venerdì 11 febbraio 2022

Il Qi gong

Nella tradizione Taoista il qi gong è un metodo per il mantenimento e lo sviluppo delle proprie capacità energetiche, e quindi per la prevenzione delle affezioni.

 Il qi un elemento costituente essenziale del mondo naturale e della vita.  Anche l’uomo, pur essendo piccolissimo, è un universo completo, poiché i cinque organi ed i sei visceri costituiscono un microcosmo sistemico; le dinamiche con cui si muove il qi lungo i canali energetici hanno un rapporto strettissimo con la dinamica con cui si muove il qi nell’universo. Le dinamiche energetiche del sistema universale e quelle del sistema biologico umano, dunque, seguono le medesime regole di funzionamento.

I taoisti ritengono che tutto ciò che si muove nell’universo abbia un moto indotto dal qi. Laozi, il fondatore del taoismo, sperimentò che il qi è presente sia nel remoto universo siderale sia nel microcosmo infinitamente piccolo, comprese le particelle subatomiche. Laozi, trascritto anche Lao Tzu, Lao Tse, Lao Tze o Lao Tzi, è stato un filosofo e scrittore cinese del VI secolo a.C., presunto autore del Tao Te Ching. Nel I secolo d.C. divenne la principale divinità del pantheon taoista.

La condizione qualitativa e quantitativa della yuanqi, ossia l'energia potenziale acquisita alla nascita  determina la qualità della vita di una persona, se sarà elevata  ci sarà salute e longevità.  I taoisti ritengono che ogni persona possa idealmente vivere 120 anni, ma l’essere umano consuma man mano yuanqi fino ad esaurirla, per poi morire. 

Durante la vita, si può aumentare il potenziale energetico del praticante con tecniche semplici come il tibao, chenbao, yijinggong e la piccola circolazione celeste. Se praticate dai genitori prima del concepimento, permettono di potenziare e migliorare lo stato energetico del nascituro. Il rafforzamento del potenziale energetico viene fatto anche attraverso buone abitudini di vita: un’adeguata alimentazione, un corretto riposo, corrette relazioni sociali e affettive, una moderata attività sessuale.

In epoca Tang  il taoista Cui Xifan, scrisse un’opera intitolata Cuigong ruyao jing, che illustra come mantenere il regime ottimale di energia nel corpo.

 Il tibao si pratica in piedi, occhi chiusi, piedi leggermente flessi, come se si andasse a cavallo, schiena dritta, cercare di percepire i tre canali energetici: spalla e piede sinistro, spalla e piede destro, dal centro della testa fino al plesso solare.  Stando immobili, si deve cercare di immaginare di ingigantire il corpo, ciò permette di rilassare maggiormente il corpo ed i canali energetici diventano più visibili.

Nella fisiologia sottile le particelle di energia ruotano in maniera casuale (come la neve nella palla di vetro) nel corpo, e con la meditazione si cerca di canalizzarle, attirate da due poli opposti creano un flusso.  Nel Tibao, le mani sono aperte, i palmi puntano a tre centimetri sopra l’ombelico, si cerca di immaginare di tenere tra le mani una sfera di energia, che è simile ad un palloncino di plastica, dobbiamo trovare la distanza giusta tra le mani per tenere il palloncino e non farlo scoppiare, quando avvertiamo una piccola resistenza, quella è la distanza giusta.

Nel chenbao, i palmi puntano al centro del cuore, all’altezza dei seni, anche qui si cerca di immaginare di tenere tra le mani una sfera di energia. Nella variante del chenbao, si immagina di far ruotare la sfera di energia.

L’ Associazione Italiana di Qigong (A.I.QI.GO), diretta emanazione della World Academic Society of Medical Qigong con sede a Pechino, è il punto di riferimento ufficiale in Italia per la diffusione, l’apprendimento e lo studio del qigong medico (QGM).   Vedi link:   http://www.ihqa.it/chi-siamo

sabato 5 febbraio 2022

La meditazione benevolente

 Meditazione  in sanscrito corrisponde a "bhavana" coltivare e in tibetano "gom " familiarizzare.  Si familiarizza con il funzionamento della nostra mente,  e si cerca di sviluppare qualità  come l’attenzione, l’amore altruista, la libertà interiore per diventare un miglior essere umano, per trasformarsi interiormente e mettersi al servizio degli altri. La meditazione è un mezzo accessibile a tutti, tutti possono coltivare l’amore altruista. L'apprendere la meditazione, passa necessariamente per una trasmissione vivente, un incontro con un Maestro. La piena coscienza sviluppata da Jon Kabat Zinn produce eccellenti risultati nel ridurre l’ansietà, il dolore ma non favorisce lo sviluppo da parte del meditante dell’amore altruista.  Per questo è utile sviluppare  la piena coscienza benevolente,  o caring mindfulness.  Sviluppare una capacità di accogliere le sofferenze dell’altro in maniera costruttiva,  che è diverso dall' empatia che può portare ad una forma di angoscia o burnout.  La compassione riafferma la nostra forza d’animo, il nostro equilibrio interiore e la nostra determinazione coraggiosa ad aiutare quelli che soffrono..

La meditazione benevolente associa compassione ad amore altruista. Trenta minuti di meditazione sull’amore altruista fanno aumentare comportamenti  pro sociali, la voglia di assistere e riconfortare gli altri. Si assiste, a livello morfologico del cervello, ad una diminuzione dell’attivazione della amygdale, l'area neuronale del cervello associata all’aggressività e  alla paura.  La meditazione benevolente può servire a medici e infermieri a rafforzare e reagire in maniera più positiva alla sofferenza. Lo sviluppo dell’altruismo può far bene alla società tutta intera e può servire a promuovere i valori umani, che sono ancora più fondamentali che le religioni.  La meditazione, inoltre, favorisce l’attenzione e l'equilibrio emozionale.  Differenti livelli della mente corrispondono a diversi  livelli del corpo.  Dal corpo grossolano al corpo di energia, a livello più sottile.  E’ su questo piano che si manifesta il potere di guarigione dei suoni e dei mantra. I mantra sono dei suoni e delle vibrazioni che percorrono il corpo e l’universo.  I punti energetici del corpo sono identificati con suoni particolari.  Quando la vibrazione di un organo malato entra in fase con la vibrazione di un mantra curativo appropriato l’organo può guarire. "Man"  (manas) è la mente,  "Tra" significa  proteggere:  proteggere la mente dalla sofferenza e l’ignoranza.  La ripetizione del mantra tibetano OM Mani Padme Hum mette in armonia i bioritmi del corpo (respirazione, cuore, tensione arteriosa).  Anche per  la visione olistica della fisica quantistica, tutto è energia e vibrazione. L’essenza d’ambrosia, conosciuto in Tibet come Gyushi  è un testo composto nel VII – XII secolo, che parla della terapia con l'uso di mantra, presentando più di 100.000 formule. 

Per Cristophe Andrè, saggezza e meditazione sono in parte legati.  Sono duemila anni che si medita, il primo vero cambiamento avviene negli anni ’60.  Il primo fattore fu il contatto con maestri, grazie alla maggiore presenza in America e Europa di insegnanti asiatici, dovuto alle congiunture storiche particolari, diaspora di maestri zen dal Giappone dopo la seconda guerra mondiale, o quella di lama e tulku tibetani (un tulku è una persona che è stata riconosciuta essere la reincarnazione di qualche importante maestro) a seguito dell’annessione del Tibet alla Cina o dall’esilio per motivi politici come nel caso del celebre monaco vietnamita Thich Nhat Hahn.  Anche grazie alla maggiore facilità con cui, a partire da questi anni, era possibile recarsi in Oriente, India e Giappone.  Il secondo fattore che ha permesso lo svilupparsi di un interesse più maturo nei riguardi delle pratiche contemplative buddhiste e orientali è stato il fiorire di una generazione di praticanti "Ricettori", un gruppo di persone nate tra 1930 e il 1950 di lingua inglese o conoscitori dell’inglese, iniziatori di una nuova fase del buddhismo, dei suoi adattamenti e sviluppi. Come Joseph Goldestein, Cristina Feldman, Jack Kornfield, Larry Rosenberg, Sharon Salzberg e Corrado Pensa.  Corrado Pensa fece  la prima esperienza meditativa nel 1970 presso lo zen center di san Francisco sotto la guida di Suzuki Roshi. Il contatto con la vipassana avvenne nel 1975 con Jack Kornfield in California. Queste persone hanno fatto un’opera di metabolizzazione degli insegnamenti ricevuti, ne hanno saputo cogliere gli aspetti vitali, per poi riformularli e trasmetterli ad occidentali nel rispetto dello spirito originario. Riformulazione e integrazione però non vogliono dire sincretismo. Sebbene il linguaggio possa risultare lontano da quello tradizionale, allo stesso tempo, vi resta fedele nel profondo.  L’insegnamento richiede un carisma particolare che alle volte non hannno neppure le persone progredite nel cammino interiore.  Ad esempio il Pratyekabuddha o Buddha solitario o Buddha per sé, è  una persona realizzata, ma non in grado di mostrare agli altri il cammino. 

Negli anni ’60 entra in voga la meditazione trascendentale  (Maharishi  Mahesh Yogi) cui aderiscono i Beatles,  tinta di una spiritualità new-age con colpi di gong e incenso.  Un altro cambiamento si ha negli anni ’80 quando Jon Kabat-Zinn intuisce che gli enormi benefici delle pratiche meditative potranno essere accessibili al grande pubblico, solo se, queste pratiche saranno laicizzate e semplificate. Si inspirerà alla pratica Vipassana buddhista, per elaborare la pratica della piena coscienza, una forma di meditazione laica. L’iniziazione a questa disciplina comporta otto sedute per otto settimane con un insegnamento progressivo e adatto agli occidentali. Questo triplo movimento (laicizzazione, semplificazione, codificazione)  permette l’entrata della meditazione negli ospedali , facilita gli studi di validazione scientifica, i risultati favorevoli aiutano alla diffusione di questa pratica nel mondo delle cure mediche (ad esempio all'ospedale Parpan, di Toulouse). Il consenso medico facilità in seguito l’adozione di questa pratica nel campo dell’educazione, dell’imprese.

La meditazione è un cammino nel quale si porta l’attenzione verso un certo numero di variabili (corporee, sensoriali e mentali).  Per far si che si parli di meditazione, questi esercizi devono essere deliberati,  prolungati e ripetuti.  Spesso meditare è percepito come un’attività intellettuale (riflettere su un soggetto) mentre la maggior parte delle pratiche meditative passano per il corpo.  Ci sono una moltitudine di pratiche, alcune richiedono l’immobilità, altre a volte il movimento. Spesso si associa la meditazione ad un quadro di convinzioni religiose mentre si può perfettamente vivere in un quadro laico.  

I punti comuni ad ogni pratica sono: 1-  Non agire,   2-  concedendosi un tempo di ritiro, di silenzio, di lentezza, di continuità,   3- durante il quale l’attenzione si stabilizza  4- senza reagire alle stimolazioni esterne come rumori o interne come pensieri ed emozioni,  5- ma osservandoli in maniera attenta e distaccata.  Meditare deriva da meditari in latino, da mederi  dare delle cure a.                                           Le persone in salute che praticano riducono lo stress. Sul piano psicologico prendere del distacco e essere presente alla vita aumenta il sentimento di  benessere.  Una pratica meditativa regolare permette di migliorare le difese immunitarie (modifica il modo in cui i nostri geni reagiscono ai fattori esterni). Il fattore genetico può essere migliorato dalle nostre emozioni.  Uno studio condotto ad Harward,  ha concluso che se la meditazione è regolare ed intensiva, potrebbe compensare le nostre fragilità ereditarie.  Uno studio importante sotto il nome di progetto Shamatha in California ha dimostrato che la meditazione stimolava l’attività del telomerase e poteva frenare l’invecchiamento cellulare ed aumentare la longevità.  Nei nostri cromosomi ci sono dei cappucci protettori chiamati telomeri che ne frenano l’usura e che possono essere riparati da un enzima chiamato telomerase.

"La saggezza è una forma di ricerca che tenta di non negare il reale." Compte Sponville.                        "Il  sapere guarda verso l’esterno, la saggezza all’interno".    Un saggio zen.       

La saggezza non può fare a meno della conoscenza di sé, una conoscenza umile ed esigente. Non si può proclamare la nostra saggezza nella quotidianità di fronte a persone che dividono la nostra intimità e che ci hanno visto tante volte “non saggio” ma si può sempre farlo credere ad un pubblico anonimo. Il sapere accresce le nostre conoscenze su di sè.  La saggezza è un sistema esperto per la gestione delle conoscenze. I criteri utili alla saggezza sono la contestualizzazione, il relativismo dei valori, la tolleranza all’incertezza.   

Gli insegnamenti buddhisti precisano che ci sono due vie: 1- quella del rilassamento, Shamata (calma mentale) ma è importante che a questa sia associato il discernimento,  2 - quella della visione penetrante, Vipassana che è molto vicina alla saggezza come è stata definita sopra.        La meditazione apprende a non fissarsi sui pensieri preoccupanti ed emozioni negative, ma a tollerare la loro presenza senza aderirvi e mantenendo le distanze da esse.  

Molte forme di meditazione sono indirizzate sulla benevolenza e la compassione e gli studi mostrano che queste tecniche funzionano anche sui debuttanti, modificando effettivamente il comportamento di aiuto e di apertura verso gli altri.  Saggezza e meditazione sono molto vicine. In Occidente  per molto tempo abbiamo messo l’accento sul solo aspetto intellettuale,  mentre le saggezze orientali sono più attente all’equilibrio emozionale e corporeo. La meditazione potrebbe arricchire le nostre riflessioni filosofiche e rivalorizzare le emozioni, il corpo, l’intuizione e la contemplazione.

Secondo il filosofo ateo, Andrè Comte-Sponville,  “Non fare niente, ma a fondo” è  la migliore definizione per lo zazen.  Lo zazen e la meditazione di piena coscienza non sono molto differenti, si tratta, in entrambi i casi,  di una pratica  seduta, silenziosa, e senza oggetto.  La meditazione consiste in 10, 15 minuti di silenzio, d’immobilità e di serenità. E qualche volta… si tratta semplicemente di vivere. Il mentale e l’ego ci separano da questa semplicità. Siamo sopraffatti da mille preoccupazioni di lavoro, di famiglia, o d’amor proprio.  Meditare è immobilità, attenzione pura, senza scopo, senza dottrina, senza giudizio, un'attenzione al corpo, alla postura, alla respirazione, alle sensazioni.   

Quando si pensa non si percepisce, quando si percepisce non si pensa” dicono i testi zen. La spiritualità è la vita dello spirito (della mente), nel suo rapporto con l’infinito, l’eternità, l’assoluto. La mente non è altro che lo stesso corpo, dotato di coscienza e di sensibilità. L’Occidente privilegia il logos (il discorso e la ragione), il soggetto (l’anima, l’ego, il cogito) e l’immutabile e la trascendenza.  L’Oriente privilegia il silenzio, l’immanenza, l’impermanenza, il vuoto.  Il buddhismo arriva a negare l’esistenza del sé, sia assoluto (il brahman indù) che relativo (l'atman indù).  L’interesse per la spiritualità orientale ha delle basi solide quali la mondializzazione e il bisogno di spiritualità dopo la crisi del cristianesimo.

venerdì 4 febbraio 2022

La mere - Aurobindo

Mirra Alfassa (1878-1973), nota con il nome di Mère, è stata una mistica francese, seguace e compagna spirituale di Sri Aurobindo. Durante la sua eclettica giovinezza, si era dedicata alla letteratura e allo studio delle filosofie comparate, ma soprattutto alla pittura, alla musica e all'occultismo. Sin da giovanissima si era sottoposta spontaneamente ad una disciplina interiore.  Una donna eccezionale, che sorretta da una beatitudine permanente, a volta andava in trance, facendo (tra gli undici e i tredici anni) una serie di esperienze psichiche e spirituali che le rivelarono l'esistenza di Dio e la possibilità dell'uomo di unirsi a lui.  Riservata e introspettiva, aveva il dono di vedere quel mondo invisibile ai più, quel mondo occulto e "sottile"..


"La Madre ed io siamo Uno in due corpi". In questo modo Sri Aurobindo presentava ai discepoli la loro unione nello yoga.  Questi due Maestri spirituali hanno costruito e realizzato insieme un nuovo, grande sistema di conoscenza e disciplina yogica definito "Yoga Integrale".  Lo yoga integrale porta l'uomo ad unirsi al divino,  di realizzarLo integralmente nella coscienza e nell'azione, di manifestarLo sulla terra in una vita divina.  La materia, la vita e la mente non sono che l’unica Coscienza-energia espressa nelle forme diverse dei tre mondi corrispondenti.

Sri Aurobindo quindi afferma e sostiene la tesi dell’esistenza di una Coscienza che trascende totalmente l’uomo e il cosmo intero. Questa Coscienza in sanscrito è chiamata Sat-Chit-Ananda, Esistenza-Coscienza-Beatitudine, essa è il sostegno, la base immobile e mobile del mondo, completamente fuori dalla portata della comune esperienza umana.  Con lo yoga, la sadhana o disciplina spirituale, possiamo arrivare a conoscere questo puro spirito, a questo sat chit ananda. E’ in questo stato può accadere che il mondo fenomenico appaia irrealmente falso come un sogno, un’illusione.
 La Madre non era nè la moglie di Sri Aurobindo, nè era la "collaboratrice" o persino la "discepola e collaboratrice", ma era per lui un'incarnazione della Coscienza divina.   Aurobindo diceva di lei: "Il Divino si veste di un'apparenza di umanità, assume la natura umana esteriore al fine di tracciare il cammino e mostrarlo agli esseri umani, ma non cessa di essere il Divino". La madre si trova su un piano esattamente complementare e uguale a quello di Sri Aurobindo. 
Nel marzo 1914, incontra Sri Aurobindo,  a Pondichéry in India.  Dopo la guerra ritorna all'ashram e nel 1926, Sri Aurobindo si ritirava dal mondo,  affidando alla Madre la responsabilità dell'ashram e dei discepoli che si erano riuniti attorno a loro.    L'anno 1943 vide la fondazione della scuola dell'Ashram che doveva diventare più tardi il Centro Universitario, e poi il Centro Internazionale di Educazione Sri Aurobindo.
L'indipendenza dell'India fu proclamata il 15 agosto 1947, anniversario della nascita di Sri Aurobindo. In questa occasione  Mère dichiarò "Spero dunque di essere autorizzata ad adottare una doppia nazionalità, cioè a rimanere francese pur diventando indiana".  Sri Aurobindo  nel suo insegnamento rivela che tutte le nazioni sono essenzialmente una e destinate ad esprimere l'Unità divina di tutta la Terra tramite una diversità organizzata e armoniosa. Sri Aurobindo, muore nel dicembre 1950, la Madre proseguì l'opera comune sia sul piano spirituale che su quello materiale.

Nel  1968 venne posata la prima pietra della città di Auroville, vicino Pondichéry, quel luogo che la Madre aveva sognato essere il punto d'incontro per tutti coloro che aspirano a " realizzare la Coscienza Divina e vivere la verità del domani".
Negli ultimi anni della sua vita, vivrà una  serie di  esperienze mistiche, ed annunciò al resto dell'umanità il passaggio ad un nuovo modo di essere. 

La Madre è associata alla cronistoria dell'Ashram di Pondicherry in quanto Lei ne è stata la fondatrice, la saggia amministratrice e colei che ha creato e dato impulso a tutte le attività oggi esistenti.

 Vedi link:   https://www.sriaurobindoyoga.it/madre_biografia.htm    Link - 1           Link - 2

martedì 1 febbraio 2022

Journée de formation en ligne et en direct avec Christophe André - Samedi 5 février 2022

       contact@rencontres-perspectives.fr

Lieu     La journée se déroulera en ligne et en direct sur internet.

Un email avec le lien de connexion à la plateforme de diffusion sera envoyé quelques jours avant l'événement à toutes les personnes disposant d'un billet.



http://www.rencontres-perspectives.fr/christophe-andre-journee-perfectionnement-meditation-paris-2021.htm



Journée de formation en ligne et en direct avec Christophe André

Approfondissement de la pratique de la méditation de pleine conscience

Date et heure

Samedi 5 février 2022 de 9h30 à 17h30 (heure de Paris).
(en remplacement de la date du 4 décembre 2021 initialement prévue)
 

> 3h30 à 11h30 à Montréal.
> 4h30 à 12h30 à Fort-de-France.

>
12h30 à 20h30 à Saint-Denis de La Réunion.
> 22h30 (le 4 février) à 6h30 (le 5 février) à Tahiti.
> 19h30 (
le 4 février) à 3h30 (le 5 février) à Nouméa.

La journée sera diffusée en direct puis restera accessible en différé durant 1 mois pour le participants.








 

10 Febbraio, satsang con Mauro Bergonzi

 MEDITAZIONE:
10 Febbraio, satsang con Mauro Bergonzi 

 Vedi Link:   https://spaziocorpo.it/

 
    La ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang) è un’occasione per esplorare attraverso il  dialogo e il silenzio  – nella concretezza della propria diretta esperienza aperta ad una prospettiva non dualista e non confessionale –  il misterioso ‘sguardo’ della coscienza, il ‘senso’ e il ‘nonsenso’ della meditazione e della ricerca spirituale, i limiti del pensiero concettuale e il problema dell’identità personale. 
Calendario Satsang 2022
 

lunedì 31 gennaio 2022

Tecniche di meditazione - Amadio Bianchi

Tecniche di meditazione - articolo scritto  dal Maestro Amadio Bianchi,   Updated Settembre 2017
Vedi: https://www.spaziofatato.net/tecniche-meditazione-amadio-bianchi/                                              

Il Maestro Amadio Bianchi, fondatore della World Yoga and Ayurveda Community, è presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l’Ayurveda e della European Yoga Federation.     

Dalla via della suggestione alla via della conoscenza.
Molteplici sono i modi per meditare. Prima di affrontare i principali aspetti contenuti nel sottotitolo di questo articolo, mi sembra conveniente precisare che le parole meditare e meditazione sono usate impropriamente se riferite alle pratiche orientali. Tali termini, infatti, discendono dalla parola latina mens e si riferiscono, pertanto, inequivocabilmente al “mentale” ed alla sua attività.

Ciò che l’orientale intende conseguire con le sue pratiche interiori è sicuramente volto in altre direzioni: sperimentare il mentale nel tentativo di superarlo e giungere a stadi “sovraordinari” di contemplazione che coincidano con stati di coscienza diversi da quelli comuni, nei quali l’uomo si identifica con il contenuto della sua mente.  Come la cultura indiana afferma, ciò che sta nel mentale, risulta dalle impressioni che i fatti della vita hanno determinato in noi attraverso i sensi. Se mi è consentito il paragone, gli avvenimenti sono comparabili a pellicole di film archiviate che costituiscono la nostra memoria storica. Attraverso un particolare e complesso meccanismo, tali pellicole vengono riproposte al conscio e rielaborate, per non dire “ricolorate” dal nostro regista interiore e dai suoi stati d’animo. Egli essendo in continua evoluzione le rivede modificandole in continuazione. Si tratta pur sempre di passato, anche se rielaborato, e, quando manca la conoscenza viene purtroppo scambiato per presente. Ci tengo a sottolineare una volta in più, che, quando siamo nel mentale, siamo sempre a contatto con ciò che è già avvenuto, anche se prodotto dai sensi pochi istanti prima.

Le vie orientali sono impegnate da migliaia di anni nel tentativo di riportare l’uomo nel presente proponendone la sperimentazione nella coscienza. Anche per questo, un termine più adatto per definire tali pratiche potrebbe essere “contemplazione”. E, specialmente nelle tradizioni dell’India, la contemplazione assume una grande importanza, al punto, da essere considerata nelle pratiche spirituali determinante ai fini dell’illuminazione. In ogni caso, i conti, vanno sempre fatti con il mentale e gli antichi maestri hanno proposto vari metodi per ottenere il superamento del suo contenuto : essi vanno dall’induzione o suggestione all’inganno, dal rallentamento dell’attività alla raffinata e univoca concentrazione. La via dell’inganno, ad esempio, implica la conoscenza e lo studio dei procedimenti usati dal mentale per poterli aggirare mediante astuzia; la via del “rallentamento” si persegue con la riduzione dell’attività mentale attraverso appropriate tecniche di rilassamento o ascetiche ; la via della raffinata univoca concentrazione, elegge come strumenti preferiti il mantra, lo yantra, e qualsiasi altro strumento che faciliti la focalizzazione della mente in un punto. In qualche caso è ammesso passare attraverso uno stato di sovraeccitazione attraverso un carico specifico, che tende a uniformare le onde cerebrali fino a farle divenire un unica onda dello stesso tipo. Se tale onda si mantiene a lungo origina un particolare stato di concentrazione anch’essa sovraordinaria.
La pratica, tuttavia, considerata più produttiva dalla maggior parte dei maestri è quella che sviluppa il “vairagya” o distacco. Questa, che promuove la capacità di contemplare il proprio mentale, senza venirne coinvolti, è reputata la via della conoscenza.

Facciamo di nuovo un passo indietro e prendiamo ancora in considerazione taluni metodi comuni soprattutto in uso nelle scuole di yoga occidentali, basati sull’induzione o autosuggestione. Ritengo che essi siano conseguenza dell’approccio di tipo salutistico che l’occidentale mette in atto nei confronti delle discipline orientali ma che risultano, a mio parere, essere molto lontani dagli obbiettivi più alti di queste discipline.
Tali tecniche consistono nel sedersi sul pavimento, ad occhi chiusi, e come prima esperienza praticare la consapevolezza del proprio piano fisico. Attraverso il risveglio dell’attenzione è possibile divenire consapevoli dello stato di disagio o di sofferenza su questo piano. Esso si manifesta con la presenza di tensioni di vario tipo localizzabili nelle diverse aree del corpo. Normalmente, si rimuovono le tensioni attraverso la decontrazione di tali parti, inducendo uno stato diverso da quello riscontrato. Similarmente si procede poi nei confronti dell’atto respiratorio spontaneo : si induce un ritmo che può richiamare stati di maggiore tranquillità e serenità che si riflettono anche sul piano emotivo. Infine attraverso l’autosuggestione, il più delle volte procurata con l’evocazione di immagini piacevoli, si può modificare il contenuto della mente. Ripeto che questo è forse il metodo maggiormente in uso nelle scuole di yoga sia occidentali, sia orientali poco “impegnate”. Tale metodo è “provvisoriamente” salutare ma, come ho già affermato, assai lontano dagli alti obiettivi dello yoga della “Conoscenza”.

La Conoscenza oggettiva, risulta tale, solo se non viene alterata dalla partecipazione del meditante. Nella via più elevata, cioè, si procede sviluppando la qualità dello spettatore e, con l’esercizio, si impara ad essere coinvolti il meno possibile. La tecnica grossomodo è la seguente : lo studente si siede in posizione di meditazione e nella fase iniziale impara a contemplare il suo corpo senza intervenire, semplicemente prendendo atto delle sue tensioni. La stessa cosa fa con il respiro : contempla il respiro spontaneo senza modificarne il ritmo. Infine, cosa assai più difficile, prova a osservare con distacco il contenuto della sua mente…proprio come dovrebbe fare uno spettatore “evoluto” in una sala cinematografica. Egli dovrebbe sempre essere cosciente di essere seduto, di respirare e essere consapevole che le immagini sullo schermo non sono la realtà oggettiva, ma la proiezione della mente del regista. Tale giusto atteggiamento non porta al coinvolgimento in un “falso” quale può essere un film che spesso viene scambiato dagli spettatori non “risvegliati” per il reale.
Andate in una sala cinematografica dove venga proiettata una pellicola sull’orrore e osservate quanto pochi sono gli spettatori capaci di non essere coinvolti.

Per tornare alle tecniche di meditazione, il Vairagya o distacco, consente, a mano a mano che l’abilità del meditante si fa più raffinata, di affrontare gli strati più profondi del subconscio e dell’inconscio liberandoli per riviverli nuovamente nel conscio. In questo modo, senza coinvolgimento, possiamo conoscere la loro vera natura e origine e liberarci dalle impressioni che li rivestono. Essi torneranno ad essere utili come memoria-esperienza ma non saranno più in grado di creare disturbo né impedimento all’esplorazione di ciò che sta oltre il mentale. Trascendere il mentale, porta a conoscere la natura essenziale e reale delle cose, non più rivestite dalle sovrastrutture costruite dall’ego. E’ questa la via considerata della liberazione e conoscenza.

Il libro “Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro” scritto dal  Maestro Amadio Bianchi è un vero e proprio “insegnamento alla meditazione”, poiché si è appurato che con l’aiuto della meditazione si impara a confidare anche in altre facoltà percettive, oltre a quelle dei cinque sensi. La meditazione si apprende attraverso la pratica dello Yoga, una disciplina che, tra le altre cose, accresce la capacità di concentrazione e consente di raggiungere un livello più elevato di coscienza. Nel libro di c’è tutto quello che occorre per immergersi nella conoscenza della meditazione come forma di benessere psico-fisico e come strumento per riportare al centro il proprio Io.

Testi di Amadio Bianchi

- Marmani. I 107 gioielli della medicina ayurvedica
- Nel respiro il segreto della vita. Rieducazione alla respirazione
- Ayurveda. Una scienza per la salute. Diagnosi e terapia alla portata di tutti
- La gioia di vivere. Con lo yoga e la yogaterapia
- La scienza della vita. Lo yoga e l'ayurveda
- Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro

 

sabato 29 gennaio 2022

Perchè dovremmo meditare?

La meditazione è una parte importante nell’ambito dello sviluppo del sé, senza la meditazione è impossibile apportare cambiamenti profondi al nostro essere profondo.
Perché meditare, perché dovremmo meditare?   Perché stare un’ora fermi, connettersi con il sé, andare oltre la mente, svuotare e calmare la mente?


Meditare viene dal latino "medere", guarire, quando uno medita, guarisce la mente. Quando la mente non sta in pace si manifestano rabbia e gelosia, e la mente non è sana. La pratica della meditazione è un ritorno a casa, all’equilibrio, alla pace e all’autostima.
Due cose sono necessarie per meditare: 

  • una conoscenza spirituale chiara, e una relazione chiara con se stessi, gli altri, e con il mondo, (questa è la vela della barca). 
  • la pratica disciplinata della meditazione (il forte vento), se la persona ha solo conoscenza, diventa un teorico.

Cosa succede quando meditiamo?  Possiamo far riferimento ad un modello con diversi livelli della realtà:

  • Primo livello dell’essere è l'Io sono. 
  • Secondo livello che è il livello del fare, è composto dai nostri ruoli nella vita, nella società, la maggior parte delle persone passano la loro vita in questo secondo livello, vedono se stessi e gli altri come ruoli, ogni tanto andiamo dietro il ruolo, vediamo chi sta recitando questo ruolo.
  • Terzo livello è quello dell'avere, siamo presi da possedimenti, quando abbiamo delle cose dobbiamo occuparcene, e l’energia della nostra mente è tutta occupata in queste cose.
  • Quarto livello, quello di svolgere un'attività,  oggi tutti sono in movimento.
 Quello che è successo, è che oggi ci siamo allontananti dal primo livello dell’essere, non c’è niente di sbagliato con fare, avere, ecc,  ma se dimentichiamo l’essere, se l’essere interiore non viene nutrito, ciò che facciamo non ci soddisferà. La pratica della meditazione è una pratica dell’essere, che permette di mettere a posto le fondamenta della vita. Molti sono attaccati alla falsa identità esterna che si sono creati e che sta coprendo la loro vera identità, l’eterno Sé.

La meditazione è una visita all'essere, al sé interiore, ma quando uno inizia a meditare molti pensieri affluiscono nella mente.  Eventi, immagini e suoni ed emozioni stimolano la mente. Per arrivare a sperimentare una buona meditazione, occorre prima sviluppare una buona concentrazione, che è importante per portarci nell’esperienza della meditazione. La concentrazione è un grande potere umano, se un essere umano riesce a sviluppare la concentrazione, molte altre caratteristiche posso essere sviluppate: come ad esempio la capacità di dimenticare ciò che inutile, prendere buone decisioni, ecc.    Il principio della concentrazione è il seguente: quando ci piace qualcosa, è facile concentrarsi ed il tempo passa veloce. Ad esempio, davanti ad uno schermo tv, sedersi per guardare il  programma preferito, e restate fermi per due ore è possibile.   Davanti uno schermo tv spento, stare fermi per due ore è molto più difficile.
Nell’anima operano due parti principali: la mente e l'intelletto, quando queste due parti lavorano insieme si arriva alla concentrazione.  All'inizio la mente è indisciplinata e l’intelletto è debole, solo attraverso il rafforzamento dell'intelletto con la concentrazione si può arrivare a tranquillizzare la mente. Le due tecniche che contribuiscono notevolmente a rafforzare la concentrazione sono la visualizzazione e la contemplazione. 
Provate a mantenere l’immagine nello schermo dell’intelletto, ad occhi chiusi. Visualizzate l’Energia del corpo che sale, con vari colori, nelle gambe, nelle braccia, dallo stomaco al torace, su dalle spalle, su dal collo, tutte le energie arrivano al centro della fronte. Il centro della fronte è una grotta, in mezzo alla grotta c'è una candela accesa, la candela della pace, bisogna mantenere per un minuto l’immagine della candela al centro della fronte.
Le azioni fatte nel passato diventano pensieri, gocce di pioggia sul parabrezza, non ci si focalizza sulle gocce, ma si guarda la strada, porto l’attenzione al centro della fronte, li visualizzo un faro al centro della fronte, raggi di luce inondano il mio corpo, spargono energia che guarisce il mio corpo, quando incontro qualche resistenza bisogna rinforzare il muscolo spirituale, con il faro bisogna spargere una luce di pace all’intera stanza.  La visualizzazione è anche un modo per indirizzare l’energia, portate l'attenzione al centro della fronte, cercate di visualizzare una piccola stella, una stella scintillante, pura, pacifica, luminosa, silenziosa, eterna, bellissima. 

Il Raja yoga,  lo yoga della meditazione si può praticare anche durante un'azione, mentre si cucina, si prende un tè, ecc. Se durante la giornata una persona ha speso molte parole inutili, questo crea un peso nella mente, ed è difficile concentrarsi, lo spreco crea peso.  

E molto utile praticare la meditazione la mattina o leggere qualcosa di elevato che si ricorderà durante la giornata,  mantenendo l’intelletto impegnato in pensieri spirituali la mente sarà più predisposta alla meditazione. Ad esempio, pensare come esercitare la pazienza, il rispetto, come posso sviluppare queste qualità interiori.   

Molti fanno meditazione ma pochi sono veri meditatori. OM chanti, Se uno sperimenta il sé eterno avrà pace. 

Metodi di meditazione - David Fontana

E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza.  Noi abbiamo la scintilla divina e possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il creato animato o inanimato..

Riflessioni di David G. J. Fontana  sulla meditazione.  Fontana (1934-2010) era uno psicologo, parapsicologo e autore britannico. Era professore di psicologia all'università di Cardiff. Ha scritto moltissimi testi sulla meditazione, guide alla meditazione in Occidente e Oriente, guide su come insegnare a meditare ai bambini. Vedi in fondo all'articolo..

"Io ho un corpo, ma non sono questo corpo";    "l’essenza della nostra coscienza non sparirà",            "i pensieri, per quanto validi e importanti non sono ciò che siamo, essi sorgono e si dissolvono".

Scopo della meditazione è favorire una maggiore conoscenza di se stessi e del mondo. Ma le tecniche denominate "meditazione" sono molte, diffuse in tutto il mondo e, spesso, assai diverse tra loro. Quali sono le principali? Per che cosa si caratterizzano? In che modo si mettono in pratica? Il testo del 1996, Tutti i metodi di meditazione di David Fontana offre una introduzione pratica ai principali metodi di meditazione orientali e occidentali: di ognuno indica la storia, i principi su cui si fonda e gli esercizi che lo caratterizzano.   Studiare le altre tradizioni di meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Il Buddha stesso ha detto ai suoi discepoli "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro". 

 Il koan fondamentale è: "Chi sono io?"  Sono un nome che è usato come un'etichetta, in base alle relazioni sociali sono un marito, un padre, un docente, ecc...  Non sono nè il mio corpo, nè la mia mente in quanto nel tempo si cambiano le caratteristiche fisiche o psicologiche. La verità è che non sappiamo chi siamo e proviamo una sensazione di vuoto.   Non è sempre facile distinguere i propri pensieri dalle vere esperienze interiori.   Spesso ci si chiede quale è il confine tra la semplice autosuggestione e l’esperienza mistica.Senza l’introspezione la pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e occorre abbandonare l’attitudine intellettuale, si eliminano i confini tra esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.

Come meditare? Per inizare a meditare occorre concentrarsi su un punto specifico, narici o addome, lasciare entrare ed uscire l'aria dalle narici con una piccola pausa, tra inspirazione ed espirazione e tra espirazione ed inspirazione,  contemporaneamente si alza e si abbassa l’addome  lasciandosi andare. 

La respirazione deve avvenire in quattro fasi: inspirazione, ritenzione, espirazione, ritenzione. Le espirazioni devono essre più lunghe delle ispirazioni con il seguente ritmo:  2 tempi per l'inspirazione, 8 tempi per la ritenzione e 4 tempi per l'espirazione. Portando l'attenzione alla respirazione, si sviluppa la concentrazione. La calma meditativa e la relativa tranquillità sono diverse dal semplice rilassamento. Attraverso l'introspezione si avvia il processo di scoperta su chi siamo veramente.

Senza l’introspezione la pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e in questa nuova dimensione occorre abbandonare completamente l’attitudine intellettuale. Attraverso l'introspezione si eliminano i confini tra esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.  L’energia fisica sale lungo il canale shushumna al centro della colonna vertebrale e in questo modo si raggiunge l'unione con l’energia spirituale e l'energia cosmica. In quel momento di calma la mente fa convergere l’energia verso quel singolo attimo di potenza.

Quanto dura il cammino? Dipende dalle opportunità, l’aiuto e la compagnia di persone affini ecc, Comunque una volta iniziato il cammino non c’è modo di tornare indietro. Quando si decide di seguire un maestro bisogna agire onestamente e dare a lui totale fiducia e seguire il metodo che ci propone, se dopo un tempo ragionevole non si riscontra alcun beneficio, allora si  cerca un altro insegnante. Studiare le altre tradizioni di meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Lo stesso Buddha ha detto "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro".  Non c’è separazione tra la pratica della meditazione e lo stato a cui essa porta, l’illuminazione fa parte della pratica sin dall’inizio. Meditare è sia la via che il suo frutto.

Ci sono due tipi di meditazione, la dimensione statica e la dimensione dinamica.   Se non ci sono garanzie di una vita morale corretta e autodisciplinata è meglio scegliere meditazione statica.

Nella dimensione statica occorre fermare la mente. Una meditazione statica e la meditazione Vipassana. Si cerca di arrivare ad una vigile e stabile consapevolezza tra inspirazione e espirazione, ed arrivare alla calma mentale, che sono i momenti in cui la verità si rivela, poi piano piano la consapevolezza si estende a tutto il corpo centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.   Un'altra meditazione statica è il Taiji.  I movimenti del taiji sono come un'agopuntura interna, il ch’i o qi è la forza vitale fondamentale (corrisponde al prana) va indirizzato, l’effettiva direzione cosciente del qi verso specifiche parti del corpo è detta qigong. Questa meditazione aiuta a trovare la calma anche nella confusione quotidiana, se si osserva attentamente un esperto praticante, si constata che si muove con economia di sforzo, e calma vigile nell'eseguire i compiti quotidiani.

Nel buddhismo tibetano, durante le tecniche meditative,  viene utilizzata la pratica del tummo, i monaci meditanti riescono ad asciugare i lenzuoli con il calore del corpo fisico  che poi non è altro che il calore psichico.  I Dervisci sufi invece entrano in stato meditativo attraverso la danza e un roteare vorticoso.

  Durante la meditazione ci si avvale spesso dei mantra, la ripetizione di un suono coordinata con la respirazione.  Il mantra supremo è OM, che è il suono originario da cui sorge la creazione.   Il mantra è un supporto alla concentrazione più evidente della respirazione, spesso si recita facendo scorrere i grani di un mala (rosario di 108 grani). I suoni di molti mantra hanno un potere di entrare in contatto con la profondità dell’inconscio.  Mantra significa liberazione del pensiero, e quindi il praticante deve arrivare a concentrarsi sullo spazio che rimane tra i due suoni. Il mantra è considerato oggetto di bhakti (devozione), può anche essere l'incarnazione di un maestro.  Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, una ripetizione del suono e del significato. Il mantra tibetano più conosciuto è "Om mani padme hum",   il mantra indiano più conosciuto è "Hari om tat sat", o "Om shanti".    Si può anche meditare sulla compassione, sulle sofferenze dei propri cari, o chiunque a noi vicino.  Suoni ritmici accompagnano spesso la meditazione, soprattutto il suono di un tamburo o dei sonagli (sferetta cava di metallo con uno stretto intaglio, nella quale è racchiusa una pallina di ferro) superiore a duecentocinque battute al minuto che ha un effetto particolare sul cervello, favorendo i ritmi alfa e beta di solito associati agli stati alterati di coscienza. La ripetizione di alcuni suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio.    Metodi di meditazione statica:

  • Vipassana ("vedere le cose in profondità, come realmente sono",  è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India, oggi utilizzata soprattutto nel buddhismo).  La pratica mira ad una vigile e stabile consapevolezza tra inspirazione e espirazione  (i momenti in cui la verità si rivela), alla calma mentale, poi la consapevolezza si estende a tutto il corpo centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.
  • Taiji (Taiji è un termine della filosofia cinese usato per riferirsi al "supremo ultimo" stato dell'assoluto indifferenziato e potenziale infinito, l'unità prima del dualismo, dalla quale yin e yang originano). I movimenti del taiji sono come una agopuntura interna, per risvegliare il ch’i  o qi che è la forza vitale fondamentale per l'essere umano (corrisponde al prana indiano).  L’effettivo indirizzamento cosciente del qi verso specifiche parti del corpo è detta qigong.   Aiuta a trovare la calma anche nella confusione quotidiana, si può osservare che un esperto praticante si muove con economia di sforzo e calma vigile anche nella vita di tutti i giorni.
  • Hatha Yoga (Posizioni o posture confortevoli e stabili, a cui si associano tecniche di respirazione e meditazione).   Praticando l'hatha yoga si ha il controllo dei flussi di energia vitale nel corpo, e il controllo del corpo diventa un supporto alla meditazione. Una tecnica di meditazione è la visualizzazione sul canale shushumna, per far ascendere l’energia fisica e arrivare all'unione con l’energia spirituale. Nel Tibet viene attuata una forma di hatha yoga, la pratica del tummo, ossia l'asciugare i lenzuoli con il calore del corpo fisico (calore psichico).

 Dimensione dinamica.   Se non si vive una vita morale, corretta e autodisciplinata è meglio scegliere la meditazione statica.  Nella meditazione dinamica si lavora su una sequenza di stimoli diversi,  invece di concentrarsi su un unico aspetto come il respiro.  Il grande mistico indiano Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, alla ripetizione del suono e del significato.  Nella meditazione viene usata anche la ripetizione dei mantra (suoni primordiali) coordinata con la respirazione. Il mantra è uno degli strumenti più potenti per calmare la mente e riconnetterci con la nostra parte spirituale. ll più conosciuto è il mantra OM (AUM) che rappresenta il suono cosmico, l’origine di tutti gli altri suoni. La parola suprema che si usa nella meditazione è OM il suono originario da cui sorge la creazione.  Uno dei mantra più conosciuti è “Hari Om Tat Sat” , un mantra molto antico, tratto dai Veda che significa ” la realtà manifesta e quella non manifesta sono quell’infinita vita, che non ha mai fine“.   Un altro mantra conosciuto è  "Om shanti" che significa pace e armonia. 
Hari” rappresenta la Realtà Manifesta, mentre “OM” rappresenta la realtà non manifesta. Quando si pronuncia “Hari Om” lo si fa per significare che la realtà è immanente così come trascendente. “Tat Sat” significa “quella esistenza trascendente”.   Ecco la versione di “Hari Om Tat Sat”, cantata da Deva Premal : clicca qui            I Mantra sono un supporto alla concentrazione più evidente della respirazione.  I suoni di molti mantra hanno un potere che porta il mantra nella profondità dell’inconscio. Mantra significa liberazione del pensiero, e si cerca di concentrarsi sullo spazio che rimane al suo posto. Nella recitazione del mantra, si usa la mala per aiutare il conteggio delle ripetizioni. La mala è una collana di 108 perle, tradizionalmente di sandalo, tulsi (basilico indiano) o semi di rudraska . Il Mantra viene ripetuto ad ogni perla, facendole scorrere tra pollice e medio. 108 è un numero sacro: Il numero 1, la linea, simbolizza Dio, l’energia, il potere da cui derivano tutte le altre linee, cerchi o movimenti.  Lo 0 è un cerchio che rappresenta la creazione di Dio come completa e perfetta.Il numero 8 è il simbolo dell’infinito.   Il mantra può rappresentare l’incarnazione del maestro ed è considerato oggetto di bhakti.    Uno dei mantra tibetani più conosciuti è  "Om mani padme hum", che è il mantra che permette di meditare sulla compassione e sulle sofferenze dei propri cari, su chiunque a noi vicino e fa sviluppare una profonda empatia verso l'altro.  

Il suono ritmico, di tamburo e sonagli, superiori a duecentocinque battute al minuto ha effetto sul ritmo elettrico del cervello favorendo i ritmi alfa e beta di solito associati agli stati alterati di coscienza, la ripetizione di alcuni suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio.  Per Steiner un modo di meditare è concentrarsi su un seme, nei minimi dettagli, sulla sua forza vitale, piano piano si lascia sorgere il pensiero che da quel seme nascerà una pianta. Nello sciamanismo si arriva a stati alterati di coscienza, con perdita del senso del tempo, del luogo e dell’identità personale.  Anche nel misticismo cristiano ci sono forme di meditazione basate sulla preghiera estatica.

La tecnica della visualizzazione che si usa nella meditazione oggettiva e dinamica.

La visualizzazione, se praticata, correttamente costituisce uno strumento estremamente potente per lo sviluppo dell’uomo, ed è in grado di influire su un vasto ambito di funzioni psichiche e fisiche. Una tecnica consiste nel visualizzare tutte le parti del corpo e poi lasciare andare sentendo i muscoli che si rilassano. Per poter adottare la tecnica della visualizzazione la mente deve essere rilassata, calma e aperta, l’immagine non deve essere visualizzata con gli occhi ma in stretto ambito mentale. Alcune tecniche di visualizzazione:

  • immaginare di stare sdraiati sull’erba o sulla spiaggia, cercando di sentire l'erba, il rumore delle onde, il canto degli uccelli,  scorgere il cielo blu infinto, ecc,
  • quando la concentrazione sul terzo occhio è stabile si lascia sorgere un’immagine geometrica, un triangolo equilatero bianco ( 7 cm * 7 cm) su foglio nero o viceversa; si può usare il supporto di un foglio attaccato alla parete a distanza di circa 1,15 metri dal punto dove si è seduti, poi visualizzare i triangoli verde vuoti, su sfondo bianco, poi pieno, poi passate da pieno a vuoto e viceversa.
  • all'inizio la visualizzazione si basa su forme geometriche semplici e chiare.  Poi si passa a visualizzare forme archetipe che richiamano l'inconscio collettivo come: croce, cerchio, quadrato e triangolo. Il potere simbolico delle forme geometriche è messo in risalto in modo particolare nello yantra.  Lo yantra è un diagramma geometrico costituito per lo più da linee e cerchi concentrici, utilizzato nell'induismo e in particolare nel tantrismo come ausilio alla meditazione rituale in quanto visualizzazione astratta di una divinità o di un aspetto di essa, generalmente associato a un mantra. La parola yantra deriva dal sanscrito “yam” e significa "strumento", "congegno", "veicolo". Questi disegni sono una rappresentazione della divinità durante la meditazione o il culto e hanno lo scopo di supportare l’esperienza mistica.Gi yantra, in genere, sono costituiti da una forma quadrata all’interno della quale si iscrivono figure varie come triangoli, petali di loto, cerchi; hanno tutti un valore altamente simbolico: il cerchio, per esempio, rappresenta la Coscienza Universale, il quadrato rappresenta la terra, il triangolo, a seconda del suo orientamento, l’energia maschile o femminile.Il punto focale è comunque sempre il centro, chiamato Bindu: simoboleggia l’essenza dell’universo, il principio assoluto dal quale è scaturita la creazione, l’unione tra il Maschile e il Femminile; parallelamente riporta al centro del proprio sé mettendo in accordo e vibrazione tanto il divino che la coscienza umana inseriti e avviluppati nella composizione.Ogni yantra, generalmente, raffigura una precisa divinità, ma può avere molteplici funzioni, come ci illustra Stefano Piano nella sua “Enciclopedia dello Yoga”: “In alcuni casi, può raffigurare il mondo o la sua manifestazione o anche facoltà mentali, o ancora quel microcosmo che è il corpo umano; infine, uno yantra può costituire uno strumento per un rito magico che si pone uno scopo ben preciso, come la conquista di una donna o la vittoria su un nemico”. La realizzazione di questi diagrammi da parte degli adepti lascia ben poco spazio a qualunque velleità artistica dal momento che essi sono governati da precise regole compositive. Anzi, il disegno stesso diviene culto in sé e rituale data la pazienza, il rigore e l’attenzione necessari per costituirlo.
  • Dalle forme geometriche si passa alla visualizzazione figurativa, di oggetti e persone.
  • La visualizzazione dei luoghi è il livello finale della visualizzazione.

La visualizzazione di un simbolo e la contemporaneamente pronuncia  della sua sillaba seme rende subito la concentrazione più profonda perché agisce simultaneamente sui piani visivi e uditivi.

Un'altra ulteriore suddivisione può essere fatta tra dimensione soggettiva e dimensione oggettiva

La dimensione soggettiva si basa sull’esame della propria mente per osservare se stessi e la vera natura della coscienza. La tecncia consiste nel concentrarsi con chiarezza e precisione su ciò che si trova nella mente nell’istante presente. E' molto difficile fissare l’attenzione mentale al livello dell’assenza di forma. Solo dopo un lungo periodo di meditazione con forma si può passare alla meditazione senza forma.    In questo caso si volge la mente verso la meditazione, ci si concentra sul mantra, piano piano la concentrazione aumenta, anche se l’oggetto della concentrazione non è più presente e sorge poco a poco la calma, l'agitazione è superata e si manifesta l’introspezione.  Per evitare uno stato di completo abbandono, bisogna essere sempre vigili.  Si pratica sia durante la meditazione, sia durante le attività quotidiane. Tutto ciò che possediamo è il momento presente; chi desidera conoscere la realtà deve riconoscere la realtà che sorge e scompare momento per momento. 

Lo Zazen è la forma di meditazione nello zen. Lo Zen si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (Perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di trovare una risposta. Il mondo è perfetto;  Egoismo, odio, inganno sono le prove e gli ostacoli che gli esseri umani devono affrontare.  L'obiettivo dello Zen è di arrivare attraverso la meditazione e il koan al satori. I koan sono domande senza senso perché la risposta a questi misteri non ha un senso. Il maestro pone all'allievo una domanda che non può trovare una risposta se si usa il pensiero razionale, lineare ed analitico. Il koan al centro di ogni altro è il seguente: "Chi sono io".  Conoscere qualunque oggetto nella totalità dei suoi aspetti significa conoscere il mondo intero. 

Il satori è il momento dell'illuminazione nella pratica del Buddhismo Zen, momento in cui l'intera esperienza personale e cosmica è proiettata in un unico istante, che porta ad un annullarsi cosciente del soggetto, non derivante da una rinuncia al mondo esterno ma dalla partecipazione ad esso tramite l'atto puro.
Durante la pratica possono manifestarsi due tipi di samadhi:
  • Samadhi positivo, il praticante è completamente assorto in un’attività (ad esempio la pittura), ma rimane un pò di coscienza del sé;
  • Samadhi assoluto, il praticante diviene un tutt’uno con l’attività, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo.

Entrambi possono portare al kensho, la prima esperienza di satori (illuminazione). Il Kensho è lo sguardo che trasforma e rivela la vera natura di tutte le cose. Nella pratica dello Zen, il Kensho è un'esperienza tanto cruciale da essere paragonata al ritrovamento di un inesauribile tesoro che rivela le potenzialità, esistenti in ogni momento, per raggiungere la consapevolezza pura, libera dalle proiezioni dell'ego. A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, e vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.

Shikantaza  è una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono. Sebbene si possa cercare di comprendere il tuo pensiero, è necessario capire “il vuoto” attraverso la propria esperienza. Nel buddismo l'idea di vuoto e l'idea di essere sono sinonimi e non opposte. Non si può raggiungere  una piena comprensione della vacuità solo con la mente pensante o con i sentimenti. Solo attraverso un'intensa pratica di zazen si può arrivare a comprendere la vacuità.   Nello zen c'è un termine shosoku, che indica un suggerimento che proviene dal mondo della vacuità. Quando vedi un fiore di pruno, o senti il suono di una piccola pietra che colpisce il bambù, questa è una lettera dal mondo del vuoto.

Zazen è la più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto, per analogia si può immaginare una persona che si mette a guardare dall’alto di un viadotto le auto che sfrecciano sotto di lui. Con il passare del tempo il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto.  Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente.

La dimensione oggettiva presuppone un potere spirituale esterno con cui il praticante può entrare in contatto e da cui si può ottenere aiuto.  Un esempio è quello di meditare su una statuetta (rupa) o su un dipinto (tankha) cercando di interiorizzare il significato simbolico che l’immagine riveste. Alla fine della meditazione si cerca di dissolvere la visualizzazione in se stessi. Sulla base di questa devozione nascono il bhakti yoga e il bhakti marga.

Il movimento bhakti marga è stata fondato da Sri Swami Vishwananda nel 2005. Bhakti signifca amore e devozione, mentre Marga sta per strada o percorso. Bhakti marga è la via dell'Amore e della devozione per il Divino. Noi abbiamo in noi la scintilla divina e possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il creato animato o inanimato.

Le interpretazioni del divino possono essere le seguenti: 

  • Dio trascendente ed esterno alla creazione, il mondo nasce da una sostanza, una materia che non è parte di Dio;
  • Dio immanente in tutto ciò che esiste, la mente non riesce a capirlo;
  • Dio è contemporaneamente immanente e trascendente, maschile e femminile;
  • Dio è dotato sia di forma che di  attributi
  • Dio è privo di forma ma dotato dei suoi attributi
  • Dio è senza forma né attributi ( il Brahman, il Dio di cui nulla può essere detto,  neti , neti degli indù.

Testi scritti da David G. J. Fontana  sulla meditazione:

  • Gli elementi della meditazione. Per il benessere di mente e corpo;
  • Sapere chi sei, essere chi vuoi.The Meditation Handbook: The Practical Guide to Eastern and Western Meditation Techniques;
  • You Can Master Meditation;
  • Creative Meditation & Visualisation;
  • How to Teach Meditation to Children.

Tipi di meditazione e come meditare

I tanti tipi  di meditazione, che si sono sviluppati in Occidente, derivano principalmente dalle diverse tradizioni orientali di origine buddhista. Come meditare correttamente? Esistono scuole e tecniche di meditazione di vario tipo: lo Zen (vedi: Thich Nhat Hanh. Alan Watts, Charlotte Joko Beck, Ezra Bayda, Shunryu Suzuki) , la Vipassana (vedi: Corrado Pensa, Ajahn Sumedho, Chandra Livia Candiani, Christina Feldman, Jack Kornfield, Joseph Goldestein, Sharon Salzberg), la Mindfulness che è di tipo laico (vedi gli articoli su Cristophe André e Jon-Kabat Zinn). Inoltre esistono indirizzi più specifici, come la Meditazione Trascendentale o la Soka Gakkai..
Matthieu Ricard, il monaco buddhista più conosciuto in Francia, ha scritto una piccola guida sulla meditazione L'art de la meditation che spiega perché meditare, come meditare e su cosa meditare. Vedi: https://maramici.blogspot.com/2021/04/libro-audio-larte-della-meditazione-14.html   e   https://maramici.blogspot.com/2021/05/larte-della-meditazione-parte-2.html

Da questo testo, emerge che ci sono diversi distinti tipi di meditazione: 

  • la presenza attenta o concentrazione su qualcosa, 
  • il modo di coltivare una mente calma, stabile e chiara, o una presenza aperta,
  • la gestione dei pensieri discorsivi e del dolore, 
  • sull'amore altruista, la compassione e l'imparzialità,
  • la visualizzazione di immagini mentali,
  • il fervore verso il maestro spirituale.

 E' perfettamente concepibile che si alleni la mente, come si allena il corpo. Meditare per il buddhismo significa "familiarizzare con" o "coltivare". Meditare consiste nel rivolgere interamente la propria attenzione al momento presente ed osservare quello che c’è, senza giudizio, senza commenti, senza elaborazione di pensiero. Se ciò risulta difficile è solo perché, per tutta la vita, siamo stati abituati a fare il contrario. Cioè siamo stati abituati a rimpiangere o provare rimorso per il passato, anticipare il futuro e preoccuparci, cercare di catalogare tutto come giusto o sbagliato, piacevole o spiacevole, bello o brutto, ecc.  La meditazione consiste, in effetti, a familiarizzarsi con una nuova maniera di essere, di percepire il mondo, e di gestire i propri pensieri e emozioni in maniera più controllata. Nella pratica meditativa, quello che conta non è il tempo che si consacra, ma la regolarità della pratica. Il solo segreto per meditare è come dice il Dalai Lama: "praticare, praticare, praticare". Venti minuti di meditazione giornaliera contribuiscono significativamente a ridurre l'ansietà e lo stress, ma anche la tendenza alla collera.  Inoltre è importante una trasmissione vivente, un insegnamento dato da un maestro spirituale realizzato.  Anche la motivazione è un aspetto importante, quando si tratta di capire per bene come meditare. Molti si avvicinano alla meditazione perché desiderano combattere lo stress. Alla base di questa motivazione c’è l’idea che la meditazione sia un’attività calmante, che alla lunga consente di affrontare le pressioni della vita quotidiana con maggiore serenità.  Però, purtroppo, i migliori risultati si ottengono se non si hanno particolari aspettative. Più l’atto di meditare è libero, senza aspettative, meglio è.

I consigli per iniziare a meditare sono:

  • Verifica la tua intenzione, cioè se desideri autenticamente iniziare a meditare, senza alcun tipo di costrizione, e senza aspettativa o sperare che possa risolvere un tuo problema contingente.
  • Non aspettare di avere a disposizione  il luogo giusto. Inizia e basta.
  • Stabilisci la durata della tua pratica giornaliera, possibilmente 5 minuti. Definisci anche l’ora e il luogo e attieniti tutti i giorni alle regole che hai definito.
  • Non preoccuparti della posizione, siediti semplicemente in modo comodo, con la schiena eretta ma non rigida.
  • Chiudi gli occhi o tienili socchiusi, come preferisci.
  • Concentrati unicamente sul respiro, cercando di sentirlo nel corpo e osservandone le variazioni.
  • Se ti accorgi che stai pensando ad altro, non giudicarti e torna gentilmente al respiro.
  • Usa delle parole guida che ti aiutino nella concentrazione, ad esempio “inspiro, espiro, …”.
  • Alla fine apprezza il passaggio dallo stato di meditazione alla normalità e sii riconoscente.

Prima di iniziare, bisogna trovare l’atteggiamento più adatto, non solo mentale, ma anche fisico. Un atteggiamento, ricettivo, aperto, che favorisca la concentrazione. Si può meditare seduti, in piedi e camminando o in posizione sdraiata.

La meditazione buddhista si basa fondamentalmente su due tecniche diverse tra loro, ma molto spesso usate in maniera complementare: samatha e vipassana. Samatha, o samadhi, e la tecnica basata sul raccoglimento, o concentrazione, o calma concentrata, o ancora “dimorare nella calma”. La tecnica consiste nel lasciare andare i pensieri e concentrare la mente a lungo su qualcosa di neutro, tipicamente il respiro. Il samatha è tipico della meditazione zen. Vipassana è invece la tecnica basata sull’investigazione della mente, che proprio grazie alla calma, può accedere a uno stato di visione profonda, per entrare in contatto con la realtà, senza mediazioni, e dunque comprenderla e accettarla per quello che è. Il metodo della vipassana consiste nel sedersi e osservare con equanimità tutti i fenomeni che si presentano ai sensi, senza attaccarsi a nulla o respingere nulla. Normalmente si considera che samatha sia il presupposto per vipassana. Praticare esclusivamente samatha è invece funzionale a raggiungere stadi di assorbimento profondo, o jhana.
Alcune forme di meditazione prevedono la recitazione di mantra. Il mantra può essere un enunciato sacro, un suono primordiale, una sillaba, una parola, un fonema, un gruppo di parole. La lingua dei mantra in genere è il sanscrito, che si ritiene possa avere agire sul subconscio e lavorare sul piano sottile ed energetico.
Una delle forme più elementari di mantra è l’Om o Aum, un suono sacro e un simbolo spirituale nelle religioni indiane. L’Om rappresenta l’essenza della realtà ultima, la coscienza o Atman, ma il suo significato varia di tradizione in tradizione.
Anche nel buddhismo Theravada è molto comune l’uso del mantra o la ripetizione di certe frasi in Pali. I mantra semplici usano la ripetizione del nome del Buddha, o il “Dhamma”, o il “Sangha”.  Altri mantra sono diretti allo sviluppo della gentilezza amorevole. Altri ancora indirizzano l’attenzione sul processo di cambiamento, ripetendo frasi in Pali che significano “tutto cambia” o “lascia andare”.  Nel Tibet, "Om Mani Padme Hum", il mantra della compassione, è il mantra più recitato dai buddhisti, è inciso e dipinto nelle rocce e sulle ruote da preghiera, lo si vede ovunque.
I buddhisti credono negli effetti benefici che si producono recitando il mantra, per alleviare il karma negativo, per accrescere e accumulare meriti, per sfuggire alle sofferenze e per consentire il raggiungimento dello stato di illuminazione del Buddha. 

La meditazione zen è una forma meditativa ascrivibile al buddhismo giapponese ed è utile per ritrovare pace e serenità. Zazen è un termine composto da za (“da seduti”) e zen, parola giapponese, che, attraverso il cinese e il pali, risale al sanscrito dhyāna, che sta per contemplazione. Zazen è quindi la “meditazione da seduti”.   Lo Zazen è la  più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto; Per analogia si può immaginare una persona che guarda dall’alto di un viadotto, le auto sfrecciano sotto di lui. Piano, piano il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto.  Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente. Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono.  Shikantaza è praticare o attualizzare il vuoto.  Con la pratica della meditazione zen si allontanano l’ansia e lo stress. 

Zen significa meditazione, questa tecnica si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di risolverlo, (egoismo, odio, inganno ostacoli sono le prove che gli esseri umani devono affrontare).  Nello zen possiamo raggiungere due tipi di samadhi: Il samadhi positivo, ossia essere assorti in un’attività, ad esempio come la pittura, e in questo stato, rimane un pò di coscienza del sé. Oppure arrivare ad una forma di samadhi assoluto, in cui si diviene un tutt’uno con l’attività, ad esempio con lo stesso atto del dipingere, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo.  Entrambi possono portare al kensho,  che è una prima intuizione del risveglio, di percezione della Vacuità che è l'obiettivo della pratica Zen, propedeutica e non coincidente con l'illuminazione totale. Possiamo definirla una prima esperienza di satori (illuminazione). A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.  Bisogna ricordare, comunque, che nello zen cui si enfatizza la “semplicità”, quindi, ovvero un atteggiamento e uno stile di vita essenziale e privo di fronzoli. 

La Meditazione Trascendentale è una tecnica per lo sviluppo sistematico delle potenzialità personali e la riduzione dello stress. È completamente naturale e adatta a tutti. È facile da imparare, piacevole da praticare. Si pratica per 15-20 minuti, due volte al giorno, stando comodamente seduti ad occhi chiusi. La Meditazione Trascendentale permette di rivolgere facilmente all’interno la propria attenzione per sperimentare livelli sempre più quieti della mente, sino a sperimentarne il livello più silenzioso e tranquillo – la pura coscienza.  Permette di migliorare il potenziale mentale, la salute fisica, il comportamento e il rapporto con l’ambiente circostante.     Nella Meditazione Trascendentale vengono utilizzati dei mantra, che sono assegnati al praticante. La recitazione di un mantra consente di sostituire il flusso continuo di pensieri con una condizione mentale stabile e appropriata, ed entrare così in uno stato di “trascendenza”.

Nel movimento della Soka Gakkai, la pratica principale (Daimoku) consiste nel recitare la formula o mantra Nam-myoho-renge-kyo. Si parte dalla convinzione che queste parole possano contribuire a cambiare la propria vita, compresi gli ambienti naturali in cui si vive. L’obiettivo è quello di produrre un cambiamento interno che serva da motivazione per il cambiamento sociale esterno. Il canto, infatti, non può essere separato dall’azione. I membri di Soka Gakkai credono che il canto rilasci il potere della forza vitale universale inerente alla vita.

Vedi sito:  https://zeninthecity.org/  

La pratica della mindfulness

La meditazione è una tecnica che ci permette di diventare una persona decente, di accettarsi, di avere un’identità; praticando arriviamo a non arrabbiarci se qualcuno ci chiede di toglierci il cappello, di non rompere un'amicizia se qualcuno ci tratta una volta male, arriviamo a compiere atti di benevolenza.  Non penso che dovremmo  fermarci a questo, penso bisognerebbe andare oltre.

La pratica della mindfulness permette di  sviluppare una visione chiara e netta su se stessi, gli eventi, e il mondo, in secondo tempo permette di sviluppare la benevolenza verso gli altri.

Il praticante deve cercare di trovare il proprio posto nel mondo, con uno sguardo attento alla realtà quotidiana. Cercare,  durante la pratica, di annullare il sentimento di separazione, di essere consapevole del momento presente, manifestare gentilezza verso le persone vicine (la figlia e il coniuge, ecc), manifestare vulnerabilità ossia la capacità di non aver bisogno di avere sempre ragione, prendere tempo per accettarsi e trattarsi meglio, amarsi, coltivare il potere di un sorriso, eliminare cose ed impegni superflui. Tutto ciò aiuta a passare ad un’altra tappa del persorso meditativo..

Spesso si coltiva un eccessivo senso del dovere, un senso di colpabilità, sempre alla ricerca della perfezione e questo non aiuta nel percorso meditativo.  Spesso si instaura una resistenza al piacere, dando troppa importanza all’intelletto, invece  bisogna cessare di essere saggi ed essere entusiasti, ed aperti anche ai piccoli piaceri quotidiani. Il piacere ci ricarica in energia, è una via di accesso alla spiritualità, la visualizzazione di un progetto gradevole è suscettibile anche di accrescere le difese immunitarie. Le ricerche di Carl Simonton (1942 - 2009) sul tumore hanno evidenziato che spesso i malati di tumore sono persone con eccessivo senso del dovere. Oscar Carl Simonton è stato un oncologo e psicologo statunitense. È stato uno dei pionieri della psiconcologia.

I segni positivi di una pratica riuscita sono: il sentirsi più gioiosi, più vivi, più liberi, lo sviluppare  curiosità ed interesse verso gli altri, trovare degli spazi per manifestare gioia e praticare benevolenza. Anche se si pratica,  sicuramente non si diventa improvvisamente calmi e sereni verso tutti, quindi evitate di parlarne con tutti ed evitate di fare del proselitismo, in questo modo si eviterà il sarcasmo di chi ci è vicino e di ascoltare la frase seguente: “Visto che pratichi la meditazione, non dovresti essere così nervoso e suscettibile”.

La Mindfulness è stata introdotta in Occidente dai psichiatri Jon Kabat Zinn e Cristophe André, che hanno preso ispirazione da Thich Nhat Hanh, il monaco buddhista vietnamita candidato al Nobel per la pace.  Thich Nhat Hanh nel suo libro Prendersi cura del bambino interiore spiega come praticare la mindfulness:

  • Primo passo: La pratica della presenza attenta, che è una pratica di base che permette di sviluppare una visione chiara e netta sulle persone, gli eventi, e il mondo.
  • Secondo passo: la pratica della meditazione della benevolenza verso gli altri.

Mettà, benevolenza ed interesse attivo verso gli altri è uno dei quattro principi su cui si basa l’etica buddhista.  Gli altri sono: Karuna: compassione, Midità: gioia, Upaksha: equanimità.

Suggerimenti per approfondire:

  •  Prendersi cura del bambino interiore,  Thich Nhat Hanh,
  •  La meditation de la bieveillance,  Marie-Laurence Cattoire,  sito: www.meditation-et-action.com
  • Sèrènitè, 25 histoire d’èquilibre interieur, Cristophe Andrè, 
  • Quattre plaisirs par jour au minimum, Evalyne Bissone Jeufroy,
  • Frappe le ciel, ècoute le bruit, Fabrice Midal (1967 - ) è un filosofo francese e fondatore della Scuola occidentale di meditazione. Sostiene di praticare un "buddismo laico".
  •  Choisir sa vie, Tal Ben-Shahar (1970 - ), il professore del benessere è un insegnante e scrittore americano-israeliano attivo nel campo della psicologia positiva e della leadership.
  • Prendre soin de l’enfant interieur, Thich Nhat Hanh, monaco vietnamita, candidato al premio Nobel per la pace 
  • L’amour qu--i guèrit,  Sharon Salzberg (1952 - ) è una scrittrice americana e autrice di best-seller sulla meditazione buddista.  Se non ci amiamo, la nostra volontà di fare del bene si trasforma in sacrificio.
  • Chade-Meng Tan et Mathieu Ricard, conférence: "Connectez-vous à vous-même". Vedi link
  • Antonio Prete, L’universo nascosto, siamo parti del vivente.
  • Michel Serre,  Per la costruzione dell’io è indispensabile il riconoscimento dell’altro, il tu cosmico.

La meditazione - André Van Lysebeth

André Van Lysebeth è stato un grande maestro che con sincera e generosa disponibilità ha saputo, sin dai primissimi anni ’50, lavorare senza sosta per trasmettere, con semplicità e con tutti i mezzi a sua disposizione, un insegnamento di grande valore estremamente ampio con il quale ha saputo trattare tutti i campi di interesse dello yoga. Il testo più conosciuto è Imparo lo yoga. Un altro testo di approfondimento è Perfeziono lo yoga.
 
"E' nel mio mentale che sono felice o triste". André Van Lysebeth
 
Durante il percorso meditativo si cerca inizialmente di trovare uno stato di ritrazione dei sensi dall'esterno per poi entrare consapevolmente a contatto con i soli contenuti mentali, che potrebbero essere legati agli avvenimenti della vita più pregnanti. Non ci dovrebbero essere né giudizi, considerazioni, valutazioni, ma soltanto una semplice osservazione accompagnata da un distacco interiore. André Van Lysebeth afferma chiaramente che nella meditazione è necessario imparare a distaccarsi totalmente da tutti gli organi dei sensi, in modo da chiudere tutte le porte che comunicano con l’universo esteriore e limitare l’interesse sui soli contenuti mentali, dietro i quali vi è sempre e permanentemente lo Spettatore profondo, il Sé, l’essenza stessa della nostra esistenza. 

In meditazione si assume una posizione seduta proprio per evitare, come nel sonno, di cadere in quell’attivazione mentale che porterebbe alla produzione di sogni e di visioni oniriche incontrollate. ”Mantenere una posizione seduta è il primo ostacolo: è necessario tenerla perfettamente immobile con la schiena diritta eliminando anche i micromovimenti del viso, delle mani e di qualunque altra parte del corpo". Dall’immobilità nasce uno stato interiore privo di stimoli sensoriali, i milioni di ricettori sparsi in tutto il corpo non saranno così stimolati. E’ come quando si ha un arto ingessato, e si dice: “non sento più il mio braccio o la mia gamba”. Immaginate un’immobilità che investe tutto il corpo, persino i micromovimenti dovrebbero essere pazientemente eliminati, allora è possibile entrare in uno stato interiore di maggiore silenzio, il respiro rallenta e le immagini mentali diventano meno numerose, come pure i pensieri, fino a raggiungere uno stato di silenzio consapevole e una mente non reattiva.

Jon Kabat Zinn

 Jonathan Kabat (1944 - ),  così si chiamava prima di accostare il cognome della moglie al proprio, è figlio di uno scienziato e di un’artista ebrei. Jon Kabat-Zinn mentre studiava medicina al MIT negli anni Sessanta – dove era anche attivo come pacifista contro la guerra in Vietnam – fu introdotto alla meditazione dall’insegnante di zen Philip Kapleau. Approfondì la pratica, prima diventando allievo del maestro Zen Thich Nhat Hanh, poi approdando all’Insight Meditation Center, il centro che ha importato in Occidente la pratica della Vipassana, una forma di meditazione che mira a sviluppare la capacità di visione profonda attraverso l’osservazione prolungata della mente e del corpo.
Praticando lo Zen e la Vipassana, oltre allo Yoga, Kabat-Zinn avvertì lo scarto tra il potere trasformativo – e in molti casi guaritivo – di questi insegnamenti e le discipline scientifiche. Queste ultime si muovevano in un campo completamente diverso. Le pratiche meditative di origine orientale e le scienze applicate in Occidente costituivano due mondi del tutto separati. La sua intuizione fu di includere in un alveo scientifico le potenzialità delle pratiche buddhiste, e in particolare della meditazione, facendole lavorare in sinergia con le cure mediche dispensate nell’ambito della medicina ufficiale. La sua idea più originale fu di proporre a fini terapeutici la meditazione, ma privandola di qualsiasi riferimento esplicito al Buddha e al Buddhismo, in modo da farla accettare a persone di qualsiasi opinione e credo religioso..

La Mindfulness fu applicata inizialmente per la cura del dolore cronico. La meditazione, infatti, consente di affrontare il dolore senza pensieri aggiuntivi di non accettazione, i quali hanno un effetto aggravante sulla sensazione di dolore e la capacità di sopportarlo. Era questo lo scopo della prima struttura dedicata alla Mindfulness, la Clinica per la Riduzione dello Stress, fondata nel 1979 presso la scuola di medicina dell’Università del Massachusetts. Il programma messo a punto nell’ambito della clinica si chiamava Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), cioè riduzione dello stress basata sulla consapevolezza.

Corrado Pensa

Corrado Pensa è uno dei più noti e autorevoli insegnanti di meditazione in Italia, ed ha svolto un ruolo storico molto importante nella diffusione delle pratiche di tradizione buddhista nel nostro Paese. Con l’organizzazione da lui fondata a Roma – l’A.Me.Co. (Associazione per la Meditazione di consapevolezza) – ha portato in Italia e fatto conoscere molti insegnanti e maestri di dharma di fama internazionale.  Insieme alla moglie Neva Papachristou dirige l’A.Me.Co. e conduce ritiri intensivi di varia durata, sempre molto frequentati.  Ha insegnato Religioni e Filosofie dell'India presso l'università "La Sapienza" di Roma ed è stato un psicoterapeuta junghiano.

Intervista a Corrado Pensa   https://digilander.libero.it/Ameco/sati961/corrado1.htm 

link al sito dell'A.Me.Co  https://www.associazioneameco.it/

All'università studiò con il grande esploratore ed orientalista Giuseppe Tucci, che lo introdusse alla saggezza orientale, e alla cultura buddhista.  Tucci influenzò notevolmente Corrado Pensa nelle sue future scelte e gli trasmise l'amore verso il buddhismo. Dopo questi incontri cominciò a pensare ad un lavoro di trasformazione interiore.  
Corrado Pensa fu anche attratto dall'opera di Jung e per un periodo cominciò a fare una psicoterapia e le prime meditazione.  Dopo avere fatto esperienze di meditazione in India, la vera e propria iniziazione alla meditazione la fece in un ritiro Zen con S. Suzuki Roshi a San Francisco.  Dopo aver assistito agli insegnamenti  del buddhismo tibetano  con Tarthang Tulku a Berkeley,  si avvicinò alla meditazione di consapevolezza (vipassanâ) in un ritiro condotto da Jack Kornfield.   Poi, nel 1976 iniziò il rapporto con l’Insight Meditation Society (I.M.S.) in Massachusetts, fondato da Joseph Goldstein (uno dei primi insegnanti di meditazione vipassanā negli USA), Jack Kornfield e Sharon Salzberg.  
Corrado Pensa, dopo aver portato a termine un periodo di apprendistato presso l’I.M.S. è stato nominato senior teacher presso quella istituzione. L’Insight Meditation Society è uno dei più importanti centri di riferimento mondiali per la Vipassana.
Corrado Pensa continua ad insegnare il Dharma in Europa. Scrive regolarmente per SATI, la rivista dell’A.Me.Co. Ha pubblicato numerosi testi sul Buddhismo e sulla pratica della meditazione di consapevolezza (Vipassanā).

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...