martedì 18 maggio 2021

Le Upanishad dello yoga

Recentemente ho riletto con piacere le Upanishad che sono la parte finale dei Veda e ho contato almeno 17 Upanishad che parlavano di yoga ed illustravano le varie tecniche di pranayama (respirazione), le tecniche di purificazione o menzionavano asana (posizione), gli elementi che poi saranno ripresi ed approfonditi nei testi tantrici. 

Il termine "Veda" significa letteralmente "conoscenza" e si applica a un certo numero di scritture sacre compilate in lingua sanscrita circa 4500-5000 anni fa. Il Veda è la Conoscenza sacra, la Verità divina e delinea i confini dell'ortodossia indù.  In esso si ritrovano i fondamenti della cultura, della spiritualità, delle arti e delle scienze induiste.  Altri testi di riferimento della spiritualità induista sono: la Bhagavad gita (che fa parte del poema Mahabharata) e il Vedanta sutra (testo religioso a fondamento della filosofia Vedānta ("Parte finale dei Veda"). Esistono nella letteratura indiana  anche dei testi epici e storici conosciuti come Itihasa (tra cui Mahabharata e Ramayana) e Purana che illustrano la vita e le esperienze di grandi personaggi della storia. 

La compilazione dei Veda è attribuita al saggio Vyasa, una figura quasi mitologica. Questa conoscenza sacra è divisa in quattro grandi raccolte (samhita)

  • il Rig veda (il veda degli inni), 
  • il Sama veda (la pratica del sacrificio), 
  • l'Atharva veda (le formule magiche), 
  • lo Yajur veda ( i rituali). Alcuni studiosi dividono quest'ultimo veda in Slukla veda e Krishna veda.  Da queste scritture nacquero le diverse tradizioni spirituali (sampradaya). 

Ognuna di queste raccolte è divisa al suo interno in quattro parti: 

  • Samhita ( i mantra in lode a Dio);  
  • Brahmana (le istruzioni dettagliate sui riti e sul cerimoniale);  
  • Aranyaka (le indagini sulla Verità Suprema);
  • Upanishad (gli spunti filosofici). 

Esistono anche dei "Veda secondari" chiamati Upanga (o Upaveda) e Vedanga che contengono invece informazioni puramente tecniche sotto forma di manuali di consultazione pratica,

Per ritornare alle Upanishad ne esistono 108, Sono dei veri trattati filosofici che formano la base dei grandi sistemi della filosofia indiana e sono distribuite nella parte finale delle quattro raccolte dei Veda. Alla base di questo sistema filosofico c'è il Brahman: lo spirito cosmico o coscienza universale, l'essenza eterna che pervade tutto, ogni singola cosa o essere umano. E' la realtà ultima e divina, la fonte di vita e di tutto ciò che è stato creato. Anche noi siamo il Brahman. L'Atman invece è lo spirito o coscienza individuale ed è l'essenza di ogni essere vivente, la sua consapevolezza, l’energia vitale  o il soffio individuale che c'è in ognuno di noi. Il concetto di Unione insito nella parola Yoga significa l’unione della coscienza individuale con la coscienza universale. 

Possiamo riassumere il pensiero filosofico delle Upanishad in quattro Grandi Aforismi (I maha vakya)  che si trovano nelle Upanishad principali:

  • Prajnanam brahma "il Brahman è la perfetta conoscenza",                                                             considerato l'essenza del Rig Veda e riportato nell'Aitareya Upanishad.
  • Tat tvam asi, "Tu sei quello (il Brahman)",                                                                        considerato l'essenza del Sama Veda e riportato nella Chandogya Upanishad.
  • Aham brahmasmi, "Io sono Brahman",                                                                                             considerato l'essenza dello Yajur Veda e riportato nella Brihad aranyaka Upanishad.
  • Ayam atma brahma, "Atman e Brahman sono lo stesso",                                                                considerato l'essenza dell'Atharva Veda e riportato nella Mandukya Upanishad.

Inoltre, le Upanishad sono composte da un numero variegato di versi, si va dai 621 della Chandogya Upanishad (quasi estesa come la Bhagavad gita, che è di 700 versi) ai 12 versi della Mandukya Upanishad fino ad arrivare ai soli 3 versi della Maha vakya Upanishad. Anche la Bhagavad Gita è talvolta elencata come una delle Upanishad, sotto il nome Gitopanishad. Ci sono così le "più importanti" (mukhya), quelle "sullo yoga" (yoga), "sulla rinuncia" (sannyasa), e quelle "di valore universale" (samanya).

Esistono anche tre gruppi specifici di Upanishad che descrivono l'essenza della Realtà secondo i particolare orientamenti di percezione descritti come vaishnava ("di Vishnu"), shaiva ("di Shiva"), shakta ("di Shakti", la Dea Madre).

Di seguito ho creato una specie di bignami, e per ogni Upanishad ho riportato alcune frasi significative. Spesso in queste Upanishad sono riportati i dialoghi tra vari personaggi che attraverso domande e risposte illustrano i concetti base del Vedanta.

Le 10 Upanishad più importanti sono: 

  1. Aitareya Upanishad.  In principio non c'era che il Brahman. Il Brahman è la perfetta conoscenza. La consapevolezza è l'occhio e il fine dell'universo, la consapevolezza è il Brahman. Attraverso questo Atman che è consapevolezza, il Purusha si è elevato da questo mondo e trovando soddisfazione a tutti i desideri nel mondo celeste, è diventato immortale.
  2. Brihad aranyaka Upanishad. Il Brahman è infinito, ed è infinita anche la manifestazione universale: ciò che è infinito ha origine dall'infinito. Anche traendo l'infinito dall'infinito, l'infinito resta infinito. L'Atman è più caro di un figlio, più prezioso di qualsiasi ricchezza, perché è interiore e imperituro. L'Atman non era altro che il Brahman e percepiva sé stesso come Brahman. Prajapati ebbe due gruppi di figli i Deva (le divinità benevoli) e gli Asura (le divinità maligne, demoni) che sono i protagonisti dell'eterno conflitto tra il bene ed il male.  La società degli uomini è creata a partire da quella dei Deva. Ma per tutti, la realizzazione del Brahman rimane lo scopo principale. In questa Upanishad viene spiegato che cosa è il Brahman: è immediato e diretto, il Sé che si trova in ogni essere." "Ciò che respira attraverso il prana è l'Atman che vive in ogni essere. E' l'Atman, l'imperituro, il Sé di ogni cosa: tutto il resto è temporaneo. Janaka domandò, "Qual è la luce per l'essere umano?" "La luce del sole: è grazie al sole che si può sedere, uscire, lavorare e tornare a casa." (4.3.2.) "Ma quando il sole è tramontato, come può servire a illuminare l'essere umano?" "Dopo il tramonto del sole, appare la luna, che gli permette di svolgere tutte le sue attività." La conversazione proseguì nello stesso modo, e Yajnavalkya spiegò che l'essere umano viene illuminato non solo dal sole e dalla luna, ma anche dal fuoco e dalla parola, e soprattutto dalla luce del Sé, del Purusha, che si identifica con l'intelletto e che siede in mezzo ai sensi. Chi non ha desideri, chi è libero dai desideri, chi ha soddisfatto i desideri, chi desidera soltanto l'Atman, non è più separato, ma si unisce al Brahman. L'Atman è anche ciò che è stato descritto come "non è questo, non è quello". Non può essere percepito, non si degrada e non si deteriora mai, non è mai attaccato o legato, non soffre e non subisce danno.
  3. Chandogya Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman, La sillaba Om è chiamata anche Udgita, Il prana è l'aria espirata e l'apana è l'aria inspirata: la loro unione si chiama vyana ed è la parola. Per questo motivo, quando si parla non c'è espirazione o inspirazione. La parola pronunciata è Rig. La sillaba Om rappresenta il Brahman e dal Brahman hanno origine tutte le cose. Similmente, quando il Sé vivente lascia il corpo, il corpo muore, mentre il Sé vivente non muore mai. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.11.1-3) "Portami un frutto di questo albero baniano," disse il padre. Ricevutolo, aggiunse, "Cosa vedi dentro questo frutto?" "Dei semi molto piccoli." "Rompi uno di questi semi. Cosa ci vedi dentro?" "Niente." Il padre spiegò, "L'essenza sottile che tu non percepisci è ciò da cui è cresciuto questo grande albero baniano.                    Abbi fede in questo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.12.1-3) "Metti questo sale nell'acqua e poi torna da me domani mattina." Il ragazzo obbedì e la mattina seguente non riuscì a vedere il sale, perché si era sciolto nell'acqua. Su richiesta del padre assaggiò l'acqua e la trovò salata, sia in cima al contenitore, sia nel mezzo, sia sul fondo. "Così come non eri in grado di vedere il sale nell'acqua nonostante vi fosse presente, similmente non vedi l'Essere che si trova nel corpo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.13.1-3) "Un malvivente potrebbe sequestrare un uomo nel paese di Gandhara, bendarlo e portarlo nel deserto. Il poveretto griderebbe in tutte le direzioni per cercare aiuto. Se qualcuno venisse a togliere la benda dai suoi occhi e gli indicasse la direzione per il paese di Gandhara, potrebbe chiedere indicazioni nei villaggi lungo la strada e riuscirebbe a tornare a casa. Similmente, in questo mondo una persona acquisisce la conoscenza se trova un Guru, e dopo essersi liberato dall'identificazione con il corpo torna a fondersi nell'Esistenza suprema. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu."
  4. Isa Upanishad. Per chi possiede la conoscenza, tutti gli esseri diventano una sola cosa con l'Atman; come potrebbe dunque esserci sofferenza e illusione per una persona che ha realizzato l'unione suprema?
  5. Katha Upanishad. Naciketa si rivolse dunque al padre e gli chiese, "a chi mi darai?". (1.1.1-3) Quando ebbe ripetuto la domanda tre volte, il padre gli rispose, "Ti darò a Yamaraja, il Signore della morte." Naciketa pose al signore della morte la seguente domanda: "Vorrei sapere da te qual è la verità su cosa accade a un essere umano dopo la morte." Dopo una serie di domande e risposte  Yamaraja disse "Ora so che tu desideri davvero la conoscenza". e spiegò: Chi è intelligente comprende che l'Atman rimane distaccato e non identificato con il corpo nonostante viva in tutti i corpi, immutabile in mezzo a tutto ciò che è effimero e mutevole, e così grande da essere onnipresente. l'Atman è uno, controlla ogni cosa ed è il Sé interiore di tutti gli esseri viventi, e rende l'Uno molteplice. L'Atman è la consapevolezza che non nasce e non muore, non ha origine e non dà origine, è primordiale, non-nato, eterno, libero dal decadimento, e non muore quando il corpo muore. L'Atman che dimora all'interno di ogni essere è sempre uno in sostanza ma prende forme particolari a seconda dei corpi.  Questo Purusha, il sè interiore,  è sempre sveglio anche quando tutti dormono, crea tutto ciò che è desiderabile ed è certamente puro: è il Brahman, l'immortale. Su di lui riposano tutti i mondi, come perle su un filo, nessuno può superarlo. Questo è l'Atman!  Poi il testo comincia a descrivere lo yoga. Il dominio stabile sui sensi è chiamato yoga. Nel corpo ci sono 101 canali di energia. Naciketa ottenne questa conoscenza da Yama, la personificazione della Morte. Dopo aver appreso la scienza dello Yoga, poiché era libero dalle passioni e dalla morte, raggiunse il Brahman.
  6. Kena Upanishad. Si può contemplare il Brahman quando si supera il livello mentale, ma chi cerca di comprenderlo attraverso la mente non riuscirà veramente a conoscerlo. L'erudizione non è sufficiente: ci vogliono umiltà e introspezione. I Deva (le divinità induiste) pensarono, "Siamo noi che abbiamo vinto, e nostra è la gloria." Il Brahman vide la loro arroganza e apparve in mezzo a loro, ma i Deva non lo riconobbero.
  7. Mandukya Upanishad. Tutto ciò che esiste è la sillaba Om. Il Brahman è tutto ciò che esiste, è l'Atman, che è composto dai quattro quadranti: veglia, sonno, sonno profondo, Turiya. Quando durante il sonno non si desiderano oggetti di piacere e non si hanno sogni, il Sé si trova nello stato di sonno profondo chiamato Prajna, che corrisponde al terzo quadrante. Il quarto quadrante è Turiya e la sua consapevolezza trascende il mondo interno e quello esterno. Nello stato di veglia è la lettera A che emerge, nello stato di sogno è la lettera U, nello stato di sonno profondo è la lettera M nasale che emerge. Il quarto quadrante è senza parti o lettere, perché si trova al di là della comprensione ordinaria, oltre la cessazione del mondo fenomenico, oltre la dualità e le sofferenze. Questo Om è certamente l'Atman. Chi lo sa entra nel Sé attraverso il Sé.
  8. Mundaka Upanishad. Angira disse, "Esistono due tipi di conoscenza - quella inferiore e quella superiore. Questo è risaputo da coloro che hanno studiato i Veda. La conoscenza inferiore è caratterizzata dai rituali, la pronuncia dei mantra, dall'etimologia e dalla grammatica e dall'astrologia. La conoscenza  superiore corrisponde alla ricerca del Brahman, e per ottenere migliori risultati occorre trovare un Guru. Il Guru che viene avvicinato nel modo adeguato deve sempre mantenere la calma nel cuore e nella mente e controllare gli organi di senso esterni per poter impartire la conoscenza del Brahman, che permette di realizzare il vero Purusha imperituro e trascendentale.  L'Om è l'arco, l'Atman è la freccia e il Brahman è il bersaglio. Può essere centrato da chi è infallibile, da chi diventa Uno con il bersaglio immergendo la mente nella sua contemplazione. Quando l'anima individuale vede il Purusha, il creatore, il Signore dorato, l'origine del Brahman inferiore, si libera da meriti e demeriti e diventa pura, raggiungendo l'uguaglianza assoluta. 
  9. Prasna Upanishad. Il venerabile Pippalada Rishi accettò come discepoli Sukesha, Satyakama, Gargya, Kousalya, Bhargava e Kabandhi, tutti impegnati nella ricerca del Brahman, e desiderosi di raggiungere il Brahman Supremo. Bhargava pose la seguente domanda: "Quante sono le Divinità che sostengono l'esistenza di una creatura, e quale è la più importante e gloriosa?" (2.1) "Lo spazio è questa Divinità, ma lo sono anche l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, la parola, la mente, la vista e l'udito. Tutte queste Divinità manifestano la loro gloria e collaborano a mantenere integro il corpo." (2.2) Tra queste divinità prevalse il Prana che disse loro, "Non vi illudete. Sono io che mantengo il corpo integro, sostenendolo con le mie cinque manifestazioni."  Il Purusha dalle 16 membra o parti si trova nel corpo umano stesso. In questa parte del testo ci si interrogs in che modo appare all'arrivo dell'Atman, e in che modo rimane nel corpo durante il tempo della sua vita. Dal prana il Brahman creò la fede, lo spazio, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, i sensi, la mente e il nutrimento. Dal nutrimento creò il vigore, l'autocontrollo, i mantra, i rituali, i mondi e i nomi dei mondi.
  10. Taittirya Upanishad. Parleremo ora della scienza della pronuncia, dell'alfabeto, degli accenti, della metrica, dell'enfasi, dell'uniformità e della contrapposizione. Ora parleremo della meditazione. Nello spazio che c'è nel cuore si trova questa Persona che si può realizzare attraverso la conoscenza, e che è immortale e splendente. Bisogna praticare il Dharma sia quando si insegna che quando si impara; "Il Brahman è la verità, la conoscenza e l'infinito. Oltre al corpo fatto di cibo (annamaya) descritto sopra, esiste un altro corpo sottile fatto di aria o prana (pranamaya), esiste un altro corpo sottile fatto di mente (manomaya), Ma oltre al corpo cognitivo, esiste un altro sé interiore costituito da felicità pura (anandamaya), L'Atman desiderò diventare molteplice e prendere nascita. Avendo preso questa decisione, creò tutto ciò che esiste ed entrò in ogni cosa, diventando ciò che ha forma e ciò che non ha forma, "All'inizio di tutto questo c'era soltanto il non-manifestato, e dal non-manifestato emerse ciò che è manifestato." Il Brahman creò sé stesso da sé stesso, perciò viene chiamato 'Nato da sé stesso'. "La persona realizzata, dopo aver sperimentato la felicità del Brahman, non ha più paura di nulla."  Esiste un'altra Upanishad con contenuti molti simili chiamata Taittirya Upanishad, Brighu valli. Brighu Rishi, l'illustre figlio di Varuna, avvicinò suo padre chiedendogli di istruirlo sul Brahman. Il padre gli spiegò l'importanza della meditazione. In meditazione Brighu realizzò che il Brahman è il prana, poi realizzò il Brahman come la conoscenza, perché dalla conoscenza hanno origine tutti gli esseri, dalla conoscenza sono sostenuti e attratti, e alla conoscenza ritornano.

Le Upanishad sullo Yoga sono 17: Amrita bindu Upanishad, Amrita nada Upanishad, Brahma vidya Upanishad, Darshana Upanishad, Dhyana bindu Upanishad, Hamsa Upanishad, Kshurika Upanishad, Mahavakya Upanishad, Mandala brahmana Upanishad, Nada bindu Upanishad, Pashupata Upanishad, Sandilya Upanishad, Trishiki brahmana Upanishad, Yoga chudamani Upanishad, Yoga kundali Upanishad, Yoga sikha Upanishad, Yoga tattva Upanishad. In molte di queste Upanishad troviamo anche delle istruzioni tecniche riguardanti particolari pratiche yoga, mantra e rituali, istruzioni a volte un po' oscure che necessitano di un guru per interpretarle.

Di queste:

  • 11 sono contenute nello Yajur Veda; 
  • 3 sono contenute nello Atharva Veda; 
  • 1 è contenuta nel Rig Veda; 
  • 2 sono contenute nel Sama Veda.

  1. Amrita bindu Upanishad. Si deve conoscere l'Atman come sempre immutato durante le fasi di veglia, sogno e sonno profondo. Per chi ha trasceso questi tre stati non c'è più bisogno di rinascere.  L'Atman universale è Uno ed è presente in tutti gli esseri. Pur essendo Uno, appare molteplice.  Io sono l'Atman dell'universo, l'Essere supremo, nel quale risiedono tutti gli esseri, che risiede in tutti gli esseri e benedice tutti.
  2. Amrita nada Upanishad.  Il saggio deve completare lo studio delle scritture e meditare ripetutamente sul loro significato. Pratyahara è quando si verifica il ritiro degli oggetti dei sensi (come il suono e così via) e la mente irrequieta diventa le redini nelle mani dell'Atman. Pratyahara (controllo dei sensi), dhyana (contemplazione), tarka (studio) e samadhi (meditazione trascendentale) sono le sei parti dello Yoga. Le tre fasi del pranayama sono rechaka (espirazione), puraka (inspirazione) e kumbhaka (la fase in cui si trattiene il respiro).  Il Prana si estende anche all'esterno del corpo per uno spazio di 32 dita. I cicli di respirazione in un giorno completo di 24 ore assommano a 113.180. Il primo vayu, il Prana, risiede nel cuore, Apana risiede nell'ano, Samana nell'ombelico, Udana nella gola, Vyana in tutto il corpo. Poi ci sono i colori dei vari prana.
  3. Brahma vidya Upanishad. La sillaba Om è il Brahman, Il corpo dell'Om è costituito dalle tre lettere che compongono il suono. Esistono tre forme principali della Divinità, tre mondi, tre Veda e tre fuochi. La lettera A corrisponde al Rig Veda, al fuoco Garhapatya, a Brahma il creatore, e ai mondi del livello della terra, conosciuta come Bhuh. La lettera U corrisponde allo Yajur Veda, al fuoco Dakshina, a Vishnu, e alla regione intermedia dell'universo, conosciuta come Bhuvah. La lettera M corrisponde al Sama Veda, al fuoco Ahavaniya, a Isvara, e ai pianeti superiori dell'universo, conosciuti come Suvah. In questa Upanishad si parla delle 72 mila nadi.
  4. Darshana Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman. Si parla dello Yoga delle otto parti, occorre la pratica del mantra japa e l'austerità. I nove asana importanti sono Svastika ("la croce uncinata"), Gomukha ("il muso di mucca"), Padma ("il fiore di loto"), Vira ("il guerriero"), Simha ("il leone"), Bhadra ("benefica"), Mukta ("libera"), Mayura ("il pavone") e Sukha ("facile"). Qualsiasi posizione che risulti comoda e faciliti la meditazione viene chiamata Sukha Asana. Quando si è controllato perfettamente il corpo, bisogna iniziare a praticare il pranayama. Dopo aver stabilito la propria residenza in quel luogo, si assume l'Asana più adatto, rivolti verso est o nord, ci si concentra sul Bindu (punto di concentrazione). Si parla delle nadi principali Ida e Pingala, e del Brahma randhra (la sommità del cranio). Si specificano i mantra per i 5 elementi: ham, yam, ram, vam e lam. Ora ti spiegherò i 6 tipi di dharana, o concentrazione stabile nella contemplazione. Il samadhi è il livello in cui si comprende che il Jivatman e il Param Atman sono una sola cosa. L'Atman è perfetto e completo, senza macchia, immutabile, e benché sia Uno, appare in differenti forme per effetto dell'illusione. Quando si vede sé stessi in tutto, e tutto in sé stessi, si raggiunge il livello del Brahman. Il mondo appare allora come illusorio (Maya).
  5. Dhyana bindu Upanishad.  Il Dhyana Yoga (la meditazione) è il metodo più potente per annientare gli effetti delle azioni negative passate. Viene spiegata la potenza del Nada (suono spirituale), Il Pranava Omkara è l'arco, l'Atman è la freccia, il Brahman è il bersaglio. La dimora suprema del Brahman, la fonte del nettare dell'immortalità, si trova nel chakra della fronte, che è nel mezzo delle sopracciglia, alla radice del naso. Le sei pratiche dello Yoga sono asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Tra il primo e il secondo chakra si trova la sede di Yoni (nel perineo), dove risiede Kama (la personificazione del desiderio). Sotto l'ombelico si trova il kanda, che ha la forma dell'uovo di un uccello. Ida, Pingala e Sushumna sono controllate da Chandra, Surya e Agni, e sono sempre percorse dal prana. e unendo il Prana all'Apana si contempla l'universo come la natura dell'Atman stesso. Si entra così nella fase chiamata Turiyatita
  6. Hamsa Upanishad.  "Tu conosci tutto sul Dharma e sei esperto in tutti gli shastra (le scritture). Gautama disse a Sanat Kumara, Ti prego, dimmi come si può ottenere la Brahma Vidya (conoscenza del Brahman). Nel centro del loto si trova l'attenzione dello stato di veglia, nel pericarpo si trova lo stato di sogno, nel seme si trova lo stato di sonno profondo, e quando si lascia il fiore di loto si entra nel turiya ("quarto" stato della consapevolezza). Ci sono 21.600 Hamsa (cicli di respirazione) nell'arco delle 24 ore. L'Hamsa pervade tutti i corpi come il fuoco è presente in tutti i tipi di combustibile. Chi conosce questa verità non muore mai. Il Paramahamsa (il Param Atman) risplende come milioni di soli e pervade tutti i mondi. L'unione di Hamsa e Paramahamsa è il samadhi, nelle due fasi samprajnata (siamo in uno stato consapevole) e asamprajnata (siamo completamente immersi nel tutto).
  7. Kshurika Upanishad. L'Upanishad chiamata "coltello" taglia l'ignoranza permettendo allo Yogi di risvegliarsi. In ciascuna delle 72mila nadi scorre una sostanza sottile, un'energia simile a un olio che può essere estratto e bloccato tramite la meditazione. Attraverso l'intensa pratica del pranayama, del pratyahara e del dharana si tagliano i legami, degli attaccamenti familiari e gli attaccamenti alla realtà esterna, usando la mente affilata dalla rinuncia.
  8. Mahavakya Upanishad. Il Signore Brahma disse, "Ora esporrò questa conoscenza che ho sperimentato direttamente. La percezione diretta del Brahman come il Sole trascendentale deriva dalla recitazione sottile dell'ajapa gayatri, il mantra Hamsa.  Il Param Atman, che è la fonte di ogni felicità, si raggiunge percorrendo la via dello Yoga, praticando l'esercizio di puraka, kumbhaka e rechaka combinato alla meditazione sul Brahman. "Io conosco quel Purusha che è la luce oltre le tenebre, che è l'origine di ogni forma e nome, che provvede alle necessità di tutti gli esseri, e che è il Signore supremo." All'alba della creazione Brahma riconobbe questo Purusha come il Brahman supremo.
  9. Mandala brahmana Upanishad. Il grande Muni Yajnavalkya si recò a visitare Aditya loka e dopo aver offerto il suo omaggio a Surya Narayana, gli disse, "Ti prego, parlami dell'Atma tattva (la conoscenza dell'Atman)." Narayana disse, Ti parlerò dello Yoga che è costituito da otto parti e della conoscenza spirituale. Praticate la respirazione in questo modo: Trattenere il respiro ed espirare seguendo il ritmo di 16, 64 e 32 matra (unità minima di tempo).  Il corpo materiale ha cinque difetti: passione, collera, fame o stanchezza, paura e sonno. La liberazione, taraka, è il Brahman che si sperimenta inizialmente nel chakra della fronte come lo splendore spirituale del Sacidananda (Sat  - Cit - Ananda ossia Esistenza - Coscienza - Beatitudine). Lo Yoga è suddiviso in due categorie: purva ("iniziale") e uttara ("avanzato"). Alcuni affermano che la forma del Purusha (l'Atman) nella grotta del cuore è la personificazione dell'antar lakshya, cioè la visione che si ottiene durante la prima fase della meditazione. Tutte queste affermazioni si riferiscono all'Atman, e chi conosce profondamente il Brahman sa che l'Atman è sempre puro. Il Jivatman, che è il venticinquesimo tattva o fattore tra le categorie che compongono l'universo, diventa Jivanmukta realizzando che l'unica realtà è il Param Atman, il ventiseiesimo tattva dell'universo. In questo modo, unendosi al Supremo tramite la visione interiore, il Jivatman diventa una sola cosa con l'Akasha, lo spazio supremo. In questa Upanishad si parla anche di mudra, illustra come eseguire il mudra Shanmukhi, chiudendo o coprendole le "6 porte": orecchie, occhi, narici e bocca con entrambe le mani, si può sentire il suono del Pranava. Si diventa Jivanmukta (liberati già in vita). "Ti prego, spiegami la natura dei cinque tipi di akasha (spazio)."  "I cinque livelli di akasha sono chiamati Akasha, Parakasha, Mahakasha, Suryakasha e Paramakasha.  Chi non conosce bene i nove chakra ("ruote" o vortici di energia nel corpo), i sei adhara ("sedi" o luoghi dove l'Atman riposa nel corpo), i tre lakshya ("ciò che deve essere visto", cioè lo scopo della pratica) e i cinque akasha ("livelli dello spazio") è uno Yogi solo di nome e non di fatto. La mente, influenzata dagli oggetti mondani, ha la tendenza a rimanere legata dagli attaccamenti, ma quando si sottrae a tale influenza è degna di raggiungere la liberazione.
  10. Nada bindu Upanishad. La lettera A è considerata l'ala destra dell'Omkara, la U è la sua ala sinistra, la M la sua coda e l'ardha matra la sua testa. I guna conosciuti come rajas e tamas sono le sue zampe, sattva il suo corpo, dharma il suo occhio destro e adharma il suo occhio sinistro. L'argilla è la causa materiale del vaso, e similmente il Vedanta insegna che l'ignoranza è la causa materiale dell'universo, e che quando l'ignoranza si dissipa, l'universo non esiste più. Come una persona che è in preda all'illusione vede una corda come un serpente, così lo sciocco che non conosce la verità crede che il mondo sia reale. Quando si capisce che si tratta solo di una corda, l'idea illusoria del serpente svanisce.
  11. Pashupata Upanishad. E' un'Upanishad molto corta, solo mezza pagina. Shiva, che è Pasupati (il Signore degli animali), è sempre il Testimone di ogni cosa e controlla la mente di tutte le creature.
  12. Sandilya Upanishad. Sandilya avvicinò il Rishi Atharva e gli chiese di parlare delle otto anga dello Yoga che permettono di realizzare l'Atman. Atharva rispose, "Le otto anga dello Yoga sono yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Yama ha 10 suddivisioni, e così anche niyama. Gli asana sono 8, il pranayama è di 3 tipi, e così anche il dharana, mentre dhyana è di 2 tipi e samadhi di un solo tipo. Parama Karuna Devi. Yama include: ahimsa, satya, asteya, brahmacharya, daya, arjava, kshama, dhriti, mitahara e saucha. Le 10 divisioni di Niyama sono: tapas, santosha, astikya, dana, isvara pujana, siddhanta sravana, hrih, mati, japa e vrata. IlJapa è la recitazione del mantra assegnato dal Guru; Gli asana principali sono Svastika, Gomukha, Padma, Vira, Simha, Bhadra, Mukta e Mayura. Siddha asana consiste nel premere il perineo con il tallone sinistro e appoggiare il tallone destro sopra la zona genitale, concentrando l'attenzione in mezzo alle sopracciglia. Chi controlla il corpo conquista tutti i mondi. Il pranayama deve essere praticato da chi segue yama e niyama, e ha lo scopo di purificare le nadi. "Il corpo grossolano è lungo 96 dita, e il corpo pranico si estende 12 dita oltre il corpo grossolano. Attraverso la pratica dello Yoga si controlla il prana equilibrando vayu e agni all'interno del corpo. La Kundalini Shakti, che ha la forma delle 8 Prakriti, è avvolta in 8 spire e riposa nella sua dimora, che si trova poco sopra l'ombelico. Collegate alla Kundalini ci sono le 14 nadi principali, chiamate Ida, Pingala, Sushumna, Sarasvati, Varuni, Pusha, Hastijihva, Yasasvini, Visvodhari, Kuhuh, Sankhini, Payasvini, Alambusa e Gandhari.            Prana, Apana, Samana, Udana, Vyana, Naga, Kurma, Krikara, Devadatta e Dhananjaya sono le 10 manifestazioni del prana che percorrono le nadi. Per Purificare la Sushumna bisogna eseguire il seguente esercizio: inspirare dalla narice sinistra, trattenere il più possibile ed espirare attraverso la destra, poi inspirando dalla narice destra, trattenere ed espirare dalla sinistra, facendo molta attenzione. Secondo le scritture, questa pratica consente di purificare le nadi entro l'arco di 3 mesi. Poi si deve poi praticare il blocco del respiro all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, per 4 settimane, aumentando gradualmente il numero di cicli, fino a 80 volte al giorno. Nella fase iniziale si produce del sudore, nella fase intermedia appaiono dei tremiti e nella fase finale il corpo diventa così leggero da poter rimanere sospeso nell'aria. Il kumbhaka o blocco del respiro può essere di due tipi: sahita e kevala. Sahita è compiuto insieme a inspirazione ed espirazione, mentre kevala è compiuto da solo, indipendentemente. Con la mente e il respiro concentrati sulla contemplazione interiore, lo Yogi ha lo sguardo fisso verso gli oggetti esterni ma non li vede veramente, perché le pupille sono immobili: questo si chiama Khechari mudra, e procura un grande benefico. A questo livello, praticando il Khechari mudra si entra nello Yoga nidra, il particolare stato della consapevolezza trascendentale in cui il tempo non esiste. Per dissipare citta (l'attenzione mentale) si può seguire la via dello Yoga o la via del Jnana.             O grande saggio, lo Yoga consiste nell'eliminazione delle modificazioni della mente, mentre Jnana è la loro analisi profonda. Esplorando la natura di dharma e adharma e concentrandosi sul sanchita karma si ottiene la conoscenza del passato e del futuro.  Fissando la consapevolezza sull'Atman si acquisisce la conoscenza del Purusha.  La meditazione saguna è sulla murti di una Divinità, mentre nirguna è la meditazione sulla realtà dell'Atman - Brahman. Samadhi è l'unione del Jivatman con il Param Atman oltre i concetti di soggetto, oggetto e processo cognitivo: è conoscenza pura e felicità infinita. Brahman è satya (verità), vijnana (conoscenza realizzata) e ananta (esistenza infinita), che intrecciati insieme compongono la realtà, Può essere conosciuto attraverso Jnana e Yoga. Dal Brahman sorse la conoscenza nei tempi antichi. E' Uno senza secondi.
  13. Trishiki brahmana Upanishad.  "Devi capire che tutto ciò che esiste è Shiva. Se vuoi sapere a cosa dà luce, la risposta è  il Brahman, che è sat (esistenza), poi si unì con Maya, dando origine al Mahat". Così apparvero i 5 tanmatra (le 5 facoltà di percezione sensoriale), e da questi i 5 bhuta (elementi materiali): spazio, aria, fuoco, acqua e terra. I 12 aspetti della conoscenza dell'universo sono le Divinità che presiedono ai sensi dell'essere, la realtà adhidhaivika che è anche adhyatmika: Chandra, Brahma, le direzioni, Vayu, Surya, Varuna, gli Asvini kumara, Agni, Indra, Vishnu, Prajapati, Yama. Tamas e rajas. Shiva e Shakti sono presenti ovunque, come il gusto è presente in tutte le parti di un frutto dolce. Tutte le coperture corporee (kosa) pervadono l'annamaya kosa. Quando lo yogi si impegna nello Yoga e diventa capace di far risalire il prana nella testa con la pratica costante della meditazione, ottiene la conoscenza, e tramite la conoscenza raggiunge il successo nello Yoga. Il vero yogi è colui che è diventato stabile nella conoscenza (jnana) e nello Yoga. L'Upanishad parla anche delle perfezioni mistiche (yoga siddhi). La realizzazione della Verità universale è l'unione del Jivatman con il Param Atman: "Io sono Brahman, e Brahman è me". Questo è il vero samadhi.
  14. Yoga chudamani Upanishad. Il Jivatman è controllato dal Prana e dall'Apana, l'energia vitale che sale e scende nel corpo di energia. Il Prana trascina l'Apana, e viceversa. Chi conosce questo meccanismo comprende lo Yoga. La Kundalini Shakti si trova al di sopra del Muladhara chakra, arrotolata in 8 spire. Il testo parla delle Divinità archetipe come Sadashiva, Isvara, Rudra, Vishnu e Brahma. Tra questi, Brahma, Vishnu e Rudra si occupano della creazione, del mantenimento e della distruzione dell'universo, attraverso i tre guna chiamati rajas, sattva e tamas (passione, virtù, ignoranza). Le tre lettere A, U e M sono i componenti dell'Om, e sono il simbolo dei tre Veda, dei tre mondi e dei tre guna. Un ciclo di 12 ripetizioni dell'Om è richiesto per un puraka, seguito da 16 ripetizioni che sono il kumbhaka, e 10 ripetizioni che sono il rechaka: questo è il pranayama. Questo è il minimo necessario nella pratica del pranayama; e la mente si rafforza e giunge infine al samadhi.  
  15. Yoga kundali Upanishad. In questo testo viene spiegato il pranayama, e l’ascesa della kundalini. Citta (la consapevolezza mentale) ha due cause: il vasana (l'impressione mentale) e vayu (il prana). Controllando l'uno si controlla anche l'altro. Di questi due, il prana deve essere controllato con un'alimentazione moderata, le posizioni del corpo e il movimento di Shakti. Le asana necessarie sono Padma e Vajra. La Shakti è la Kundalini.  Il prana passa attraverso la nadi Sarasvati, conosciuta anche come Arundhati, viene risvegliata la Kundalini. Poi il prana stesso entra nella Sushumna nadi insieme alla Kundalini. Ora parlerò del pranayama. Il prana è il vayu (aria) che si muove nel corpo e che trattenuto crea il kumbhaka. Questo kumbhaka si chiama Ujjayi e può essere praticato anche camminando o stando in piedi. Questo kumbhaka si chiama Bhastri, e va eseguito con attenzione. Prima di eseguire uno dei quattro kumbhaka lo Yogi deve praticare i tre bandha detti Mula bandha, Uddiyana e Jalandhara, che ora descriverò. Le malattie sono generate da irregolarità nel riposo (dormire di giorno, stare svegli fino a tarda notte), disordini sessuali, contatti con la folla, cibi malsani, urina e feci non evacuate al momento adatto, e un'eccessiva attività mentale. Il saggio deve sforzarsi attentamente di liberarsi da questi ostacoli. Descriverò ora il Khechari; la luce della conoscenza non appare senza la pratica dello Yoga. L'Upanishad pone una serie di domande che in seguito daranno vita all'Advaita Vedanta uno dei sei sentieri filosofici indiani. Vengono poste le seguenti domande: Chi sono io? In che modo sono finito nell'esistenza materiale? Cosa succede quando mi trovo nel sonno profondo, in quali attività sono impegnato durante gli stati di veglia e sogno? Quando le concezioni materiali vengono dissipate, l'Atman che risiede nell'Akasha del cuore raggiunge la vera conoscenza, espandendosi e dissolvendo jnanamaya kosa e manomaya kosa.
  16. Yoga sikha Upanishad. "Tutti gli esseri viventi sono circondati dalla rete dell'illusione. O Signore supremo, come potranno raggiungere la liberazione?" Il Signore rispose, "Alcuni affermano che l'unico modo per uscire dal condizionamento è la conoscenza (jnana), ma ciò non è sufficiente, perché il jnana senza yoga non ha potere sufficiente. Nemmeno lo yoga da solo è sufficiente senza jnana, perciò bisogna apprendere e praticare entrambi simultaneamente. L'unico mezzo per conquistare e la mente è controllare il prana, e per controllare il prana l'unico metodo è lo Yoga, come è stato insegnato dai saggi. Si medita sulla sillaba Om durante il kumbhaka  dove non c'è inspirazione ed espirazione. Se si pratica a lungo allora si sentono vari tipi di suoni. Le quattro fasi per questa pratica sono Mantra, Laya, Hatha e Raja, che insieme compongono il grande Maha Yoga. Il Sole è ha, e la Luna è tha, perciò l'Hatha è l'unione tra il Sole e la Luna, che elimina la stupidità all'origine di tutti i difetti. Quando il Jivatman si unisce al Param Atman, la mente si dissolve, e rimane soltanto il prana: questo è chiamato laya ("dissoluzione") e permette di raggiungere la felicità dell'Atman. Quando questo rajas principio divino si fonde con il principio divino maschile chiamato sukra si ha il Raja Yoga, che consente di sviluppare le perfezioni mistiche. La zona triangolare tra l'ano e l'organo genitale si chiama Muladhara, e ancora più sopra c'è il Maha pitha chiamato Udayana. Così quando osserviamo il mondo vediamo delle sovrapposizioni: in realtà questo mondo non è differente dal Brahman. La Taittirya Upanishad afferma che la paura appare nella mente di chi vede differenze tra il Jivatman e il Param Atman. Ma chi comprende profondamente i sei chakra entra nella felicità suprema: questo si ottiene controllando i prana nel corpo.
  17. Yoga tattva Upanishad. Che ci sia pace in me! Che ci sia pace nell'ambiente dove vivo! Che ci sia pace nelle influenze che agiscono su di me! L'Antenato di tutti gli esseri, Brahma, offrì il suo omaggio al Signore dell'universo (Purusha) e gli chiese di spiegare la verità dello Yoga in 8 parti. Ciò che è Uno e indivisibile, quiescente, trascendente e libero dal decadimento si manifesta come Jivatman a causa dei risultati delle azioni virtuose e colpevoli passate. Il corpo è composto da cinque elementi legati insieme dai dhatu. Anche questo testo parla dell'importanza del jnana e dello yoga. La conoscenza permette di trovare in sé stessi la vera natura che trascende la dualità (Saccidananda). Ora ti parlerò dello Yoga, che viene classificato a seconda delle sue pratiche come Mantra Yoga, Laya Yoga, Hatha Yoga e Raja Yoga. l'Hatha Yoga, che è caratterizzato soprattutto dalle 8 parti chiamate yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana (che consiste nella contemplazione del Signore Hari nella zona tra le sopracciglia) e samadhi. Il testo parla del Maha bandha e del Khechari.  Parla dei tre tipi di bandha (le contrazioni di gruppi di muscoli per veicolare il prana) che sono Jalandhara, Uddiyana e Mula bandha. Suggerisce che per fare progressi occorre anche la giusta alimentazione (ad esempio aglio e cipolla sono da evitare), praticare in tutti i contesti la non violenza. Attraverso il pranayama le nadi vengono purificate. Praticando assiduamente la sua sadhana lo yogi acquisisce una serie di  poteri mistici chiamati siddhi.  Trattenendo il respiro per lunghi periodi si compie il kevala kumbhaka che aiuta a risvegliare Kundalini, Quando Kundalini sale lungo la shushumna nadi e raggiunge l'ultimo chakra il Jivatman si unisce al Param Atman senza più separazione.  Chi pratica il pranayama anche solo per uno yama (24 minuti) ogni giorno vince il tempo.  Una matra è l'unità di tempo necessario per schioccare le dita una volta. 

lunedì 17 maggio 2021

Abbecedario della saggezza

Christophe André, Alexandre Jollien e Matthieu Ricard  presentano il loro  Abécédaire de la sagesse del 2020, vedi link:  https://www.youtube.com/watch?v=zeP1SVHHBlA

Sono tre amici, uno psichiatra, un filosofo e un monaco ed insieme hanno scritto due libri per aiutarci a vivere meglio: Tre amici in cerca di saggezza e A noi la libertà  che riuniscono quasi mille pagine. I tre amici hanno riunito la quintessenza delle loro riflessioni fatte in questi due testi, in un luminoso Abbecedario della saggezza,  un manuale salutare per vivere meglio in questi tempi incerti. Un concentrato di saggezza alla portata di tutti.  I concetti sono presentati sotto forma di piccoli testi molto accessibili, dalla "A" di "Accettazione" alla "Z" di "Zen". Sono stati aggiunti nuovi temi - vulnerabilità, solidarietà, resilienza, ecc.  Ognuno degli autori ha scelto le parole che gli sono care per condividere la sua visione, la sua esperienza, gli sforzi per essere più coerente, più attento, più altruista, più felice.

Vi riporto alcune delle loro considerazioni, che condivido pienamente:

  • La saggezza è il massimo del benessere, nel massimo della lucidità. Definizione data dal filosofo francese Andrè Comte-Sponville.
  • Bisogna non essere fuori della realtà. bisogna solo aggiungerci la generosità. 
  • Quello che ci aiuta ad approfittare della vita è il perfetto adeguamento alla realtà, la corretta interpretazione della realtà ed essere in armonia con gli altri.
  • Prima dobbiamo essere saggi per sé stessi e poi vedere se riusciamo a fare qualcosa per gli altri.
  • La saggezza si deve costruire in solitudine e può essere acquisita solo dopo un lungo cammino. Anche i saggi se interrompono l'allenamento possono perdere la saggezza. 
  • Altruismo e benevolenza si esprimono nella realtà agendo con saggezza.
  • Il percorso di crescita spirituale può cominciare con uno sguardo sugli altri, vedere negli altri, non solo quello che non va, ma vedere soprattutto gli aspetti positivi.
  • Se non siamo coerenti, il nostro messaggio non ha forza.
  • La trasformazione e il cambiamento domandano molto, molto tempo.  Non c'è il segreto o la formula del benessere...  Sarebbe strano che una pratica funzionasse velocemente come assumere una pillola.  L'importante è la ricerca della libertà interiore.
  • La differenza tra la gioia e il benessere. Il benessere è un accumulo di emozione e di senso, Il benessere è un modo di essere che non è incompatibile con la tristezza.  La gioia è un fiore del benessere, è una sensazione, una emozione. Dobbiamo acquisire quella libertà interiore che ci permette di gestire i passaggi dalla paura alla gioia.
  • Più facciamo fronte alle difficoltà, più dobbiamo allenarci alla resilienza, e alla benevolenza.
  • Impegno e meditazione non sono all'antitesi, 
  • Dobbiamo impegnarci con coerenza nel campo dove ci esprimiamo al meglio..., dove siamo più efficaci.
  • L'opposizione sistematica non è auspicabile. Dopo l'analisi giusta, viene l'azione giusta. 
  • Nel buddhismo la saggezza è una visione corretta del mondo; occorre integrarla con la meditazione, dobbiamo cercare di andare nel più profondo del nostro essere;  se soffriamo per stati di ansia, la saggezza sarà discontinua.
  • La violenza è una disfatta, è manifestazione di impotenza e frustrazione. Oggi è necessaria una presa di coscienza collettiva verso questo fenomeno e  occorre diventare intolleranti  ad ogni tipo di  violenza familiare e sociale. Per aiutare i figli a ridurre l'espressione della violenza occorre: -riportare la collera sotto forma di parola,  - cercare di agire, in quanto l'azione è molto più importante delle parole,  - i genitori devono essere di esempio.
  • Come facciamo a sapere se siamo sul cammino verso la saggezza? Dobbiamo fare una grande analisi introspettiva e verificare se siamo in pace con noi stessi ed appagati;  se siamo in grado di controllare tutti i veleni mentali. Se siamo meno in collera e gelosi verso gli altri.

Tso Pema, l'associazione romana che promuove la cultura tibetana

Speriamo che la pace riesca ad entrare nella mente e nel cuore di tutti gli esseri!

 Aiutare gli altri è il modo per trovare la propria felicità.

Tso Pema Non Profit è un'associazione fondata il 10 Dicembre, 2010 con sede a Trastevere Roma.   vedi: https://www.tsopemanonprofit.org/chi-siamo    Questa data rappresenta un doppio anniversario:

  • - La giornata dei Diritti Umani Internazionale
  • - La commemorazione del Premio Nobel per la Pace conferito a SS il H.H. the Dalai Lama nel 1989.

I tre fondatori dell'associazione sono: Ghese Lobsang Soepa un monaco tibetano, Gianrigo Marletta, Marisa Burns.  

 Lobsanga Soepa ha completato gli studi di Ghesce (Dottorato di ricerca in filosofia buddhista) e risiede a Roma ed è la guida spirituale dell'associazione e del centro di cultura tibetana.

L'associazione Tso Pema Non-Profit si impegna per preservare la cultura tibetana che è una cultura di pace e di non violenza. SS il Dalai Lama, nonostante l'età,  non si ferma mai di girare il mondo per promuovere la pace in tutti settori della società. La sfida intrapresa dall'associazione è far prevalere la cultura della Nonviolenza, in un mondo purtroppo dominato dall'aggressività e dal profitto.

L'associazione ha messo in piedi sia una organizzazione non-profit che una Onlus per aiutare con semplici progetti i tibetani fragili in India, dando sostegno economico a studenti universitari, malati e persone anziane. A Delhi, nel quartiere tibetano, l'associazione sostiene economicamente un giovane tibetano che si è reso disponibile per portare tibetani malati nei vari ospedali della capitale Indiana. In 3 anni di attività, grazie a questa persona, l'associazione è riuscita a salvare parecchie vite.

Organizza conferenze per tenere aggiornata l'opinione pubblica sulla situazione del Tibet  e promuove corsi settimanali per presentare la cultura e il buddhismo tibetano ai romani. Propone, inoltre, corsi di meditazione, incontri di lettura di testi buddhisti:

  • - l'insegnamento settimanale di Ghesce Soepa on line, seguito dalla recitazione di mantra e  meditazione.  
  • - lettura settimanale di libri on line.  Attualmente c'è la lettura del libro "Fa che la tua mente diventi un Oceano" di Lama Yeshi.
  • -  lettura settimanale del testo sacro Il "Bodhisattvacharyatara", ossia, "Una Guida alla Vita di un Bodhisattva" del maestro Shantideva che ha vissuto in India negli anni 700 e frequentava l'Università di Nalanda, un'università di fama internazionale del Buddhismo in India fondata nel 400 circa. 

Per qualsiasi informazione: 3472273691   

Il saluto del Dalai Lama per il 2021. Link:   http://it.dalailama.com/videos/il-saluto-di-sua-santità-il-dalai-lama-per-il-nuovo-anno-2021

Il Maestro Amadio Bianchi, Cosa è la vera meditazione

Amadio Bianchi, Cosa è la vera meditazione. https://www.youtube.com/watch?v=fwBOg3TEJko 

Il Maestro Amadio Bianchi (Swami Suryananda Saraswati) è un Maestro Internazionale di Yoga e Ayurveda, è Presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l'Ayurveda, della European Yoga Federation, della Scuola Internazionale di Yoga e Ayurveda C.Y. Surya, Vicepresidente dell'International Yog Confederation di New Delhi, Coordinatore Generale del Movimento Mondiale per l'Ayurveda    Vedi sito: http://www.cysurya.milano.it/

Riporto il riassunto delle sue considerazioni sulla meditazione.

Nell'intendimento occidentale, meditare significa pensare, è una forma di preghiera, mentre dal punto di vista orientale, meditare significa contemplare il contenuto della mente senza identificarsi alla mente.

La natura ci ha donato di tanti strumenti come ad esempio i sensi per capire la natura, i fenomeni fisici del mondo materiale. La meditazione orientale intende chiedere le finestre dei sensi, prendere consapevolezza del sé e della coscienza. Nella meditazione occorre usare la coscienza e non i sensi.

Spesso nei centri dove si pratica meditazione, si sente una musica di sottofondo o l'odore d'incenso, che fanno aprire le porte ai sensi e alla parte fisica e materiale della natura. Si dovrebbe invece provare a praticare la meditazione nel silenzio perfetto. Anche la meditazione guidata da un maestro è una meditazione di suggestione, utile e propedeutica ma non è la vera meditazione. Occorre un lavoro molto lungo ed impegnativo per arrivare alla vera meditazione (dyana).

Praticare dyana (meditazione) significa partire dalle capacità intellettive per andare ad incontrare un’esperienza al di là dell’attività della mente ed andare oltre. Per arrivarci devi risvegliare il testimone, devi arrivare ad osservare, ad essere spettatore delle cose, che è una delle  qualità del Sé, Si prova una profonda emozione nello scoprire il contenuto della mente, del respiro, nel diventare spettatore dello spettatore che sono. Quando questo accade significa che sono sorte le qualità giuste per praticare una meditazione di conoscenza.

La meditazione di conoscenza è un viaggio che ti porta a conoscere l’altra parte non fisica, il tuo vero Sé. Dentro di te c’è uno spettatore, il testimone di te stesso, il vero Sé, ed è lui il responsabile della coscienza e della consapevolezza. La meditazione deve portarti ad essere il Sé che sta contemplando, e devi diventare spettatore delle cose. 

La meditazione orientale è il mezzo per riportarti al tuo vero Sé, per diventare l’osservatore, il guardare cosa accade intorno a te senza giudicare.

Un altro video del Maestro Amadio Bianchi. Che cosa è il vero yoga lo potete trovare al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=lBQQ3mQ2IM4

La parola yoga significa unione della parte fisica con la parte non fisica, lo yoga può farci pervenire ad una gioia di vivere. Se si sta operando solo su una delle due parti non sono nell’ambito dello yoga.

Puoi seguire la lettura in diretta della Bhagvad Gita del Maestro Amadio Bianchi, il lunedì sera dalle ore 20,30 alle 21,00 su youtube, chiedendo l'amicizia tramite Facebook. 

Frasi dei Veda.  

  • La verità è una, ma i saggi gli danno tanti nomi.
  • La sacralità è nella diversità, e la presenza del divino è in ogni cosa.
  • Lo yoga è uno, ma i saggi gli danno tantissimi nomi.

Libri sullo yoga

Tre milioni di francesi hanno integrato lo yoga nelle loro vite. Disciplina millenaria e con benefici ora riconosciuti dalla scienza, questa pratica è diventata un percorso privilegiato per trovare la giusta postura, sia essa psicologica, fisica o spirituale.  Questo autunno in Francia sono apparsi diversi libri interessanti sullo yoga, ve ne segnalo alcuni:

 Yoga terapia. Trattamento dei disturbi respiratori, di Lionel Coudron e Corinne Miéville.  Lionel Coudron è uno dei precursori dello yoga in Francia, dopo essere stato presidente della Federazione francese di Hatha Yoga, ora è a capo dell'Istituto di Yoga-Terapia. Secondo lui, lo yoga è  uno stile di vita che può curare molti disturbi fisici e psicologici.  Il testo  scritto con Corinne Miéville - parla di come trattare i disturbi respiratori, in particolare “asma”, “bronchite cronica” o ora “postumi del Covid-19”. La pratica dello yoga può essere un aiuto importante per intervenire in caso di crisi. Illustra esercizi che dovrebbero aiutarti a respirare meglio e ad affrontare le cause dei problemi respiratori, inoltre dà consigli sullo stato d'animo da adottare per ritrovare la fiducia nella tua respirazione. 

Living in yoga, di Willy Van Lysebeth.  Incentrato sulla sperimentazione concreta attraverso esercizi posturali e respiratori, il lavoro di Willy Van Lysebeth, insegnante di yoga e psicoanalista, offre un approccio globale e aperto che mira alla realizzazione del "potenziale dell'essere". Esplorando la sensazione, lo stress, l'emozione, l'attenzione e la meditazione, ci invita a un ritrovare un indispensabile equilibrio. 

Le origini dello yoga posturale moderno, di Mark Singleton.  Il libro di Mark Singleton, che ha suscitato scalpore attraverso l'Atlantico, fa luce sulle ragioni dell'attuale boom dello yoga sfidando le nostre convinzioni sulle asana (posture): lo yoga posturale. Le sue origini sono davvero radicate nelle antiche pratiche indiane? L'autore, professore e ricercatore presso l'Università di Londra, mette in luce l'interdisciplinarietà e l'evoluzione permanente dello yoga. 

Great Escapes Yoga, di Angelika Taschen.   Questo libro, con le sue magnifiche fotografie, ci porta in giro per il mondo, nei posti più belli per praticare questa disciplina ancestrale. Dall'Asia, con il Parmarth Niketan Ashram di Rishikesh, la culla dello yoga, a Santani, una ex piantagione di tè di 20 ettari nello Sri Lanka, dove la serenità incontra la sostenibilità; al Centro e Sud America, passando per l'Europa e il Nord America dove viene presentato l'Esalen Institute in  California. La missione di questo istituto è quella di dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo del "potenziale umano". Il luogo è stato il centro della rivoluzione spirituale dell'epoca ed è stato frequentato da artisti e scrittori come Joan Baez e Arthur Miller. Per ognuno di questi centri, sono indicati l'ubicazione esatta, i nomi degli insegnanti, la descrizione delle camere, il tipo di alimentazione (vegetariana, ayurvedica...), i trattamenti così come le altre attività ricreative disponibili in loco.  Un libro ideale per chi pratica yoga ed ama viaggiare.    

domenica 16 maggio 2021

Meditare fa bene - Paola Giovetti

Paola Giovetti (1938 - ) è una delle più grandi esperte di esoterismo in Italia, ha pubblicato tantissimi saggi sul mondo del paranormale, della parapsicologia e sulla spiritualità. Ha condotto nel 1985 con Alessandro Cecchi Paone il primo programma RAI dedicato ai fenomeni paranormali ed è direttrice del trimestrale Luce e ombra, storica rivista della parapsicologia.  Ho avuto il piacere di conoscerla e ha scritto la prefazione del libro Esperienze di meditazione, cinquantaquattro meditanti si raccontano.  che ho scritto insieme al mio carissimo amico Roberto Fantini.  Dei tanti libri che la Giovetti ha scritto ve ne cito due che ho riletto recentemente: 

  • I grandi iniziati del nostro tempo. I Maestri del cammino interiore del 2006;
  • Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia del 2011.

Nel primo libro la Giovetti delinea il ritratto di grandi iniziati, personaggi che hanno mostrato all'uomo dimensioni nuove, hanno operato per l'arricchimento interiore dell'uomo e per il suo risveglio e la sua crescita spirituale; personaggi come Helena Petrovna Blavatsky, colei che ha fondato la Società Teosofica,  Rudolf Steiner il fondatore dell'antroposofia,  George Ivanovic Gurdjieff il grande mistico di origine armena,  Sri Aurobindo il maestro spirituale che ha messo a punto un sistema di conoscenza definito yoga integrale,  Jiddu Krishnamurti una grande guida spirituale, Carl Gustav Jung una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico, e tanti altri personaggi.
Il terzo Millennio è un tempo molto importante ma anche molto difficile per l'uomo moderno, che se riuscirà a superare le sfide che gli si presenteranno, entrerà nel tempo dello spirito.

Nel secondo libro la Giovetti traccia una mappa dei principali luoghi di raccoglimento e meditazione che si trovano in Italia sottolineando l'importanza della pratica della meditazione.
Mezz'ora di meditazione ogni giorno è essenziale, ad eccezione di quando si è molto indaffarati.     Allora c'è bisogno di un'ora intera.  San Francesco di Sales (1567-1622).

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Meditare fa bene: Ma dove e con chi? Articolo scritto dal mio amico Roberto Fantini su Flip news (Free Lance International Press).  Conversazione con Paola Giovetti.

Concentrati nel cuore. Entra profondamente in esso e vai lontano, il più lontano che puoi. Raccogli tutti i fili sparsi della tua coscienza, riuniscili e immergiti. C’è una fiamma che brucia nelle calme profondità del tuo cuore. E’ il Divino in te, il tuo vero essere. Ascolta la sua voce. Ubbidisci alle sue parole.”  E’ con queste suggestive parole di Sri Aurobindo che Paola Giovetti ha scelto di aprire con indubbia efficacia il suo ultimo bellissimo libro, Luoghi di meditazione, di pellegrinaggio, di spiritualità in Italia

Meditare, ci dice la nota scrittrice, “è una grande occasione, una porta aperta verso infinite possibilità e potenzialità. Qualcosa, peraltro, che è alla portata di tutti, giovani e vecchi, colti e meno colti, sani o meno sani che siano. A tutti la meditazione porta benefici, a livello fisico, mentale, spirituale .” E, attraverso le informazioni contenute in questo libro, abbiamo la fortuna di scoprire che in Italia esistono numerosi luoghi dove è possibile ritrovare se stessi, recuperare armonia e cimentarsi in un ben preciso cammino di autorealizzazione. Il lavoro della Giovetti è nato proprio dal desiderio di delineare “una mappa di questi luoghi, suddivisi per tradizione e orientamento: templi, monasteri, santuari che custodiscono antiche memorie, e istituzioni moderne, create appositamente ai giorni nostri per ospitare iniziative religiose e laiche più recenti, o più recentemente approdate in Italia.”

Luoghi, quindi, molto diversi fra loro, in quanto espressioni di esperienze filosofico-religiose culturalmente molto distanti (da molti, ancora oggi, ritenute contrapposte), ma intimamente e sostanzialmente accomunati da un unico intento: “insegnare e meditare – secondo regole e discipline diverse, antiche e moderne, ma tutte tese a mettere il praticante in condizione di ritrovare il proprio centro, calmare la mente, far pace con se stesso, con il prossimo e con il mondo, dare un senso alla propria vita, intraprendere il cammino che conduce al Divino, al Dio che vive nel profondo di ognuno di noi. Con gradualità, a poco a poco, un passo dopo l’altro, un orizzonte dopo l’altro.”

A Paola Giovetti abbiamo voluto rivolgere alcune domande al fine di meglio comprendere la genesi e il significato della sua opera.

-          La lettura del tuo ultimo libro ci permette di fare, insieme a te, un viaggio particolarissimo sull’intero territorio nazionale, alla scoperta di luoghi destinati al dialogo interiore e alla ricerca spirituale. Si tratta indubbiamente di un’occasione preziosa per scoprire ambienti, personaggi, scuole di pensiero e tecniche meditative, che ci vivono accanto, spesso a pochi passi dalle nostre città e dalle nostre abitazioni.

Credo che anche per te, da tanti anni viaggiatrice inesausta nei territori dello spirito, sia stata un’esperienza ricca di incontri straordinari. Quali ti hanno particolarmente sorpresa e/o coinvolta?

La ricerca che mi ha portata a individuare e descrivere nel mio libro numerosi luoghi di meditazione italiani ha costituito una sorpresa anche per me, nel senso che non pensavo che di simili iniziative ne esistessero così tante. Quando cominciai la ricerca conoscevo già alcuni centri, ma poi, cercando, informandomi, passando da un centro all'altro, col passaparola, con l'aiuto di esperti e anche di Internet, ho finito per individuare una grande e insospettata varietà di centri di spiritualità e meditazione degli indirizzi più vari:  cristiani, induisti, buddhisti, musulmani, laici, legati a determinati personaggi, come per esempio Babaji e Krishnamurti  e altro ancora. La vera sorpresa è stata questa: il gran numero di iniziative e di persone impegnate in questo tipo di ricerca, che può essere rivolta al benessere psicofisico (riduzione di ansia e stress, maggior serenità e così via) ma anche alla spiritualità, alla ricerca del Divino in noi.

-          E con quali esperienze contemplative e auto-realizzative ti sei sentita particolarmente in sintonia?

Quanto al coinvolgimento personale, devo dire che tutti i centri che ho inserito nel libro (e qui vorrei precisare che ho fatto una scelta molto accurata e ho personalmente visitato tutti i luoghi di cui parlo) mi hanno interessata e coinvolta, indipendentemente dalla loro tradizione, perché dappertutto ho sentito serietà, desiderio autentico di approfondimento e ricerca personale, disponibilità a mettersi in gioco e a confrontarsi con tradizioni e approcci diversi da quelli abituali.

-          Ancora molti, oggi, sono inclini a ritenere l’esigenza di sperimentare forme di religiosità alternative a quelle più “ufficializzate” come espressione di un disagio socio-esistenziale, come una sorta di smarrimento culturale, nonché manifestazione di un bisogno di mera evasione. Alla fine di questo grande cammino esplorativo, cosa ti sembra che induca maggiormente tante persone a dedicarsi alla ricerca interiore e alla pratica meditativa lungo tanti sentieri differenti?

Per quanto ho avuto modo di vedere, non mi è sembrato affatto che le persone che affrontano un cammino di ricerca su vie "alternative" siano mosse da mera curiosità, da noia esistenziale o altre motivazioni di questo genere. Ho sentito invece l'impulso a fare le cose sul serio e il bisogno di affrontare un cammino che conduce alla scoperta di se  stessi. Il tipo di pratica scelta dipende poi da tanti fattori: conoscenze, letture, incontri, tendenze naturali, affinità. Va detto, e desidero sottolinearlo, che in nessuno dei centri che ho visitato e in nessuna delle persone che guidano tali centri ho notato la tendenza a sollecitare conversioni, a distogliere dalla tradizione di appartenenza; piuttosto l'invito a cogliere ciò che di buono può esservi in quella tale tradizione e a farlo proprio. Certamente, c'è chi è diventato, per esempio, buddhista o induista, ma si tratta di scelte personali piuttosto rare.

-          Hai scritto che “In anni recenti in Italia un numero crescente di cattolici, sacerdoti e laici, si dedica alla pratica della meditazione, traendo ispirazione anche da altre vie, in particolare dallo yoga e dallo Zen, e integrando tali pratiche nella preghiera profonda della nostra tradizione”. Tu parli di “risultati molto incoraggianti”, ma le autorità ecclesiastiche, tradizionalmente sospettose e ostili nei confronti di vie individuali orientate al misticismo e al sincretismo, sempre con il timore di perdere prestigio e potere, come ti sembra che stiano reagendo di fronte a questi interessantissimi (e in buona parte inediti) fenomeni culturali?

-Gli esempi che ho riferito di pratiche meditative nei monasteri cristiani vengono portati avanti nella piena ufficialità. Tali pratiche prendono a prestito dallo Zen o dallo Yoga soltanto le tecniche, e non mi risulta che ci siano mai state difficoltà di alcun genere, anche perché si tratta di percorsi proposti con molta prudenza e affidati a persone di sperimentata e ben nota serietà ed esperienza. L'impressione che ne ho riportato è stata quindi molto positiva e incoraggiante nell'ottica di una maggiore apertura e di una più approfondita reciproca conoscenza. 

In ultima analisi, ho fiducia di aver fatto un lavoro onesto, teso a far conoscere un panorama ancora poco noto e ad aiutare ad orientarsi chi fosse interessato a un percorso di questo tipo.

Romain Rolland - Mahatma Gandhi

Sono venuto a conoscenza di Romain Rolland quasi per caso, una mia amica stava rimettendo a posto la sua libreria e sapendo del mio interesse verso  l'Oriente mi ha regalato una vecchissima copia del libro Mahatma Gandhi. Maha atma significa grande anima.  Il testo  inizia in questo modo: La grande Ame Mahatma... L'Homme qui s'est fait Un avec l'Etre de l'univers. 

Questo testo del 1924 contribuì alla conoscenza internazionale del leader spirituale indiano. Rolland presenta un ritratto emozionante di Gandhi e nel testo vengono riportate integralmente molte frasi di Gandhi.  Gandhi è l'uomo che ha portato alla rivolta 300 milioni di uomini, scosso l'impero britannico, e introdotto nella politica umana uno dei più potenti movimenti mai esistiti, quello della NON violenza.

Romain Rolland (1866 - 1944) è stato uno scrittore e drammaturgo francese, premio Nobel per la Letteratura nel 1915 e fu fortemente influenzato dal pensiero orientale, soprattutto attraverso le opere di Swami Vivekananda.

Permise all'Occidente di conoscere le più grandi figure spirituali indiane scrivendo anche le biografie di Vivekananda  vedi post e di Ramakrishna Vedi post..   

sabato 15 maggio 2021

Lo yoga al tempo del corona virus - Antonio Nuzzo

Dialogo tra Malcolm Bilotta (organizzatore del convegno Consapevolmente) ed il Maestro Antonio Nuzzo.  Difficoltà e opportunità al tempo del corona virus: vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=bmRHjVHcW-U

 Non tutti sono in grado di cogliere le grandi opportunità di questo periodo, il problema è che noi siamo legati alle abitudini e al passato. Invece bisogna occuparsi del momento presente e costruire dei percorsi innovativi nella nostra vita.  In questo periodo  possiamo provare ad ascoltare il silenzio dentro di noi, ed eventualmente potenziare l'apparato respiratorio con il pranayama.

Le tecniche yoga non trasformano immediatamente; in questo periodo possono semplicemente dare un piccolo sollievo, non possono essere un pronto soccorso per aiutare le persone in difficoltà. Occorre una profonda trasformazione interiore per prendersi carico di se stessi. Bisogna iniziare a fare yoga quando si è giovani e cominciare piano, piano a costruire la propria interiorità. Questo processo diventa difficile in tarda età quando si è sofferenti.  Il cambiamento si può ottenere solo progressivamente con un lavoro serio e continuo, lo yoga non è una pillola.

Prima di mettersi sul cammino della spiritualità occorre ottenere una interiorità pacificata ed eliminare l’ego. Mentre spesso queste tecniche, e a volte anche la stessa meditazione, servono ad esaltare l'ego.

Abbiamo due menti:

  •  La mente abitudinaria, caratterizzata da azione e reazione dove lasciamo spazio ai meccanismi spontanei.
  •  La mente superiore che non subisce l’influenza dell’ego e del passato. Quella che André Van Lysebeth chiamava over mind e che trascende la propria identità. Ti permette di prendere distanza dalle cose e diventare osservatore piuttosto che attore.

La vita è una continua ricerca e bisogna agire restando connessi con la vita. Se una pratica non da un risultato immediato, la si considera un fallimento da parte della nostra mente inferiore e reattiva.

Patanjali nella sua epoca proponeva un percorso diretto, verticistico intrapreso dai rinuncianti; Oggi in questo periodo di grande difficoltà, nel periodo del  Kali yuga, dove viviamo nel conforto, abbiamo l'ausilio della tecnologia ed abbiamo più attaccamenti,  si è affermato il Tantra yoga che ha cercato di proporre una forma di yoga specifica per il corpo, che è oggi oggetto di grande interesse. Nessuno oggi avrebbe la forza di seguire una via verticista, di rinuncia come ai tempi di Patanjali. Per il Tantra il corpo è una forma che racchiude molti segreti, da qui è nato tutto il discorso sull’energia, sul campo energetico. Nell’asana devi entrarci dentro, devi andare oltre la forma. Il Tantra si rifà a delle divinità ancestrali che oggi sono state attualizzate in un contesto diverso. Noi in Occidente non saremo mai in grado di manifestare una devozione nei confronti di Shiva e Shakti come gli indiani ed una persona in difficoltà non può essere aiutata dalla statuina di Shiva. Bisogna partire dal vivere quotidiano ed andare verso, una lenta trasformazione con una mente pacificata e un atteggiamento non violento.

Nella mente superiore non c’è più il bene e il male, non c’è giudizio. Nella buddhi non c’è nemmeno la nozione di tempo e spazio, si vive in uno spazio incontaminato. 

Lo yoga su misura di Shanti Brancolini

​Oggi  l’80% delle persone smettono di fare yoga e scambiamo il mezzo con il fine. Dobbiamo utilizzare i benefici dello yoga come eliminare mal di schiena, essere più tonici, eliminare lo stress, ecc,  per poi andare oltre.   

Oggi ci sono molti insegnanti fai da te e nel bazar dello yoga si vende di tutto. Una volta che una persona ha collezionato il suo banchetto di competenze le rivende. Questo non permette di strutturare un metodo, bisogna avere un punto di riferimento. Anche in India adesso c'è un bazar dello yoga ad esempio nelle strade di Rishikesh (uno dei punti di riferimento in India per lo yoga) che ho visitato anche recentemente, ci sono almeno cinquanta centri di yoga.  Adesso i veri yogi si trovano solo  sull'Himalaya, dove conducono una vita ascetica senza fronzoli e vivono a 4500 metri. Questi yogi sono una sorgente di pace inesprimibile, una fusione dell'essere umano con la natura, una natura impregnata di spiritualità, in cui si percepisce un'armonia che è il fondamento della vita intera.

Lo Yoga su misura utilizza le tecniche dello yoga secondo i principi dell’ayurveda e cerca di trovare la relazione tra microcosmo e macrocosmo: ossia collegare i ritmi biologici del nostro corpo ai ritmi dell'universo. Attraverso lo yoga dobbiamo arrivare a percepirci quindi come un tutto, come un'onda dell'oceano. Yoga fatto nel modo corretto è uno strumento per entrare in sintonia con l'universo.

La vita va oltre i beni materiali, più di essere tonici, ed in pace dobbiamo cercare l'incontro con l'infinito. Babaji diceva che quando si ha una forte determinazione tutti i  poteri della natura si organizzano per soddisfarti. Per ottenere dei risultati nello yoga devi avere una grande ambizione ed aspirazione, devi avere questo  fuoco nella ricerca. Dobbiamo aspirare al bene più grande per noi. Siamo Esseri spirituali che fanno un'esperienza terrena, e non viceversa.

La pratica yoga va costruita intorno alla persona e l'individualità di ciascuno va rispettata. Che è anche il principio del grande Maestro yoga  Krishnamacharia e di suo figlio Desikachar che ha scritto il libro The hearth of yogaVedi Blog

Molti persone iniziano a fare yoga ma poi smettono. I risultati di uno studio fatto in USA su migliaia di persone sono i seguenti: l' 80% delle persone smettono di fare yoga nel giro di 3-4 anni. Ciò è dovuto a stili troppo rigidi, pratica non ben adattata al contesto. Molti smettono perché si fanno male, ed anche perché non ci sono insegnanti consapevoli delle necessità degli allievi. La verità è che la pratica dello yoga non è facile, se lo faccio solo dal punto di vista fisico dopo un po' cambio, se non si è affacciati alla dimensione spirituale si smette.

Lo yoga è trovare la relazione tra le nostre parti. Noi siamo frammentati, non siamo uno, dobbiamo ritrovare questa unione in noi stessi e  l'unione di noi stessi col tutto. Se non si avverte questa relazione, una persona molla e va a cercare altro nel bazar della spiritualità. Dipende da quanto uno ha le idee chiare e quanto ha voglia di andare in profondità. Negli Usa lo yoga e meditazione sono spesso praticati separatamente.

L'unicità di questo metodo è il seguente: Organizzare le tecniche dello yoga e lo stile di vita secondo i criteri dei principi dell'ayurveda in modo puntuale.  Per l'Ayurveda vedi post:  Vedi Blog.

Le pratiche dello yoga devono variare a seconda delle stagioni e del momento della giornata. Secondo questo metodo le pratiche saranno più o meno dinamiche a seconda della stagioni e del periodo del giorno.  Saranno proposte determinate posizioni a secondo della composizione organica dell'individuo per permettergli di ritrovare il ritmo personale nel ritmo della vita.  Importante è associare alle pratiche yoga anche l'alimentazione giusta.    Vedi libro: La cucina yoga per corpo, mente e anima. Riscopri gli antichi sapori e aumenta la tua energia di Mariella Fonte e Shanti Brancolin

Lo yoga è un grande arricchimento per il percorso spirituale di ogni individuo. Lo yoga non è una religione, è un percorso spirituale, apre alla dimensione del mistero che è la vita che noi stessi siamo, ci apre alla partecipazione di questo mistero, alla sacralità dell'esistenza. Ognuno deve trovare il proprio posto in questa sinfonia universale ed aiutare le persone a vivere meglio. 

Dalla Bhagvad Gita:  Il primo passo per l'elevarsi alla libertà è la fede nella presenza delle divinità in noi ed è la divinità che è il fondamento del nostro pensare e del nostro agire, quando facciamo resa al divino che è in noi la pratica dello yoga diventa facile.

Lo Yoga su misura  - Shanti Brancolini. info@passioneyoga.it     vedi sito  https://www.passioneyoga.it/shanti-brancolini/           Ho trovato questo video molto illuminante e molto interessante e ne ho fatto il riassunto.

https://www.yogasumisura.it/rivoluzione?utm_source=fb&utm_medium=ads&utm_campaign=ale&fbclid=IwAR1FxmtjQ8_8KLa0a-gs7FoVfdWMOUG_I45ODEaJ0T2GD6RU4dnGYYDYXXQ

venerdì 14 maggio 2021

La vita emotiva del cervello

Tutto ha origine nel cervello. Oggi vi propongo un testo del 2013, La vita emotiva del cervello. Come imparare a conoscerla e a cambiarla attraverso la consapevolezza di Richard Davidson (1951 - ) e Sharon Begley (1956-2021).

Il testo fa il punto della ricerca scientifica sullo studio del cervello ed è un punto d'incontro tra la scienza occidentale e le pratiche contemplative e meditative orientali. Nel testo viene riportato il famoso caso di Phineas Gage, un operaio a cui un incidente aveva distrutto l'area prefrontale del cervello, aveva cambiato totalmente personalità ed era incapace di controllare le proprie emozioni.  A seguito di questo caso le neuroscienze, e Richard Davidson in particolare, hanno iniziato a studiare il funzionamento delle emozioni. Questo nuovo settore di studi, che cerca di capire come e dove si creano le emozioni all'interno del cervello, è stato chiamato neuroscienze affettive.

Le neuroscienze cercano di capire perché le persone esprimono emozioni diverse di fronte agli stessi eventi, perché delle persone riescono facilmente ad affrontare lo stress, perché altre sono particolarmente ansiose, altre particolarmente tranquille.  In questo libro, si parla di Daniel Goleman, famoso per il testo L'intelligenza emotiva, di Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri della Mindfulness e di Paul Ekman, lo studioso delle espressioni facciali.  

Dopo molti anni di ricerca Richard Davidson ha formulato la teoria degli stili emozionali. Le emozioni hanno origine nel cervello ed ogni persona ha un suo particolare stile emozionale, che sarebbe il modo in cui ognuno di noi risponde alle esperienze della vita.  Lo stile emozionale è una combinazione di queste dimensioni:

  • Resilienza - la capacità di reagire davanti alle avversità.
  • Prospettiva - la capacità di mantenere nel tempo le emozioni positive.
  • Intuito sociale - la capacità di percepire i segnali sociali attorno a noi.
  • Autoconsapevolezza delle emozioni che proviamo.
  • Sensibilità al contesto 
  • Attenzione - la capacità di restare concentrati.

Non esiste una modalità standard di reagire agli eventi della vita (dipende dal DNA, dalle esperienze precoci che abbiamo fatto, ecc.) e non esistono soluzioni adatte a tutti come viene celebrato da molte tecniche della new age.  Attraverso i suoi esperimenti Richard Davidson ha scoperto che la composizione del cervello determina una serie di comportamenti,  il livello delle connessioni tra la corteccia prefrontale e l'amigdala ad esempio determina  la velocità con la quale il cervello si riprende da una esperienza negativa (l'amigdala è una piccola porzione del nostro cervello a forma di mandorla).  In una persona resiliente, le connessioni tra corteccia e amigdala sono particolarmente forti; mentre al contrario sono deboli nelle persone che sono lente a riprendersi dagli stress emotivi. 

Il nostro cervello possiede una proprietà fantastica chiamata neuroplasticità: la capacità cioè di cambiare forma e funzionamento. Con le odierne ricerche si è appurato che anche negli adulti il cervello può cambiare e  modificarsi in seguito di stimoli generati all'interno: cioè pensieri, attività mentale, intenzioni e tramite la meditazione. Da una serie di ricerche si è scoperto che l'ippocampo è l'area del nostro cervello responsabile della memoria spaziale. Il cervello dei musicisti è più sviluppato e più attivo nelle aree che controllano i movimenti delle mani, ecc.

Richard Davidson aveva incontrato la meditazione nei suoi viaggi in India, e dopo aver meditato per diversi anni, nel 1992 cominciò a pensare di studiare gli effetti della meditazione sul cervello. Fu Matthieu Ricard a creare un ponte tra la meditazione buddhista e la ricerca scientifica accettando di sottoporsi ad una serie di esperimenti scientifici. Matthieu Ricard è un monaco buddhista francese che ha ottenuto un dottorato in biologia molecolare a Parigi. Da quel momento iniziarono una serie di studi,  alcuni di questi vennero fatti sul cervello dei monaci con molti anni di intensa pratica meditativa; altri su persone comuni che seguivano un corso di meditazione. Altri ancora su partecipanti a ritiri intensivi di meditazione. A garanzia del valore di queste ricerche, l'equipe di "collaboratori" di Davidson annovera anche il Dalai Lama.  

I risultati di questi studi sono: il meditare  produce una maggiore attivazione della corteccia prefrontale sinistra, quella associata alle emozioni positive, alla resilienza e al benessere. Rafforza le risposte del sistema immunitario -  dimostrando una relazione tra cervello e sistema immunitario. Riduce l'attività della corteccia prefrontale destra, collegata alle emozioni negative. Altre ricerche hanno dimostrato che la meditazione aiuta a sviluppare qualità come l'attenzione focalizzata, l'empatia e la compassione, che sono le caratteristiche della meditazione buddhista.

La conclusione di questi studi è che con la meditazione possiamo allenare il nostro cervello e cambiare il stile emozionale. Il cervello non è una scatola impenetrabile e immutabile come si è pensato per secoli: migliorandone il funzionamento, possiamo vivere meglio con noi stessi e con gli altri.

Il Sutra del cuore

Brevissimo (soli 14 versi nella versione in sanscrito) ma di estrema densità concettuale, il Sutra del cuore della perfezione della saggezza, o Sutra del Cuore, è parte della Prajnaparamita Sutra, insieme di testi fondamentali per il buddismo Mahayana. Tema centrale è la fondamentale dottrina del vacuità, sunyata. Sutra di grande fascino e straordinaria profondità, ha conosciuto e conosce ampissima diffusione in Cina, Giappone, Vietnam, India. 

Il maestro zen Thich Nhat Hanh ha completato questa traduzione in inglese del Sutra del Cuore nel 2014,  poche settimane prima di essere ricoverato in ospedale.  Il testo, di non facile comprensione,  è destinato a essere utilizzato sotto forma di canto nella pratica e nelle cerimonie del Plum Village,  che si trova in Francia nel Perigord,  e dove risiede la comunità dei monaci della tradizione di Thich Nhat Hanh che ho visitato varie volte.

La comprensione profonda che ci conduce all’altra riva.

Avalokiteshvara, essendosi immerso nella pratica della comprensione profonda che ci conduce all’altra riva, all’improvviso scoprì che i cinque skandha ( Essi sono aggregati che compongono la personalità e precisamente forma, sensazioni percezioni, formazioni karmiche, coscienza ed è attraverso loro si  conoscono i fenomeni e si ha esperienza del mondo)  sono tutti ugualmente vuoti, e con questa realizzazione superò ogni sofferenza.

“Ascolta, Shariputra: questo stesso corpo è il vuoto e il vuoto stesso è questo corpo. Questo corpo non è altro che il vuoto e il vuoto non è altro che questo corpo. Lo stesso vale per le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza.

 Ascolta, Shariputra: tutti i fenomeni portano il marchio del vuoto; la loro vera natura e’ la natura della non-nascita e non-morte, del non-essere e del non non-essere, della non-impurita’ e della non-purezza, della non-crescita e della non-decrescita. Questo è il motivo per cui nel vuoto il corpo, le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza non sono entità con un sé separato.

I diciotto regni dei fenomeni – ovvero i sei organi di senso, i sei oggetti dei sensi, e le sei coscienze – a loro volta non sono entità con un sé separato. 

I dodici anelli della genesi interdipendente e la loro estinzione, a loro volta non sono entità con un sé separato.

La sofferenza, le cause della sofferenza, la fine della sofferenza, il sentiero, la comprensione profonda e la realizzazione, a loro volta non sono entità con un sé separato, Chiunque sia in grado di vederlo, non ha più bisogno di realizzare nulla.

I Bodhisattva che praticano la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva non vedono più alcun ostacolo nella loro mente,  e poiché non esiste più alcun ostacolo nella loro mente, possono superare ogni paura, distruggere ogni percezione erronea e realizzare il Perfetto Nirvana.

Tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro, praticando la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva, sono in grado di realizzare l’Illuminazione autentica e perfetta.

Quindi, Shariputra, si sappia che la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva è un grande mantra, è il mantra che più illumina, il mantra supremo, il mantra incomparabile, la vera Saggezza che ha il potere di porre fine ad ogni tipo di sofferenza.

Proclamiamo quindi un mantra per lodare la comprensione profonda che ci conduce all’altra riva: Gate gate paragate parasamgate bodhi svaha!  ("Andata, andata, andata al di là, completamente andata al di là, Risveglio! Svāhā!")    

Silvio Bernelli - “Yoga? Non per tutti, purtroppo.”

Volevo condividere questo articolo molto bello di Silvio Bernelli - scrittore, istruttore di yoga. “Yoga? Non per tutti, purtroppo.”

Chi si avvicina allo yoga lo fa di solito per due ragioni.

  • - Un amico lo ha consigliato per prendersi cura di un’anca malandata o combattere lo stress accumulato in ufficio nella consueta lotta tra scrivanie.
  • - Oppure si è alla ricerca di una risposta sui grandi temi dell’esistenza. Chi siamo? C’è qualcosa oltre la vita? E se sì, quale sarà il nostro destino?

Lo yoga può aiutare il praticante a trovare ciò che cerca in un caso e nell’altro perché è, tra molte altre cose, un “metodo” per scoprire se stessi. È in fondo proprio questo uno degli insegnamenti più importanti contenuti nella Bhagavadgītā, uno dei testi di riferimento dello yoga che è parte dell’immenso poema epico Mahābhārata. Nella Bhagavadgītā la lezione impartita da Krishna al Principe Arjuna che si rifiuta di scendere in battaglia è che ciascuno ha una vita da vivere alla quale non si può, non si deve sfuggire. Il destino di Arjuna è quello di combattere. Per farglielo comprendere, Krishna gli insegna la pratica dello yoga.

E l’insegnamento di vivere al meglio la propria esistenza utilizzando gli strumenti messi a disposizione dallo yoga vale per atei e credenti di ogni religione.

Ma lo yoga è proprio adatto a tutti? Visto che si tratta di una filosofia olistica dedicata alla persona nel suo insieme, e quindi di per sé ideale per tutte le persone, verrebbe naturale dire di sì. Per quanto riguarda l’aspetto più fisico dello yoga, chiunque può praticarlo per tenersi in forma, preservare l’elasticità del corpo, prevenire gli acciacchi dell’età, favorire il recupero dopo un trauma e anche – attraverso un’assiduità capace di sfidare gli anni – tenere lontane diverse patologie. 

Ciò che comunque è chiaro per i praticanti, è che lo yoga è ben più che assumere con il corpo certe “posizioni”. Senza concentrazione, senza consapevolezza, senza quella spinta interiore capace di portare la mente a un nuovo livello di coscienza, non c’è asana. C’è solo un corpo che esegue un esercizio ginnico. Farà bene anche questo, non lo mettiamo in dubbio. Ma allora è inutile sforzarsi in una disciplina come lo yoga che chiede molto al praticante, tanto da svelargli l’esistenza di mondi e desideri sui quali magari neanche gli era capitato di riflettere prima dell’inizio della pratica.

Ed è qui che di solito chi si avvicina allo yoga senza la necessaria predisposizione si arrende, getta la spugna, fugge via a gambe levate da un’esperienza che gli chiede di scoprirsi, mettere in gioco qualcosa di sé, le sue convinzioni. Per molte persone è inaccettabile mettersi in discussione. Perché conducono una vita già abbastanza difficile per cercarsi altri guai, oppure perché il loro sistema di valori e la loro idea di se stessi e di ciò che fanno non c’entrano niente con l’esperienza di scoperta proposta dallo yoga. Naturalmente, non c’è nulla di male in questo. Il mondo è pieno di persone intelligenti, sensibili ed evolute che si sono avvicinate allo yoga e non l’hanno trovato adatto a loro. E ce ne sono ovviamente altre a milioni che invece allo yoga non si sono ancora avvicinate. A queste, noi praticanti possiamo consigliare, sommessamente e con grandissima umiltà, di provare. Ricordiamo loro che per qualcuno lo yoga è una rivelazione immediata – così era stato per chi scrive, che aveva iniziato banalmente per curarsi la sciatica e invece aveva scoperto una disciplina perfetta per lui – e su altri invece esercita un’attrazione più ellittica, che magari impiega qualche settimana a manifestarsi nella sua interezza. E infine, nel caso queste persone desiderassero venire una volta a lezione, ricordiamo loro di portarsi dietro l’elemento più importante, per avvicinarsi allo yoga, e forse alla vita in genere: la curiosità.  

Libri sull'ecologia ed etica scritti da Sua Santità il Dalai Lama

Vi consiglio di leggere i seguenti libri scritti da Sua santità il Dalai Lama 

Ecology, Ethics, and Interdependence:  The Dalai Lama in Conversation with Leading Thinkers on Climate Change del 2018 contiene le discussioni di Sua Santità con i principali scienziati, accademici e attivisti sull'urgente questione climatica.

The seed of compassion: Lessons from the Life and Teachings of His Holiness the Dalai Lama' del 2019. In questo testo Sua Santità il Dalai Lama si rivolge direttamente ai bambini, condividendo lezioni di pace e compassione, raccontate attraverso storie della sua infanzia. Sua Santità è convinto che tutti nasciamo con una qualche predisposizione verso la gentilezza. L’istruzione moderna ha bisogno di una riforma fondamentale. Oltre a studiare materie standard, infatti ritiene che sia necessario educare il cuore, con i valori etici essenziali e la capacità di vivere all’insegna della compassione.


Our only home: A Climate Appeal to the World  del 2020.  In questo nuovo libro, il Dalai Lama, una delle figure più influenti del nostro tempo, invita i responsabili politici a lottare finalmente contro l'immobilismo e l'ignoranza su questo tema e a battersi per un mondo diverso e più rispettoso del clima e per far valere il diritto delle giovani generazioni a riappropriarsi del proprio futuro.

mercoledì 12 maggio 2021

Quello che ho capito dello yoga - riflessioni del Maestro Antonio Nuzzo

Yoga oltre la forma, Lo Yoga non è il Pilates, L’intenzione colora l’azione sono tre degli slogan che determinano il significato dello yoga per il Maestro Antonio Nuzzo. Consiglio vivamente questo video a chi vuole intraprendere il percorso dello yoga. vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=csriWPWNrCw

Per i pigri farò il riassunto in poche righe delle considerazioni del Maestro Antonio Nuzzo.

Quello che ha capito Antonio, dopo cinquant'anni di pratica yoga è che il gesto non fa lo yoga. Il gesto in se stesso non ha un significato ed è l’intenzione che colora l’azione; La stessa azione può essere svolta con intenzioni diverse ed è importante nello yoga capire quale è l’intenzione giusta.

L’azione non è importante, non è importante la fisiologia dello yoga, e sapere quale muscolo è coinvolto in una posizione. Importante è osservare e vedere con gli occhi della mente. La comprensione nasce dalla visione. Attraverso l'osservazione del soffio vitale uno yogi riesce ad assaporare la vita nascosta. Mostrarsi nelle posizioni più complicate vuol dire non avere capito niente dello yoga. Chi pratica yoga deve rifiutare la propria immagine, di vedersi nelle posizioni avanzate, deve invece concentrarsi sulla coscienza; solo la visione interiore porta alla conoscenza.  Questo è un percorso molto difficile perché la mente ha difficoltà nell'analizzare il nulla, il vuoto, e dopo un po’ abbandona.

Oggi purtroppo è avvenuta una strumentalizzazione dello yoga. Lo yoga è diventato un discorso commerciale ed interessa solo per la forma. Oggi nessuno parla più di yama e niyama, non si parla più di intenzione, non c’è più lo yoga.

Lo yoga è: Assumere una posizione, mantenere una posizione per lungo tempo, senza sforzo, seguendo una respirazione ritmata, espandendo la coscienza osservando il corpo e il respiro.  Queste condizioni le possiamo ritrovare anche nel libro di Patanjali Gli yoga sutra.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...