Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi. Nel Blog ci sono circa 800 articoli, la maggioranza dei quali verte su yoga, meditazione, buddhismo, filosofie orientali. Gli articoli sono essenzialmente riassunti di libri che ho letto su questi argomenti e che mi hanno particolarmente colpito. Per ricercare un soggetto specifico si può usare la finestrina a destra, oppure si possono usare le categorie (etichette) che si trovano sulla destra. Sul Blog sono riportati anche i libri che ho scritto sullo yoga e la meditazione e la gallery di alcuni miei viaggi.
domenica 3 agosto 2025
I benefici profondi del pranayama
Che tu sia un principiante alle prime esperienze sul tappetino o un praticante avanzato, sai bene che lo yoga non è soltanto una pratica fisica, ma un'arte di consapevolezza. Al centro di tutto vi è il respiro: un ponte tra corpo e mente, tra dentro e fuori. Nello yoga la respirazione deve essere il più lenta e profonda possibile. Molte persone non se ne accorgono ma respirano solo con il torace, solo con l'addome oppure in minima parte con entrambi. La respirazione yoga deve essere completa, cioè ci deve essere una notevole espansione sia del torace che dell'addome.
Comprendere e padroneggiare le tecniche di respirazione yogica – note come Pranayama – è fondamentale per ottenere una pratica profonda, trasformativa e benefica sotto molti aspetti, fisici, mentali e spirituali. La parola Pranayama deriva dal sanscrito prāṇa (energia vitale, respiro) e āyāma (espansione, controllo). Dunque, il Pranayama è la disciplina che consente di estendere e dirigere l’energia vitale attraverso il controllo consapevole del respiro.
Le quattro fasi fondamentali del Pranayama sono:
- Puraka: l’inspirazione
- Antara Kumbhaka: la ritenzione a polmoni pieni
- Rechaka: l’espirazione
- Bahya Kumbhaka: la ritenzione a polmoni vuoti
Questa struttura ritmica, se praticata con regolarità, aiuta a stabilizzare il sistema nervoso, a migliorare la salute respiratoria e ad aprire la via alla meditazione.
Una respirazione profonda e consapevole ha effetti documentati sulla salute fisica e psico-emotiva. Alcuni dei benefici principali includono:
- Rafforzamento del sistema respiratorio
- Miglior ossigenazione del sangue e degli organi, in particolare cervello e colonna vertebrale
- Attenuazione dello stress e dell’ansia
- Maggiore concentrazione e centratura mentale
- Equilibrio del sistema nervoso autonomo ed endocrino
In ambito yogico, il respiro non è solo scambio gassoso, ma veicolo sottile dell’energia vitale, che scorre nei canali (nadi) del corpo. Regolare il respiro significa regolare la mente e, in ultima istanza, l’intero essere.
Esistono tre forme principali di respirazione, che possono essere praticate separatamente o unite nella cosiddetta respirazione yogica completa:
- Respirazione addominale
- Coinvolge la parte inferiore dei polmoni e il diaframma.
- L’addome si espande all’inspirazione e si contrae all’espirazione.
- Favorisce il massaggio degli organi interni, riduce lo stress e migliora l’ossigenazione.
- Respirazione toracica
- Coinvolge la parte centrale e superiore dei polmoni.
- Avviene grazie all’espansione delle costole tramite i muscoli intercostali.
- È meno efficiente di quella addominale, ma utile per la consapevolezza della gabbia toracica.
- Respirazione clavicolare
- La più superficiale: si attiva sollevando spalle e clavicole.
- Il volume d’aria è minimo; è usata nei momenti di emergenza o stress.
- In ambito yogico, viene praticata per completare la respirazione totale.
Respirazione yogica completa: combina addome, torace e clavicole in un’unica onda fluida e potente, ampliando al massimo la capacità polmonare e la consapevolezza.
Per migliorare la respirazione è essenziale osservarla. Puoi farlo da seduto, portando una mano sull’addome e una sul petto, notando quale delle due si muove durante l’inspirazione. Questo semplice esercizio aiuta a riconoscere il proprio modello respiratorio e ad accrescerne la consapevolezza, primo passo per trasformarlo.
Nel quotidiano, nei momenti di stress o durante le posture più intense (asana), il ritorno al respiro consapevole permette di rimanere presenti, centrati e calmi. Respirare è un atto di presenza, un ancora nel qui e ora.
Per chi è agli inizi, è utile esercitare separatamente le tre respirazioni per acquisire familiarità:
- Addominale: mani sull’ombelico, segui il movimento del diaframma.
- Toracica: mani sulle costole, osserva l'espansione laterale.
- Clavicolare: mani sulle clavicole, percepisci il sollevamento delle spalle.
Dopo qualche ciclo di pratica, puoi integrare i tre tipi in una respirazione completa, inspirando dal basso verso l’alto ed espirando dall’alto verso il basso, in un flusso armonico.
Ecco alcune delle tecniche più conosciute, adatte a vari livelli di pratica:
- Anuloma Viloma / Nadi Shodhana (respirazione a narici alternate), Purifica i canali energetici (nadi), calma la mente e riequilibra emisferi cerebrali.
- Respiro risonante. Inspirazione ed espirazione della stessa durata (es. 6 secondi), favorisce rilassamento e coerenza cardiaca.
- Kapalabhati (respiro del cranio splendente). Espulsioni rapide e forzate d’aria dal naso, attiva il fuoco addominale (agni), detossifica e stimola.
- Bhastrika (respiro del mantice). Inspirazioni ed espirazioni vigorose con movimento sincronizzato delle braccia: energizzante e riscaldante.
- Bhramari (respiro dell’ape). Emissione del suono “OM” a bocca socchiusa durante l’espirazione, con chiusura dei sensi (Shanmukhi Mudra). Induce calma profonda e stimola il sistema parasimpatico.
La respirazione non è un gesto automatico da dare per scontato: è uno strumento potente di autoconoscenza e trasformazione. Nello yoga, imparare a respirare significa imparare a vivere meglio, con più presenza, equilibrio e salute. Il respiro è sempre con te: usalo con saggezza.
Vedi link:
- https://www.youtube.com/watch?v=bVt5aqoWYhA
- https://eventiyoga.it/tecniche-di-respirazione-yoga/
venerdì 1 agosto 2025
Riassunti dei libri che ho scritto su Yoga e Meditazione
Riassunti degli libri che ho scritto su yoga e meditazione
https://maramici.blogspot.com/2024/11/riassunti-degli-ultimi-libri-che-ho.html
Testi fondamentali sullo Yoga e sequenze yoga
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Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione. Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine. Esse sono, in successione, il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hatha Yoga.
Si passa dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga, all'induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea" dello Hatha Yoga. I testi fondamentali di queste tre tradizioni sono:
- La Bhagavad Gita, è la prima testimonianza riguardante il Kriya Yoga, databile al V-I sec. a.C.
- Lo Yoga Sutra, è il primo trattato sistematico del Raja Yoga, e risale tra il II sec. a.C. e V sec. d.C.
- La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata intorno a 1600
Testo completo della Bhagavad Gita:
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/bhagavad.htm
https://www.yogawaytrieste.org/files/Download/BHAGAV_GITA.pdf
Testo completo degli Yoga sutra:
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/yogasu.pdf
http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/Patanjali_Claudio_Biagi.pdf
Testo completo dello Hatha Yoga Pradipika:
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/tantra/donnini.pdf
http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/hatayoga_pradipika.pdf
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Per chi è troppo impegnato può trovare i riassunti qui:
https://maramici.blogspot.com/2023/04/articoli-del-blog-sullo-yoga.htmlPer chi volesse avere un'idea sullo yoga può leggere il riassunto del libro che ho scritto
https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-lo-yoga-spiegato.html
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Link per gli esercizi di yoga
Sequenze di yoga: https://maramici.blogspot.com/2021/06/sequenze-di-yoga.html
Per prepararvi alla lezione potreste fare da casa, dolcemente questa sequenza: https://maramici.blogspot.com/2023/09/sequenza-di-posizioni-yoga-facile.html
Quelli che sono già in forma potrebbero fare la sequenza di yoga proposta dal protocollo yoga https://maramici.blogspot.com/search?q=protocollo+yoga
Sequenze proposte da Jayadev il responsabile dello yoga ad Ananda - Assisi https://maramici.blogspot.com/2021/08/sequenze-di-yoga-proposte-da-jayadev.html
Musiche per la meditazione
Vi suggerisco di ascoltare queste musiche che trovate su YouTube: della musicista Deva Premal, del musicoterapeuta Rino Capitanata, del maestro di Canto Vedico, Sitar e di altri strumenti musicali dell'India, Krishna Das.
Deva Premal, sito ufficiale: https://devapremalmiten.com/ https://www.youtube.com/watch?v=4IFlaG45xM8
Rino Capitanata, sito ufficiale: https://www.rinocapitanata.it/ https://www.youtube.com/watch?v=E7oQ6hDFoKs
Krishna Das, sito ufficiale: https://www.krishnadas.it/intoita.htm https://www.youtube.com/watch?v=PTc8X37oJBE https://www.youtube.com/watch?v=LEeMdzKSFp8
La recitazione del mantra Om Mani Padme Hum
- https://www.youtube.com/watch?v=iG_lNuNUVd4
- https://www.youtube.com/watch?v=1qFaeZ8LLmI
La handpan music di Malte Marten & Konstantin Rössler: https://www.youtube.com/watch?v=HtvaS8gxFY0
Deva Premal è una musicista nota per la sua musica new-age e meditativa, che miscela antichi mantra buddisti e sanscriti così come canti in altre lingue con arrangiamenti musicali d'atmosfera. Premal ha incontrato il suo compagno di vita e musica, Miten, ex voce dei Fleetwood Mac presso la Osho Ashram di Pune, in India nel 1990, dove studiava riflessologia, shiatsu, terapia cranio-sacrale, e massaggi. Sono stati in tour insieme dal 1992, offrendo concerti e laboratori di canto in tutto il mondo.
Rino Capitanata, è un noto musicista, compositore, nonché musicoterapeuta. Ha creato melodie ispirate e curative che accompagnano le potenti sillabe vibrazionali sciamaniche di Selene Calloni Williams, scrittrice, life-coach e Direttrice di Imaginal Academy.
Krishna Das è maestro di Canto Vedico, Sitar e di altri strumenti musicali dell'India, tra i quali Surbahar, Saranghi, Harmonium, ecc. Molto apprezzato sia in India che in Occidente ove tiene stage e concerti per sei mesi all'anno, ha dedicato la sua vita alla musica in cui sa infondere profondo senso di gioia e di incanto interiore.
Krishna Das è conoscitore ed interprete della cultura Vedica, in grado di trasmettere con la sua musica le profonde sensazioni di quella antica filosofia di vita. Il maestro Krishna Das, da anni compone ed incide musica trascendentale, "musica dell'anima" con lo scopo di portare l'ascoltatore in profondo stato di rilassamento e di meditazione, raggiunti attraverso Mantra e Nada (yoga del suono) che sono due aspetti dello Yoga, delle tecniche dei suoni e delle vibrazioni trascendentali, nate in India più di 5000 anni. Questo tipo di pratiche portano all'individuo una condizione ottimale per quanto riguarda l'equilibrio psicofisico. I suoni trascendentali hanno la capacità di agire sul corpo sottile dell'essere vivente, in modo particolare dell'essere umano, portandolo a contatto con il proprio sé. La medicina occidentale ha confermato le molteplici proprietà terapeutiche di questo tipo di pratiche sonore adottate dal maestro Krishna Das, chiamandole con il termine di "musico-terapia". Il maestro Krishna Das in decenni di permanenza in India è stato allievo di grandi maestri spirituali ed artistici. In particolare ha ricevuto la sua iniziazione artistica dal grande maestro Pandit Ravi Shankar.
YogaPills e Yogapedia - l'enciclopedia dello yoga
Yoga Pills è un mini portale dello yoga dedicato a tutti i praticanti appassionati di yoga, dai principianti agli insegnanti. Si tratta di un'iniziativa senza fini di lucro, con lo scopo di favorire la diffusione e la comprensione di questa antica e affascinante disciplina e fornire utili informazioni e servizi. Vedi: https://www.yogapills.it/
E' inoltre promotore di un ambizioso progetto collaborativo ovvero Yogapedia.it, la prima enciclopedia italiana interamente dedicata allo yoga. Vedi: https://www.yoga-magazine.it/2017/01/yogapedia-it-la-enciclopedia-italiana-libera-interamente-dedicata-allo-yoga/
Yoga Magazine: https://www.yoga-magazine.it/
Esempi di contenuti:
- Principali Maestri yoga .... https://www.yogapedia.it/index.php?title=Maestri_dello_Yoga
- Come costruire una sequenza yoga https://www.yogapills.it/come-costruire-una-sequenza/
Asana riconosciuti utili per l’umanità
Asana riconosciuti utili per l’umanità
Le posizioni sono state prese dai testi Gheranda Samhita, e Hatha Yoga Pradipika.
1. Bhujangasana, posizione del cobra,
Shalabasana, posizione della cavalletta,
Ustrasana, posizione del cammello,
Garudasana, posizione dell’aquila,
Makarasana, posizione del coccodrillo,
Vrsasana, posizione del toro,
Vrksasana, posizione dell’albero,
Uttanamandukasana, posizione della rana,
Mandukasana, posizione della rana,
Uttanakurmasana, posizione della tartaruga,
Kurmasana, posizione della tartaruga,
Kukkutasana, posizione del gallo,
Mayurasana, posizione del pavone,
Sankatasana, posizione dell’orso,
Utkatasana, posizione della sedia,
Paschinottanasana, posizione della pinza
Matsyendrasana, posizione del nodo,
Matsyasana, posizione del pesce,
Guptasana, posizione perfetta,
Shavasana, posizione del cadavere,
Dhanurasana, posizione dell’arco,
Virasana, posizione dell’eroe,
Gomukhasana, posizione del muso di vacca,
Simhasana, posizione del leone,
Svastikasana, posizione attraverso,
Vajrasana, posizione del fulmine,
Muktasana, posizione perfetta,
Bhadrasana, posizione felice,
Padmasana, posizione del loto,
Siddhasana, posizione del perfetto.
Nel testo Hatha Yoga Pradipika sono riportate anche le seguenti posizioni: Kurmasana o Koormasana, Uttana korme shavasana.
Alexandra David-Néel – Una vita straordinaria
Chi era davvero Alexandra David-Néel? Una cantante lirica? Una viaggiatrice instancabile? Una filosofa, una mistica, un'esploratrice o forse una pioniera dello spirito? La risposta è: tutte queste cose, e molto di più. In un'epoca in cui le donne avevano ruoli rigidamente stabiliti e la spiritualità orientale era ancora un mistero per l'Occidente, Alexandra infranse ogni barriera. Fu la prima donna europea a penetrare nel cuore segreto del Tibet, travestita da pellegrina mendicante, affrontando ghiacciai, deserti e pericoli mortali con una determinazione che ha dell'incredibile.

Il suo lungo viaggio, durato oltre quattordici anni, le permise non solo di penetrare in territori allora proibiti agli stranieri, ma anche di assimilare profondamente le filosofie orientali e riportarle in Europa con una competenza e una passione che ancora oggi affascinano studiosi e appassionati. La sua voce, attraverso i suoi numerosi scritti, continua a parlare di spiritualità, coraggio, autodisciplina e trasformazione interiore. Questa è la storia di una donna fuori dal comune, di un destino scelto con fermezza, di un'anima in cammino verso la libertà, la saggezza e l'infinito.
Infanzia e primi anni. Alexandra David-Néel nasce il 24 ottobre 1868 a Saint-Mandé, vicino Parigi. Il padre, Louis David, è un insegnante e giornalista anticlericale, mentre la madre, belga e cattolica praticante, è molto severa. Fin dalla più tenera età Alexandra si distingue per un carattere ribelle e indipendente. A soli due anni compie la sua prima fuga, e a cinque anni scappa regolarmente di casa per raggiungere il Bois de Vincennes, dove racconta la sua infelicità agli alberi. Ricorderà sempre con amarezza l'assenza di tenerezza da parte della madre.
Durante l'infanzia, grazie al padre, incontra personaggi di spicco dell'ambiente letterario francese, tra cui Victor Hugo. Cresce tra Bruxelles e Parigi, divorando libri, in particolare i romanzi di Jules Verne, che alimentano la sua sete d'avventura. Da adolescente, inizia a leggere testi di filosofia, religione e spiritualità, spesso inadatti alla sua età, e manifesta una curiosità fuori dal comune.
A quindici anni, durante una vacanza in Olanda, fugge in Inghilterra. Cade in una profonda crisi esistenziale che la porta alla depressione, finché non incontra a 18 anni, in Belgio, il geografo anarchico Elisée Reclus, che la introduce al pensiero libertario, femminista e anarchico e la presenta ai membri della società teosofica. Questo incontro è decisivo: Alexandra comprende di voler vivere una vita libera, al di fuori delle convenzioni sociali.
Formazione e prime esperienze artistiche. Studia canto al Conservatorio di Bruxelles, dove ottiene un primo premio che le consente di intraprendere una carriera da cantante lirica. Viaggia in Europa per perfezionarsi: a Londra apprende l'inglese, e qui incontra Madame Morgan (facente parte della associazione Gnosi Suprema), che mette a disposizione di Alexandra libri sulla spiritualità, la filosofia zen. A Parigi studia il sanscrito presso la società teosofica. Frequenta gli ambienti intellettuali, la Società Teosofica e nel 1889, il Museo Guimet, appena inaugurato, che diventerà il suo vero tempio spirituale. Qui assiste a cerimonie buddhiste officiate da monaci asiatici e si avvicina al buddhismo Vajrayāna, la corrente esoterica che diventerà la sua principale via spirituale. Diventa una delle prime buddhiste di Parigi. Nel 1896 parte per la prima volta in l’India.
Nel 1900, a Tunisi, mentre si esibisce come cantante, incontra Philippe Néel, un ingegnere francese. Si sposano nel 1904, ma la loro relazione è anticonvenzionale: non ci sono grandi passioni, entrambi mantengono una vita indipendente. Alexandra inizia a viaggiare nel Nord Africa, mentre il marito (a cui ha dato il soprannome “mouchi”) ha altre relazioni. I due resteranno comunque legati per tutta la vita, continuando a scriversi per 37 anni. Philippe morirà nel 1941. Alexandra si domanderà molte volte se lo amava.
Il grande viaggio in Asia (1911–1925)- Nel 1911 pubblica un libro Le modernisme buddhique et le buddhisme du Buddha, poi, a 43 anni, Alexandra parte per un viaggio in Asia che durerà quattordici anni. Visita l'India del Sud, il Sikkim, il Giappone, la Corea, la Cina e infine il Tibet. Durante questo grande viaggio perfezionerà le sue conoscenze nel buddhismo e nell’induismo, Conosce illustri pensatori e rappresentanti religiosi. Il maharaja del Nepal la aiuta e gli mette a disposizione elefanti e uomini. Con questa sete di conoscenza percorre regioni inesplorate a cavallo, o yak, portando con se una pistola che usa per respingere i briganti, scambia i suoi vestiti con vestiti locali, e durante questi viaggi si comporta come un vero capo usando a volte metodi rudi per esser e rispettata dai tibetani. Diventa a tal punto esperta del buddhismo tibetano che molti lama vengono a chiederle consigli. Diventa la prima donna Lama della storia. Aiuta il capo spirituale del Sikkim Sidkeong Tulku a riformare il buddhismo. Incontra personalità religiose e politiche, tra cui il XIII Dalai Lama, con cui ha un incontro leggendario a Kalimpong nel 1912. È la prima donna occidentale a non prostrarsi davanti a lui, guadagnandosi la sua stima. Il Dalai Lama, colpito dalla sua preparazione, le fornisce un documento scritto con riflessioni su come comunicare il buddhismo agli occidentali, che verrà pubblicato sul Mercure de France.
Durante il viaggio approfondisce la filosofia buddhista e induista, impara la lingua tibetana e viene iniziata alle pratiche meditative più segrete, tra cui il Tummo, una tecnica di riscaldamento interiore. Vive per due anni in un eremo a 4.000 metri d'altezza nel Sikkim, dove riceve insegnamenti dal maestro del monastero di Lachen, che la ribattezza con il nome spirituale Yishe Tömé (Lampada di Saggezza). Trascorre il periodo 1914-1916 come eremita, apprende la lingua tibetana e fu iniziata a tecniche particolari.
Nel 1914 incontra, presso il maestro Sidkeog, un ragazzo di 14 anni, Aphur Yongden, che diventerà il suo servitore, traduttore, segretario, confidente, compagno di viaggio e, infine, figlio adottivo. Lo adotterà ufficialmente nel 1929. Insieme scriveranno molte opere sul Tibet e condivideranno le più difficili avventure.
Incontra il panchen-lama a Tashilumpo nel 1916, e fu espulsa dal Sikhim dagli inglesi perché non aveva l’autorizzazione necessaria. Dopo un lungo pellegrinaggio in vari paesi dell’Asia, ritorna in Tibet passando per la Cina, e soggiornò al monastero di Kum-Bum. Da qui partì nel 1921 per andare a Lhassa. I libri che scrive al suo ritorno fecero conoscere il Tibet meglio di qualsiasi altro specialista europeo
Ritorno in Europa e ultimi viaggi. Tornata in Europa nel 1925, Alexandra inizia a pubblicare numerosi libri che faranno conoscere il Tibet all'Occidente meglio di qualsiasi altro esploratore. Torna in Asia dal 1937 al 1946, ma a causa della Seconda Guerra Mondiale non può viaggiare liberamente. Rientra definitivamente in Francia a 77 anni e si stabilisce a Digne, nella casa chiamata Samten Dzong (fortezza della meditazione), oggi trasformata in museo.
Nel 1955 Yongden muore improvvisamente all'età di 56 anni, lasciando Alexandra devastata. Nonostante il dolore, continua a scrivere, studiare e ricevere visite fino all'ultimo.
Eredita e riconoscimenti. Nel giugno 1959, a 91 anni a Aix-en-Provence, conosce Marie-Madeleine Peyronnet (aveva 28 anni e la famiglia era di origine algerine), che diventerà sua collaboratrice per dieci anni. Alexandra la chiama affettuosamente "la tartaruga". Peyronnet sarà la custode della sua memoria e contribuirà a conservare Samten Dzong come museo consacrato alla vita di Alexandra David-Neel. Adesso a 86 anni, ancora continua a fare da guida e raccontare aneddoti su Alexandra, lei che non era dotata per gli studi e non sopportava la vista di una penna è diventata donna di lettere, elevata a rango di “cavaliere delle arti e dei mestieri”. Trova centinaia di lettere della corrispondenza (durante 37 anni) con il marito (14 chili di lettere) e ne fa delle pubblicazioni postume che avranno un enorme successo editoriale.
Nel 1969, a 100 anni, Alexandra David-Néel viene insignita, in presenza della sua segretaria Marie-Madeleine Peyronnet, del titolo di “Commandeur de la Légion d'honneur”. Continua a leggere testi di tutti i tipi. Muore l'8 settembre dello stesso anno, a 101 anni.
Alexandra David-Néel è considerata la più grande esploratrice del XX secolo, una pioniera del dialogo tra Oriente e Occidente, iniziata al buddhismo esoterico e prima donna lama della storia. Il buddhismo per lei non era solo una religione, ma una scienza interiore che porta alla trasformazione di sé. «Chi non medita non può definirsi buddhista», affermava. Secondo Matthieu Ricard, monaco buddhista e filosofo: «La meditazione buddhista è uno strumento per conoscersi e trasformarsi interiormente, per rispondere alle grandi domande dell’esistenza e trovare la vera felicità».
Alexandra David-Néel ha vissuto pienamente questa trasformazione, incarnando il coraggio, la determinazione e la sete di conoscenza.
Fumetti su Alexandra David-Neel - autori Fred Campoy - Matthieu Blanchot, 2016, Bamboo Edition
Alexandra David-Neel
Testo tratto da Fred Campoy, ispirato al libro di Marie-Madeleine Peyronnet Dix ans avec Alexandra David-Neel
Alexandra David-Néel muore l’8 settembre a Digne. Le sue ceneri, insieme a quelle del suo compagno di viaggio Yongden, vengono spedite in India, presso la Maha Bodhi Society di Calcutta. Marie-Madeleine Peyronnet, sua fedele collaboratrice, si reca a Benares per assistere alla cerimonia e disperdere le ceneri nel Gange (1973).
All'età di dieci anni, Alexandra lascia il pensionato protestante per trasferirsi in un convento cattolico. I genitori non andranno mai a trovarla, alimentando in lei un profondo senso di solitudine. Il suo orgoglio diventa così un rifugio. Diceva: “I miei genitori, anche se non più cattivi di altri, mi hanno fatto più male di un nemico.”
Riflettendo sulle religioni, Alexandra osservava la differenza tra Cristianesimo e Buddhismo: “Il Cristianesimo dice: ‘Rassegnati e accetta’. Il Buddhismo dice: ‘Combatti la sofferenza. Cessa di essere vittima della tua stessa ignoranza. Impara a conoscere la natura delle cose, conosci te stesso: la conoscenza ti renderà libero e felice’.”
Fin da ragazza si appassiona alla filosofia buddhista e si promette che un giorno partirà per l’Asia, seguendo le orme del Buddha. Nel 1894, a 26 anni, si reca a Colombo, poi a Madurai, dove incontra il suo primo maestro indiano, Swami Bhaskarananda. Successivamente visita Sarnath e infine ritorna in Europa. Nel 1911, a 43 anni, torna a Colombo per la seconda volta. Qui partecipa a dibattiti filosofici e religiosi. L’India rappresenta per lei una tappa fondamentale nel percorso spirituale, un luogo in cui si rende conto della futilità e dell’insignificanza dell’esistenza umana. L'anno successivo parte per Darjeeling e da lì per l'Himalaya, alla ricerca del Buddhismo autentico. “Himalaya” significa “dimora delle nevi”: Hima (neve) e Alaya (dimora).
Alexandra diventa scrittrice. Tra i suoi lavori vi è Le Grand Art, un manoscritto di 800 pagine sul canto, mai pubblicato. Collabora con diverse riviste femministe, tra cui La Fronde, fondata da Marguerite Duras. Sotto lo pseudonimo di Alexandra Myrial, viaggia in Francia, Europa e Indocina, esibendosi come cantante nei teatri per raggiungere l’indipendenza economica e l’emancipazione personale.
Nel 1900, a Tunisi, mentre si esibisce come cantante, incontra Philippe Néel, un ingegnere francese. Si sposano nel 1904, ma la loro relazione è anticonvenzionale: non ci sono grandi passioni, entrambi mantengono una vita indipendente. I due resteranno comunque legati per tutta la vita, continuando a scriversi per 37 anni. Philippe morirà nel 1941. Alexandra si domanderà molte volte se lo amava.
A Gangtok, in Sikkim, incontra Sidkeong Tulku, figlio del Maharaja del Sikkim. Grazie a lui, Alexandra entra in contatto con grandi eruditi del tempo e con il XIII Dalai Lama. Collabora con Sidkeong per introdurre riforme in Sikkim. In segno di riconoscenza, lui le dona una antica statuetta del Buddha che, dopo la sua morte, avrebbe dovuto essere restituita al monastero di Phodang.
Nel 1914 incontra, presso il maestro Sidkeog, un ragazzo di 14 anni, Aphur Yongden, che diventerà il suo servitore, traduttore, segretario, confidente, compagno di viaggio e, infine, figlio adottivo. Continua con Yongden le sue esplorazioni sull’Himalaya, dove incontra Gonchen di Lachen, un importante yogi che ha raggiunto un alto livello spirituale. Dopo vari tentativi, riesce a essere accettata come discepola, nonostante fosse donna e straniera. Si ritira con Yongden per due anni in un eremo a 4.000 metri d’altitudine, dove pratica la meditazione profonda.
Il 5 dicembre 1914, Sidkeong Tulku muore. Nel 1916, dopo essere stata chiamata “Lampada di saggezza”, lascia l’eremo per diffondere il Dharma a beneficio di tutti gli esseri senzienti. Da una lettera risulta che venne espulsa dal governo britannico e fu costretta a lasciare Rangpo per Darjeeling.
Dopo il Sikkim, si reca in Cina, nel grande centro di studi buddhisti di Kumbum, che ospita una vasta biblioteca di testi sacri tibetani. Qui approfondisce la pratica dei “tulpa”, le manifestazioni mentali.
Nel 1921 riparte da Kumbum, attraversa la Cina settentrionale e, nell’ottobre del 1923, decide di tentare nuovamente di entrare in Tibet. Raggiunge Lhasa nel 1924.
Nel 1925, dopo 14 anni trascorsi in Asia, fa ritorno a Parigi. Pubblica Viaggio di una parigina a Lhassa e inizia a tenere conferenze insieme a Yongden. Vivono a Marsiglia: lei ha 57 anni, lui 43.
Nel maggio 1928 acquista una casa a Digne-les-Bains che trasforma e ribattezza Samten Dzong, “Fortezza della Meditazione”. Qui, con l’aiuto di Yongden, inizia a scrivere e a tradurre testi sacri.
Nel 1937, a 69 anni, parte nuovamente per l’Asia con l’intento di approfondire il Taoismo e altre vie spirituali. Nel gennaio arriva a Pechino e visita le montagne sacre di Wutai Shan. In Cina infuria la guerra civile, e Alexandra cerca un luogo sicuro. Nel febbraio 1941 apprende della morte del marito Philippe Néel, che considerava il suo miglior amico. Alexandra ha 73 anni e ormai può contare solo su sé stessa.
Nel luglio 1946 fa ritorno a Digne e si dedica al lavoro di orientalista. Insieme a Yongden traduce numerosi testi tibetani. In dieci anni scrive nove libri.
A 82 anni si reca al lago d’Allos (2.228 metri) in pieno inverno per rivivere l’atmosfera dell’Himalaya. Nel 1955 Yongden muore, lasciandola sola.
Nel 1982, in occasione del suo primo viaggio in Francia, il XIV Dalai Lama visita Digne per inaugurare una stele commemorativa in onore di Alexandra. È una vera consacrazione postuma. Il Dalai Lama le rende omaggio a nome del popolo tibetano: “Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta soltanto.”
Citazione dalla Bhagavad Gītā: “Ciò che è stato, non può cessare di essere.”
Nel 1986, il Dalai Lama compie una seconda visita a Digne.
Il Buddhismo Vajrayana
Il ramo esoterico del buddhismo, noto come Vajrayāna o "Veicolo del Diamante", nasce in India nel VII secolo e si diffonde successivamente in Tibet grazie al grande maestro Padmasambhava. Questa tradizione sostiene che sia possibile raggiungere la liberazione nel corso di una sola esistenza, attraverso l'impiego di potenti mezzi di trasformazione sia fisici che psichici.
Fondamentale in questo percorso è l’iniziazione del discepolo, che deve avvenire per mano di un maestro spirituale, chiamato guru o lama. La pratica liturgica del Vajrayāna è ricca di simbolismi: prevede gesti rituali codificati, la recitazione di mantra, e la visualizzazione di divinità, elementi tutti integrati nel processo di trasformazione interiore.
Tra le divinità più celebri e temute vi è Mahavajrabharava. Le figure divine femminili, invece, rappresentano la saggezza e la conoscenza; un esempio emblematico è quello delle dakini, termine che significa “coloro che danzano nel cielo”. Le dakini sono spesso interpretate come donne che hanno raggiunto un elevato grado di realizzazione spirituale.
L’iconografia tibetana include anche rappresentazioni dei mahasiddha, i grandi realizzati: asceti e yogi vissuti in India tra il VI e l’XI secolo, il cui insegnamento ha avuto una profonda influenza sullo sviluppo del buddhismo tibetano. Tra essi si ricorda Naropa (1016–1100), associato alla pratica yogica del tummo, una tecnica attraverso la quale le energie interne dei canali laterali vengono canalizzate nel canale centrale, accompagnata da visualizzazioni e tecniche di respirazione. Questa pratica conduce l’adepto all’esperienza della “felicità-vacuità”.
Un importante supporto alla meditazione è costituito dai thangka, pitture religiose realizzate secondo rigide regole iconografiche. Queste opere, pensate per essere arrotolate, possiedono anche una funzione protettiva.
Tra gli oggetti rituali utilizzati vi sono il vajra (simbolo di fulmine e diamante), emblema dell’indistruttibilità, della purezza e dell’illuminazione, e la campanella. Questi strumenti sono impugnati rispettivamente con la mano destra e la sinistra: la prima rappresenta il principio maschile e la compassione, la seconda il principio femminile e la conoscenza. Nei monasteri tibetani si tengono anche cerimonie con danze rituali in maschera (cham), eseguite dai monaci, che mettono in scena divinità e maestri spirituali, come ad esempio Padmasambhava.
Nel corso dell’XI secolo, durante il consolidamento del buddhismo in Tibet, si sviluppano i principali ordini monastici, sostenuti da importanti famiglie nobili. L’ordine dei Nyingmapa, il più antico, trae origine dall’opera di Padmasambhava e include sia monaci sia yogi laici e sposati.
Un altro importante lignaggio è quello dei Kagyupa, all’interno del quale si distingue il ramo del Karmapa, strettamente legato agli insegnamenti dei Mahasiddha indiani. Tra le figure di riferimento spicca il poeta mistico Milarepa (XI secolo), noto per aver condotto una lunga vita di ascesi ed eremitaggio.
L’arte tibetana, comprendente statue e dipinti, è realizzata secondo precise regole iconografiche e ha la funzione di supportare la pratica meditativa. Queste opere rappresentano le energie spirituali evocate per contrastare le forze che ostacolano il risveglio.
Tra i reperti rituali tibetani figurano anche i phurba (o pourba), pugnali rituali ritenuti dotati di potere magico. Secondo la tradizione, il semplice toccarli potrebbe portare grandi sventure.
Tasma - Ajahn Mahapanno
Questo testo Tasma. Per non prenderti troppo sul serio è scritto dal monaco Ajahn Mhapanno del monastero Santacittarama (Rieti). Durante un insegnamento una partecipante chiese al monaco il significato della parola Tasma che il monaco aveva ripetuto spesso. Tasma significa "quindi" ed è la parola che dà il titolo a questa raccolta di insegnamenti.
https://santacittarama.org/2023/05/02/tasma/ https://santacittarama.org/wp-content/uploads/2023/05/Tasma-Ajahn-Mahapanno.pdf (testo completo in Pdf)
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"Respiro, quando noto un disagio mentale mi attivo seguendo un insegnamento del Buddha che riequilibri il cuore, volto al lasciare andare. Se non noto nessun disagio continuo a respirare e sono sereno. Altro non è che faccia".
I cinque precetti nel buddhismo sono: astenersi dall'uccidere altri esseri viventi, astenersi dal prendere ciò che non ci è dato, astenersi da una condotta sessuale scorretta, astenersi dal mentire, astenersi dall'assunzione di sostanze intossicanti.
Le nostre scelte sono inserite in un contesto ampio, e gli effetti dipendono dalla situazione e dalle scelte delle altre persone che interagiscono con noi. Il buddhismo è la scienza della mente e del cuore, l'obiettivo del Dhamma (o Dharma) è di andare oltre.
Per oltrepassare la soglia, per varcare il cancello di ciò che non muore, per fare quel passo dobbiamo lasciar andare tutto e aprirci al mistero. La Via non è la Meta. Il superamento di quella soglia è al di là di della logica. Il buddhismo è una disciplina scientifica, una filosofia, ma è anche una religione a pieno titolo perché mira alla trascendenza e all'incondizionato. Si deve andare oltre la visione limita e condizionata che portiamo illusoriamente dentro di noi, e aprirci alla dimensione dell'Incondizionato; è un salto qualitativo.
Che cosa ci fa veramente paura? E' rimanere senza soldi, malati, senza nemmeno avere la certezza che la nostra mente sia affidabile.
La delusione dell'Io". Occorre lasciar andare i nostri attaccamenti, trattenere, afferrare fa male, questa sofferenza, questo disagio non sono indispensabili. Il perno della pratica è il seguente: ovunque ci sia un attaccamento, c'è sofferenza. Se lasciamo andare tutto, avremo una felicità completa. Avremo realizzato nel nostro cuore una libertà incondizionata. Ogni pratica spirituale, che abbia un valore richiede in movimento di introspezione, un contatto diretto con il cuore e con la mente. Ciò non significa escludere il mondo esterno e isolarci perché, quello che dovrebbe cambiare è il nostro modo di relazionarci con i fenomeni interni e esterni.
Per lasciar andare gli attaccamenti c'è un processo da mettere in moto. Dobbiamo partire dalle nostre attuali condizioni mentali e fisiche, e dobbiamo riuscire a conoscerle attraverso un processo di consapevolezza. Se non attiviamo questo processo del "lasciare andare " con consapevolezza potremmo aumentare il nostro stato di disagio e di frustrazione alla situazione. E potremmo perdere fiducia in noi stessi e addirittura nel Dhamma. la soluzione è semplice: occorre fare un passo alla volta con gradualità. Ajahn Mhapanno porta la sua testimonianza di una serie di episodi chiave del suo percorso, quando subentra la frustrazione occorre usufruire del contatto con la natura per aiutare la mente a calmarsi e ritrovare un'armonia con l'ambiente esterno, per agevolare poi quella interiore. Nel sorridere e nel ricevere un sorriso il cuore si apre, la mente si calma, ci si sblocca e si ritorna nell'equilibrio di fondo, e magari si arriva anche a contemplare la morte.
Immaginiamo tanti puntini sparsi su un foglio, questi puntini rappresentano informazioni raccolte da libri e da insegnamenti, però non sappiamo ancora tracciare una figura, una forma partendo da essi, farne venire fuori un quadro generale. Se riusciamo a fare questo ( a strutturare le informazioni raccolte) siamo passati dall'informazione alla conoscenza intellettuale. Occorre andare ad un livello superiore, cioè passare dal chiuso della biblioteca all'esperienza diretta del Dharma nella vita, In questo momento ci convertiamo da praticanti spirituali a discepoli del Buddha. Dobbiamo far si che quei puntini non siano solo informazioni, che quei tracciati non siano solamente frutto di una conoscenza intellettuale, ma che combacino con la nostra vita e ci permettano di portare avanti una retta via. Comunque bisogna tener conto che non tutti i punti marcati sul foglio saranno necessari per ognuno di noi. Dobbiamo focalizzarci solo su quelli che racchiudono la nostra vita, su quelli di cui possiamo avere esperienza diretta.
Potrete trovare tutti i puntini, tutte le informazioni base, tutte quelle qualità e quei fattori che sostengono il processo di Liberazione, nella APP "Elenchi del Buddha" (Si può scaricare gratuitamente). Fate attenzione a non alimentare quegli elementi e fattori che ostacolano il Sentiero. Anche questi sono indicati dagli insegnamenti del Buddha.
Poi, dobbiamo fare un ulteriore passo avanti, Dobbiamo sporgerci al di là del foglio, perché per quante cose si possano scrivere su un foglio, per quanto belle esse siano, c'è per esse un inizio e una fine. Dobbiamo andare alla ricerca di Ciò che Non Muore - che non è fatto di condizioni - dell'Incondizionato. Dobbiamo sporgerci dal foglio e fare un salto nel vuoto, nel mistero, in quello spazio aperto dove un pennarello non può marcare nessun puntino. Dove l'"io" non può scrivere sé stesso.
Un altro aspetto importante, è coltivare una mente che osserva e senza farsi coinvolgere dagli attaccamenti. E' una mente in equilibrio, che non solo osserva ma sa anche come osservare al fine di non aggrapparsi ai fenomeni. E si può identificare con il Buddho, “Ciò che Conosce”. Buddho non è un mantra, anche se talvolta può essere associato al respiro come un mantra, ripetendo mentalmente “Bud”
nella fase di inspirazione e “dho” espirando. In tal caso è utilizzato come oggetto di concentrazione preliminare.
“Buddho” non significa essere illuminati, significa avere visto la mente in equilibrio, forse solo per un attimo e, grazie a quell’attimo, essere stati in grado di constatare che tutto convergeva verso questo equilibrio. Così, anche se solo per un attimo, abbiamo avuto la prospettiva dalla quale il Dhamma diventa realmente comprensibile. È una vera e propria rivoluzione nella nostra pratica … è in quel momento che comprendiamo che la mente non va calmata, che la mente è già calma, ma c’è un senso del sé che va ad agitarla promuovendo forme di avidità, avversione e illusione.
È il momento in cui vediamo la “rinascita” mentale, la gestazione dell’“io” che sfocia nel divenire e dà origine al saṃsāra. È il momento in cui le tecniche di meditazione perdono valore, perché assisti al comporsi del sé e non cerchi più una struttura che lo contenga, ma solo di capire le condizioni che lo sostengono e come rimuoverle. È il momento in cui perdi la fiducia nel mondo e nelle sue idee, prima fra tutte quella di un sé, di un “io”, per dare spazio al Dhamma. Magari è solo un momento, ma per quanto breve possa essere, dà fiducia, ci dice che ci sono potenzialità inaspettate e che il Sentiero può essere davvero percorso. È l’inizio della vera pratica. Abbiamo superato uno dei più grandi esami della pratica spirituale: comprendere Buddho.
Man mano si inglobano in sé tutti quegli elementi che concorrono alla Liberazione del cuore e al Risveglio della mente: la presenza mentale, la saggezza, la concentrazione, il samādhi, l’energia, la fede, tutto ciò che possa servire al vero cammino spirituale…
Il PYO - Pranayama Olistico - Francesca Leoni Premavati
"Ritrova il soffio della vita e vivi nella gioia".
Francesca Leoni Premavati ha seguito gli insegnamenti di Sivananda, Yogananda, lo Yoga integrale di Aurobindo e La Mère, e poi di Sri Sathya Sai Baba, che considera il suo Maestro spirituale. Ha messo a punto il P.Y.O. questo metodo che ripristina l'equilibrio energetico a tutti i livelli dell'essere, e un cambiamento di Coscienza verso l'Unione. Include oltre la pratica base, momenti meditativi, canti e danze sacre. Dovremmo partire dal corpo e dal respiro per arrivare ad una Coscienza superiore che ci illumina sempre più verso il nostro benessere interiore. Cambiando la vibrazione, si cambiare l'atteggiamento mentale e ad amare quello che facciamo. La nostra pace interiore diventerà centro continuo da cui attingere lucidità e chiarezza mentale. Non drammatizzeremo più la vita ma ci abbandoneremo al suo flusso. Acquisiremo con il tempo maggiore consapevolezza, conoscenza di noi stessi.
Siamo esseri spirituali composti di luce, amore e energia. Nel profondo, nel centro del cuore c'è una luce che ci guida e un'energia che ci permette di fare un salto vibrazionale, e allora le barriere che separano un uomo dall'altro crolleranno. Il risveglio la svolta può avvenire per svariate cause come: una crisi, un trauma, una delusione, la perdita di una persona cara, ecc. Solo prendendo consapevolezza che siamo Spirito, possiamo trascendere la materia. Occorre andare dentro di noi e ripulirci di tutte le scorie del passato (sensi di colpa, vecchi rancori, ecc, decidendo di perdonare e perdonarci, eliminando il desiderio del risultato dell'azione, prendendo consapevolezza che siamo tutti interconnessi. Usiamo questi 5 valori che sono verità, retto pensiero, azione, parola, Nonviolenza, amore e pace. A volte basta un sorriso per migliorare il clima in famiglia e in azienda; cerchiamo di esprimere le nostre opinioni con una modalità chiara e gentile senza ferire nessuno. Per amare gli altri, occorre prima amare se stesso, e occorre abbandonare, quando aiutiamo gli altri, quello spirito da crocerossina, quel ruolo di potere da salvatore che dice "vedi come sono brava io?". Cerchiamo di esprimere la gratitudine, ovunque ci troviamo: con i nostri genitori, in ambito lavorativo, ecc. Senza l'amore qualsiasi pratica spirituale non avrà valore.
La meditazione giornaliera distruggerà ogni desiderio di potere e possesso, ma anche pregiudizi, invidia, gelosia ed egoismo. si può anche fare una auto-indagine e porsi le seguenti domande; Quante volte ho mentito, quante verità spiacevoli ho rivelato creando sofferenza, quante volte ho polemizzato troppo o giudicato gli altri e perché, quanto ho rispettato e perdonato i miei limiti e quegli degli altri?
Dobbiamo ascoltare gli altri e esser e noi stessi nelle relazioni, senza finzione, soprattutto negli affetti. Importante è anche il sorriso e l'abbraccio, quando ridiamo il corpo e la mente si ri-creano. Una delle 26 qualità, forse la più importante è santosha la contentezza. chi non ha questa qualità non può essere contento e in pace, sempre più persone stanno riscoprendo l'altruismo, cercare delle relazioni fondate sulla libertà individuale e nel rispetto di ognuno. SE si sorride le rughe non si formano, il sorriso come terapia per gli ansiosi e i depressi.
Dovremmo non scoraggiarci, coltivare sempre la fiducia e l'ottimismo. Se uno sta bene dentro, può affrontare tutto con serenità e calma e ponderatezza. Ma spesso si pensa troppo a quello che non va. Dovremmo abituarci alla pratica del sorriso, dell'abbraccio e ringraziare, ogni mattina, come dice Thich Nhat Hanh i nostri organi che ci permettono di vivere. Occorre essere benevoli con tutti, senza cercare i difetti delle persone che incontriamo, manifestando empatia, ascolto, e senza aspettarsi niente in cambio. La trasformazione dell'uomo parte dalla trasformazione della mente. Dovremmo partire dall'"Io" per arrivare al Sè ripetendo dentro di noi il mantra " coltiva la fiducia e celebra la vita".
Nella filosofia yoga uno dei concetti fondamentali è il seguente: " l'energia segue il pensiero, ossia diventi ciò che pensi"; questo concetto si chiama legge dell'attrazione. le componenti della natura umana sono la mente ordinaria (processo del pensare), l'intelletto (discrimina e valuta), la coscienza (ricettacolo di tutti i ricordi e impressioni del subconscio, porta l'individuo a riflettere) e queste tre funzioni mentale danno vita all'ego o "Io" e rappresenta la nostra nascita sulla terra. Importante è che chi predica certi valori, deve anche incarnarli. Spesso c'è incongruenza tra le nostre azioni e i nostri valori e pensieri.
Dobbiamo costruire il nostro mondo interiore su solide basi, l'atteggiamento mentale e il nostro punto di vista determinano la nostra vita; e piano piano, con il tempo, riprogrammeranno il nostro subconscio.
Il prana è l'energia che permea l'universo a tutti i livelli, e dobbiamo cercare di non sprecare l'energia indulgendo in cattive azioni e cattivi pensieri. Il respiro ci nutre non solo di aria, ma anche di energia vitale che circola nel corpo a tutti i livelli. Importante è saper costruire degli spazi per se stessi, estraniarsi dall'esterno, ed è importante selezionare quello che percepiamo sia con i sensi, sia con la mente evitando film violenti, selezionando i programmi, libri, ecc, e rafforzare le relazioni con persone che sono sullo stesso sentiero spirituale.
La potenza del perdono libera le persone dall'infiammazioni e dolori articolari, a volte rimaniamo stupiti della forza dello stato d'animo,e del modo di pensare, quando incontriamo diversamente giovani, ottantenni che donano forza, coraggio, gioia intorno a sè. Quando siete in compagnia, cercate di non parlare di malattie, fareste del male a voi e agli altri. Comunicate agli altri salute e forza per arrivare all'armonia. E' molto importante il confronto con gli altri, la condivisione, il sentirsi capiti e crescere e lavorare insieme; ciò permette di creare endorfine nel cervello che ci fanno sentire appagati e soddisfatti. Dobbiamo interiorizzare la seguente frase: " sono padrone del mio corpo, sono padrone di me stesso", il carro sarà condotto da quattro ruote: verità, retta azione, pace e amore. L'uomo è frutto di quello che pensa durante la giornata" - Emerson.
Ci sono tre sentieri che portano all'Uno: il lavoro (karma), l'amore per il Divino (Bhakthi), la saggezza (Jnana). Quando siamo consapevoli dell'Uno le paura svaniscono, dovremmo cercare di rapportarsi con gli altri senza danneggiare nessuno e controllare la mente, come diceva Sivananda "sii contenta mente mia, sii saggia e forte". Se sono in grado di controllarmi, posso avere buon umore, calma, comprensione e pazienza oltre che allegria. Parlate poco e quando è necessario, e fatelo con amore, concentratevi su quello che state facendo, e ogni volta che avvertite una difficoltà respirate consapevolmente. Mangiamo bene per vivere bene. "E' mia opinione che il modo di vita vegetariano, con i suoi effetti fisici purificanti sul temperamento dell'uomo, influenzi molto beneficamente il destino dell'umanità". Albert Einstein (vegetariano).
Fare quotidianamente una auto-indagine personale, fare un lavoro interiore e sradicare le abitudini che ci sono nocive. Scriviamo su un diario la presa di coscienza dei nostri sbagli. sono contenta e sorrido quando qualcuno mi critica. chi critica sta guardando meglio quel limite che è suo, mi sento completa e umana anche se ancora imperfetta. oi siamo esseri unici e dobbiamo avere sempre la visione d'insieme e non giudicare un solo aspetto. Spesso rinviamo cosa ci interessa da fare in tempi migliori, purtroppo per la maggior parte degli uomini è il dolore lo stimolo più potente per il cambiamento. Superata una prova capiremo cosa è veramente importante per noi e per il bene di tutti.
aspetti importanti per il cammino spirituale sono: la tolleranza, la ferma risoluzione e dominare le cattive abitudini che formano il carattere.
La Gayatri mantra è considerata l'essenza dell'insegnamento dei Veda. Qui si invoca l'origine della luce e della vita affinché illumini l'intelletto dell'aspirante spirituale, rappresenta anche la Shakti l'energia spirituale e divina. Savitur, il sole rappresenta la luce della coscienza, l'assoluto, l'infinito.
Questo mantra va al Sole - Savitur che significa "Ciò da cui tutto è nato" e rappresenta il Divino immanente e trascendente. Si loda e medita sul Divino e si chiede di risvegliare e fortificare l'intelletto, la facoltà discriminatoria dell'uomo. Gayatri si rivolge a tre divinità: gayatri che indica la padronanza dei sensi, Savitri che indica la padronanza della vita, Sarasvati che indica la padronanza della parola,
Aum bhur bhuvah swah tat savitur varenyam bhargo devasya dhimahi dhiyo yo nah prachodayat
Aum - Brahaman bhur - la terra, bhuvah - l'etere, il sottile swah - il cielo, causale, tat - quello, il Divino savitur - luce pura vivificante del sole varenyam - il più adorabile bhargo - sull'efflugenza devasya - dello splendore divino, dhimahi - io medito, dhiyo - affinché yo Egli nah - la mente prachodayat - illumini.
Su ti te savitur, signore dei tre mondi, e sul tuo splendore divino, io medito affinché tu possa illuminare l'intelligenza creativa dell'intelletto.
Nella tradizione vedica Om è considerato La parola creatrice, che in origine risuonò nell'universo. I cinque elementi (panch mahabhootas) da cui è nato l'universo sono etere akash, aria vayu, fuoco agni, acqua jal terra prithavi. Dal fuoco derivano le nostre facoltà sensoriali, i cinque organi di percezione jnanendriyas che sono orecchie, pelle, occhi, naso e lingua. Dall'aria derivano i 5 respiri vitali, Vayu o pran e le cinque correnti energetiche. Infine abbiamo i cinque involucri kosha che racchiudono la scintilla divina che è Realtà. Questi venti componenti creano la ventunesima entità che è l'uomo, pronto alla fusione con la Realtà, si avrà così la fusione con l'Assoluto. Si recita tre volte shanti per purificare corpo, mente, e l'anima-spirito.
Altro mantra importante è hare rama hare ram, rama rama hare hare, hare krishna hare krishna, krishna krishna hare ahre , menzionato nelle upanishad si può ripetere ovunque, dona gioia e porta alla liberazione.
pag. 171 Il surya namaskara, è una pratica di rivitalizzazione pranica molto potente. Questa pratica quotidiana fornisce vigore e elasticità al corpo, chiarezza mentale e equilibrio ed energia, agisce a tutti i livelli, in tutti i corpi sottili, stimola gli organi e ri- equilibra tutti gli apparati (endocrino, respiratorio, digestivo e circolatorio). Si può praticare velocemente la mattina e lentamente prima di dormire. Si deve praticare una volta al giorno per una disintossicazione delle tossine e un potenziamento energetico. Le 12 posizione sono un mezzo ciclo, le 24 posizioni rappresentano un ciclo intero. Nella tradizione veniva praticato dai guerrieri per risvegliare la forza vitale.
Nei mudra la mano sinistra è la mano del cuore (yin) legata all'affettività, collegata con l'emisfero destro del cervello, significato delle dita: pollice concretezza, il riconoscimento del Sé, medio della pace e della felicità, anulare emozioni, mignolo collegato all'intuizione . Mano destra è la mano dell'azione (yang) è legata al chakra della gola che dà voce alla forza interiore. Significato delle dita: pollice per interagire con gli altri, indice l'ambiente esterno, medio della responsabilità e attenzione, anulare ascolto interiore, mignolo capacità decisionale. I mudra più conosciuti: namaskar e namasté mi inchino davanti al Divino che è in te e Chin mudra mi collego alla saggezza divina.
L'individuo è chit coscienza, e l'eterno assoluto sat, quando sat e chit si combinano si ha ananda.
la cattivi pensieri vengono da una visione sbagliata, attenzione ai cellulari, tv, film , libri . un'attenzione costante di ciò che ci nutriamo, che non è solo cibo. qualsiasi cosa si legge o si scrive deve essere pura, non permettete a ciò che leggete di deformare la mente o di riempirla di paure e orrori. un buon libro forma uan buona mente.
Un momento di silenzio prima di fare qualcosa di importante (silent sitting), sii consapevole del tuo respiro inspiri energia di guarigione, entra nel tuo corpo e lo riempie di gioia, felicità, amore e pace, quando espiri immagina che ogni sentimento fastidioso come tristezza, stanchezza, rabbia, noia, paura, gelosia e altro escono fuori con l'espirazione e volano in cielo come palloncini facendoti sentire libero da preoccupazioni. ripetiamo 3/4 volte con calma dicendo mi sento bene. La respirazione so ham, che significa io , sono quello, io sono la scintilla divina. in una giornata respiriamo circa 22.000 volte. Occorre meditare in un angolo speciale della stanza, pulito e con l'incenso, con un altarino, e un'immagine sacra. Le immagini che si vedono devono riempire la persona di pace e di pensieri puri. sarebbe importante fare almeno due ore di silenzio al giorno per non sprecare energia, leggere dei buoni libri inspiranti e costruttivi. saranno la migliore compagnia nel tempo libero, molto meglio di compagnie indesiderate. Incontrarsi invece nei satsang (compagnia dei saggi) associarsi con i buoni è puro yoga. Durante la meditazione è consigliabile isolarsi dalle correnti terrestri, sedendo su una tavola di legno e coprendosi le spalle con uno scialle. l'oggetto della concentrazione può essere un suono, una forma, una luce, ecc, ma sempre qualcosa di concreto. Porta la luce al centro del petto, vedi nascere con la luce un fiore di loto, i cui petali stanno per dischiudersi, la luce si espande al braccio sinistro, destro, mani, si riempiono di luce e pensa "voglio fare solo cose buone gentili e utili", ora la luce si espande alle vaire parti del corpo, addome, inspira luce chiara fino alle ossa e piedi, possano i miei piedi portarmi in posti dove sto bene e in buona compagnia. poi al coccige, saliamo lungo la colonna e risvegliamo i chakra lungo la colonna poi la luce si espande alla testa, la fiamma si espande come una corona che protegge il capo, da qui si espanderà fuori di noi, fuori dal corpo fino all'universo. lascio che il mondo si riempia di luce e di amore. lo scopo finale della meditazione è quello di sentirsi l'Uno, "tu sei quello". Quando vi abituerete ad andare in profondità, neanche i rumori esterni vi disturberanno. Il samadhi è la condizione in cui l'intelletto ha raggiunto l'equanimità; la capacità di rimanere imperturbati sia nel piacere che nel dolore, sia nel biasimo che nell'encomio, sia nel guadagno, sia nella perdita, sia nel caldo , sia nel freddo. é samadhi il frutto reale della meditazione.
L'uomo è perfettamente felice quando è libero e non dipendente, quando usa la forza di volontà unità al cuore, e impara un perfetto auto-controllo su se stesso.
La felicità è un percorso, non una destinazione, lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito, balla come se non ti vedesse nessuno... finché sei vivo, sentiti vivo, vai avanti anche quando tutti si aspettano che lasci perdere - Madre Teresa di Calcutta.
La vera generosità è quella dei poveri - pronti a sostenere altri poveri; accumulare e sperperare nuoce all'equilibrio mentale. Aiuta i poveri intorno a te, ma impegnati anche e sforzati perché non vi siano più poveri da soccorrere. Quando si è troppo ansiosi di aiutare gli altri, si rischia di perdere di vista di lavorare su se stessi. la cosa importante è auto-trasformarsi e essere un esempio per gli altri, ogni piccola conquista nell'abbassare il tetto dei desideri, nel migliorare il nostro carattere avrà un movimento vibratorio sempre più in espansione. Qualcuno dice " ma se cambio io il mondo non cambierà" , se l1% della popolazione si elevasse a livelli più alti di consapevolezza, la nostra società comincerebbe ad esprimersi in modo più umano. Rendere un servizio disinteressato purifica il cuore, poiché la vita è fatta per il servizio e non per servire l'ego. possiamo fare servizio nel nostro lavoro, con i famigliari o in altri ambiti, osservando codici di condotta sani e morali. Il servizio all'uomo è la più alta forma di culto, non offendere , né ferire alcuno è la vera adorazione da rivolgere a Dio, perché in verità gli altri siete voi stessi.
Oltre l’invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono - Federico Faggin
Il testo Oltre l’invisibile non è soltanto l’autobiografia di un inventore di fama mondiale: è il racconto di un’esplorazione profonda e personale, un invito a superare i limiti del visibile per avventurarsi nei territori misteriosi della coscienza.
Federico Faggin (1941- ), fisico, inventore e imprenditore italiano naturalizzato statunitense, è noto in tutto il mondo per aver ideato il primo microprocessore. Ma la sua figura va ben oltre la rivoluzione tecnologica: in questo libro, ci accompagna in un viaggio che parte dall’innovazione per approdare a una riflessione sul significato più profondo dell’esistenza, in cui scienza e spiritualità non sono più antitesi, ma due vie convergenti verso la comprensione dell’essere.
Il racconto si apre con la sua carriera pionieristica nella microelettronica, un percorso che ha trasformato radicalmente il mondo della tecnologia e che oggi plasma ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Tuttavia, già dalle prime pagine, emerge una dimensione più intima: Faggin non si limita a celebrare i successi scientifici, ma condivide il suo bisogno di andare oltre, alla ricerca di risposte alle grandi domande sull’identità umana, sulla coscienza, sul senso della realtà.
Nel suo passaggio da scienziato a pensatore spirituale, Faggin abbraccia una visione che mette in discussione il materialismo e il determinismo classici. Interroga ciò che sfugge alla logica quantitativa della scienza: cosa significa essere coscienti? Qual è la natura dell’io? Come si può comprendere ciò che si nasconde oltre ciò che possiamo vedere o misurare?
La coscienza, fulcro del libro, viene descritta come un enigma che la scienza convenzionale non riesce a risolvere. Non è un sottoprodotto dell’attività cerebrale né una semplice sequenza di reazioni biochimiche: per Faggin, la coscienza è l’elemento che ci rende autenticamente umani, un canale attraverso il quale ci connettiamo con una realtà più vasta e profonda, che trascende il mondo materiale.
Parallelamente alla sua attività scientifica, Faggin coltiva da sempre un interesse per la dimensione interiore e invisibile dell’essere umano: pensieri, emozioni, creatività. Questo «oltre» non è una fuga dalla realtà, ma la sua origine, la sorgente dell’ispirazione stessa che ha guidato la sua mano nella creazione del microprocessore. In quegli anni, una forte esperienza spirituale lo porta a una nuova consapevolezza: l’essere umano ha una capacità innata di andare oltre la realtà fisica, una facoltà che non si può spiegare con la sola fisica classica.
Questa intuizione segna un punto di svolta. Faggin comincia a esplorare la coscienza come il vero cuore della realtà, e l’interiorità come luogo di scoperta e trasformazione. Secondo lui, la spiritualità – lontana da dogmi e fedi cieche – diventa una via per alimentare l’innovazione e per comprendere ciò che la scienza, da sola, non riesce a spiegare.
Il libro propone una critica netta al materialismo scientifico, che riduce l’essere umano a un semplice organismo meccanico. Una simile visione, sostiene Faggin, è incompleta: ignora l’esperienza soggettiva, le emozioni, la creatività, il senso stesso della vita. Per questo, auspica un cambiamento di paradigma: una scienza della coscienza, capace di superare i limiti della materia e di riconoscere il ruolo fondamentale della spiritualità nell’indagine della realtà.
Attraverso il racconto di esperienze personali e spirituali, Faggin mostra come sia possibile accedere a una dimensione invisibile della realtà, percepibile solo con una consapevolezza diversa da quella razionale. Questo percorso interiore lo porta a formulare il concetto di Seity, ovvero l’essenza spirituale del sé, e ad approfondire la natura del campo quantico: una matrice fondamentale dell’esistenza, che sfida le distinzioni tra materia e coscienza, tra osservatore e osservato.
Per Faggin, la coscienza non è un epifenomeno biologico, ma l’espressione di un’interazione profonda con questa dimensione quantica. La realtà, dunque, non è solo ciò che possiamo misurare: è anche ciò che possiamo sentire e intuire attraverso la consapevolezza.
Oltre l’invisibile diventa così un invito a riconsiderare il nostro modo di guardare il mondo. Con un linguaggio accessibile e avvincente, Faggin riesce a rendere fruibili concetti complessi, parlando tanto agli appassionati di tecnologia quanto a chi cerca risposte più profonde sul senso dell’esistenza. La sua visione è quella di un universo in cui scienza e coscienza si intrecciano, aprendo la strada a una nuova comprensione dell’essere umano e del suo ruolo nel cosmo.
Il libro tocca temi come la morte, i sogni, la religione e l’intelligenza artificiale, in un quadro in cui nulla è separato: tutto è connesso da una rete invisibile di consapevolezza. La Seity e il campo quantico sono i cardini di questa nuova teoria della realtà: la prima rappresenta la nostra natura autentica e immortale; il secondo è il fondamento invisibile da cui tutto origina.
In definitiva, Oltre l’invisibile è un’opera che invita a superare i limiti della percezione ordinaria e a cercare una verità più ampia e luminosa. È un appello a unire scienza e spiritualità per costruire un nuovo modo di abitare il mondo, fondato su consapevolezza, rispetto e cooperazione. È un’esplorazione affascinante e coraggiosa dell’ineffabile, che ci ricorda che noi siamo luce – dobbiamo solo aprire gli occhi.
Introduzione al Blog
Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi. Nel Blog ci sono cir...
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