E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza. Noi abbiamo la scintilla divina e
possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il
creato animato o inanimato..
Riflessioni di David G. J. Fontana sulla meditazione. Fontana (1934-2010) era uno psicologo, parapsicologo e autore britannico. Era professore di psicologia all'università di Cardiff. Ha scritto moltissimi testi sulla meditazione, guide alla meditazione in Occidente e Oriente, guide su come insegnare a meditare ai bambini. Vedi in fondo all'articolo..
"Io ho un corpo, ma non sono questo
corpo"; "l’essenza della nostra coscienza non sparirà", "i pensieri,
per quanto validi e importanti non sono ciò che siamo, essi sorgono
e si dissolvono".
Scopo
della meditazione è favorire una maggiore conoscenza di se stessi e del
mondo. Ma le tecniche denominate "meditazione" sono molte, diffuse in
tutto il mondo e, spesso, assai diverse tra loro. Quali sono le
principali? Per che cosa si caratterizzano? In che modo si mettono in
pratica? Il testo del 1996, Tutti i metodi di meditazione di
David Fontana offre una introduzione pratica ai principali metodi di
meditazione orientali e occidentali: di ognuno indica la storia, i
principi su cui si fonda e gli esercizi che lo caratterizzano. Studiare le altre tradizioni di
meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo
adottato. Il Buddha stesso ha detto ai suoi discepoli "Prova una via e
vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala
e cerca qualcos’altro".
Il koan fondamentale è: "Chi sono io?" Sono un
nome che è usato come un'etichetta, in base alle relazioni sociali sono un marito, un padre, un docente, ecc... Non sono nè il mio corpo, nè la mia mente in quanto nel tempo si cambiano le caratteristiche fisiche o psicologiche.
La verità è che non sappiamo chi siamo e proviamo una sensazione di vuoto. Non è sempre facile distinguere i
propri pensieri dalle vere esperienze interiori. Spesso ci si chiede quale è il confine tra la
semplice autosuggestione e l’esperienza mistica.Senza l’introspezione la
pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con
l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e occorre
abbandonare l’attitudine intellettuale, si eliminano i confini tra
esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.
Come meditare? Per inizare a meditare occorre concentrarsi su un punto specifico,
narici o addome, lasciare entrare ed uscire l'aria dalle narici con una
piccola pausa, tra inspirazione ed espirazione e tra espirazione ed inspirazione, contemporaneamente si alza e si abbassa l’addome lasciandosi andare.
La respirazione deve avvenire in quattro fasi: inspirazione, ritenzione, espirazione, ritenzione. Le espirazioni devono essre più lunghe delle
ispirazioni con il seguente ritmo: 2 tempi per l'inspirazione, 8 tempi per la ritenzione e 4 tempi per l'espirazione. Portando l'attenzione alla respirazione, si
sviluppa la concentrazione. La calma meditativa e la relativa tranquillità sono diverse dal semplice rilassamento. Attraverso l'introspezione si avvia il processo di scoperta su chi siamo veramente.
Senza l’introspezione la pratica non
può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si
entra nel mondo interiore della mente e in questa nuova dimensione occorre abbandonare completamente l’attitudine intellettuale. Attraverso l'introspezione si eliminano i confini tra esterno ed
interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare. L’energia fisica sale lungo il canale shushumna al centro della colonna vertebrale e in questo modo si raggiunge l'unione con l’energia spirituale e l'energia cosmica. In quel momento di calma la mente fa
convergere l’energia verso quel singolo attimo di potenza.
Quanto dura il cammino? Dipende dalle
opportunità, l’aiuto e la compagnia di persone affini ecc, Comunque una
volta iniziato il cammino non c’è modo di tornare indietro.
Quando si decide di seguire un maestro
bisogna agire onestamente e dare a lui totale fiducia e seguire
il metodo che ci propone, se dopo un tempo ragionevole non si
riscontra alcun beneficio, allora si cerca un
altro insegnante. Studiare le altre tradizioni di
meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo
adottato. Lo stesso Buddha ha detto "Prova una via e
vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala
e cerca qualcos’altro". Non c’è separazione tra la pratica
della meditazione e lo stato a cui essa porta, l’illuminazione fa
parte della pratica sin dall’inizio. Meditare è sia la via che il
suo frutto.
Ci sono due tipi di meditazione, la dimensione statica e la dimensione dinamica. Se non ci sono garanzie di una vita
morale corretta e autodisciplinata è meglio scegliere meditazione
statica.
Nella dimensione statica occorre fermare la mente. Una meditazione statica e la meditazione Vipassana. Si cerca di arrivare ad una vigile e stabile consapevolezza tra
inspirazione e espirazione, ed arrivare alla calma mentale, che sono i momenti in cui la
verità si rivela, poi piano piano la consapevolezza si estende a tutto il corpo
centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la
mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la
respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni. Un'altra meditazione statica è il Taiji. I movimenti del taiji sono come un'agopuntura
interna, il ch’i o qi è la forza vitale fondamentale (corrisponde
al prana) va indirizzato, l’effettiva direzione cosciente del qi verso specifiche
parti del corpo è detta qigong. Questa meditazione aiuta a trovare la calma anche nella
confusione quotidiana, se si osserva attentamente un esperto praticante, si constata che si muove
con economia di sforzo, e calma vigile nell'eseguire i compiti quotidiani.
Nel buddhismo tibetano, durante le tecniche meditative, viene utilizzata la pratica del tummo, i monaci meditanti riescono ad asciugare i lenzuoli
con il calore del corpo fisico che poi non è altro che il calore psichico. I Dervisci sufi invece entrano in stato meditativo attraverso la danza e un roteare vorticoso.
Durante la
meditazione ci si avvale spesso dei mantra, la ripetizione di un
suono coordinata con la respirazione. Il mantra supremo è OM, che è il
suono originario da cui sorge la creazione. Il mantra è un supporto
alla concentrazione
più evidente della respirazione, spesso si recita facendo scorrere i
grani di un mala (rosario di 108 grani). I suoni di molti mantra hanno
un potere di entrare in contatto con la profondità dell’inconscio.
Mantra significa liberazione del
pensiero, e quindi il praticante deve arrivare a concentrarsi sullo
spazio che rimane tra i due suoni. Il mantra è considerato oggetto di
bhakti (devozione), può anche essere l'incarnazione di un maestro.
Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta
japa, una ripetizione del suono e del significato. Il mantra tibetano
più conosciuto è "Om mani padme hum", il mantra indiano più conosciuto
è "Hari om tat
sat", o "Om shanti". Si può anche meditare sulla compassione, sulle
sofferenze dei propri cari, o chiunque a noi vicino. Suoni ritmici
accompagnano spesso la meditazione, soprattutto il suono di un tamburo o
dei sonagli (sferetta cava di metallo con uno stretto intaglio, nella
quale è racchiusa una pallina di ferro) superiore a duecentocinque
battute al minuto che ha un effetto particolare sul cervello, favorendo i
ritmi alfa e beta di solito
associati agli stati alterati di coscienza. La ripetizione di alcuni
suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio. Metodi di meditazione statica:
- Vipassana ("vedere
le cose in profondità, come realmente sono", è una delle più antiche
tecniche di meditazione dell'India, oggi utilizzata soprattutto nel
buddhismo). La pratica mira ad una vigile e stabile consapevolezza tra
inspirazione e espirazione (i momenti in cui la
verità si rivela), alla calma mentale, poi la consapevolezza si estende a
tutto il corpo
centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi
dell’addome, la
mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la
respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.
- Taiji (Taiji
è un termine della filosofia cinese usato per riferirsi al "supremo
ultimo" stato dell'assoluto indifferenziato e potenziale infinito,
l'unità prima del dualismo, dalla quale yin e yang originano). I
movimenti del taiji sono come una agopuntura
interna, per risvegliare il ch’i o qi che è la forza vitale
fondamentale per l'essere umano (corrisponde
al prana indiano). L’effettivo indirizzamento cosciente del qi verso
specifiche
parti del corpo è detta qigong. Aiuta a trovare la calma anche nella
confusione quotidiana, si può osservare che un esperto praticante si
muove
con economia di sforzo e calma vigile anche nella vita di tutti i
giorni.
- Hatha Yoga (Posizioni o posture confortevoli e stabili, a cui si associano tecniche di respirazione e meditazione).
Praticando l'hatha yoga si ha il controllo dei flussi di
energia vitale nel corpo, e il controllo del corpo diventa un supporto
alla meditazione. Una tecnica di meditazione è la visualizzazione sul
canale shushumna, per far ascendere l’energia fisica e arrivare
all'unione con l’energia spirituale. Nel Tibet viene attuata una forma
di hatha yoga, la pratica del tummo, ossia l'asciugare i lenzuoli
con il calore del corpo fisico (calore psichico).
Dimensione dinamica. Se non si vive una vita morale, corretta e
autodisciplinata è meglio scegliere la meditazione statica. Nella
meditazione dinamica si lavora su una sequenza di stimoli diversi,
invece
di concentrarsi su un unico aspetto come il respiro. Il grande mistico indiano Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, alla ripetizione del suono e del
significato. Nella meditazione viene usata anche la ripetizione dei mantra (suoni primordiali) coordinata con la respirazione. Il mantra è uno degli strumenti più potenti per calmare la mente e riconnetterci con la nostra parte spirituale. ll più conosciuto è il mantra OM (AUM) che rappresenta il suono cosmico, l’origine di tutti gli altri suoni. La parola suprema che si usa nella meditazione è OM il
suono originario da cui sorge la creazione. Uno dei mantra più conosciuti è “Hari Om Tat Sat” , un mantra molto antico, tratto dai Veda che significa ” la realtà manifesta e quella non manifesta sono quell’infinita vita, che non ha mai fine“. Un altro mantra conosciuto è "Om shanti" che significa pace e armonia.
Hari”
rappresenta la Realtà Manifesta, mentre “OM” rappresenta la realtà non
manifesta. Quando si pronuncia “Hari Om” lo si fa per significare che
la realtà è immanente così come trascendente. “Tat Sat” significa
“quella esistenza trascendente”. Ecco la versione di “Hari Om Tat Sat”, cantata da Deva Premal : clicca qui I Mantra sono un supporto alla concentrazione
più evidente della respirazione. I suoni di molti mantra hanno un potere
che porta il mantra nella profondità dell’inconscio. Mantra significa liberazione del
pensiero, e si cerca di concentrarsi sullo spazio che rimane al suo posto. Nella recitazione del mantra, si usa la mala per aiutare il conteggio delle ripetizioni. La mala è una collana di 108 perle, tradizionalmente di sandalo, tulsi (basilico indiano) o semi di rudraska . Il Mantra viene ripetuto ad ogni perla, facendole scorrere tra pollice e medio. 108 è un numero sacro: Il numero 1, la linea, simbolizza Dio, l’energia, il potere da cui derivano tutte le altre linee, cerchi o movimenti. Lo 0 è un cerchio che rappresenta la creazione di Dio come completa e perfetta.Il numero 8 è il simbolo dell’infinito. Il mantra può rappresentare l’incarnazione del maestro ed è considerato oggetto di bhakti. Uno dei mantra tibetani più conosciuti è "Om mani padme hum", che è il mantra che permette di meditare sulla compassione e sulle
sofferenze dei propri cari, su chiunque a noi vicino e fa sviluppare una profonda empatia verso l'altro.
Il suono ritmico, di tamburo e sonagli, superiori a duecentocinque battute al minuto ha effetto sul ritmo
elettrico del cervello favorendo i ritmi alfa e beta di solito
associati agli stati alterati di coscienza, la ripetizione di alcuni
suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio. Per Steiner un modo di meditare è concentrarsi su un seme, nei
minimi dettagli, sulla sua forza vitale, piano piano si lascia sorgere il pensiero che da
quel seme nascerà una pianta. Nello sciamanismo si arriva a stati alterati di
coscienza, con perdita del senso del tempo, del luogo e dell’identità
personale. Anche nel misticismo cristiano ci sono forme di meditazione basate sulla preghiera estatica.
La tecnica della visualizzazione che si usa nella meditazione oggettiva e
dinamica.
La visualizzazione, se praticata,
correttamente costituisce uno strumento estremamente potente per lo
sviluppo dell’uomo, ed è in grado di influire su un vasto ambito di
funzioni psichiche e fisiche. Una tecnica consiste nel visualizzare tutte le parti del corpo e
poi lasciare andare sentendo i muscoli che si rilassano. Per poter adottare la tecnica della visualizzazione la mente deve
essere rilassata, calma e aperta, l’immagine non deve essere
visualizzata con gli occhi ma in stretto ambito mentale. Alcune tecniche di visualizzazione:
- immaginare di stare sdraiati
sull’erba o sulla spiaggia, cercando di sentire l'erba, il rumore
delle onde, il canto degli uccelli, scorgere il cielo
blu infinto, ecc,
- quando la concentrazione sul terzo
occhio è stabile si lascia sorgere un’immagine geometrica, un
triangolo equilatero bianco ( 7 cm * 7 cm) su foglio nero o
viceversa; si può usare il supporto di un foglio attaccato alla
parete a distanza di circa 1,15 metri dal punto dove si è seduti, poi
visualizzare i triangoli verde vuoti, su sfondo bianco, poi pieno,
poi passate da pieno a vuoto e viceversa.
- all'inizio la visualizzazione si basa su forme geometriche semplici
e chiare. Poi si passa a visualizzare forme archetipe che richiamano l'inconscio collettivo come:
croce, cerchio, quadrato e triangolo. Il potere simbolico delle
forme geometriche è messo in risalto in modo particolare nello yantra. Lo yantra è un diagramma geometrico costituito per lo più da linee e cerchi
concentrici, utilizzato nell'induismo e in particolare nel tantrismo
come ausilio alla meditazione rituale in quanto visualizzazione astratta
di una divinità o di un aspetto di essa, generalmente associato a un mantra. La parola yantra deriva dal sanscrito “yam” e significa
"strumento", "congegno", "veicolo". Questi disegni sono una
rappresentazione della divinità durante la meditazione o il culto e
hanno lo scopo di supportare l’esperienza mistica.Gi yantra, in genere, sono costituiti da una forma quadrata
all’interno della quale si iscrivono figure varie come triangoli, petali
di loto, cerchi; hanno tutti un valore altamente simbolico:
il cerchio, per esempio, rappresenta la Coscienza Universale, il
quadrato rappresenta la terra, il triangolo, a seconda del suo
orientamento, l’energia maschile o femminile.Il punto focale è comunque sempre il centro, chiamato Bindu:
simoboleggia l’essenza dell’universo, il principio assoluto dal quale è
scaturita la creazione, l’unione tra il Maschile e il Femminile;
parallelamente riporta al centro del proprio sé mettendo in accordo e
vibrazione tanto il divino che la coscienza umana inseriti e avviluppati
nella composizione.Ogni yantra, generalmente, raffigura una precisa divinità, ma può avere molteplici funzioni, come ci illustra Stefano Piano nella sua “Enciclopedia dello Yoga”: “In
alcuni casi, può raffigurare il mondo o la sua manifestazione o anche
facoltà mentali, o ancora quel microcosmo che è il corpo umano; infine,
uno yantra può costituire uno strumento per un rito magico che si pone
uno scopo ben preciso, come la conquista di una donna o la vittoria su
un nemico”. La realizzazione di questi diagrammi da parte degli adepti lascia ben
poco spazio a qualunque velleità artistica dal momento che essi sono governati da precise regole compositive. Anzi, il disegno stesso diviene culto in sé e rituale data la pazienza, il rigore e l’attenzione necessari per costituirlo.
- Dalle forme geometriche si passa
alla visualizzazione figurativa, di oggetti e persone.
- La visualizzazione dei luoghi è il
livello finale della visualizzazione.
La visualizzazione
di un simbolo e la contemporaneamente pronuncia della sua sillaba seme
rende subito la concentrazione più profonda perché agisce
simultaneamente sui piani visivi e uditivi.
Un'altra ulteriore suddivisione può essere fatta tra dimensione soggettiva e dimensione oggettiva
La dimensione soggettiva si basa sull’esame della propria
mente per osservare se stessi e la vera natura della coscienza. La tecncia consiste nel concentrarsi con chiarezza e precisione
su ciò che si trova nella mente nell’istante presente. E' molto difficile fissare l’attenzione
mentale al livello dell’assenza di forma. Solo dopo un lungo periodo di meditazione con forma si
può passare alla meditazione senza forma. In questo caso si volge la mente verso la meditazione,
ci si concentra sul mantra, piano piano la concentrazione aumenta, anche se l’oggetto
della concentrazione non è più presente e sorge poco a poco la calma, l'agitazione è superata e si
manifesta l’introspezione. Per evitare uno stato di completo abbandono,
bisogna essere sempre vigili. Si pratica sia durante la meditazione,
sia durante le attività quotidiane. Tutto ciò che possediamo è il momento
presente; chi desidera conoscere la realtà deve riconoscere la
realtà che sorge e scompare momento per momento.
Lo Zazen è la forma di meditazione nello zen. Lo Zen si basa su tre
pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza
dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (Perché gli esseri
soffrono?), grande determinazione nel cercare di trovare una risposta. Il
mondo è perfetto; Egoismo, odio, inganno sono le prove e gli ostacoli che
gli esseri umani devono affrontare. L'obiettivo dello Zen è di arrivare attraverso la meditazione e il koan al satori. I koan sono domande senza senso perché la
risposta a questi misteri non ha un senso. Il maestro pone all'allievo una domanda che non può
trovare una risposta se si usa il pensiero razionale, lineare ed
analitico. Il koan al centro di ogni altro è il seguente: "Chi
sono io". Conoscere qualunque oggetto nella
totalità dei suoi aspetti significa conoscere il mondo intero.
Il satori
è il momento dell'illuminazione nella pratica del Buddhismo Zen,
momento in cui l'intera esperienza personale e cosmica è proiettata in
un unico istante, che porta ad un annullarsi cosciente del soggetto, non
derivante da una rinuncia al mondo esterno ma dalla partecipazione ad
esso tramite l'atto puro.
Durante la pratica possono manifestarsi due tipi di samadhi:
- Samadhi positivo, il praticante è completamente assorto in un’attività
(ad esempio la pittura), ma rimane un pò di coscienza del sé;
- Samadhi assoluto, il praticante diviene un tutt’uno
con l’attività, si raggiunge un vuoto
assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le
semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle
piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far
precipitare su di noi l’intero universo.
Entrambi possono portare al kensho, la
prima esperienza di satori (illuminazione). Il Kensho è lo sguardo che trasforma e rivela la vera natura di tutte le
cose. Nella pratica dello Zen, il Kensho è un'esperienza tanto cruciale
da essere paragonata al ritrovamento di un inesauribile tesoro che
rivela le potenzialità, esistenti in ogni momento, per raggiungere la
consapevolezza pura, libera dalle proiezioni dell'ego. A questo punto dopo il kensho occorre
armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del
comportamento, e vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.
Shikantaza è una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono. Sebbene si possa cercare di comprendere il tuo pensiero, è necessario capire “il vuoto” attraverso la propria esperienza. Nel buddismo l'idea di vuoto e l'idea di essere sono sinonimi e non opposte. Non si può raggiungere una piena comprensione della vacuità solo con la mente pensante o con i sentimenti. Solo attraverso un'intensa pratica di zazen si può arrivare a comprendere la vacuità. Nello zen c'è un termine shosoku, che indica un suggerimento che proviene dal mondo della vacuità. Quando vedi un fiore di pruno, o senti il suono di una piccola pietra che colpisce il bambù, questa è una lettera dal mondo del vuoto.
Zazen è la più difficile forma di
meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al
pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto, per
analogia si può immaginare una persona che si mette a guardare dall’alto di
un viadotto le auto che sfrecciano sotto di lui. Con il passare del tempo il numero delle auto diminuisce ed ad
un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più
traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più
profonda introspezione di vuoto. Osservare i pensieri aiuta ad esaminare
la mente.
La dimensione oggettiva presuppone un potere spirituale esterno
con cui il praticante può entrare in contatto e da cui si può
ottenere aiuto. Un esempio è quello di meditare su una statuetta (rupa) o su
un dipinto (tankha) cercando di interiorizzare il significato
simbolico che l’immagine riveste. Alla fine della meditazione
si cerca di dissolvere la visualizzazione in se stessi. Sulla base di questa devozione nascono il bhakti yoga e il bhakti marga.
Il movimento bhakti marga è stata fondato da Sri Swami Vishwananda nel 2005. Bhakti signifca amore e devozione, mentre Marga sta per strada o percorso. Bhakti marga è la via dell'Amore e della devozione per il Divino. Noi abbiamo in noi la scintilla divina e
possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il
creato animato o inanimato.
Le interpretazioni del divino possono essere le seguenti:
- Dio trascendente ed esterno alla
creazione, il mondo nasce da una sostanza, una materia che non è parte di Dio;
- Dio immanente in tutto ciò che
esiste, la mente non riesce a capirlo;
- Dio è contemporaneamente immanente e
trascendente, maschile e femminile;
- Dio è dotato sia di forma che di attributi
- Dio è privo di forma ma dotato dei suoi
attributi
- Dio è senza forma né attributi ( il Brahman, il Dio
di cui nulla può essere detto, neti , neti degli indù.
Testi scritti da David G. J. Fontana sulla meditazione:
- Gli elementi della meditazione. Per il benessere di mente e corpo;
- Sapere chi sei, essere chi vuoi.The Meditation Handbook: The Practical Guide to Eastern and Western Meditation Techniques;
- You Can Master Meditation;
- Creative Meditation & Visualisation;
- How to Teach Meditation to Children.