domenica 12 settembre 2021

La meditazione raja yoga

La Meditazione (Raja Yoga o Yoga della mente) è una tecnica importante nell’ambito dello sviluppo del sé, senza la meditazione è impossibile apportare cambiamenti profondi al nostro sé.

Perché meditare, perché dovremmo meditare?  Perché stare un’ora fermi?

La meditazione è indispensabile per connettersi con il nostro vero sé, per andare oltre la mente, per svuotare e calmare la mente ed ottenere la pace interiore. La parola Meditare viene dal latino "medere" che significa guarire, quando uno medita, guarisce la mente e ristabilizza il sé. Quando la mente non è in pace e non è sana, si manifestano diverse forme di agitazione che sfociano spesso in egoismo e rabbia.  La pratica della meditazione è un ritorno a casa, all’equilibrio, alla pace e all’autostima,

Per meditare sono necessarie due cose:

  • una conoscenza spirituale chiara, che consiste in una  relazione chiara con se stessi, gli altri, con il mondo, e ciò rappresenta la vela della barca;
  • la pratica disciplinata della meditazione rappresenta invece il forte vento che spinge la barca. Se la persona ha solo conoscenza diventa un teorico della meditazione.

Cosa succede quando meditiamo?  Durante la meditazione si opera a vari livelli della realtà:

  • Al Primo livello dell’essere, si prende consapevolezzo con il profondo, io ci sono; 
  • Al Secondo livello che è il livello del fare, costituito dai nostri ruoli nella vita, nella società. La maggior parte delle persone passano la loro vita in questo secondo livello, vedono se stessi e gli altri come ruoli; con la meditazione, ogni tanto, si va oltre il ruolo, si cerca di vedere chi sta recitando questo ruolo.
  • Al Terzo livello dell'avere, si è presi dalla smania di possedere, ma quando abbiamo delle cose dobbiamo occuparcene, e l’energia della nostra mente è sviata dalla ricerca spirituale ed è occupata a mantenere queste cose.
  • Al Quarto livello del movimento, si è presi dalla smania di muoverci. Oggi, tutti sono in movimento,  come conseguenza ci si allontana dal primo livello dell’essere, non c’è niente di sbagliato con fare, andare, realizzare obiettivi;  ma se si dimentica l’essere, se l’essere interiore non viene nutrito,  ciò che si fa, non ci soddisferà.  La pratica della meditazione è una pratica dell’essere, necessaria a mettere a posto le fondamenta della vita.

La meditazione è la visita all'essere, al sé interiore; Ma quando una persona inizia a meditare molte cose affluiscono nella sua mente, altri pensieri sopraggiungono, comincia a pensare ad altre cose.  Le azioni fatte nel passato diventano pensieri, simili a gocce di pioggia sul parabrezza dell'auto; quando si guida non ci si focalizza sulle gocce, ma si guarda la strada, si porta l’attenzione al centro della fronte. Per sperimentare una buona meditazione occorre sviluppare una buona concentrazione, indispensabile per portarci nell’esperienza.

La concentrazione è un potere umano; Se un essere umano riesce a sviluppare la concentrazione, altri talenti potranno essere sviluppati: come la capacità di dimenticare ciò che inutile e prendere buone decisioni. Il principio della concentrazione si basa su questo assunto: quando ci piace qualcosa è facile concentrarsi e il tempo passa veloce. Ad esempio davanti ad uno schermo tv, seduti a guardare il programma preferito, si riesce a restare fermi per due ore. Invece davanti uno schermo tv spento, rimanere fermi anche per pochi minuti è molto più difficile. Nella concentrazione l’evento sta nella mente, le immagini e i suoni stimolano le emozioni nella mente. Quando mente e intelletto lavorano in sinergia si ha la concentrazione. La mente determina ciò che fare,  l'intelletto quello che si deve fare.    

Non si deve provare a controllare la mente, ma si deve provare a rafforzare l’intelletto, quando l’intelletto diventa forte, riesce a tranquillizzare la mente.

L’intelletto può essere reso forte, con gli esercizi di concentrazione, ed in modo particolare con la

visualizzazione e la contemplazione.  La visualizzazione è un modo per indirizzare l’energia. 
Esempi di visualizzazione:  Visualizzate l’Energia del corpo che sale, con vari colori, nelle gambe, nelle braccia, nello stomaco, nel torace, su fino alle  spalle, al collo, tutte le energie arrivano al centro della fronte. Nel centro della fronte c'è una grotta, in mezzo alla grotta una candela accesa, la candela della pace, mantenete per un minuto l’immagine della candela al centro della fronte. 
Un'altra tecnica è quella di portare l'attenzione al centro della fronte, visualizzare una piccola stella, una stella scintillante, pura, pacifica, luminosa, silenziosa, eterna, bellissima. Oppure immaginare di visualizzare un faro al centro della fronte, vedere i suoi raggi di luce sul corpo, che emanando energia,  guariscono il corpo stesso. Un meditatore esperto può arrivare a visualizzarsi come un corpo di energia.

Il Raja yoga si può praticare anche nell’azione, mentre si cucina, si effettuano operazioni di pulizia. Se durante la giornata una persona ha speso molte parole inutili, questo crea un peso nella mente e diventa difficile concentrarsi, lo spreco crea peso.

E molto utile praticare meditazione  o leggere qualcosa di elevato la mattina, che poi sarà ricordato durante tutta la giornata, mantenendo l’intelletto impegnato in pensieri spirituali la ruggine sarà tolta. Posso scegliere un tema quotidiano su cui portare l'attenzione come ad esempio la pazienza, il rispetto e mantenere l’intelletto su questi temi durante tutta la giornata.  Molti fanno meditazione ma pochi sono meditatori.

Contemplazione e visualizzazione, insieme ci aiutano a sviluppare la concentrazione, e solo quando c’è la concentrazione, ci possiamo avventurare in quel processo che chiamiamo meditazione.

E' bene precisare che ancora oggi in India il Raja Yoga è considerato lo yoga eccelso, il più completo (da qui il termine “Raja = Regale”), lo yoga proposto da Patanjali nel testo Gli Yoga sutra e si differenzia dallo Hatha Yoga, l’altra scuola di pensiero più diffusa in India. La differenza principale tra questi due stili così antichi è la seguente: lo Hatha Yoga si concentra sul corpo fisico, sulle posizioni (asana) e sulle energie fisiche ed è spesso visto come una “fase preparatoria” per arrivare al Raja Yoga che, invece, è focalizzato sulla mente, sul massimo sviluppo dell’energia mentale e della consapevolezza di noi stessi in rapporto a ciò che ci circonda. Applicare uno dei due, senza conoscere a fondo l’altro, è sinonimo di incompletezza nel cammino di uno yogi.

OM chanti, solo se viene sperimentato il Sé eterno si avrà pace.  

Testi di riferimento: Gli Yoga sutra di Patanjali; Raja Yoga di Swami Vivekananda.

Sequenza yoga di Sri Satchidananda Yogi

Questa sequenza di hatha yoga tradizionale composta da 10 posizioni e proposta da Sri Satchidananda Yogi, crea le condizioni ideali per risvegliare le energie potenziali, le energie sottili, e per restare bene attivi per tutta la giornata, sia a livello fisico sia a livello mentale. Nei video le posizioni sono eseguite da Claudio Fabris che dal 2008 dirige “GANAPATI” Scuola di Yoga di Vicenza. Vedi link

  1. Sarvangasana la posizione che spalanca i cancelli verso il cielo, https://www.youtube.com/watch?v=VgB81RQnYBo                  Prima assumere la posizione di viparita karani mudra, più la posizione è mantenuta, più la nostra tranquillità interiore aumenterà,  poi occorre spostare il peso sulle spalle, mani in appoggio all'altezza dei reni, per togliere peso al tratto cervicale, srotolo la colonna,  mi appoggio sul bacino, qualche momento in savasana, riequilibrare la condizione energetica interna. 
  2.  Matsyana, sviluppa grande libertà nella zona toracica, aumenta la capacità respiratoria, risveglia la funzionalità del diaframma, e migliora la condizione del tratto cervicale, https://www.youtube.com/watch?v=8g-gzRsGZ38            nella variante del Maestro, portare le braccia sotto il corpo, facendo forza sui gomiti ci porteremo in avanti, spalancheremo il petto verso il cielo, reclineremo progressivamente il capo all'indietro, fino ad appoggiare la parte alta della testa sul pavimento, proveremo ad aumentare l'estensione della gabbia toracica, ci solleviamo per guardare in avanti e poi ci allunghiamo sul tappetino, ci spostiamo lateralmente nei due lati per liberare le braccia. Poi ci riposiamo in savasana, e nutriti di quello che ci ha lasciati la posizione del pesce. Da un lato, ci portiamo a sedere.
  3. Halasana, l'aratro, la posizione che raccoglie all'interno, procura una grande vitalità al sistema immunitario, migliora le funzionalità del tratto cervicale e la condizione respiratoria, https://www.youtube.com/watch?v=tp7f0wIOGqc     da shavasana, sollevo le gambe verso il cielo, continuo a salire, fletto le anche per accompagnare le gambe oltre il capo, per quanto è possibile, senza forzare la nostra condizione, e la condizione della nuca, trovare lo spazio per cercare di allentare le tensioni.  Per uscire dalla posizione, scendo lentamente con la schiena , e poi accompagno dolcemente la discesa delle gambe, in shavasana, se sento tensione nella cervicale, faccio dolci movimenti laterali del capo.
  4. Pashimottanansana, la pinza, palmi davanti al petto,  https://www.youtube.com/watch?v=KzOoTEWK_3I sollevo le braccia, mantenendo l'allungamento effettuo la flessione delle anche, afferrare quello che puoi mantenendo la schiena piatta, la testa si allinea alla condizione della schiena e va in avanti, afferriamo e cominciamo a respirare con la schiena, creare spazio tra le vertebre e allentare le tensioni, e poi lentamente risalgo,  adesso tutte e due le gambe allungate, mani davanti al petto, fletto le anche, la presa dove possibile, evitiamo di andare avanti con la testa, massaggio e respirazione con la schiena, risveglia le funzionalità del fegato, si può tenere per lunghi periodi, saper aspettare, poi la lenta risalita, evitiamo di forzare, la pratica deve essere intelligente e costruttiva. Verificare la mia condizione momentanee.
  5. Mayurasana, il pavone, risveglia le funzionalità interne addominali e creare una possibilità di digerire in modo attivo, posizione di equilibrio sulle mani, https://www.youtube.com/watch?v=BWRqm-DrQys   Prima possibilità: allargo le ginocchia, piedi a terra uniti, appoggio i palmi delle mani a terra, mi appoggio con la pancia sui gomiti e progressivamente apro le ginocchia, sposto il peso e rimango in equilibrio. Seconda possibilità: creeremo un asse, avviciniamo i gomiti alla pancia, scendo con la testa e tocco con la fronte a terra, arretro progressivamente le gambe e i piedi, distendo bene le gambe e le rendo attive, punto le punte dei piedi a terra,  sollevo il capo, e sollevo le gambe,  i palmi delle mani sono rivolte verso l'esterno.   Dopo che hai padroneggiato mayurasana, potrai digerire i chiodi, Richiede grandi attenzioni e produce importanti risultati, l'hatha yoga sradica l'ignoranza che ci rende schiavi della mente, Questa pratica intensa ci permette di tenere l'attenzione vigile.  
  6. Ardhamatsyendrasana, la torsione da seduti   https://www.youtube.com/watch?v=KH4T3ojnp6o   sedere con il tallone che preme sul perineo, passo all'esterno con l'altro piede per radicarmi nell'appoggio, passo con l'avambraccio al di là del ginocchio, e cerco di agganciare il ginocchio, se non ci riesco, faccio il gesto del saluto, con l'altra mano palmo a terra l'allontano dal corpo, progressivamente ruotare e guardare indietro, posizione ideale per strizzare la muscolatura della schiena e quella addominale, si irrorano le fibre muscolari, molto utile anche per la colonna 
  7. Chakrasana, il ponte  https://www.youtube.com/watch?v=uRUHzruQZZY    sdraiati sulla schiena allarghiamo i piedi, piante dei piedi a terra, dita orientate davanti, spingo progressivamente la schiena verso l'alto, cercando in maniera progressiva di appoggiarmi sulle spalle, facendo un arco con tutta la schiena,  adesso da terra appoggiamo i palmi delle mani all'altezza delle spalle, appoggiare bene i piedi, spingo con le braccia, poi appoggio la parte alta della testa sul pavimento, poi spingo sulle braccia per sollevarmi progressivamente, faccio un arco, uso le gambe, la testa cade rilassata, e mantengo la posizione.  Per scendere allento i gomito , porto il mento sul petto, poi scendo e rimango in shavasana.
  8. Padahastasana, una flessione anche da eretti  https://www.youtube.com/watch?v=XvKFLIt8sqw  Flessione sulle anche per scendere a terra, ci mettiamo in piedi, i piedi vicini, le mani all'altezza del cuore, poi scendo facendo forza sulle anche,  schiena piatta, quando siamo arrivati all'appoggio con le mani,, la testa che cade, poi risalgo facendo una spinta con le gambe, un'altra variante, ritornare a scendere e portare le mani sotto i piedi, sotto le dita o sotto le piante dei piedi, la testa che cade,  per risalire allungo le braccia, le mani si toccano e comincio a risalire dolcemente.  Altra variante, scendere ed agganciare con la mano la caviglia dell'altra gamba all'indietro, ed aggancia la gamba contraria, la testa cade, scegliere la variante più accessibile a noi, il consiglio è quello di praticare regolarmente.
  9. Sirshasana, la posizione sulla testa (9 posizioni)  https://www.youtube.com/watch?v=Ias_X5Mov-w    la posizione simbolo dell'hatha yoga. A livello psicologico rilevare la pesantezza della mente, e a livello fisico di risvegliare tutti gli apparati interni. Appoggiare i gomiti a terra, appoggio gli avambracci a terra, incrocio le dita delle mani, le porto a coppa intorno alla testa, che tocca terra con la parte superiore, con le mani blocco la testa, poi progressivamente punto le dita dei piedi, mi sollevo, e facendo forza sui gomiti, salgo progressivamente, verso l'alto, lentamente scendo, importante non sollevare la testa, mi giro e mi porto in savasana. Per evitare che ci giri la testa. Altra variante, camminare progressivamente in avanti, fletto un ginocchio sollevo il piede, poi l'altro, per stabilizzare l'equilibrio, poi progressivamente spingo con i piedi verso l'alto. E' scritto nelle antiche scritture che inverte il processo di invecchiamento. I maestri che hanno praticato frequentemente sirshasana sono vissuti tantissimo.
  10. Savasana, la posizione del cadavere    https://www.youtube.com/watch?v=K3S2b3nNhY4  deve essere praticato dopo sirshasana, sdraiarsi supini sul tappetino, braccia e gambe un po' divaricate, e lasciamo cader e tutte le tensioni, lasciamo fluire il movimento del respiro, intensione ascoltare il movimento del respiro, lasciamo cadere la tensione delle gambe, delle braccia, delle spalle, del volto, scaricare le tensione e ricaricarsi di grande presenza, poi restiamo sul fianco qualche momento. 

Esercizio di Pranayama.  Kapalabati, cranio lucente,  movimento a mantice nell'addome, l'addome si gonfia e si contrae, come creare una pompa, un movimento a mantice per risvegliare l'energia,  siedi in una posizione comoda, la schiena dritta, gonfio la pancia, contraggo la muscolatura con uno scatto e l'aria esce dal naso. Inspiriamo, la pancia si gonfia, il diaframma si è abbassato, e ha spinto gli organi in basso e in avanti, poi la contrazione veloce per far rientrare l'addome e far buttare fuori l'aria dal naso, può girarti la testa, espelliamo tanta anidride carbonica ed entra ossigeno.

Posizione del piccione per attenuare i problemi al nervo sciatico.

Esercizio per risvegliare le energie Vedi link

Chi sono Io? - Yogi Gyanander

 Chi sono IO ?  Considerazioni del Maestro Yoga Gyanander.  Per sapere chi è Gyanander  Vedi link

Voi siete impegnati a cercare solo cose belle, discorsi piacevoli, amici simpatici, cibi appetitosi, belle case, mogli e bambini amorevoli, mariti leali. Ogni cosa deve essere simpatica, perfetta e buona. Prima di imparare chi voi siate dovete apprendere il suo contrario: il disequilibrio. Per conoscere chi siete, dovete entrare dentro di voi, e lì scoprirete che il bello è poco e il brutto è tanto.

La religione inizia e finisce con i rituali, le credenze, le scritture … i canoni. La spiritualità, invece, comincia dove finisce la religione. Una persona intenta a perseguire la spiritualità non segue  questa via perché desidera cose materiali, né perché ha paura di Entità elevate. No. E' interessata a comprendere la “Reale Natura e l’Essenza” di se stessa, e gli eventi che le determinano. E quando comincia a realizzare che il corpo non è l’ultima meta, non è la Realtà Assoluta, comincia a chiedersi cosa ci sia al di là di questo livello esistenziale. E quando poi inizia a realizzare che nemmeno la mente è la Realtà Assoluta, si chiede cosa si trovi anche al di là di essa.

Esattamente allo stesso modo, la spiritualità è un processo di comprensione della Totalità di noi stessi: dalla materia allo spirito, dal grossolano al causale, dal visibile all’invisibile, dal manifesto all’immanifesto, di tutti gli elementi che costituiscono la nostra realtà. La moralità e la religione sono una cosa e la scoperta delle vere componenti della tua natura sono un’altra cosa. Qualunque cosa sia la materia, essa non è omogenea, non è composta da un solo elemento, da una sola cosa: è una composizione di molti elementi. 

Allo stesso modo, l’IO” non è omogeneo, anch'esso è una composizione di corpo, sensi, forze mentali, prana e spirito combinati insieme. L’insieme di tutte queste combinazioni costituisce il mio “Io”, e mi fa credere di essere la mia Identità ed Essenza. Per capire l’Io devi fare esperienza del corpo, dei sensi, della mente, del prana, di buddhi (intelletto), dell'ego e dello spirito. Tutto questo a differenti livelli. Ricorda che l’esperienza è una cosa, la Conoscenza un’altra. C’è una differenza ben definita fra l’Esperienza e la Conoscenza: l’esperienza è conoscenza intima.

Oggi, non solo io, ma anche alcuni miei allievi che si fidano di me, quando fanno il pranayama, perdono coscienza del corpo, anche se la mente continua a funzionare. In quei momenti dicono: non sono il corpo, sono la mente. E quando continuano a praticare per mezz’ora il pranayama, perdono anche la mente, ma continuano ad avere una “Presenza”, continuano cioè a rimanere “Presenti a loro stessi”! Non è possibile comunicare a parole cosa si provi durante questa esperienza: si deve e si può solo farne esperienza diretta. 

Il corpo non c’è, la mente non c’è, l’ego non c’è, l’intelletto non c’è, però rimane questa “Presenza a se stessi”, a proposito della quale non si può dire se, al di là di essa, ci potrà essere altro,  né, naturalmente, cosa. Questo è ciò che lo Yog chiama “Sat, Cit, Anand” (verità, consapevolezza e beatitudine) ed è ciò che dobbiamo sperimentare.

Quando gli occhi sono chiusi, puoi ancora vedere. Quando la mente è chiusa, puoi ancora vedere. Quando le visioni sono chiuse, puoi ancora vedere. Quando ogni cosa è bloccata e tutte le funzioni sono bloccate, tu puoi ancora vedere. E cosa vedi? La Verità! 

Casa Yog: tra contaminazioni, mode, e yoga tradizionale

Tra mode e appassionati vip, una sosta a Casa Yog per andare alle radici di una disciplina antichissima. Articolo di Marcella Calzolai.

L'India ha istituito un ministero autonomo dedicato, oltre che alla medicina ayurvedica e all’omeopatia, proprio allo yoga. L’Onu ha fatta propria questa disciplina, e la giornata dedicata allo yoga sarà celebrata in 170 Paesi, anche in Italia. E, siatene certi, per ogni dove - giardini, tivù, docufilm, web… - sarà dato di ammirare giovani e anche non, a testa in giù e gambe all’aria.
Ormai è un dilagare, fanno yoga attrici come Jessica Chastain, sportivi come l’ex stella del Manchester United, David Beckham, celebrità come Madonna e Lady Gaga. In America lo praticano 20 milioni di persone e a questa disciplina sono destinati sostanziosi finanziamenti, ma anche in Italia i fans sarebbero un milione e 200 mila. 

Dal “bikram” al “voga”. E basta sfogliare qualche rivista o curiosare in rete per avere anche solo un’idea di del chi-come-quanto-dove. Alcuni esempi? C’è l’antigravity yoga, lanciato anni fa da un coreografo americano, ma c’è anche il “bikram yoga” ideato da un maestro di Los Angeles che ha depositato 26 brevetti per altrettante posizioni, la londinese Juliet Murrell si è inventata il “voga” che mixa le classiche asanas a un ballo anni Ottanta. E il trend per i patiti della montagna è lo “snow yoga”: si tratta solo di aspettare la neve...

Il karma di politici e non.  Lo yoga è entrato anche in azienda, così ecco i manager votati alla «disciplina antistress che potenzia la creatività», i banchieri di Davos alla ricerca del loro karma, e l’anno scorso al World Economics Forum ben 25 sessioni sono state dedicate al benessere con inclusione della meditazione che consente di «guardare al mondo con occhi diversi” e ai dirigenti al top di “prendere decisioni migliori». Per cui, di rigore è raccomandarlo ai nostri governanti. 

Cani stressati (e gatti no). Anche la scienza ha posto l’accento sugli effetti di questa antichissima disciplina. Segnala una ricerca, offrendone le prove, che “lo yoga plasma mente e corpo”, mentre dalla risonanza magnetica risulterebbe che «la meditazione spegne i pensieri nocivi». Pare anche che yoga e meditazione siano un aiuto contro l’ipertensione. E tranquilli se avete Fido un po’ su di giri: c’è lo yoga per cani stressati, in attesa di quello per gatti stressati. Un giro sul web e, tra i tantissimi hashtag, troverete anche lo yogaforskateboarders e lo yogaforlovers.

Interpellando Gyanander.  Lo yoga, insomma, non solo non è mai passato di moda, ma viene sempre più imitato, mescolato, contaminato. Come non chiedersi allora: ma cos’è davvero lo yoga?  E dove andare a cercare la risposta se non a “Casa Yog” per interpellare un vero yogi qual'è Gyanander. 

Il maestro indiano Gyanander è nato a pochi chilometri da Delhi, ha iniziato a praticare yoga da bambino, otto anni nella foresta sono stati la sua scuola, ha insegnato yoga alla Delhi University, vive a Perugia dal 1986 e qui molti anni fa con Chiara Colucci ha aperto  “Casa Yog” dove tiene corsi di yoga e seminari. 

La sorpresa dello yogi. Avverte subito Gyanander, anticipando la  domanda: «Quando un occidentale chiama  Casa Yog, chiede: che tipo di yoga insegna lei?». E, a questo punto, è facile comprendere il perché. 
Ma la risposta? «Veramente rimaniamo senza voce perché non sappiamo cosa rispondere». 
Già, per capire, bisogna frequentarla Casa Yog, un casale immerso nel verde a San Marino di Ponte Rio, un orto rigoglioso vicino alla riva del fiume e un oliveto non contaminato dalla chimica garantiscono freschezza e sapore alla mensa rigorosamente vegetariana. 
Ci sono molte persone che vengono da varie parti d'Europa e c’è chi viene addirittura dall’India per seguirne i corsi. 
Ci si ritrova insieme dopo le lezioni a colazione o a cena per gustare un goloso riso con lenticchie decorticare, zenzero e peperoncino e parlare dell’origine dello yoga… 
A proposito, maestro, consenta la domanda “profana”: ma che tipo di yoga, allora, si fa qui? E Gyanander: «Non esistono diversi tipi di yoga, lo yoga è uno. È stato insegnato diecimila anni fa da Krishan durante la guerra Maha-Bharat, è scritto nel Bhagavad Ghita. E ancor prima lo ha insegnato Shiv a sua moglie Parvi». 

L’incipit? Purificazione. Già, perché nei versi in sanscrito di quel poema è racchiusa tutta la dottrina dello yoga. Ma, maestro, vogliamo provare a tradurre per capire in concreto qualcosa di asanas, pranayama e meditazione?                     «Intanto, prima delle Asana e di qualsiasi altra cosa, dobbiamo imparare lo Shat Karam, cioè le pratiche di purificazione degli organi interni del corpo, il che vuol dire svuotare completamente l’intestino di ciò che abbiamo mangiato la sera prima, perché se l’intestino non è pulito non solo le asana non daranno benefici, ma neanche si vivrà bene la vita quotidiana». Del che chiunque può avere un riscontro concreto.

La scienza del respiro. E le asana?        «Sono posizioni mirate a stabilizzare il corpo fisico, mentre nella moda occidentale si fanno questi esercizi in movimento, cosa che non si trova in alcun versetto né in alcun antico libro di yoga. E imparare a stabilizzare il corpo fisico è fondamentale per il pranayama». E con ciò siamo alla “scienza del respiro” sulla quale è accesa l’attenzione delle neuroscienze. Quali sono gli effetti? «Ci sono una serie di tecniche atte ad aumentare la nostra naturale capacità di assorbire ossigeno attraverso la respirazione. Imparare a respirare è fondamentale e il riuscire a farlo è come superare un muro che ci impedisce di entrare nell’altra parte di noi. Ovvero il pranayama consente di passare dal conscio al subconscio e quindi all’inconscio».

Fermare il pensiero. E le mudra?       «Sono speciali asana che, se praticate col pranayama, ne potenziano l’efficacia».  La meditazione…         «Sulla quale si è molto concentrata l’attenzione dell’occidente!». Vero, ma dica lei:                    «Prima di fare meditazione, intanto dobbiamo espandere la consapevolezza. Questa espansione della consapevolezza, che nei testi yoga si chiama Dharana, nei libri occidentali viene chiamata concentrazione della mente, ovvero riuscire a fermare il pensiero…». Il che risulta ben difficile da fare anche solo per cinque minuti. «Esatto, ma sviluppando la consapevolezza succede. E allora puoi guardare dentro di te».

Non fitness, ma benessere. Inutile entrare, qui, in altri complessi capitoli dello yoga come il kirtan, il tantra o il samadhi. Solo una considerazione: se lo yoga è uno, altro non può essere se non quello che hanno tramandato le antiche scritture. E ha molto a che vedere certamente con il benessere, ma nulla con la fitness. Meditate gente…

sabato 11 settembre 2021

Edward Snowden: L'affare Pegasus - un sistema globale di cyber-sorveglianza

 Edward Snowden (1983- ), informatico ed ex dipendente della CIA e della NSA dichiara: "L'affare Pegasus rivela un nuovo mercato privato di malware"

Progetto Pegasus - un sistema globale di cyber-sorveglianza. Nel luglio 2021 si è scoperto che più di 50.000 numeri di telefono di attivisti, figure dell'opposizione, avvocati, giornalisti o politici erano stati presi di mira per conto di una dozzina di Stati, attraverso lo spyware Pegasus, della società israeliana Nso Group.  Questo è probabilmente il più grande caso di questo tipo dopo le rivelazioni di Edward Snowden nel giugno 2013 su ECHELON, il programma di sorveglianza di massa della NSA. La National Security Agency, o Nsa, è l'organismo governativo degli Stati Uniti d'America che, insieme alla Cia e all'Fbi, si occupa della sicurezza nazionale. 

Oggi, con il caso Pegasus, sta venendo alla luce un livello di sorveglianza mai raggiunto prima. Un ex relatore delle Nazioni Unite sui diritti umani, David Kaye, asserisce che l'industria della sorveglianza globale è ormai fuori controllo.

"Il Pegasus Project rivela come lo spyware della Nso Group sia un'arma a disposizione dei governi repressivi che vogliono ridurre al silenzio i giornalisti, attaccare gli attivisti e stroncare il dissenso, mettendo a rischio innumerevoli vite umane", dichiara  Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Il 'Pegasus Project' nasce dalla collaborazione tra oltre 80 giornalisti di 17 mezzi d’informazione di 10 Paesi, sotto il coordinamento di 'Forbidden Stories', organismo senza scopo di lucro che ha sede a Parigi, con l'assistenza tecnica di Amnesty International che ha analizzato i telefoni cellulari per identificare le tracce dello spyware. "Queste rivelazioni smentiscono le affermazioni di Nso Group secondo cui questi attacchi sono rari e frutto di un uso improprio della sua tecnologia. L’azienda sostiene che il suo spyware sia usato solo per indagare legalmente su criminalità e terrorismo, ma è evidente che la sua tecnologia facilita sistematiche violazioni dei diritti umani. Afferma di agire legalmente, mentre in realtà fa profitti attraverso tali violazioni", ha proseguito Callamard. 

È scioccante vedere che vengono sorvegliati numeri di telefono di persone in vari Stati e questo solleva una questione: l'uso improprio della sorveglianza. L'indagine, alla quale ha partecipato anche il Guardian, rivela che molti giornalisti e attivisti sono finiti del mirino di governi 'autoritari'. Sembrerebbe che il software israeliano sia stato usato dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, Messico, Kazakistan, Uzbekistan, Bahrain, Marocco.

Nel luglio 2021, lo scandalo Pegasus si allarga drammaticamente. E nella lista dei probabili spiati da parte dei servizi di intelligence del Marocco finiscono anche il presidente francese Macron ed altri membri del governo di Edouard Philippe. Il Washington Post in quei giorni dichiara: 'Insieme a lui sono stati sorvegliati, altri due presidenti e tre premier in carica'.  L'Unione Europea  ha avviato un' indagine su un “inaccettabile spionaggio”.

Il Progetto Pegasus rivela che il gruppo NSO è davvero rappresentativo di un nuovo mercato del malware, dove la sorveglianza è diventata un business a scopo di lucro, senza preoccuparsi della legge, senza preoccuparsi dei regolamenti. Tutta questa industria, l'industria del software d'intrusione a scopo di lucro, è basata sull'asserzione ipocrita che questa attvità  che è necessaria per salvare vite, per fermare il crimine, ma è usata ogni giorno in molti paesi diversi per spiare persone che non sono obiettivi legittimi. È un'industria che è ovunque e il gruppo NSO, che è in qualche modo la più famosa di queste aziende, è solo uno dei tanti.

Come si effettua questa sorveglianza? Gli smartphone sono come "spie nelle nostre tasche" che trasmettono dati (anche la posizione) a server sconosciuti, attraverso la rete mobile. Anche Facebook, Google, Amazon spiano le persone, giustificandosi che lo fanno per scopi commerciali. E' stata creata una vera e propria industria dedicata all'hacking di questi telefoni, andando oltre lo spionaggio che sapevamo esistesse, che  prende il controllo completo di questi telefoni, e le persone che li hanno comprati, in realtà non li possiedono più.

Il punto debole di tutti questi telefoni è che sono dei cloni. Quindi se queste queste società trovano un modo per violare, ad esempio, un iPhone, si è trovato un modo per violarli tutti. In più le aziende spesso creano bug nascosti per poi venderli. Lo scopo principale del toolkit di Pegasus, e questo è lo stesso per tutti i fornitori di malware, anche quelli non commerciali utilizzati dagli hacker per installare ransomware sui PC di tutto il mondo, è quello di rubare dati ai loro utenti. Questo è chiamato "esecuzione di codice remoto". È un modo per colpire un dispositivo senza alcuna azione da parte dell'utente: si trova una falla nel software che gira su questi dispositivi, e senza che l'utente faccia nemmeno un errore o faccia qualcosa di sbagliato, il malfattore può eseguire il proprio codice, i propri programmi, i propri comandi sul dispositivo preso di mira. Questo è ciò che fa Pegasus.

 Se queste aziende non esistessero, forse i governi non rinuncerebbero all'idea di spiare, indagare, rintracciare criminali e terroristi, e assumerebbero propri sviluppatori, lavorerebbero in-house, svilupperebbero propri strumenti. Sicuramente sarebbe più difficile e costoso, ed almeno non avrebbero l'obiettivo di ricavarci un profitto, vendendolo.
Qualcuno sicuramente penserà "Perchè dovremmo preoccuparci di cosa fanno i Governi quando le aziende commerciali come Facebook, Google, Amazon spiano le persone allo stesso modo? Però queste aziende, anche se monitorano quotidianamente la vita delle persone, e questo già non è accettabile, non possono comunque metterti in prigione. Non possono sparare un missile contro la tua macchina. Non possono lanciare un attacco di droni. Quindi concentriamoci prima sui Governi, e poi ci occuperemo delle aziende, una volta che i Governi saranno riformati. Il problema è che in questi ultimi decenni, i Governi hanno rinunciato a riformare se stessi, e non c'è stata alcuna riforma delle pratiche di sorveglianza commerciale. 

Ma bisogna anche porsi una domanda: "Come mai queste aziende in Europa e negli Stati Uniti sono riuscite ad operare su larga scala e perché le nostre regole hanno fallito?" Negli ultimi dieci anni, in Europa c'è stato un fallimento totale nel prevenire l'impatto pubblico di questa industria del malware commerciale. E se queste regole non hanno funzionato, dobbiamo pensare a regole più severe sullo sfruttamento commerciale di qualsiasi tecnologia di questo tipo.  

Se non facciamo qualcosa per fermare il commercio di queste tecnologie, non avremo 50.000 obiettivi, ma avremo 50 milioni di obiettivi, e questo accadrà molto più velocemente di quanto possiamo immaginare. Dobbiamo quindi assolutamente fermare questo commercio, senza abbandonare la ricerca, che può essere utilizzata per rendere i nostri dispositivi più sicuri. Tutte le vendite di queste tecnologie intrusive devono essere fermate. Questo è l'unico modo per proteggerci.

Cosa posso fare per provare a proteggere la mia privacy dalla sorveglianza di massa:
Il software Tor è il progetto più importante per la protezione della privacy. Sono utili anche gli adblock per le pubblicità: se il provider non ti protegge, allora anche lo spot può veicolare potenziali attacchi. Diventare un whistleblower.

Il whistleblower è il soggetto che individua un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo al responsabile anticorruzione o ad un’autorità che possa agire efficacemente al riguardo. Il whistleblower svolge un ruolo di interesse pubblico, in quanto dà conoscenza, se possibile tempestiva, alla comunità o all’ente di appartenenza, di problemi o pericoli legati agli illeciti segnalati. Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure atte a proteggere e tutelare l’anonimato dei segnalatori ed incentivare la segnalazione degli illeciti.

Breve biografia di  Edward Snowden. Snowden è noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico. Dopo aver provato a sollevare le sue preoccupazioni etiche agli organi interni della NSA, e non avendo avuto risposta in merito, decise di far conoscere al mondo tali sistemi di sorveglianza. Attraverso la collaborazione con alcuni giornalisti nel giugno 2013, Snowden, dopo aver lasciato il suo lavoro, ha rivelato diversi documenti altamente segretati su programmi di intelligence, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea riguardante i metadati delle comunicazioni, il PRISM, Tempora e programmi di sorveglianza Internet.

Snowden giunse all'attenzione internazionale dopo che furono pubblicati gli articoli basati su questo materiale sul Guardian e sul Washington Post. Altre pubblicazioni, tra cui Der Spiegel e The New York Times, fecero ulteriori rivelazioni. Nel giugno 2013, il Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti d'America accusò Snowden di aver violato l'Espionage Act del 1917 e di furto di proprietà del governo. In seguito a questo il Dipartimento di Stato gli revocò il passaporto. La Russia concesse a Snowden il diritto di asilo fino al 2020. All'inizio del 2016, diventò presidente della Freedom of the Press Foundation, un'organizzazione con sede a San Francisco il cui scopo è proteggere i giornalisti dallo hacking e dalla sorveglianza del governo.In un'intervista del settembre 2019 per Democracy Now!, Snowden ha messo in chiaro che si considera un "whistleblower" e non un "leaker", dato che ritiene che "un leaker distribuisce informazioni solo per un guadagno personale".

Nel 2020 (sette anni dopo) la Corte d'Appello degli Stati Uniti ha stabilito che la sorveglianza di massa dei tabulati telefonici americani è illegale e che le rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 «hanno provocato un dibattito pubblico significativo sulla raccolta di dati da parte del governo Usa». Da allora il programma di raccolta di dati è stato ufficialmente limitato, dopo l’approvazione dello Usa Freedom Act firmato dal presidente Barack Obama. La riforma è arrivata dopo scandalo che ha portato alla luce il sistema di intercettazioni compiute dall’Nsa nei confronti di milioni di cittadini statunitensi e stranieri. Il Freedom act sostituisce il Patriot act.

Il whistleblower è il soggetto che individua un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo al responsabile anticorruzione o ad un’autorità che possa agire efficacemente al riguardo. Il whistleblower svolge un ruolo di interesse pubblico, in quanto dà conoscenza, se possibile tempestiva, alla comunità o all’ente di appartenenza, di problemi o pericoli legati agli illeciti segnalati. Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure atte a proteggere e tutelare l’anonimato dei segnalatori ed incentivare la segnalazione degli illeciti.

Lo zen - Dario Doshin

Dario Doshin Girolami  è un  insegnante zen della tradizione di Shunryu Suzuki Roshi, e il direttore del Centro Zen L’Arco Roma: vedi link:     http://www.romazen.it

Per Dario Dosdhin è fondamentale applicare la Via dello Zen alla vita quotidiana. La pratica deve necessariamente andare a impregnare di sé ogni singola attività e ogni aspetto della vita. Grazie alla meditazione è anche possibile sviluppare abitudini sane, vivere le proprie relazioni alla luce della compassione, aumentare la capacità di incontrare le proprie emozioni e di gestirle in maniera matura e consapevole.

Attraverso lo zen, si può trovare agio nel disagio, concentrandosi sul respiro, poggiando la mente sul respiro, si riesce a calmare la mente ed ottenere una sorta di sollievo. Spesso i pensieri offuscano la realtà, come conseguenza vediamo solo proiezioni, paure, ricordi. Invece occorre vedere la realtà così come è, facendo depositare il pulviscolo dei pensieri (come nella sfera contenente la neve).

Con lo zen possiamo arrivare ad aprirci a tutto ciò che c’è nel momento presente ottenendo una consapevolezza panoramica a 360 gradi, che non è la concentrazione su un solo oggetto. 

Ma se il momento presente non ci piace?  Per la legge dell'impermanenza, il momento presente dura un attimo e se ne va. Di solito, appesantiamo il dolore presente con il dolore passato e futuro. Occorre decongestionare la mente, aprire i sensi alla realtà presente e al respiro. Applicare la consapevolezza, e la pratica della presenza mentale nella quotidianità. Nei monasteri zen, ogni tanto suona una campana, e ogni volta che si sente il suono, si interrompe l'attività e si fanno tre respiri di consapevolezza mentale. Tutte le attività nei monasteri, anche la semplice operazione di pelare le patate, vengono fatte concentrandosi solo su quella azione, con l'idea di tempo e spazio del qui ed ora.

L'Assoluto non si può descrivere, e la realtà non è esprimibile a parole. Lo zen attraverso il koan (è un problema o indovinello che non ammette soluzioni logiche), prova a  mettere in scacco la mente logica discorsiva.  Un discepolo chiese al maestro: “Quale è l’essenza dello zen?” e il maestro rispose: “le scarpe entrando le hai lasciate a destra o a sinistra?”

Uno dei koan più famosi è il seguente; C’è una finestra con le grate, e un toro passa dalla finestra, passa la testa, le corna, il corpo, le zampe, ma non passa la coda.  Nelle pitture zen, spesso è raffigurato il toro che rappresenta la mente, occorre domare e tranquillizzare il toro, e la consapevolezza zen porta a vedere che la coda è il carico karmico, e la storia del toro è un invito a prendersi cura delle parti nascoste di noi stessi e di conseguenza delle nostre azioni. La consapevolezza è un aprirsi totalmente alla nostra personalità, un'accettazione di se stessi, anche agli aspetti umani più oscuri. Non c’è niente di sbagliato in noi, dobbiamo solo portare alla luce l'essenza più luminosa.

La pratica zen crea uno spazio mentale nell’azione, uno spazio di libertà, che permette di reagire al presente in maniera appropriata, compassionevole e amorevole e non con rabbia, avversione. Si possono anche avere progetti futuri, importante non essere sopraffatti da questi. 

Jon Kabat-Zinn è il fondatore della Mindfullness based stress relaxation; questo metodo si basa sulla pratica zen e vipassana. La pratica vipassana è originaria del Sud-Est asiatico e deriva dal buddhismo Therevada. La mindfulness si basa solo sulla meditazione, invece lo zen si basa su tre pilastri: moralità, saggezza e meditazione. La meditazione funziona se è in sinergia con saggezza e moralità.

Nella seduta di meditazione zen, occorre avere gli occhi semi-aperti, abbassati a 45 gradi, mano destra sotto la sinistra entrambe in grembo, pollici uniti per misurare la tensione, se si è troppo tesi i pollici vanno verso l’alto, se ci si rilassa troppo e si sta per addormentarsi i pollici vanno verso il basso, quindi durante la meditazione i pollici devono essere paralleli, poi facciamo dei cicli di respirazione, contiamo cinque inspirazioni ed relative espirazioni e poi ricominciamo il ciclo, ogni volta che sono distratto ricomincio dall'inizio.

 

Eckhart Tolle - Che cosa è l'ego

Eckhart Tolle è uno scrittore e oratore tedesco (1948 - ). È l'autore dei bestseller Il potere di adesso e Un nuovo mondo.

L'ego è un particolare modo di funzionare della mente, un’identificazione con la mente, un malfunzionamento della mente; si dissolve quando sorge e si eleva la consapevolezza.

La consapevolezza non è il pensiero, ma la coscienza che precede il pensiero, quando si prende coscienza che "Sei quello" indipendentemente dai pensieri; quando Non ti identificherai più con i pensieri arriverà la fine dell’ego. 

L’ego è stato importante nello sviluppo umano. Adesso sta arrivando la fine del suo ciclo vitale. Oggi molte persone sono dipendenti da molte cose, soprattutto dai loro pensieri e da questo si è sviluppato il senso del Sé.  Per la nuova era dobbiamo cercare di essere Presenti, consapevoli, non reattivi ed allineati col momento presente. La cosa più importante è la Presenza, la presenza deve essere lo sfondo dei nostri pensieri. L'obiettivo della pratica è cercare di assumere una vigile presenza senza pensiero ed avere delle sensazioni percettive senza l’interferire compulsivo dei nomi e dei concetti. 

La vita è costituita da innumerevoli momenti, ma se si osserva attentamente, si scopre che la vita consiste solo del momento presente, l'Adesso. L'Adesso è il solo fattore costante della vita.  Riconoscere il presente è la cosa fondamentale, tutto il resto è secondario. La divisione della vita in passato, presente e futuro è illusoria. Futuro e passato sono astrazioni della mente. Il futuro  e il passato vengono vissuti in  modo disfunzionale e questo modo di vivere crea una corrente sotterranea di disagio, di tensione e scontentezza. L’adesso è il solo luogo dove può trovarsi la vita. L’adesso è come è, perché non può essere altrimenti. Anche la  vitalità del corpo è ancorata al momento presente. 

Al di sotto dell’apparenza delle cose, tutte le cose sono interconnesse. Una semplice pratica è quella di accettare qualunque cosa affiori nell’adesso, sia all’interno che all’esterno. Solo quando si riuscirà ad entrate nell’adesso, si avrà coscienza della sacralità della vita e della gioia dell’Essere.

L’Adesso è molto più profondo di quanto accade nel presente. E’ lo spazio nel quale accade. Quando fate un passo nell’Adesso fate un passo fuori dalla mente, e l’incessante flusso del pensiero rallenta. Tra un pensiero e l’altro si cominciano ad individuare attimi di quiete.

Spesso abbiamo problemi di autostima ed adottiamo la tecnica di compararci con gli altri per migliorare l’autostima, sono più bravo, sono più intelligente, più ricco ecc,  Questo non è un modo rassicurante di vivere: confrontarsi ogni volta che si incontra qualcuno, classificarsi ogni volta, e c'è sempre la paura che si potrebbe essere inferiore, oppure predomina il desiderio di essere superiore.

C’è una importante relazione tra pensieri e realtà esterna. Il pensiero creativo crea la forma. L’uomo e l’universo non sono separati, l'essere umano è l’espressione dell’universo. L'obiettivo della ricerca è quello di percepire la gioia e la bontà della vita adesso. Cercare di partecipare alla danza della vita senza credere che quello che hai creato (casa, lavoro, ecc) ti riempirà la vita e ti farà felice.  Einstein ha detto che il tuo grado di libertà dipende dalla distanza dal tuo ego. Il vero valore di un essere umano è dato dalla misura in cui lui o lei è libera dall’Io

Si è liberi quando non c’è più questa identificazione egoica e non ci si compara più con gli altri. Tu non sei l’Io, sei il Tutto. Tu non sei l’onda, sei l’oceano, solo con questa presa di coscienza si può arrivare alla liberazione ed acquisire un senso di completezza.

Eckhart Tolle - La meditazione

 Eckhart Tolle è uno scrittore e oratore tedesco (1948 - ). È l'autore dei bestseller Il potere di adesso e Un nuovo mondo.

Per Eckart Tolle la meditazione non é lo stare a gambe incrociate in silenzio, la meditazione é essere consapevoli del momento presente, che spesso, nello stato di coscienza ordinario viene trascurato.

La vita consiste nell'essere qui e adesso; La meditazione deve diventare  «A journey in the now (Un viaggio nell'Adesso)». Il primo passo di questo viaggio «to the now » é l’essere cosciente dell’ambiente in cui siamo, dell’ambiente che ci circonda. Poi c’é la presa di coscienza della vita, per operare un cambiamento di coscienza, sviluppare la Presenza di  quello che c’é qui e adesso, oltre le percezioni sensoriali e i pensieri.

Spesso siamo immersi nei nostri pensieri, pensiamo a persone spiacevoli, a quello che é successo ieri ecc ; La coscienza é continuamente assorbita dai pensieri. Soprattutto oggi, i pensieri sono amplificati dal digitale : facebook, e_mail, sms, ecc.  Affoghiamo letteralmente nelle cose, un pensiero dopo l’altro, un’e-mail dopo l’altra, un post dopo post si perde il momento presente. Le persone diventano insoddisfatte, arrabbiate, hanno bisogno continuamente di fare ….

Eckhart Tolle, nel parlare di meditazione,  precisa che mindfulness significa "mente piena" e che lui preferisce usare il termine "lucida consapevolezza, presenza, completa attenzione".

Il sentire che siamo vivi, sentire la vitalità del nostro corpo diventa parte della presenza del « Now »  e in quest'ottica il corpo diventa un posto piacevole dove stare nel momento presente. Poi però il pensiero riprende il sopravvento, ritorna per attirare la mente in modo ipnotico « follow me », una volta che questo meccanismo si è affermato riparte il proliferare dei pensieri: perché mi sono comportato in quel modo,  non sono contento della mia vita, ecc ...   La mia vita ridiventa una costruzione mentale.     La meditazione é invece riuscire ad essere ancorati al momento presente.

Da che cosa é composto il momento presente? Ci rendiamo conto che i pensieri vanno e vengono nella nostra mente; Un passo importante verso questa consapevolezza è lo scoprire lo spazio tra due pensieri, a questo punto, non c’é più un flusso ininterrotto di pensieri della nostra storia personale ma c’é un ritorno a se stessi, a qualcosa che trascende la nostra personalità.      .

L’essenza del Now é questa, « La tua presenza, la tua consapevolezza ». L'obiettivo della meditazione é questo: ri-scoprire la Presenza, la luce della Presenza in noi, nella nostra realtà interiore. Ciò ci  permette di vedere in modo distaccato pensieri, sensazioni, ecc. « di essere consapevoli, che siamo consapevoli » ; Essere se stessi, Now. Consapevoli di essere coscienti di se stessi.

La liberazione é questo: liberarsi da un falso senso di noi stessi, di un falso Ego, liberarsi dall’identificazione con i pensieri. La persona normale si identifica con una storia personale che spesso viene anche raccontata agli altri (racconto la mia sofferenza, ecc). Questo é un falso senso di Sé.

Siamo attratti da quello che il Buddha chiama l’illusione dell’Io. Il segreto della vita é lo scoprire che siamo al di fuori della superfice della vita, al di là del piccolo Io che si sente sempre minacciato e non è mai soddisfatto. Quando riusciamo a trascendere l’Io, la nostra Presenza é unita alla Presenza universale. 

Tolle non usa mai la parola Dio perché asserisce che Dio é un altro concetto che ingombra la  mente. Quando chiesero al Buddha se ci fosse un Dio, il Buddha rimase in nobile silenzio.

venerdì 3 settembre 2021

La dottrina zen del vuoto mentale - D.T. Suzuki

Daisetz Teitaro Suzuki (1869-1964) è stato una delle più grandi autorità in materia di buddhismo Zen. D.T. Suzuki con questo testo, La dottrina zen del vuoto mentale (pubblicato nel 1958 e tradotto in italiano nel 1968), di non facile lettura, ha cercato di presentare le varie scuole e sfaccettature dello Zen in modo estremamente approfondito.

I buddhisti Zen hanno sempre messo l'accento sull'importanza della istantaneità. Secondo lo Zen l'uomo dovrebbe riuscire a coltivare in se stesso una presenza di spirito capace di condensare, un'esperienza infinita in un'intuizione immediata. 

Uno dei più grandi maestri Zen fu Hung-jen ed ebbe come allievi Hui-neng e Shen-hsiu che furono i referenti di due scuole zen: quella Meridionale e quella Settentrionale. Due diretti discepoli di Hui-neng furono Ma-tsu e Shih-tou.  La scuola Settentrionale con Shen-hsiu asseriva che tutti gli esseri sono dotati dell'illuminazione, proprio come la natura di uno specchio è quella di illuminare;

Questo corpo è l'albero del Bodhi, La mente è come uno specchio lucente;

Abbi cura di mantenerlo sempre pulito, E non lasciare che la polvere vi si accumuli.

Secondo Shen-hsiu quando le passioni fanno velo, lo specchio è invisibile come se fosse oscurato dalla polvere. Quando, secondo le istruzione dei Maestri, i pensieri erronei vengono soggiogati e annientati, essi cessano di formarsi ed allora la mente è illuminata. Questo spolveramento conduce al metodo quietistico della meditazione ed è ciò che questa scuola raccomandava.

La scuola Meridionale con Hui-neng proponeva invece la dottrina del vuoto o del nulla: “Ab initio nessuna cosa è “. E' l'Essere in sé che viene caratterizzato come vuoto, sereno ed illuminante.

Non vi è albero del Bodhi, Nè sostegno di lucido specchio,

Poichè tutto è vuoto, dove può posarsi la polvere?

Finchè il vedere è qualcosa da vedere, non è quello reale, solo quando il vedere è non vedere, diventa un vedere la propria autonatura che non essendo “nessuna cosa” è il nulla. L'autonatura è la natura del Buddha descritta nel Nirvana Sutra, nei termini del PrajnaParamita è Essenza assoluta (tathata) e Vuoto asssoluto (sunyata). Essenza significa l'Assoluto, qualcosa che non è soggetto alle leggi della relatività e perciò non può essere compreso per mezzo della forma. L'Assoluto è senza forma, Questo incondizionato, senza forma, e di conseguenza irraggiungibile, è il Vuoto (sunyata). Al di là della percezione, al di là della comprensione perchè il Vuoto è dal lato opposto dell'essere e del non essere.

L'irraggiungibilità di tutte le cose è la Realtà stessa, che è la più squisita forma del Tathagata nella sua essenza, un'esperienza vivente nel senso più profondo. Il vedere nell'Autonatura è diventare Buddha.

La Triplice disciplina buddhista è composta da Moralità (sila), Meditazione (dhyana) e Saggezza (prajna) che è il potere di penetrare nella natura del proprio essere, ed è anche la verità così intuita. Tutte e tre sono necessarie ad un buddhista devoto.  Con il passare del tempo si verificò una separazione tra Meditazione e Saggezza.

Il messaggio apportato dalla scuola Meridionale e da Hui-neng è un ritornare all'origine e ribadire che Meditazione è Saggezza e Saggezza è Meditazione, e se non si afferra questa relazione di identità fra i due componenti non vi sarà emancipazione. La purezza del Tathagata è dove non vi è né nascita, né morte. Vedere che tutte le cose sono vuote è praticare la meditazione. Infine non vi è né raggiungimento, né realizzazione, tanto meno stando seduti a meditare.

Nel T'an-ching di Hui-neng, la natura del Buddha e l'autonatura sono oggetto continuo di riferimento. Esse significano la stessa cosa e sono originariamente pure, vuote (sunya), non dicotomiche e inconsce. Questo inconscio puro si muove e prajna viene svegliato e con lo svegliarsi del prajna sorge un mondo di dualismi. Tutte queste definizioni hanno il solo scopo di provare a rendere la nostra comprensione intellettiva più facile e chiara. L'autonatura non ha una corrispondente realtà nello spazio e nel tempo. Quest'ultima ha origine nell'autonatura. L'autore la chiama per convenienza Mente con la M maiuscola, e anche Inconscio. In questa autonatura vi è un movimento, un risveglio, e in questo modo l'inconscio diviene conscio di sé (anche se appare una contraddizione). Comunque qualunque cosa sia, abbiamo ora un Inconscio autocosciente o una Mente autoriflettente: così trasformata, L'Autonatura viene chiamata prajna.

L'Autonatura è la natura del Buddha, pura, incontaminata, presente in tutti gli esseri e riportata nel Nirvana sutra di cui sono fervidi credenti tutti i seguaci dello zen fin dal tempo di Boddhidarma. Occorre riconoscerla e liberarsi dall'errore, cioè dalle passioni.

Colui che comprende l'idea della vuotezza di pensiero ha una via perfetta per attraversare il mondo della molteplicità. Colui che comprende l'idea di vuotezza di pensiero vede il regno di tutti i Buddha, colui che comprende l'idea della vuotezza di pensiero raggiunge lo stadio della buddhità.

La cognizione di un oggetto esterno presuppone già la distinzione fra esterno ed interno, fra soggetto e oggetto, tra il percepiente e il percepito. Quando avviene questa separazione, la natura primaria dell'esperienza viene dimenticata e da ciò trae origine una serie infinita di confusioni, intellettuali ed emozionali. Spesso nella quotidianità emergono una serie di domande: Cosa, Perchè, Dove, Come Quando; domande irrilevanti per la fondamentale comprensione della vita.

La meditazione della spolveratura (togliere la polvere dallo specchio) secondo Hui-neng è l'arte di legarsi con una corda creata da noi stessi, una costruzione artificiale che ostacola il cammino verso l'emanciazione. In questo tipo di meditazione non è facile spingersi oltre lo stadio di tranquillità della mente, al massimo essa termina nell'autoconcentrazione e nella temporanea sospensione della coscienza, In questo tipo di meditazione non vi è alcuna conoscenza del sé, nessuna comprensione dell'Autonatura.

La sagezza (prajna) è strettamente collegata al vuoto (sunyata) soprattutto nel buddhismo Mahayana, che è basato essenzialmente sul vuoto e la vacuità. Il concetto del vuoto è presente anche nella filosofia Hinayana, ma questo vuoto non penetra così profondamente la coscienza.

Dhyana e prajna sono uno, non due: dhyana è il corpo di prajna e prajna è l'uso di dhyana, proseguono per mano nella pratica. Il non discriminante prajna è ciò che vi è di più fondamentale nell'umano intelletto ed è con questo che siamo in grado di vedere addentro l'autonatura, che tutti noi possediamo e che è conosciuta come la Natura del Buddha (Questo è il fondamentale insegnamento del buddhismo Zen specie della scuola Rinzai, tanto in Giappone che in Cina).

Le altre due scuole esistenti tutt'oggi sono Soto e Obaku. L'Autonatura è il prajna stesso non discriminante. Il prajna sprizza dall'inconscio e tuttavia non lo lascia mai; rimane inconscio di ciò. L'emancipazione si ha quando l'esterno ed interno diventano completamente diafani e l'uomo conosce da sé che cos'è la sua mente originaria. Quando l'emancipazione è ottenuta è il prajna-samadhi e quando questo è compreso, si è raggiunto uno stato di wu-nien, assenza di pesnsiero, vuoto mentale. Il satori, vedere improvvisamente, o vedere subito, non segue le regole generali della logica, ma avviene quando il ragionamento è stato abbandonato e prajna è contemporaneamente al di sopra e dentro il processo del ragionare.

Secondo Hui-neng ci sono tre concetti alla base del Buddhismo Zen, di cui uno è l'inconscio, gli altri due sono l'informe (essere nella forma eppur distaccati da essa) e il non permanente che è la natura primaria dell'uomo.

I Maestri zen spesso rispondono ai vari quesiti dei discepoli nei modi più imprevedibili ed incongruenti, come tirare calci, bastonare i discepoli, usando percosse, schiaffi, spintoni, urli,ecc. per riportarli in una dimensione fuori dalla logica. su un altro piano della vita.

L'atto del tirare calci è in realtà l'atto di vedere, in quanto entrambi procedono l'autonatura e la riflettono. E' vero che non possiamo fare a meno della logica e della filosofia, perchè anch'esse sono espressioni della vita; ed ignorarle sarebbe solo follia; ma ricordiamoci che vi è un altro piano della vita, dove può entrare soltanto colui che l'ha realmente vissuta. Ed è su questo piano che opera lo Zen. Penetrare quello che viene considerato il mistero dello Zen, è talvolta considerato la cosa più difficile al mondo, ma secondo l'opinione di molti maestri Zen, non è più difficile che prendere una tazza di tè.

Tutti questi mondo Zen possono sembrare semplicemente privi di senso, o volutamente mistificatori, ma il fatto straordinario è che questo culto dell'assurdo ha prosperato per circa millecinquecento anni attirando molte delle migliori menti dell'Estremo Oriente, ed anche dell'Occidente.

Lo Zen esercita ancora oggi, in varie forme, una grande influenza spirituale in Giappone. Gli iniziati, quando riescono ad entrare nello spirito che anima i maestri, vedono che tutto questo Non senso è l'espressione più preziosa dello Zen.

Termini usati nello Zen: wu-hsin (la mente vuota), wu-nien (pensiero vuoto), wu (vuoto), kung (abilità raggiunta in un determinato campo), wang.

venerdì 27 agosto 2021

Note sullo Zen

 Lo Zen è la chiave di volta della cultura orientale, infatti in esso troviamo cristallizzate tutte le filosofie dell'Oriente, è una forma di buddhismo nata dall'incontro tra buddhismo e taoismo. Lo Zen  è vivo soprattutto in Giappone. Il misticismo dell'Estremo Oriente, è diretto, pratico e sorprendentemente semplice. Nello Zen, lo spirito del buddhismo ha rinunciato alla sua struttura altamente metafisica allo scopo di diventare una disciplina pratica di vita. Nello Zen l'esperienza personale è tutto: Siamo noi i nostri maestri, lo Zen ci indica soltanto la via.

La disciplina Zen consiste nel dischiudere l'occhio della mente allo scopo di penetrare nell'autentica regione dell'Essere e venire così in contatto con la nostra vitalità interna attraverso la via diretta. Lo Zen è lo spirito dell'uomo che crede nella sua interiore purezza e bontà ed i suoi caratteri peculiari sono: semplicità dei fatti, naturalezza, capacità di esprimere la vita stessa, originalità con l''obiettivo di acquisire un nuovo punto di vista per scrutare dentro l'essenza delle cose.

Lo Zen è una disciplina e una esperienza che non dipende da alcuna spiegazione e l'unica autorità accettata proviene da dentro di noi. L'unica via alla realizzazione è sprofondare nell'abisso infinito fino a quando non scompare l'ultima traccia di coscienza su questo o su quello.

Lo Zen è qualcosa di saldamente positivo ed eternamente affermativo ed aspira a porsi al di sopra della logica, a scavalcare la tirannia della logica e vuole che la mente di ognuno di noi sia libera e sgombra. Per questo i Maestri zen cercano di togliere ai discepoli ogni qualsiasi punto di appoggio attraverso i koan, quesiti senza un'apparente soluzione logica. “La funzione del koan è promuovere il dubbio e l'opportunità di spingerlo fino all'estremo, si tratta di un risveglio di un senso interno che ci fa capaci di scrutare dentro il vero ed effettivo andamento delle cose”.  Lo zen utilizza i koan per mettere in scacco matto la mente, le risposte hanno poca energia rispetto alle domande. Il koan è una domanda di vita a cui si risponde con la vita. Si cerca l'intersezione tra la verità relativa e la verità assoluta, ed i koan intercettano questo punto.  Un esempio di koan: Nel sogno siamo in una radura e da ogni direzione arriva una tigre, quale è l’uscita?  Svegliarsi. 

Alla base di questo processo di risoluzione c'è il satori: per satori si intende un modo intuitivo di scrutare le cose, in contrasto con l'apprendimento intellettuale e logico. Il satori è inspiegabile e incomunicabile. Nello Zen il dhyana o zazen, è il sedere a gambe incrociate in stato di quiete e in contemplazione profonda. E questa tecnica è usata come mezzo per trovare la soluzione del koan.

Koan e zazen sono i due cardini dello Zen ”per alimentare, anche nei discepoli meno addestrati, lo sviluppo della coscienza Zen. “Si vuole che il koan sia coltivato in ogni recesso della mente e che mai analisi logica è riuscita a varcare”.

Un altro aspetto importante nello Zen è il valore del lavoro manuale per i monaci dello Zen-do (sala di meditazione). L'idea centrale della vita del monaco non è infatti, di sopprimere, ma di utilizzare nel modo migliore le cose che ci sono state date. La proverbiale operatività dei monaci si esprime nel motto “imparare facendo”. Teoricamente lo Zen ingloba l'intero universo e non è condizionato alla legge dell'antitesi.

Durante i Sesshin, che letteralmente significa “riunione di menti” e che sono periodi di meditazione intensiva, ricorre spesso la seguente frase: “Fino a quando resta nel praticante, un pur piccolo pensiero che qualcuno, sia Dio o il diavolo, conosca e renumeri le sue azioni, non è ancora uno di noi”. 

Lo Zen  permette di riconciliarsi con la realtà presente. La vita e morte sono due aspetti della realtà, la pratica spirituale serve ad aprirsi a questa dimensione. L'obiettivo dello zen è cercare di Vivere con pienezza la vita, riappacificarsi con la realtà circostante.

Da una parte c'è il Samsara, la  realtà fenomenica dove si manifesta il dolore dall'altra parte c'è il Nirvana, la realtà assoluta, dove c'è gioia infinita. Tra le due strade la scelta è nostra. La conoscenza intellettuale non ci aiuta in questa scelta. Senza trasformazione, non è possibile avanzare nella ricerca spirituale. La meditazione è uno strumento molto potente in questo percorso di trasformazione. Noi ragioniamo in modo binario, la meditazione ci apre ad una visione più fluida.  

Come essere felice? Che senso dare alla propria esistenza e trovare la felicità? Come essere in armonia con se stesso e il mondo?  Come vivere con pienezza la vita? Le correnti spirituali e filosofiche, tra cui lo Zen,  cercano di rispondere a queste domande mettendo a punto una serie di metodi. 

Il cuore spirituale del Giappone è Kyoto dove c'è equilibrio tra tradizione e modernità e qui è ancora vivo il buddhismo Zen con le sue espressioni: il Kyodo - la via dell'arco, la cerimonia del tè e la meditazione Za Zen (za = sedersi, zen = meditazione).

Il cuore dello Zen è il meditare sull'essenza dell'essere, cercare di trovare la verità attraverso la propria esperienza di vita, allargare la propria interiorità.  Nel tiro con l'arco si cerca un'osmosi tra corpo e arco per raggiungere il bersaglio.

La cerimonia del tè è una forma di meditazione, una via verso la liberazione dall'agitazione del mentale, e segue un protocollo ben definito riportato in una piccola opera scritta nel XIII secolo. C'è una entrata bassa per accedere alla sala della cerimonia, che ha come significato allegorico di lasciare lo status sociale fuori dalla sala. Quattro principi guidano questa cerimonia: rispetto, armonia, tranquillità, purezza. Si prepara il tè in silenzio, raccogliendo il corpo, la mente e il cuore, con un sentimento di gratitudine verso la persona invitata.   

 Durante lo Za Zen, una forma di meditazione, si porta la coscienza nell'istante presente, interiormente, durante questa pratica, si pone una domanda e si cerca di trovarne la risposta. Ad esempio, come essere utile a qualcuno? come aiutarlo? Di solito, si medita in piena natura e lo scopo della meditazione zen è di legarsi all'universo, fondersi con la natura immaginando di diventare un elemento di tale natura: l'aria, gli alberi, ecc. 

Lo Zen è una via di trasformazione interiore e una ricerca perpetua di saggezza,  una via per fare esperienza del sacro.

Il Tao: la via dell'acqua che scorre - Alan W. Watts

  Il Tao è quello da cui non si può deviare; quello da cui si può deviare non è il Tao.  Frase tratta dal Chung Yung o "Dottrina del mezzo".  

"Il Tao non fa nulla e tuttavia non vi è nulla che sia fatto."    Lao-tzu

Il Tao: la via dell'acqua che scorre è un testo scritto da Alan W. Watts (1915-1973)  (Il titolo originale è Tao: The watercourse way) ed è diventato per l'Occidente l'opera fondamentale sul Taoismo che è un'antica filosofia cinese che si sviluppa principalmente intorno ai concetti di Tao e polarità Yin Yang. "E' proprio alle radici del pensare e del sentire dei cinesi, che risiede il principio della polarità, principio che non si deve confondere con le idee di opposizione o di conflitto". Questi principi sono riassunti e rappresentati dal simbolo del Tao. Il simbolo del Tao raffigura la realtà di tutte le cose. Si tratta di un cerchio diviso in due, una metà bianca con un cerchio nero al centro e una metà nera con un cerchio bianco al centro. La parte nera rappresenta il principio yin, quella bianca il principio yang. Allo yang è associato il maschile e il positivo, mentre allo yin il femminile e il negativo. 

I due principi sono opposti, ma complementari e si riflettono in ogni aspetto della natura, inoltre sono interdipendenti perché al mondo non esiste niente che sia completamente yin o yang, ecco perché in ogni metà del cerchio c'è un punto del colore dell'altra metà.  Il segreto è proprio come tenere in equilibrio queste due polarità che sono interdipendenti. Come lo descrive François Cheng "Il Tao è tutto salvo che una ripetizione di se stesso, Più esattamente nell'interazione di Yin e Yang, il Vuoto mediano, attraendo la parte migliore di entrambi, li conduce in una trasformazione reciproca, benefica per entrambi. Il vuoto mediano agisce anche sul tempo, Se il fiume è l'immagine del tempo che trascorre  senza ritorno, il pensiero cinese percepisce che l'acqua del fiume, scorrendo a valle, evapora, sale in cielo, ricade sotto forma di pioggia per ri-alimentare di nuovo il fiume alla sorgente. Questo moto circolare mosso dal Vuoto mediano è quello dell'eterno rinnovamento."

Il concetto di polarità yin - yang è anche alla base del feng shui (metodo per arredare la casa) e dell'oroscopo cinese.  La visione yin- yang del mondo è serenamente ciclica, con una rispettosa fiducia nei confronti della natura e della natura umana, noi stessi e la natura siamo un unico e stesso processo che è il Tao. Prima e dopo sono in sequenza reciproca, non vi può essere alcun "prima" se non c'è un "dopo". Dal Tao nasce  l'Uno, che produce il Due e così via fino a dare origine a tutte le cose. Ogni realtà manifesta ha una propria forma originale, ed è coltivandola che si può fare ritorno al Tao, il vero obiettivo della dottrina taoista.

L'autore definisce il Tao, "la Via dell'acqua che scorre" perché sia Lao-Tzu che Chuang-tzu usano come metafora principale per descriverlo lo scorrere dell'acqua. Come l'acqua, il Tao è inafferrabile, scaturisce da una fonte unica e costante e assume forme diverse e in continuo divenire. Perciò il Tao è il corso, la corrente, il lasciarsi andare, o il processo della natura che ristabilirà l'armonia nell'universo. Il Tao è soltanto un nome per quello che avviene o come lo esprime Lao-Tzu: "Il principio del Tao è ciò che accade di per sé."   La verità è che non c'è governante e niente è governato; Quello che avviene accade semplicemente di per sé.

Il Tao corrisponde all'infinito assoluto e all'origine di tutta la realtà a cui si cerca di fare ritorno. È innominabile, indicibile e inconcepibile: definirlo con un nome o riuscire a immaginarlo significherebbe far venire meno il suo essere infinito, perché lo si delimiterebbe entro una realtà parziale. Il nome Tao, quindi, è solo simbolico e definisce un solo attributo dell'infinito, quello di essere una "Via" da cui tutto ha origine. È allo stesso tempo esistenza e non-esistenza perché, pur essendo ovunque e in qualunque cosa, non può essere oggetto di conoscenza.

Il principio del non-agire fa riferimento al seguire la propria natura originaria senza forzarla e al lasciare che le cose seguano il proprio corso naturale per fare ritorno al Tao.  Lao-tzu dice "Senza lasciare mai casa, io conosco tutto l'universo. Il che implica che l'arte di vivere è una navigazione più che una guerra, per la quale è importante capire i venti, le maree, le stagioni, i principi della crescita e del decadimento, in modo tale che ogni azione possa far uso di questi elementi e non lottare contro di essi."

Il Santo è quindi colui che si lascia trasformare dall'ordine naturale delle cose e così facendo fa ritorno all'origine, seguendo una legge naturale ciclica. Ritorna la metafora dell'acqua: il Saggio si lascia trasportare dalla corrente (il Tao), mentre gli altri lottano per nuotare controcorrente.

Al concetto di non-agire si associa quello del Qi , l'energia vitale che fluisce in tutto l’Universo  o se vogliamo possiamo definirlo come lo sforzo che possiede una particolare qualità di non sforzo. Se la vita umana è ciclica e implica un ritorno all'origine, significa che è anche dispersione continua del Qi, dal momento della nascita fino a quello della morte. Per invertire questo processo bisogna coltivare il proprio Qi e fare ritorno al Tao attraverso tecniche di respirazione, ginnastica e concentrazione (qigong)

Tai chi chuan è un’arte marziale cinese “interiore”, in contrasto con le arti marziali "esteriori", come il kung fu Shaolin. 

Le origini del Taoismo. Il taoismo o daoismo, designa le dottrine a carattere filosofico e mistico, esposte principalmente nelle opere attribuite a Lao-tzu e Chuang-tzu, sia la religione taoista, istituzionalizzatasi come tale all'incirca nel I secolo d.C.  I due saggi menzionano nei loro testi molte volte la polarità Yin-yang ma non fanno mai riferimento all'I Ching, uno dei testi classici cinesi  antichi che, sembra datare il terzo millennio a.C.  Uno dei testi fondamentali del taoismo è il Tao Te Ching  che è attribuito a Lao-Tzu, contemporaneo anziano di Confucio; questo libricino antico di duemilacinquecento anni contiene in forma enigmatica e estremamente concisa molti insegnamenti che si collocano ai vertici della saggezza umana. 

 Nato come una corrente filosofica nel periodo degli Stati Combattenti (453 a.C. - 221 a.C.), verso la fine dell'epoca Han (II sec. d.C.) il Taoismo ha assunto successivamente una valenza religiosa, dando origine a insegnamenti di tipo applicativo che si discostano dalla dottrina originale. Il Taoismo religioso si sviluppò a partire dall'epoca Han (206 a.C. - 220 d.C.). A differenza del taoismo filosofico, questa corrente applica la dottrina originale cercando attivamente dei metodi per fare ritorno al Dao. Il taoismo religioso prevede quindi una serie di rituali volti a tornare alla natura originaria (tra cui alcune tecniche di longevità), e molti saggi taoisti vengono elevati a divinità. È il caso, ad esempio, di Lao-tzu, che ancora oggi è venerato in templi o luoghi sacri taoisti.

Taoismo e Buddhismo sono spesso erroneamente associati, anche se tra le due correnti sussistono profonde differenze. Un'importante differenza tra Taoismo e Buddhismo è la percezione della realtà. La scuola di pensiero buddhista mette in discussione la realtà del mondo manifesto di cui parlano i taoisti: per quest'ultimi il mondo è reale ed è un aspetto dell'infinito, per i buddhisti il mondo è vuoto, tutto è illusione e la realtà vera è solo ciò che si trova sotto il velo di illusione (maya). La medicina tradizionale cinese si basa sui concetti di yin-yang e di preservazione del Qi.

Il testo si sofferma sul principio della "non azione" (Wu-wei) che non si deve considerare come pigrizia, inerzia, mera passività, ma un andare con la corrente così come viene, il piegarsi per vincere.  Questo modo è esemplificato nelle arti giapponesi dello judo e aikido, in cui l'avversario viene sconfitto dalla forza del suo stesso attacco e messo al tappeto senza essere neppure toccato.

Il libro termina con questa bella frase: "Il Taoismo non è una filosofia che ci obbliga ad essere calmi e dignitosi in ogni circostanza. La calma vera e stupefacente delle persone come Lao-tzu deriva dal fatto che essi sono pronti e desiderosi, senza vergogna di fare quello che che viene naturalmente in ogni circostanza. L'incredibile risultato è che essi sono più socievoli e civili di quelli che cercano di vivere rigorosamente per mezzo di leggi e di parole d'ordine."

Alan W. Watts ha scritto anche il bellissimo libro La via dello zen.     

François Cheng (1929 - ) è uno scrittore, poeta, traduttore e calligrafo cinese naturalizzato francese. Ha scritto due bellissimi testi: Cinque meditazioni sulla morte; Cinque meditazioni sulla bellezza.

Lo zen e i 10 quadri del percorso spirituale

 Le diverse tradizioni spirituali hanno sentito il bisogno di rappresentare l’evoluzione dell’esperienza mistica sotto forma d’un percorso. Ad essere diverse, sono le metafore scelte per farlo, tratte dai vari contesti quotidiani e concreti. La tradizione spirituale zen  utilizza i Dieci Quadri sulla Cattura del Bue (XII sec. d.C.) dove il bue rappresenta la nostra vera natura.

Questi quadri rappresentano la ricerca di un bue da parte del contadino che l’ha smarrito. Il Bue rappresenta la Mente del Buddha e il contadino è il praticante sulla via spirituale. La scelta di un bovino riporta alla culla del Buddhismo, l’India, ove le vacche sono sacre.

Questa curiosa serie di dieci immagini, detta 'i dieci tori Zen', descrive il cammino verso l'illuminazione. Nell'ottavo quadro appare un cerchio vuoto, la gande vacuità. Nell'ultimo quadro c'è l'immagine del protagonista, che raggiunta l'illuminazione, può ritornare a vivere in pace in questa realtà, pieno di saggezza. Infatti, si vede l'omino che ritorna verso la piazza del mercato con un recipiente di vino in mano.  Se c'è una rinuncia cruciale nel cammino verso la liberazione, essa non è la rinuncia al mondo, ma la rinuncia al punto di vista dell'io separato, al sofferente egoismo con cui cerchiamo di realizzare i 'nostri fini. 

I dieci quadri della Cattura del Bue.

  • I Quadro: Ricerca del Bue. L’uomo volta la schiena al Bue e si trova davanti a un groviglio di strade.
  • II Quadro: Scoperta delle tracce. Grazie ai sutra (raccolte di scritti buddhisti) e agli insegnamenti, si scoprono le “tracce del Bue”, ovvero il modo per ricercare l’illuminazione.
  • III Quadro: Prima apparizione del Bue. Vedere dentro di sé la fonte di tutte le percezioni, ovvero i sensi.
  • IV Quadro: Cattura del Bue. L’uomo raggiunge il Bue (ovvero, la mente) e cerca di domarlo (tenta di non indugiare in pensieri concettuali).
  • V Quadro: Addomesticamento del Bue. Comprendere che anche il pensiero concettuale viene dalla Vera Natura dell’uomo.
  • VI Quadro: Il ritorno a casa sul Bue. Ciò significa che il protagonista ha acquisito equanimità, imperturbabilità e serenità.
  • VII Quadro: Il Bue è dimenticato, resta solo il Sé. Cade la dualità fra l’uomo e la propria mente.
  • VIII Quadro: Oblio del Bue e del Sé. Svaniscono le sensazioni illusorie e le idee di perfezione spirituale. Purificazione dall’orgoglio.
  • IX Quadro: Ritorno alla Fonte. Rimanere dentro se stessi con incrollabile calma.
  • X Quadro: L’entrata nella piazza del mercato con spirito compassionevole. Mischiarsi agli altri uomini, nella vita di tutti i giorni, per essere d’aiuto a loro, senza alcun pregiudizio.

 Nei Dieci Quadri, il rapporto dell'uomo col bue è presentato come una lotta. Al di fuori della metafora, chi avanza nella pratica della meditazione zen, sperimenta la difficoltà della concentrazione, lo scardinamento psicologico e persino il dolore fisico.  Il mistico è colui che sa andare oltre i meri concetti e le idee ricevute, per trovare il modo di percepire – dentro di sé – quell’Assoluto che è assenza di definizioni, dialettica, confini – in altre parole, il Vuoto. L’impossibilità di suddividere questo Vuoto in parti, di sezionarlo con l’intelletto, fa sì che esso non lasci spazio a cose diverse da Sé – e questa è la “pienezza” da raggiungere.

Testi di riferimento:

  • Migi, Le dieci icone del bue, (disponibile on line sul sito di Gianfranco Bertagni: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/zen/migi.pdf );
  • Kapleau, Philip, I tre pilastri dello Zen.

 Come meditare in maniera zen?  

Assumere la posizione del loto o mezzo loto, sedersi su un cuscino (posizione salda e stabile), la mano sinistra poggia sulla destra, i pollici si sfiorano, in posizione mudra - simbolo della concentrazione, se i pollici si allentano si forma la valle, se premono troppo si forma il monte, bisogna quindi mantenere i pollici paralleli al pavimento;  occhi aperti, il mento leggermente rientrato,  la nuca tesa, la schiena è una colonna che spinge la terra verso il basso e il cielo verso l’alto, la postura e il respiro sono le due ali su cui vola la meditazione. 

La postura è vivificata dal respiro;  il respiro è quieto e impercettibile, l'inspiro è un'azione breve e decisa, l’espirazione sottile e prolungata. Questo è un vigoroso richiamo alla presenza. Quando si è immobili è possibile osservarsi, accettarsi e riconoscersi;  in questo modo si è connessi e interconnessi con il resto del cosmo.

giovedì 26 agosto 2021

François Cheng - meditazioni sulla bellezza e sulla morte

François Cheng  (1929 - ) è uno scrittore, poeta e calligrafo cinese che è diventato cittadino francese naturalizzato nel 1971. È stato eletto all'Académie française il 13 giugno 2002 ed è stato nominato Ufficiale della Legione d'Onore il 1° gennaio 2009.

François Cheng costituisce il ponte tra la cultura e la filosofia europea, francese in particolare e quella cinese. Nelle sue opere sono presenti riferimenti e parallelismi continui fra questi due mondi. Per quanto  riguarda la cultura e filosofia cinese vengono riportati sistematicamente riferimenti al Taoismo e al Confucianesimo. 

Ho letto alcuni suoi libri e  in modo particolare, mi sono piaciuti i seguenti testi, che sono scaturiti da conversazioni, che l'autore ha avuto con degli amici:

  • Cinque meditazioni sulla morte: ovvero sulla vita del 2013 (Cinq méditations sur la mort autrement dit sur la vie)
  • Cinque meditazioni sulla bellezza del 2006 (Cinq méditations sur la beautée

Cheng, più volte riporta nei suoi testi le sue origini, scrive che proviene dal cosiddetto  "terzo mondo", che faceva parte della tribù dei dannati, portatori di sofferenze e lutti, dai quali la più piccola briciola di vita veniva considerata un dono insperato. "Sensibili alle condizioni tragiche del nostro destino, lasciamo che la vita ci invada con tutto il suo insondabile spessore, flusso di promesse sconosciute e d'indicibili fonti d'emozioni". 

 Alla fine della prima meditazione sulla morte, Cheng riporta delle note scritte da Etty Hillesum, che fu uccisa nelle camere a gas ad Auschwitz: "Solo guardando la morte in faccia e accettarla come parte integrante della vita è allargare i confini di questa vita. All'inverso, sacrificare adesso alla morte un pezzo di questa vita, per paura della morte e il rifiuto di accettarla, è il modo migliore di guardare solo un piccolo pezzo di vita mutilata, che merita appena il nome di vita. Questo sembra un paradosso: escludendo la morte dalla propria vita, ci si priva di una vita completa, e accogliendola, si allarga e arricchisce la propria vita".

Nella seconda meditazione si legge "La morte si presenta ad alcuni come un limite insuperabile, ad altri come una possibilità di metamorfosi, la coscienza della morte ci invita a rispondere a un altro bisogno fondamentali, il superamento dei nostri limiti, di noi stessi, che è collegato al desiderio di realizzazione. la morte ci invita ad uno sforzo per andare oltre la nostra condizione ordinaria, e questo sforzo ha un nome: la passione. Passione d'avventura, di eroismo, o passione d'amore".

Nella quinta meditazione sulla bellezza Cheng, citando Schelling, collega la bellezza alla creazione artistica.  "Nel cercare di conoscere L'Assoluto, lo Spirito, che abita l'uomo, s'impegna in una ricerca in cui l'oggetto è la ricerca dell'identità di Sè e del mondo. Questa identità superiore dove l'Io e il mondo coincidono, solo l'arte la può realizzare. Nell'atto della creazione, l'artista oggettivizza l'idea nella materia, e nello stesso tempo, soggettivizza  anche la materia. Nell'arte sono riuniti i contrari apparentemente inconciliabili che sono spirito e natura, soggetto e mondo, singolare e universale. L'opera artistica contiene un'infinità di intenzioni e di virtualità, è la figura dell'infinito nel finito, il solo luogo dove le contraddizioni si risolvono nella pacificazione".    Non è difficile, in questa descrizione ritrovare molti elementi del Taoismo.

In questi due libri ci sono anche dei bellissimi collegamenti tra la bellezza e la morte. "La bellezza come tutte le cose non può durare, ci sfugge, e visto che è la cosa a cui ci si attacca di più nella vita, più l'attaccamento è profondo, più straziante è perderla.  Attaccamento - strazio, ecco la condizione della bellezza: acuisce la nostra coscienza della morte".

Biografia.  François Cheng proviene da una famiglia di studiosi e accademici, e all'inizio del 1948, suo padre partecipò alla fondazione dell'UNESCO come specialista in scienze dell'educazione, grazie alla quale poté venire in Francia. 

François Cheng vive in Francia dal 1949 e nel 1969, diventa docente all'Università di Parigi VII,  poi professore all'Institut national des langues et civilisations orientales, mentre le sue opere consistono in traduzioni di poeti francesi in cinese e di poeti cinesi in francese, saggi sul pensiero e l'estetica cinese, monografie sull'arte cinese, raccolte di poesia, romanzi e un album della sua calligrafia.

Ha ricevuto il premio André Malraux per Shitao, la saveur du monde, il premio Roger Caillois per i suoi saggi e la sua raccolta di poesie Double chant, il premio Femina per il suo romanzo Le Dit de Tianyi e il Grand Prix de la Francophonie per tutta la sua opera. Ha un dottorato onorario dell'Università di Bergamo (Italia) e dell'Institut Catholique de Paris (2007).

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