mercoledì 28 aprile 2021

La Bhagavad Gita

Nei miei viaggi in India, un cosa che mi ha colpito è che, in tutti gli alberghi, dal grande albergo a 5 stelle all'alberghetto in mezzo al nulla, trovavi sempre sul comodino della camera una copia della Bhagavad Gita che corrisponde al nostro Vangelo; quella più diffusa aveva i commenti di Bhaktivedanta Swami Prabhupada, ed era un piacere leggerne qualche passo prima di addormentarmi. Proverò in questo lungo post, a sintetizzare lo spirito della Gita, almeno quel poco che ho capito. Esistono due recensioni della Bhagavad Gīta: una prima, la più diffusa in tutta l'India, è stata commentata da Śaṅkara nell'VIII secolo d.C.; la seconda, detta kaśmīra, è leggermente più lunga, include trecento varianti minori, ed è quella commentata da Rāmakaṇṭha (VII-VIII secolo) e successivamente da Abhinavagupta (X-XI secolo). Le differenze tra le due recensioni non manifestano, tuttavia, diversità dottrinali.    


La Bhagavad Gita o “il canto del beato”, è un breve testo sanscrito composto da 18 capitoli e settecento versi (sloka) inseriti nel grande poema epico Mahābhārata, che contiene una bellissima raccolta di verità spirituali, che in parte derivano dalle Upanishad. È il sesto libro del Mahabharata e fu scritto e inserito nel poema, tra il V secolo a.C. e il I secolo a.C.

Tutta la Gita è impregnata di una concezione teista, La coscienza, la moralità, le opere, l'etica e il dharma sono imbevuti di questa concezione. Colui che si regola (yogin) sperimenta un contatto con la verità suprema. L'unione con Dio si realizza soprattutto con la devozione o bhakti. Il devoto deve abbandonarsi totalmente al Divino, instaurare una relazione particolare con Dio, rendendo servizio alla sua personalità suprema.

Il Panteismo è riassunto in Krishna ed è bellissima la frase "tutte le creature in me dimorano, ma io in loro non dimoro". Krishna è il Brahman (il Sè universale) che si incarna per difendere il dharma (la giustizia e l'ordine) senza il quale l'universo degenererebbe nel caos. Non si può parlare del mondo trascendentale, senza essersi liberati da una coscienza materialmente contaminata. Chi vuole diventare libero deve apprendere che non è questo corpo materiale.

Questo testo sottolinea l’importanza dell’azione, dell’etica, del dharma, della disciplina. L’azione e l’attività sono incluse nello svadharma (dovere). La sadhana (pratica spirituale) è costituita dalla cessazione dell’attività; il praticante deve liberarsi dell’ego e deve acquisire una piena consapevolezza, per poter andare verso moksa (la liberazione).

Se può interessarti sotto troverai, di seguito, la divisione della Bhagavad Gita nei 18 capitoli e settecento sloka o versetti ed alcune frasi che mi hanno particolarmente colpito.  Si fa riferimento alla versione della Bhagavad Gita1 commentata da Swami Brabhupāda. I capitoli da 1 a 6 trattano il karma yoga o yoga dell’azione. I capitoli da 7 a 12 trattano la bhakti yoga o yoga della devozione. I capitoli da 13 a 18 trattano il jnana yoga o yoga della conoscenza.

Cap. 1: Le conseguenze della guerra (Lo yoga dello scoraggiamento di Arjuna) - (46 slokas o versi).  Descrive l’angoscia di Arjuna che si trova di fronte al dilemma tra fare il proprio dovere (svadharma) di guerriero e quindi partecipare alla battaglia imminente o seguire una certa etica, cercando di evitare di uccidere il proprio maestro che si trova nello schieramento opposto.  

Krishna spiega ad Arjuna che nei Veda sono riportate diversi tipi di aggressioni, uno che cerca di occupare la tua terra, che ti attacca con le armi ecc. e che non è peccato rispondere all’aggressione.

Cap. 2: L’eterna realtà delle anime immortali (Sanhkya yoga ) - (72 versi). Contiene la descrizione della natura mortale del corpo e della natura eterna dell’anima o Sé. Ogni essere umano può raggiungere la conoscenza del Sé assolvendo i compiti assegnatigli, eseguendoli senza aspettarsi ricompense.

2.21 Come può qualcuno che sa che l’anima è indistruttibile eterna e immutabile uccidere qualcuno? La violenza per la giustizia suprema non è violenza. Essendo un guerriero dovresti sapere che non c’è miglior impegno che battersi per principi religiosi

2.31 Essendo un guerriero dovresti sapere che non esiste un impegno migliore della lotta per i principi della religione, e quindi non c'è bisogno di esitazione. La violenza religiosa a volte è un fattore necessario. Si può applicare la violenza in casi appropriati per far rispettare legge e l'ordine. La violenza per la giustizia suprema non è violenza.  È necessario agire per eseguire l'operazione assegnata, senza attendere i frutti dell'azione (l'agire in yoga).  Quando sei impegnato nel servizio devozionale a Dio sei libero dal mondo materiale e dalle miserie della vita. Solo chi ha abbandonato tutti i desideri ed evita falsi ego, solo lui può raggiungere la vera pace.

Krisna esorta Arjuna ad eseguire il suo dovere con equanimità, abbandonando tutto l'attaccamento al successo o al fallimento. Tale equanimità è chiamata yoga.

2.55 Quando un uomo abbandona tutti i vari desideri per la gratificazione dei sensi, che derivano dall'offuscamento mentale, e quando la sua mente, così purificata, trova soddisfazione nel solo Sè, allora si dice che sia in pura coscienza trascendentale.

2.56 L'uomo che non si è esalta quando c'è felicità e non è disturbato mentalmente da attaccamento, paura e rabbia, è definito un saggio di mente ferma.

2.71 Quando sei impegnato nel servizio di devozione a Dio, sei libero dal mondo materiale e dalle miserie della vita. Solo colui che ha abbandonato tutti i desideri ed evita il falso ego, solo lui può raggiungere la vera pace. La vera vita inizia dopo il completamento della nostra vita materiale. Compassione, lamento e lacrime sono segni di ignoranza del vero Sé, Arjuna voleva che Krisna gli dissipasse i dubbi e i demoni dell'incomprensione. Krisna è la personalità suprema, nessuna entità vivente che includa Bhrama o Shiva possiede l'opulenza di Krisna. 

Arjuna chiede: Come posso uccidere i miei maestri? Krisna risponde: Prendendo la posizione che hanno preso, hanno perso la rispettabilità di un maestro. Senza conoscenza o devozione non c'è speranza di liberazione.

2.9 Arjuna dichiara che non combatterà. Ogni uomo che abbia la perfetta conoscenza della costituzione dell'anima individuale, dell'anima suprema e della natura (materiale e spirituale) non sarà mai deluso dal cambiamento dei corpi.

Cap. 3: Le eterne occupazioni di tutti gli esseri umani. (Lo yoga dell’azione) - (43 versi). In questo capitolo si parla di karma yoga (lo yoga dell’azione) e jnana yoga (lo yoga della conoscenza), della percezione diretta della verità. Come lezione, se ne trae, che l’azione è preferita alla non azione.

3.5 Tutti sono costretti ad agire secondo le caratteristiche acquisite dalle modalità della natura materiale; Quindi nessuno può trattenersi dal fare qualcosa, neanche per un momento.

3.8 Esegui il tuo dovere prescritto, perché farlo è meglio che non farlo. Non si può nemmeno mantenere il proprio corpo fisico senza lavoro.

3.16 Vivere solo per la soddisfazione dei sensi è vivere in vano, un maestro deve comportarsi in modo corretto prima di iniziare a insegnare.

3.28 Viene illustrata la differenza tra lavorare in devozione e lavorare per i risultati.

3.30 Quindi o Arjuna, dedicando le tue azioni a me, con la piena conoscenza in me,  libero da ogni motivazione personale, dall'egoismo e dall'indolenza, Combatti.

3.40 I sensi, la mente e l’intelligenza sono i luoghi dove risiede la lussuria.

Cap. 4: Approccio alla verità suprema, (Lo yoga della saggezza) - (42 versi). Una persona al cento per cento impegnata nella coscienza di Krishna è accettata come un sadhu, anche se una tale persona non ha istruzione. Una persona nella coscienza di Krisna, pienamente impegnata nell'autorealizzazione, ha pochissimo tempo per possedere oggetti materiali. È soddisfatto di tutto ciò che ha ottenuto dal suo onesto lavoro ed è indipendente nel suo sostentamento, senza essere disturbato dalla dualità del mondo materiale. Una persona che agisce in Krishna è naturalmente libera dai vincoli del karma e liberata dall'intrico dell'esistenza materiale. Questa persona è senza desiderio di gratificazione personale. L'azione diventa Akarman ( è svincolata dai risultati dell'azione).

Quando la mente di una persona è completamente assorbita nella coscienza di Krishna, si dice che sia in samadhi, o trance. Qualunque cosa, fatta in tale coscienza trascendentale è chiamata Yajna. 

4.12 Gli uomini nel mondo desiderano il successo nelle attività interessate e quindi adorano gli esseri celesti.

4.18 Solo chi vede l’inazione nell’azione, e l’azione nella non azione, è intelligente tra gli uomini, ed è nella posizione trascendente, sebbene impegnato in ogni sorta di attività.

4.28 Dopo aver intrapreso severe rinunce, alcuni diventano illuminati sacrificando le loro proprietà e altri seguendo severe austerità, praticando lo yoga dell'ottuplice misticismo o studiando i Veda per avanzare nella conoscenza trascendentale.

4.29 Altri ancora, che sono inclini al processo di trattenimento del respiro per rimanere in trance, usano il respiro. Altri, limitando il processo alimentare. Tutti questi diversi tipi di sacrifici sono approvati dai Veda. Conoscendoli sarai liberato.

4.38 Un uomo fedele, dedito alla conoscenza trascendentale e che sottomette i suoi sensi, è idoneo a raggiungere tale conoscenza e, una volta raggiunta, raggiunge rapidamente la pace spirituale suprema.

Cap. 5: Azione e rinuncia (Lo yoga della rinuncia all’azione) - (29 versi). Questo capitolo tratta il concetto di karma (azione) e di samnyasa (la rinuncia praticata solo dai perfetti). Rinunciare ad agire è un’azione importante, ma per chi inizia il percorso spirituale, il karma yoga è preferibile al samnyasa.

5.9 “Una persona nella coscienza divina, sebbene impegnata nell’azione, sa sempre dentro di sé che in realtà non fa nulla, sa che solo i sensi materiali sono impegnati con il loro oggetto e che è distaccato da essi.

La perfetta conoscenza si ottiene quando ci si abbandona totalmente a Krishna. Una persona cosciente di Krishna non è attratta da alcun tipo di piacere, poiché è un’anima liberata, e può raggiungere la pace perfetta”.

Cap. 6: La scienza della realizzazione (lo yoga della meditazione) - (47 versi). In questo capitolo si affronta il tema della meditazione, come riuscire a far focalizzare la mente su un singolo pensiero, su un simbolo divino.

6.2 Uno non può mai diventare uno yogi, a meno che non rinunci al desiderio di gratificazione dei sensi.

6.4 - “Si dice che una persona è elevata nello yoga quando, dopo aver rinunciato a tutti i desideri materiali, non agisce per la gratificazione dei sensi, né si impegna in attività interessate”.

6.7 - “Per chi ha conquistato la mente, l’Anima Suprema è già raggiunta, poiché ha raggiunto la tranquillità. A un tale uomo felicità e angoscia, caldo e freddo, onore e disonore sono per lui uguali”.

6.8 - “Si dice che una persona è stabilizzata nella realizzazione personale ed è chiamata yogi quando è pienamente soddisfatta in virtù della conoscenza e della realizzazione acquisite. Tale persona è situata nella trascendenza ed è autocontrollata. Sia che si tratti di ciottoli, pietre o oro, queste cose hanno tutte lo stesso valore”.

Nessuno può eseguire la corretta pratica yoga attraverso l'indulgenza sessuale. La pratica dello yoga non è intesa per il raggiungimento di alcun obiettivo materiale, è per rendere possibile la cessazione di tutta l'esistenza materiale.

6.16 “Non c’è possibilità che uno diventi uno yogi, o Arjuna, se uno mangia troppo o mangia troppo poco, dorme troppo o non dorme abbastanza”.

6.18 Quando lo yogi, con la pratica dello yoga, disciplina le sue attività mentali e si trova nella trascendenza, priva di tutti i desideri materiali, si dice che è ben radicato nello yoga.

6.24 Uno dovrebbe impegnarsi nella pratica dello yoga con determinazione e fede e non deviare dal sentiero.

6.35 È indubbiamente molto difficile frenare la mente irrequieta, ma è possibile con una pratica adeguata e con il distacco.

6.46 Uno yogi è più grande dell'asceta, più grande dell'empirico e più grande del lavoratore interessato. Pertanto, O Arjuna, in tutte le circostanze, sii uno yogi.

6.47 E di tutti gli yogi, quello con una grande fede che dimora sempre in Me, pensa a Me in se stesso e rende a me il servizio trascendentale di amore - è il più intimamente unito a me nello yoga ed è il più alto di tutti. Questo stadio di massima perfezione nello yoga può essere raggiunto solo attraverso il bhakti yoga.

Cap. 7: La conoscenza della verità suprema. (Lo yoga della saggezza e della realizzazione) - ( 30 versi). In questo capitolo viene presentata l’importanza del mantra Tat Tvam Asi”, Tu sei il Brahman, Il fedele può acquisire ricchezza per avere il proprio conforto, ma bisogna farlo in modo etico. Tutto ciò che esiste è un prodotto della materia e dello spirito, lo spirito è il campo base della creazione e la materia è creata dallo spirito.

7.13 Sappi che tutti gli stati dell'essere sono la bontà, la passione o l'ignoranza manifestate dalla mia energia. Sono in un certo senso, tutto, ma sono indipendente. Non sono influenzato dalla natura materiale.

7.16 Quattro tipi di uomini pii cominciano a rendere a Me il servizio di devozione: gli afflitti, i desiderosi di ricchezza, gli inquisitori e chi è alla ricerca della conoscenza dell'assoluto.

7.23 Uomini di piccola intelligenza adorano gli esseri celesti. Non conoscono la mia natura superiore, che è imperitura e suprema, Non sanno che sono non nato e infallibile.

7.26 Conosco il passato, il presente e il futuro. Conosco anche tutti gli esseri viventi, ma nessuno lo sa.

7.30 Solo quelli che hanno piena coscienza di Me, ... possono capire e conoscermi. Si dovrebbe rinunciare a tutti gli altri impegni e arrendersi completamente a Dio.

Cap. 8: Raggiungere la liberazione. (Lo yoga del Brahman eterno) - (38 versi).  In questo capitolo si parla di atman e Brahman e della paura della morte.

8. 7 Perciò, Arjuna, dovresti sempre pensare a Me nella forma di Krisna e nello stesso tempo svolgere il tuo dovere di combattere. Con le tue attività dedicate a Me e la tua mente e intelligenza fissate su di Me, mi raggiungerai senza dubbio.

8.9 Colui che medita su di Me, la sua mente costantemente impegnata nel ricordarmi, è sicuro di raggiungermi. 

A meno che non si pratichi il celibato, il progresso nella vita spirituale è molto difficile.

8.12 - “La situazione yogica è quella del distacco da tutti gli impegni sensuali. Chiudendo tutte le porte dei sensi e fissando la mente sul cuore e l’aria della vita in cima alla testa, ci si stabilisce nello yoga. Questa pratica è chiamata pratyahara”.

8.17 Con il calcolo umano, un migliaio di età insieme, forma la durata di un giorno di Brahma. E tale è anche la durata della sua notte.

Cicli di Kalpas; un kalpa è un giorno di Brahma, e un giorno consiste in mille cicli di quattro yuga, o età: Satya, Treta, Dvapara e Kali.    Satya è caratterizzato da virtù, saggezza, ecc ... e dura 1.728.000 anni.  Treta nei suoi vizi sono stati introdotti 1.296.000 anni.  Dvapara declina in virtù e religione 864.000 anni. Kali è l'era che stiamo vivendo ed è caratterizzata da ignoranza, irreligione e vizi dura 432.000 anni.

8.18- “Quando arriva il giorno di Brahma, tutti gli esseri viventi nascono e con l’arrivo della notte di Brahma vengono tutti annientati”.

Cap. 9: Il secreto della conoscenza della verità suprema. (La scienza segreta dello yoga) - (34 versi). In questo capitolo si parla del potere della devozione, della differenza tra Brahman saguna e Brahman nirguna. Si tratta della stessa Realtà osservata da due punti di vista: Nirguna Brahman è il Brahman Supremo, dal punto di vista trascendente; Lo stesso nirguna appare come saguna, con attributi,  per favorire la devozione dei fedeli.  Si paragona il Sé, il Brahman all’acqua che penetra in tutte le cose. Noi dobbiamo offrire tutte le nostre azioni quotidiane al Divino.

9.3 Coloro che non sono fedeli in questo servizio devozionale non possono conseguire Me, conquistatore dei nemici; perciò ritornano sul sentiero della nascita e della morte in questo mondo materiale. Anche se si commette l'azione più abominevole, se si è impegnato nel servizio di devozione deve essere considerato santo perché è situato nella sua determinazione. Impegna la tua mente sempre a pensare a Me, diventa mio devoto, offri omaggi a Me e venerami. Essendo completamente assorbito in Me, sicuramente verrai da Me.

9.4 - “Di Me, nella mia forma non manifesta, questo intero universo è pervaso. “Tutte le creature in me dimorano, ma io in loro non dimoro”.

9.5 Sebbene io sia il mantenitore di tutte le entità viventi e sebbene io sia ovunque, non faccio parte della manifestazione cosmica, poiché il Mio Sé è la vera fonte della creazione.

Cap. 10: Le glorie infinite della verità suprema. (Lo yoga delle glorie divine) - (42 versi). In questo capitolo si parla di Dio che é in ogni atomo. Si ribadisce che Dio non può essere definito. E viene presentata la celebre frase “Neti Neti”, che significa “Dio non è né questo, né quello”.

10.20 Io sono la grande anima, seduto nei cuori di tutti gli esseri viventi. Sono l'inizio, il mezzo e la fine di tutti gli esseri. Io sono il sole, l'oceano, io sono il trascendente Om, io sono il Gange ...      Un solo frammento di me stesso, pervade e sostiene questo intero universo.

Cap. 11: La visione della forma universale. (lo yoga della visione della forma cosmica) - (55 versi). Questo capitolo rivela che Krishna è l'origine di ogni cosa.

11.4 Non puoi vedermi con i tuoi occhi attuali. Perciò ti darò occhi divini. Un devoto come Arjuna può vedere tutto ciò che esiste in qualsiasi parte dell'universo.

11.48 O il meglio dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha mai visto questa Mia forma universale, né studiando i Veda, né compiendo sacrifici, né con la carità, né con attività pie, né con severe penitenze.

11.55 - Questo verso è considerato l’essenza della Bhagavad Gita. Colui che si impegna nei miei servizi devozionali, libero dalle contaminazioni delle attività interessate e dalle speculazioni mentali, colui che lavora per Me, che ne fa il fine supremo nella sua vita, e che è amichevole con ogni essere vivente, certamente viene a Me”.

Cap. 12: Il cammino della devozione. (Lo yoga della devozione) - (20 versi). In questo capitolo viene trattato il concetto di dhyana (meditazione), bhakti (devozione), upasana (preghiera). Occorre manifestare quotidianamente l’attaccamento al Divino, in questo è importante l’atteggiamento interiore.

12.1 Arjuna chiese: quali sono considerati più perfetti, quelli che sono sempre adeguatamente impegnati nel Tuo servizio di devozione o quelli che adorano il Brahman impersonale, il non-manifesto?

12.2 Krsna rispose: Coloro che fissano la loro mente sulla Mia forma personale e sono sempre impegnati ad adorarmi con una fede grande e trascendentale sono considerati da Me come i più perfetti.  Tra i diversi processi per la realizzazione della Verità assoluta, il bhakti yoga, il servizio di devozione, è il più alto.

Cap. 13: La coscienza individuale e la coscienza suprema. (Lo yoga della distinzione tra l’oggetto e il conoscitore dell’oggetto) - (35 versi). In questo capitolo viene illustrata la via del jnana yoga (lo yoga della conoscenza). Illustra la composizione del corpo costituito dai 5 elementi e 15 sensi e quali devono essere le qualità di uno yogi.

13.7 I cinque grandi elementi, il falso ego, l'intelligenza, il non manifesto, i dieci sensi e la mente, i cinque oggetti dei sensi, il desiderio, l'odio, la felicità, l'angoscia, l'aggregato, i sintomi della vita e le convinzioni, tutti questi sono considerati, in riassunto, per essere il campo di attività e interazioni.

13.13 Spiegherò ora il conoscibile, sapendo che assaggerete l'eterno: Brahman, lo spirito, senza inizio e subordinato a Me, giace al di là della causa e dell'effetto di questo mondo materiale.

13.17 - “Sebbene l’Anima Suprema sia divisa tra tutti gli esseri, non è mai realmente divisa”.

13.25 - “Alcuni percepiscono l’Anima Suprema in sé stessi attraverso la meditazione, altri attraverso la coltivazione della conoscenza e altri ancora attraverso il lavoro senza desideri”.

13.32 - “L’anima imperitura è trascendentale, eterna e al di là delle modalità della natura. Nonostante il contatto con il corpo materiale, l’anima non rimane impigliata”.

Coloro che vedono con gli occhi della conoscenza (jnana yoga) possono anche comprendere il processo di liberazione dalla schiavitù nella natura materiale, e possono raggiungere   l'obiettivo supremo.

Cap. 14: Le tre qualità della Natura materiale. (Lo yoga della divisione dei tre guna - gli elementi che costituiscono il corpo) - (27 versi).  In questo capitolo viene evidenziato che per la persona sul cammino spirituale la pietra e l’oro devono essere uguali.

14.26 - “Chi si impegna in pieno servizio devozionale, immancabile in tutte le circostanze, trascende immediatamente le modalità della natura materiale e raggiunge così il livello di Brahman”.

14.5 La natura materiale consiste di tre modi: bontà, passione e ignoranza. Quando l'eterna entità vivente entra in contatto con la natura, diventa condizionata da queste modalità.

14.21 Quando l'essere incarnato è in grado di trascendere queste tre modalità associate al corpo materiale, può liberarsi dalla nascita, dalla morte, dalla vecchiaia e dalle loro angosce e può godere del nettare anche in questa vita.

Cap. 15: Raggiungimento della Verità suprema. (Lo yoga dello Spirito supremo) - (20 versi).  In questo capitolo viene presentato l’albero cosmico capovolto, il significato del fiore di loto. Viene evidenziato che azione, conoscenza e devozione sono il tripode su cui poggia la vita.

Cap. 16: Definizione delle nature divine e demoniache. (Lo yoga delle divisioni tra il divino e il demoniaco) - (24 versi). In questo capitolo vengono illustrate quali sono le buone e le cattive qualità. Tra le qualità positive viene messa in evidenza l’ahimsa (la non violenza). Tra le cattive qualità vengono evidenziate vanità e ignoranza.

Cap. 17: Le tre divisioni dell’esistenza materiale (Lo yoga della divisione della tripla fede) - (28 versi). In questo capitolo si parla delle azioni virtuose, di yajna (sacrificio), di dana (carità), di tapas (austerità), della purezza del cibo. Si illustra il significato di OM tat sat (la suprema assoluta verità) Ciò che è. Si parla del gayatri mantra.

17.7 Anche il cibo che ogni persona preferisce è di tre tipi, secondo le tre modalità della natura materiale. Lo stesso vale per i sacrifici, l'austerità e la carità.

Austerità del corpo, austerità del discorso, Si dovrebbe praticare la pulizia di sé esternamente e internamente, e si dovrebbe imparare a diventare semplici nel comportamento e nella parola.

Cap. 18: La finalità delle rivelazioni della verità suprema. (Lo yoga della liberazione attraverso la rinuncia) - (78 versi).   Una persona sul cammino spirituale può rinunciare all’azione (samnyasa), o abbandonare il frutto dell’azione (tyaga), cioè praticare un’azione altruista.

18.65 Gli atti di sacrificio, carità e penitenza non devono essere abbandonati; devono essere eseguiti. Infatti il ​​sacrificio, la carità e la penitenza purificano anche le grandi anime. Si dovrebbe agire senza attaccamento per il risultato.

18.13 Secondo il Vedanta, ci sono cinque cause per la realizzazione di tutte le azioni. 

Una persona nella coscienza di Krishna è sempre trascendente ai modi materiali della natura. Lui non si preoccupa, è sempre entusiasta. Una persona che è sempre desiderosa di risultati fruttuosi è della natura della passione. Quando viene eseguito un particolare tipo di occupazione per la soddisfazione del Signore Supremo, tutti i difetti in quella particolare occupazione sono purificati.

18.58 Se diventi cosciente di Me, supererai tutti gli ostacoli della vita condizionata per mia grazia. Se, tuttavia, non lavori in tale coscienza, ma agisci attraverso il falso ego, non ascoltando Me, sarai perso.

La Bhagavad Gita è la suprema istruzione morale: uno deve diventare un devoto di Krishna, e l'essenza di ogni ricerca spirituale ed è l'arrendersi completamente a Krishna, solo così si può raggiungere la più alta perfezione.

Le versioni consigliate della Bhagvad Gita sono quelle con il commento di BhaktiVedānta Swami Prabhupāda, di Swami Yogananda, di Swami Kryananda, di Gandhi e quella curata da Anne-Marie Esnoul.

La spiritualità in India.

In questo post, riportando il contenuto di un grazioso depliant che si trova in molti alberghi in India, proverò a presentare le correnti spirituali presenti in questo immenso Paese che sono: l'Induismo, il Giainismo, il Sikkhismo, il Buddhismo, I Parsi.

 L'Induismo non ha un singolo fondatore. La parola Hindu deriva dal nome del fiume Indo, che scorre nel nord dell'India. Nei tempi antichi il fiume era chiamato Sindhu. I persiani che migrarono in India lo chiamarono Hindu. Per le persone che vivevano vicino al fiume, usavano la parola Hindus. E la religione seguita dagli indù divenne nota come Induismo. 

Nell'Induismo esiste un Essere Supremo (Brahman), che rappresenta la Verità Eterna. L'universo è creato, conservato e distrutto dagli dei in cicli senza fine. La trinità degli dei indù comprende: Brahma, il Creatore; Vishnu, il Conservatore; e Shiva, il Distruttore; L'induismo presenta un grande pantheon di divinità. Brahma non è venerato, ma gli adoratori di Siva e Vishnu formano le due maggiori sette dell'Induismo.  Gli induisti credono nella rinascita, attraverso le leggi del karma l'anima rinasce fino all'illuminazione e alla liberazione. Non esiste l'inferno per i peccati passati, anche se la parola "narak", linferno è usata in qualche occasione. Brahma ha creato l'universo e la vita. La sofferenza è il risultato dell'avidità, dell'odio e dell'ignoranza della vita passata, che ritorna come sofferenza (karma). 

La salvezza può essere raggiunta in tre modi: 1. Karma Marga - La via dell'azione: Questo implica fare il proprio dovere senza aspettarsi ricompense personali e senza attaccamento ai frutti dell'azione. 2. Jnana Marga - La via della conoscenza: Questo richiede di usare la mente e la filosofia per arrivare ad una completa comprensione dell'universo. 3. Bhakti Marga - La salvezza si raggiunge attraverso atti di adorazione, basati sull'amore per un Dio (ci sono migliaia di dei nell'Induismo). 


Il Jainismo è stato fondato da Mahavira. La parola Jainismo deriva dalla radice "Jina" che significa "vincitore". Si riferisce a coloro che hanno acquisito la padronanza su se stessi. Per i jainisti non c'è un Dio creatore! Qualsiasi essere vivente può diventare un Dio una volta illuminato. Ventiquattro Jinas o Tirthankars sono venerati come ispiratori per gli individui per raggiungere la liberazione, il 24° Jina Mahavira è il fondatore della religione. I Tirthankar sono solo dei riferimenti e sono venerate solo le loro virtù. Le due sette jainiste sono Digambar (vestito di cielo o nudo) e Shwetambar (vestito di bianco). I jainisti credono nella reincarnazione, Attraverso le leggi del karma, l'anima rinasce fino a quando non viene illuminata e liberata. Si può rinascere all'inferno o in paradiso o come forma di vita inferiore, a seconda del proprio karma. Una volta liberato completamente, si diventa un dio con onniscienza e onnipotenza. Non c'è un creatore; l'universo è eterno e infinito e opera secondo la propria legge cosmica - consiste di tre sezioni: terra, cielo e inferno.  La sofferenza è il risultato dell'avidità, dell'odio e dell'ignoranza della vita passata, che ritorna come sofferenza (karma).  Liberarsi da tutti i karma (buoni o cattivi) ed estinguere tutti gli attaccamenti permette di diventare illuminati/liberati dai cicli di rinascita e diventare un Dio con percezione, conoscenza, potere e felicità senza limiti.  La persona deve seguire i "Tre Gioielli": giusta fede, giusta conoscenza e giusta condotta.  Questo include non fare violenza a nessuna forma di vita, nemmeno ad insetti e ai vegetali. Davanti ai tempi molti Jainisti pulisco davanti ai loro piedi per non calpestare insetti. Per accelerare la liberazione, bisogna confessarsi/pentirsi regolarmente e spesso e vivere asceticamente, specialmente nell'ultimo stadio della vita.  Gandhi era un Jainista.

Il Sikhismo è tra le religioni più giovani del mondo in quanto è stato fondato solo 500 anni fa. Oggi è la quinta religione con numero di fedeli nel mondo, con 20 milioni di sikh in India e all'estero. Il Sikhismo è una religione progressista e, per molti aspetti, in anticipo sui tempi. Crede in un unico "Dio", davanti al quale tutti sono uguali e al quale tutti hanno accesso diretto. I vuoti rituali religiosi e le superstizioni non hanno posto nel Sikhismo - esso predica un approccio attivo pragmatico dove la religione è praticata vivendo nel mondo e affrontando i problemi quotidiani della vita, e aiutando i più deboli e bisognosi. Il Sikhismo propone parità di genere - le donne possono agire come sacerdoti, condurre il servizio e guidare una preghiera nel gurdwara. Le donne possono unirsi a qualsiasi congregazione senza inibizioni o restrizioni; non sono richiesti veli. Le donne possono ricevere e impartire il battesimo e partecipare a questioni politiche e di altro tipo. 

Il Sikhismo fu fondato da Guru Nanak. Egli era originariamente nato in una famiglia indù. Le idee religiose di Nanak attingono sia al pensiero indù che a quello islamico, ma sono molto più di una semplice sintesi. Nanak fu un pensatore spirituale originale ed il suo pensiero costituisce la base delle scritture Sikh. Nel 1496, Nanak partì per una serie di viaggi spirituali attraverso l'India, il Tibet e l'Arabia che durarono quasi 30 anni. Studiava e discuteva con i dotti che incontrava lungo la strada e, man mano che le sue idee prendevano forma, cominciò a insegnare una nuova via per la realizzazione spirituale.  Dopo Nanak, ci furono altri nove Guru Sikh, sotto la cui guida la religione si evolse da un insieme di seguaci che si concentrava interamente sul raggiungimento della salvezza, a una comunità disciplinata che combinava scopi e obiettivi religiosi con doveri politici e militari.  Gli insegnamenti di Nanak furono codificati in scritture, di cui la principale è il Guru Granth Sahib. L'ultimo Guru, Gobind Singh, dichiarò la fine della linea dei guru umani, e ora il Guru Granth Sahib serve come "guru eterno".

Il Buddhismo (o buddismo) è una filosofia o 'modo di vivere' per circa 300 milioni di persone in tutto il mondo. La parola deriva da 'budhi', 'risvegliare'. Ha le sue origini circa 2.500 anni fa, quando Siddhartha Gotama, conosciuto come il Buddha, fu egli stesso risvegliato (illuminato) all'età di 35 anni. Siddhartha Gotama nacque in una famiglia reale a Lumbini, ora situata in Nepal, nel 563 a.C.

Il buddismo è una filosofia perché filosofia 'significa amore per la saggezza' e il percorso buddista può essere riassunto come: - condurre una vita morale, - essere attenti e consapevoli dei pensieri e delle azioni, e - sviluppare saggezza, comprensione e compassione.  Il buddismo spiega l'apparente ingiustizia e disuguaglianza nel mondo, e fornisce un codice di condotta o un modo di vivere che porta alla vera felicità. Il buddismo sta diventando popolare nei paesi occidentali per una serie di ragioni. La prima buona ragione è che il buddismo ha risposte a molti dei problemi delle moderne società materialiste. Include anche delle tecniche di comprensione della mente umana che importanti psicologi di tutto il mondo stanno scoprendo essere molto avanzate ed efficaci. I buddisti portano rispetto alle immagini del Buddha, che però, dobbiamo precisare, non è oggetto di adorazione. Una statua del Buddha con le mani appoggiate delicatamente in grembo e un sorriso compassionevole ci ricorda di sforzarci di sviluppare la pace e l'amore in noi stessi. Inchinarsi alla statua è un'espressione di gratitudine per l'insegnamento. Uno degli insegnamenti buddisti è che la ricchezza non garantisce la felicità e anche la ricchezza è impermanente. La gente di ogni paese soffre sia che sia ricca o povera, ma coloro che comprendono gli insegnamenti buddisti possono trovare la vera felicità.

Ci sono molti tipi diversi di buddismo, perché l'enfasi cambia da paese a paese a causa dei costumi e della cultura. Ciò che non varia è l'essenza dell'insegnamento - il Dhamma o verità. Dopo la scomparsa di Buddha ci furono molte discussioni sui suoi insegnamenti ed emersero diverse correnti filosofiche. Le correnti più riformiste si chiamarono Mahayana (veicolo maggiore) rispetto alle correnti più  conservatrici come Hinayana (veicolo minore). L'unica corrente conservatrice rimasta oggi è il Theravada, che è prevalente in Sri Lanka, Birmania e Thailandia. Il Theravada riconosce come scritture di riferimento il Canone Pali e testi antichi chiamati Theravadin. Mentre il Theravada si è diffuso a sud e a est, il Mahayana si è spostato a nord-ovest attraverso quello che oggi è il Pakistan e l'Afghanistan e poi attraverso l'Asia centrale in Cina, Tibet, Vietnam, Corea e Giappone. 

Per ragioni storiche, la lingua delle scritture Mahayana era il sanscrito e quella del Theravada era il Pali. Da qui la differenza di alcuni termini buddisti comuni: Nirvana/Nibbana, Sutra/Sutta, Karma/Kamma, Dharma/Damma, ecc. Gli occidentali hanno più familiarità con i termini sanscriti Mahayana.

Il Mahayana ha anche le proprie scritture oltre al Canone Pali, la più importante delle quali è il Sutra del Loto. Questi sutra sono ritenuti essere gli insegnamenti segreti "superiori" del Buddha, che sono stati tramandati solo a dei discepoli particolari - un'idea enfatizzata all'inizio del Sutra del Loto. A parte un codice monastico modificato che ha reso possibile il monachesimo in ambienti difficili come il Tibet, il Mahayana enfatizza l'Ideale del Bodhisattva, dove un uomo fa voto di non raggiungere l'illuminazione finale finché tutti gli esseri senzienti non siano stati salvati. Quindi chiunque aiuti gli altri a raggiungere l'illuminazione può essere considerato un bodhisattva. Nel Theravada, il termine bodhisattva di solito si riferisce solo al Buddha storico nelle sue vite precedenti. Storicamente, alcuni mahayanisti considerano i theravadini egoisti per aver cercato l'illuminazione solo per se stessi, mentre alcuni theravadini considerano i mahayanisti aver deviato da ciò che il Buddha ha insegnato. 

Il Buddismo Vajrayana è spesso visto come il terzo grande Yana (o "veicolo") del Buddismo, accanto al Theravada e al Mahayana.  Il Buddhismo Vajrayana è anche conosciuto come Buddhismo Tantrico e il Veicolo del Diamante ed è la religione ufficiale del Bhutan. Il Vajrayana è come un'estensione del Buddhismo Mahayana poiché differisce nelle sue pratiche, piuttosto che nella sua filosofia. Il Vajrayana richiede un'esperienza mistica per sperimentare la natura di Buddha prima della piena illuminazione. Per trasmettere queste esperienze, un corpo di conoscenze esoteriche è stato accumulato dagli yogi tantrici buddisti ed è passato attraverso lignaggi di trasmissione. Per accedere a questa conoscenza, il praticante richiede l'iniziazione da un maestro spirituale esperto o guru. Il buddismo è anche un sistema di credenze che è tollerante verso tutte le altre credenze o religioni. Il buddismo è d'accordo con gli insegnamenti morali delle altre religioni, ma il buddismo va oltre, fornendo uno scopo a lungo termine nella nostra esistenza, attraverso la saggezza e la vera comprensione. Il vero buddismo è molto tollerante e non si preoccupa di etichette come "cristiano", "musulmano", "indù" o "buddista"; ecco perché non ci sono mai state guerre combattute in nome del buddismo. Ecco perché i buddisti non predicano e non cercano di convertire, ma spiegano solo se si cerca una spiegazione.

La scienza è una conoscenza che può essere trasformata in un sistema, che dipende dal vedere e provare i fatti e dall'affermare leggi naturali generali. Il nucleo del buddismo rientra in questa definizione, perché le Quattro Nobili verità possono essere testate e provate da chiunque, infatti il Buddha stesso chiese ai suoi seguaci di testare l'insegnamento impartito piuttosto che accettare la sua parola come vera. Il buddismo si basa più sulla comprensione che sulla fede. Il Buddha ha insegnato molte cose, ma i concetti di base del buddismo possono essere riassunti nelle Quattro Nobili Verità e dal Nobile Ottuplice Sentiero. La prima verità è che la vita è sofferenza, cioè la vita include il dolore, la vecchiaia, la malattia e infine la morte. Sopportiamo anche sofferenze psicologiche come solitudine, frustrazione, paura, imbarazzo, delusione e rabbia. Questo è un fatto inconfutabile che non può essere negato. È una affermazione realistica piuttosto che pessimistica perché il pessimismo è aspettarsi che le cose vadano male. Invece, il buddismo spiega come la sofferenza può essere evitata e come possiamo essere veramente felici. La seconda verità è che la sofferenza è causata dal desiderio e dall'avversione. Soffriamo se ci aspettiamo che gli altri si conformino alle nostre aspettative, se vogliamo piacere agli altri, se non otteniamo qualcosa che vogliamo, ecc. In altre parole, ottenere ciò che si vuole non garantisce la felicità. Piuttosto che lottare costantemente per ottenere ciò che vuoi, cerca di modificare il tuo desiderio. Il desiderio ci priva della soddisfazione e della felicità. Una vita intera di desideri e specialmente di continuare ad esistere, crea una potente energia che provoca la nascita dell'individuo. Quindi il desiderio porta alla sofferenza fisica perché ci fa rinascere. La terza verità è che la sofferenza può essere superata e la felicità può essere raggiunta; che la vera felicità e l'appagamento sono possibili. Se rinunciamo ai desideri inutili e impariamo a vivere nel presente e nella quotidianità (senza soffermarci sul passato o sui progetti futuri ) allora possiamo diventare felici e liberi. Allora abbiamo più tempo ed energia per aiutare gli altri e per praticare la compassione e la benevolenza. Questo è il Nirvana. La quarta verità è che il Nobile Sentiero porta alla fine della sofferenza.

La Via per porre fine a tutte le sofferenze è chiamata la Via di Mezzo perché evita i due estremi dell'indulgenza sensuale e dell'automortificazione. Solo quando il corpo si trova in un situazione confortevole, la mente ha la chiarezza e la forza per meditare profondamente e scoprire la Verità. Questa Via di Mezzo consiste nella diligente coltivazione della Virtù, della Meditazione e della Saggezza, che è spiegata più in dettaglio come il Nobile Ottuplice Sentiero: 1. Giusta comprensione  2. Giusto pensiero 3. Giusta parola 4. Giusta azione 5. Giusto sostentamento 6. Giusto sforzo 7. Giusta consapevolezza  8. Giusta concentrazione.

Il codice morale all'interno del buddismo è costituito dai precetti, di cui i cinque principali sono: non prendere la vita di alcun essere vivente, non prendere nulla che non sia stato dato liberamente, astenersi dalla cattiva condotta sessuale e dall'eccessiva indulgenza sensuale, astenersi da discorsi non veritieri, ed evitare di perdere la consapevolezza. Causare deliberatamente la morte di qualsiasi essere vivente.

Il karma è la legge che precisa che ogni azione ha un effetto, cioè le nostre azioni producono dei risultati. Questa semplice legge spiega una serie di cose: la disuguaglianza nel mondo, perché alcuni nascono handicappati e altri dotati, perché alcuni vivono una vita breve. Il karma sottolinea l'importanza che tutti gli individui siano responsabili delle loro azioni, passate e presenti. Come possiamo verificare l'effetto karmico delle nostre azioni? La risposta si riassume guardando l'intenzione dietro l'azione, gli effetti dell'azione su se stessi e sugli altri.

Il buddismo insegna che la saggezza dovrebbe essere sviluppata insieme alla compassione. Ad un estremo, potresti essere un pazzo di buon cuore e all'altro estremo, potresti raggiungere la vera conoscenza senza alcuna emozione. Il buddismo usa la via di mezzo per sviluppare entrambi. La più alta saggezza è vedere che in realtà tutti i fenomeni sono incompleti, impermanenti e non costituiscono un'entità fissa. Scoprire la vacuità ultima dei fenomeni. La vera saggezza non è semplicemente credere a ciò che ci viene detto, ma sperimentare e comprendere la verità e la realtà. La saggezza richiede una mente aperta, obiettiva e senza pregiudizi. Il sentiero buddista richiede coraggio, pazienza, flessibilità e intelligenza. La compassione include qualità di condivisione, disponibilità a portare conforto, simpatia, preoccupazione, cura. Nel buddismo, possiamo veramente capire gli altri, quando possiamo veramente capire noi stessi, attraverso la saggezza. Gli insegnamenti buddisti possono essere compresi e sperimentati da chiunque. Il buddismo insegna che le soluzioni ai nostri problemi sono dentro di noi, non fuori. Il Buddha chiese a tutti i suoi seguaci di non prendere i suoi insegnamenti come veri, ma piuttosto di sperimentarli personalmente. In questo modo, ogni persona decide da sola e si assume la responsabilità delle proprie azioni e della propria comprensione. Questo rende l'insegnamento del buddismo flessibile, quindi non un pacchetto fisso di credenze che deve essere accettato nella sua interezza, ma un insegnamento che ogni persona recepisce ed usa a modo suo.                                      Un testo buddhista molto importante è il Dhammapada tradotto come Cammino del Dharma, ed è incluso nei tre canestri del Tipitaka ossia conservato nel Canone pāli, nel Canone tibetano e nel Canone cinese. Questa opera è formata da 423 versetti raccolti in 26 categorie. Secondo la tradizione, contiene parole realmente pronunciate dal  Buddha in diverse occasioni ed è usato e letto dalla scuola Theravāda, e dalla scuole Mahāyāna, ed è molto popolare in ogni ambito del buddhismo. il Dhammapada è  considerato l'espressione più sintetica della dottrina del Buddha ed è considerato una sorta di testamento del capo spirituale del buddhismo.

 I Parsi in India sono seguaci del profeta iraniano Zoroastro. I Parsi, il cui nome significa "Persiani", discendono dagli zoroastriani persiani che emigrarono in India per evitare la persecuzione religiosa da parte dei musulmani. Vivono principalmente a Mumbai e alcune minoranze a Karachi (Pakistan) e Bangalore (Karnataka, India). Non sono indù e formano una comunità ben definita. Zoroastro insegnava che il bene e il male erano forze opposte e che era dovere di una persona fare una scelta tra i due sentieri. I due sentieri sono di asha la rettitudine o di druj, la menzogna. Il bene è rappresentato da Ahura Mazda e il male da Angra Mainyu. Il libro sacro zoroastriano, chiamato Avesta, è stato scritto in lingua avestana, che è strettamente legata al sanscrito vedico.

Il Qissa-i Sanjan è un racconto del viaggio dei Parsi in India dall'Iran. Racconta che fuggirono per motivi di libertà religiosa e fu loro permesso di stabilirsi in India grazie alla buona volontà di un principe indù locale. Tuttavia, la comunità Parsi doveva rispettare tre regole: dovevano parlare la lingua locale, seguire le usanze matrimoniali locali e non portare armi. Dopo aver dimostrato le molte somiglianze tra la loro fede e le credenze locali, alla prima comunità fu concesso un appezzamento di terreno su cui costruire il primo tempio del fuoco. Le tendenze demografiche prevedono che nel 2020 i Parsi saranno solo 23.000 (meno dello 0,002% della popolazione indiana del 2001). 

Tiziano Terzani, Anam, il senza nome

Nel maggio 2004 Tiziano Terzani (1938-2004) rilascia nella residenza toscana di Orsigna la sua ultima intervista al regista Mario Zanot. Il risultato di quell'esperienza è nel film di 54 minuti Anam, il Senzanome, forse il ritratto più vero e toccante dello scrittore e giornalista che muore qualche mese dopo, il 28 luglio 2004.  Link al film  https://www.youtube.com/watch?v=0SC7domcY88

Come corrispondente dal Sud-Est asiatico, Terzani ha assistito come testimone privilegiato ai grandi eventi di questa regione: la guerra del Vietnam, la caduta di Saigon, i profondi mutamenti della Cina e del Giappone.

Di seguito riporto alcune frasi che mi hanno particolarmente colpito in questo lucido esame della realtà contemporanea. Se l’uomo non cambia, se l’uomo non riesce a rinunciare alla violenza, al profitto, tutto drammaticamente si ripete: miseria, guerre, distruzione dell'ambiente, ecc.  Oggi siamo completamente succubi del consumismo, dell’economia; siamo solo liberi di scegliere la marca di dentifricio. Purtroppo ci siamo abituati alle guerre, ma la violenza si combatte solo con l’amore. Basta vedere quello che è successo dopo il 2001, dopo il crollo delle torri gemelle. 

La sola rivoluzione possibile è quella interiore. Mettersi sul cammino spirituale significa anche rinunciare ai troppi desideri.

La meditazione è il mezzo per arrivare all'illuminazione, l'Illuminazione è lo spegnimento dell’io, è il riconoscere la propria perfezione; uno stato in cui tutto il resto sparisce e prendi consapevolezza che tu sei la grande totalità del cosmo. Prima mi vedevo come un io separato, adesso non vedo più quella separazione, mi vedo come il tutto, non c’è diversità tra me e il tutto. Nella quotidianità devi cercare di essere quello che vuoi, di vivere una vita in cui ti riconosci. 

La verità è una terra senza sentieri come asseriva Krishnamurti. A fianco del nostro misero e limitato io, la natura continua maestosamente il suo cammino.

L'universo è l'armonia degli opposti, perché non c'è acqua senza fuoco, non c'è femminile senza maschile, non c'è notte senza giorno, non c'è sole senza luna... non c'è bene senza male. Quindi l'idea occidentale della dicotomia è profondamente sbagliata.  La ruota cinese dello yin e dello yang, è il simbolo perfetto per per rappresentare la vita dove il bianco e il nero si abbracciano e all'interno del nero c'è un punto del bianco e all'interno del bianco c'è un punto del nero.

Non accettiamo che nella nostra vita ci sia sofferenza, cerchiamo di perseguire il piacere in ogni modo: ma purtroppo non c'è piacere senza sofferenza. Solo quando capisci questo godi del piacere e accetti la sofferenza!  Noi cerchiamo di curare questa sofferenza e allora pasticche contro questo, iniezioni contro quell'altro, droga, gioie effimere... per nascondere la verità che accanto al piacere c'è la sofferenza.

Quello che è importante è la guarigione, che è la ricostituzione dell'equilibrio e dell'armonia con il tutto. 

Karma - film

 Karma, un film del 2005 del regista Nepalese Tsering Rhitar Sherpa, si svolge sul confine tra Tibet e Nepal, precisamente nella regione montuosa del Mustang e la maggior parte degli interpreti sono attori non professionisti.  Link: https://www.youtube.com/watch?v=7_ISjugQr2Y

Il regista ci conduce all’interno di un monastero femminile e  ci mostra che spesso la scelta della vita monastica per una donna sia dettata dalle difficoltà economiche e dalla necessità di uscire da una condizione di vita insostenibile, piuttosto che da una scelta spirituale.

Da quando il film è uscito, molte cose sono cambiate nel Nepal: il potere è passato dal re a leader eletti dal popolo; è migliorata la condizione delle donne ed è aumentato l'accesso delle persone alla tecnologia. Il film è comunque ancora rilevante per illustrare le condizioni di vita nella regione del Mustang.

Il film ruota intorno a Karma, che è una giovane monaca in un gompa (monastero) nel Mustang. Nel gompa, la venerata badessa è appena morta.  Per poter  organizzare una grande cerimonia religiosa per commemorare la sua morte e per celebrare la sua rinascita (nel buddhismo si crede alla reincarnazione), occorre recuperare del denaro prestato dalla badessa ad un personaggio misterioso di nome Tashi.   Karma, insieme ad un'altra monaca, si metteranno in viaggio per ritrovare Tashi. Per la giovane monaca sarà un viaggio di formazione che la porterà fino ai bassifondi di una di quelle città di confine, dove giovani donne come lei vendono il proprio corpo in cambio della libertà dai vincoli familiari e di casta. Quest’incontro porterà Karma a prendere una decisione importante, a scegliere tra l’azione e la preghiera, tra ciò che le sembra giusto e ciò che le è stato incaricato. 

martedì 27 aprile 2021

I mudra

I mudra. Lo yoga delle mani.  Salute e benessere sono nelle nostre mani.

Mudrā è un termine sanscrito che significa letteralmente “sigillo”, “gesto” o “segno”. Nello yoga, i mudra sono gesti simbolici spesso praticati con le mani e le dita che facilitano il flusso di energia attraverso il corpo, aiutando e favorendo le pratiche meditative. La corretta posizione delle mani è estremamente importante nella meditazione: contrariamente a quanto molti principianti pensano, le mani non vanno mai trascurate o posizionate casualmente. 

Questi gesti sacri delle mani, tramandati da secoli dall'antica tradizione yoga, spesso accompagnati dalla recitazione di mantra (suoni) servono per ristabilire l’equilibrio tra mente, corpo e spirito e procurare il benessere dell’individuo. I mudra sono utilizzati anche in alcune espressioni artistiche come la danza indiana, dove il loro scopo è anche quello di accompagnare armoniosamente i moti del corpo. 

Questi semplici gesti permettono di riequilibrare e far circolare la nostra energia, eliminare  malesseri fisici, mentali ed emozionali, di rigenerarsi superando stress e stanchezza. Ogni posizione delle dita stimola la parte associata della struttura energetica dell’essere umano per ristabilire l’equilibrio; sia per il sistema nervoso, circolatorio, sanguigno, ghiandolare, endocrino, che per l’apparato scheletrico e muscolare. Ogni mudra stimola tutti i più importanti centri energetici (chakra).  Le dita delle mani sono in relazione con i 5 elementi che compongono l’universo: pollice = fuoco, sole, energia; indice = aria, energia in movimento; medio = etere, spazio, espansione; anulare = terra, solidità, radicamento; mignolo = acqua, liquidi, mobilità.  Se nella persona questi 5 elementi non sono equilibrati c'è uno squilibrio fisico - emotivo.

I mudra delle mani solitamente agiscono sulla metà opposta del corpo, perciò occorre eseguirli con entrambe le mani contemporaneamente. La posizione va mantenuta per il tempo che si ritiene più opportuno e soprattutto senza forzare troppo,  mantenendo la concentrazione sulle mani o sulla parte interessata che si intende riequilibrare. Aiuta molto anche il visualizzare un colore mentre si mantiene la posizione. I mudra vanno eseguiti seduti evitando di incrociare le gambe e le braccia, con la schiena eretta e libera. Se non si riesce a stare seduti per terra, si possono eseguire seduti su una sedia o sdraiati sul letto. Eseguire i mudra regolarmente al mattino appena svegli e al tramonto, incrementando progressivamente i tempi di applicazione per ogni mudra. Ogni giorno è possibile eseguire tutti i mudra per almeno due minuti cadauno, oppure eseguire una coppia di mudra a scelta per sei-sette minuti ciascuno. 

I 10 mudra più conosciuti sono i seguenti:

LING MUDRA (Mudra del calore, del fuoco):  Unire i palmi delle mani, intrecciare le dita (come nell’immagine), il pollice della mano sinistra è dritto, sollevato.  Questo mudra stimola tutti in particolare il primo e il settimo chakra.  Incrementando l’energia e la carica vitale aumenta il calore in tutte le parti del corpo. Ottimo in caso di raffreddore e influenza, tosse, asma e sinusite. Migliorando la circolazione arteriosa e protegge dal freddo.  Il colore suggerito da visualizzare durante questo mudra è il giallo, l’arancione o il rosso.  

PRANA MUDRA (Mudra dell’Energia-Vita): La punta del pollice, dell’anulare e del mignolo si toccano… le altre dita sono tese. Questo mudra stimola il sistema endocrino rinforzando il sistema immunitario e la vista. Energizza e ricarica l’organismo per ripartire dopo stress e stanchezza fisica; ottimo durante i digiuni sia per l’azione energizzante che per la riduzione della sensazione di fame. Utile per favorire il sonno in caso di insonnia se eseguito insieme al  Gyan Mudra.

GYAN MUDRA (Mudra della Conoscenza): unire la punta del pollice e dell’indice, mentre le altre 3 dita sono tese. Stimola l’energia della testa, agendo sui chakra superiori e le ghiandole endocrine. Favorisce la meditazione e la concentrazione, migliora la memoria. Utile per il mal di testa, riduce l’insonnia e l’ipertensione, tensioni e collera.

VAYU MUDRA (Mudra dell’Aria):  la punta dell’indice tocca la base del pollice, che ricopre l’indice con una leggera pressione, le altre dita sono tese. Questo mudra contribuisce ad alleviare vari disturbi collegati all’elemento Aria, come cervicale, artrite, gotta, mal di schiena e sciatica.

SOONYA MUDRA (Mudra dell’Etere):la punta del dito medio è posta alla base del pollice, che ricopre il medio con una leggera pressione, le altre dita sono tese. Riequilibra gli squilibri collegati alla tiroide,  migliora l’udito e cura il mal di gola, rinforza le ossa e le gengive.

APAN MUDRA (Mudra dei chakra inferiori): si uniscono le punte del pollice, del medio e dell’anulare… le altre dita sono tese. Stimola la diuresi, la depurazione dell’organismo aiutando ad espellere le tossine. Utile per mal di denti e per risolvere problemi digestivi e di stomaco, stitichezza ed emorroidi.

APAN VAYU MUDRA (Mudra del Cuore): Il dito indice tocca la base del pollice premendo leggermente. La punta del pollice, del medio e dell’anulare si toccano, il mignolo è teso. I benefici sono gli stessi di Vayu Mudra e Apan Mudra, oltre ad essere particolarmente utile per chi ha o ha avuto problemi legati al cuore, aumenta la resistenza a sforzi fisici. 

SURYA MUDRA (Mudra del Sole): la punta dell’anulare tocca la base del pollice, il pollice fa una leggera pressione sull’anulare… le altre dita sono tese.  Stimola i due chakra inferiori e il settimo, e tutti i punti di percezione della struttura energetica. Trasmette calore al corpo. Anche questo mudra stimola l’attività digerente, aiuta la riduzione di colesterolo e dei grassi in eccesso.

PRITHVI MUDRA (Mudra della Terra): la punta del pollice e dell’anulare si toccano… le altre dita sono tese. Ricarica ed energizza lo stato generale della persona eliminando spossatezza e sensazione di debolezza. Migliora l’attività digestiva, stimolando il secondo e terzo chakra, riequilibrando l’appetito. La pelle riacquista la naturale luminosità del corpo.

VARUN MUDRA (Mudra dell’Acqua): la punta del pollice e del mignolo si toccano… le altre dita tese. Questo mudra è utile per l’idratazione del corpo, favorisce le funzioni renali, aiuta a riportare equilibrio alla pelle in generale ed ai vari squilibri cutanei.

Oltre i mudra sopra descritti abbiamo un altro mudra che va eseguito in due fasi. La prima fase consiste nell’incanalare l’energia cosmica attraverso la fontanella posizionata alla sommità della testa. Seduti comodamente con le gambe incrociate a piedi nudi, la schiena eretta, le mani giunte tipo “preghiera” davanti al viso che poi si portano sopra la testa (senza appoggiarle alla testa),  formare con le mani un’apertura a forma di “cono” o “V”. Mantenere la posizione per 2 minuti circa con gli occhi chiusi, immaginando di visualizzare una luce bianca scendere dall’alto e passare tra le mani fino ad entrare nella testa dalla fontanella. Durante questa esecuzione emettere il suono: ”SO-AM“, ripetendolo lentamente più volte. Poi, nella seconda fase, portare le mani ai piedi, restando seduti con schiena eretta. La mano destra afferra la pianta del piede sinistro, e la mano sinistra afferra la pianta del piede destro, così da avere i palmi delle mani appoggiati alle piante dei piedi. Mantenere la posizione per qualche minuto. Durante questa esecuzione emettere il suono “LAM“, ripeterlo lentamente. Il tempo dell'esecuzione della fase due deve prendere i 3/4 del tempo dell'esercizio. Al termine dell'esercizio ci si riposa sdraiati con gli occhi chiusi.

Testo consigliato:  Mudra. Lo yoga delle mani di Gertrud Hirschi  che è una delle maggiori esperte di lingua tedesca nell’ambito dello yoga e della spiritualità asiatica. Insegna yoga a Zurigo.

Swami Vishnudevananda. I cinque pilastri della pratica yoga

Ho fatto i primi 10 anni di yoga seguendo gli insegnamenti di Swami Sivananda (1887-1963) che ha il suo ashram a Rishikesh che ho visitato durante uno dei miei viaggi in India.  (Swami significa maestro o guida spirituale). Swami Sivananda è considerato uno dei grandi Maestri indiani del ventesimo secolo e ha scritto più di 300 libri riguardanti lo yoga, la salute e la filosofia. In uno di questi trattati c'era una frase che mi ha particolarmente colpito: "un'oncia di di pratica vale più di una tonnellata di teoria".  

Swami Sivananda incaricò un suo discepolo Vishnudevananda Saraswati (1927 - 1993) di diffondere lo yoga in Occidente. Nell'ottobre del 1957 Vishnudevananda arrivò sulle coste della California con 10 rupie, vestito col suo doti, conoscendo poche parole di inglese in un clima da Guerra Fredda e capitalismo sfrenato,  ed iniziò ad insegnare lo yoga, la via spirituale alla pace interiore, seguendo la tradizione di Gandhi e Martin Luther King.  

 Vishnudevananda fu costretto a trovare un modo semplice per spiegare questa filosofia che vantava millenni di storia.  Si basò essenzialmente su questi tre concetti: Il benessere è ricchezza; La tranquillità della mente è felicità;  Lo yoga ti mostra il cammino.

Insegnò ad accademici interessati alle filosofie orientali, persone comuni e persone affascinate dalle dimostrazioni delle posizioni yoga  affermando che tutti potevano praticare lo yoga semplicemente seguendo delle semplici avvertenze nella vita quotidiana.  I cinque pilastri della pratica yoga sono: Esercizio fisico corretto; Respirazione corretta; Corretto rilassamento; Corretta alimentazione con una dieta vegetariana; Pensiero positivo e meditazione, per essere più precisi un'adeguata attitudine mentale.   

Tutte le pratiche yoga devono culminare con la meditazione, un'esperienza di unità con il proprio sé. 

Swami Vishnudevananda  è stato il fondatore dei Centri e degli Ashram International Vedanta Sivananda Yoga.  Nel 1969 Vishnudevananda pose le fondamenta per la diffusione dello yoga, istituendo e conducendo il primo Corso di Formazione Insegnanti di yoga Sivananda in Occidente. Questi insegnanti, a tutt'oggi, diffondono l'insegnamento dello yoga tradizionale in palestre, scuole, centri benessere, ospedali, università e  prigioni.  Oggi milioni di persone praticano gli esercizi di Vishnudevananda nei 70 centri e ashram Sivananda presenti nel mondo. Per citarne solo alcuni:  New York, Montreal, il quartier generale a Val Morin in Canada, San Francisco, Los Angeles, Chicago,  Londra, Parigi, Berlino, Monaco, Vienna, Ginevra, Madrid, Tel Aviv, Delhi, Madras, Uttarkashi (Himalaia), Neyyardam (Kerala), Buenos Aires, Montevideo. Anche a Roma è stato aperto un centro. vedi link:  https://www.sivananda-yoga-roma.it/

Lo Yoga è la scienza della vita, una scienza millenaria attraverso la quale impariamo a superare i nostri limiti fisici e mentali.  Lo yoga ci porta a scoprire la pace, la felicità, la libertà che sono in ognuno di noi, ma molto spesso le dimentichiamo.

Krishna Das

 Krishna Das, nome d'arte di Jeffrey Kagel (1947 - ), è un musicista e maestro di Nada Yoga e Mantra Yoga statunitense, cantante di kirtan e soprannominato la "Rockstar dello Yoga".

E' stato per molti anni in India ed ha seguito gli insegnamenti del guru Neem Karoli Baba, quando è ritornato in Occidente, dopo una lunga crisi, ha cominciato a recitare kirtan.  Ha vinto il Grammy Award nella New Age category,  ha cominciato a cantare nel 1994 Kirtan trasformandoli in Rock and Roll.

Come lui stesso ha dichiarato in una intervista: importante è il contenuto della mia musica, è come se avessi aggiunto zucchero ad una medicina, i kirtan che sono i nomi di Dio sono la medicina, lo zucchero è la musica trasformata e diventa più accessibile all'occidentale.

Uno dei suoi kirtan che io adoro è il seguente: https://www.youtube.com/watch?v=PTc8X37oJBE

Vedi anche https://www.youtube.com/watch?v=Ffcc30IPcms

Website: http://krishnadas.com/  

Film: One Track Heart: The Story of Krishna Das  https://www.youtube.com/watch?v=kp0BdG-K86A

lunedì 26 aprile 2021

L'Ayurveda

Lo yoga mira al benessere spirituale, ma è necessario un corpo in ottime condizioni per intraprendere la via del controllo della mente e dell’energia fisica. Chi pratica yoga ricorre spesso all'Ayurveda per mantenere  la salute  e prevenire malattie. L'Ayurveda, è uno stile  e una filosofia di vita, uno dei sistemi di medicina naturale più antichi tramandati dall'uomo, un grande dono dell’India al mondo, ed è basata essenzialmente sulla meditazione e sulla ricerca dell'equilibrio tra corpo e mente come prevenzione alle malattie, e sull'utilizzo di rimedi naturali (diete alimentari, massaggi, bagni di vapore, tecniche respiratorie). Il termine "Ayurveda" è composto dai termini "vita" (ayu) e "conoscenza" (veda), quindi il suo significato è "conoscenza della vita", o "l’arte del buon vivere". Oltre alla scienza medica, racchiude in sé elementi di filosofia, arte e disciplina, ed offre una visione completa dell’esistenza, insegnando a conoscere la vera natura dell'Essere Umano ed il suo ambiente, ed a mantenere l’equilibrio tra esso e l’Universo. 

Video: https://www.youtube.com/watch?v=VgJJlceH-vA    

Yoga e Ayurveda fanno riferimento alla filosofia Sankhya in cui, alla  base della vita, abbiamo l'incontro tra Prakiti (la sostanza primordiale) e Purusha (lo spirito o coscienza trascendente e immutabile).  Prakiti è costituita dai tre elementi o guna: Sattva - purezza, Rajas - attività,  Tamas - oscurità, distruzione, quando il loro equilibrio si rompe, il loro interagire dinamico da vita all’universo, dal sottile al grossolano. Sul piano del sottile si crea la mente (che appartiene a Prakiti). Nel piano grossolano i 5 elementi - i butha: etere, aria, fuoco, acqua e terra, sono i fattori che determinano il tipo di materia.

Questi 5 elementi sono presenti anche nell’uomo; costituiscono il substrato di ogni creatura che si differenzia nei tre dosha: Vayu (Vata) - il movimento, Pitta - il calore e Kapha - la sostanza imprescindibile alla vita. Quando l’uomo muore i 5 butha ritornano nell’ambiente.

La malattia si presenta sia nell’organismo fisico sia nei processi mentali. La mente è costituita da tre elementi: manas - la mente sensoriale, ahamka - la coscienza individuale che filtra le informazioni e buddhi - la sede dell’intelletto, della discriminazione, intelligenza e volontà. Lo yoga considera la mente come lo strumento per superare la natura, trascendere prakiti e le sue manifestazioni e realizzare l’unione mistica con lo spirito.

L'Ayurveda viene presentata nei Veda, infatti nell’Atharva Veda si parla di piante medicinali e rimedi contro le malattie.  Altri testi antichi che fanno riferimento all'Ayurveda sono quello di Sushruta Samhita (VIII a.c. ) e quello di Caraka Samhita ( II d.c.). L'Ayurveda conobbe un decadimento nel periodo del confronto con il Buddhismo, la cultura mussulmana ( XII secolo ) e la medicina Unani. Rinasce nell’800 e venne adatta alle nuove malattie e patologie ed usata come terapia preventiva.

I tre Dosha, citati sopra, permeano tutto il corpo umano: Vayu (Vata) corrisponde all' Aria e Etere; Pitta corrisponde al Fuoco identificato come calore o energia, Kapha corrisponde alla Terra e Acqua e identificato come la sostanza. Al momento della nascita la preponderanza di uno o due dei Dosha determina il tipo di costituzione dell’individuo. Non modificabile, il tipo di costituzione, determina le modalità di reazione dell’individuo alle stimolazioni ambientali, la tendenza a sviluppare certi processi patologici. Le variazioni stagionali, il clima, le abitudini, l’alimentazione influenzano i tre Dosha.  Vata è caratterizzata da leggerezza, secchezza, freddo. Gestisce i movimenti volontari e involontari, fluido nutritivo, sudore, comanda la respirazione, rafforza la mente e la memoria, la sua sede è il basso addome. Pitta influisce sulla la digestione e il metabolismo, sulla funzione dell’intelletto e della memoria e della vista, la sua sede è tra l’ombelico e il torace. Kapha determina la struttura del corpo, giunture, organi di senso, la sede è il torace.

Oltre ai tre Dosha ci sono sette costituenti corporei (Dhatu) e vari prodotti del metabolismo (Mala).  Uno squilibrio dei tre Dosha si traduce in alterazione dei Dhatu e dei Mala. I sette Dhatu sono: fluido nutritivo, sangue, muscoli, grasso, osso, midollo osseo e tessuto riproduttivo maschile e femminile.  I Mala sono i prodotti di scarto dell'organismo come urine, sudore, secrezioni dal naso e dalle  orecchie, dalla pelle, dai genitali, feci, unghie,  peli, e contribuiscono all’equilibrio del corpo.  Dosha e Mala circolano in tutto il corpo lungo i canali che arrivano ai nostri tessuti.

La Mente è la risultanza della combinazione dei tre modi di essere di Prakiti (sattva, rajas, tamas). Se predomina Sattva la mente è equilibrata, ferma serena, se predomina Rajas la mente è sempre in attività  e subentra l'inquietudine e l'ambizione; se predomina Tamas la mente è indolente, attaccata alle cose, e preda dei desideri. Il temperamento di un individuo dipende dal dosha dominante, come del resto avviene per la costituzione fisica. La malatia è uno squilibrio dei dosha è può investire sia il corpo, sia la mente. La salute è caratterizzata da uno stato di equilibrio dei tre dosha e dalla serenità di mente e spirito. 

Ad esempio un individuo con un deficit di Pitta presenta difficoltà digestive, freddo, se invece c'è un deficit di Kapha presenta secchezza di tessuti, e manifesta sete. In caso di aumento di Vayu si manifestano disturbi del respiro, disturbi agli organi di senso, dimagrimento, eruzioni cutanee. In caso di aumento di Kapha si manifesta sonnolenza, nausea, problemi alle articolazioni. La digestione avviene con il supporto di  Kapha nella bocca, di Pitta nello stomaco, di Vayu nell’intestino.

Gli individui con una costituzione Vayu hanno pelle e capelli secchi, poca sete, dormono poco, soffrono il freddo, iperattivi, loquaci, sempre in movimento, impazienti; entusiasti ma di scarso realismo, di umore labile. Gli individui con una costituzione Pitta hanno una  struttura corporea nella media, arti proporzionati, pelle morbida, nei e verruche, calvizie precoce, mangiano e bevono molto, sudano molto, sopportano male il caldo; personalità brillanti, intelligenti, curiosi, coraggiosi, amano la competizione, monopolizzatori dell’attenzione, collerici e irascibili.  Gli individui con una costituzione  Kapha hanno una struttura fisica solida, compatta, sovrappeso, occhi grandi, pelle untuosa, capelli soffici e abbondanti, dormono molto e pesantemente, bevono e mangiano poco; persone autocontrollate e pazienti, si muovono lentamente, parlano con voce lenta, riflessivi, stabili nei rapporti, difficilmente hanno crisi di collera.   Le otto branche della medicina ayurvedica sono: medicina generale, chirurgia, collo, testa, pediatria, ostetricia, psichiatria, tossicologia. 

Se cerchi un centro Ayurveda a Roma ti consiglio l'Associazione Ayurveda-Ma "Scienza di lunga vita", Roma, via Braccianense, 301  di Claudio Rucher,  vedi:  http://www.ayurvedama.altervista.org/Ayurveda_Ma/  https://www.facebook.com/AyurvedaMA/

oppure se hai più tempo a disposizione, ti consiglio l'ashram di Swami Joythimayananda a Corinaldo (vicino Ancona). vedi: https://joytinat.it/index.php/ayurveda/cosa-e-l-ayurveda

Altre medicine naturali:

  • Omeopatia: Samuel Hahnemann
  • Osteopatia: Andrew Taylor Sill
  • Chiropratica moderna: David Daniel Palmer
  • Medicina Antroposofica: Rudolf Steiner
  • Rimedi dai fiori: Edward Bach

domenica 25 aprile 2021

I tipi di yoga praticati oggi.

Ci sono delle tappe significative dello sviluppo dello yoga e sono le seguenti:

- La stesura degli “Yoga sutra” di Patanjali,  un’opera composta tra il II e V secolo a.c. che riassume tutti gli insegnamenti impartiti da Maestri a discepoli; attraverso dei sutra ( versi ) presentava la filosofia dello yoga, il cammino per arrivare al samadhi (alla liberazione) sintetizzato in questa frase:  “Lo yoga è la soppressione delle modificazioni della mente”.  In questo testo non c’è accenno a posizioni e ricerca di benessere e all'epoca della sua stesura lo yoga era un percorso spirituale – filosofico individuale.

- Lo yoga posturale è stato riportato nei testi tantrici che datano tra il  VI e XV secolo D.C. in cui sono rappresentate varie posizioni con illustrazione dei vantaggi e svantaggi di ognuna ma in un contesto più ampio in cui si descrivevano anche esercizi di purificazione, di controllo dell'energia, meditazione e samadhi.

- All’esposizione universale di Chicago del 1893, al Parlamento delle religioni, uno swami (un prete indù), Vivekananda, discepolo di Ramakhrisna, parla all’Occidente, e indica la filosofia yoga come  la via per salvare l’Occidente, ma non accenna assolutamente allo yoga posturale.       

- La sequenza di posture classiche, la sequenza delle sessioni e le lezioni di gruppo sono state sviluppate da Krishnamacharya, un Maestro yogi molto conosciuto in Occidente, che aprì una scuola di yoga nel 1924. Yogananda un altro Maestro si stabilì in Occidente in California nello stesso anno. Sono gli allievi di Krishnamasharya, Iyengar e K.Pattabhi Jois, che portarono queste sequenze in America e in Occidente semplificandole ed adattandole.

Il movimento hippie, la controcultura e le star del cinema americano permetteranno a questo tipo di  yoga di avere una dimensione globale.  Gli yogi cambieranno il loro vocabolario. Non si tratterà più di cercare la "liberazione", ma di guarire. Lo yoga si praticherà in rifugi di lusso, luoghi di benessere lontano dagli ashram. I Maestri yoga diventeranno insegnanti certificati.

I tipi di yoga attualmente praticati. Sotto la parola Tantra yoga rientrano le forme di yoga più conosciute in Occidente: il Kundalini yoga, l’Hatha yoga, il Raja yoga, il Laya yoga e il Mantra yoga. 

Hatha yoga classico, in questo tipo di yoga c'è un equilibrio tra posizioni, esercizi di controllo dell'energia, respirazioni, meditazione, esercizi di purificazione.

Kundalini yoga, lo scopo di questa pratica è di risvegliare l'energia dentro di noi, che si trova dormiente alla base della colonna vertebrale ed eliminare eventuali blocchi energetici. In questa pratica sono molto importanti le respirazioni, gli esercizi di pranayama molto dinamici, alternati alle posizioni. E' stato diffuso  in Occidente dal Maestro Yogi Bhajan.

Laya Yoga, La parola laya significa “fusione”, “riassorbimento”, “dissoluzione”, e come forma di yoga, indica un insieme di modalità e pratiche volte a creare una connessione con l'universo e riassorbire tutte quelle energie e forze che normalmente vengono dissipate durante il vivere quotidiano. Con la meditazione, queste energie vengono canalizzate, portando al risveglio interiore. Le quattro branche in cui è diviso il Laya yoga sono: Mantra yoga, la ripetizione di suoni sacri, Bhakti Yoga, o parte devozionale; Shakti Yoga, basato sull'energia cosmica e sul dominio delle forze della natura; Yantra Yoga, basato sull'utilizzazione dei simboli geometrici rappresentanti l'unione del mondo personale con il mondo impersonale.

Rāja Yoga, è il nome con cui è nota la dottrina dello Yoga classico, originariamente esposta negli Yoga Sūtra. 

Il Mantra Yoga, è basato sulle vibrazioni di suoni che apportano energia agli organi interni. La recitazione dei mantra è una pratica antichissima e serve per riequilibrare tutte le energie del corpo, inteso proprio come una cassa di risonanza che conduce il suono attraverso tutte le sue cavità.

Poi ci sono altri tipi di yoga che hanno fatto la loro comparsa in questi ultimi anni in Europa e negli Stati Uniti. Questi ultimi tipi di yoga moderni sono molto fisici, vicini alla ginnastica e alla competizione, dove è importante la prestazione e molto lontani dalla ricerca interiore e dal percorso spirituale. Molti centri propongono contemporaneamente diversi tipi di yoga: dai più tradizionali come l'hatha yoga, basato sul mantenimento delle posture con il controllo del respiro, ai più dinamici come il power yoga e l'ashtanga yoga, dove le posture sono collegate tra loro molto rapidamente. Rivisitato per soddisfare un nuovo pubblico, lo yoga si declina oggi in molteplici pratiche, più o meno rispettose dei principi fondamentali di questa disciplina millenaria di origine indiana.

Lo yoga  è un ottimo modo per mettersi in forma e per dare significato all'esercizio fisico. Siamo passati da uno yoga percepito come passivo ad uno yoga in movimento che, di conseguenza, attira persone provenienti dal mondo del fitness e un'elite che considera lo yoga un'attività più nobile del bodybuilding.  In una società dominata dallo stress, dove il benessere è un valore cardinale, lo yoga rappresenta uno sfogo ma anche un modo per dare un senso all'esercizio fisico. "Lo yoga intellettualizza un po' la pratica della palestra e dà significato all'esercizio fisico". 

Oggi sempre più giovani tra i 25 e i 30 anni iniziano una pratica di yoga  per rafforzate il corpo ma anche la  mente.  Lo yoga gioca sull'equilibrio del sistema neurovegetativo  rafforzando il sistema nervoso parasimpatico che assicura la conservazione della riserva energetica del corpo. Si sente, fin dalle prime sedute, un miglior benessere. Perché questo benessere duri occorre praticare quotidianamente. 

Resta il fatto che queste diverse variazioni rischiano di tradire lo spirito di questa nobile disciplina. Nel suo nucleo, lo yoga è un sistema filosofico che prende in considerazione gli aspetti fisici, psicologici e spirituali dell'uomo. Oggi molti centri hanno pensato di trasformare l'offerta di hatha yoga tradizionale a una pratica più moderna e dinamica.  Di seguito sono riportati i principali tipi di yoga praticati oggi:

Metodo lyengar, questo tipo di yoga deriva dallo yoga proposto da Krishnamacharya, e consiste nell'allineamento di poche posizioni ma studiate a fondo.

Asthanga yoga, di K.Pattabhi Jois, questo tipo di yoga deriva allo yoga proposto da Krishnamacharya ed è uno yoga molto impegnativo dal punto di vista fisico e molto dinamico. Il maestro ha creato varie serie composte da un numero di fisso di posizioni che vengono ripetute.

Vinyasa yoga deriva sempre dallo yoga proposto da Krishnamacharya, è uno stile di yoga dinamico, le posizioni variano, non c'è una serie definita.

Yin yoga, l'invenzione di questo metodo è da attribuire a Paulie Zink insegnante di Taoismo ed arti marziali, negli anni '70 decise di creare questa nuova attività combinando le posizioni yoga e i principi del Taoismo. 

Anusara Yoga, metodo molto recente creato da un insegnante americano, John Friend nel 1997, è un incontro tra la chiarezza dello stile di lyengar e la dinamicità del vinyasa o asthanga. Gli insegnanti spiegano in maniera precisa e approfondita quello che c'è dietro ogni posizione e come eseguire ogni singola posizione. A livello energetico gli esercizi non sono cosi forti come in una classe di asthanga, le sessioni di yoga sono più calme, ci si ferma a guardare l'insegnante, praticare questo tipo di yoga richiede un notevole sforzo fisico. 

Yoga Terapia. Sempre più medici consigliano questa disciplina ai loro pazienti. I sintomi che possono essere trattati o migliorati dallo yoga: sono i disturbi d'ansia e di stress, i disturbi del sonno, i comportamenti ostili come l'irritabilità, il nervosismo, la rabbia, l'intolleranza alla frustrazione, il mal di schiena, i disturbi intestinali funzionali, le infezioni ripetute, l'angina pectoris, l'ipertensione, l'asma, ecc.

Bikram yoga, metodo proposto dall'insegnante Bikram Choudhury, è praticato in una stanza riscaldata a 40 gradi per riprodurre la temperatura dell'India.  E' costituito da una serie fisse di posizioni, il calore aiuta i  muscoli a distendersi nelle varie posizioni ed evitare gli strappi. Può provocare problemi cardiovascolari.

Hot power yoga, è un metodo simile al Bikram yoga.

Power Yoga è una disciplina che associa le tradizionali tecniche Yoga con alcuni movimenti più tipicamente praticati all’interno della ginnastica occidentale. Rientra a tutti gli effetti tra quelle attività inserite nella definizione “fitness“, in quanto unisce al lavoro mentale e spirituale un maggiore impegno a livello fisico e nello specifico aerobico. 

Acro yoga, nato a San Francisco, è una pratica fisica che combina yoga e ginnastica acrobatica; Include acrobazie di partner ed attinge alle tradizioni circensi.

lo Strala yoga, lanciato dalla modella americana Tara Stiles. 

il metodo TIHHY ( in francese Très intense hip-hop yoga), un metodo molto fisico e vigoroso. 

il Warriors Yoga, un metodo molto fisico.

lo Yoga Bodysculpt, uno yoga prevalentemente per uomini, che potenzia cosce, glutei e  muscoli addominali. 

lo Yogalate, è una combinazione di yoga e pilates - che lavora sull'allineamento del corpo attraverso una serie di esercizi fisici eseguiti, il più delle volte, con l'aiuto di dispositivi meccanici.

lo Yogalosophy, adottato da Jennifer Aniston è un allenamento che scolpisce il corpo combinando posizioni yoga con altri esercizi di tonificazione. Questo tipo di yoga è stato messo a punto da  Mandy Ingber, un'istruttrice di yoga ed ex-attrice.  

sabato 24 aprile 2021

Esercizi di pranayama

 Se non hai ben capito come fare gli esercizi di pranayama che sono fondamentali nello yoga e devono essere fatti sotto il controllo di un Maestro, ti consiglio di vedere questi video:

per Kapalabhati  https://www.youtube.com/watch?v=xMzSP9vDits

per Bastrika https://www.youtube.com/watch?v=ZmkabUDLOS4

per potenziare il diaframma https://www.youtube.com/watch?v=XND3FAw9uss

giovedì 22 aprile 2021

Sri Nisargadatta Maharaj - Oltre la libertà

Dal testo Oltre la libertà  di Sri Nisargadatta Maharaj,  Altro testo consigliato  Io sono quello.

Video consigliato: https://www.youtube.com/watch?v=C4_Ls8PdALY Nisargadatta Maharaj: la testimonianza di Mauro Bergonzi che ha avuto la fortuna di incontrarlo.

Nisargadatta Maharaj (1897 - 1981) è un altra grande figura spirituale e fautore della Non-dualità. Cercherò di riassumere, in poche frasi significative, il suo pensiero sotto forma di domanda e risposte.. 

Il consiglio di Sri Nisargadatta Maharaj è il seguente: "dimentica tutti i libri e vai dentro di te". L’identità personale è sempre stata illusoria. Tu sei impersonale e nello stesso tempo includi ogni cosa. Sei la coscienza universale non manifesta. 

Cosa accadrebbe se tu cercassi questa coscienza? Chi cerca sparirebbe nella ricerca, perché l’io sono, è l’unica cosa che c’è. La realtà è che non so chi sono.

Ma cos'e' che stai cercando? Non c'e' niente, c'e' solo il processo della ricerca, la tua vita e' solo il tuo esistere, il mondo oggettivo e' fatto di dualità, nel mondo oggettivo c'e' soltanto dipendenza. Solo la coscienza e' indipendente, ed e' solo un minuscolo granello, ma tutto questo mondo illusorio nasce da essa. Il concetto di maya o illusione nasce dall’io sono. L’uomo si è intrappolato da sé. Tu sei il Sé trascendente. Quando otterrai quello stato di conoscenza del Sé, ci sarà pace e quiete e una spontanea consapevolezza del proprio essere. Quando scoprirai quel Sé che non ha colore, aspetto e scopo sarai oltre la libertà. Devi essere uno con il sé, sii solo consapevole della presenza senza pensarci.

Non puoi essere libero quando ti identifichi con il corpo e con l’io. Se ti senti separato dal tuo vero Sé e cerchi di ritrovare l’unità, questo è lo Yoga. Il metodo praticato dagli yogin è il controllo del respiro e dell'energia attraverso il pranayama, grazie al quale riescono ad entrare in uno stato di samadhi dove non c’è mente e non c’è desiderio.  Però chi va in samadhi trattenendo il respiro ha solo acquisito una competenza, non ha alcuna conoscenza, né ha trasceso la conoscenza. Questi yogi non hanno realizzato l’unione ultima con l’assoluto.

Una volta saputo chi sei, rimani stabile nell’esperienza del Sé. Sii come Arjuna che anche nel fitto della battaglia aveva una costante consapevolezza. Poiché era unito con Krishna,  poteva andare in battaglia sapendo che non c’era nessuno che uccideva o che veniva ucciso.

Ognuno crea il suo mondo. Avevo deciso che non avrei mai ricevuto alcuna iniziazione e che non mi sarei mai affidato completamente ad un’altra persona. Quando incontrai il guru, mi chiese di chiudere gli occhi e mi diede l’iniziazione. Dopo un po’ mi chiese di riaprirli: era come se fossi esploso, e da quel momento divenni un’altra persona, riuscivo a spiegare e commentare libri di filosofia che prima non riuscivo a capire. Ho ottenuto queste capacità dopo l’iniziazione,  semplicemente è accaduto, non ne sono responsabile. La consapevolezza del mio essere è avvenuta automaticamente, E' accaduto e basta.  Dire:  "io sono l’assolutoaham brahmasmi" ti trasformerà nell’assoluto, e neppure la nascita e la morte potranno toccarti. Qualunque cosa vedi non è altro che la manifestazione di Dio. E’ la sorgente, o la coscienza, che appare in tantissime forme diverse.

Dove sei senza la coscienza? Che si tratti dei tuoi sogni o delle tue visioni, qualunque cosa vedi non è altro che la manifestazione di Dio. E’ la sorgente, o la coscienza, che appare in tantissime forme diverse. Vai in profondità oltre i pensieri, recitando “io sono il Brahman, aham brahmasmi “ raggiungi uno stato sottile ed evita il senso di essere corpo-mente.

Con la conoscenza “io sono” abbracci ogni cosa. Accetta il fatto che tu sei quello, quello significa senza forma e senza scopo. La beatitudine Sat-cit-ananda è una qualità superiore della felicità, ma non è permanente. La realizzazione è uno stato di non mente, ossia privo di pensieri. La conoscenza “io sono” che è dentro di te contiene l’intero universo, non puoi trovare la verità ultima cercandola fuori di te, è dentro di te. Finché continui ad identificarti con il corpo non troverai pace.

Quale è il passo successivo dell’io sono? Non c’è passo successivo se non comprendi l’io sono, ma una volta compreso non c’è più niente da comprendere. La mente è ciò che mantiene quello stato di separazione che chiamiamo realtà. Prima dell’io sono, c’è l’io sono. La mente si manifesta dopo l’io sono. La parte attiva è chiamata illusione, (maya) ed è dovuta alla mente. La parte inattiva è chiamata io-sono o purusa e semplicemente osserva. Solo quando ti identifichi con ciò che è immobile ovvero il purusa, puoi diventare l’osservatore dell’io sono e di tutte le sue attività. Senza l’io sono l’assoluto non sa di essere.  

Enlightenment - L'illuminazione e i sentieri dello yoga

L'illuminazione per me è il prendere consapevolezza dell'unità e della mutua interrelazione di tutte le cose, di trascendere la nozione di un sé individuale isolato e di identificarsi con la Realtà ultima, di sentirsi parte del Tutto.  Non c'è bisogno di usare il concetto di Dio o il dramma della vita per descrive questo Tutto.  Dio può essere solo una creazione della mente.

Per descrivere cosa è per me l'illuminazione, si può fare riferimento alla prefazione del Tao della fisica scritto da Fritjof Capra.  "Ero seduto in riva all'oceano un pomeriggio di fine estate, guardando le onde che si infrangevano e ascoltando il ritmo del mio respiro, quando improvvisamente mi resi conto che tutto l'ambiente era impegnato in una gigantesca danza cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l'acqua e l'aria intorno a me erano fatte di molecole e atomi vibranti, e che questi consistevano di particelle che interagivano tra loro creando e distruggendo altre particelle. Sapevo anche che l'atmosfera terrestre era continuamente bombardata da piogge di "raggi cosmici", particelle di alta energia che subiscono collisioni multiple mentre penetrano nell'aria. Tutto questo mi era familiare grazie alla mia ricerca nella fisica, ma fino a quel momento l'avevo sperimentato solo attraverso grafici, diagrammi e teorie matematiche. Mentre sedevo su quella spiaggia,  "vidi" cascate di energia che scendevano dallo spazio esterno, in cui le particelle venivano create e distrutte in impulsi ritmici; "vidi" gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia; sentii il suo ritmo e "sentii" il suo suono, e in quel momento seppi che questa era la Danza di Shiva, il Signore dei Danzatori adorato dagli indù".

L'illuminazione a volte, senza preavviso e senza preparazione, si intravede. Ho provato la stessa esperienza di Capra qualche tempo fa durante una passeggiata nella natura, ma tale sensazione è durata solo per pochissimi istanti.  Ma anche, se appena percepito, questo Tutto, diventa indelebile nella mente. 

Ci sono quattro percorsi di ricerca spirituale nello Yoga che sono: Karma Yoga, Bhakti Yoga, Raja Yoga e Jnana Yoga. Ognuno di questi sentieri è adatto a un diverso temperamento o approccio alla vita. In accordo con il temperamento e il gusto individuale si può enfatizzare la pratica di un certo tipo di Yoga rispetto ad altri.  Libro consigliato: I Quattro Percorsi dello Yoga: Jnana Yoga, Raja Yoga, Karma Yoga, Bhakti Yoga di Swami Vivekananda (1863- 1902, discepolo di Ramakrishna).

- Bakthi Yoga, o yoga della devozione: quando si pratica la Bhakti si cerca una relazione personale con Divino.  E' il vedere il Divino in ogni cosa. 

- Karma yoga è lo yoga dell'azione; nello specifico è il sentiero dell'altruismo, del lavoro dedicato,  il compiere il proprio dovere in maniera etica, rinunciando ai risultati delle nostre azioni, che sono considerate come una offerta spirituale.

- Jnana yoga o yoga della conoscenza - non la conoscenza in senso intellettuale - ma la conoscenza di Brahman e Atman e la realizzazione della loro unità.  Il Jnana usa i poteri della mente per discriminare tra il reale e l'irreale, il permanente e il transitorio.

- Il Raja Yoga sottolinea i benefici della meditazione per l'autorealizzazione spirituale e l'evoluzione della coscienza. Praticando il Raja Yoga si possono sperimentare cambiamenti positivi nella nostra vita che includono non solo una migliore salute, ma una maggiore consapevolezza, chiarezza mentale, fiducia in se stessi, In conclusione migliorare il rapporto con il mondo che ci circonda.

Il Bhakthi yoga non fa per me, grazie allo Jnana yoga ( e forse un po' anche con l'aiuto del Buddhismo)  sono consapevole dell'impermanenza, della  natura transitoria di tutte le cose,  della vacuità ultima dei fenomeni; con il Raja yoga ho migliorato il mio rapporto con l'ambiente esterno e con il mondo.  Penso che il Karma yoga sia il più adatto alla mia personalità, percorso che ho già sperimentato abbondantemente facendo il volontario in vari ambiti.

Penso in ogni caso che sia importante trovare delle persone con cui condividere i propri sentimenti e le proprie considerazioni sul percorso che si è intrapreso.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...