sabato 4 giugno 2022

Consolazioni. Quelle che riceviamo e quelle che apportiamo - Christophé André

Questo bel libro pubblicato nel 2022 è un vero regalo per le persone in difficoltà, un vero inno alla vita. Ben più che un riconforto passeggero, la consolazione è un modo di vivere in mezzo alla tempesta, ci ricollega al mondo. Christophe Andrè, in questo libro intimo, ci parla della consolazione, delle difficoltà di accettarla e di proporla e del potere delle relazioni umane.  Molto toccante è la descrizione dell'amore fatta da Christophe: "la più grande risorsa esistenziale è l'amore, ricevuto, dato, da ricevere, da dare... o, per dirlo diversamente, le vere fondamenta di tutta la forza di fronte alle prove sono quelle dell'amore e delle consolazioni che porta"..

Le grandi avversità ci rendono più fragili, o più lucidi. In questo secondo caso si approfitta fino in fondo delle occasioni di gioia che ci troviamo a vivere nella quotidianità. L'esperienza di malessere ci ricorda il valore ed il sapore della felicità. Le avversità ci portano in eredità quello che si chiama crescita post-traumatica, una possibilità di maturazione e maggior consapevolezza.  Allora si prendono tutte le gioie che la vita ci offre come occasione di riconforto prezioso e si scopre che è una fortuna di essere in vita. Ossia niente è cambiato intorno a noi, ma internamente ci sentiamo consolati. 

Secondo Barbara Fredrickson, una ricercatrice nel campo della psicologia positiva "L'amore è l'emozione suprema, indispensabile, e dai benefici innumerevoli. Un amore durabile tra due persone non è niente altro che un rinnovo regolare di momenti di risonanza affettiva. Le emozioni non durano, e così l'amore, ma la ripetizione di momenti d'amore nutre le relazioni, le arrricchisce,  le consolida e le rendre gradevoli a vivere".  In questo senso, la consolazione è un atto d'amore, tra i più belli: quello che appartiene al campo della compassione. Ci si avvicina a qualcuno che soffre al posto di allontanarsi, e ci si avvicina in modo affettuoso (sostenendo un collega, manifestando gentilezza ad un vicino, usando parole affettuose con qualcuno).

L'attaccamento a cose o persone, oltre che fonte di soddisfazione, può essere anche fonte di sofferenza. E' bello aggrapparsi a quello che si ama, ma durante la vita, ogni attaccamento è fatto per essere eliminato. E' importante quindi attaccarsi con lucidità e con moderazione. Un attaccamento dolce o lucido significa amare, apprezzare, senza aggrapparsi; occorre assaporare la vita accettando che finirà con la morte...  Per coltivare il non-attaccamento, che è uno dei cardini della filosofia buddhista, occorre un allenamento costante, accettare ogni giorno di prendere le distanze da piccole cose che amiamo, dalle nostre certezze, dalle nostre piccole abitudini. Dobbiamo praticare una vigilanza tranquilla ma esigente verso tutti gli attaccamenti e tutte le nostre certezze. Dobbiamo riuscire a metabolizzare ed accettare che le persone che amiamo possano un giorno allontanarsi e vivere delle esperienze di vita senza di noi, avere altri amici, altri affetti e altri attaccamenti. E' evidente che il non-attaccamento è la sola filosofia di vita possibile. La sofferenza dovrebbe aiutarci a rimettere al centro della nostra vita i legami di affetto e le consolazioni. La vita è una successione di prove, di dolore e di perdite. Ma anche di gioie, di benessere e di grazia. Il modo in cui affrontiamo le prime influenza il modo in cui accogliamo le seconde.

L'ultimo non attaccamento è quello alla vita. Qualcuno ha detto: "Se a 70 anni avete paura della morte vuol dire che avete sprecato la vostra vita",   Non si tratta di essere ossessionati dalla morte, ultima desolazione, ma di apprendere a esistere con l'idea della morte per vivere meglio. La vita è sofferenza e terminerà con la morte. Una volta accettata questa idea, un benessere adulto e resiliente può allora nascere e consolidarsi perchè la vita è fondamentalmente bella. La paura della morte è allontanata, ma non la voglia di approfittare del tempo che resta da vivere, quale che sia la durata. Purtroppo la nostra società vuole cancellare la morte e anche la preparazione alla morte e all'invecchiamento del corpo. La saggezza allora è prendere coscienza che noi stiamo forse per vivere un'ultima volta, fermarsi per approfittarne e assaporare la vita ancora più profondamente, piuttosto che irrigidirsi nell'angoscia del rifiuto.  Come dice Jon-Kabat Zinn: "Se continuate a respirare, vuol dire che nella vostra vita ci sono più cose che vanno bene di quelle che vanno male".

Christophé parla anche della nostalgia, che rappresenta un rifugio consolatorio nel passato. Ma la nostalgia permette anche di nutrirsi del nostro passato rivisitato.  Riporta la frase di Gustave Thibon: "ricordi lontani più presenti di quelli attuali, i più umili dettagli dell'esistenza, vissuti un tempo come insignificanti, prendono un senso misterioso e smisurato, le emozioni lontane raggiungono la sorgente dell'essere, si rivive a fondo quello che si era vissuto solo superficialmente".   

Quando si è giovani si avevano dei ricordi, all'inizio della vecchiaia si ha un passato. Da giovani si vive in un presente aperto all'avvenire; nell'età adulta si vive in un presente aperto sul passato. Più l'incertezza e l'angoscia del futuro sono forti, più la sicurezza e la certezza del passato sono necessari. Occorre prepararci a lasciare questa vita, e ciò è facilitato se si hanno dei legami gioiosi con il proprio passato. Nella vecchiaia bisogna trovare il semplice piacere di durare, di continuare a vivere. In gioventù questo pensiero è triste e restrittivo, ma quando siamo nella vecchiaia c'è della saggezza dietro quello che sembra una rinuncia, ossia dimunuire le aspettative, man mano che diminuiscono le capacità.

Di fronte ad un evento traumatico, molte persone cambiano favorevolmente la visione del mondo e dell'esistenza assaporando meglio la loro fortuna di essere in vita. Per queste persone i riflessi psicologichi portano a tre tipi di comportamenti: 

  • Riuscire a sopravvivere e a vivere nella quotidianità, ma si è ancora mentalmente nell'avversità.
  • Rimettersi a vivere, sviluppando la resilienza e considerare l'avversità come passata.
  • Vivere meglio, ossia integrare l'avversità nella nostra storia e farla diventare fonte di arricchimento personale.

Per far si che il malessere sia un'esperienza e non un trauma, occcorre disporre di notevoli risorse personali e relazionali.

Spesso nella nostra vita, è la pace concreta, materiale che ci permette di rivolgersi verso la pace spirituale. Lo spirituale passa in primo piano solo quando siamo colpiti dalle avversità, e l'aiuto viene dall'immateriale. Gide dice: "l'esperienza istruisce sicuramente più che i consigli". La persona che ha attraversato l'inferno può guardare senza paura in direzione dell'avvenire: ci vedrà la vita che resta e non la morte che arriverà.  Spesso per scoprire il vero benessere occorre attraversare una prova ed aprirsi alla meraviglia del mondo. Il benessere è fragile e spesso siamo incoscienti della fragilità della condizione umana e della sua bellezza. 

Secondo il principio dell'impermanenza, caro ai buddhisti, tutto si rompe e tutto passa. Gli umani che la vita ha ammaccato, distrutti dalle avversità hanno incollato i loro pezzi, hanno pianto, sono stati consolati. Hanno lavorato per riuscire ad amare di nuovo la vita e gli umani, e poi, poco a poco le loro cicatrici psichiche si sono ricoperte dell'oro della benevolenza, della saggezza; quella saggezza che si incontra spesso nelle persone che hanno attraversato un pezzo d'inferno, e che ne sono uscite con la voglia di amare la vita.

La consolazione, in fondo, è la stessa cosa che la gioia, ma sotto la luce nera del malessere. E' accettare di lasciarsi toccare dalla dolcezza delle cose, la tenerezza degli umani, la bellezza del mondo, allora che siamo nella difficoltà e nell'angoscia e che tutto il benessere sembra inutile, derisorio, a volte offensivo.

Ma "Niente è mai finito. Basta una piccola gioia perchè tutto ricominci".

Consolazioni. Quelle che riceviamo e quelle che apportiamo - Christophé André (2)

Questo bel libro pubblicato nel 2022 è un vero regalo per le persone in difficoltà, un vero inno alla vita. Ben più che un riconforto passeggero, la consolazione è un modo di vivere in mezzo alla tempesta, ci ricollega al mondo. Christophe Andrè, in questo libro intimo, ci parla della consolazione, delle difficoltà di accettarla e di proporla e del potere delle relazioni umane.

La consolazione è un atto di presenza amorevole, anche se a volte è  impotente. Al di là delle dimensioni concrete (parole e gesti) è ugualmente e soprattutto un atto immateriale, una presenza, un'intenzione, una condivisione di umanità. Una differenza con il riconforto è che quest'ultimo si limita ai soli aspetti materiali. Per riconfortare qualcuno, bisogna avere più forza di lui. Nel processo di consolazione occorre  della pazienza e umiltà dai due lati, dal lato del consolato e del consolante. Senza la consolazione, il dolore ci sommergerebbe, con la consolazione, il dolore è sempre là, ma non ci sommerge, si sente che forse possiamo tenere il colpo.
I tre inevitabili della vita sono: la sofferenza, l'invecchiamento e la morte. Questi tre elementi, prima o poi, incroceranno il nostro cammino. Ma nonostanzia l'inevitabile sofferenza possiamo affermare che la vita è bella.
Invecchiare, per Christophe Andrè significa avere ricordi e  rimpianti che avvenire e progetti. La più bella consolazione alla tristezza di invecchiare è il continuare ad essere in vita. Vivere, necessita di microconsolazioni permanenti e a volte preventive come la bellezza e la bontà, che sono dei semplici momenti della nostra esistenza, ma nello stesso tempo essenziali.  La consolazione non mira alla soppressione della pena e del dolore, ma a renderli sopportabili, a fare in modo che non venga soppressa la voglia di vivere. Spesso le persone che entrano in depressione hanno il sentimento di affrontare continuamente delle sequenze di problemi e complicazioni. 
E' più difficile consolare gli inespiegabili stati di spleen, di tristessa, melanconia e umore nero. Anche nello sviluppo gioioso della vita, la tristezza troverà ad un certo momento il suo posto: quando ad esempio, i nostri figli lasceranno casa, finiamo gli studi, cambiamo casa, ecc.
Ho trovato illuminanti e bellissime queste frasi di Christophe André:
"Spesso la perdita delle illusioni è la causa più frequente delle nostre tristezze, allora occorrerà del tempo e tanti sforzi per riprendersi e costruire una nuova filosofia di vita: accettare che le illusioni siano solo delle illusioni, e assaporarle lo stesso perchè in questo modo la vita sarà più bella. 
Nelle avversità, ci si ricorda di una verità ontologica: la nostra solitudine. Nessuno può vivere per noi, e nessuno può soffrire e morire al nostro posto". 

Un bell'amore può riconsolarci in un giorno di tutti gli amori noiosi e dolorosi degli anni passati, e la consolazione è proprio uno delle manifestazioni dell'amore. La consolazione risveglia questa voglia di essere felici, propria a tutti gli esseri. Rimette la persona, che si era isolata nel dolore, in legame con la comunità umana. I ricercatori hanno notato che le persone che si lasciano andare al sorriso, sono quelle che più facilmente riescono a risalire la china, dopo l'avversità.

E' importante anche il nostro sguardo sul mondo: guardare le gioie e le fortune degli altri non come un'ingiustizia, ma come delle prove che la gioia e la fortuna esistono.
Lo scopo dell'essere umano è essere felice, a volte ci si arriva lentamente, con piccoli passi quotidiani. E quando ci si arriva, resta molto da fare: ossia consolare gli altri. La consolazione si appoggia su tre pilastri: la presenza (sono là),  il sostegno affettivo ( ti voglio bene, conta su di me), il sostegno morale (proverò a semplificarti la vita). Soprattutto nel processo di consolazione occorre applicare l'arte del kairos: pronunciare le parole al buon momento.
Andrè Compte-Sponville in un libro dichiara "Non sono mai capace di consolare. Le donne con cui ho vissuto me lo hanno a volte fatto notare, e le capisco. A che serve vivere insieme, se la sofferenza non è diminuità?"
Bisogna comunque ricordare la fragilità della felicità, che come tutto è impermanente, soprattutto se abbiamo nel passato affrontato prove dolorose.  Dobbiamo ben tenere a mente che l'amore è la base della nostra esistenza. 
Ma purtroppo ci sono molte persone inconsolabili che hanno una sola certezza: dopo un traumatismo, il dolore, una perdita irrimediabile che la vita non sarà più come prima.  E le frasi che riassumono questo stato d'animo sono le seguenti: "Sono inconsolabile, ma non l'ho deciso". "Si può restare così, in segreto, inconsolabile alla violenza del mondo, presente o passata".
Lo scrittore svedese Stig Dagerman asseriva: "Non esiste altra consolazione che quella di essere un uomo libero, un individuo inviolabile, un essere sovrano all'interno dei propri limiti", ma si tratta di una libertà teorica, perfetta, assoluta e solitaria: una libertà impossibile da raggiungere. Infatti, Dagerman si suicidò a 31 anni.
La natura è spesso una fonte immensa di riconforto, andare verso la natura quando si è nel dolore e nelle avversità è più di una distrazione, è una forma di consolazione. Nella natura non si esiste più come persona, ma come parte tranquilla e invulnerabile di un grande Tutto. 
Anche l'azione è fonte di riconforto e riorienta la nostra attenzione verso un'occupazione esteriore, nei momenti di grande dolore, l'azione è come un medicinale antalgico, che non risolve niente, ma che alleggerisce il dolore. Tra le azioni le più riconfortanti c'è la marcia, che ci permette di essere attivi in mezzo alla natura creando una forma di riconnessione al movimento della vita.
L'arte è il grande riconforto alla più grande delle nostre angosce, quella di sparire un giorno. La funzione dell'arte è quella di ridarci una speranza, di rendere degna la sofferenza e allargare la nostra visione del mondo.
La lettura ci permette di conoscere senza sforzo una quantità di destini straordinari, di provare delle sensazioni potenti per la mente, di vivere avventure prodigiose e per conseguenza agire senza agire, di formare infine, dei pensieri più belli e profondi dei nostri, provare emozioni e esperienze fittizie, fino a modificare - come dice Paul Valery - favorevolmente le capacità di empatia e di legami sociali.
La lettura può aiutarci a capire ciò che ci sta a cuore, nei libri le cose ci vengono spiegate, mentre nella vita non lo sono. Per questo molte persone preferiscono i libri alla vera vita.
Più del 70% di giovani adulti (tra i 15 e 30 anni) fanno ricorso alla musica per consolarsi.

Il punto in comune tra credere al destino e pensare che certe avversità abbiano un senso, è che nei due casi, ci raccontiamo delle storie. Nell'accettazione del destino si sottolinea che certi avvenimenti non dipendono da noi, quindi è inutile colpevolizzarsi. Nella ricerca di un senso, certi avvenimenti dipendono almeno in parte da noi, dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti. La loro manifestazione è come un messaggio che qualcosa non andava, non è un'ingiustizia ma un'informazione.
Una grande massima per stare tranquilli è la seguente: "Accetta quello che non dipende da te, e agisci su quello che dipende da te".
secondo il filosofo Paul Ricoeur: "il nostro rapporto con noi stessi è spesso fondato su una recita, un continuo raccontarsi delle storie, una storia della nostra vita che scriviamo noi stessi, almeno nella nostra testa, mettendo in continuità e in coerenza degli avvenimenti le cui casualità sono multiple o inaccessibili. Ma nella nostra narrazione diamo spazio al destino e al senso".

La meditazione, nei momenti di disperazione, ci offre come rifugio il momento presente. La coscienza resta al centro, e si osservano i pensieri senza identificarsi e senza alimentarli. Distogliendo l'attenzione dalla sofferenza, riusciamo anche a decostruirla parzialmente. La meditazione ci consola e ci apprende a frequentare le nostre sofferenze. In termine neurologico la meditazione disattiva l'area di orientazione e di associazione, una piccola zona situata nel lobo parietale sinistro. Talvolta praticando la meditazione emerge un sentimento di serenità, di completezza, tutto quello di cui abbiamo bisogno è là, alla nostra portata. Sembrerebbe che la meditazione abbia un effetto emoliente sulle nostre difese mentali e le nostre rigidità mentali. I buddhisti comparano la meditazione alla fiamma della candela che scioglie la cera delle nostre certezze.

mercoledì 1 giugno 2022

United Consciousness

 “One Consciousness, One Being”.

150 Million To 1 Billion people Died in the wars since last 3400 years. Out of which 108 million died in 20th century only. We are in the first quarter of twenty first century, setting on the highly inflammable heap of nuclear, biochemical weapons, due to 14 divides of limited identities of race, caste, status, region, gender, color, prosperity, thoughts, class, sex orientation, species, habitat, fanatic nationalism, and orthodoxy of religion. 

We may appear in different names and forms but in essence there is one stream of consciousness that flows across all beings. The time has come that this truth of United Consciousness should take over the Illusion of divides of ignorance, so that our children can breathe in the clear, happy, healthy, equal, clean and peaceful planet. As a step towards this “United Consciousness” is established.

 Sito:  https://unitedconsciousness.in/

Semi di pace

Linda Maggiori - Semi di pace!
La nonviolenza per curare  un mondo minacciato da crisi ecologica, pandemia e guerra
Centro Gandhi edizioni

 
Articolo scritto da Roberto Fantini.  Linda Maggiori, con stile limpidissimo, e libero da velenosità di sorta, senza toni aggressivi o esacerbatamente iperpolemici, ci ha regalato un libro preziosissimo. Un libro che ripercorre gli ultimi orribili anni che siamo stati costretti a vivere, facendosi guidare da un sereno quanto fermo bisogno di verità, di logica e di apertura solidale verso tutte le vittime.

Il suo è un libro che può fare molto bene sia ai vax e filovax, sia ai novax, freevax e antivax:  aiutando i primi a riflettere e a osservare quanto accaduto più in profondità, oltre i veli mediatici delle apparenze e degli inganni, senza pregiudizi, e senza sentirsi obbligati a dolorose abiure o a radicali apostasie; aiutando gli altri ad affrontare il peso umiliante delle vessazioni passate, presenti e future con un animo consapevolmente fiero, con il coraggio di chi desidera non cedere alle minacce e alla prepotente sottrazione di diritti, e con la fiducia incrollabile che, accanto a noi, lontano dagli schermi e dalle ribalte, c’è tanta gente simile a noi, e che siamo in tanti, e che non siamo necessariamente condannati al naufragio.

Il libro di Linda, insomma, è certamente un libro prezioso per capire di più e per capire meglio, ma è soprattutto un libro che, parlandoci con grande ricchezza di tante reali esperienze vissute, ci dimostra, in maniera convintissima e convincente, che è sempre possibile reagire all’oppressione, che è sempre possibile ribellarsi alla rassazione, che è sempre possibile trovare in noi e negli altri la luce e la forza necessarie per dire NO alla violenza, per difendere la propria dignità e per salvare dalla rovina i valori che più ci rendono umani: comprensione, dialogo, rispetto, compassione, solidarietà e affratellante empatia.

sabato 28 maggio 2022

Un viaggio nei bardo del vivere e del morire - Yongey Mingyur Rinpoche

Il libro di Yongey Mingyur Rinpoche (1975 - ) In Love With the World, A Monk's Journey Through the Bardos of Living and Dying (Il monaco errante. Un viaggio nel bardo del vivere e del morire - Fayard Publishing) è un raro e intimo resoconto dell'esperienza di pre-morte di un monaco buddista di fama mondiale e di un'esperienza che ha cambiato la sua vita per sempre.

Una notte d'estate del 2011, all'età di trentasei anni, Yongey Mingyur Rinpoche, rinomato maestro di meditazione, autore e abate, esce di nascosto dal suo monastero di Bodh Gaya e decide, nella massima segretezza, di abbandonare le comodità della sua vita e il prestigio del suo nome. Lascia soltanto una lettera, destinata ai suoi studenti e al suo anziano assistente, Lama Soto. "Quando leggerai questa lettera, avrò già iniziato il lungo ritiro che l'anno scorso avevo annunciato di voler intraprendere. Come forse saprai, sono sempre stato affascinato dall'usanza dei ritiri, fin da quando ero un ragazzino e vivevo alle pendici dell'Himalaya. Anche se non sapevo ancora meditare, spesso scappavo da casa e mi nascondevo in una grotta nelle vicinanze, dove mi sedevo in silenzio e recitavo mentalmente il mantra om mani padme hum. Anche allora sentivo il richiamo dell'amore per le montagne e per la vita austera degli asceti erranti". 

Ha così inizio un vagabondaggio che durerà quattro anni, nei quali Mingyur indosserà i panni del sadhu e si confronterà per la prima volta con il mondo esterno senza godere degli onori riservati a un monaco della sua levatura. 

Attraverso il libro seguiamo questa avventura umana e spirituale attraverso tutti gli stati che il viaggiatore attraversa: il godimento della libertà, ma anche le difficoltà della solitudine estrema e del disagio e del corpo segnato dagli stenti. Scegliendo di sperimentare la più grande indigenza, si ammala gravemente e si avvicina alla morte, ciò gli permetterà di entrare in contatto con i sei bardo, le tappe del viaggio fra la vita e la morte, consentendogli però di riconoscere con sempre maggiore chiarezza la realtà incondizionata. Questo episodio lo mette di fronte alle sue paure, ma soprattutto gli porta una nuova saggezza che trasmette al lettore con franchezza e serenità. Le risposte alle ansie più opprimenti si trovano spesso fuori dalla nostra zona di comfort e cercare la difficoltà per accettarla meglio ci permette di trasformare la nostra paura della morte in gioia di vivere. Solo lasciando andare le false speranze che inducono a desiderare di essere a proprio agio nel corpo e nel mondo si può superare l'insoddisfazione e sostituire il desiderio con l'amore. E, come afferma Mingyur, "quando ami il mondo, anche il mondo ti ama". Per la comprensione però la pratica è fondamentale, e questo libro è un invito a coltivare i semi dell'illuminazione, a rendere fertile il campo della consapevolezza, permettendo ai livelli più profondi della saggezza di fiorire.

Yongey Mingyur Rinpoche è un insegnante di meditazione e maestro tibetano. Ha partecipato alla ricerca scientifica. Un team di scienziati1 dell’Università del Wisconsin-Madison ha seguito e studiato per 14 anni lo sviluppo del cervello di Yongey Mingyur Rinpoche. I ricercatori hanno analizzato il suo cervello per quattro volte, usando la risonanza magnetica strutturale per vedere i cambiamenti nel cervello nel tempo. Lo studio che è stato pubblicato da LiveScience nel 2020, ha rivelato che il cervello di Mingyur Rinpoche sembrava rallentare nel suo invecchiamento. “Il grande passo avanti è che il cervello di questo monaco tibetano, che ha trascorso più di 60.000 ore della sua vita in meditazione formale, invecchia più lentamente del cervello del gruppo di controllo“, ha affermato Richard Davidson. Yongey Mingyur Rinpoche ha scritto due libri di successo e supervisiona la Tergar Meditation Community ( https://tergar.org/), una rete internazionale di centri di meditazione buddista.

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Osho - Meditazione (2)

Osho Rajneesh (1931-1990), o semplicemente Osho, è stato un mistico e maestro spirituale indiano, molto conosciuto a livello internazionale e in Occidente.

La meditazione per Osho è uno stato naturale dell'essere, uno stato che è andato perduto e che può essere ritrovato guardando dentro di sé.  Senza meditazione si è destinati a vivere nella tristezza.  Per non soffrire e sentire il vuoto interiore l'occidentale tende a riempire la mente con mille occupazioni. 

Osho asserisce "La mente vuota è l'unica porta verso Dio. Buddha è una mente vuota, Lao Tzu è una mente vuota. Questo mondo appartiene a coloro che vivono momento per momento nell'estasi assoluta; la loro vita è un continuum di festa"..

Per Osho, meditare significa svuotare la mente, fare il vuoto di tutti i pensieri, ricordando che 'Io non sono questi pensieri,’  'Io sono separato,’  'Io sono solo un osservatore.’ Creare una distanza tra i pensieri e la consapevolezza costituisce il cuore del processo di meditazione.  Non li si nutre più, non ci si identifica più con loro.  Progressivamente tutti i pensieri vengono eliminati ed arriva un momento in cui la mente è completamente vuota — e quello è il momento in cui il cuore si apre alla beatitudine e ad una gioia assoluta. In Oriente, la meditazione è definita come un processo di neti-neti. “Io non sono né questo né quello,’ fino ad arrivare ad un momento in cui non c'è più nulla da negare ed il vuoto infinito ti circonda. 

Per Osho – La meditazione non è per i deboli; non è per i codardi; non è per coloro che sono pieni di paura,  È un andare verso un mondo inesplorato. Per questo percorso, non esistono mappe, né linee guida. Il maestro può solo sollecitare la voglia di conoscere, trasmettere una sete di verità. Ma non può proporre un programma. Non può dare una disciplina. Può fornire un'intuizione, un desiderio. Ma poi il praticante deve intraprendere questo viaggio interiore da solo - Nessuno può accompagnarlo. Per moltissime persone, il loro interesse verso la meditazione rimane solo una curiosità intellettuale, Non diventa mai un esperimento. O anche se a volte le persone ci provano, provano con tiepidi sforzi. Purtroppo la meditazione ha bisogno di coraggio e impegno totale.   

"Tu sparisci e rimane solo Dio. Un meditante deve essere pronto a morire nella ricerca perché è solo per attraverso la morte del vecchio Io, nasce una nuova vita".   Con la meditazione, se davvero cresci in consapevolezza, nulla può essere perso. La visione arriva perché il praticante ha acquisito un nuovo stato mentale attraverso la meditazione. Con mezzi artificiali come la droga, o con una tecnica falsa, non si cresce. Si possono solo ottenere certe visioni ma senza consapevolezza.

Osho ripeteva – "Se sei troppo impegnato con il tuo intelletto, non troverai il tempo per impegnarti in profondità con il tuo essere totale. La via si può conoscere solo se si partecipa profondamente all'esistenza. La meditazione è qualcosa che accade, è il tuo stesso essere che si rivela nel profondo. Non puoi osservarlo, non ci può essere alcuna conoscenza oggettiva al riguardo".

La mente ordinaria è piena di pensieri, desideri, ambizioni, pregiudizi, Meditare significa pulire lo specchio, e lasciare che i pensieri cadano e scompaiano, percepire i momenti in cui il pensiero cessa e Dio si rivela. E quelli sono i momenti più belli della vita. Una volta che hai assaporato un solo momento di non pensiero, hai fatto un grande salto nella verità; allora le cose diventeranno ogni giorno sempre più facili.  La meditazione è un fuoco che brucia il passato, la religione, la politica, la  nazionalità, la razza, ecc. - Contiene tutto ciò è stato imposto, che è solo un condizionamento ma non il vero essere.  Nel momento in cui il passato brucia, il vero essere per la prima volta emerge e si eleva al di sopra della quotidianità e del peso del presente.

La meditazione ha bisogno di una pazienza infinita; La pazienza, è una delle qualità di cui l'umanità moderna ha completamente perso le tracce. Gli occidentali perdono tempo nello studio, nel lavoro, nei trasporti ma non hanno mai tempo per la meditazione.  La fretta è diventata il loro stile di vita.  In Oriente, c'è la miseria, a volte  le persone vivono in condizioni tremende — ma la cosa fantastica, è che nessuno ha fretta. Non è un caso che la meditazione si sia sviluppata in Oriente, dove le persone sono disponibili ad aspettare.  L'Occidente è stato in grado di ottenere grandi risultati, il controllo attraverso la scienza sulla natura ed il mondo esterno, poi pero' si crea una certa tensione all'interno. 

Solo la meditazione e l'amore non sono viaggi mentali; tutto il resto è un viaggio mentale.  In un profondo momento d'amore o in profonda meditazione, il pensiero si ferma, si va oltre la mente. Allora tutto è beatitudine.   Non bisogna fornire energia ai pensieri. Bisogna diventarne testimoni — indifferenti, distaccati, distanti. Occorre semplicemente osservare i pensieri, e non esserne in alcun modo coinvolto.  Osho diceva _ "Sii solo un osservatore. Chiudi gli occhi e osserva dentro di te — la mente è un traffico di pensieri, pensieri che corrono qua e là. Di tanto in tanto, vedrai che la mente è vuota. In quei rari momenti, i primi scorci di samadhi entreranno in te".  Questo è ciò che lo Zen chiama satori, samadhi o primo stadio di consapevolezza.  Nel secondo stadio del samadhi si riesce a vedere la realtà più chiaramente. Nel terzo stadio si diventa uno con la realtà, perché non c'è più divisione.  Questa fase finale è descritta dalle Upanishad, con “Aham Brahamasmi" — io sono Dio, Io sono il Brahma. I sufi, la dichiarano con la frase, “Ana'l Haq" — Io sono la verità. È nella religione cristiana Gesù dichiara, “Io e il mio Dio siamo uno, Io e mio padre siamo uno.

Pratiche on line con un maestro di yoga indiano - Swami Joythimayananda

Ogni difficoltà è una grande opportunità per crescere.  

Yoga, Pooja, Mantra e Satsang on line con il maestro yoga Swami Joythimayananda in diretta dal suo ashram (Ashram Joytinat) -  di Corinaldo (Marche)  sul canale Youtube https://www.youtube.com/watch?v=238pZ7AABdc     

Se ti interessasse, puoi conoscere un vero maestro indiano e puoi partecipare on line alle pratiche proposte dal maestro Swami Joythimayananda.

Tutti i mercoledì alle ore 19,00 meditazione. Ogni mattina alle ore 7,15 Yogasana. Ogni mattina ore 8,20 pooja, mantra e satsang in diretta con il maestro Swami Joythimayananda.

All'ashram vengono proposti corsi di ayurveda e uno yoga chiamato Panchanga Yoga. Esso si suddivide in Hatha yoga, Raja yoga, Karma yoga, Jnana yoga, Bhakti yoga. Anche se diversi, questi sentieri portano all'unione.  

  • Hatha yoga, la via del controllo, la trasformazione dell'energia verso l'equilibrio attraverso varie posture, respirazione (pranayama)  e purificazione.
  • Raja yoga, lo yoga della meditazione, conosciuto come il "re" dello yoga.
  • Karma yoga, yoga dell'azione e consiste nel servire gli altri con amore e compassione; la via del servizio, la trasformazione dell'azione verso la rinuncia.
  • Jnana (o Gnana) yoga, la via della saggezza e della sapienza, dell'autorealizzazione; è la trasformazione dall'intelletto verso la luminosità.
  • Bhakti yoga, lo yoga della devozione al guru, a Dio, all'umanità; la trasformazione dei sentimenti verso la beatitudine.

All'ashram viene proposta la tecnica della meditazione NYM, che richiede il controllo della mente attraverso la creatività, la concentrazione e la contemplazione. E' un metodo che permette di ottenere a poco a poco tranquillità e creatività. Dopo aver creato un Nym mandala, che rappresenta se stessi, si porta l'attenzione al centro del mandala e si cerca di percepire la belleza del mondo che è in noi.  La vita può essere quello che la cultura vedica definisce Nym: N=nam o nome, Y=Yantra o individuo, M=Mantra e Mandala (vibrazione individuale o cosmica).

L'Ashram Joytinat, si trova in aperta campagna in via ripa 24, a Corinaldo (An)    ashram@joytinat.it   www.joytinat.it  39-3667349825

Per Julian Assange l’estradizione è sempre più vicina.

Estradizione sempre più vicina per Julian Assange. La Corte dei magistrati del Regno Unito dovrà emettere a giorni l'ordine formale di estradizione negli USA nei confronti di Assange. Gli Stati Uniti d'America devono annullare tutte le accuse contro Julian Assange, incluse quelle di spionaggio.

Amnesty International chiede di annullare tutte le accuse subito. Firma l'appello di Amnesty
 

Dopo una serie di pronunce giudiziarie sfavorevoli da parte dei tribunali di Londra, il giornalista australiano Julian Assange rischia di essere estradato negli Usa.  È imminente, infatti, la decisione della ministra dell’Interno britannica Priti Patel sulla richiesta di estradizione presentata da Washington. Se la richiesta verrà accettata, Assange subirà dure condizioni detentive equivalenti a tortura e andrà incontro a un processo per 18 diversi capi d’accusa, con una possibile condanna fino a 175 anni di carcere.

L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle.

venerdì 20 maggio 2022

L’extraordinaire photographe animalier Vincent Munier

Originario dei Vosgi, Vincent Munier (1976 - )  si è appassionato molto presto alla natura. Scopre la fotografia della fauna selvatica con suo padre, ambientalista della Lorena.

Dopo aver terminato gli studi secondari, ha intrapreso numerosi viaggi che lo hanno portato a viaggiare negli angoli più selvaggi del mondo, per mostrare la bellezza di questi ambienti nei quali la natura non è stata trasformata dall'uomo: come il nord estremo del Canada, la taiga russa e i deserti artici, le vette dell'Himalaya.  Vincent vuole esplorare questi luoghi immergendosi totalmente nell'ambiente, nel modo più discreto possibile, attraverso spedizioni solitarie e autonome alla ricerca di orsi, linci e lupi.  Ha sviluppato una vera e propria teoria della fotografia, ossia essere completamente integrato nella natura e sperimentare ciò che l'animale sta vivendo per creare un'immagine che riveli la sua essenza; in una prospettiva di inesauribile curiosità e profondo rispetto per la fauna selvatica. Le sue immagini provengono quindi da spedizioni spesso molto rischiose e lunghe giornate di attesa, a volte con temperature inferiori ai meno quaranta gradi.

Nel 2013, ha trascorso un mese sull'isola di Ellesmere (Canada), in condizioni di freddo estremo. Un branco di nove lupi bianchi è venuto ad incontrarlo, segnando uno dei momenti salienti della sua carriera di fotografo e regalandogli l'occasione per scattare rare immagini dei "fantasmi della tundra."  Nel 2016 è riuscito a fotografare per la prima volta il leopardo delle nevi sull'altopiano tibetano. 

Vincent ha uno stile che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo, una  fotografia unica, ispirata alla tradizione della stampa giapponese e all'arte minimalista.  Per tutto questo, Munier è l'unico fotografo ad aver ricevuto tre volte (nel 2000, 2001 e 2002) il Wildlife Photographer of the Year Award, il più importante premio di fotografia naturalistica del mondo, offerto dal Natural History Museum di Londra e dalla BBC. Le sue fotografie sono state pubblicate in prestigiose riviste internazionali come National Geographic, Terre Sauvage, Image & Nature, Paris Match, Télérama, BBC Wildlife Magazine, ecc..   I suoi lavori sono stati esposti in gallerie d'arte in moltissimi Paesi del mondo.

Affascinato dall'universo dei bei libri, Vincent Munier ha fondato le edizioni Kobalann nel 2010 (www.kobalann.com).

E' anche autore di una dozzina di libri, tra cui La panthère des neiges, Le Ballet des grúas, Tancho, Le Loup, L'Ours, Tibet: Minéral animal, Arctique, Kamchatka o La vie sauvage aux confins du monde, e promotore costante di molteplici iniziative per la difesa della fauna e dei territori vergini del pianeta.

Con Sylvain Tesson ha presentato recentemente il libro "La panthère des neiges" da cui è stato tratto un film. Vedi https://www.youtube.com/watch?v=lUJQRMeYFqM

Mente zen, mente di principiante (1) - Shunryu Suzuki

" E' la saggezza che va in cerca della saggezza".    "Nella mente di principiante ci sono molte possibilità, in quella da esperto poche".

Shunryu Suzuki (1904-1971) era un monaco e insegnante Zen Sōtō che aiutò a diffondere il buddismo Zen negli Stati Uniti, ed è conosciuto per aver fondato il primo monastero buddista Zen fuori dall'Asia.

Secondo Suzuki la nostra 'mente originaria' racchiude tutto il sè, dentro di sè è sempre ricca ed autosufficiente. Ciò non significa una mente chiusa ma una mente vuota e pronta. Quando non abbiamo alcun pensiero di un sè, allora siamo dei veri principianti e possiamo realmente imparare qualcosa. La mente di principiante è la mente della compassione..

La posizione del loto completo durante la meditazione zazen esprime l'unità nella dualità e corpo e mente diventano due aspetti della stessa medaglia. Anche le mani nella mudra cosmica (mano sinistra appoggiata sulla destra, le articolazioni combaciano, i pollici si toccano leggermente) formano un tutto unico. Durante la meditazione non si devono avere aspettative, solo allora saremo presenti con il corpo e la mente. Anche il Buddha quando trovo' se stesso, scoprì che ogni cosa esistente ha la natura di Buddha. Nella meditazione zazen l'unica cosa importante è essere consapevoli del respiro, che è l'attività fondamentale dell'essere umano.

Quando diventiamo noi stessi in modo autentico, si apre uno spazio immenso e siamo completamente indipendenti e tuttavia dipendenti. Questa è la grande mente, ovvero la mente che è in ogni cosa. Durante lo zazen si dovrebbero lasciar andare e venire le immagini mentali e concentrarsi solo sull'atto di inspirare e respirare. In cinque - dieci minuti la nostra mente sarà completamente calma e serena. "Poichè gustiamo con gioia ogni aspetto della vita come manifestazione della grande mente, non ci interessa alcuna gioia straordinaria. In questo modo abbiamo una calma imperturbabile".  E' impossibile, secondo lo zen, arrivare all'assoluta calma mentale senza alcuno sforzo.  Per lo zen occorre tenere la mente ferma sul respiro fino a perderne la consapevolezza, in quel momento corpo e mente diventano puri e si diventa aperti al mondo. Il corpo e la mente hanno l'immenso potere di accogliere le cose così come sono, sia piacevoli, sia spiacevoli. Chiunque può fare zazen, e in modo tale lavorare sui pensieri e accoglierli eliminando il dualismo, la mente pervade il corpo intero e si entra nello stadio di forma è forma, e vuoto è vuoto.   Ciò significa che sapendo di avere una vita breve, riusciamo ad assaporarla con gioia giorno per giorno, attimo per attimo.  Alla fine della pratica zazen, ci si inchina a terra, abbandonando noi stessi e le proprie idee dualistiche. Nella mente zen ogni cosa possiede lo stesso valore ed è il Buddha stesso. Inchinarsi aiuta a sbarazzarsi delle nostre idee egocentriche, e anche qui, quello che conta non è il risultato, ma lo sforzo di migliorarci come esseri umani.  Ciascun inchino esprime uno dei quattro voti buddhisti: 1- Sebbene gli esseri senzienti sono infiniti, faccio voto di salvarli. 2 - Sebbene i nostri cattivi desideri siano illimitati, faccio voto di sbarazzarmene. 3 - Sebbene l'insegnamento sia illimitato, faccio voto di imparare tutto. 4 - Sebbene il buddhismo sia irrealizzabile, faccio voto di realizzarlo.  La pratica zen è la diretta espressione della nostra vera natura di essere umani, ma senza questa pratica è difficile accorgersene.  L'illuminazione è questo; l'illuminazione è qualcosa di straordinario, ma una volta raggiunta, non è niente.

Se qualcosa esiste, ha la propria vera natura, la natura di Buddha. Dunque essere un essere umano significa essere un Buddha.

Mente zen, mente di principiante (2) - Shunryu Suzuki

 "Anche se il sole dovesse sorgere ad Ovest, una sola è la via del Bodhisattva".

Shunryu Suzuki (1904-1971) è stato un monaco e insegnante Zen Sōtō che aiutò a diffondere il buddismo Zen negli Stati Uniti, ed è conosciuto per aver fondato il primo monastero buddista Zen fuori dall'Asia..

 

Qualsiasi cosa facciate è straordinaria, perchè è la vita stessa ad essere straordinaria. Se volete esprimere voi stessi potete farlo in tutte le attività quotidiane. Dovete concedervi tempo in abbondanza in ogni cosa che fate, apprezzare quello che si sta facendo e fare diventare l'attività quotidiana parte della pratica. Non esiste un punto di partenza, nè una meta, non c'è niente da raggiungere. La pratica religiosa in India è fondata sull'ascetismo, una pratica che tende ad indebolire l'aspetto fisico al fine di liberare e rafforzare lo spirito. Ma secondo lo zen questo non porterà a nessun risultato.  Lo zen non è una forma di eccitazione o agitazione, bensì una concentrazione sulla routine di tutti i giorni. Se la mente è calma e costante, potete tenervi lontani dai rumori del mondo anche se ci state in mezzo. Quando la pratica è calma e ordinaria, anche la vita quotidiana stessa diventa una forma di illuminazione.

Nella pratica occorre applicare il retto e perfetto sforzo, per fare questo bisogna sbarazzarsi dell'orgoglio perchè è di troppo.  Di solito se si fa qualcosa,  si attendete un risultato, mentre nello zen bisogna fare qualcosa con lo spirito del non-conseguimento. Quando facciamo qualcosa con mente semplice e spontanea, la nostra attività diventa forte e spontanea. Dobbiamo lasciar andare il passato e il futuro e essere ancorati nel presente. E' importante ricordare ciò che abbiamo fatto, però non dobbiamo attaccarci a questo.

Per raggiungere l'altra sponda del fiume, il nirvana o l'illuminazione, si deve vivere autenticamente ad ogni passo della traversata senza attaccamento. "Dare" e "Fare" per lo zen è semplicemente non attaccarsi a nulla. 

Quando sediamo a gambe incrociate in zazen recuperiamo la nostra attività creativa che consiste nell'essere consapevoli di noi stessi;  il secondo tipo di creatività lo esprimiamo nell'attività quotidiana, quando ad esempio ci concentriamo nella preparazione del tè. Il terzo tipo di creatività consiste nel creare dentro di noi qualcosa come educazione, cultura o arte di un sistema sociale.

Nello zen soto si dà molta importanza allo shikan, ossia il puro e semplice stare seduti in meditazione. Se si insinua qualche idea di conseguimento, la pratica non è pura. In questo caso il praticante ha bisogno di un maestro che in maniera diretta e severa lo rimetterà sul giusto cammino. Il maestro  mostrerà la via verso l'interiorità. Non c'è bisogno di insegnare allo studente, dato che lo studente stesso è Buddha. Quando non ne è consapevole, egli possiede tutto. L'intento del buddhismo è quello di studiare noi stessi e dimenticare noi stessi.  "Quando voi diventate voi, lo zen diventa zen. Quando voi siete voi, vedete le cose così come sono e diventate tutt'uno con ciò che vi circonda.   Il vero zazen è quando voi diventate voi stessi".

Nello zen la pratica migliore e la più alta è quella di praticare e basta.  Nella pratica, aperta a tutti, non ci sono finalità particolari, ci si concentra semplicemente sull'attività che si svolge nel momento presente.

E' nostra abitudine raccogliere informazioni da varie fonti, pensando in tal modo di accrescere la conoscenza. In effetti, seguendo questa via, finiamo per non sapere proprio nulla. Invece di accumulare conoscenze occorre chiarificare la mente. La vera conoscenza dipende dalla vera spontaneità, abbandonando tutte le idee preconcette, e le idee soggettive.

Nello zen vita e morte sono la stessa cosa. Quando ci si rende conto di ciò, non si ha più paura della morte, nè delle difficoltà nella vita. Le cose importanti della pratica sono la posizione fisica e il sistema di respirazione, e lo zen non si interessa troppo dell'aspetto filosofico. 

Per lo zen l'illuminazione è già quì, indipendentemente dalla pratica, in quanto l'essere umano possiede la natura di Buddha; occorre solo effettuare il retto sforzo nel momento presente. Un altro importante punto del buddhismo, e quindi dello zen, è la transitorietà di tutte le cose, tutto è impermanente, e questo è difficile da accettare e porta di conseguenza alla sofferenza. 

Il nulla è sempre presente, e da esso appare ogni cosa. Per apprendere veramente qualcosa si deve fare il vuoto mentale e dimenticare tutte le idee apprese precedentemente. L'intendimento buddhista della vita include sia l'esistenza sia la non-esistenza.  La vera esistenza nasce dal vuoto e fa ritorno al vuoto. Non c'è nessuna via che esista permanentemente, l'individuo deve limitarsi a trovare la propria via, attimo dopo attimo. Dimenticate tutto, e fare quello che si puo' fare. Con la presa di coscienza del vuoto delle cose, tutto diventa reale - non sostanziale. Ed è più facile evitare l'attaccamento e così abbandonare la strada della sofferenza. Comprendere veramente il vuoto, significa capire che tutto è sempre qui, presente. Quando siete pronti ad accogliere tutto ciò che si vede come qualcosa che scaturisce dal vuoto, ed esiste una ragione per cui appare una determinata esistenza con forma e colore, avrete una calma perfetta.  Questo qualcosa che sta alla base dell'esistenza, che non è il vuoto totale, ed è sempre pronto ad assumere una natura particolare, è la natura di Buddha

L'esistenza è la meravigliosa espressione della grande attività di Buddha. Ciascuna esistenza è dipendente da qualcos'altro, ci sono molteplici denominazioni per un'unica esistenza. Varietà ed unità sono la stessa cosa, per cui occorre avvertire l'unità in ciascuna esistenza. Nell'esperienza effettiva, varietà ed unità sono la stessa cosa. Praticare il buddhismo significa studiare se stessi.  Perciò è nella vita quotidiana, e non quando si siede in meditazione, che si scoprirà l'effettivo valore dello zen. Non c'è bisogno di capire intellettualemnte la filosofia zen, perciò la pratica zen consiste nel sedere in meditazione e basta, senza alcuna idea di conseguimento, con l'intenzione pura di restare nello stato di quiete della nostra natura originaria.  Solo quando lasceremo tutto come è, solo allora si manifesterà la mente chiara e vuota. La cosa più importante della pratica è una salda convinzione del vuoto originario della mente, che è l'essenza stessa della vita e della mente.

Quando il Buddha conseguì l'illuminazione disse "E' meraviglioso vedere la natura di Buddha in ogni cosa e in ogni essere". Una volta capito che noi siamo Buddha, abbiamo capito quale è la via. 

sabato 14 maggio 2022

Ella Maillart

 Ella Maillart (1903-1997) nel libro Croisieres et Caravanes, pubblicato nel 1951, ci descrive la sua vita e la sua evoluzione interiore, a partire dalla sua giovinezza ribelle vissuta in Svizzera. Link del sito: http://www.ellamaillart.ch/index_fr.php

È una delle più sorprendenti viaggiatrici del XX secolo. Esploratrice alla ricerca della verità, fotografa per gusto, scrittrice e giornalista per necessità, Ella Maillart, famosa per le sue numerose imprese sportive, i suoi viaggi e i suoi libri, viaggiò nelle regioni più remote del pianeta in condizioni estreme.

Spirito avventuroso, aveva il disgusto delle occupazioni cittadine, e gli sembrava assurdo pensare alla sicurezza materiale, passare anni in un ufficio per economizzare per l’età della pensione. Anche parole come famiglia e religione, per lei risuonavano vuote, e sentiva l’esigenza di trovare una saggezza, alla quale aderire completamente. Cominciò a viaggiare, a scoprire l’Unione Sovietica per sperimentare il marxismo – leninismo, poi prima della seconda guerra mondiale, attraverso' il Caucaso, il Kirghizistan, la Cina e regioni ancora inesplorate in Asia; arrivo' ai confini del Tibet con compagni di viaggio trovati per caso.

I viaggi l'avevano convinta che doveva compiere qualcosa per dare senso ad un "io", che non voleva sparire senza aver compiuto qualcosa che avesse un valore, qualcosa che la salverebbe dal nulla, qualcosa che potesse soddisfare la sete di eternità che sentiva dentro di se.  Dal suo libro: "Che cosa era dunque che mi portava ai quattro lati del mondo? Che cosa era questo bisogno di vedere e comprendere? Mi creavo ogni volta delle prove solo per il piacere di superarle? La maggior parte dei miei successi potevano darmi quella fiducia in me stessa che ricercavo? Allora, fino a quando dovevo continuare cosi' ad affermarmi a me stessa?"  "Molte domande rimanevano irrisolte. Dovevo vivere per trovare quello che cercavo".  Queste domande sono state la prima spinta a quel viaggio interiore che farà in India negli anni successivi .

Durante la snervante atmosfera di una Europa tra le due guerre, decide di intraprendere l’analisi di se stessa e della civilizzazione insensata alla quale apparteneva, andando a vivere il tempo necessario presso una comunità “primitiva”. Questa idea si concretizzò grazie ad un viaggio in auto con la sua amica Christina. Partirono da Ginevra ed attraversarono la Turchia e l’Afghanistan nel giugno 1939 alla vigilia della seconda guerra mondiale. Durante questo viaggio in compagnia della sua amica che soffriva di una profonda depressione, prende consapevolezza dell’importanza della vita interiore. “Nella mia vita fatta di sport e viaggi tutta proiettata verso l’esterno, non avevo mai messo in dubbio la realtà assoluta del mondo concreto. Ma durante questi mesi, mentre vivevo a fianco della mia amica, le moschee e le scene di vita afghane, erano diventate una realtà secondaria, incapaci di distrarmi dal tormento che mi causava l’ossessione della mia amica. La vita interiore colora e condiziona la vita esteriore; è più vicina a noi e costituisce una realtà molto più essenziale”.

E’ per questo che la frase “Conosci te stesso” è imperiosa e fondamentale per quelli che si dedicano alla ricerca della realtà, poiché la visione del mondo esteriore dipende da quello che sono capaci di vedere. Queste riflessioni portano Ella Maillart ad intraprendere negli anni seguenti un viaggio nell’India meridionale con l’obiettivo di passare qualche tempo con i saggi indiani, per cercare di percepire quello che all'intellettuale era incomprensibile. L’intensa sete di conoscenza nasce dal profondo di noi stessi, bisogna cercare di capire il senso della vita in quanto non siamo destinati a restare nell’ignoranza. Siamo di fronte a tre grandi enigmi: il mondo, noi stessi e Dio.

Noi ci mettiamo alla conquista del mondo esteriore cercando di soddisfare i nostri desideri, ma solo scoprendo l’essere spirituale nascosto nel profondo di noi stessi, potremo soddisfare le nostre aspirazioni profonde. Per intraprendere questo viaggio interiore bisogna esplorare le terre sconosciute della mente. Questo viaggio interiore la porterà verso quella vita completa ed armoniosa, che ricercava in modo istintivo. Questa è stata la grande scoperta fatta da Ella Maillart. “Oggi, mi sento soddisfatta, anche vivendo da sola, mai più soffrirò d’isolamento”.

In India, dopo dei corti soggiorni a Pondichery (qui incontrò due volte il maestro Aurobindo, ma per pochi minuti e in mezzo a centinaia di discepoli), incontra Ramana Maharishi. Lo definisce un grande saggio, un liberato vivente, che emana bontà e una pace immutabile. Ramana aveva raggiunto la liberazione durante una intensa meditazione. Si era concentrato sulla morte del corpo e dell’attività mentale ed era entrato in uno stato indicibile – l’Essere illimitato dove la morte non esiste più; da allora cessò di identificarsi con i suoi pensieri e con il suo corpo. Visse sul monte Arunachala per molti mesi, completamente assorbito dal suo essere illimitato mentre i visitatori e i suoi discepoli lo alimentavano di forza. Poi, più tardi, il suo essere relativo sembrò riprendere una vita normale. Dopo aver appreso a vedere chiaramente in lui stesso cominciò a rispondere alle domande degli interlocutori. Qui all’ashram Ella Maillart meditava ed ascoltava le risposte di Ramana date ai vari quesiti che gli venivano posti. 

Noi non potremo mai conoscere quello che costituisce il solo elemento immutabile sul quale riposano tutte le nostre mutevoli esperienze. Quel qualcosa che ci permette di risentire in noi la pienezza di una realtà misteriosa. Armati di pazienza, dovremmo cercare di vivere normalmente, ma cercando quella che è la natura di questo “Io” che sorge ogni volta che dico: "io penso, io sento, io agisco, io sono…".

Bisogna distruggere il nostro ego, questa falsa entità che ci separa dal nostro vero essere, che è amore, luce cosciente illimitata. Una volta che riusciremo a fissarci sul nostro vero Sé, la dualità, la divisione del nostro mondo tra soggetto ed oggetto sparirà. La vita continuerà apparentemente uguale, ma sarà trasformata dalla nostra conoscenza totale. Dobbiamo cercare la pace immutabile dentro di noi e non nel mondo relativo che ci circonda, e che esiste in funzione dei due principi opposti, vita e morte, giorno e notte, caldo e freddo, evoluzione e involuzione.

Successivamente, Ella Maillart incontra un altro grande saggio, Atmananda che anche lui aveva adottato la via della conoscenza basata sul non dualismo. Insegnava un metodo di interrogazione per scoprire e liberare la vera realtà da sempre latente in noi.  L'autrice conclude questo libro con questa bella frase “Ero arrivata a comprendere che per la maggior parte degli occidentali, l’equilibrio, l’amore per il prossimo, la saggezza saranno inaccessibili fino a quando la  loro parte più importante, il loro vero Sè resterà soffocato”.  

Table Ronde - Cerveau, Méditation et Vieillissement (Cervello, Meditazione e Invecchiamento)

 Table Ronde - Cerveau, Méditation et Vieillissement  https://www.youtube.com/watch?v=5gPiSiM4LiI

Hanno partecipato alla tavola rotonda: Matthieu Ricard (monaco buddhista), Ilios Kotsou (dottore in psicologia) e  Olivier Deladoucette (fondatore della Fondation Recherche Alzheimer), ed hanno presentato un'analisi sulla tematica.

La meditazione è un allenamento della mente, per potenziare l’attenzione e risvegliare le qualità positive innate. Lo scopo è diventare un miglior essere umano e contribuire a migliorare la società. Meditare significa coltivare, familiarizzare con il modo in cui funziona la mente, come funzionano le emozioni e quindi gestirle più facilmente.

Un tipo di meditazione laica è la mindfulness, semplice da praticare, se praticata regolarmente porta una certa stabilità emozionale. Con la meditazione si è più ancorati alla vita, si acquisisce un certo discernimento che permette di agire meglio nella vita senza condizionamenti. La meditazione porta gioia, gratitudine, aumenta l'attenzione alle piccole cose della vita e al quotidiano. All’inizio, c'è stata un'esplorazione scientifica della meditazione con un protocollo adeguato e rigoroso, e ciò ha permesso di sviluppare ed esplorare la neuroplasticità.

Le conseguenze del nostro invecchiare sono non solo un fenomeno biologico del corpo, ma in realtà è un invecchiamento sociale, psicologico. Con la progressione della speranza di vita, invecchiare in modo sereno è una grande sfida. Dobbiamo partire dall'assunto che abbiamo l’età dei nostri desideri.

Ci sono persone anziane difficili a vivere, altre in armonia con il loro ambiente. La personalità non cambia molto con l’invecchiamento. L’invecchiamento si sviluppa, piano piano, e se non prestiamo attenzione ci troviamo soffocati…

Per combattere questo processo negativo dobbiamo mettere in piedi dei processi adattativi, dei processi positivi come altruismo, sublimazione, investire il tempo in progetti, trasformare le pulsioni negative in positive e sviluppare l'umorismo. Gustare con serenità di essere in vita.

Lo scenario: la terza età dell’Europa. In Europa una persona su 5 ha più di 60 anni. Entro il 2050 aumenteranno del 70% le persone oltre i 65 anni d'età e del 170% oltre gli 80 anni. Senza adeguate politiche di alfabetizzazione funzionale e digitale l’invecchiamento della popolazione rischia di acuire il digital divide e aumentare la disuguaglianza sociale, perfino in Europa e all’interno dei paesi più sviluppati.  La commissione europea a messo in atto il Programma Silver. 

Il progetto Silver è finalizzato a creare un programma sostenibile di apprendimento permanente della popolazione adulta che persegua i seguenti obiettivi:
  • formare la popolazione anziana con competenze e risorse necessarie a beneficiare delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)
  • rinnovare i tradizionali processi di apprendimento ed insegnamento di studenti e docenti (21st Century Education)
  • attuare poliche locali di inclusione sociale attraverso un approccio che coinvolga differenti attori quali: scuole, centri anziani e altre organizzazioni che lavorano con gli anziani.

La visione dell’esistenza è molto importante a livello biologico, lo stress aumenta il processo di invecchiamento. Una mente più serena, favorisce un invecchiamento di migliore di qualità.

La non reattività agli eventi, contribuisce a creare un'infiammazione psicologica e corporea; Con la meditazione si riduce il sentimento di solitudine e infiammazione e si diventa più connessi e più lucidi. Globalmente le persone più generose sono più in buona salute. Con la meditazione si arriva a comprendere che c'è qualcosa di più grande, e ciò impedisce di ripiegarsi su se stessi. 

A 65 anni abbiamo 20 anni di una vita da inventare. Dobbiamo sviluppare l’essere, e la meditazione è uno dei migliori strumenti per fare ciò. La spiritualità è indispensabile per invecchiare bene.

In Francia, un milione di individui soffre della malattia di Alzheimer, una malattia di famiglia, che non si può curare. E' stato messo in atto un progetto per verificare se la meditazione può contribuire a prevenire la malattia.  Per cominciare a meditare bisogna demistificare la meditazione. Senza l’attenzione non si può fare niente. Occorre tempo. I veri cambiamenti sono progressivi e sono necessarie delle corte sedute ma regolari. Per modificare la neuro-plasticità del cervello occorre regolarità.

Per la prevenzione occorre immagazzinare delle riserve cognitive che permettono di aumentare la densità del circuito neuronale. Inoltre, fare sport, sviluppare una  vita sociale è buono sia per le arterie, sia per il cervello. Come diceva Paul Valerie: "Un uomo solo, è sempre in cattiva compagnia".   Nella prevenzione bisogna rispettare i sensi, come l’udito, fare attenzione allo stress e alla depressione. Inoltre, il sonno deve essere rispettato, perchè proprio nel sonno il cervello si sbarazza delle tossine accumulate. Frutti e legumi sono indispensabili per frenare l’invecchiamento celebrale.

I cinque sensi sono le cinque porte per meditare, la meditazione è come coltivare un giardino più che prendere una pillola per il benessere, bisogna allenarsi a vedere ed apprezzare un paesaggio, un viso di qualcuno, le piccole meraviglie della natura.

Passare per il corpo, attraverso la marcia meditativa o lo yoga, facilita la meditazione. Una meditazione senza oggetto è molto più esigente ed occorre molto più tempo e disciplina.

Meditare è riconoscere di essere connessi con il mondo e con gli altri.

Risposte sul senso della vita - di Gyatso Tenzin (Dalai Lama)

Risposte sul senso della vita -  di Gyatso Tenzin (Dalai Lama) (Autore) J. I. Cabezón (Curatore) G. Pecunia (Traduttore), 2014.

Il buddhismo tibetano, accoglie gli insegnamenti dello Hinayana e del Mahayana ordinario (Sutrayana) e del Mahayana speciale o Vajrayāna (gli insegnamenti segreti del Tantra o Mantrayana).  La tradizione tibetana è divisa dal punto di vista storico nella scuola vecchia (rNying ma) e nelle scuole nuove (gSar ma) che includono le tradizioni Kagyu, Sakya e Kadam (che poi divenne Gelug). Ci sono quindi tre scuole nuove e una vecchia e tutte insegnano una combinazione delle dottrine Sutrayana e Mantrayana (insegnano in particolare i Tantra dell'Anuttarayoga).

Il Sutrayana descrive la vacuità come se essa fosse un oggetto, l'Anuttarayogatantra nel descrivere la vacuità si riferisce alla parte del soggetto, alla coscienza speciale che capisce la realtà del sistema tantrico, cioè la chiara luce (si riferisce sia all'oggetto che al soggetto ed è difficile distinguerli e la dualità va perduta).  Nelle varie tradizioni buddhiste, in modo diverso, si sottolinea l'indivisibilità di samsara e nirvana, l'unione della chiarezza e della vacuità. 

Tutte le religioni del mondo sono consacrate al raggiungimento della felicità permanente dell’uomo. Una persona religiosa deve sforzarsi di diventare un miglior essere umano. Dove c’è disaccordo tra le religioni è il punto del Dio creatore. Quando entriamo in contatto con i seguaci di altre religioni dovremmo incoraggiarli a seguire il loro credo nel modo più sincero e fedele possibile. Per il Dalai Lama non è un bene vedere delle persone religiose che si ritirano dalla sfera dell’attività umana e dal contesto della società, l’isolamento va bene per un periodo di tempo limitato se le persone cercano di conseguire samatha (esso consiste nella coltivazione della calma e della tranquillità per mezzo della concentrazione mentale). Lo studio e la pratica sono entrambi estremamente importanti nel buddhismo. Pertanto la parte intellettuale deve essere assolutamente presente ed è necessario associare lo studio con una pratica sincera nella nostra vita quotidiana.

Conflittualità dottrinarie ci sono anche all’interno del buddhismo stesso tra le varie scuole filosofiche. I Madhyamika e i Cittamatrin accettano la teoria della vacuità, i Viabhasika e i Sautrantika abbracciano la teoria della non esistenza del sé. Per i Cittamatrin la vacuità è spiegata in termini di non dualità del soggetto e dell’oggetto. I Madhyamika rifiutano l’affermazione che tutto appartenga alla natura della mente. Questa corrente è divisa in Prasangika e Svatantrika, la prima non accetta che le cose esistano in virtù di una caratteristica intrinseca. La caratteristica intrinseca è la nozione che le cose esistano in sé e per sé, senza dipendere da altre cose. L’esistenza intrinseca è una forma di esistenza che non dipende da etichette concettuali, ma invece esiste in virtù di qualche natura o essenza, che è intrinseca ad esso. Le cose tuttavia non sono completamente non esistenti. Esistono nominalmente in quanto etichettate dal soggetto, ma piuttosto appaiono come se esistessero di per sé.  Quindi le cose appaiono in un modo che contrasta con il modo in cui esse esistono realmente e veniamo ingannati. Dal punto di vista del pensiero filosofico buddhista, sulla base dell’esperienza empirica, si può dire che la filosofia Madhyamaka è superiore alla Cittamatra e che la filosofia Cittamatra è superiore alla Sautrantika e la Sautrantika alla Vaibhasika.

Il buddhismo afferma che lo spazio è permanente mentre la scienza occidentale che è impermanente. La scienza occidentale presuppone l’esistenza delle particelle elementari mentre il buddhismo la nega.   La particella elementare secondo la fisica moderna è indivisibile, ossia ad un certo punto non può essere suddivisa ulteriormente. Nel buddhismo l’indivisibilità non si basa sulla sperimentazione, ma è una trattazione teorica della possibilità dell’indivisibilità spaziale e dimensionale. 

Ci sono due cose differenti che possono essere chiamate spazio: una è lo spazio non composito, caratterizzato da mancanza di tangibilità e ostruzione, l’altra è lo spazio atmosferico che è impermanente e composito. Lo spazio non composito è la reale assenza, o vacuità, della sotanza materiale, è l’assenza di ostruzione e tangibilità, è l’assenza di impedimento materiale, una sorta di vuoto.

Quando si dice che tutti i fenomeni sono spiegabili in termini di vacuità di esistenza intrinseca, non significa che non esiste, ma si nega che esiste qualcosa di per sé senza dipendere da altre cose. Si dice quindi che sono prive di identità derivata da autoproduzione. Se si cerca un oggetto sottoponendolo ad analisi logica, non lo si può trovare. L’immagine è semplicemente un composto di parti differenti etichettato con il nome di quell’immagine. L’immagine non esiste di per sé.

L’io è qualcosa di semplicemente etichettato in base al corpo e alla mente. Tutte le cose sono vuote, ciò deriva dal fatto che hanno un’origine dipendente; anche quando cerchiamo tra gli aggregati il “Sè”, il sé come normalmente ci appare non può essere trovato. La comprensione dell’origine dipendente ha la capacità di eliminare entrambe le posizioni estreme, ossia l’eternalismo e il nichilismo.  Quando si cerca di indagare in modo appropriato “a chi appartiene questo pensiero? Chi sono io?”, si scoprirà che non c’è nessun “io” indipendente, ma una assenza, o vacuità del sé.

Nel buddhismo ci sono diversi livelli di coscienza, dai più grossolani ai livelli sottili. Tanto più è sottile il livello di coscienza, tanto più indipendente sarà dalla sfera fisica e sarà perciò tanto più verosimile che rimanga da una vita alla successiva.

La liberazione
(moksa), in cui una mente che comprende la sfera della realtà annulla tutte le contaminazioni della sfera della realtà, è spiegata solo nelle scritture buddhiste. Un simile stato di moksa non richiede la pratica della vacuità, né la comprensione della realtà. Nel buddhismo si crede che con l’accumulo di merito si possa ottenere la rinascita in un paradiso celeste chiamato Tushita.

Nellla meditazione tantrica, soprattutto nella pratica dell’Anuttarayogatantra (il tantra dello yoga insuperabile), mentre sta comprendendo la vacuità e la verità definitiva, il praticante controlla il pensiero attraverso l’uso di certe tecniche. Nel Sutrayana (il veicolo dei sutra), la forma non tantrica del Mahayana, non si fa menzione di queste straordinarie tecniche che comportano le pratiche yogiche del controllo del respiro e la meditazione con l’uso dei canali interiori (nadi) e dei centri di energia (cakra). Queste tecniche ti permettono di abbandonare rapidamente i acquisire rapidamente il controllo sulla mente e conseguire un livello di coscienza sottile e potente ed arrivare ad avere potenti realizzazioni spirituali. Queste pratiche fanno parte del Tantra, per praticarlo occorre essere abilitati (con l’iniziazione) e una volta che si hanno le basi appropriate si può praticare il Tantra nel modo corretto e fare progressi velocemente. Comunque, in generale, la cosa migliroe è essere cauti prima di ricevere gli insegnamenti.
Per un laico è importante percorrere la via di mezzo, ossia scegliere quando abbiamo bisogno di ricaricarci un ambiente che favorisce particolarmente la pratica e un ritiro. Per poi però tornare al lavoro, ai nostri studi, ecc.

Le forme di meditazione sono vipasyana e samatha. L’etimologia della parola vipasyana significa vedere le cose in modo migliore o superiore, ossia grazie all’analisi si arriva a vedere meglio l’aspetto o la qualità di un oggetto. Quindi vipasyana è una forma di meditazione analitica. Questa visione analitica e profonda deve essere accompagnata o favorita da samatha, la calma dimorante. La samatha è realizzata per mezzo della meditazione concentrativa. Le due meditazioni non si distinguono o si differenziano in base a quale oggetto afferrano, ma a come lo afferrano. Il Tantrayana possiede numerosi metodi per raggiungere questo samadhi, l’unione di samatha e vipasyana. Il sistema tantrico dell’Anattarayoga propone pratiche di concentrazione sul corpo, e fissando la mente su questi centri è possibile conseguire la vipasyana.

“Per iniziare la pratica meditativa buddhista il praticante deve avere un fondamento di umiltà, onestà e uno stile di vita etico”. Il passo successivo consiste nel coltivare il samadhi, o stabilità meditativa. Nel percorso del Dharma, il praticante deve controllare se stesso con il metodo dello sila, ossia deve difendersi dal vero nemico interiore che sono le emozioni afflittive: orgoglio, rabbia, invidia. Il secondo passo è quello di esercitarsi nella stabilità meditativa (tramite samatha e vipassyana) e infine nell’acquisizione della saggezza. Per un occidentale che vuole iniziare un percorso spirituale, il Dalai Lama consiglia uno studio comparativo tra i vari percorsi per scegliere il più adeguato alle proprie caratteristiche e predisposizioni mentali. Consiglia inoltre, di vivere in società, essere persone oneste e sincere. Ma per poche settimane, qualche mese dobbiamo ritirarci in un luogo appartato, dimenticare gli altri affari mondani e concentrarsi unicamente sulla pratica spirituale.

Alla base degli insegnamenti buddhisti ci sono le quattro nobili verità e le due verità (convenzionale e assoluta). La prima delle quattro nobili verità è l’esistenza della sofferenza. Nel buddhismo ci sono tre categorie di sofferenze. La prima è la sofferenza fisica e mentale grossolana. La seconda è la sofferenza di cambiamento, ossia la gioia e piacere quotidiani che sembrano offrirci felicità, ma più ci lasciamo coinvolgere e più tormento e sofferenza ci procurano. La terza consiste nel proprio corpo creato sin dall’origine da afflizioni e finché si rimane nel samsara sarà sempre presente.
I Tantra sono praticati solo in Tibet e in Giappone e sporadicamente in Corea. Negli insegnamenti tantrici ci sono rituali votivi (puja) accompagnati da strumenti musicali e si crede alle dakini, esseri non umani che si trovano in particolari posti favorevoli alla pratica.

Nel buddhismo si dice che ci siano diversi tipi di guru: il guru interiore, il guru esterno e un guru segreto. Questo è spiegato in modi diversi nei quattro ordini maggiori del buddhismo tibetano: Nyingma, Kagyu, Sakya e Gelug, ci sono differenze anche come vengono spiegati i quattro tipi di mandala: esterno, interiore, segreto e il mandala della realtà.
Per intraprende la pratica del mandala ci sono molte restrizioni ed è necessaria l’iniziazione del discepolo che deve essere preparato. L’iniziazione può essere conferita solo a 25 persone in una stessa cerimonia. Per la pratica del mandala Kalacakra invece, non ci sono restrizioni. Questo mandala è associato al regno, alla comunità, alla società. Il Buddhismo crede che ci sia un regno chiamato Sambhala, dove vivrebebro i Buddha futuri.
Il guru interiore è la recondita sottile coscienza sottile che il guru possiede ed è analoga a quella del praticante, quello che viene chiamato guru esterno è la manifestazione di questa coscienza nella forma di un corpo umano. Il guru segreto sono invece l’insieme di tecniche di meditazione sul respiro, i canali e centri energetici, attraverso le quali si arriva a comprendere il guru interiore.
Un metodo comune per praticare la devozione al guru consiste nel visualizzare il proprio guru e recitare il mantra del suo nome (mtshan sngags) o il mantra delle cento sillabe (yig btgya).

Il Buddha ha chiarito nei sutra del Vinaya e nel Tantrayana, in modo dettagliato, quali debbano essere le qualità di un maestro. Ha consigliato di esaminare completamente la persona che deve diventare il nostro guru. A meno che non si sia del tutto sicuri, non si deve prendere nessuno come guru.

Nel tantra dell’Anuttarayoga la parola assoluto assume due significati: sia la vacuità, sunyata, sia questa recondita e assoluta coscienza sottile, chiamata rig pa. Questa coscienza è sempre lì anche quando i cinque sensi non sono attivi. I sensi possono arrivare a conoscere in modo diverso, ma questi mezzi sono sempre di natura cognitiva, questo aspetto comune è chiamato shes pa, conoscenza. Il rig pa, questa coscienza sottile, che è consapevolezza, è anch’esso di natura cognitiva. E’ anch’esso un conoscitore come la coscienza visiva, ecc. Perciò sia la coscienza dei sensi grossolani, sia il più sottile rig pa sono di natura cognitiva. Alla morte, o al raggiungimento della buddhità cesseranno tutti i livelli grossolani di coscienza, ma la fondamentale, recondita, assoluta, coscienza sottile rimarrà sempre. Non ha inizio e non avrà fine.

Nell’Anuttarayoga la parola nay lug si riferisce alla parte del soggetto, all’esperienza della vacuità, alla coscienza speciale che capisce la realtà nel sistema tantrico, cioè la chiara luce.
La chiara luce si riferisce a due cose, a un oggetto o a un soggetto. La prima forma di chiara luce è l’oggetto vacuità. La seconda è la coscienza che possiede questa vacuità come suo proprio oggetto, la chiara luce vera e propria. Quando tutte le apparenze dualistiche svaniscono, diviene impossibile distinguire l’oggetto dalla coscienza che lo percepisce. La dualità va perduta.

La buddhità è qualcosa che realizzeremo gradualmente attraverso la sistematica purificazione della nostra mente, che normalmente è sotto l’influsso degli offuscamenti della conoscenza. La mente possiede la natura della purezza essenziale e la più recondita mente di chiara luce che è chiamata “natura buddhica”. Quando la mente è stabile in stato di concentrazione univoca su un oggetto, certi tipi di concetti e fraintendimenti cessano. Per ottenere una mente stabile,  il metodo consiste nel coltivare la saggezza e meditare sulla vacuità. Secondo i Tantra, ed in modo particolare secondo il Guhyasamajatantra, finché non si raggiunge la chiara luce più sottile si continua a soffrire a causa delle apparenze dualistiche.

La dottrina Avcarya Bhavaviveka, accetta la posizione che la coscienza sia la persona, ossia la coscienza è ciò che conosce, il conoscitore. Quando parliamo della mente, è implicito un soggetto esperiente o un possessore, che è il sé, il quale usa e possiede i cinque aggregati, coscienza inclusa. La coscienza è ciò che è usato dal sé e di conseguenza non è il sé. La coscienza è eterna ma non è permanente, in quanto la permanenza implica che qualcosa non cambi da un istante a l’altro. E questo cambio di coscienza c’è, quindi è impermanente ed è anche eterna in quanto la continuità dei momenti non cessa mai. 

Nel buddhismo ci sono due tipi di accumulo: l’accumulo di merito e l’accumulo di saggezza. Allo scopo di conseguire l’omniscienza è necessario ottenere sia il rupakaya, o Corpo di Forma, sia il dharmakaya, o Corpo di verità.  Nel sistema dei sutra, Sutrayana, la generazione di merito e saggezza sono due azioni separate che devono essere compiute in due momenti distinti. Nel tantra, Tantrayana, una sola mente può compiere entrambe le azioni. Assumendo il corpo di un divinità come oggetto referente, conseguiamo l’accumulo di merito; nello stesso tempo se realiziamo che l’aspetto o la qualità del corpo di quella divinità è vacuità, ciò mancanza di vera esistenza, accumuliamo saggezza. Merito e saggezza sono conseguiti simultaneamente.  

Nel Sutrayana, la vipasyana (la visione profonda) è definita come un tipo di meditazione strettamente analitica, mentre lo samatha (la calma dimorante) è definito come un tipo di meditazine strettamente concentrativa. Ma nel sistema dell’Anuttarayogatantra, essendoci una differenza nel metodo di meditazione, si può conseguire la vipasyana semplicemente per mezzo della meditazione concentrativa sui canali energetici e chakra.

Nel buddhismo, non si deve diventare monaco o monaca per raggiungere la piena illuminazione. Il bhiksu, o monaco, una volta che abbia ricevuto la piena ordinazione è autorizzato a possedere, oltre i tre abiti religiosi, solo tredici tipi di oggetti. Questo è molto utile per verificare il desiderio e l’attaccamento. L’essere monaco implica avere più libertà, infatti un Lama sposato deve condividere le decisioni importanti con la propria consorte.

lunedì 9 maggio 2022

La meditazione spiegata semplicemente.

 Ho trovato su you tube questi video di Saverio Valenti, che potrebebro essere utili a chi si avvicina a questi argomenti per la prima volta.

Vedi il canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UCX8N-OOKdoDqobe0mPgqp5Q/videos 

La meditazione spiegata semplicemente

https://saveriovalenti.it/come-meditare-la-meditazione-spiegata-semplicemente/

La Bhagavad Gita e il Karma Yoga spiegati semplicemente

https://saveriovalenti.it/bhagavad-gita-karma-yoga/

L'Advaita Vedanta spiegato semplicemente

https://saveriovalenti.it/advaita-vedanta-non-dualismo/

Il Buddismo Zen Spiegato Semplicemente - Cos'è Il Buddismo?

https://www.youtube.com/watch?v=gUAyw7VhqLI

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