venerdì 16 aprile 2021

Jayadev Jaerschky

Ho incontrato Jayadev Jaerschky seguendo dei seminari intensivi di yoga  presso la comunità Ananda di Assisi,  creata dal Maestro Swami Kriyananda, diretto discepolo di Paramhansa Yogananda, uno dei primi grandi Maestri indiani a venire in Occidente.

Quando gli ho chiesto perché non riuscivo ad aderire totalmente ad una scuola di yoga e riuscire finalmente a seguire un Maestro, lui mi ha sorriso e mi ha risposto "Non è importante, importante è essere felici ed essere nella fase della ricerca". 

Link all'intervista a Jayadev Jaerschky: https://anandaeuropa.org/it/video/intervista-a-jayadev-jaerschky-sullananda-yoga/

Jayadev Jaerschky è tedesco, ha iniziato a praticare yoga a partire da 14 anni, ha visitato in India ashram legati alla tradizione di Yogananda e vive da più di 30 anni presso la comunità.  E' il fondatore e direttore della Scuola Europea di Ananda Yoga ed è autore di diversi libri sullo yoga, tra cui Kriya Yoga, il manuale completo per la libertà interiore.

 Jayadev il suo nome, in sanscrito, significa “Angelo della Vittoria” insegna il Kriya Yoga ed ha avuto come maestro spirituale, Swami Kriyananda (1926-2013).

Il Kriya Yoga o Ananda Yoga è una pratica antichissima e molto avanzata per l’evoluzione spirituale che Yogananda chiamò ‘realizzazione del sé’. Fa parte dell’antica scienza del Raja Yoga, esposta da Patañjali negli Yoga Sutra e da Sri Krishna nella Bhagavad Gita. La tecnica vera e propria può essere rivelata solo per iniziazione a chi sceglie di dedicarsi a questo sentiero di ricerca spirituale.

Questo yoga lavora su tutti i livelli, corpo, mente e spirito con un’enfasi particolare a quest’ultimo aspetto, fino ad arrivare ad una consapevolezza sempre più elevata accompagnata da gioia e beatitudine (in sanscrito  ananda). La musica è fondamentale  nell’Ananda Yoga perché stimola energia positive; Ogni seduta inizia con un canto che apre il cuore e regala gioia. Una caratteristica particolare di questo stile di yoga è che durante le lezioni si propongono gli asana classici dell’Hatha Yoga accompagnandoli con affermazioni mentali e sintonizzandosi su qualità positive. Per esempio, praticando Vrksasana, la posizione dell’Albero, affermiamo mentalmente “Sono calmo, sono sereno”. L'altra particolarità di questo tipo di scuola è che non  esclude dalla pratica il concetto di Dio, Spirito, Coscienza, Sé superiore e si apre totalmente a questa dimensione. La lezione inizia con gli ‘Esercizi di Ricarica’, un'altra caratteristica di Ananda, per risvegliare le energie sottili. Si tratta di una sequenza dinamica di 39 esercizi, semplici da eseguire e per questo adatti a tutti, che insegnano a padroneggiare il prana, la forza vitale, e ad attingere energia dalla sorgente cosmica per distribuirla ai miliardi di cellule del nostro corpo. ricaricandole come una batteria. 

L’Accademia Europea di Ananda Yoga nata nel 2007, offre programmi di formazione e approfondimento per diventare insegnanti yoga certificati a livello internazionale. 

giovedì 15 aprile 2021

Prossimi cicli di prānāyāma e di āsana on line con il Maestro Antonio Nuzzo

 Il Maestro Antonio Nuzzo Inizia a praticare yoga nel 1963, a soli sedici anni. Segue il diretto insegnamento di André Van Lysebeth approfondendo tutte le tecniche di hatha e tantra yoga. Tra i suoi maestri, Swami Satyananda di Monghyr, Swami Satchidananda, Swami Gitananda di Lawspet e Vimala Thakar. Insegna al Centro Studi Yoga Roma dal 1986. Dal 1977 si dedica principalmente alla formazione di insegnanti di yoga. 

Per seguire i corsi ed iscriverti vedi link: https://www.centrostudiyogaroma.com

E' stato uno dei pionieri dello yoga in Italia insieme a Giorgio Furlan e Carlo Patrian (morto nel 2008),  che poi, insieme,  hanno contribuito alla fondazione della Federazione Italiana Yoga nata nel 1974. 

Link ad un'interessante intervista a Carlo Patrian http://web.tiscali.it/istitutoyoga/nuovo/intervista.html

Sono loro, Antonio Nuzzo, Giorgio Furlan e Vincenzo Russo, i grandi maestri Yoga che operano a Roma ed che ho avuto l'immensa fortuna di conoscere seguendo i loro corsi. 

Io definirei lo yoga con una bellissima frase del Maestro Antonio Nuzzo, che ho ascoltato durante i suoi corsi: “Lo yoga è il movimento del respiro nell’immobilità della posizione”. 

Cito un’altra bellissima frase di Patanjali che recita  così: “Le posizioni  nello yoga devono essere stabili e confortevoli”. Se la posizione non è confortevole e non è statica, quello che stiamo facendo non è yoga. 

Il movimento nello yoga può essere accettato e giustificato se ha come obiettivo la staticità. Non dimentichiamo che lo scopo dello yoga è quello di fermare le attività della mente ed arrivare ad una quiete profonda, solo in questa dimensione è possibile percepire il vero Sé. Come si fa ad arrivare ad una quiete profonda tenendo una posizione scomoda?

A volte ho assistito a delle lezioni di yoga in cui i partecipanti, spesso con tute attillatissime, cercavano di arrivare alla posizione perfetta ansimando e facendo molti sforzi. 

Bisogna trovare, secondo il Maestro Antonio Nuzzo, “l’equilibrio tra immanenza e trascendenza”, visto che oggi è difficile isolarci nella nostra caverna.

- Immanenza significa svolgere il nostro ruolo attivo (docente, genitore, coniuge, ecc...) in questa società in modo etico ed onesto.

- Trascendenza significa riuscire a trovare attimi di eternità sul tappetino, durante la pratica.

  
Vi consiglio di leggere il bellissimo libro del Maestro Antonio Nuzzo recentemente pubblicato (nel 2019).
Lo hatha yoga non è una pratica per il benessere, contro il mal di schiena o antistress, ma un sofisticato percorso di ricerca spirituale che ha come obiettivo ultimo l'eliminazione della sofferenza, il raggiungimento della beatitudine, della felicità più profonda, la ricongiunzione tra il sé e il Sé. 

Ramana Maharshi e la non dualità

Ramana Maharshi e la Tradizione della non dualità

"La mente proietta il mondo fuori di sé e lo risolve di nuovo nel Sé. Quando la mente esce dal Sé, appare il mondo. Pertanto, quando il mondo appare, il Sé non appare; e quando il Sé appare, il mondo non appare."   ...      "Per arrivare a sperimentare la felicità, il Sè superiore, si dovrebbe conoscere se stessi. Per raggiungere questo obiettivo, il mezzo principale è il sentiero della conoscenza, l'indagine nella forma di "Chi sono io?".     Non sono il corpo, non sono i cinque organi di senso, non sono i cinque organi di azione, non sono le cinque energie vitali. Non sono nemmeno la mente che pensa, né la memoria. Dopo aver negato tutto questo, rimane solo quella Consapevolezza: Quello sono io." Immortale coscienza.

Di Ramana Maharshi ho letto i seguenti testi: Chi sono Io?, Opere, The spiritual teaching of Ramana Maharshi.     E' uscito da poco un documentario sul grande saggio indiano (2018) e il link è il seguente:  https://www.youtube.com/watch?v=hVYv9ktilQw

Ramana Maharshi (1879 - 1950) è una delle più grandi figure spirituali dell'India, ed è il fautore dell'Advaita come verità, che significa "non dualità"; che sta al di là delle costruzioni del pensiero. Sebbene il pensiero sia utile, in quanto può dirci che cosa la realtà non è, la realtà stessa non può essere imprigionata entro i suoi confini. 

Dal punto di vista dell'Assoluto, non vi è dualità, non vi è nulla di finito, di non eterno. Solo l'Assoluto è; tutto il resto è apparenza illusoria e non reale. Considerare reale il mondo pluralistico è illusione. Le distinzioni empiriche tra soggetto e oggetto, mente e materia, ecc., sono il risultato di maya, il potere misterioso che vela il vero e proietta il falso. Non si può spiegare come sorgano le distinzioni. Ma ad una indagine si scoprirà che sono prive di realtà.  La dualità è soltanto un'illusione; la non dualità è la verità suprema. 

L'obiettivo del ricercatore è sperimentare questa esperienza plenaria, l'Io non duale dove non vi sono distinzioni.  Questa Realtà suprema, "l'Unico Essere" nelle Upanishad è designato come Brahman ed  è la base dell'universo. Quindi i tre aspetti della " dottrina " dell'Advaita sono: 1) la sola realtà del Brahman; 2) l'illusorietà del mondo; 3) la non differenza tra l'anima individuale (Atman) e il Brahman.

Poiché la natura di Brahman-Atman non può essere definita nei termini di nessuna categoria, le Upanishad lo chiamano "non questo, non questo" (neti, neti). Definire una cosa è limitarla, separarla da altre cose simili o dissimili. L'infinito e l'illimitato non possono essere caratterizzati in termini di categorie finite. Il Brahman è al di là della portata dei concetti e delle parole. Naturalmente, ciò non significa che il Brahman sia un vuoto. Persino dire che è uno non è vero,  ecco perché si preferisce l'espressione negativa " non duale "  o  " non due " (advaita). 

E' a causa della maya o avidya (ignoranza) che il Brahman non duale appare come il mondo della pluralità, che la realtà infinita e incondizionata appare come fosse finita e condizionata. Poiché l'ignoranza è la causa dell'illusione, ciò che occorre per conseguire la realizzazione del Brahman, che è la liberazione, è la conoscenza (jnana). Quando l'illuminato acquisisce l'intuizione finale del Brahman, comprende che il mondo non fu mai creato, che è un'apparenza illusoria. 

In effetti ci si trova in grande difficoltà nel comprendere il rapporto tra l’Uno e il  Tutto, tra atman e il corpo e come l’anima universale, che é una, si manifesti nei molti. Questo concetto dell’Uno/Tutto e del non dualismo sono riuscito veramente a capirlo seguendo dei gruppi di ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang) proposti da Mauro Bergonzi1  che riesce in modo “divino” a esprimere l’inesprimibile  con le parole.

mercoledì 14 aprile 2021

Hatha yoga classico proposto da Sri Sri Sri Satchidananda Yogi

Questa sequenza di hatha yoga tradizionale composta da 10 posizioni e proposta da Sri Sri Sri Satchidananda Yogi, il Maestro Silente di Madras, crea le condizioni ideali per risvegliare le energie potenziali, le energie sottili, e per restare bene attivi per tutta la giornata, sia a livello fisico sia a livello mentale.  

Vi consiglio, se siete nelle condizioni fisiche idonee, di eseguire questa sequenza seguendo le indicazioni del Maestro Claudio Fabris che dirige “GANAPATI” Scuola di Yoga di Vicenza.

La prima lezione la potete trovare al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=VgB81RQnYBo

Il sito dell'associazione è al seguente link: https://ganapati.it/ganapati/

martedì 13 aprile 2021

Le considerazioni di un grande Maestro yoga sulla pandemia

 Avatar.  Queste sono le considerazioni di Gyanander, un grande Maestro yoga, sulla pandemia. Ho avuto la sua autorizzazione per condividerle.    

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Avatar.    Ogni qualvolta c’è un declino della rettitudine, oh Arjun, e un risollevarsi dell’ingiustizia, allora Io manifesto Me stesso.    (Bhagavad Gita - IV n.7)

In questo momento il mondo è arrivato al massimo livello di caos: fisicamente, mentalmente e spiritualmente è arrivato al più infimo livello, credendo di stare progredendo. Materialmente parlando continua a distruggere il pianeta in cui vive: pensa di piantare alberi su Marte, mentre distrugge tutti quelli presenti sulla terra e continua a procurare sofferenza ad ogni essere vivente. Vediamo in India talvolta branchi di leoni che attraversano le superstrade, perché non ci sono altri passaggi naturali, gli uccelli non sanno più dove nidificare, le fabbriche scaricano residui inquinati nei fiumi uccidendo tutta la popolazione acquatica, le piante sono avvelenate e la stessa aria è ormai inquinata al punto da rendere difficile la respirazione, per non parlare degli inquinamenti che non si vedono, come quello elettromagnetico, quello provocato dalle radiazioni atomiche e via dicendo.

In questo modo il corpo dell’uomo manifesta sempre nuovi tipi di malattie fisiche e anche la mente umana è malata, mentre l’uomo continua  a tenerla impegnata su cose innaturali, come smart phone, computer e simili, tramite i quali è sempre alla ricerca i nuovi argomenti. 

Spiritualmente mezzo mondo è pieno di maestri e guru che sono malati quanto i loro discepoli, se non di più. E se un uomo dice di aver avuto progresso, o una crescita in ogni campo, dovrebbe almeno dimostrare di essere in salute, in pace, felice e in armonia, mentre invece tutti questi guru non parlano più e stanno con la coda fra le gambe .

Narro a tal proposito una storia.
In un paese nel quale non pioveva da tempo c’era una grave carestia e la gente, sapendo che c’era uno yoghi capace di provocare la pioggia, andò a cercarlo e lo portò al villaggio, nel quale lui preferì rimanere in una semplice capanna con le sue poche e semplici cose. Qualche giorno dopo il suo arrivo, piovve e gli abitanti del villaggio gli chiesero cosa avesse fatto. “Io non ho fatto niente” rispose lo yoghi. “Come mai ha piovuto”, risposero gli abitanti del villaggio? Lo yoghi rispose: “la gente non stava in armonia e così anche la natura era diventata disarmonica e, quando tutto è squilibrato, se serve la pioggia, essa non arriva mentre se non serve essa arriva. Io sto semplicemente in armonia con me stesso cosicché, per effetto della legge di risonanza (come ormai dice anche la scienza) provoco armonia nelle persone che mi stanno accanto e le stesse persone a loro volta provocano armonia con la natura e alla fine la pioggia arriva! ”

Nel mondo di oggi, invece, la popolazione è così aumentata che in alcuni paesi, come ad esempio l’India e la Cina, è difficile anche prendere il metrò e una volta preso, devi lottare anche per scendere alla tua fermata, e quando vai a dormire non riesci ad addormentarti a causa dell' l’inquinamento acustico. L’uomo non è consapevole di dove sia arrivato il suo disequilibrio, e continua a procurare sofferenza a se stesso e ad ogni altro essere vivente, e la natura s’è ribellata a questa situazione e, come dice la Gita, c’è bisogno di un Avatar, una reincarnazione del Signore, che può avvenire in molti modi.

In passato, dicono i testi antichi: il Signore s’è reincarnato in un pesce, un cinghiale, una tartaruga, in una forma di mezzo leone e mezzo uomo (Narsingh) e via dicendo: l’Avatar di questo momento si chiama Covid. Per combattere con questo Avatar, l’uomo ha fatto diversi Lock-down e ha cominciato a portare una maschera, pensando di risolvere così il problema, ma l’Avatar continua a lavorare. L’uomo ha creato dei vaccini, ma l’Avatar è diventato più potente del vaccino. Adesso gli scienziati cercheranno altri vaccini più potenti, ma l’Avatar diventerà più forte anche di quelli, finché il vaccino stesso non si trasformerà a sua volta in Avatar e comincerà ad uccidere direttamente la gente, al posto del virus. L’uomo pensa di risolvere così il problema, ma non è questa la strada. La soluzione sta nel superare la sua crudeltà.

Racconto in proposito un’altra storia del Maestro Ciarandass.
Un re senza erede stava morendo e chiamò uno yoghi per farsi dare una soluzione al problema. Lo Yoghi fece una meditazione e vide (visualizzò) la persona giusta alla quale lasciare il regno e il re, seguendo il suo consiglio, adottò il ragazzo indicato consacrandolo re e dopo qualche giorno il vecchio re muorì.

Nei successivi dieci anni il popolo vide crescere rapidamente il suo benessere, ma l’eccesso di progresso, senza aver superato le emozioni negative, causò ulteriori problemi: aumento del desiderio, della libidine, della rabbia, dell’avidità, dell’attaccamento e dell’ego. Nel paese si sviluppò così un grande caos, un’enorme crudeltà e tanto egoismo.
Una notte il nuovo re venne svegliato improvvisamente, prima dell’alba, da una voce dal cielo che gli disse: ammazza tutta la popolazione, uomini, donne e bambini inclusi. Brucia le case e distruggi i villaggi. La mattina dopo il re ordinò al suo esercito di fare tutto quello che il Signore gli aveva ordinato e l’esercito cominciò a bruciare le case e ad uccidere le persone. Il popolo, spaventato, corse verso la fortezza reale chiedendo di poter parlare al re. Il re accettò la richiesta a condizione che si fosse presentata una persona che avesse ottenuto il riconoscimento da parte di tutto il popolo. Il prescelto si presentò davanti al re e gli chiese: prima hai procurato tanto benessere al tuo popolo e ora ordini di uccidere tutti quanti ? Quando avrai ucciso tutti i tuoi sudditi, su chi regnerai? Il re rispose che non era stata una sua decisione ma una precisa richiesta del creatore, che era molto  arrabbiato a causa del comportamento del popolo e propose al suo interlocutore di riunire tutto il popolo per chiedere al Signore quale fosse la causa della Sua rabbia. Il popolo, assieme al re, si mise quindi in meditazione finché non si fece risentire di nuovo la voce del Signore che diceva al re: cosa aspetti ad uccidere immediatamente tutta questa gente crudele. Il rappresentante del popolo e tutta la gente presente sentì le parole del Signore e corse a dire al resto del popolo: non è colpa del re, abbiamo sentito anche noi il signore ordinare di ucciderci tutti per la nostra crudeltà.
Il popolo disse al suo rappresentante di ritornare dal re pregandolo di chiedere al Signore di rinviare la condanna di sei mesi. Il re e le persone presenti si riunirono di nuovo in meditazione e, prima dell’alba, venne udita di nuovo una voce dal cielo che diceva: “re, su tua richiesta, visto che sei un anima pura, io concedo questa proroga di sei mesi. Lascia che godano quanto vogliono per questo ulteriore tempo, ma alla scadenza della proroga nessuno dovrà rimanere in vita. Il rappresentante del popolo e i suoi assistenti andarono fuori dalle mura della città e cominciarono a dire: abbiamo ottenuto una proroga di sei mesi, siamo stati salvati per sei mesi …”
Il popolo chiese al suo rappresentante quale avrebbe potuto essere la cosa migliore da fare durante quei sei mesi di proroga ? Il rappresentante rispose: Dio ha detto di godere quanto più possibile, ma io vi consiglio di fare buon karma. “E quale sarebbe un buon karma che potremmo fare in questi sei mesi, chiese il popolo ?” Il rappresentante rispose: kirtan, satsang, mantar, compassione, carità, pietà, distacco, uscire dall’ego, pregare ecc.”.
Il popolo tornò a casa e, con la paura della morte, solo rinviata di sei mesi, abbandonò l’idea di godere e cominciò a praticare Kirtan e tutto quello che il suo rappresentante gli aveva consigliato, e chi aveva proprietà le vendette per fare elemosine e così via. Nessuno più si arrabbiò, ebbe attaccamento né avidità. In sei mesi tutto il popolo raggiunse un alto livello di sviluppo spirituale e superò la paura della morte.

Ora io, Gyanander, chiedo: la morte deve essere considerata una cosa cattiva? Se si chiedesse a qualcuno che sta morendo: quando rinascerai, vorrai fare la stessa vita di nuovo? Non credo che ci sarebbe qualcuno che risponderebbe di sì.

Nascere è la cosa più brutta che esista, mentre la morte è la cosa più bella. Per me la morte è una cosa senza significato: quella che l’uomo chiama morte, è un semplice trasferimento: la Gita dice è come un cambio di vestiti: praticamente come io sono venuto in Italia dall’India, con la morte la mia anima (essenza) si trasferirà da un’altra parte, secondo il mio karma. Se tu credi che la mote annulli la vita, il karma che hai accumulato, chi dovrebbe pagarlo, secondo te: tuo bisnonno?

Riprendendo la parabola di Ciarandass, il popolo a quel punto non aveva più paura della morte e ritornò dopo sei mesi dal re, che prima di chiamare l’esercito per eseguire l’ordine di uccidere tutti, decise di risentire il punto di vista del Signore. Si mise di nuovo in meditazione, assieme ai rappresentanti del popolo, che intanto diceva: “quello che vuoi tu, oh signore, quello che vuoi tu”. E dopo un po’ di tempo la stessa voce celeste disse: Grazie a te, oh re, il tuo popolo è salvo, perché il suo cuore è stato purificato!”

E il re lasciò andare tutti dicendo: “avete sentito la voce del Signore, andate e continuate a comportarvi correttamente!”

Il mondo pensa che, senza cambiare, risolverà tutti i suoi problemi, ma i problemi continueranno ad aumentare fino a quando il mondo non ritornerà in armonia. Nella sacra  India violentano le donne e poi le bruciano, e alcuni dicono di essere resistenti al virus, ma l’Avatar diventerà più potente di loro.

In bocca al lupo.

Cari amici,
Questo gioco di alternanza di bianco, giallo, arancione e rosso continuerà. È il gioco del karma, equivalente alle tenaglie con le quali il fabbro tiene il ferro per  metterle continuamente sul fuoco e poi nell' acqua... la vita è come la tenaglia del fabbro e a secondo del karma continua a dare piaceri e dispiaceri, felicità  e infelicità , gioia e dolore,
Casayog è sempre vicino a voi!!!

 Jay Ciarandass, Jay Suk Dev              Ram Ram

La degenerazione della scuola - Umberto Galimberti

 Intervento di  Umberto Galimberti sulla scuola:      https://www.youtube.com/watch?v=zlqzghmfqq0   Umberto Galimberti (1942 - ) è un filosofo, psicoanalista e accademico italiano e  giornalista.

sito: http://umbertogalimberti.feltrinellieditore.it/

Nel suo intervento, Galimberti sottolinea, che oggi la scuola esalta le competenze e purtroppo non educa più. Bisogna dirlo con forza. Abbiamo una struttura sociale che non guarda più in faccia alle persone ma alle loro prestazioni, e questo ha invaso anche la scuola.  

 “Quanti professori assolvono i compiti ministeriali e poi neppure conoscono i propri studenti?" Ne consegue che la responsabilità personale sparisce. La scuola non educa più. 

Se un professore volesse educare dovrebbe avere classi con non più di quindici alunni.  Se ha classi con trenta alunni ha già deciso che non vuole educare. A volte succede, anche che un docente ha 9 - 10 classi con circa 250 allievi,  in questo caso il docente nemmeno ci prova ad educare.

"Poi occorre chiamare insegnanti carismatici, non dei funzionari”. Una scuola, è convinto Galimberti, deve puntare sul valore delle singole soggettività dei ragazzi, “deve saper portare gli alunni – questo lo ripete da tempo – dallo stato delle pulsioni a un livello più alto, cioè al livello delle emozioni. Emozione vuol dire scoprire che risonanza emotiva hanno dentro di me gli eventi del mondo. 

Purtroppo oggi non si registra più la differenza tra bene e male. La psiche non registra più la differenza tra ciò che è grave e ciò che non lo è”.  Inoltre, la soggettività non conta proprio niente in questa società”.

Petite poucette , il nuovo studente

 Petite poucette – un testo di Michel Serres  del 2012.  Michel Serres (1930 - 2019) è stato uno scrittore e filosofo francese, e con i suoi scritti  uno dei miei punti di riferimento.

Voglio presentarvi questo bel testo che ho letto qualche tempo fa, ma che trovo ancora particolarmente attuale ed utile per gli insegnanti. Petite poucette significa piccolo pollice, con il quale la nuova generazione digita dati a velocità vertiginosa sulla tastiera dello smartphone.

Il testo presenta un quadro della situazione odierna del nuovo studente: questo nuovo studente abita un mondo popolato (7 miliardi di persone), in cui l’età media è di 80 anni, da 70 non ci sono state guerre, la metà dei genitori sono divorziati, la nascita del primo figlio è programmata, l’età della madre è aumentata di 15 anni, il multi-culturalismo è la regola. 

Il mondo dei media, ha meticolosamente ridotto la loro facoltà di attenzione, riducendola la durata delle immagini a 7 secondi e il tempo di risposta alle domande a 15 secondi, la parola più ripetuta è morte. Gli  studenti sono formattati dalla pubblicità ed abitano nel virtuale, i professori sono screditati.

Wikipedia e Facebook non eccitano gli stessi neuroni, né le zone corticali di un libro, e gli studenti possono manipolare diverse informazioni contemporaneamente.  Oggi gli studenti non conoscono, non integrano , non sintetizzano come la generazione precedente. Non hanno più la stessa testa.

Con il cellulare accedono a qualsiasi persona, con il GPS a qualsiasi luogo, con la rete a tutto il sapere e non abitano nello stesso nostro spazio. Un nuovo essere umano è nato rispetto agli anni ’70.

Non parlano più la stessa lingua, il dizionario viene aggiornato di 35.000 nuove parole ad ogni nuova edizione. Tutte le appartenenze di una volta, partito, nazione, religione, comunità rurale o urbana, di genere sono esplose grazie alla rete, ai viaggi, alle immagini del mondo e delle guerre abominabili. L’individuo non sa più vivere in coppia, non sa più tenersi in classe ( si muove e parla continuamente durante le lezioni), non prega più nelle parrocchie, i politici non sanno più costruire un partito credibile, le ideologie sono morte. C’è il problema di creare nuove forme di aggregazione ( il successo di Facebook e dei vari social testimonia questa esigenza).

Noi pretendiamo di insegnare a questi giovani in contesti in cui non si riconoscono più: aule, laboratori, biblioteche e laboratori.

Dobbiamo porci una serie di domande, la prima e la più importante è la seguente: 

Cosa trasmettere? Il sapere?  Eccolo, pronto sulla rete, disponibile, oggettivizzato.  

Trasmetterlo a tutti? Ormai tutto il sapere è accessibile a tutti. 

Come trasmetterlo?  Con la rete Internet e il GPS il sapere è già trasmesso.

Il vecchio spazio di concentrazione, dove io parlo e voi ascoltate, si diluisce e si espande in uno spazio distribuito. Da qualche decennio stiamo vivendo in una nuova era comparabile a quella del rinascimento e della comparsa del libro.  Tutto é da rifare e da re-inventare, le persone che gestiscono il cambiamento non sono in grado di farlo, forse non sono ancora andati in pensione.     

Abbiamo tra le nostre mani questo potente strumento, il computer che contiene e fa funzionare quelle che noi chiamiamo le nostre facoltà : una memoria mille volte più potente della nostra, un’immaginazione composta da milioni di icone, una capacità di ragionamento più efficace in quanto può risolvere in pochi secondi problemi complessi.

Visto che non dobbiamo più lavorare duro per apprendere a memoria qualcosa in quanto basta usare Google e l’argomento che stiamo trattando compare magicamente davanti ai nostri occhi, si aprono altre prospettive. L’apprendere ci lascia la gioia d’inventare e prende così piede l’intelligenza inventiva. Siamo però ancora attaccati al formato pagina e lo schermo del computer si apre come un libro, e su queste pagine ancora scriviamo.  Le nuove tecnologie ci obbligano ad uscire dal formato del libro e della pagina. Ma come ?

Un insegnante impartiva nella classe un sapere che stava nei libri, lo scritto prendeva voce. Per questo compito domandava il silenzio. Ma adesso non lo ottiene più.  Si instaura nelle classi un brusio permanente che rende penoso e inudibile la voce del libro. Petite poussette, questo nuovo studente, non desidera più ascoltare la voce dello scritto perché questo sapere annunciato è già a disposizione di tutti tramite il web, wikipedia, ecc.  Inoltre, è spiegato, documentato, illustrato senza più di errori come nelle migliori enciclopedie. Non c’è più bisogno di un portavoce del sapere che è l'attuale docente tradizionale.

E’ finita l’era del SAPERE.  Prima ci si doveva spostare per scoprire un sapere raro e segreto adesso questo sapere è accessibile e sovrabbondante. Come ridisegnare questa pagina del libro?  Attraverso il gioco forse si può innestare un nuovo processo e inventare un nuovo modo di trasmettere il sapere, la riflessione critica, e la valutazione delle informazioni.

Oggi si diffonde la mania della valutazione: quelli che assistono ad un corso valutano sempre il professore, la società civile è invasa dalla valutazione; si valutano i ristoranti, le banche, le università, gli Stati e la rete Internet ha dato un'enorme impulso a questo fenomeno.  Le nuove tecnologie faranno crollare i colletti bianchi, non c’è un assembramento di adulti dove non c’è questo chiacchiericcio e attualmente gli iscritti ai social media corrispondono a più della metà della popolazione del pianeta. 

Per la prima volta della storia, Tutti possono esprimere la loro opinione, tutti vogliono parlare, tutti comunicano con tutti in questi social, creando un enorme rumore di fondo. Attraverso la rete ci si avvicina agli altri solo in maniera virtuale, forse per paura di ferirli? Si dovrà forse ricorrere all’anonimato, un codice, accessibile e secreto, per quello studente, paziente, operaio ecc. , che resterà anonimo ma individuabile.

Gli spazi e le distanze si riducono. Nel 2006 le compagnie aeree avevano trasportato un terzo dell’umanità, le frontiere scompaiono, le distanze tra centro e periferia si riducono. Le riunioni si fanno con interpreti, nelle strade sentiamo parlare molte lingue, all’università a e al lavoro abbiamo colleghi di altre nazioni. Si mescolano culture, conoscenze  e sapere.  

Siamo in presenza di un quinto potere, quello dei dati e dei Big data, indipendente dagli altri quattro : legislativo, esecutivo, giudiziario e mediatico.  Oggi questi dati diventano una fonte di ricchezza immensa. 

Petite poussette, in quanto, individuo, studente, cliente, cittadino lascerà indefinitamente che lo Stato, le banche, le grandi imprese commerciali, Facebook, Google si approprino dei suoi dati ? 

Vedi il rapporto di Amnesty International Privacy online: Facebook e Google sono un pericolo per i diritti umani.  https://www.amnesty.it/privacy-online-facebook-e-google-sono-un-pericolo-per-i-diritti-umani/

lunedì 12 aprile 2021

Jiddu Krishnamurti

 "Ci è stato detto che tutti i sentieri portano alla verità - tu hai il tuo sentiero come indù e qualcun altro ha il suo sentiero come cristiano e un altro come musulmano, e si incontrano tutti alla stessa porta - il che è, quando lo si guarda, così ovviamente assurdo. La verità non ha un percorso, e questa è la bellezza della verità, è viva.
Frase presa dal libro Freedom from the known  - Libertà dal conosciuto di Jiddu Krishnamurti.

Jiddu Krishnamurti (1895- 1986) è uno dei ricercatori spirituali che preferisco. Maestro di vita, come lo furono Gandhi o Gurdjeeff, sottolinea che il  processo di conoscenza e realizzazione di sé è  indipendente da qualsiasi dogmatismo, sia esso pratico o spirituale.
Non ho usato il termine Maestro spirituale proprio perché la via perseguita da Krishnamurti va oltre le barriere del tempo e dello spazio, non prevede la presenza di un guru o maestro e si fonda esclusivamente sulla ricerca individuale.

Krishnamurti venne definito l' "anti‑guru" per il costante rifiuto di ogni connotazione carismatica e per l'insistenza con cui proclamò che non esistono maestri, insegnanti che possano dire quel che per ciascuno è o non è esatto fare. 
Proprio all'opposto di molti maestri indiani che oggi, in tempo di New Age,  fanno proseliti in Occidente sbandierando una più o meno esoterica sapienza, egli allontana da sé ogni immagine di verità rivelata perché può diventare asservimento della coscienza individuale a una dottrina, rinuncia alla propria originale ricerca di sé che ciascuno deve compiere. 

Krishnamurti manifesta un totale disinteresse per chiunque non ponga la ricerca della propria libertà interiore come obiettivo fondamentale dell'esistenza, indipendentemente dalla via intrapresa, quella orientale o occidentale. 
Fondamentale, dunque, è la ricerca individuale verso la libertà interiore, sperimentata e conquistata da Krishnamurti, che ci rende autonomi da qualsiasi influsso esterno. 
L'avversario più temibile di questa ricerca è la mente razionale che etichetta, organizza, classifica: il sapere nei due aspetti dell'erudizione e dell'intellettualismo senza centro spirituale e morale.  La nostra schiavitù nasce così dai pensieri già confezionati e conformati che orientano la nostra vita producendo in noi ambizioni, aspirazioni, paure, desideri, che ci relegano nell'idea di un io separato e autodifeso. 
Per Krishnamurti non esistono i due stati del conscio e dell'inconscio ma c'è un solo modo di essere: esercitare pienamente la coscienza.

Krishnamurti, era stato scelto dalla società Teosofica come il nuovo profeta, il nuovo Messia, poi lui il predestinato, il preparato, l'osannato, (a 34 anni) dopo una serie di crisi mistiche e tanta sofferenza, constatato che viveva nella falsità e nell'irrealtà, scoprì la libertà interiore, abbandonò l'organizzazione e cominciò a viaggiare nel mondo esprimendo il suo pensiero, basato su coerenza interiore e indipendenza totale da qualunque organizzazione.

Volle scoprire quella realtà che si nasconde dietro tutte le filosofie, tutte le religioni, tutte le sette, tutte le organizzazioni, superando tutte le limitazione e certezze che imbrigliano la ricerca.

Gayatra mantra

 Il gayatra mantra è il mantra più famoso dei Veda, è un'invocazione rivolta al divino donatore di vita come Dio supremo, simbolizzato in Savitr, il Sole.

E' sicuramente uno tra i Mantra più utilizzati e conosciuti nella pratica dello Yoga.

Il mantra recita così:

Om,  Bhur Bhuva Svaha

Tat Savitur Varenyam

Bhargo Devasya Dhimahi

Dhi Yo Yo Nah Prachodayat


Il significato è il seguente:

Om, Meditiamo sullo splendore glorioso

del divino Vivificatore

Possa Egli illuminare le nostre menti!

Lunedì sera lettura della Gita

  Il Maestro Yoga Amadio Bianchi (Swami Suryananda Sarasvati)  a partire da Lunedì 29 Marzo, dalle 20.30 alle 21.00 leggerá e commenterà in diretta facebook la Gīta.  

Per poterlo seguire basterà collegarsi alla pagina Facebook del Maestro e seguire la diretta.

domenica 11 aprile 2021

Come rafforzare il sistema immunitario in tempo di Covid

 Quando i media hanno spiegato che ognuno di noi ha la capacità di rafforzare naturalmente il proprio sistema immunitario in pochi giorni (i più piccoli) o in poche settimane (gli adulti)?

👨🏻🔬
Perché non ascoltare gli operatori sanitari che parlano di prevenzione, come i medici indipendenti, nutrizionisti, naturopatici, fitoterapisti, che svolgono un immenso lavoro di informazione e prevenzione al pubblico e al contempo alleggeriscono il lavoro dei medici e sanitari che sono in prima linea?
🍔
Perché non dire alla gente che mangiare spazzatura, come prodotti industriali, lavorati e raffinati, è la prima cosa che distrugge le nostre difese?
🍎
Che l'efficacia del nostro sistema immunitario dipende strettamente dalla qualità della nostra flora intestinale e quindi dalla qualità di ciò che mangiamo.
🍏
Ortofrutta cruda, locale e di stagione è quindi il modo migliore per accumulare rapidamente le nostre riserve minerali necessarie all'immunità.
👉
Perché non spiegare che un digiuno intermittente controllato rafforza il sistema immunitario in soli 3 giorni?
🌞
Che una respirazione corretta ha la capacità di ridurre gli alti livelli di produzione di cortisolo, di ormone regolatore dei tuoi livelli di stress.
🚿
Perché non parlare dei benefici di una doccia fredda o di un bagno in mare, che in pochi giorni aumenta il livello di alcuni linfociti T?
🌿
Perché non spiegare che piante come echinacea, astragalo, sambuco, rosa canina, artemisia nelle loro forme concentrate e corrette, aumentano le difese immunitarie in poche settimane?
💧
Perché non parlare dell'efficacia degli oli essenziali antivirali?
©️
Oltre alla vitamina C ad alta dose, l'importanza della vitamina D e minerali come zinco, selenio, magnesio? Tutto questo è facile ed economico da ottenere. A volte, come nel caso del sole, gratis!
🏃
Perché non parlare di come una sana attività sportiva attiva gli ormoni della gioia e del benessere?
🤔
Perché non parlare dell'importanza della qualità dei nostri pensieri e della connessione tra mente e corpo?
🥰
Perché non parlare della forza dell'amore e della compagnia, che guariscono molto di più dell'isolamento e della diffidenza?
🌲
Perché non parlare del benessere immediato che ci dà una camminata o essere nella natura?
👎🏻
Perché non spiegare che la paura è immunosoppressiva e genera malattie, debolezza, ansia, sofferenza.

Non limitiamoci a mettere la mascherina, rassegnandoci ad essere rinchiusi e ad avere paura.
Se pensi che queste informazioni siano utili, copia e incolla ed inviale ai tuoi amici.
Nutriti semplicemente, cammina in mezzo alla natura, medita regolarmente e respira!
Autore sconosciuto

Il mantra Hari Om Tat Sat

 Fin dalla prima lezione di yoga ho sentito pronunciare dal mio Maestro queste parole a conclusione della lezione: "Hari Om Tat Sat" accompagnate dall’anjali-mudra, il gesto dei palmi delle mani uniti davanti al cuore. Poi seguite da "Namaste".  Apparentemente semplici suoni, in realtà sono sillabe sacre dal significato profondo e vasto, intraducibile da parole umane.

"Hari" è uno dei nomi di Vishnu ed è la realtà manifesta.  “Om tat sat” sono le tre parole che designano il Brahman, l'assoluto. Sono pronunciate da Krishna e si trovano nella ventitreesima strofa del diciassettesimo capitolo della  Bhagavad Gita.                                                                           "Dall'inizio della creazione, le tre parole Om Tat Sat furono usate per indicare l'assoluta verità suprema. Queste tre rappresentazioni simboliche furono usate dai brahmani mentre cantavano gli inni dei Veda e durante i sacrifici per la soddisfazione del Supremo". 

La Bhagavad Gita (Il canto del glorioso Signore), corrisponde al sesto libro del più esteso poema epico al mondo, il Mahabharata, un itihasa enciclopedico che racconta la guerra tra le due dinastie cugine, i Kaurava e i Pandava.

La Gita è il dialogo tra Krishna e Arjuna, raccontato dal cantore Sanjaya al vecchio re cieco Dhritarashtra. Arjuna è uno dei cinque fratelli Pandava, mentre il Dio Krishna è il suo auriga, ma Arjuna pur essendo un guerriero, esita proprio prima di entrare in campo e, assalito dai dubbi, non vuole più combattere. Krishna allora con i suoi insegnamenti scioglie i dubbi, indica la via per la salvezza (bhakti marga), il dharma, l’azione nello yoga e rivela la sua vera natura divina di avatara di Vishnu.

Om è la sillaba sacra per eccellenza, espressione del supremo Brahman; la Mandukya Upanishad inizia proprio così: “La sillaba Om è tutto l’universo”, il passato, il presente, il futuro: tutto ciò è compreso nella sillaba Om e anche ciò che è al di là del tempo. Ogni cosa è il Brahman e l’atman (il sé individuale) è il Brahman (il Sé universale).

Tat è il pronome dimostrativo “quello” ed esprime la realtà suprema.

Sat è il participio presente del verbo essere, “ciò che è”, “l’essere”; spesso indica ciò che è buono, degno di lode, e quindi la realtà, la verità. Lo ricordiamo anche in un'altra definizione del Brahman che è sat-cit-ananda (essere-coscienza-beatitudine).

In questo mantra vengono raccolte quindi tutte le caratteristiche dell’assoluto. Hari rappresenta la realtà manifesta, visibile, mentre Om è la realtà trascendente, invisibile e nel mantra sono entrambe Tat, ovvero il Brahman, che è Sat, la verità e l’unica realtà. Tradotto in altre parole significa “Tutto è uno ed esiste solo l’uno”.

Il mantra “Namaste” ha come significato letterale “Onore a te” ed é accompagnato all’anjali-mudra che è anche il gesto del saluto indiano quando si incontra un’altra persona, dove una mano incontra l’altra, come io incontro l’altro.

Mi inchino al luogo dentro di te in cui dimora l’intero Universo. Onoro il luogo dentro di te che è Amore, Verità, Luce e Pace. Quando dimori in quel luogo dentro di te e anch’io dimoro in quel luogo dentro di me, siamo Una cosa sola.

Spesso durante le lezioni di yoga viene ripetuto l'altro mantra upanishadico “Tat tvam asi” (Tu sei quello) per indicare l’identità dell'atman (il sé individuale) con il Brahman (il Sè universale) ed è uno degli aforismi più importanti delle Upanishad.

Le Upanishad sono degli importanti testi indiani che contengono la base e la struttura filosofica dell'intero sistema vedico. 

L’essenza delle Upanishad ( che sono 108) è espressa in questi quattro brevi e grandi aforismi che riassumono l'intera conoscenza vedica e si trovano in alcune delle Upanishad principali:

-  Aham Brahmasmi - Io sono il Brahman;     

Tat Tvam Asi - Tu sei quello;

Ayam atma Brahma - L’atman (l’essenza di ogni essere vivente) è il Brahman;

Prajnanam Brahman - La coscienza  - conoscenza è il Brahman.

Tra le altre frasi che troviamo nelle Upanishad possiamo citare anche queste: 

Sarvam hi etat Brahma - sicuramente tutto questo è il Brahman;

Sarvam Khalvidam Brahma - l'universo è il Brahman, ogni cosa viene dal Brahman, ogni cosa ritorna al Brahman; 

So'ham - Io sono Lui o Io sono quello, ossia l'intero universo.

La spiritualità, la meditazione e l'istante presente secondo Christophe André

Christophe André (1956 - ) è uno dei miei principali autori di riferimento.  Psichiatra e psicoterapeuta si occupa del trattamento e della prevenzione dei disturbi emotivi, d'ansia e depressivi. Christophe André è uno dei leader delle terapie comportamentali e cognitive in Francia, ed è stato uno dei primi a introdurre l'uso della meditazione nella psicoterapia. È docente all'Università di Parigi X, e i suoi libri di psicologia per il grande pubblico hanno avuto un grande successo in Francia e all'estero. 

Libri consigliati:  Méditer, jour après jour, L'iconoclaste, 2011,  L'Estime de soi, Odile Jacob, 1999

Link: https://www.franceinter.fr/emissions/le-temps-de-mediter/le-temps-de-mediter-24-aout-2019

Avere una vita spirituale vuol dire sentirsi toccati dalla natura, dalla vita, dalla morte, ed è  qualcosa più grande di noi, che va oltre i nostri limiti.  La spiritualità si può vivere in maniera solitaria, contemplativa, spontanea ed esiste anche una spiritualità laica che è un cammino per osservare la mente e coltivare l'attenzione al momento presente. 

La religione si appoggia sulla spiritualità, cerca di organizzarla, di inquadrarla in dogmi, strutturandola con ritualità e indicazioni di vita quotidiana e norme più codificate. Per vivere la religione occorre appartenere ad una comunità.

La spiritualità è più naturale, la religione più culturale. Sua Santità il Dalai Lama per distinguere le due cose propone queste belle immagini: la spiritualità corrisponde all’acqua, la religione ad un thè, che è una maniera specifica ed elaborata di bere acqua, ma entrambe rispondono allo stesso bisogno.

La spiritualità è accessibile alla maggior parte delle persone.  E' una dimensione che non si spiega, in cui si cerca di fare a meno delle parole e semplicemente si vive.

La spiritualità è necessaria alla vita umana, altrimenti saremo presi da una sensazione di vuoto e di mancanza ad un certo momento della nostra vita soprattutto in quei momenti di avversità, di lutto, di malattia in cui cè uno shock esperienziale.

Nell’esistenza umana ci sono due sole certezze: morirò un giorno, per il momento sono vivo.

La meditazione in piena coscienza ci aiuta a guardare queste due certezze senza paura. e ci permette di scoprire la fortuna di vivere, e farci percepire cosa significa essere vivi collegandoci al nostro respiro e al nostro corpo.

La meditazione è una pratica, liberata dalla fede, dai dogmi della religione che ci porta alla tranquillità, promuove sentimenti di pace che ci mettono in comunione con noi stessi e con la natura circostante.

Queste pratiche, partendo dalla concentrazione sul respiro, permettono il cambiamento della nostra attenzione, e settimana dopo settimana, cominciano a far emergere in noi uno stato di attenzione particolare, simile ad una presenza, ad uno stato contemplativo che ci porta ad essere totalmente  immersi nel presente. Come se, dopo una sorte di risveglio,  entrassimo in una seconda innocenza”,  ossia in una fase in cui la coscienza si accontenta semplicemente di essere ciò che è.

Tra la meditazione e la preghiera ci sono delle grandi differenze, la preghiera è costituita da parole che si indirizzano a qualcuno, una specie di domanda.

Quando ho incontrato Maestri yoga e grandi meditatori, ho chiesto loro quale era l'obiettivo principale della pratica yoga e della meditazione, e tutti mi hanno risposto "arrivare preparati di fronte alla morte".

Le pratiche meditative permettono di ridurre la nostra paura della morte. Occorre accettare la prossimità della morte e della vita.  Possiamo arrivare ad accettare che moriremo un giorno, che i nostri cari moriranno, possiamo avvicinarci all’idea della morte senza cercare spiegazioni, né giustificazioni, in uno spazio di coscienza neutra ed aperta. L’idea della morte non fa male, una volte accettata l’idea, è più facile vivere.

La morte è al nostro fianco, come una candela vicino ad un mucchio di paglia” - Christian Bobin.

Ho la fortuna di esistere piuttosto che di non esistere” - Albert Camus.

La meditazione è un allenamento della mente, che ci permette di adottare il metodo che i psicoterapeutici definiscono "Abituazione", ossia rimanere volontariamente e in maniera prolungata e ripetuta a contatto della paura della morte per ridurne il potere e l’impatto su di noi.

Più siamo aperti e legati al mondo, meno abbiamo paura della morte. Quando mi separo dal mondo, ho paura della morte “ Albert Camus.

Chi ha meditato per lungo tempo nella natura, ha fatto l’esperienza di questo sentimento di pace e legame intenso ed di unione con l’ambiente circostante, della dissoluzione del sé e dell'ego, senza apprensione e senza paura.

L’unione con il mondo circostante prende il sopravvento da quello che ci separa da esso, la nostra esperienza, la nostra personalità, E’ un sentimento di pace e sicurezza che supera la paura della nostra dissoluzione.

L’esperienza meditativa ci riporta al quotidiano con una dolcezza e un sapore ancora più forte, ci permette di  riguardare la vita in faccia ed accogliere i momenti di felicità e dolore. La meditazione è una forma di saggezza, sana e senza parole, in piena coscienza che permette di accogliere tutto, i momenti piacevoli e le avversità.

Non auspico di essere felice, ma di essere cosciente” - Albert Camus.

L’eternità è là, solo quando vivremo il presente con tutte le nostre forze, saremo completamente soddisfatti.   La meditazione ci aiuta a comprendere e ad abitare la vita con saggezza, lucidità e gioia immensa di essere là, viventi e presenti. Ogni istante merita la nostra attenzione.

Ogni minuto che noi dedichiamo all’attenzione nel presente ci permette di cambiare dimensione, di abbandonare il nulla ed entrare nella vita.

Ogni istante che ci rimane è molto più importante dell’intero passato” - Lev Tolstoj.

Un mondo alla volta, un istante dopo l’altro” -  Henry David Thoreau sul suo letto di morte.


venerdì 9 aprile 2021

Citazioni

Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è da nessuna parte. Colui che conosce tutto, ma non se stesso, ignora tutto. Cercare la felicità all’esterno di noi stessi è come cercare di prendere al laccio una nuvola.
La felicità non è una cosa: è uno stato della mente. Deve essere vissuta. Tutte le risposte o tutte le domande che potrai mai rivolgere sono già dentro di te. Ogni volta che dici “Non so", chiudi la porta alla tua saggezza personale.

Sotto è riportato il mio tentativo di riprodurre la Danae di Klimt (uno dei miei quadri preferiti) .

giovedì 8 aprile 2021

Mindfulness per principianti - Jon Kabat-Zinn

Jon Kabat-Zinn (1944 - ) è un biologo e scrittore statunitense, professore Emerito di Medicina e fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School.   Testo  di riferimento: Mindfulness per principianti

Jon Kabat-Zinn ha studiato l'effetto della meditazione sullo stress, ed ha constatato che con la mindfulness si ottengono gli stessi risultati di un antidepressivo. Gli studi scientifici, a partire dagli anni 2000, hanno confermano che la  meditazione porta ad un cambio considerevole dal punto di vista fisico nel cervello.    La caratteristica di fondo dell’approccio della Mindfulness è lo strettissimo legame con il pensiero scientifico e la ricerca: è nato infatti a partire da personaggi che sono scienziati, ricercatori, clinici come Cristophe André e Jon Kabat-Zinn che è stato uno dei pionieri di questo approccio. 

Nel suo libro Mindfulness per principianti Jon Kabat-Zinn definisce e spiega cosa è la Mindfulness: una psicoterapia di terza generazione che consiste nel portare l’attenzione deliberata al momento presente in modo non giudicante. Se prestiamo attenzione al respiro ci accorgiamo che la mente divaga, per questo dobbiamo sviluppare quello che i buddhisti chiamano il sesto senso: percepire la mente al lavoro, diventare l'Osservatore, osservare i nostri pensieri, emozioni ed impulsi.

Mindfulness (plein conscience in francese) è una parola inglese che vuol dire consapevolezza ma in un senso particolare. è l’essere consapevoli che stiamo pensando, di ciò che la mente ci dice del mondo, e in questo modo diventiamo liberi dai nostri pensieri.

Nel testo l'autore ci parla della sofferenza, della differenza tra dolore e sofferenza, della modalità per superare la sofferenza attraverso la tecnica della mindfulness, della meditazione come componente della mindfulness. Ci sono infiniti modi in cui le persone soffrono. Quindi ci deve essere un numero infinito di modi in cui il Dharma (la possibilità di liberazione dalla sofferenza) è messo a disposizione delle persone. Il dolore di tutti i tipi, fisico, emotivo, sociale, esistenziale, spirituale, è una parte della condizione umana e quindi, a volte, inevitabile. Mentre il dolore è inevitabile, la sofferenza che lo accompagna è opzionale. Come scegliamo di essere e comportarci in relazione al dolore fa un'enorme differenza. Il corpo è una prescrizione per il dolore, una mente che non conosce se stessa è una prescrizione per la sofferenza. 

La Mindfulness è una pratica che ci offre un nuovo modo di essere in relazione con il pensiero, ci dà la libertà di scegliere come rispondere interiormente alle circostanze, anche se sono fuori dal nostro controllo. Tutto può essere tolto a un essere umano tranne una cosa: l'ultima delle libertà umane - scegliere il proprio atteggiamento di fronte alle circostanze.

Attraverso la meditazione si cerca di riconoscere la sofferenza e le sue cause, e sviluppare il potenziale di liberazione dalla sofferenza. La mindfulness (plein conscience in francese) è una psicoterapia di terza generazione e consiste nel portare l’attenzione deliberata al momento presente in modo non giudicante.
Se prestiamo attenzione al respiro ci accorgiamo che la mente divaga. Dobbiamo sviluppare quello che i buddhisti chiamano il sesto senso: ossia riuscire a percepire la mente al lavoro, osservare i nostri pensieri, emozioni ed impulsi e diventarne testimone. Mindfulness è l’essere consapevoli che stiamo pensando, ci accorgiamo di pensare, di essere liberi dai nostri pensieri.
 
La meditazione è una componente della Mindfulness, è la capacità di tornare al presente ed osservare la mente (i pensieri) nei momenti di difficoltà. Nei momenti di stress rimuginiamo, diventiamo parte della nostra mente, mentre dovremmo fare l’opposto. Con la meditazione e la Mindfulness ritorniamo al presente, consapevoli dei nostri pensieri ed emozioni, più liberi.

Praticando la Mindfulness si sviluppano le seguenti attitudini: 
  • non giudizio, 
  • accettazione (è difficile accettare il dolore), che non ha niente a vedere con la rassegnazione passiva,
  • lasciare andare (siamo troppo attaccati a pensieri o persone), è simile al non attaccamento.
  • fiducia (saggezza naturale del corpo),
  • non sforzo,
  • gratitudine al momento presente, 
  • generosità (prendersi cura di una persona), 
  • pazienza.

Mindfulness è la coltivazione della consapevolezza, momento per momento, attraverso una frequentazione attenta, sistematica e disciplinata dell'esperienza presente. La coltivazione della consapevolezza può essere il lavoro più difficile del mondo.  La Mindfulness come pratica fornisce infinite opportunità di coltivare una maggiore intimità con la propria mente. Mindfulness è ciò che sorge quando si presta attenzione di proposito, al momento presente, senza giudizio, e ciò che sorge non è altro che la consapevolezza stessa. La vita stessa diventa una pratica della meditazione. 

Quando vi sedete per meditare, la prima cosa che notate è che la mente ha una vita propria. Se cercate di sopprimere i vostri pensieri, vi ritroverete solo con un gigantesco mal di testa. È' come cercare di impedire all'oceano di ondeggiare. Però se scendete sotto la superficie non troverete alcuna turbolenza. Parallelamente i nostri pensieri sono come onde sulla superficie dell'oceano, e la mente è per sua natura profonda, vasta, ferma e tranquilla come le profondità dell'oceano. I tibetani descrivono i pensieri come una scrittura sull'acqua.

La meditazione non riguarda il fare, ma l'essere, in quanto essere umano. Si tratta semplicemente di frequentare se stessi e di essere solo se stessi. La tradizione buddhista ci ricorda che non c'è "nessun posto dove andare, niente da fare, niente da raggiungere".

Con la mindfulness possiamo arrivare a riconoscere la legge dell'impermanenza, il fatto che tutto, senza eccezione, cambia ineluttabilmente.  La meditazione è la coltivazione di quel gesto di accogliere senza remore qualsiasi cosa si presenti, di accoglierla con tutto il cuore, nella consapevolezza. 

In ogni momento, occorre essere presenti, con un atteggiamento di apertura, generosità e gentilezza.  Essere non-giudicante significa non criticare se stessi ogni volta.

I veleni della nostra mente sono: avidità, avversione e illusione. Troppo spesso le nostre storie non esaminate e illusorie diventano profezie che si auto - realizzano. Abbiamo solo questo momento. Tutto il resto è memoria e anticipazione. Come siamo in relazione a questo momento influenza la qualità e il carattere del momento successivo.

Dopo avere meditato per un certo periodo, ad un certo punto si arriva a pensare di sapere qualcosa sulla meditazione. Ma sarebbe più saggio tenere a mente quello che grandi meditanti, con decenni e decenni di addestramento e pratica della meditazione, dicono: "Non so davvero nulla".
Hai a disposizione solo questo momento presente. Tutto il resto è memoria o anticipazione. Come siamo in relazione a questo momento influenza la qualità e il carattere del momento successivo e della nostra vita.
Non puoi essere una persona migliore perché sei già perfetto così come sei, comprese tutte le tue imperfezioni. 

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...