sabato 15 maggio 2021

Lo yoga su misura di Shanti Brancolini

​Oggi  l’80% delle persone smettono di fare yoga e scambiamo il mezzo con il fine. Dobbiamo utilizzare i benefici dello yoga come eliminare mal di schiena, essere più tonici, eliminare lo stress, ecc,  per poi andare oltre.   

Oggi ci sono molti insegnanti fai da te e nel bazar dello yoga si vende di tutto. Una volta che una persona ha collezionato il suo banchetto di competenze le rivende. Questo non permette di strutturare un metodo, bisogna avere un punto di riferimento. Anche in India adesso c'è un bazar dello yoga ad esempio nelle strade di Rishikesh (uno dei punti di riferimento in India per lo yoga) che ho visitato anche recentemente, ci sono almeno cinquanta centri di yoga.  Adesso i veri yogi si trovano solo  sull'Himalaya, dove conducono una vita ascetica senza fronzoli e vivono a 4500 metri. Questi yogi sono una sorgente di pace inesprimibile, una fusione dell'essere umano con la natura, una natura impregnata di spiritualità, in cui si percepisce un'armonia che è il fondamento della vita intera.

Lo Yoga su misura utilizza le tecniche dello yoga secondo i principi dell’ayurveda e cerca di trovare la relazione tra microcosmo e macrocosmo: ossia collegare i ritmi biologici del nostro corpo ai ritmi dell'universo. Attraverso lo yoga dobbiamo arrivare a percepirci quindi come un tutto, come un'onda dell'oceano. Yoga fatto nel modo corretto è uno strumento per entrare in sintonia con l'universo.

La vita va oltre i beni materiali, più di essere tonici, ed in pace dobbiamo cercare l'incontro con l'infinito. Babaji diceva che quando si ha una forte determinazione tutti i  poteri della natura si organizzano per soddisfarti. Per ottenere dei risultati nello yoga devi avere una grande ambizione ed aspirazione, devi avere questo  fuoco nella ricerca. Dobbiamo aspirare al bene più grande per noi. Siamo Esseri spirituali che fanno un'esperienza terrena, e non viceversa.

La pratica yoga va costruita intorno alla persona e l'individualità di ciascuno va rispettata. Che è anche il principio del grande Maestro yoga  Krishnamacharia e di suo figlio Desikachar che ha scritto il libro The hearth of yogaVedi Blog

Molti persone iniziano a fare yoga ma poi smettono. I risultati di uno studio fatto in USA su migliaia di persone sono i seguenti: l' 80% delle persone smettono di fare yoga nel giro di 3-4 anni. Ciò è dovuto a stili troppo rigidi, pratica non ben adattata al contesto. Molti smettono perché si fanno male, ed anche perché non ci sono insegnanti consapevoli delle necessità degli allievi. La verità è che la pratica dello yoga non è facile, se lo faccio solo dal punto di vista fisico dopo un po' cambio, se non si è affacciati alla dimensione spirituale si smette.

Lo yoga è trovare la relazione tra le nostre parti. Noi siamo frammentati, non siamo uno, dobbiamo ritrovare questa unione in noi stessi e  l'unione di noi stessi col tutto. Se non si avverte questa relazione, una persona molla e va a cercare altro nel bazar della spiritualità. Dipende da quanto uno ha le idee chiare e quanto ha voglia di andare in profondità. Negli Usa lo yoga e meditazione sono spesso praticati separatamente.

L'unicità di questo metodo è il seguente: Organizzare le tecniche dello yoga e lo stile di vita secondo i criteri dei principi dell'ayurveda in modo puntuale.  Per l'Ayurveda vedi post:  Vedi Blog.

Le pratiche dello yoga devono variare a seconda delle stagioni e del momento della giornata. Secondo questo metodo le pratiche saranno più o meno dinamiche a seconda della stagioni e del periodo del giorno.  Saranno proposte determinate posizioni a secondo della composizione organica dell'individuo per permettergli di ritrovare il ritmo personale nel ritmo della vita.  Importante è associare alle pratiche yoga anche l'alimentazione giusta.    Vedi libro: La cucina yoga per corpo, mente e anima. Riscopri gli antichi sapori e aumenta la tua energia di Mariella Fonte e Shanti Brancolin

Lo yoga è un grande arricchimento per il percorso spirituale di ogni individuo. Lo yoga non è una religione, è un percorso spirituale, apre alla dimensione del mistero che è la vita che noi stessi siamo, ci apre alla partecipazione di questo mistero, alla sacralità dell'esistenza. Ognuno deve trovare il proprio posto in questa sinfonia universale ed aiutare le persone a vivere meglio. 

Dalla Bhagvad Gita:  Il primo passo per l'elevarsi alla libertà è la fede nella presenza delle divinità in noi ed è la divinità che è il fondamento del nostro pensare e del nostro agire, quando facciamo resa al divino che è in noi la pratica dello yoga diventa facile.

Lo Yoga su misura  - Shanti Brancolini. info@passioneyoga.it     vedi sito  https://www.passioneyoga.it/shanti-brancolini/           Ho trovato questo video molto illuminante e molto interessante e ne ho fatto il riassunto.

https://www.yogasumisura.it/rivoluzione?utm_source=fb&utm_medium=ads&utm_campaign=ale&fbclid=IwAR1FxmtjQ8_8KLa0a-gs7FoVfdWMOUG_I45ODEaJ0T2GD6RU4dnGYYDYXXQ

venerdì 14 maggio 2021

La vita emotiva del cervello

Tutto ha origine nel cervello. Oggi vi propongo un testo del 2013, La vita emotiva del cervello. Come imparare a conoscerla e a cambiarla attraverso la consapevolezza di Richard Davidson (1951 - ) e Sharon Begley (1956-2021).

Il testo fa il punto della ricerca scientifica sullo studio del cervello ed è un punto d'incontro tra la scienza occidentale e le pratiche contemplative e meditative orientali. Nel testo viene riportato il famoso caso di Phineas Gage, un operaio a cui un incidente aveva distrutto l'area prefrontale del cervello, aveva cambiato totalmente personalità ed era incapace di controllare le proprie emozioni.  A seguito di questo caso le neuroscienze, e Richard Davidson in particolare, hanno iniziato a studiare il funzionamento delle emozioni. Questo nuovo settore di studi, che cerca di capire come e dove si creano le emozioni all'interno del cervello, è stato chiamato neuroscienze affettive.

Le neuroscienze cercano di capire perché le persone esprimono emozioni diverse di fronte agli stessi eventi, perché delle persone riescono facilmente ad affrontare lo stress, perché altre sono particolarmente ansiose, altre particolarmente tranquille.  In questo libro, si parla di Daniel Goleman, famoso per il testo L'intelligenza emotiva, di Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri della Mindfulness e di Paul Ekman, lo studioso delle espressioni facciali.  

Dopo molti anni di ricerca Richard Davidson ha formulato la teoria degli stili emozionali. Le emozioni hanno origine nel cervello ed ogni persona ha un suo particolare stile emozionale, che sarebbe il modo in cui ognuno di noi risponde alle esperienze della vita.  Lo stile emozionale è una combinazione di queste dimensioni:

  • Resilienza - la capacità di reagire davanti alle avversità.
  • Prospettiva - la capacità di mantenere nel tempo le emozioni positive.
  • Intuito sociale - la capacità di percepire i segnali sociali attorno a noi.
  • Autoconsapevolezza delle emozioni che proviamo.
  • Sensibilità al contesto 
  • Attenzione - la capacità di restare concentrati.

Non esiste una modalità standard di reagire agli eventi della vita (dipende dal DNA, dalle esperienze precoci che abbiamo fatto, ecc.) e non esistono soluzioni adatte a tutti come viene celebrato da molte tecniche della new age.  Attraverso i suoi esperimenti Richard Davidson ha scoperto che la composizione del cervello determina una serie di comportamenti,  il livello delle connessioni tra la corteccia prefrontale e l'amigdala ad esempio determina  la velocità con la quale il cervello si riprende da una esperienza negativa (l'amigdala è una piccola porzione del nostro cervello a forma di mandorla).  In una persona resiliente, le connessioni tra corteccia e amigdala sono particolarmente forti; mentre al contrario sono deboli nelle persone che sono lente a riprendersi dagli stress emotivi. 

Il nostro cervello possiede una proprietà fantastica chiamata neuroplasticità: la capacità cioè di cambiare forma e funzionamento. Con le odierne ricerche si è appurato che anche negli adulti il cervello può cambiare e  modificarsi in seguito di stimoli generati all'interno: cioè pensieri, attività mentale, intenzioni e tramite la meditazione. Da una serie di ricerche si è scoperto che l'ippocampo è l'area del nostro cervello responsabile della memoria spaziale. Il cervello dei musicisti è più sviluppato e più attivo nelle aree che controllano i movimenti delle mani, ecc.

Richard Davidson aveva incontrato la meditazione nei suoi viaggi in India, e dopo aver meditato per diversi anni, nel 1992 cominciò a pensare di studiare gli effetti della meditazione sul cervello. Fu Matthieu Ricard a creare un ponte tra la meditazione buddhista e la ricerca scientifica accettando di sottoporsi ad una serie di esperimenti scientifici. Matthieu Ricard è un monaco buddhista francese che ha ottenuto un dottorato in biologia molecolare a Parigi. Da quel momento iniziarono una serie di studi,  alcuni di questi vennero fatti sul cervello dei monaci con molti anni di intensa pratica meditativa; altri su persone comuni che seguivano un corso di meditazione. Altri ancora su partecipanti a ritiri intensivi di meditazione. A garanzia del valore di queste ricerche, l'equipe di "collaboratori" di Davidson annovera anche il Dalai Lama.  

I risultati di questi studi sono: il meditare  produce una maggiore attivazione della corteccia prefrontale sinistra, quella associata alle emozioni positive, alla resilienza e al benessere. Rafforza le risposte del sistema immunitario -  dimostrando una relazione tra cervello e sistema immunitario. Riduce l'attività della corteccia prefrontale destra, collegata alle emozioni negative. Altre ricerche hanno dimostrato che la meditazione aiuta a sviluppare qualità come l'attenzione focalizzata, l'empatia e la compassione, che sono le caratteristiche della meditazione buddhista.

La conclusione di questi studi è che con la meditazione possiamo allenare il nostro cervello e cambiare il stile emozionale. Il cervello non è una scatola impenetrabile e immutabile come si è pensato per secoli: migliorandone il funzionamento, possiamo vivere meglio con noi stessi e con gli altri.

Il Sutra del cuore

Brevissimo (soli 14 versi nella versione in sanscrito) ma di estrema densità concettuale, il Sutra del cuore della perfezione della saggezza, o Sutra del Cuore, è parte della Prajnaparamita Sutra, insieme di testi fondamentali per il buddismo Mahayana. Tema centrale è la fondamentale dottrina del vacuità, sunyata. Sutra di grande fascino e straordinaria profondità, ha conosciuto e conosce ampissima diffusione in Cina, Giappone, Vietnam, India. 

Il maestro zen Thich Nhat Hanh ha completato questa traduzione in inglese del Sutra del Cuore nel 2014,  poche settimane prima di essere ricoverato in ospedale.  Il testo, di non facile comprensione,  è destinato a essere utilizzato sotto forma di canto nella pratica e nelle cerimonie del Plum Village,  che si trova in Francia nel Perigord,  e dove risiede la comunità dei monaci della tradizione di Thich Nhat Hanh che ho visitato varie volte.

La comprensione profonda che ci conduce all’altra riva.

Avalokiteshvara, essendosi immerso nella pratica della comprensione profonda che ci conduce all’altra riva, all’improvviso scoprì che i cinque skandha ( Essi sono aggregati che compongono la personalità e precisamente forma, sensazioni percezioni, formazioni karmiche, coscienza ed è attraverso loro si  conoscono i fenomeni e si ha esperienza del mondo)  sono tutti ugualmente vuoti, e con questa realizzazione superò ogni sofferenza.

“Ascolta, Shariputra: questo stesso corpo è il vuoto e il vuoto stesso è questo corpo. Questo corpo non è altro che il vuoto e il vuoto non è altro che questo corpo. Lo stesso vale per le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza.

 Ascolta, Shariputra: tutti i fenomeni portano il marchio del vuoto; la loro vera natura e’ la natura della non-nascita e non-morte, del non-essere e del non non-essere, della non-impurita’ e della non-purezza, della non-crescita e della non-decrescita. Questo è il motivo per cui nel vuoto il corpo, le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza non sono entità con un sé separato.

I diciotto regni dei fenomeni – ovvero i sei organi di senso, i sei oggetti dei sensi, e le sei coscienze – a loro volta non sono entità con un sé separato. 

I dodici anelli della genesi interdipendente e la loro estinzione, a loro volta non sono entità con un sé separato.

La sofferenza, le cause della sofferenza, la fine della sofferenza, il sentiero, la comprensione profonda e la realizzazione, a loro volta non sono entità con un sé separato, Chiunque sia in grado di vederlo, non ha più bisogno di realizzare nulla.

I Bodhisattva che praticano la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva non vedono più alcun ostacolo nella loro mente,  e poiché non esiste più alcun ostacolo nella loro mente, possono superare ogni paura, distruggere ogni percezione erronea e realizzare il Perfetto Nirvana.

Tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro, praticando la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva, sono in grado di realizzare l’Illuminazione autentica e perfetta.

Quindi, Shariputra, si sappia che la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva è un grande mantra, è il mantra che più illumina, il mantra supremo, il mantra incomparabile, la vera Saggezza che ha il potere di porre fine ad ogni tipo di sofferenza.

Proclamiamo quindi un mantra per lodare la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva: Gate gate paragate parasamgate bodhi svaha!  ("Andata, andata, andata al di là, completamente andata al di là, Risveglio! Svāhā!")    

Silvio Bernelli - “Yoga? Non per tutti, purtroppo.”

Volevo condividere questo articolo molto bello di Silvio Bernelli - scrittore, istruttore di yoga. “Yoga? Non per tutti, purtroppo.”

Chi si avvicina allo yoga lo fa di solito per due ragioni.

  • - Un amico lo ha consigliato per prendersi cura di un’anca malandata o combattere lo stress accumulato in ufficio nella consueta lotta tra scrivanie.
  • - Oppure si è alla ricerca di una risposta sui grandi temi dell’esistenza. Chi siamo? C’è qualcosa oltre la vita? E se sì, quale sarà il nostro destino?

Lo yoga può aiutare il praticante a trovare ciò che cerca in un caso e nell’altro perché è, tra molte altre cose, un “metodo” per scoprire se stessi. È in fondo proprio questo uno degli insegnamenti più importanti contenuti nella Bhagavadgītā, uno dei testi di riferimento dello yoga che è parte dell’immenso poema epico Mahābhārata. Nella Bhagavadgītā la lezione impartita da Krishna al Principe Arjuna che si rifiuta di scendere in battaglia è che ciascuno ha una vita da vivere alla quale non si può, non si deve sfuggire. Il destino di Arjuna è quello di combattere. Per farglielo comprendere, Krishna gli insegna la pratica dello yoga.

E l’insegnamento di vivere al meglio la propria esistenza utilizzando gli strumenti messi a disposizione dallo yoga vale per atei e credenti di ogni religione.

Ma lo yoga è proprio adatto a tutti? Visto che si tratta di una filosofia olistica dedicata alla persona nel suo insieme, e quindi di per sé ideale per tutte le persone, verrebbe naturale dire di sì. Per quanto riguarda l’aspetto più fisico dello yoga, chiunque può praticarlo per tenersi in forma, preservare l’elasticità del corpo, prevenire gli acciacchi dell’età, favorire il recupero dopo un trauma e anche – attraverso un’assiduità capace di sfidare gli anni – tenere lontane diverse patologie. 

Ciò che comunque è chiaro per i praticanti, è che lo yoga è ben più che assumere con il corpo certe “posizioni”. Senza concentrazione, senza consapevolezza, senza quella spinta interiore capace di portare la mente a un nuovo livello di coscienza, non c’è asana. C’è solo un corpo che esegue un esercizio ginnico. Farà bene anche questo, non lo mettiamo in dubbio. Ma allora è inutile sforzarsi in una disciplina come lo yoga che chiede molto al praticante, tanto da svelargli l’esistenza di mondi e desideri sui quali magari neanche gli era capitato di riflettere prima dell’inizio della pratica.

Ed è qui che di solito chi si avvicina allo yoga senza la necessaria predisposizione si arrende, getta la spugna, fugge via a gambe levate da un’esperienza che gli chiede di scoprirsi, mettere in gioco qualcosa di sé, le sue convinzioni. Per molte persone è inaccettabile mettersi in discussione. Perché conducono una vita già abbastanza difficile per cercarsi altri guai, oppure perché il loro sistema di valori e la loro idea di se stessi e di ciò che fanno non c’entrano niente con l’esperienza di scoperta proposta dallo yoga. Naturalmente, non c’è nulla di male in questo. Il mondo è pieno di persone intelligenti, sensibili ed evolute che si sono avvicinate allo yoga e non l’hanno trovato adatto a loro. E ce ne sono ovviamente altre a milioni che invece allo yoga non si sono ancora avvicinate. A queste, noi praticanti possiamo consigliare, sommessamente e con grandissima umiltà, di provare. Ricordiamo loro che per qualcuno lo yoga è una rivelazione immediata – così era stato per chi scrive, che aveva iniziato banalmente per curarsi la sciatica e invece aveva scoperto una disciplina perfetta per lui – e su altri invece esercita un’attrazione più ellittica, che magari impiega qualche settimana a manifestarsi nella sua interezza. E infine, nel caso queste persone desiderassero venire una volta a lezione, ricordiamo loro di portarsi dietro l’elemento più importante, per avvicinarsi allo yoga, e forse alla vita in genere: la curiosità.  

Libri sull'ecologia ed etica scritti da Sua Santità il Dalai Lama

Vi consiglio di leggere i seguenti libri scritti da Sua santità il Dalai Lama 

Ecology, Ethics, and Interdependence:  The Dalai Lama in Conversation with Leading Thinkers on Climate Change del 2018 contiene le discussioni di Sua Santità con i principali scienziati, accademici e attivisti sull'urgente questione climatica.

The seed of compassion: Lessons from the Life and Teachings of His Holiness the Dalai Lama' del 2019. In questo testo Sua Santità il Dalai Lama si rivolge direttamente ai bambini, condividendo lezioni di pace e compassione, raccontate attraverso storie della sua infanzia. Sua Santità è convinto che tutti nasciamo con una qualche predisposizione verso la gentilezza. L’istruzione moderna ha bisogno di una riforma fondamentale. Oltre a studiare materie standard, infatti ritiene che sia necessario educare il cuore, con i valori etici essenziali e la capacità di vivere all’insegna della compassione.


Our only home: A Climate Appeal to the World  del 2020.  In questo nuovo libro, il Dalai Lama, una delle figure più influenti del nostro tempo, invita i responsabili politici a lottare finalmente contro l'immobilismo e l'ignoranza su questo tema e a battersi per un mondo diverso e più rispettoso del clima e per far valere il diritto delle giovani generazioni a riappropriarsi del proprio futuro.

mercoledì 12 maggio 2021

Quello che ho capito dello yoga - riflessioni del Maestro Antonio Nuzzo

Yoga oltre la forma, Lo Yoga non è il Pilates, L’intenzione colora l’azione sono tre degli slogan che determinano il significato dello yoga per il Maestro Antonio Nuzzo. Consiglio vivamente questo video a chi vuole intraprendere il percorso dello yoga. vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=csriWPWNrCw

Per i pigri farò il riassunto in poche righe delle considerazioni del Maestro Antonio Nuzzo.

Quello che ha capito Antonio, dopo cinquant'anni di pratica yoga è che il gesto non fa lo yoga. Il gesto in se stesso non ha un significato ed è l’intenzione che colora l’azione; La stessa azione può essere svolta con intenzioni diverse ed è importante nello yoga capire quale è l’intenzione giusta.

L’azione non è importante, non è importante la fisiologia dello yoga, e sapere quale muscolo è coinvolto in una posizione. Importante è osservare e vedere con gli occhi della mente. La comprensione nasce dalla visione. Attraverso l'osservazione del soffio vitale uno yogi riesce ad assaporare la vita nascosta. Mostrarsi nelle posizioni più complicate vuol dire non avere capito niente dello yoga. Chi pratica yoga deve rifiutare la propria immagine, di vedersi nelle posizioni avanzate, deve invece concentrarsi sulla coscienza; solo la visione interiore porta alla conoscenza.  Questo è un percorso molto difficile perché la mente ha difficoltà nell'analizzare il nulla, il vuoto, e dopo un po’ abbandona.

Oggi purtroppo è avvenuta una strumentalizzazione dello yoga. Lo yoga è diventato un discorso commerciale ed interessa solo per la forma. Oggi nessuno parla più di yama e niyama, non si parla più di intenzione, non c’è più lo yoga.

Lo yoga è: Assumere una posizione, mantenere una posizione per lungo tempo, senza sforzo, seguendo una respirazione ritmata, espandendo la coscienza osservando il corpo e il respiro.  Queste condizioni le possiamo ritrovare anche nel libro di Patanjali Gli yoga sutra.

Intervista a Cesare Maramici

 Ho immaginato un'intervista con me stesso sullo yoga.

1.  Che cosa è lo yoga per te?

Per me lo yoga è molto importante, è un' arte di vivere, rappresenta la nota di colore della mia giornata, quando ho un po' di spleen faccio yoga e riparto. Comunque, tengo a precisare che lo yoga non è solo una pratica antistress per arrivare alla tranquillità e al benessere interiore. Lo yoga è il cammino spirituale che conduce il praticante al ricongiungimento del sé individuale con il Sè cosmico, a percepire questa energia cosmica eterna, divina che compone l'universo, di cui tutte le forme di vita - inclusi gli essere umani - sono una estensione; Un percorso che porta all'eliminazione della sofferenza e all'accettazione della morte. La meditazione e lo yoga ci permettono di acquisire una forza e una libertà interiore sempre più grandi: le nostre angosce e paure saranno ammorbidite e la fiducia e la gioia di vivere sostituirà l'insicurezza, mentre l'altruismo appassionato andrà a sostituire l'individualismo cronico. 

2. Quale è il tuo rapporto con lo yoga

Mi considero un praticante ateo che fa yoga classico tutti i giorni, senza aspettarsi niente. Non sono, cioè, alla pressante ricerca dell'illuminazione (quello stato in cui ti senti di far parte del Tutto) o altro. Secondo me, non esiste un percorso o una tecnica ben precisa per arrivarci. Talvolta accade, e accade sia se hai iniziato a praticare yoga il giorno prima oppure 30 anni prima, o la vita precedente.  Comunque, praticando yoga è possibile ottenere indubbi benefici dal punto di vista fisico e mentale, si acquisiscono forza e pace interiore, gentilezza; si migliora l' approccio con la realtà esterna  riuscendo a prendere le distanze da questo mondo sempre più complicato col quale interagiamo. Recentemente uno dei miei Maestri yoga di riferimento mi ha detto “Non devi provare a cambiare gli altri e il mondo, gli eventi della vita ai quali parteciperai devi viverli completamente distaccato e vivere la tua vita come un semplice testimone. La tua vita scorrerà come un fiume e se ti lascerai andare la vedrai come una spiaggia che vede scorrere il fiume, la natura starà semplicemente realizzando ogni cosa. Tu accetterai semplicemente quello che accade.“

 3. Quando hai cominciato a praticare yoga?

Ho iniziato a praticare yoga 25 anni fa. Per me rappresentava l'ultima spiaggia per risolvere un atroce mal di schiena. L'aspetto esoterico e spirituale non mi interessava affatto. Dopo un mese di pratica quotidiana il mal di schiena era passato, ed ho continuato senza aspettative. Poi, col passare del tempo, lo yoga ti prende, ti cattura, e tu cambi senza accorgertene: più mantieni le posizioni, più cambia la tua personalità e il tuo approccio al mondo. Lo yoga è una sorta di psico-terapia junghiana. Lo yoga, a differenza dello sport o altre attività fisiche come trekking, ecc., agisce nel tuo subconscio, e scioglie nodi ancestrali. Questo è l'aspetto dello yoga che ha spinto gli occidentali ad interessarsi di questa disciplina qualche decennio fa.  Non dimentichiamo poi, che lo yoga è anche un percorso morale, in quanto propugna la nonviolenza, l'onestà, il non attaccamento, il rispetto per l’altro, ecc., Visto che oggi è impossibile isolarci nella nostra caverna ed estraniarci dal mondo dobbiamo trovare, secondo il Maestro Antonio Nuzzo, “l’equilibrio tra immanenza e trascendenza”:

  • - Immanenza significa svolgere il nostro ruolo attivo (docente, genitore, coniuge, ecc) in questa società in modo etico ed onesto. 
  • - Trascendenza significa riuscire a trovare attimi di eternità sul tappetino, durante la pratica. André Van Lysebeth, uno dei pionieri dello yoga in Europa, sul tappetino riusciva a trovare una serenità assoluta, ma era un instancabile fucina di idee e attività nella vita quotidiana. 

4. Quali sono le motivazioni che spingono gli occidentali allo yoga?

Spesso gli occidentali si avvicinano allo yoga per colmare il vuoto spirituale delle religioni tradizionali  e in una società dominata dallo stress, dove il benessere è un valore cardine, lo yoga rappresenta un modo per dare un senso all'esercizio fisico. Poi se riesci a continuare, lo yoga può diventare un percorso di ricerca individuale per arrivare a scoprire il maestro che c'è in te. Devi però stare attento a non ritrovarti prigioniero di una comunità o di un ashram.  Quando ho scritto il libro Esperienze di meditazione ho visitato decine di centri spirituali per fare interviste e mi ha colpito molto una frase di una persona appartenente ad una comunità spirituale: “Quando le energie negative che ti circondano nella vita quotidiana sono troppo forti e tu non sei in grado di affrontarle, è meglio che abbracci una comunità per ritemprarti e rafforzarti, per poi, in seguito, riaffrontare la vita”.  Però poi, ho constatato spesso, che la persona rimane nel conforto della comunità.

 5. Pensi che tutti dovrebbero praticare yoga?

Non penso che tutti dovrebbero praticare yoga. Ma, ad una certa età, quando cominci a guardarti indietro, può essere uno strumento utilissimo per prepararti ad affrontare il dolore e la morte. 

 6. Quale è la situazione dello yoga oggi?

Lo yoga poliedrico che vediamo oggi in occidente è il prodotto della storia e della mondializzazione, che lo hanno modificato nel corso dei secoli, uno yoga molto lontano dalle sue origini indiane, che, passando per gli Stati Uniti è stato deprivato da tutti i riferimenti spirituali e religiosi. L’ultima tappa di questa mondializzazione è stata l’istituzione della “Giornata mondiale dello yoga” nel 2015 dall’ONU sull’iniziativa del Premier indiano M. Modi. Modi ha fatto dello yoga uno strumento di “Soft power”, proiettando l’immagine di un Paese in armonia con la natura, che contribuisce alla pace e al benessere degli abitanti del pianeta.  Il Premier Modi usa lo yoga anche per affermare l’egemonia degli indù in India.  

 Lo yoga come si pratica oggi è veramente lontano dallo yoga praticato alle origini!   Lo yoga è diventato "borghese" e alla moda ed è un oggetto di consumo come un altro. Gli ultimi tipi di yoga moderni sono molto fisici, vicini alla ginnastica e alla competizione, dove è importante la prestazione e sono molto lontani dalla ricerca interiore e dal percorso spirituale. Siamo passati da uno yoga percepito come passivo ad uno yoga di movimento che, di conseguenza, attira persone provenienti dal mondo del fitness e un'elite che considera lo yoga un'attività più nobile del bodybuilding.  Lo yoga intellettualizza un po' la pratica della palestra ed è diventato un ottimo modo per mettersi in forma e per dare significato all'esercizio fisico. Rivisitato per soddisfare un nuovo pubblico, lo yoga si declina oggi in molteplici pratiche, più o meno rispettose dei principi fondamentali di questa disciplina millenaria di origine indiana.  Spesso ci troviamo di fronte a realtà variegate che mettono in scena solo il folclore della saggezza orientale, unendo forme di ginnastica tonica, canti di mantra, massaggi, ecc.  Il rapporto tra Maestro e discepolo è stato sostituito dal rapporto Insegnante – allievo. Questa globalizzazione dello yoga ha portato a vari eccessi: mercificazione eccessiva, proletarizzazione degli insegnanti, turismo di massa …  Oggi la pratica yoga unisce destinazioni soleggiate, hotel a cinque stelle e attività varie: escursionismo, iniziazione alla meditazione, cucina vegetariana, massaggi, ecc… L'immagine del guru indiano si è quindi dissolta ed è stata sostituita dalla giovane donna tonica che si contorce indossando una tuta alla moda, sul bordo di una piscina. 

C'è chi, purista come me, resta fedele agli ashram aperti negli anni '70 e trova difficile accettare questa follia che si è sviluppata intorno allo yoga.  Durante la formazione che ho ricevuto in vari ashram, sono stato formato all’umiltà, alla soppressione dell’ego, all’etica, al silenzio, al percorso individuale e all'azione disinteressata, e sono sempre più sorpreso di scoprire quando, dopo un breve anno di formazione, ci sono persone che cominciano ad atteggiarsi come un guru e a chiedere parcelle astronomiche. Questo rischia di provocare molta disillusione. Inoltre, è odiosa questa attuale competizione tra insegnanti, sempre più numerosi e sempre più giovani (la maggior parte ha tra i 25 e i 40 anni)!

7. Come scegliere tra le tante proposte di corsi?

Lo yoga è una ricerca per trovare la pace e uscire dal caos, fuori della logica del consumismo, perché se ti va bene non concludi niente di significativo, se ti va male e ti affidi a qualcuno non competente, ne paghi le conseguenze del caso.  Scegliere fra le tante proposte potrebbe non essere, tutto sommato, così difficile. Basterebbe applicare due semplici criteri: 

  • - “Lo yoga è oltre la forma”.  (lo slogan è di Antonio Nuzzo uno dei pochi Maestri che si trovano a Roma):  Il che significa che lo yoga non è il pilates o mero esercizio fisico, quello che conta è l'intenzione del perché si fa yoga: se siamo proiettati alla ricerca del Sé superiore siamo nello yoga, altrimenti siamo nel pilates. Fondamentale è esserne consapevoli. 
  • - “Denaro e spiritualità sono inconciliabili”. Il che significa che il praticante che frequenta lezioni a 35 euro in ambienti eleganti non è pronto per la rinuncia e il ‘ritiro dei sensi’ a cui lo yoga ci invita.

8. Lo yoga è un percorso religioso?

Tengo a precisare che lo yoga non è  una religione, é una filosofia, una scienza e un percorso spirituale, il suo successo è, d’altronde, parallelo alla messa in discussione della religione. Ci sono diversi sentieri di ricerca spirituale nello Yoga che sono: Karma Yoga (azione), Bhakti Yoga (devozione), Raja Yoga (meditazione) e Jnana Yoga (conoscenza). Ognuno di questi sentieri è adatto a un diverso temperamento della persona. Il karma yoga è l’azione disinteressata al servizio degli altri, il più alto grado dello yoga espresso dal canto VI della Bhagvad Gita. Le persone equilibrate e felici sono anche naturalmente persone altruiste. Al di là delle differenze tra Oriente e Occidente, religione, spiritualità, ateismo e laicità, si dovrebbe cercare di riformulare una nuova etica per provare a costruire un mondo migliore alla quale, credo fortemente che lo yoga possa dare un contributo significativo.

Intervista. Vedi link.

martedì 11 maggio 2021

Nisargadatta Maharaj.

Frasi di Nisargadatta Maharaj.

Sri Nisargadatta Maharaj (1897 – 1981) è stato un maestro spirituale indiano molto conosciuto anche in Occidente ed è un esponente del non dualismo  Si può condensare il suo pensiero con il mantra tratto dalle Upanishad  Tat tvam asi , Tu sei Quello, che significa Tu sei il Sè superiore, il Tutto.

 La natura non né piacevole, né dolorosa. E’ tutta intelligenza e bellezza. Dolore e piacere sono nella mente. Cambia la tua scala di valori e cambierà tutto. Piacere e dolore non sono altro che un turbamento dei sensi. Trattali alla stessa stregua e ci sarà solo beatitudine. 

Il mondo è come lo fai essere, e allora rendilo più felice che puoi. Solo accontentandosi  si può essere felice: i desideri soddisfatti generano altri desideri. E’ la soddisfazione dei desideri che genera infelicità. Tenersi lontano da tutti i desideri e accontentarsi di ciò che viene da sé è la condizione più redditizia, il presupposto al raggiungimento dello stato di pienezza.  La libertà dai desideri è beatitudine. Eppure sono poche le persone che giungono a questo stato di non coinvolgimento e di distacco. E’ lo stato più elevato, l’anticamera della liberazione.   Non ho  desideri, mi accontento di ciò che viene, cerco di essere felice.

I rapporti umani sono una cosa viva. Sii in pace con te stesso, e sarai in pace con chiunque. Renditi conto che non sei padrone di ciò che accade, che non puoi controllare il futuro e programmare le tue azioni.  I rapporti umani non possono essere programmati, sono troppo ricchi e vari. Sii soltanto comprensivo e compassionevole libero da ogni egocentrismo.

Inoltre, non puoi evitare l’azione. Accade come tutto il resto. Non puoi agire secondo la tua volontà. Conoscerai la tua volontà soltanto dopo aver agito.

L'Enoteismo

La monolatria (anche nota con il nome monolatrismo) è l'adorazione di un solo dio senza negare l'esistenza di altri dei. 

L'enoteismo  è un termine, coniato dallo storico delle religioni  Max Müller, ad essa relazionato in quanto riconosce molti dei, ed indica un tipo di religiosità che prevede la preminenza di un dio su tutti gli altri, tale da accentrare su di esso tutto il culto.  Un monolatra o enoteista è devoto ad un dio, ma lascia spazio anche ad altre divinità. Molte culture, nei tempi antichi, credevano in più di un dio, ma alcune di esse rendevano comunque omaggio ad un dio al di sopra di tutti gli altri.

lunedì 10 maggio 2021

La biografia di Fritjof Capra - Il Tao della fisica

Fritjof Capra  si racconta in questa lunga intervista https://www.youtube.com/watch?v=LjnJGmnEbMM

Attualmente il mondo materiale non appare più una macchina composta da oggetti separati come pensavano Newton e Cartesio ma come un tutto, una rete di relazioni che include anche l’osservatore umano. Sono iniziate le esplorazioni degli atomi e dei fenomeni subatomici a cui hanno contribuito il tedesco Werner Karl Heisemberg (1901 - 1976), il danese Niels Bohr (1885-1962,  premio Nobel per la fisica nel 1922)  e l'interconnessione e l'impermanenza sono la base della realtà della fisica moderna. Oggi si riscontra un parallelismo della spiritualità con la fisica totale ed il mondo che sta emergendo è in perfetta armonia con le tradizioni spirituali orientali. Ci vorrà comunque, ancora molto tempo per sostituire la divisione cartesiana tra mente e spirito.

Heisemberg, uno dei grandi sapienti della nostra cultura, era affascinato dal rapporto tra le filosofie orientali, misticismo e la moderna fisica; individuò molti paralleli tra la fisica quantistica e la filosofia indiana. Heisemberg trascorse un lungo periodo in India ospitato da Tagore, che aveva avuto colloqui anche con Einstein. 

Negli anni sessanta c'è una profonda trasformazione della società, caratterizzata da un nuovo stato di coscienza e dal sentimento di comunità. In quegli anni Alan Watts scrisse molti libri sulle filosofie orientali adattandole al nostro contesto culturale occidentale senza deformarne il significato. Era uscito in quel periodo anche il libro di Castaneda Gli insegnamenti di Don Juan.

  

Negli anni ‘70 Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi, inizia a studiare il misticismo orientale e a praticare meditazione e scrive La danza di Shiva il primo articolo sul parallelismo tra fisica moderna e misticismo orientale. Da questo articolo si ha l’impressione che i pensatori dell’oriente sapessero già tutto molto tempo prima e fa un parallelo tra la danza della vita e la danza delle particelle subatomiche.

Uno dei primi incontri di Capra con il misticismo orientale fu quello con Jiddu Krishnamurti. Jiddu Krishnamurti è stato un maestro spirituale radicale, un pensatore originale, rifiutava ogni autorità e tradizione spirituale. Il suo modo di analizzare i problemi spirituali era quello di andare al di là del pensiero, del linguaggio e del tempo per realizzare la libertà dal conosciuto. Smettere di pensare e mettere da parte il ragionamento, in sintesi questo era il suo messaggio.  Capra pose a Krishnamurti la seguente domanda: "Come posso essere uno scienziato, smettere di pensare ed andare oltre il conosciuto?".  La risposta di Krishnamurti fu la seguente: "Prima di tutto è un essere umano, poi uno scienziato, quindi prima deve diventare libero e questa libertà non può essere conseguita attraverso il pensiero, ma solo attraverso la meditazione, la comprensione della totalità della vita in cui ogni forma di frammentazione è scomparsa. Una volta arrivato a questa comprensione della vita nella sua totalità sarà in grado di specializzarsi e lavorare come scienziato senza alcun problema". Successivamente Capra incontrò anche sua Santità il Dalai Lama con cui ebbe un dialogo molto ricco e costruttivo sul rapporto tra scienze e spiritualità.

I libri di Fritjof Capra. Il Tao della fisica fu pubblicato nel 1975 e molte citazioni di questo libro sono riportate in una targa vicino alla statua di Shiva Nataraja (danzante) che il Governo indiano donò nel 2004 al CERN (L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare con sede a Ginevra).


Questo libro ha ancora un grandissimo successo, ed è continuamente ristampato in tutto il mondo. Capra dimostra le straordinarie analogie tra quanto veniva predicato nelle antiche filosofie orientali e quanto veniva scoperto dalla moderna fisica quantistica. Mistica e scienza, in epoche diverse e in culture diverse, sembra arrivassero a conclusioni straordinariamente simili. 
Nel  presentare il suo libro in giro per il mondo Capra è rimasto particolarmente colpito e sorpreso per l’accoglienza avuta in India, dove è stato ricevuto da politici, parlamentari a dimostrazione che in India il misticismo non è alternativo, ma fa parte dell’eredità della cultura dominante. In Oriente il Tao della fisica è stato accettato in una scala molto più grande rispetto all’Occidente, dove il libro ha avuto consensi in ambienti new age, particolari e alternativi.

Capra definisce l'Induismo una cultura particolare e speciale ma ha subito in modo particolare il fascino del Buddhismo e del Taoismo, anche se sottolinea che oggi non c’è più una vera cultura spirituale taoista e che il Tai chi è diventato una pratica per la salute più che una pratica spirituale.

Nel libro L'universo come dimora. Conversazione tra scienza e spiritualità con Thomas Matus (1993), di Fritjof Capra e David Steindl Rast gli autori si confrontano, in questo libro, in uno serrato dialogo sulla "natura delle cose". Per Capra è la riscoperta della tradizione spirituale cristiana. Con l'aiuto di Steindl-Rast, egli recupera al pensiero occidentale un importante patrimonio spirituale ed ecumenico interno alla nostra cultura e intimamente coerente con certi postulati centrali del pensiero scientifico.

Nel libro Il punto di svolta  (2003)  l'interesse è trasferito dalla fisica alle scienze della vita, politica, salute, economia, educazione.

Il libro Vita e natura, per una visione sistemica, (2014) scritto insieme a Pier Luigi Luisi, contiene suggerimenti concreti per risolvere i problemi attuali dell'ambiente, dell'uso di energie alternative, ecc. Negli ultimi trent'anni, nella scienza d'avanguardia, è emersa una nuova concezione sistemica della vita. Complessità, reti, network e pattern di organizzazione hanno ricevuto una rinnovata attenzione portando a un approccio innovativo, detto approccio "sistemico"

Capra parla spesso del rapporto tra sacro e spiritualità, sostenendo che religione e spiritualità sono due cose diverse.  La Spiritualità si riferisce ad esperienze mistiche, stati di coscienza non ordinari, e queste esperienze spirituali e mistiche hanno delle caratteristiche che non dipendono dalle società e dal tempo dove si producono.  La religione invece è il tentativo sistematico interessato di spiegare queste esperienze, spiegazioni sono sempre date tramite metafore o concetti che esistono in un certo tempo e una certa cultura.  La spiritualità è universale, la religione no.  Lo scopo originale di una religione è far si che una comunità religiosa abbia queste esperienze mistiche; A seconda del fondatore della religione saranno usati strumenti diversi: luoghi speciali, danze, droghe, per aiutare ad avere queste esperienze spirituali. Questi strumenti sono definiti sacri. Il sacro facilità l’esperienza spirituale.

domenica 9 maggio 2021

Imparo lo Yoga di André Van Lysebeth

Imparo lo yoga è stato uno dei primi libri che ho letto sullo yoga  e questo testo ha avuto una grande diffusione in tutti i paesi del mondo e  continua ad essere uno dei testi più venduti anche in questi ultimi anni . E' un testo di riferimento anche per molte scuole di yoga che vi consiglio vivamente di leggere.

Nella prefazione del testo che ho in biblioteca viene riportata questa frase: "Secondo la tradizione degli indù ogni tecnica praticata con assiduità e concentrazione può portare a quel livello superiore di coscienza che corrisponde alla condizione di yoga".

Il belga André Van Lysebeth (1919, 2004), è stato uno dei pionieri dello yoga in Occidente. E' stato uno dei primi grandi divulgatori dello haṭha-yoga in Europa, ma anche del tantra yoga ed ha pubblicato  un’enorme quantità di materiale, articoli, riviste mensili come Yoga e libri. 

Imparo lo yoga é’ un testo pratico del 1968, che illustra una sequenza di posizioni yoga che fanno riferimento al suo diretto Maestro Swami Sivananda di Rishikesh (India). Anche io ho iniziato a fare yoga facendo riferimento alle sequenze proposte dal Maestro Sivananda. André Van Lysebeth dichiarava che la parte fisica dello yoga è composta da due elementi le posizioni e le respirazioni controllate. Una posizione di yoga,  per essere considerata tale, deve essere una posizione eseguita correttamente, tenuta a lungo, eliminando gli sforzi inutili, controllando il respiro e l’attività mentale.  Proposta che ricalca anche quanto riportato da Patanjali nel suo famoso testo Yoga sutra. Durante la pratica, il Maestro deve cercare di sviluppare le potenzialità innate di ciascuno e non solo le capacità fisiche. Questo testo descrive in maniera circostanziata alcune posizioni principali ed il modo di assumerle, i benefici che procurano e le controindicazioni, le cautele e le precauzioni da non dimenticare. Nel testo si parla anche dei diversi tipi di respirazione, di tecniche di purificazioni come la pulizia del naso e della lingua e della recitazione di mantra. Il tutto è corredato da una sessantina di pagine con le foto delle varie posizioni.

Il figlio Willy, che ho conosciuto a vari seminari durante le edizioni del festival Yoga di Roma, ha continuato il percorso del padre, diventando un maestro yoga e un psicanalista. Recentemente Willy ha raccolto gli articoli pubblicati dal padre negli anni passati, raggruppati per argomenti che trattavano aspetti particolari e meno conosciuti  dell'insegnamento di André, come il controllo dei processi mentali, il liberarsi dal condizionamento illusorio dei sensi per raggiungere piani superiori di coscienza, e tali articoli hanno costituito la base di un libro Yoga Mentale.  In questo testo, si parla di  "immagini mentali", un mezzo chiave della meditazione e una pietra miliare della pratica yoga, utile per comprendere meglio noi stessi nel profondo, la realtà esterna e far fronte agli stress del mondo. André Van Lysebeth spiega come possiamo aprirci alla fonte inesauribile di Vita che è il potere della mente. E' nel mio mentale che io sono felice o infelice, ed è sempre grazie al mentale se ho successo o fallisco la mia vita.

Il controllo dei sensi è molto importante nello yoga, questo ritrarsi dei sensi è chiamato pratyāhāra. Intraprendere una osservazione distaccata di ciò che accade all'esterno, è l’inizio di un’analisi, che nella sua evoluzione porta al concetto di “maya” ovvero illusione, che dovrà essere abbandonata per arrivare a conoscere la vera realtà. 

sabato 8 maggio 2021

Star in the East - Krishnamurti

Star in the East, il libro di Roland Vernon che traccia la biografia di Krishnamurti. 

Jiddu Krishnamurti - La sfida del cambiamento - Film biografico su J. Krishnamurti del 1984  vedi link https://www.youtube.com/watch?v=lWVtovuTRE0

Proverò a sintetizzare in poche righe l'interessante libro scritto da Roland Vernon su una delle figure spirituali più importanti del ventesimo secolo.  La famiglia di Jiddu Krishnamurti (1895-1986) apparteneva alla casta dei bramini e Krishna era un tranquillo ragazzo contemplativo, contento di stare seduto per ore, spesso in templi e santuari solitari. Questo aspetto solitario di Krishna potrebbe essere attribuito alla privazione emotiva seguita alla morte prematura della madre. Ben presto arrivò a dipendere su molti aspetti pratici da Nytyananda (1898-1925), suo fratello di tre anni più giovane, che sembrava possedere tutto ciò che mancava a Krishna. Nytyananda era infatti sveglio e pieno di risorse e umorismo. Narayaniah, suo padre, aderì alla Società Teosofia ed è in questo modo che Krishna da giovanissimo entra in contatto con questa organizzazione. Uno dei drammi che visse Krishna fu quello di assistere alla morte per tubercolosi in giovane età di suo fratello.

La Società Teosofica prese forma il 7 settembre 1875, sotto la spinta di Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891) e il colonnello Henry Steel Olcott (1832-1907). Gli obiettivi centrali della società furono stabiliti ed erano i seguenti: - formare un nucleo di una fratellanza universale dell'umanità;  - studiare religioni, filosofie e scienze comparate;    - indagare le leggi inspiegabili della natura e i poteri psichici latenti nell'uomo. Il motto che caratterizzava la Società Teosofia era il seguente "Non c'è religione più alta della Verità".  Annie Besant (1847 - 1933) e Charles Webster Leadbeater (1854 - 1934) furono i leader di questa associazione che videro in Krishnamurti il futuro messia e ne influenzarono l'educazione. Annie Besant era una socialista e un'atea giurata, la prima donna a fare dichiarazioni pubbliche sulla questione della contraccezione, si unì alla società nel 1889. Annie Besant si impegnò anche per l'indipendenza dell'India e pubblicò anche un giornale chiamato Nuova India e tenne alcune conferenze intitolate "Wake up India". Gandhi non ebbe comunque molti rapporti con la Besant perché la considerava troppo moderata  e forse perché inglese.

Annie Besant nel 1907 divenne presidente della Società Teosofica, la cui sede centrale si trovava a Adyar, nella provincia di Chennai (India), e ricoprì questa carica fino alla sua morte. La Teosofia, credeva nella figura di un messia o maestro del mondo, corrispondente alla figura tradizionale hindu dell'avatar. Una persona deifica inviata nel mondo in certi momenti cruciali per vegliare sull'alba di una nuova era religiosa. Dei testi sacri tibetano, indicavano che questo maestro messianico si sarebbe chiamato Krishnamurti. Leadbeater e Besant convinsero Krishna ad assumere questo ruolo di profeta e cominciarono ad educarlo nel modo migliore, fargli imparare l'inglese e formarlo nelle migliori università anche se Krishna aveva qualche problemi con gli studi universitari.

Rudolf Steiner trovò insostenibile l'idea che un ragazzo indù fosse preparato ad essere l'incarnazione del Signore Maitreya, e che questo rappresentasse una contemporanea reincarnazione di Cristo.  Fu espulso dalla società nel 1913.

La fine della prima guerra mondiale aprì opportunità pratiche a nuovi movimenti religiosi e spirituali in Occidente e la Società Teosofica era ben posizionata per rispondere a questi bisogni. Prometteva un nuovo ordine mondiale, un messia per l'umanità, una filosofia della reincarnazione.

Krishna cominciò a girare l'Europa e frequentare i convegni proposti dalla società e  non tornò in India nel periodo tra il gennaio 1912 e il dicembre 1921.  Suo padre, con cui non aveva un buon rapporto, morì nel 1924. Le persone che lo influenzarono di più in questo periodo furono Annie Besant, Nitya, Lady Emily Lutyens, Helen Knothe. Krishna continuò a scambiare lettere con lady Emily Lutyens quasi quotidianamente, e queste raggiunsero un picco di passione all'inizio del 1920. Krishna si innamorò di Helen Knothe durante il suo periodo a Ommen.

Il primo congresso dell'Ordine della Stella d'Oriente, fondato per proclamare la venuta del Maestro nel Mondo, si tenne a Parigi nel luglio 1921. Il congresso fu un grande successo e Krishna fu proposto come leader del movimento.  Nel frattempo Leadbeater aveva lasciato la società per Sidney nel 1914 e ritornò al cristianesimo.  Nel 1928 i membri della società raggiunsero il picco di 45000.  Mentre l'interesse europeo per la teosofia cominciava a crescere, l'interesse della cultura indù era ormai in declino. Durante le conferenze Krishna galvanizzava il suo pubblico ed incitava le persone a migliorarsi, sottolineava l'importanza dell'azione positiva rispetto alla passività della meditazione e della lettura. Sfidava ogni individuo a scavare dentro di sé alla ricerca del divino, piuttosto che ripetere i cliché standard. 

A Ojai (USA) nell'agosto 1922 iniziò per Krishna una straordinaria catena di esperienze mistiche. In questo periodo era in uno stato di alta sensibilità ed era asceso ad un diverso piano psichico. La missione di Krishna era di trasmettere al mondo che l'inesprimibile non potrebbe mai essere comunicato attraverso il linguaggio.  

 Il 3 agosto 1929, a Ommen, in Olanda, all’apertura dell’Assemblea Annuale dell’Ordine, di fronte a 3000 seguaci, Krishnamurti sciolse l’Ordine della Stella con il discorso che segue e nel 1930 abbandonò la Società Teosofica.  “Questa mattina parleremo della dissoluzione dell’Ordine della Stella. Molti ne saranno felici e altri ne saranno rattristati. Ma non si tratta di gioirne né di rattristarsene, perché è inevitabile, come vi spiegherò. Forse ricorderete la storiella del demonio che passeggia per la via con un amico; a un certo punto, davanti a loro, un uomo si china a raccogliere qualcosa per terra, lo guarda e se lo mette in tasca. L’amico chiede al demonio: “Che cosa può aver raccolto quell’uomo?” “Ha trovato un pezzo di verità”, risponde il demonio. “Ah, è un brutto affare per te, allora!” osserva l’amico. “Oh, niente affatto – replica il demonio – adesso farò in modo che la organizzi.”    Krishnamurti sosteneva che, essendo la verità illimitata, incondizionata, non raggiungibile da nessun tipo di strada, non può essere organizzata né si dovrebbe formare nessuna organizzazione per guidare o forzare le persone a percorrere vie particolari.

Annie Besant morì nel settembre 1933 e al suo posto, George Arundale fu eletto alla presidenza dell'organizzazione. Leadbeater morì nel febbraio 1934, continuò ad esprimere ammirazione per il suo ex allievo, diventato uno dei più importanti filosofi religiosi del tempo.

Krishna criticò frequentemente le manifestazioni di ascetismo e le tradizioni religiose  orientali e occidentali, perché le considerava negatrici di vita, aborriva la soppressione artificiale delle pulsioni naturali, disprezzava i voti monastici di castità, e sosteneva che negarsi il sesso per motivi religiosi era come negare la bellezza della creazione; bloccava le emozioni, disidratava la vita e trasformava la mente in un campo di battaglia. Dove c'è amore, non c'è questione di peccato, legalità o illegalità. Il matrimonio significava poco per Krishna, ma era sensibile alla nozione di impegno all'interno di una relazione.

Ebbe una relazione sentimentale con Rosalind, l'ex compagna di un membro della società addetto alla amministrazione (Rajagopal), con cui ebbe anche una relazione sessuale completa all'età di trentasette anni. Fu solo con la pubblicazione del libro di Radha (la figlia di Rosalind) nel 1991 che la conoscenza della relazione fu resa pubblica. Anche perché Krishna considerava il celibato un criterio necessario per il raggiungimento dell'illuminazione; ma essendo uscito dalla Società Teosofia, abbandonò questa posizione.  Nel 1935 disse a Rosalind che avrebbe voluto assumersi pubblicamente la responsabilità verso di lei e figlia Radha, ma entrambe respinsero l'idea, e la relazione clandestina continuò. Anche se la relazione di Khrisna con Rosalind non può essere descritta come disonesta, in quanto non contraddiceva i suoi insegnamenti, ma non si può sfuggire al fatto che stava conducendo una doppia vita.  

Con la minaccia della guerra in Europa, Ojai divenne la casa di Khrisna. La California divenne una destinazione popolare per pacifisti, scrittori e artisti. Aldous Huxley, Stravinsky, Brecht, Mann, Russel, Greta Garbo vennero a visitare l'uomo che aveva rifiutato l'opportunità di essere un dio. Huxley persuase Krishna a trascrivere i suoi insegnamenti. Il suo primo testo di osservazioni filosofiche fu "La prima e l'ultima libertà" nel 1954. In questo periodo fu sotto controllo dell''FBI che lo riteneva un potenziale sovversivo.  La guerra fu un  monito ai limiti della natura umana.

L'affermazione di Krishna in questo periodo fu la seguente: "Tu sei il mondo, cura il problema dentro di te e così di riflesso curi il problema del mondo, Tu sei la causa della guerra, quando nel tuo rapporto quotidiano porti aggressività".

Il nucleo dell'insegnamento di Krishnamurti è il seguente: "La verità è una terra senza sentieri". La libertà si trova nella consapevolezza senza scelta della nostra esistenza quotidiana. Quando l'uomo diventa consapevole del movimento della propria coscienza, vedrà la divisione tra il pensatore e il pensiero, l'osservatore e l'osservato, lo sperimentatore e l'esperienza. L'essenza della filosofia di Khrisnamurti è contenuta nel titolo di uno dei suoi libri più brevi ma più efficaci, "Libertà dal conosciuto".  Per Krishna Dio era un'invenzione umana. La sofferenza psicologica poteva essere risolta solo attraverso una dissoluzione del sé e un completo distacco dall'esperienza e dal passato. 

Krishna fu il guru spirituale del primo ministro Indhira Gandhi, la figlia di Nehru e dopo la guerra viaggiò continuamente in California, Europa e India tenendo conferenze. I suoi dialoghi, con uno o più interlocutori, dovevano essere un viaggio egualitario di scoperta attraverso uno scambio di idee.

Fu accusato di ipocrisia, il maestro che notoriamente e ripetutamente affermò che la sua vita era interamente senza conflitti. Il problema derivava dalla graduale rottura delle sue relazioni con Rosalind e Rajagopal. Rosalind era irritata di dover stare in disparte e assistere alla santificazione di un uomo che sapeva possedere difetti e debolezze umane. Decise che non poteva più avere alcun ruolo nella sua vita. Krishna acconsentì alla separazione.  Iniziò in questo periodo l'avvicinamento ad una sua amica Mary Zimbalist.

Nel 1968 Krishna annunciò la nascita della Foundation Trust che aveva l'obiettivo di trascrivere e diffondere il suo pensiero. Krishnamurti era l'uomo del momento, il filosofo ideale nello sconvolgimento spirituale degli anni sessanta. Rimase una figura centrale nell'apertura della psiche spirituale occidentale alle nuove filosofie, ma non divenne un'icona hippie. Denunciò l'uso di droghe come un patetico tentativo di cortocircuitare il processo spirituale e per lui la New Age in definitiva non era diversa dalla cultura braminica, cristiana o mussulmana.

La Foundation Trust sosteneva diverse scuole in India con l'obiettivo che l'educazione doveva preparare i bambini ai diversi aspetti della vita, non solo riempirli di conoscenza. Krishna fondò sette scuole, cinque in India, una in California e una in Inghilterra. Scrisse un libro "Lettere alle scuole".

Era meticoloso nella sua scelta di cibo vegetariano sano, e frugale nella quantità che ne consumava; il suo modello di esercizio fisico includeva la pratica regolare dello yoga. La sua resistenza alla decadenza fisica era stimolata da una capacità mentale che credeva aumentasse con l'età. Morì nel febbraio 1986, con un cancro al pancreas e al fegato.  Le ceneri furono divise in tre parti, una parte per rimanere a Ojai, una per essere sparsa a Brockwood, e l'altra nel fiume Gange.

Krishamurti è collocato nel rango degli uomini-dio indiani, o Avatars, un'incarnazione del divino. Non riuscì mai a convincere i seguaci che lui non era un altro Gesù. Gli avatars moderni indiani, includevano Ramakrishna (che notoriamente dichiarò la sua relazione spirituale con Gesù), Sri Aurobindo, Meher Baba, Satya Sai Baba.   Krisha non è stato nemmeno un guru alla moda, non ha mai coltivato il potere per se stesso. Non ha incoraggiato il culto della personalità, non ha accumulato ricchezze personali, non ha prescritto regole di comportamento o di abbigliamento, non ha usato la sua posizione per trarre vantaggio sessuale, il suo stile d'insegnamento è sempre stato quello di porre una domanda piuttosto che presentare la risposta. 

Krishna fu una delle figure più importanti per presentare la spiritualità orientale in un contesto comprensibile a coloro che sono condizionati dalle tradizioni teologiche e filosofiche occidentali. Era un araldo della nuova era, un segnale per il futuro delle aspirazioni metafisiche dell'uomo, una stella in Oriente.  Cercò anche di costruire un ponte con la scienza attraverso i dialoghi con vari scienziati e in particolare con David Bohm il fisico teorico, pioniere della meccanica quantistica che incontrò per la prima volta nel 1961.  

La Società Teosofica è stata uno dei principali elementi che hanno facilitato la fioritura di filosofie religiose non affiliate nel ventesimo secolo - un movimento che ha preso slancio fino a formare quello che oggi viene chiamato pensiero New Age.  ___________________________________________

Potrebbero interessarti anche Rudolf Steiner creatore dell'antroposofia, Gurdjeff, Alice Bailey, Benjamin Creme, Elizabeth Clare Profet persone che hanno dato un importante contributo allo sviluppo della nuova Era spirituale.

venerdì 7 maggio 2021

Il mio viaggio in Bhutan

Cartina dell'itinerario che ho fatto in Bhutan.  
L'aeroporto internazionale si trova a Paro, e da lì siami partiti per la capitale Thimphu, poi siamo arrivati fino alla Tang Valley.

Il Bhutan è il mio Paese preferito. E' il solo Paese al mondo dove il Bhuddismo Vajarayana, o veicolo del diamante, è la religione ufficiale. La costituzione del 2008 afferma che il Buddhismo fa parte dell’eredità spirituale del Paese. Il Buddhismo Vajrayana è uno dei tre cammini buddhisti e di natura esoterica, il diamante rappresenta la vacuità, la saggezza e la conoscenza trascendentale. Propone una via rapida alla Liberazione accessibile anche in una sola esistenza, mettendo in opera dei potenti mezzi fisici e psichici. Accorda una importanza estrema al legame tra maestro e discepolo.

Il Bhuddismo, diffusosi a partire dal VII secolo d.C., si è sovrapposto alle credenze locali, assorbendone vari tratti ed elementi. Numerose entità sono ancora venerate come spiriti dei boschi, dei laghi e dell’aria. Molte leggende narrano le lotte vittoriose dei santi buddhisti contro demoni locali, i quali, sottomessi e convertiti, si sono trasformati in divinità tutelari.

In questo piccolo Regno, mai colonizzato1 e grande quanto la Svizzera, con circa 760.000 abitanti (nel 2019), non ci sono mendicanti, furti e crimini. L'istruzione e le cure mediche sono gratuite. Il 65% della popolazione vive di agricoltura ed i parchi naturali coprono il 33% del Paese. Il Dipartimento della Cultura è incaricato di vegliare sull’identità culturale del Paese. La lingua nazionale del Bhutan è il Dzongkha.

Nell’ottavo secolo un tantrista di origine indiana Guru Rimpochè, il ‘Maestro prezioso’ introdusse il buddhismo nella sua forma tantrica in Bhutan. Il personaggio più conosciuto e venerato nel Bhutan è il Lama Drukpa Kunley (il folle divino), che come Guru Rimpoche, è una figura storica trasfigurata dal mito, investita di poteri magici, protagonista di eroiche lotte contro i demoni, apostolo della dottrina buddhista. La sua associazione a Shiva e alla potenza sessuale lo hanno reso un magico ‘erogatore’ di fecondità: al suo tempio si recano infatti le donne senza figli per ricevere la benedizione che le renderà fertili. L'aspetto particolare del buddhismo bhutanese sono le forme di demarcazione religiosa del territorio. Le valli himalayane di questo piccolo Paese, incastonato fra India e Cina, sono protette da divinità e coperte di reti simboliche e religiose: la prima rete è costituita dagli dzong (fortezze), la seconda dai templi, la terza dagli chorten (tombe) e la quarta è costituita dai cumuli di minuscoli chorten commemorativi dei defunti e dalle bandiere di preghiera. Non ci sono statue di pietra o scolpite nella roccia. 

Questi edifici sono costruiti in prossimità della riva di un fiume, passi di montagna, ponti e incroci. In luoghi considerati sacri che costituiscono i punti di contatto fra il mondo fisico, abitato dagli uomini e quello fantasmatico popolato di divinità, santi, eroi culturali e demoni. Gli chorten sono antichi tumuli di sepoltura contenenti le reliquie di re o eroi con una cupola retta da una base a cinque livelli, i cinque elementi del mondo2. Gli Lhakhang sono dei templi di taglia modesta3, i gompa sono dei monasteri, i dzong sono delle citta fortificate con funzioni militari, civili e religiose4.

Spesso in luoghi considerati sacri si incontrano migliaia di minuscoli chorten alti non più di sette centimetri e confezionati da artigiani impastando dell’argilla con le ceneri di un defunto. Il piccolo manufatto viene poi colorato di bianco (il colore degli chorten) oppure d’oro (il colore delle statue di Buddha). Si trovano sempre lontani dai villaggi, ad una debita distanza fra i vivi e i morti. 

I boschetti dei passi montani sono coperti da migliaia di bandierine di preghiera (chiamate lungdhar, ‘bandiere del vento’) legate insieme da cordicelle in modo da formare una specie di festone, che sono, insieme ai micro-chorten, una forma di demarcazione religiosa del territorio ‘diffusa’ e di natura popolare e non istituzionale. Sono bandierine su cui viene stampato il testo di una preghiera e rappresentano una forma di muta invocazione della benedizione delle divinità, e la richiesta di protezione per i vivi e i defunti. Sono di cinque diversi colori (bianco, giallo, verde, blu e rosso) che simboleggiano i cinque elementi naturali (rispettivamente ferro, terra, legno, acqua e fuoco)5.  Grandi bandiere (lhadhar, ‘bandiere di dio’) appese ad alti pennoni si trovano davanti agli dzong, e rappresentano la vittoria del bene sulle forze malefiche.

In questo contesto non potevano mancare le leggende di demoni e forze malefiche, rappresentanti l'animismo pre-buddhista. La più conosciuta è quella di una diavolessa6 che copriva con il suo immenso corpo tutto il territorio del Tibet e del Bhutan; nel VI secolo d.C7. vennero costruiti, in un solo giorno 1088 templi su tutto questo territorio, ognuno dei templi rappresentava un chiodo per bloccare al suolo questa diavolessa. Cinque templi di questo reticolo si trovano nel Bhutan centro-occidentale. Due di questi, il Jhahmpay Lhakhang e il Kyichu Lhakhang, sono i ‘chiodi’ che bloccano il piede sinistro (il tempio di Paro) e il ginocchio sinistro (il tempio nella valle di Bumthang) della diavolessa. Il terzo tempio è il luogo più sacro di tutto il Bhutan, ed è il monastero chiamato la ‘Tana della tigre’ sopra la valle di Paro e dedicato a Guru Rimpoche che a cavallo di una tigre, scaccia uno dei tanti demoni9.

I templi sono decorati da magnifici dipinti ed arazzi rappresentanti le varie leggende, descritte sopra, e Bodhisattva10Gli arazzi da tempio (Thangka, cosa che si srotola), sono usati nella meditazione come mezzo di visualizzazione e spesso in questi arazzi viene rappresentata la ruota della vita11 che è fatta girare da Yama il signore dei morti. I Bodhisattva più rappresentati sono: Manjursri, Vajrapani, Avalokiteshavara, il Bodhisattva della compassione, i Dalai Lama sono incarnazioni di questo Bodhisattva. Nei dipinti compare anche Tara12, la salvatrice e la contropartita femminile, e le Dakini che sono le divinità protettrici di origine indù.

L’arte bhutanese ha tre caratteristiche: è anonima, è religiosa e non ha nessuna funzione estetica in se stessa. E' una porta aperta alla parte più profonda dell’essere, e chi contempla queste opere con devozione può mettersi sul cammino della Liberazione. Colori, aspetti, posture, attributi, gesti sono tutti codificati e corrispondono ad un simbolismo molto elaborato.

Per concludere il Regno del Bhutan, chiamato dai bhutanesi "Druk Yul", cioè "Terra del Drago", è una monarchia retta dal 1907 dalla Dinastia dei Wangchuck13. L'attuale sovrano, asceso al trono nel 2006, è Jigme Khesar Namgyel Wangchuck. Questo sovrano illuminato mette l’accento sul benessere del popolo, la protezione dell'ambiente, propugna una modernizzazione senza perdere però l’identità nazionale. In Bhutan il PIL (Prodotto Interno Lordo)14 è stato sostituito con il FIL, l’indice di Felicità Interna Lorda che trae ispirazione dalla filosofia buddhista e pone la felicità della persona al centro dello sviluppo piuttosto che la crescita economica15. Una Costituzione, a forte vocazione per la protezione dei diritti umani, è stata emanata il 18 luglio 2008 dal governo reale del Bhutan. Sempre nel 2008 ci sono state le prime elezioni parlamentari democratiche e c’è stata la prima competizione tra due partiti. Esiste un Consiglio Nazionale composto da membri eletti nei vari distretti. Dal 1971 il Bhutan fa parte delle Nazioni Unite.                                      

 Associazione Amici del Bhutan.  https://www.bhutan-italy.com/  Sono iscritto a questa associazione che sostiene progetti di sviluppo eco-sostenibili in Bhutan.


1 Nel 1865 il Bhutan strinse un trattato di amicizia con la Gran Bretagna.

2 Gli elementi costituitivi del chorten sono cinque: una base di forma quadrata che simboleggia la terra, la cupola, che simboleggia l’acqua, una cuspide conica (il fuoco), in cima alla cuspide, una piccola sfera che rappresenta il sole, una mezzaluna (sole e luna simboleggiano l’aria) e una punta verticale (simbolo dell’etere).

3 Il lhakhang è costituito da più edifici disposti spesso intorno ad un piccolo cortile interno e circondati da un percorso lastricato che costeggia le mura esterne, lungo le quali sono collocate le rastrelliere che contengono le ruote della preghiera. Lungo questo percorso si svolge pertanto la deambulazione sacra di monaci e fedeli che fanno girare le ruote.

4 Gli dzong sono gigantesche cittadelle fortificate di colore bianco che sorgono in punti strategici. Una delle due ali dello dzong funge da monastero ed è costituta dagli alloggi dei monaci, dalle cappelle e dalla cucina.

5 Rappresentano al tempo stesso le cinque direzioni secondo la cosmologia indo-buddista (i quattro punti cardinali e il centro). Il cinque ha un ulteriore significato simbolico in quanto questo è il numero dei Buddha della meditazione, i dhyani.

6 La diavolessa incarna la religione Bon pre-buddista, Il buddhismo, penetrando nel Tibet e nel Bhutan, rappresenta il territorio come femminile, caotico e intrinsecamente malvagio, ricorre alla metafora della diavolessa, una specie di Madre-Terra maligna. Inoltre, la femminilità era vista come minacciosa fonte di desiderio, nemica del celibato monastico buddhista.

7 Il re tibetano Srong btsan sgam po decise intorno al 640 d.C. di far sorgere in un sol giorno 108 templi.

8 La scelta del numero 108 è dovuta al valore simbolico di questo numero e ai suoi significati cosmologici : 1 rappresenta il punto in cui ha avuto inizio la creazione e da cui è scaturita la molteplicità, lo zero rappresenta il vuoto mentre l’8 simboleggia l’infinito. Secondo i Veda le divinità sono 108 e ognuna di esse ha 108 nomi; il Rgveda ha 108 versetti; nel buddismo tibetano i mantra vanno ripetuti 108 volte e il rosario buddista ha 108 grani.

9 Gli altri due templi di questo reticolo sono il Chimi Lhakhang, dedicato a Lama Drukpa Kunley, che sorge nella valle di Punakha; e il Kurjey Lhakhang nella valle del Bumthang dedicato a Guru Rimpoche.

10 Nel buddhismo, un bodhisattva è una persona che, pur avendo ormai raggiunto l'illuminazione, e avendo quindi esaurito il ciclo delle sue esistenze terrene, sceglie tuttavia di rinunciare provvisoriamente al nirvana e di continuare a reincarnarsi, sotto la spinta della compassione, per dedicarsi ad aiutare gli altri

11 Il cosmo non è permanente o creato, ci sono le sei sfere dell’esistenza in cui gli esseri possono rinascere: Il regno degli dei, Il regno degli asura ( i dei ribelli e gelosi), il regno degli spiriti famelici ( preta), il regno degli inferi, il regno delle bestie, il regno degli uomini caratterizzato da nascita, vecchiaia, malattia, infermità e morte.

12 Incarnazione femminile del Buddha, Tara è una delle divinità più popolari nel pantheon buddhista, soprattutto nelle regioni Himalayane.

13 Nel diciassettesimo secolo Ngawang Namgyel creò lo Stato unificato del Bhutan, prese il titolo onorifico di Shabdrung, ai piedi del quale ci si sottomette. Il primo re del Bhutan è stato Uguen Wangchuck e fu eletto nel 1907.

14 Secondo i parametri occidentali basati sul PIL (Prodotto interno lordo), il Bhutan risulterebbe essere una delle nazioni più povere della terra; in realtà qui nessuno muore di fame, non esistono mendicanti, né criminalità, il 90% della popolazione ha accesso gratis alla sanità e all’istruzione pubblica.

15 L’indice di felicità lordo (BNB) è basata su Quattro principi: buon governo, sviluppo sostenibile, preservazione dell’ambiente naturale e preservazione della cultura. Il Bhutan riceve un grande appoggio dall’India come assistenza tecnica e finanziaria. Il Bhutan riceve aiuto da molte organizzazioni internazionali come FAO, IFAD, UNESCO

mercoledì 5 maggio 2021

Fratelli tutti, L’enciclica di Papa Francesco

Fratelli tutti, sintesi dell’enciclica di Papa Francesco del 4 ottobre 2020: serve “amicizia sociale” per un mondo malato.  Link all'enciclica

L’enciclica Fratelli tutti è un manifesto politico, un messaggio netto, inequivocabile, radicale, in cui Papa Francesco ad otto anni dalla sua elezione, indica un cammino di fratellanza ad un mondo malato, e non solo di Covid, che si estenda non solo agli esseri umani, ma anche alla terra, in piena sintonia con l’altra Enciclica, la Laudato si’. Sin dalle prime battute si pone in rilievo come Francesco d’Assisi estendesse la fraternità non solamente agli esseri umani – e in particolare agli abbandonati, ai malati, agli scarti, agli ultimi, andando oltre le distanze di origine, nazionalità, colore o religione – ma anche al sole, al mare e al vento.

Come non amare Papa Bergoglio che continua a sporcarsi le mani con la gente, che continua ad ossessionarsi per i poveri, che non strizza l’occhio al potere politico ma lo ammonisce ricordandogli come la sua missione non sia il consenso, ma abbattere le disuguaglianze e sognare e fare sognare un mondo giusto. Papa Bergoglio e sua Santità il Dalai Lama potrebbero veramente dare un grande contributo per cambiare questo mondo ossessionato dal profitto. Anche il Dalai Lama in questo periodo non cessa di predicare l’uguaglianza ed il rispetto di tutte le religioni come fa il pontefice nel capitolo otto, il rispetto dell’ambiente (recentemente ha incontrato anche la giovane Greta Thumberg), una società più giusta in cui prevalga l’amore, la benevolenza e l’altruismo.

In tempo di pandemia il Pontefice ha ribadito che siamo tutti sulla stessa barca. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato C’è bisogno di uno spirito comunitario che contrasti la febbre del consumismo e l’autoconservazione egoistica, che non esistano più “gli altri”, ma solo un “noi”. Il nucleo centrale dell’enciclica è un forte messaggio politico basato sulla fraternità e “amicizia sociale” come via per “arrivare ad un’altra umanità”, seguendo la logica della solidarietà e della sussidiarietà per superare le differenze planetaria già denunciate nella Laudato si'.

Arrivare ad una società in cui ogni persona deve essere riconosciuta, valorizzata e amata al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo dell’universo in cui è nata o dove vive. Una società che accoglie e fa convergere le diversità, valorizzandole.

In un mondo iper connesso, che non ha imparato nulla dalle tragedie del Novecento, le persone sono diventati consumatori e spettatori passivi, e i favoriti sono sempre i più forti. Parole quali democrazia, libertà, giustizia, unità perdono la pienezza del loro significato. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità. C’è il rimprovero, da parte di Papa Francesco, al mondo della comunicazione in rete, dove pullulano “forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro”. I circuiti chiusi delle piattaforme, in cui ci si incontra solo tra simili con la logica dei like, “facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio”.

Netta è la presa di posizione sulle guerre e sulla pena di morte. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. «la pena di morte è inammissibile» e la Chiesa si impegna con determinazione a proporre che sia abolita in tutto il mondo. il Papa stigmatizza l’”insano populismo” che consiste “nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo.

Papa Francesco prende anche posizione sulle immigrazioni. Bisogna accogliere, promuovere, proteggere e integrare i migranti e garantire loro, ribadisce Francesco, “Piena cittadinanza”. No ai “nazionalismi chiusi”, l’immigrato non è “un usurpatore”.

L’ultima parte di questa Enciclica è dedicata alle religioni e al loro ruolo al servizio della fraternità. Le religioni raccolgono secoli di esperienza e di sapienza, e dunque devono contribuire alla fraternità universale. Viene citato il documento firmato dal Papa e dal Grande Imam Aḥmad al-Tayyeb ad Abu Dhabi, e riportata la convinzione che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni.

In un nuovo post riporterò più in dettaglio il contenuto di questa enciclica.

 

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...