbene impegnato in ogni sorta di attività.

4.28 Dopo aver intrapreso severe rinunce, alcuni diventano illuminati sacrificando le loro proprietà e altri seguendo severe austerità, praticando lo yoga dell'ottuplice misticismo o studiando i Veda per avanzare nella conoscenza trascendentale.

4.29 Altri ancora, che sono inclini al processo di trattenimento del respiro per rimanere in trance, usano il respiro. Altri, limitando il processo alimentare. Tutti questi diversi tipi di sacrifici sono approvati dai Veda. Conoscendoli sarai liberato.

4.38 Un uomo fedele, dedito alla conoscenza trascendentale e che sottomette i suoi sensi, è idoneo a raggiungere tale conoscenza e, una volta raggiunta, raggiunge rapidamente la pace spirituale suprema.

Cap. 5: Azione e rinuncia (Lo yoga della rinuncia all’azione) - (29 versi). Questo capitolo tratta il concetto di karma (azione) e di samnyasa (la rinuncia praticata solo dai perfetti). Rinunciare ad agire è un’azione importante, ma per chi inizia il percorso spirituale, il karma yoga è preferibile al samnyasa.

5.9 “Una persona nella coscienza divina, sebbene impegnata nell’azione, sa sempre dentro di sé che in realtà non fa nulla, sa che solo i sensi materiali sono impegnati con il loro oggetto e che è distaccato da essi.

La perfetta conoscenza si ottiene quando ci si abbandona totalmente a Krishna. Una persona cosciente di Krishna non è attratta da alcun tipo di piacere, poiché è un’anima liberata, e può raggiungere la pace perfetta”.

Cap. 6: La scienza della realizzazione (lo yoga della meditazione) - (47 versi). In questo capitolo si affronta il tema della meditazione, come riuscire a far focalizzare la mente su un singolo pensiero, su un simbolo divino.

6.2 Uno non può mai diventare uno yogi, a meno che non rinunci al desiderio di gratificazione dei sensi.

6.4 - “Si dice che una persona è elevata nello yoga quando, dopo aver rinunciato a tutti i desideri materiali, non agisce per la gratificazione dei sensi, né si impegna in attività interessate”.

6.7 - “Per chi ha conquistato la mente, l’Anima Suprema è già raggiunta, poiché ha raggiunto la tranquillità. A un tale uomo felicità e angoscia, caldo e freddo, onore e disonore sono per lui uguali”.

6.8 - “Si dice che una persona è stabilizzata nella realizzazione personale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta in virtù della conoscenza e della realizzazione acquisite. Tale persona è situata nella trascendenza ed è autocontrollata. Sia che si tratti di ciottoli, pietre o oro, queste cose hanno tutte lo stesso valore”.

Nessuno può eseguire la corretta pratica yoga attraverso l'indulgenza sessuale. La pratica dello yoga non è intesa per il raggiungimento di alcun obiettivo materiale, è per rendere possibile la cessazione di tutta l'esistenza materiale.

6.16 “Non c’è possibilità che uno diventi uno yogi, o Arjuna, se uno mangia troppo o mangia troppo poco, dorme troppo o non dorme abbastanza”.

6.18 Quando lo yogi, con la pratica dello yoga, disciplina le sue attività mentali e si trova nella trascendenza, priva di tutti i desideri materiali, si dice che è ben radicato nello yoga.

6.24 Uno dovrebbe impegnarsi nella pratica dello yoga con determinazione e fede e non deviare dal sentiero.

6.35 È indubbiamente molto difficile frenare la mente irrequieta, ma è possibile con una pratica adeguata e con il distacco.

6.46 Uno yogi è più grande dell'asceta, più grande dell'empirico e più grande del lavoratore interessato. Pertanto, O Arjuna, in tutte le circostanze, sii uno yogi.

6.47 E di tutti gli yogi, quello con una grande fede che dimora sempre in Me, pensa a Me in se stesso e rende a me il servizio trascendentale di amore - è il più intimamente unito a me nello yoga ed è il più alto di tutti. Questo stadio di massima perfezione nello yoga può essere raggiunto solo attraverso il bhakti yoga.

Cap. 7: La conoscenza della verità suprema. (Lo yoga della saggezza e della realizzazione) - ( 30 versi). In questo capitolo viene presentata l’importanza del mantra Tat Tvam Asi”, Tu sei il Brahman, Il fedele può acquisire ricchezza per avere il proprio conforto, ma bisogna farlo in modo etico. Tutto ciò che esiste è un prodotto della materia e dello spirito, lo spirito è il campo base della creazione e la materia è creata dallo spirito.

7.13 Sappi che tutti gli stati dell'essere sono la bontà, la passione o l'ignoranza manifestate dalla mia energia. Sono in un certo senso, tutto, ma sono indipendente. Non sono influenzato dalla natura materiale.

7.16 Quattro tipi di uomini pii cominciano a rendere a Me il servizio di devozione: gli afflitti, i desiderosi di ricchezza, gli inquisitori e chi è alla ricerca della conoscenza dell'assoluto.

7.23 Uomini di piccola intelligenza adorano gli esseri celesti. Non conoscono la mia natura superiore, che è imperitura e suprema, Non sanno che sono non nato e infallibile.

7.26 Conosco il passato, il presente e il futuro. Conosco anche tutti gli esseri viventi, ma nessuno lo sa.

7.30 Solo quelli che hanno piena coscienza di Me, ... possono capire e conoscermi. Si dovrebbe rinunciare a tutti gli altri impegni e arrendersi completamente a Dio.

Cap. 8: Raggiungere la liberazione. (Lo yoga del Brahman eterno) - (38 versi).  In questo capitolo si parla di atman e Brahman e della paura della morte.

8. 7 Perciò, Arjuna, dovresti sempre pensare a Me nella forma di Krisna e nello stesso tempo svolgere il tuo dovere di combattere. Con le tue attività dedicate a Me e la tua mente e intelligenza fissate su di Me, mi raggiungerai senza dubbio.

8.9 Colui che medita su di Me, la sua mente costantemente impegnata nel ricordarmi, è sicuro di raggiungermi. 

A meno che non si pratichi il celibato, il progresso nella vita spirituale è molto difficile.

8.12 - “La situazione yogica è quella del distacco da tutti gli impegni sensuali. Chiudendo tutte le porte dei sensi e fissando la mente sul cuore e l’aria della vita in cima alla testa, ci si stabilisce nello yoga. Questa pratica è chiamata pratyahara”.

8.17 Con il calcolo umano, un migliaio di età insieme, forma la durata di un giorno di Brahma. E tale è anche la durata della sua notte.

Cicli di Kalpas; un kalpa è un giorno di Brahma, e un giorno consiste in mille cicli di quattro yuga, o età: Satya, Treta, Dvapara e Kali.    Satya è caratterizzato da virtù, saggezza, ecc ... e dura 1.728.000 anni.  Treta nei suoi vizi sono stati introdotti 1.296.000 anni.  Dvapara declina in virtù e religione 864.000 anni. Kali è l'era che stiamo vivendo ed è caratterizzata da ignoranza, irreligione e vizi dura 432.000 anni.

8.18- “Quando arriva il giorno di Brahma, tutti gli esseri viventi nascono e con l’arrivo della notte di Brahma vengono tutti annientati”.

Cap. 9: Il secreto della conoscenza della verità suprema. (La scienza segreta dello yoga) - (34 versi). In questo capitolo si parla del potere della devozione, della differenza tra Brahman saguna e Brahman nirguna. Si tratta della stessa Realtà osservata da due punti di vista: Nirguna Brahman è il Brahman Supremo, dal punto di vista trascendente; Lo stesso nirguna appare come saguna, con attributi,  per favorire la devozione dei fedeli.  Si paragona il Sé, il Brahman all’acqua che penetra in tutte le cose. Noi dobbiamo offrire tutte le nostre azioni quotidiane al Divino.

9.3 Coloro che non sono fedeli in questo servizio devozionale non possono conseguire Me, conquistatore dei nemici; perciò ritornano sul sentiero della nascita e della morte in questo mondo materiale. Anche se si commette l'azione più abominevole, se si è impegnato nel servizio di devozione deve essere considerato santo perché è situato nella sua determinazione. Impegna la tua mente sempre a pensare a Me, diventa mio devoto, offri omaggi a Me e venerami. Essendo completamente assorbito in Me, sicuramente verrai da Me.

9.4 - “Di Me, nella mia forma non manifesta, questo intero universo è pervaso. “Tutte le creature in me dimorano, ma io in loro non dimoro”.

9.5 Sebbene io sia il mantenitore di tutte le entità viventi e sebbene io sia ovunque, non faccio parte della manifestazione cosmica, poiché il Mio Sé è la vera fonte della creazione.

Cap. 10: Le glorie infinite della verità suprema. (Lo yoga delle glorie divine) - (42 versi). In questo capitolo si parla di Dio che é in ogni atomo. Si ribadisce che Dio non può essere definito. E viene presentata la celebre frase “Neti Neti”, che significa “Dio non è né questo, né quello”.

10.20 Io sono la grande anima, seduto nei cuori di tutti gli esseri viventi. Sono l'inizio, il mezzo e la fine di tutti gli esseri. Io sono il sole, l'oceano, io sono il trascendente Om, io sono il Gange ...      Un solo frammento di me stesso, pervade e sostiene questo intero universo.

Cap. 11: La visione della forma universale. (lo yoga della visione della forma cosmica) - (55 versi). Questo capitolo rivela che Krishna è l'origine di ogni cosa.

11.4 Non puoi vedermi con i tuoi occhi attuali. Perciò ti darò occhi divini. Un devoto come Arjuna può vedere tutto ciò che esiste in qualsiasi parte dell'universo.

11.48 O il meglio dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha mai visto questa Mia forma universale, né studiando i Veda, né compiendo sacrifici, né con la carità, né con attività pie, né con severe penitenze.

11.55 - Questo verso è considerato l’essenza della Bhagavad Gita. Colui che si impegna nei miei servizi devozionali, libero dalle contaminazioni delle attività interessate e dalle speculazioni mentali, colui che lavora per Me, che ne fa il fine supremo nella sua vita, e che è amichevole con ogni essere vivente, certamente viene a Me”.

Cap. 12: Il cammino della devozione. (Lo yoga della devozione) - (20 versi). In questo capitolo viene trattato il concetto di dhyana (meditazione), bhakti (devozione), upasana (preghiera). Occorre manifestare quotidianamente l’attaccamento al Divino, in questo è importante l’atteggiamento interiore.

12.1 Arjuna chiese: quali sono considerati più perfetti, quelli che sono sempre adeguatamente impegnati nel Tuo servizio di devozione o quelli che adorano il Brahman impersonale, il non-manifesto?

12.2 Krsna rispose: Coloro che fissano la loro mente sulla Mia forma personale e sono sempre impegnati ad adorarmi con una fede grande e trascendentale sono considerati da Me come i più perfetti.  Tra i diversi processi per la realizzazione della Verità assoluta, il bhakti yoga, il servizio di devozione, è il più alto.

Cap. 13: La coscienza individuale e la coscienza suprema. (Lo yoga della distinzione tra l’oggetto e il conoscitore dell’oggetto) - (35 versi). In questo capitolo viene illustrata la via del jnana yoga (lo yoga della conoscenza). Illustra la composizione del corpo costituito dai 5 elementi e 15 sensi e quali devono essere le qualità di uno yogi.

13.7 I cinque grandi elementi, il falso ego, l'intelligenza, il non manifesto, i dieci sensi e la mente, i cinque oggetti dei sensi, il desiderio, l'odio, la felicità, l'angoscia, l'aggregato, i sintomi della vita e le convinzioni, tutti questi sono considerati, in riassunto, per essere il campo di attività e interazioni.

13.13 Spiegherò ora il conoscibile, sapendo che assaggerete l'eterno: Brahman, lo spirito, senza inizio e subordinato a Me, giace al di là della causa e dell'effetto di questo mondo materiale.

13.17 - “Sebbene l’Anima Suprema sia divisa tra tutti gli esseri, non è mai realmente divisa”.

13.25 - “Alcuni percepiscono l’Anima Suprema in sé stessi attraverso la meditazione, altri attraverso la coltivazione della conoscenza e altri ancora attraverso il lavoro senza desideri”.

13.32 - “L’anima imperitura è trascendentale, eterna e al di là delle modalità della natura. Nonostante il contatto con il corpo materiale, l’anima non rimane impigliata”.

Coloro che vedono con gli occhi della conoscenza (jnana yoga) possono anche comprendere il processo di liberazione dalla schiavitù nella natura materiale, e possono raggiungere   l'obiettivo supremo.

Cap. 14: Le tre qualità della Natura materiale. (Lo yoga della divisione dei tre guna - gli elementi che costituiscono il corpo) - (27 versi).  In questo capitolo viene evidenziato che per la persona sul cammino spirituale la pietra e l’oro devono essere uguali.

14.26 - “Chi si impegna in pieno servizio devozionale, immancabile in tutte le circostanze, trascende immediatamente le modalità della natura materiale e raggiunge così il livello di Brahman”.

14.5 La natura materiale consiste di tre modi: bontà, passione e ignoranza. Quando l'eterna entità vivente entra in contatto con la natura, diventa condizionata da queste modalità.

14.21 Quando l'essere incarnato è in grado di trascendere queste tre modalità associate al corpo materiale, può liberarsi dalla nascita, dalla morte, dalla vecchiaia e dalle loro angosce e può godere del nettare anche in questa vita.

Cap. 15: Raggiungimento della Verità suprema. (Lo yoga dello Spirito supremo) - (20 versi).  In questo capitolo viene presentato l’albero cosmico capovolto, il significato del fiore di loto. Viene evidenziato che azione, conoscenza e devozione sono il tripode su cui poggia la vita.

Cap. 16: Definizione delle nature divine e demoniache. (Lo yoga delle divisioni tra il divino e il demoniaco) - (24 versi). In questo capitolo vengono illustrate quali sono le buone e le cattive qualità. Tra le qualità positive viene messa in evidenza l’ahimsa (la non violenza). Tra le cattive qualità vengono evidenziate vanità e ignoranza.

Cap. 17: Le tre divisioni dell’esistenza materiale (Lo yoga della divisione della tripla fede) - (28 versi). In questo capitolo si parla delle azioni virtuose, di yajna (sacrificio), di dana (carità), di tapas (austerità), della purezza del cibo. Si illustra il significato di OM tat sat (la suprema assoluta verità) Ciò che è. Si parla del gayatri mantra.

17.7 Anche il cibo che ogni persona preferisce è di tre tipi, secondo le tre modalità della natura materiale. Lo stesso vale per i sacrifici, l'austerità e la carità.

Austerità del corpo, austerità del discorso, Si dovrebbe praticare la pulizia di sé esternamente e internamente, e si dovrebbe imparare a diventare semplici nel comportamento e nella parola.

Cap. 18: La finalità delle rivelazioni della verità suprema. (Lo yoga della liberazione attraverso la rinuncia) - (78 versi).   Una persona sul cammino spirituale può rinunciare all’azione (samnyasa), o abbandonare il frutto dell’azione (tyaga), cioè praticare un’azione altruista.

18.65 Gli atti di sacrificio, carità e penitenza non devono essere abbandonati; devono essere eseguiti. Infatti il ​​sacrificio, la carità e la penitenza purificano anche le grandi anime. Si dovrebbe agire senza attaccamento per il risultato.

18.13 Secondo il Vedanta, ci sono cinque cause per la realizzazione di tutte le azioni. 

Una persona nella coscienza di Krishna è sempre trascendente ai modi materiali della natura. Lui non si preoccupa, è sempre entusiasta. Una persona che è sempre desiderosa di risultati fruttuosi è della natura della passione. Quando viene eseguito un particolare tipo di occupazione per la soddisfazione del Signore Supremo, tutti i difetti in quella particolare occupazione sono purificati.

18.58 Se diventi cosciente di Me, supererai tutti gli ostacoli della vita condizionata per mia grazia. Se, tuttavia, non lavori in tale coscienza, ma agisci attraverso il falso ego, non ascoltando Me, sarai perso.

La Bhagavad Gita è la suprema istruzione morale: uno deve diventare un devoto di Krishna, e l'essenza di ogni ricerca spirituale ed è l'arrendersi completamente a Krishna, solo così si può raggiungere la più alta perfezione.

Le versioni consigliate della Bhagvad Gita sono quelle con il commento di BhaktiVedānta Swami Prabhupāda, di Swami Yogananda, di Swami Kryananda, di Gandhi e quella curata da Anne-Marie Esnoul.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...