martedì 21 ottobre 2025

Introduzione al Blog

 Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono circa 950 articoli, la maggioranza dei quali verte su yoga, meditazione, buddhismo, filosofie orientali.   

Gli articoli sono essenzialmente riassunti di libri che ho letto su questi argomenti e che mi hanno particolarmente colpito.  Per ricercare un soggetto specifico si può usare la finestrina a destra, oppure si possono usare le categorie (etichette) che si trovano sulla destra. Sul Blog sono riportati anche i libri che ho scritto sullo yoga e la meditazione e la gallery di alcuni miei viaggi.                                          

       Buona lettura   


Le due grandi vie dello Yoga moderno: Krishnamacharya e Sivananda

Nel panorama dello yoga contemporaneo, due maestri vissuti nello stesso periodo storico — la prima metà del Novecento, emergono come pilastri fondamentali per la diffusione e la trasformazione di questa antica disciplina: Tirumalai Krishnamacharya (1888–1989) e Swami Sivananda Saraswati (1887–1963).
Entrambi hanno contribuito in modo decisivo alla rinascita dello yoga nel XX secolo, ma le loro visioni, metodologie e obiettivi riflettono approcci profondamente diversi alla pratica e all’insegnamento. Pur partendo da comuni origini indiane, hanno dato allo yoga due direzioni complementari: una più individuale e terapeutica, l’altra più universale e devozionale.
                          
Krishnamacharya
è spesso considerato il “padre dello yoga moderno”. Formatasi alla corte del Maharaja di Mysore, la sua ricerca si radica nello studio dei testi classici — come i Yoga Sutra di Patanjali, gli Yoga Yajnavalkya, e la Hatha Yoga Pradipika — ma è caratterizzata da una forte attenzione alla personalizzazione della pratica.
Per Krishnamacharya, lo yoga non era un insieme di tecniche universali, bensì un cammino individuale, adattato alle necessità fisiche, mentali e spirituali di ciascun praticante (viniyoga).
Krishnamacharya insegnava una pratica in cui ogni respiro aveva un significato e ogni asana era adattato al corpo, all’età e allo stato mentale del praticante.
Il suo principio guida era semplice e rivoluzionario:
 “Non è la persona che deve adattarsi allo yoga, ma lo yoga che deve adattarsi alla persona.
Da questa visione nacquero approcci oggi famosi in tutto il mondo — l’Ashtanga Vinyasa Yoga di Pattabhi Jois, l’Iyengar Yoga di B.K.S. Iyengar e il Viniyoga  / Yoga Therapy sviluppato da suo figlio T.K.V. Desikachar. Pur diverse tra loro, queste scuole condividono la centralità del respiro e la visione del corpo come veicolo di consapevolezza.
Ritroviamo l’attenzione al respiro come ponte tra corpo e mente, la personalizzazione della pratica, e l’idea che lo yoga sia una terapia dell’essere umano nella sua interezza. 
La pratica degli asana (posizioni) è concepita come strumento di trasformazione personale. Gli asana si adattano alla persona, non il contrario.   L’uso del respiro (pranayama) è essenziale per unire corpo e mente.
 L’insegnamento avviene spesso in forma individuale o in piccoli gruppi, per garantire l’adattamento costante alle esigenze del praticante.

Sivananda, medico e monaco dell’ordine di Saraswati, fondò la Divine Life Society a Rishikesh nel 1936. La sua visione dello yoga, più spirituale e universale, era fortemente influenzata dall’Advaita Vedanta e dal servizio disinteressato (seva).
Il suo approccio era sintetico e spirituale, mirato all’armonia tra corpo, mente e spirito, attraverso quella che definì la via dello Yoga Integrale: "Serve, Love, Give, Purify, Meditate, Realize".
Nella tradizione di Sivananda, la pratica è strutturata in un metodo standardizzato, accessibile a tutti:
12 asana fondamentali, praticati in una sequenza fissa; esercizi di pranayama, rilassamento, satsang (canto e studio spirituale). È uno yoga accessibile, armonioso, che integra corpo, mente e spirito. Adotta un approccio sistematico, volto a equilibrare tutte le dimensioni dell’essere.
 L’obiettivo non è tanto la personalizzazione quanto la diffusione universale dello yoga come strumento di salute, pace e crescita spirituale.
Sivananda vedeva nello yoga una via d’amore e di servizio, dove la disciplina personale si unisce alla compassione e alla gioia del dare. Il suo discepolo, Swami Vishnudevananda, portò questo insegnamento in Occidente fondando i Sivananda Yoga Vedanta Centers, tuttora attivi in tutto il mondo.
 
Visione pedagogica e trasmissione.
Krishnamacharya formava i suoi studenti a osservare, adattare, trasformare.
L’insegnante era chiamato a essere un terapeuta e un artigiano della pratica, capace di leggere il corpo e la mente del praticante. La trasmissione era diretta, esperienziale, e spesso rigorosa.

Sivananda, invece, puntava a formare insegnanti capaci di portare lo yoga nel mondo.
Il suo allievo Swami Vishnudevananda sistematizzò il metodo in un formato replicabile (il Sivananda Yoga Vedanta), aprendo centri in tutto il mondo.  L’accento pedagogico era sull’ispirazione spirituale e la disciplina morale, più che sulla precisione tecnica.

Finalità dello yoga.
 Per Krishnamacharya, lo yoga è un cammino di svadhyaya (auto-conoscenza) e di armonizzazione tra corpo, mente e respiro. La realizzazione spirituale passa attraverso una progressiva interiorizzazione.

Per Sivananda, lo yoga è un mezzo per la realizzazione del Sé universale attraverso la purezza, la devozione e il servizio. L’obiettivo è la liberazione attraverso l’amore e la dedizione.

In sintesi

Aspetto

Tradizione di Krishnamacharya

Tradizione di Sivananda

Filosofia di base

Yoga di adattamento individuale

Yoga integrale e universale

Focus e approccio

Personalizzato, terapeutico, attento al respiro

Sistematico, spirituale, aperto a tutti. Armonia globale, devozione, servizio

Pratica

Insegnamento personalizzato adattato all’individuo (viniyoga)

Sequenza fissa di asana e pratiche spirituali

Finalità

Auto-conoscenza e guarigione ed equilibrio interiore

Realizzazione del Sé, servizio disinteressato e vita etica

Trasmissione

Da maestro a discepolo, individuale

Diffusione di massa

Eredità principale

Iyengar, Ashtanga, Viniyoga

Sivananda Yoga Vedanta Centers

  
Le tradizioni di Krishnamacharya e Sivananda rappresentano due poli complementari dello yoga moderno:
Krishnamacharya ci insegna a guardare dentro, ad ascoltare il corpo come strumento di consapevolezza.
Sivananda ci invita sia a guardare dentro, sia a vivere lo yoga come amore attivo e servizio verso gli altri.
Due vie che sembrano diverse, ma che in realtà si completano. 
Una porta all’altra, perché non può esserci consapevolezza profonda senza cuore aperto, né amore autentico senza presenza e ascolto.
Entrambe, pur con linguaggi e metodi differenti, puntano alla stessa meta: l’unione dell’essere umano con la propria essenza più profonda e ritrovare l’unità dentro di noi e con il mondo che ci circonda.

Intervista a Malala - Ottobre 2025

Malala: “Dopo l’attentato dei talebani e il Nobel, vi racconto chi sono davvero
Articolo di  Antonello Guerrera pubblicato sul Venerdì di Repubblica. Ottobre 2025 

Malala Yousafzai, è pachistana, ed è la più giovane premio Nobel per la pace, diventata un monumento mondiale a 15 anni dopo esser sopravvissuta alla brutale esecuzione dei talebani. Che, il 9 ottobre 2012, nel distretto pashtun di Swat, le spararono in testa per il suo impegno in nome dell’istruzione femminile e dei diritti delle bambine del suo Paese.  Chi è Malala?», chiese il terrorista talebano quando salì sul suo scuolabus.

Oggi Malala non è più una bambina. A 28 anni continua a battersi per le nuove generazioni di tutto il mondo. Ma ormai è una donna. Si è laureata a Oxford, si è sposata con l’amato Asser Malik, conosciuto all’università. Intanto però, dietro le quinte, ha combattuto fantasmi, dolori, problemi mentali, come rivela nel suo ultimo libro, Finding My Way. Un diario ottovolante di sogni, speranze, illusioni, dilemmi esistenziali tra party universitari e dogmi dell’Islam, interventi chirurgici e iniezioni di botox per avere un volto «più simmetrico» dopo il nervo facciale reciso dallo sparo. Ma anche un eccezionale romanzo di formazione della star di milioni di ragazze nel mondo, che finalmente ha trovato la sua strada. 

 

L'intervista all’attivista pachistana,  rivela il lato invisibile del coraggio: la paura, la guarigione, il matrimonio e la scoperta della propria umanità. Una bambina diventata donna

LONDRA – «Non ho mai parlato di me in pubblico, delle mie emozioni, della mia vita privata. Ma è venuto il momento di farlo».  Si confessa in in questa intervista. 

Perché questo libro ora?
«Perché molte persone pensano che io sia ancora una bambina. Invece, quello era solo l’inizio del mio viaggio per diventare donna. Dunque, vorrei dire al mondo chi sono davvero».

E chi è, davvero, Malala?

«Una persona in pace con se stessa, anche grazie all’università, il primo momento in cui ho iniziato a vivere senza genitori. Certo, avevo sempre la scorta con me, ma finalmente lì ho iniziato a conoscere me stessa: non mi era più negato andare a una festa con le amiche, o persino parlare di ragazzi maschi. Per la prima volta, mi sono sentita trattata dagli altri coetanei come un’amica, e non come “l’attivista mondiale Malala”. Così è arrivata anche la mia liberazione: non dovevo più essere sempre perfetta in ogni cosa che dicevo, o pensare due volte prima di esprimere un pensiero».

E ora, cosa si aspetta dal futuro? Magari, dopo essere diventata donna, diventare madre?
«Non lo so. Dieci anni fa non pensavo di sposarmi così presto. Ma una cosa è certa».

Cosa?   «Ho imparato che, nonostante le nostre grandi passioni, non bisogna rinunciare all’amore e ai nostri amici. Anni fa credevo che, per fare l’attivista mondiale, avrei dovuto essere inappuntabile, annullare tutta la mia vita privata, rinunciare agli affetti. E magari trovare un compromesso sull’amore, perché in Pakistan non puoi convivere con un uomo prima del matrimonio. Non è così. Per essere dei bravi attivisti, bisogna essere anche se stessi, ed essere in pace con se stessi. E non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto. Io l’ho fatto, quando ho sofferto di problemi mentali – che mai mi sarei aspettata di avere».

Quando sono sorti?
«Dopo aver fumato per la prima volta della marijuana, con amici, a Oxford. Sono stata molto male: il corpo si è paralizzato, mi sentivo come se i talebani mi avessero sparato di nuovo. Il cuore continuava a battermi forte, sudavo e avevo paura di chiudere gli occhi. Temevo, dopo averla scampata una volta, di non risvegliarmi più. Sono andata in coma farmacologico. Pochi giorni dopo ho iniziato ad avere attacchi di ansia, panico, e continui flashback del mio tentato assassinio, nonostante 13 anni fa pensavo di aver rimosso tutto. Invece, quell’orrore è tornato. Per me è stata una doppia tragedia, anche perché una donna in Pakistan non può permettersi di avere problemi mentali o soffrire di depressione, altrimenti viene esclusa, diventa una paria».

Per fortuna era già in Inghilterra quando è successo.

«Sì, ma non sapevo comunque cosa fare. E quando ne parlavo con i miei genitori, mi dicevano di passare oltre e pensare positivo. Sono stati gli amici a farmi uscire da quel tunnel. Una di loro mi ha consigliato uno psichiatra con il quale sono stata molto meglio».

E soffre ancora di quei flashback?
«Purtroppo sì, e sono imprevedibili. Di recente, anche in Sudafrica, durante un evento dedicato a Nelson Mandela. Pensavo di morire, ma per fortuna stavolta c’era mio marito con me (Malala si è sposata, l'annuncio su Twitter il 09 Novembre 2021). Sono sempre stata etichettata da tutti come coraggiosa e audace. Ma, in quei momenti di panico, sentivo che non lo ero affatto. Alla fine però ho capito: il vero coraggio è ammettere le proprie debolezze, rialzarsi e continuare. Non è affatto coraggioso chi sopprime i propri sentimenti e le proprie fragilità».

La fama dopo l’attentato, e il fatto di essere un modello per tante bambine, sono stati un peso per lei?
«Sì, ed è anche per questo che voglio dire la verità alle ragazze che stanno lì fuori. Che magari pensano che io sia perfetta, coraggiosa, invincibile, e che non possa sbagliare mai. Non è così. Perciò voglio metterle in guardia e dire loro che è normale avere momenti di difficoltà, e che non sono sole».

Nel suo recente libro Coltello, Salman Rushdie ha raccontato l’incontro in tribunale con il suo aggressore. Lei, se si ritrovasse faccia a faccia con i suoi killer, cosa gli direbbe?
«Di ribellarsi contro chi li ha addestrati all’odio e all’estremismo. I miei killer sono stati arrestati e poi tenuti in prigione per dieci anni, ora sono liberi. La soluzione non è mai la vendetta. L’unica vera risposta è dare ancora più potere e istruzione alle donne e alle bambine, contro gli estremismi che vorrebbero annullarle».

Come fa lei, anche in questo suo libro, ad avere ancora speranza? Per esempio: le donne afghane sono ripiombate nel Medioevo, dopo il fallimento americano nel 2021…
«Per me è facile perdonare qualcuno che mi ha fatto del male, a livello personale. Ma è più difficile con coloro che invece opprimono sistematicamente milioni di persone. Non riesco ad accettare che i Talebani siano tornati al potere in Afghanistan, a vessare milioni di donne e ragazzine, erodendo i loro diritti e libertà, giorno dopo giorno, con cento editti in quattro anni. Non possono più andare al lavoro, studiare o nemmeno parlare. E noi non possiamo abbandonarle. Con la mia fondazione, Malala Fund, sosteniamo l’insegnamento online e le scuole clandestine in Afghanistan. Ma i Paesi occidentali devono fare molta più pressione su terroristi come i talebani e contro questo apartheid sessista. Non ci possono essere compromessi sulla vita delle donne e delle bambine afghane».

Anche in Occidente, purtroppo, i femminicidi sono una piaga immane.
«È vero, e a volte sì, mi sembra di perdere ogni speranza. Ma poi la riconquisto perché non abbiamo tempo da perdere. Perché ogni giorno vediamo negare i diritti e il progresso a donne e ragazze in tutto il mondo, mentre la misoginia impera. I leader mondiali mi sembrano paralizzati, non fanno abbastanza per proteggerle, in Afghanistan ma non solo».

Nel suo libro, suo padre Ziauddin sembra molto più “liberal” di sua madre, Toor Pekai, che invece la redarguisce. Una volta, durante un evento, si permise persino di scacciare il braccio del principe Harry dalla sua spalla. Come mai?
«Perché mio padre ha vissuto da uomo, con molte più libertà di mia madre, che invece ha subìto il patriarcato per tutta la vita, non è potuta andare a scuola ed è dunque rimasta ossessionata dai diktat dell’onore di famiglia. Papà invece sa che cos’è la libertà, ed è perciò che mi ha sempre sostenuto nelle mie battaglie. È stato anche la liberazione di mia madre – con cui ancora oggi ogni tanto litigo: è una donna molto severa...».

Lei e la sua famiglia vi siete rifugiati in Inghilterra. Cosa prova di fronte ai continui attacchi verbali (e non soltanto verbali) contro immigrati e richiedenti asilo, da parte di Farage, che potrebbe presto diventare primo ministro qui a Londra, o di Trump in America?
«Essere rifugiati non è una scelta. Ho incontrato tante bambine e ragazze nel mondo sfuggite a regimi brutali, violenza, oppressione. Come insegna la mia storia, non avrebbero mai voluto lasciare le loro case, le loro città. Vogliono solo vivere in pace e dignità. Ma non era possibile. Dobbiamo parlarci di più tra di noi, ascoltare le tragiche storie di dolore e resistenza di queste persone prima di accettare la narrativa populista sui rifugiati. Perché non stiamo andando nella giusta direzione, niente affatto».

Lei di recente è stata in Egitto, per ascoltare anche le tragiche storie dei bambini di Gaza.
«Si, sono andata ad incontrare le famiglie palestinesi in fuga. Ad ogni bambina o ragazzina che ho incontrato, era stato ucciso o ferito un membro della famiglia, spesso davanti ai loro occhi. Sono traumi che noi non riusciamo nemmeno a immaginare. Non abbiamo fatto abbastanza contro questo genocidio. Doveva essere fermato prima. E bisognerà fare sempre più pressione su Israele, che dovrà pagare per le sue azioni. I leader mondiali hanno per troppo tempo abbandonato i palestinesi. In Egitto ho incontrato una bambina che cercava di disegnare qualcosa con la mano sinistra, perché non potrà più utilizzare quella destra che è stata gravemente ferita durante i bombardamenti. Però i bambini alla fine trovano sempre un modo per continuare a vivere. Nonostante tutto».

Il cretino digitale: Difendiamo i nostri figli dai veri pericoli del web

Il libro La fabrique du crétin digital: Les dangers des écrans pour nos enfants  ( tradotto in italiano Il cretino digitale: Difendiamo i nostri figli dai veri pericoli del web ) vincitore del premio Femina, scritto da  Michel Desmurget  e pubblicato nel 2019,  mette in guardia gli adolescenti dal pericolo di una dipendenza  dal digitale.  Un bestseller di un neuro-scienziato francese che nessun genitore può ignorare.

Michel Desmurget è un neuroscienziato francese e autore di saggi che analizzano criticamente l'impatto delle nuove tecnologie sullo sviluppo cognitivo, specialmente nei giovani. È noto per libri come Il Cretino Digitale, in cui critica l'eccessivo uso degli schermi, e Faites-les lire !, che promuove l'importanza della lettura come antidoto. 


Viviamo nell'era del digitale, è un dato di fatto, e gli schermi sono ovunque: in ufficio, a scuola, a casa, nelle nostre tasche. Per dovere o per svago, gli occhi tornano sempre lì. Specie quelli dei più giovani, visto che li usano come principale - se non unico - canale d'intrattenimento. Qualche cifra? In Occidente, i bambini sotto i due anni trascorrono in media tre ore al giorno davanti a un monitor. Tra gli otto e i dodici anni le ore diventano cinque, e salgono a sette tra i tredici e i diciotto. Possibile che un'attività tanto pervasiva non impatti sul loro sviluppo? Per anni ci siamo lasciati cullare dal mito che vedeva nei nativi digitali i fortunati destinatari di un balzo evolutivo, da Homo sapiens a Homo numericus: multitasking, più attento e intuitivo, pronto a cogliere le infinite possibilità offerte dalla Rete. Una visione dorata diffusa anche da media, sedicenti «esperti» e divulgatori non meglio qualificati. 
Troppo a lungo gli interessi di pochi e l'accondiscendenza di molti ci hanno spinti a ignorare i messaggi allarmati della scienza, proprio come è successo per il tabacco, i cambiamenti climatici e gli alimenti pieni di zuccheri. Sì, perché le ricerche sono ormai concordi: tutto quel tempo passato davanti a uno schermo ha gravi conseguenze su salute, comportamento e capacità intellettuali dei nostri figli. Finalmente, in queste pagine, un neuroscienziato ci presenta i dati per come sono: preoccupanti, e tali da imporre un immediato cambio di rotta. Con competenza, rigore scientifico, piglio ironico e taglio pungente, Desmurget ci invita a prendere coscienza dei rischi che corrono le nuove generazioni. E a fare qualcosa per evitare che finiscano lentamente avvelenate. 

sabato 11 ottobre 2025

Lumière - disegnare, dipingere con la luce

« Scatto fotografie per ridare fiducia nella natura umana e comunicare il senso dello stupore »     

 "La fotografia è l'arte di dipingere con la luce e il tempo"  - Matthieu Ricard

Nato nel 1946, Matthieu Ricard è monaco buddista, autore, fotografo, scienziato e fondatore di progetti umanitari. Ha iniziato a fotografare all’età di 13 anni. Fin da giovane fu guidato da André Fatras, uno dei pionieri della fotografia naturalistica in Francia, e a 18 anni incontrò Henri Cartier-Bresson. Si stabilì sull’Himalaya nel 1972, a 26 anni, e fotografò i suoi maestri spirituali. « Il mio scopo era condividere la bellezza e la profondità del loro universo. »

Nel 1979 Matthieu Ricard diventa monaco e incontra per la prima volta il Dalai Lama nel 1980. Nel 1989 ne diventa l’interprete per la lingua francese.  Nel 2000 avvia progetti umanitari in India, Nepal e Tibet, ai quali dedica integralmente i proventi dei suoi diritti d’autore e delle sue fotografie. Fonda così l’associazione Karuna-Shechen, che oggi aiuta oltre 500.000 persone ogni anno.
Oggi Matthieu Ricard vive principalmente nel monastero di Shechen, in Nepal, e in un eremo di montagna vicino a Katmandu.   “Lumière” è il quindicesimo libro di fotografia pubblicato da Matthieu Ricard. 

                                                               

Questo splendido libro è il culmine di sessant'anni di fotografia con circa 90 foto inedite di Matthieu Ricard che, per la prima volta, rivelano la portata del suo lavoro. Secondo Matthieu Ricard, il fotografo è un pittore che usa la luce come materia prima e lo sguardo come pennello. Lumière è un'esperienza fotografica e meditativa nel cuore dello spettro luminoso, una sinfonia cromatica che esplora il mondo su diverse scale, dal più piccolo dettaglio di un muschio e di una roccia ai vasti paesaggi, ricordando il profondo legame tra microcosmo e macrocosmo nella natura.                    

Matthieu Ricard dice:             “Lumière” è un bellissimo esercizio di libertà. Sto per compiere 80 anni e ho già pubblicato una quindicina di libri di fotografia. A un certo punto si ha la sensazione di un compimento, di un’evoluzione dello sguardo, educato dal contatto con gli esseri, la natura e altri fotografi le cui opere ci hanno ispirato.
Mi piace paragonare il mio lavoro di fotografo al pattinaggio artistico. Ci sono le figure obbligatorie – eseguite di buon cuore – su un tema preciso. Ho lavorato su “Bhutan, terra di serenità”, su “Tibet, sguardo di compassione”, sul Nepal con “Buddhismes Himalaya”. “Viaggio immobile” è nato dalla meditazione seduta: sono rimasto un anno nel mio eremo a osservare le montagne e la luce.

In “Lumière” invece si tratta di figure libere. Il libro è cambiato molto durante la sua realizzazione. All’inizio avevo organizzato sezioni ordinate – luce minerale, luce della terra, dell’acqua, vegetale e animale, luce del cuore, spirituale, delle montagne, del cielo… Per fortuna una grafica geniale ha “sconvolto tutto” trovando qualcosa di molto più bello.

Con il mio editore abbiamo parlato delle foto, delle corrispondenze dei colori nel buddhismo, del simbolismo del mandala delle cinque saggezze, dei cinque veleni, dei cinque elementi. Hanno trovato tutto questo più interessante che ripercorrere la storia della fotografia a colori come avevo iniziato a fare. Così il libro si è organizzato come una “sinfonia cromatica” intorno ai colori dell’arcobaleno.

In greco, photographéin significa scrivere, disegnare, dipingere con la luce. Non l’ho inventato io: è l’etimologia del termine. Lamartine diceva: “La fotografia è l’arte di dipingere con la luce.” Salgado affermava che è “scrivere con la luce.” Mia madre, che era pittrice, aveva scritto un libro intitolato “Lumière, rire du ciel” (“Luce, riso del cielo”). Tutto questo si è incastrato perfettamente e mi ha permesso di usare foto inedite che non avevano legame con un luogo o un tema preciso.  In questa sinfonia cromatica ci sono paesaggi, ma anche persone…

Nell’impaginazione abbiamo voluto “rompere” le transizioni graduali di colore nei paesaggi inserendo all’improvviso un elemento umano, che però restasse in armonia con le forme o i toni precedenti.
Per esempio, un’aurora boreale ricorda un drappeggio che si ritrova poi nei meandri di un fiume e nel colletto di un vecchio uomo che ride.

Il libro mostra delle corrispondenze: comincia con il bianco e con la testa china di un monaco tra volute d’incenso — una sostanza non del tutto immateriale ma che non si può afferrare e non ha potere — e poi ritroviamo quelle stesse forme in una cascata di 70 metri in Islanda, manifestazione della potenza straordinaria dell’acqua.
Più avanti, i motivi della corteccia di un albero si rispecchiano in quelli di una gigantesca scogliera islandese… L’intero libro gioca sul contrasto e l’eco tra micro e macro, tra materia e spirito, tra umano e inanimato.

Ci sono due ragioni per cui fotografo: ridare fiducia nella natura umana e comunicare il senso dello stupore.  Ritengo essenziale mostrare la sofferenza attraverso immagini di guerre e carestie — e rispetto profondamente i reporter di guerra — ma oggi siamo sommersi da cattive notizie al punto da poter facilmente scivolare in una visione cupa dell’umanità, pensando che l’uomo sia fondamentalmente cattivo. È ciò che chiamo “la sindrome del mondo malvagio”. Si pensa che tutto è perduto, le persone sono cattive e il pianeta è in pessimo stato.

L’idea è ritrovare un’immagine più vicina alla realtà, quella che nel mio libro “In difesa dell’altruismo” ho chiamato “la banalità del bene” (in riferimento alla “banalità del male” di Hannah Arendt): la maggior parte del tempo gli esseri umani si comportano in modo decente gli uni verso gli altri. Solo che questo non fa rumore, mentre prestiamo più attenzione ai comportamenti devianti perché rappresentano un pericolo. Si tratta dunque di ridare fiducia nella natura umana, riscoprendo la nostra umanità condivisa, unica via d’uscita in tempi difficili, perché l’egoismo non può essere la soluzione. E allo stesso tempo, comunicare il senso dello stupore davanti alla parte selvaggia del mondo, perché il nostro pianeta è gravemente minacciato. Quando qualcosa ci stupisce, lo rispettiamo, ci sentiamo coinvolti dal suo destino, e ciò può portarci all’azione in modo ispirante, non deprimente.  Fotografo quindi il lato luminoso degli esseri umani — nelle persone comuni come nei maestri spirituali che emanano libertà e bellezza interiore. Fotografo anche la bellezza della natura, perché sia rispettata.
È una scelta deliberata, che assumo pienamente. È ciò che voglio condividere, e che provo gioia a condividere.

Dall’età di 13 anni non ho mai smesso di fotografare. È una grande gioia personale, e non mi sono mai stancato, anche se ci sono stati periodi in cui scattavo meno.  Durante i miei cinque anni di ritiro solitario, facevo poche foto. A Darjeeling ho vissuto sette anni in un piccolo monastero senza muovermi; fotografavo i miei maestri, ma solo cinque o sei rullini all’anno: non potevo permettermene di più.

Henri Cartier-Bresson disse: « La vita spirituale e la macchina fotografica di Matthieu sono una cosa sola » — non so se fosse un complimento!  Il rapporto tra meditazione e fotografia si manifesta soprattutto nel mio libro “Un voyage immobile”.  Per la prima edizione, ero rimasto un anno intero senza spostarmi più di duecento metri dal mio eremo. Ma da lì vedevo 200 chilometri di Himalaya, con campi, contadini nella nebbia, gazze davanti alla finestra ogni mattina… Tutto era lì, e io ero lì.
Ogni tanto, una volta ogni quindici giorni, arrivava un momento magico: una luce che durava appena 45 secondi. Il mio eremo era piccolo, tre metri quadrati: mi bastava allungare la mano, prendere la macchina fotografica da sotto il tavolo e scattare.  
Mostrai a Hervé de la Martinière le 80 foto che avevo ottenuto: nacque così un libro che abbiamo rieditato quindici anni dopo su carta migliore e con una selezione più bella, perché nel frattempo ero tornato ogni anno nel mio eremo.  Quel “Voyage immobile” è un piccolo scherzo verso i miei amici fotografi che girano i cinque continenti per fare immagini — anch’io l’ho fatto — ma rimanendo seduto un anno ho ottenuto ciò che per un fotografo “commerciale” sarebbe impossibile, perché non redditizio.
Questo viaggio immobile è possibile solo in una vita contemplativa, dove si fa altro, e la foto “arriva a te”: come diceva Cartier-Bresson, “non si scattano foto, sono loro che ti scattano.”

La meditazione offre una grande disponibilità a essere catturati da ciò che si vede. Il filosofo americano Henry David Thoreau, che camminava tre o quattro ore al giorno nella foresta, diceva che “non conta ciò che si guarda, ma ciò che si vede.” Per questo libro ho cominciato a osservare meglio le cortecce degli alberi, scoprendo meraviglie che prima mi sfuggivano: guardavo senza vedere.

La fotografia favorisce la presenza al mondo, ma anche l’apertura verso gli altri. Non faccio ritratti fuori dall’Himalaya, perché non fotografo persone che non conosco: non ho motivo di disturbarle.
In Himalaya, invece, conosco la gente e loro conoscono me. Veniamo con maestri spirituali o per progetti associativi: c’è complicità. Basta un cenno d’intesa, e si mettono a ridere — e nasce un ritratto naturale e spontaneo. 
Ho pubblicato quindici libri di fotografia e venticinque saggi (ho perso il conto!), e fin dall’inizio — dal 1997, con la pubblicazione di “Il monaco e il filosofo” — ho deciso di donare tutti i miei diritti d’autore e i proventi delle fotografie a Karuna-Shechen, l’associazione che ho fondato nel 2000.
Non è stato difficile: non ne avevo bisogno e non volevo complicarmi la vita con il denaro. La vita laggiù è molto poco costosa.

Karuna è cresciuta in 25 anni. All’inizio lavoravamo soprattutto in Tibet, poi abbiamo fondato una clinica in Nepal e una in India, che sono cresciute. Abbiamo creato una clinica mobile che inizialmente serviva cento villaggi, poi seicento. Abbiamo contribuito alla creazione di 60.000 orti familiari, avviato programmi di alfabetizzazione femminile, educazione prescolare, assistenza sanitaria di base, lotta contro la povertà estrema. In Nepal operiamo in regioni trascurate, al confine con l’India e tra le montagne. In Tibet abbiamo fondato scuole in luoghi dove non c’era nulla, nemmeno un dispensario a un giorno di cavallo di distanza. Sono state effettuate 15000 operazioni alla cataratta con un metodo rivoluzionario (al costo di 80 euro ad intervento) e tutte queste persone hanno rivisto la luce.  
Per le donne in gravidanza abbiamo creato il programma “Salvare la madre e il bambino”, con centinaia d’ore di formazione, film e cartoni animati che spiegano come tagliare il cordone, rianimare un neonato aspirando il muco… 15.000 persone hanno ritrovato la vista con operazione alla cataratta (al costo di 80 euro ciascuna).  Abbiamo distribuito kit con lame sterili, farmaci contro le emorragie, video in tre dialetti, e portato visite mediche in centinaia di campi nomadi per cinque anni.
Il progetto è stato poi adottato dalle autorità sanitarie locali.  Oggi, a causa della situazione politica, abbiamo meno possibilità di lavorare in Tibet; per non mettere in pericolo i nostri collaboratori, ci siamo concentrati su India e Nepal.  

La luce è al cuore di molte cose.Oggi manca la luce. Gli adolescenti privi di luce e natura rischiano di non stare bene. La privazione di contatto con la natura mina la creatività, Essere in mezzo alla natura è un invito a rallentare e a contemplare. 

Articolo di Anne Garrigue

- Per chi fosse interessato: l’attività dell’associazione e di Matthieu Ricard si può seguire su karuna-shechen.org

Altri due libri di fotografie di Matthieu Ricard: L'esprit du Tibet;  Himalaya Buddhiste. 

 C'è un'intervista a Matthieu Ricard nel PodCast  Métamorphose.     

Alexandre Dana ospita Matthieu Ricard, monaco buddista, fotografo e interprete francese del Dalai Lama. In un'epoca in cui scattiamo migliaia di foto senza più guardare davvero la realtà, che fine ha fatto la nostra capacità di meravigliarci? In che modo la luce, le forme e i colori diventano un percorso spirituale quando impariamo ad accoglierli invece che a catturarli? La fotografia può ancora essere un'arte del silenzio, della presenza e della contemplazione? Matthieu Ricard e Alexandre Dana ci accompagnano in un luminoso viaggio visivo e meditativo! 

Alcune citazioni dal podcast con Matthieu Ricard:
La mancanza di contatto con la natura danneggia la creatività”.
“La luce suprema è quella del risveglio spirituale.”
“Meravigliarsi davanti al potenziale dell'essere umano, mettere in risalto la nostra comune umanità, ne abbiamo tanto bisogno per affrontare la sfida del XXI secolo.


Link al Podcast -  La lumière ultime,   c'est celle de l'éveil spirituel.         https://open.spotify.com/episode/4b6kM82gCU0TwNuLG3e7q2?si=l2FYTDOMQn6npq356Ib_cA 

venerdì 10 ottobre 2025

Yoga tradizionale alla Biblioteca Laurentina

Lunedì 15 settembre alle 11:00 riprendono gli appuntamenti con lo Yoga tradizionale a cura di Cesare Maramici , per la pratica consapevole di quest'antica disciplina che favorisce un approccio olistico alla salute e al benessere della persona.  
L'attività proseguirà ogni lunedì alla stessa ora ed è gratuita e aperta a tutti.  Si consiglia di portare un telo o un tappetino.

 

Articoli sui testi fondamentali dello yoga

 Per avere un'idea del contesto sapienziale di riferimento dello yoga vedi i seguenti articoli del blog:     

 

Note sullo yoga  

https://maramici.blogspot.com/2022/06/note-sullo-yoga-dal-testo-lo-yoga.html

Yoga sutra 

https://maramici.blogspot.com/2021/06/gli-yoga-sutra.html

https://maramici.blogspot.com/2021/10/gli-otto-passi-dello-yoga.html

Bhagavad Gita

https://maramici.blogspot.com/2022/06/la-bhagavad-gita-e-gli-yoga-sutra.html

https://maramici.blogspot.com/2021/04/la-bhagavad-gita.html

L'Hatha Yoga

https://maramici.blogspot.com/2023/04/lhatha-yoga-e-le-upanishad-dello-yoga.html 

Le Upanishad dello yoga 

https://maramici.blogspot.com/2021/05/le-upanishad-dello-yoga.html

https://maramici.blogspot.com/2023/04/le-upanishad-dello-yoga-2.html

https://maramici.blogspot.com/2023/04/le-upanishad-dello-yoga-1.html

https://maramici.blogspot.com/2023/04/yogatattva-upanishad.html

I testi tantrici  

https://maramici.blogspot.com/2021/04/le-perle-del-tantra-i-testi-classici.html

https://maramici.blogspot.com/2021/06/hatha-yoga-pradipika.html

Il testo I doni dello yoga del Maestro Antonio Nuzzo

https://maramici.blogspot.com/2021/10/i-doni-dello-yoga-antonio-nuzzo.html

I testi fondamentali dello yoga - Sequenze - Enciclopedia dello yoga

Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione. Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.  Esse sono, in successione, il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hatha Yoga.      

Si passa dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga, all'induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea" dello Hatha Yoga.  I testi fondamentali di queste tre tradizioni sono:  

  • La Bhagavad Gita, è la prima testimonianza riguardante il Kriya Yoga, databile al V-I sec. a.C. 
  • Lo Yoga Sutra, è il primo trattato sistematico del Raja Yoga, e risale tra il II sec. a.C. e V sec. d.C.
  • La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata intorno a 1600
Riporto di seguito il link ai testi completi in Pdf presi dal ricchissimo sito di Gianfranco Bertagni (http://www.gianfrancobertagni.it/ ).   Gianfranco Bertagni insegna presso la Scuola di Filosofia Orientale (www.scuoladifilosofiaorientale.it) ed è docente all'interno della cattedra di Storia delle Religioni. 
 
 Vedi:  https://maramici.blogspot.com/2024/08/testi-completi-in-pdf-dei-testi-sullo.html

Testo completo della Bhagavad Gita: 

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/bhagavad.htm

 https://www.yogawaytrieste.org/files/Download/BHAGAV_GITA.pdf                 

Testo completo degli Yoga sutra

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/yogasu.pdf 

http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/Patanjali_Claudio_Biagi.pdf

Testo completo dello Hatha Yoga Pradipika: 

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/tantra/donnini.pdf

 http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/hatayoga_pradipika.pdf

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Per chi è troppo impegnato può trovare i riassunti qui:   

https://maramici.blogspot.com/2023/04/articoli-del-blog-sullo-yoga.html 

Per chi volesse avere un'idea sullo yoga può leggere il riassunto del libro che ho scritto 

https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-lo-yoga-spiegato.html

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Link per gli esercizi di yoga       

Sequenze di yoga:  https://maramici.blogspot.com/2021/06/sequenze-di-yoga.html

Per prepararvi alla lezione potreste fare da casa, dolcemente questa sequenza:  https://maramici.blogspot.com/2023/09/sequenza-di-posizioni-yoga-facile.html

Quelli che sono già in forma potrebbero fare la sequenza di yoga proposta dal protocollo yoga  https://maramici.blogspot.com/search?q=protocollo+yoga

Sequenze proposte da Jayadev il responsabile dello yoga ad Ananda - Assisi https://maramici.blogspot.com/2021/08/sequenze-di-yoga-proposte-da-jayadev.html

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Yoga Pills è un mini portale dello yoga dedicato a tutti i praticanti appassionati di yoga, dai principianti agli insegnanti.   Si tratta di un'iniziativa senza fini di lucro, con lo scopo di favorire la diffusione e la comprensione di questa antica e affascinante disciplina e fornire utili informazioni e servizi.  Vedi:       https://www.yogapills.it/       

E' inoltre promotore di un ambizioso progetto collaborativo ovvero Yogapedia.it,  la prima enciclopedia italiana interamente dedicata allo yoga.    Vedi:   https://www.yoga-magazine.it/2017/01/yogapedia-it-la-enciclopedia-italiana-libera-interamente-dedicata-allo-yoga/      

Yoga Magazine:   https://www.yoga-magazine.it/

Esempi di contenuti: -- Principali Maestri yoga ....   https://www.yogapedia.it/index.php?title=Maestri_dello_Yoga   -- Come costruire una sequenza yoga  https://www.yogapills.it/come-costruire-una-sequenza/

Riassunti dei libri che ho scritto su yoga e meditazione

   https://maramici.blogspot.com/2024/11/riassunti-degli-ultimi-libri-che-ho.html

Una scuola laboratorio di vita

Pensare con la propria testa, senza lasciarsi condizionare, è indice di coraggio - Gandhi                                     La salute del corpo dipende da quella dello spirito - Maria Montessori 

Questo testo Una scuola laboratorio di vita. Dalla pedagogia ai grandi maestri di Francesca Leone pubblicato nel 2019 parla dell'educazione a scuola.  Una scuola laboratorio di vita è un modello pedagogico che trasforma la scuola in uno spazio di apprendimento esperienziale e attivo, dove gli studenti costruiscono attivamente le proprie conoscenze attraverso l'azione, l'indagine e la creazione, integrando il sapere con la vita pratica e i valori umani, ispirandosi a pedagogisti come John Dewey e all'idea di una crescita personale e sociale significativo.    

Gli insegnanti dovrebbero trasmettere ai bambini l'uguaglianza di tutti, al di là di ogni credo e colore,  e dovrebbero essere l'esempio di quello che vogliono trasmettere, e avere un atteggiamento coerente.  I veri Valori umani sono universali, innati e fanno parte integrante della natura umana. 

In questo testo viene presentato il metodo "EduCare" usato dal grande Maestro e pedagogista indiano Sathya Sai Baba, sviluppatosi oggi in tante parti del mondo, con scuole gratuite. Si basa sui cinque valori umani fondamentali che sono: Verità, Rettitudine, Amore, Pace, NonViolenza.  

Oggi la nostra scuola, nonostante il progresso, per un insegnante che la vive, risulta molto carente e dispersiva. La vita di oggi si basa sui valori del profitto e delle dipendenze, e l'uomo medio diventa sempre più insicuro, pieno di ansie e paure, e condizionato dalle nuove tecnologie.  

L'insegnante non ha più il ruolo di informatore di cultura e di nozioni, oggi facilmente usufruibili con l'ausilio della tecnologia, ma di facilitatore e di guida amorevole in senso olistico, specie a livello emotivo-sociale e psico-spirituale Come dicono anche gli psicologi Rogers e Ken Wilber, l'educatore dovrà ascoltare e guidare, comprendere i suoi  bisogni emotivi e dei suoi allievi. E' importante che educatori e famiglie contribuiscano a proporre ai bambini una vita più serena e felice possibile, pur in mezzo a tanta negatività che cerca di sommergerci in modo costante, opprimente e subdolo. 

Oggi i ritmi sono diversi, tutto sembra accellerato, le giornate sono esageratemente piene, si corre anche con la mente, mentre fai una cosa stai già pensando alla prossima.   Spesso gli adulti sono super-attivi, più dei loro figli, impegnati, stressati, non sanno come rilassarsi, non sanno cosa è il silenzio, parlano e spesso sovrappongono le loro voci, interrompono, non ascoltano l'altro, sono cellulari-dipendenti. Per contrastare questi fenomeni si dovrebbe prendere tempo per meditare. Un insegante yoga dovrebbere trasmettere positività, calma e serenità mentale. Chi medita, di solito, ha un'età biologica di molto inferiore a quella anagrafica. Se aumenta l'energia i disturbi fisici diminuiscono, e si possono sviluppare maggiormente le qualità positive e i propri talenti.  

In questo tempo di consumismo imperante, occorre ricordare che le cose importanti della vita sono: avere relazioni armoniose, il sentirsi utili e parte di una comunità, nutrire sentimenti positivi che diano serenità e possano aiutare a sviluppare la creatività, il contatto con la natura e la spiritualità. Soprattutto nelle grandi città l'interazione sociale è molto limitata. Si dovrebbero reimpostare le abitudini cambiando le priorità.

Occorre prendere consapevolezza dell'importanza della collaborazione, come diceva Lao Tse: "La via del saggio è agire, ma non competere". Occorre imparare ad organizzarci e agire in modo collettivo per prenderci cura di noi stessi e dei nostri bambini.  In molti posti del mondo stanno nascendo "borghi" o piccole "comunità", "eco villaggi", nuove forme di scambio con persone in sintonia che mirano soprattutto a ritrovare se stessi liberandosi dalla ossessione consumistica; comunità efficienti e autosufficienti non più schiave del business, di chi manovra la politica e l'economia... 

Quando giudichiamo, gridiamo e condanniamo siamo lontani dal nostro cuore, e vuol dire che predomina  l'ego e la mente che  vuole farci interpretare la realtà in modo negativo. Abbiamo l'esempio di Gandhi e Nelson Mandela che non giudicavano e odiavano i loro persecutori, nè si abbattevano, conservando una straordinaria stabilità psicologica. Rispettiamo e dimentichiamo i limiti degli altri. 

I nostri sentimenti dipendono da come interpretiamo l'esperienza, e questa interpretazione ci spinge o meno ad agire in qualche modo. Anche le situazioni più difficili hanno sempre una possibilità interpretativa.  I buddhisti riconoscono tre tendenze nocive da superare che sono, l'attaccamento, l'avversione e l'illusione, Quindi anche attaccarci al passato non è positivo, dobbiamo elaborarlo, comprenderlo e prenderne la distanza per poi superarlo. Dovremmo introdurci con coraggio nel futuro. E' importante riconoscere i limiti o difetti da un lato e i pregi e le qualità dei propri modelli nell'infanzia.  

Dovremmo trovare dei metodi che ci permettono di  gestire i sentimenti, ad esempio per gestire la rabbia pootremmo anche usare il metodo della "lettera", scrivendo tutto il risentimento, collera e aggressività su un foglio.  Importante è passare il tempo con qualcuno di allegro che vi tiri su, e non parlate di problemi, distraete la mente facendo passeggiate, danzando, suonando, ecc...  Fondamentale è anche riuscire ad imparare a rilassarsi e ad "allenarsi alla calma mentale". Per questo occorre rilassare il corpo fisico, acquietare le emozioni, rendere la mente libera e sgombra da ogni pensiero.  Fate in modo di complimentarvi con le persone per i loro progressi e che possano parlarvi con la massima fiducia. Non notate i loro piccoli difetti, cercate invece le loro qualità. Aprite il vostro cuore e siate sempre sinceri, siate pazienti sempre di più, di più.

Nella scuola, quello che conta, oltre la preparazione professionale, è il cuore. Un ragazzo  cresciuto in un ambiente in cui viene ascoltato, capito, e in cui può esprimersi con tranquillità, difficilmente sentirà il bisogno di unirsi a un "branco" per trovare sostegno e compagnia. Amore, accoglienza e supporto aiuteranno il bambino a coltivare le aspirazioni più profonde. I bambini considerati difficili, sono i più intelligenti, sensibili e di veloce apprendimento.  Se non ci impegniamo ad attivare la consapevolezza, la fiducia e l'autocontrollo, nulla potrà cambiare.  Importante è l'amore e la presenza di un genitore. Chi è pieno di amore e riesce ad amare non pensa ai soldi, è così impegnato ad amarsi e ad amare che si sforza continuamente a migliorare se stesso e fare del bene.    Anche il giudizio non aiuta allo sviluppo di un bambino e di una persona, è importante allora smascherare e sospendere il giudizio. Ricordiamo che dove c'è giudizio che ferisce, non c'è amore. 

Altro aspetto importante è una sana Inter-azione, tutto quello che facciamo crea una risonanza, si riflette non solo sugli altri ma molto di più su noi stessi. Comuni-care significa mettere in comunione, andare incontro all'altro e non contro, significa accogliere, integrare e non rifiuare o criticare. Spesso non ci si ascolta e ognuno vuole mostrare solo la sua superiorità, invece di arricchirsi in modo reciproco delle proprie esperienze e sentimenti. E' spesso facile analizzare gli altri,  più difficile esaminare se stessi, si amplificano allora gli errori degli altri per non guardae i propri limiti. La critica genera rabbia e dolore. Anche con i bambini non dovremmo usare un tono critico, procurerà loro solo dolore, disagio e senso d'inferiorità. Il rapporto adulto - bambino dovrebbe arricchire entrambi: i bambini rappresentano la purezza, gli adulti l'esperienza e la saggezza, così ognuno è al servizio dell'altro. 

Per i buddhisti, Maslow, Rousseau, l'uomo nasce con buone qualità, la natura umana è buona, poi l'esperienza trasforma queste qualità.  Nei laboratori della Pace, i piccoli gesti di gentilezza e positività si propagano rapidamente nella classe. 

L'uomo oggi ha perso di vista la sua interiorità, dovremmo trasmettere valori positivi. Dovremmo riuscire ad apprezzare ciò che siamo e quello che si ha, le cose essenziali, senza desiderare il superfluo; occorre saper godere delle bellezze naturali e vivere con semplicità che diventa leggerezza e gioia di vivere. Se non c'è fiducia in se stessi non si arriva da nessuna parte, mancherà la forza e il coraggio oltre che la capacità di elevarsi e migliorare la propria vita.   

Altri elementi fondamentali sono l'onesta e la coerenza: non c'è niente di quello che dici che contraddice quello che pensi o fai. La pace della mente è dovuta alla loro perfetta onestà verso se stessi, verso gli altri e verso il compito che si svolge.   Nella filosofia yoga l'unico dharma e dovere di ognuno è dunque la Verità che non danneggia nessuno. E' anche la vera natura dell'uomo e renderà congruenti ogni suo pensiero, parola e azione.  Se l'uomo conoscesse se stesso non ci sarebbero più meschinità e dolore.  Si dovrebbe ridimensionare continuamente l'ego che è avido, per liberare il Sé e far si che l'ego diventi il veicolo dell'anima e non la sua prigione. 

La spiritualità significa entrare in contatto con la Coscienza Superiore. Per Spirituale o Adhyatmico si intende indicare lo sforzo sincero per raggiungere due scopi: l'eliminazione dei tratti animali che ancora sussistono nell'uomo e la sua unità con il divino; l'individuo diventa uno con il Tutto. La vera vita spirituale è quella che insegna l'unità e porta verso l'amore, senza egoismi. Quando il nostro cuore sarà colmo di amore, sarà possibile ottenere tranquillità nel pensiero e pace nella mente.  San Francesco mostrò alla Chiesa i propri limiti e il significato di una vera e profonda spiritualità. Tutta la sua vita è un inno all'unità; in India è il santo più conosciuto. 

 Spiritualità è impegno e costanza, è un'esperienza di apertura mentale e consapevolezza, di auto-osservazione, di lavoro interiore su se stessi, una sorta di auto-analisi che porta alla sintesi. Serve per guardarsi dentro, andare oltre i propri limiti, liberandosi dai condizionamenti del passato per migliorare il proprio carattere, diventare autonomi e ritrovare se stessi.   Le cose belle che veramente contano : affetti, salute, solidarietà, benessere interiore, pace mentale ... sono spesso trascurate. L'uomo non si accontenta delle cose semplici e naturali, non mette un tetto ai suoi desideri, perciò è insoddisfatto e continua a correre, correre...  andare da un posto all'altro, da una relazione all'altra. 

Possiamo spiritualizzare ogni atto della vita quotidiana. Liberarci dall'egoismo; apprendere ad ascoltare, comprendere l'altro sono importanti qualità spirituali. Dobbiamo evitare attaccamento e dipendenza, cercare di avere un sano coinvolgimento in tutto, con più equilibrio e leggerezza. La vita e il percorso spirituale non possono essere separati. Per arrivare ad un livello vibratorio più alto potremmo usare mantra, meditazione, buone letture, servizio sociale disinteressato e  vivere in mezzo alla natura.  

L'educazione spirituale, a differenza dei dogmi religiosi, è fondata su principi universali di tolleranza, pace, verità, sincerità, amore e servizio e non sul settarismo, valori universali che rendono la vita piena e appagante.   Così imparare a "vivere  bene e in armonia con tutti" dovrebbe essere la base dell'educazione, anche nelle scuole.  

La spiritualità può influire sulla salute, come diceva Jung "la vera terapia consiste nell'approccio al divino, più si raggiiunge l'esperienza del divino, più si è liberati dalla maledizione delle patologie".  Molte malattie per alcuni studiosi sono psico-somatici e possono derivare da emozioni nocive ripetute come rabbia, invidia, e nascono sicuramente da uno stato di disagio e di conflitto interiore non risolto.  Se c'è armonia corpo, mente e anima è difficile che la malattia possa svilupparsi. Claudio Pagliara, medico oncologo e ricercatore dice: "Il cervello è il più efficiente produttore di farmaci e veleni".  Un medico che si interessa alla persona prima del sintomo è una cosa rara oggi. Il medico di famiglia, che attraverso il dialogo  ti curava l'anima, è scomparso.  Nella trasmissione televisiva "Presa Diretta " intitolata "Malati di farmaci" si è messo in evidenza l'abuso e l'uso inappropriato che gli italiani fanno dei farmaci che fanno più danno che beneficio al paziente. Marcel Proust disse " Sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi, la medicina ha inventato l'arte di prolungarle".  La malattia è un segnale che il corpo ci manda per dirci che ha perso l'equilibrio, una spia che c'è bisogno di un riequilibrio energetico. Dovremmo imparare a mantenere la mente serena. Le malattie sono spesso causate dall'ansia, le ansie sono delle paure create dalla mente che rimugina sul passato e si angoscia per il futuro. Resta giovane chi è sano, ed è sano chi è disciplinato nel suo tenore di vita, chi fa un uso costruttivo del suo tempo, chi ha un corretto comportamento e si adopera a seminare il bene.

Fino all'ultimo istante della sua vita l'uomo dovrebbe conservare la sua voglia di osservare, ricercare, aggiornarsi, comprendere e sperimentare. la nostra è un'evoluzione continua di pensiero verso l'introspezione e la saggezza.  La rigidità mentale blocca anche il corpo. Allora sarebbe bene per un adulto ri-imparare ad adattarsi alle circostanze senza pretendere che siano le circostanze ad adattarsi a lui, ai suoi desideri.   Si dovrebbe sviluppare anche la capacità di perdonare facilmente e dimenticare velocementie i torti subiti. Oggi l'onore e il prestigio vengono prima dell'amore.  Un esempio di non attaccamento ai risultati e dell'impermanenza, è il mandala di sabbia costruito dai monaci tibetani, che dopo un lungo lavoro viene distrutto.  Molti adulti hanno perso il sorriso e la connessione con il Divino. Dovremmo impegnarci, guardarci dentro e auto-trasformarci, sviluppare il potenziale umano  per dare un senso più alto e più pieno alla nostra vita.     Valori come la condivisione, la cooperazione, l'autocontrollo, la pazienza e la fiducia in se stessi e negli altri sono alla base di una vera vita, piena, felice e di successo.  Quando sei arrivato a conoscere bene te stesso, puoi metterti al servizio degli altri attraverso il volontariato esprimendo generosità e condivisione e senza attenderti niente in cambio. 

Anche gli educatori dovrebbero avere queste qualità come l'empatia, capacità comunicative, valori etico-sociali e spirituali. L'insegnante rappresenta lui stesso il cambiamento che vuole vedere nel mondo e farà da riferimento e modello ai suoi allievi. Dovrebbe aiutare i bambini  a conoscersi e a sviluppare le loro qualità.   Anche i genitori dovrebbero rappresentare dei modelli per il loro figli, che spesso sono critici nei loro confronti: "mia madre è sempre nervosa", "mio padre sta con il cellulare appiccicato in mano".

Un profondo cambiamento può avvenire aprendo il cuore alla conoscenza e consapevolezza di sé e dell'altro. Questo potrà essere il punto di partenza per costruire una società pacifica di persone libere, costruttive e felici.  

Carl Gustav Jung. Il grande sciamano

Nel testo Carl Gustav Jung. Il grande sciamano, Paola Giovetti presenta uno Jung a tutto tondo, anche alla luce delle esperienze avute con il mistero (parapsicologia, medianità, alchimia, astrologia, I:Ching, ufo, NDE). Un saggio nato da profonde ricerche e dall'amicizia dell'autrice con Aniela Jaffé, psicologa, analista e stretta collaboratrice di Jung.        Una biografia più aggiornata rispetto a "Vita e opere di Jung" di Hannah o "Jung, la vita, le opere, il pensiero" di Wehr, perché tiene conto di documenti, lettere e diari a oggi inediti che consentono di far luce su aspetti poco noti, o poco citati per motivi di discrezione, sulla vita del maestro svizzero, le cui scoperte nel campo della psiche fanno ormai parte del patrimonio di conoscenze di chiunque abbia a cuore la propria interiorità e la propria evoluzione. Il testo viene pubblicato nel 2025 a 150 anni dalla nascita di Jung. 

Paola Giovetti ha pubblicato più di 40 libri ed è una dei principali esperti italiani di esoteria.   Nel 1981, a 20 anni dalla morte di Jung, Paola Giovetti incontra a Zurigo la segretaria di Jung, che aveva lavorato con lui negli ultimi suoi sei anni, e da qui inizia un lungo percorso di conoscenza di Jung. 

Oggi c'è necessità di spiritualità. I problemi dell'uomo e la depressione sono dovuti alla mancanza di spiritualità; Si deve cercare di vivere la vita in maniera consapevole, entrare in rapporto con le nostre fragilità e soprattutto capire e conoscere se stessi. L'esperienza trascendentale permette permette di vedere la terra dal di fuori.  Nei suoi libri, Jung apre ai lettori la chiave dell'infinito. 

 Jung è libero da qualsiasi schema, non è solo scientifico, ma si interessa di parapsicologia, dei fenomeni paranormali, di astrologia e perfino degli UFO. E' un esoterico su diversi aspetti e recupera anche lo sciamanesimo. Lo sciamano è una figura di connessione tra il regno dello spirito e la terra, una sua caratteristica è la poliedricità  e la capacità di passare da un campo e l'altro. Lo sciamano si prende cura del suo prossimo e del trascendente (fenomeni esenti dal tempo e dallo spazio, tipo telepatia, chiaroveggenza, pre-condizione). 

In India Jung è conosciutissimo ed è ancora vivo in chiave spirituale. Jung ebbe, fuori dal matrimonio, delle relazioni sentimentali significative con Sabina Spielrein, una delle prime pazienti psicoanaliste, e Toni Wolff, una sua fedele collaboratrice. La relazione con Sabina Spielrein, una paziente russa, si trasformò da una relazione medico-paziente a una storia d'amore appassionata, scoperta solo in seguito grazie alla pubblicazione di documenti inediti da parte di Aldo Carotenuto nel suo libro "Diario di una segreta simmetria". Toni Wolff, invece, fu la compagna intellettuale ed emotiva di Jung. Vivere la relazione con Tony Wolff, collega della moglie, è stato il  più grande dei suoi successi.

Jung viaggiò molto nella sua vita, viaggiò soprattutto in luoghi da dove si poteva vedere l'Europa dal di fuori, e in questi luoghi cercava sempre uomini di medicina e sciamani.

Jung fu appassionato di parapsicologia ed avviò un esame dei fenomeni paranormali attraverso un'inchiesta sugli scritti dei suoi lettori e  la corrispondenza con i parapsicologi in tutto il mondo. 

Nella psicoanalisi introdusse, il concetto di "Daimon" che si riferisce alla "guida interiore" o "anima", un principio archetipico che risiede nell'inconscio e spinge l'individuo verso la propria vocazione, la realizzazione del proprio potenziale e il processo di individuazione. Questa forza misteriosa si manifesta attraverso talenti, impulsi e persino lati ombra, guidando l'individuo verso il suo destino e la sua natura autentica.

Oltre all'apertura al trascendente, ebbe rapporti anche con la fisica, Vedi la fitta corrispondenza con Pauli, che contiene riflessioni sulla natura temporale dell'uomo, sul principio della sincronicità,  sul concetto di spazio-tempo, sul concetto di individuazione come capacità di realizzare al meglio le nostre peculiarità e le nostre potenzialità. 

Il dialogo tra Pauli e Jung: le strane coincidenze tra fisica e inconscio è un breve saggio sulla corrispondenza e gli studi incrociati di Wolgang Pauli e Carl Gustav Jung. Siamo all’inizio degli anni 1930: da pochi anni si è giunti alla definitiva formulazione della Meccanica Quantistica, nella cosiddetta “Interpretazione di Copenaghen”, a cui hanno partecipato i più grandi fisici del tempo, da Schrodinger a Heisenberg, da Bohr a Dirac. Wolfgang Pauli è un giovane fisico di origine austriaca; il suo nome è legato principalmente al “principio di esclusione”, ma anche a importanti lavori sulla teoria della relatività. Negli stessi anni la psicoanalisi, nata alla fine del secolo precedente per opera di Freud, viene originalmente rielaborata e interpretata da Carl Gustav Jung.
Tra i due incomincia un intenso scambio epistolare, che proseguirà per diversi anni e porterà anche alla pubblicazione del libro Naturerkl~Arung und Psyche (Spiegazione della natura e psiche) del 1952.   

 Jung è stato anche un artista, vedi soprattutto Il libro rosso. E forse c'è una discendenza di Jung da Goethe.

Quando qualcuno gli chiese: "Crede in Dio?" Jung rispose: "Io non ho bisogno di credere. Io so!"

  • Testi:  saggi, psicologia di Jung  -  Paolini    Sogni, profezie e apparizioni Mediterranee  affronta il tema del mistero. 
  • Video. Intervista della BBC a Jung nella sua casa a Zurigo.  

La comunicazione NonViolenta - Marshal Rosenberg

"Osservare senza giudicare è la più alta forma di intelligenza umana" - Krishnamurti.

 La Comunicazione Nonviolenta (CNV) è un modello di comunicazione empatica sviluppato dallo psicologo statunitense Marshall B. Rosenberg negli anni '60. Questo approccio si concentra su osservazioni non giudicanti, espressione onesta dei sentimenti, identificazione dei bisogni universali e formulazione di richieste chiare e concrete per favorire la comprensione reciproca e la risoluzione dei conflitti.   

La comunicazione nonviolenta (CNV), chiamata anche comunicazione empatica, comunicazione collaborativa o linguaggio giraffa, è un modello comunicativo basato sull'empatia. È stata ideata nel 1960 dallo psicologo statunitense Marshall Rosenberg, secondo il quale essa permette di evitare le frequenti incomprensioni che derivano da un comunicare approssimativo e di riuscire a creare contesti comunicativi win-win. È un modello diffuso in tutto il mondo dal centro per la comunicazione nonviolenta (The Center for Nonviolent Communication, CNVC).

Marshall Bertram Rosenberg (1934-2015) è stato uno psicologo statunitense. È l'ideatore della comunicazione nonviolenta o CNV o Linguaggio giraffa, un processo di comunicazione che aiuta le persone a scambiare le informazioni necessarie per risolvere i conflitti e le incomprensioni pacificamente.

La comunicazione nonviolenta si basa sull'idea che tutti gli esseri umani siano capaci di compassione. Qualora essi non riconoscano le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni ricorrono alla violenza fisica o psicologica in modo automatico, per consuetudine culturale.

Il termine "linguaggio giraffa" si riferisce alla metafora che Rosenberg utilizzava per definire la CNV ed è contrapposto al "linguaggio sciacallo". La giraffa possiede il cuore più grande tra i mammiferi terrestri ed è dotata di un lungo collo. Viene quindi presa a modello di empatia e visione a lungo termine; rappresenta il cuore e la forza, connessione e empatia, lo sciacallo rappresenta il dualismo.   Similmente, l'utilizzatore della CNV possiede gli strumenti per avere una visione esauriente della realtà emotiva che sottende ogni processo comunicativo e per promuovere la comprensione.  

  Marshal Rosemberg è allievo di Roger.  Carl Rogers (1902-1987), uno psicologo statunitense fondatore della psicologia umanistica e della terapia centrata sulla persona. Il suo approccio rivoluzionario si basa sull'empatia, la considerazione incondizionata e la congruenza per favorire la crescita e l'autorealizzazione dell'individuo, influenzando profondamente la psicoterapia, il counseling e la formazione.

Il processo della CNV è il seguente:  Osservare i fatti senza valutare, esprimere i sentimenti, esprimere i bisogni, poi formulazione delle richieste. 

Per lo psicologo Rollo May (1909-1994)  "Le persone mature sono capaci di esprimere i sentimenti in tante sfumature e in modo delicato.  Le azioni degli altri sono degli stimoli, ma mai delle cause, siamo responsabili dei nostri sentimenti".  

Introduzione alla Psicologia analitica - Jung

Le conferenze di Basilea (1934) di Carl Gustav Jung. Trascritte da Roland Cahen. A cura di Elena Caramazza.    

Cap. I  Dal conscio all'inconscio.  Funzioni e strutture della Coscienza e dell'Inconscio.   La psicologia non è magia nera, è una scienza; la scienza della coscienza e d ei suoi dati; è anche la scienza dell'inconscio. L'inconscio è ciò di cui non siamo informati. L'inconscio deposita sulle spiagge della coscienza una valanga di apporti. Tutto quello di cui siamo coscienti, è associato all'IO attraverso la mediazione della coscienza.
La coscienza è intermittente e discontinua (metà o due terzi della nostra vita sono coscienti), il resto è formato da vita inconscia. Quello che si manifesta nei sogni è un residuo di coscienza. Mentre parliamo, ascoltiamo, agiamo il nostro inconscio continua a funzionare. 
I contenuti dell'inconscio sono di tre tipi: accessibili,  accessibili attraverso una mediazione, inaccessibili.
accessibili: non abbiamo coscienza dell'espressione del viso, di certi gesti, ma potremmo averne coscienza
accessibili attraverso mediazione:  non ricordi il nome di una persona, un luogo di risveglia ricordi d'infanzia, ecc. inaccessibili: ricordi dell'infanzia fino a 5 anni, o fino a 10... molte idee sonnecchiano nell'inconscio, come presentimenti e intuizioni.
La coscienza è uno strato superficiale fluttuante nell'oceano dell'inconscio.
Conscio + Inconscio costituiscono il dominio della psicologia.
La coscienza è una specie di organo di percezione e di orientamento diretto, verso il mondo ambiente. E' localizzata negli emisferi cerebrali.
Un capo degli indiani pueblos disse che si Pensa con il cuore. Per lui la coscienza intensa è formata dall'intensità del sentimento. Freud fa derivare l'inconscio dalla coscienza. Per Jung è l'opposto, l'elemento più arcaico è l'inconscio, dal quale a poco a poco emerge la coscienza.

Cosa è la coscienza?  Essere cosciente e percepire e riconoscere il mondo esterno, così come il proprio essere nelle sue relazioni con questo mondo esterno. E quindi riconoscere "se stesso". 
Che cosa è questo se stesso?  
E' innanzitutto il centro della coscienza; l'IO.  quando non esiste un ponte tra l'oggetto e l'Io, l'oggetto è inconscio, vale a dire come se non esistesse. 
La coscienza è una relazione psichica con un fatto centrale chiamato Io.
Che cosa è l'IO?  
L'Io è una entità complessa. Qualcosa che assomiglia a una condensazione e ad un accumulo di dati e di sensazioni, in esso figura la percezione del corpo nello spazio, sensazioni (caldo/freddo, ecc. ), e la percezione di stati affettivi. L'Io implica un amassa enorme di ricordi.  Si suppone che la coscienza originariamente sia sorta durante uno stato affettivo. 
Anche gli animali reagiscono a stati affettivi, come quando ricevono cibo o un c olpo, per questo si potrebbe dire che anche gli animali hanno un Io. 
E' importante per il nostro sviluppo avere una consapevolezza di noi stessi. L'egoismo, fino ad un certo grado, è una necessità.
Il primitivo è un maestro nell'arte di lasciar parlare l'inconscio e prestargli ascolto. 
La coscienza utilizza le sensazione per orientarsi nello spazio esterno.  Una volta che la sensazione ha constatato la presenza di un oggetto  nello spazio, una seconda funzione di conoscenza, il pensiero ci precisa ciò che una cosa è.  E questa sarà inserita nel flusso del passato  e del futuro. Attraverso l'intuizione (funzione irrazionale) cerchiamo di capire la loro evoluzione. Si usa l'intuizione soprattutto  in presenza di condizioni nuove o ambienti nuovi. 
Tra me e la cosa che sto per conoscere si sviluppa un sentimento (funzione razionale), che determina il valore che l'oggetto ha per me. 
Le funzioni di orientamento ci dicono se una cosa esiste, che cosa è per noi, da dove viene e dove va, e che cosa rappresenta per noi e ci permettono di orientarci nel nostro spazio psichico.  Se una di queste funzioni non viene utilizzata, parte dell'evento può venire impresso nell'inconscio.
Possiamo utilizzare attenzione e volontà (che sono dei poteri dell'IO)  per lavorare su queste funzioni.    Importante è anche il sentimento di libertà imperitura che è sempre vivo in noi e non si lascia scalfire da nessuna filosofia.
Nel nostro Sé ci sono parti integranti che hanno un'esistenza oscura e inconscia. 
Le quattro funzioni dell'Io sono: sentimento, intuizione, pensiero, sensazione.
Il tipo sensoriale vede le cose come sono, le cattura, vede difficilmente le loro relazioni. Il tipo intuitivo non vede le cose, guarda al di là dell'oggetto. 
Una incompatibilità analoga esiste tra pensiero e sentimento. Ciò che ha valore per me rientra nella sfera del sentimento. Il pensiero è più neutro. 
Queste distinzioni sono degli schemi che aiutano a orientarsi nel labirinto dei fatti psicologici. E permettono di determinare delle modalità dell'essere. 
L'IO può essere diviso in due parti: la parte cosciente dell'Io e la parte inconscia, il mondo dell'ombra, che non conosciamo. Così si spiega che scopriamo sempre qualcosa di nuovo di noi. Siamo eternamente incompiuti, cresciamo e  cambiamo. 
Tra gli elementi della nostra vita interiore possiamo inserire il ricordo e la memoria. la funzione della memoria ci lega a cose che sono sparite dalla nostra coscienza, che sono diventate sublimali, che sono state respinte o rimosse. 
Solo in casi particolari, ad esempio incidenti possiamo renderci conto della ricchezza interiore… il quadro che si offre alla memoria in circostanze normali è molto povero.  
nell'anima si accumulano le tendenze latenti a reagire in un certo modo a determinate situazioni.  Il corpo spesso ci serve psicologicamente per personificare la nostra ombra.
Dal mondo interiore provengono anche gli affetti. Non costituiscono una funzione volontaria, ma accadimenti interiori di cui siamo il campo.
L'uomo ha il temibile privilegio di allontanarsi da se stesso e di abbandonare una parte del suo essere. Questo accade a ciascuno di noi, ma in proporzioni diverse ed essenzialmente individuali.
Jung chiama il sentimento una funzione razionale. l'espressione razionale si riferisce, in primo luogo,  al pensiero, ma anche il sentimento formula dei giudizi. Giudichiamo anche con il nostro sentimento, che ha una sua logica particolare.  
Ci sono quattro funzioni ( Le quattro funzioni dell'Io sono: sentimento, intuizione, pensiero, sensazione) che contribuiscono a orientare la coscienza e abbiamo affrontato il tema dell'orientamento nello spazio psichico interiore. Ci sono tre elementi che aiutano in questo: la memoria, i contributi soggettivi delle funzioni, gli affetti.  


A questi tre elementi si aggiunge l'irruzione dell'inconscio, dei contenuti inconsci sorgono e si manifestano improvvisamente nella coscienza. 
La parte dell'IO che è in luce, il versante della coscienza, detiene il privilegio della volontà; L'Io cosciente è in grado di disporre, fino ad un certo grado, delle funzioni della coscienza che possono dirigersi dove vogliono. La volontà ha una debole efficacia sulle emozioni e sugli strati profondi della psiche.
Esistono due grandi classi di individui: gli estroversi che comunicano con una sorprendente facilità le difficoltà che si vivono e gli introversi che si ritirano dalla cerchia di amici, sprofondano in se stessi.
 
Cap II. associazioni.  Tra i metodi per esplorare l'inconscio ci sono le associazioni. Si propone al soggetto una lista di parole induttrici (max 50) e si aspetta una sua reazione e una risposta con una sola parola. Si ha spesso una reazione quando queste parole toccano la zona intima tabù, producono un'eco nella zona dell'anima; si crea un'automatismo. da queste risposte emerge un profilo della persona.
Spesso il ritratto che danno i pazienti di loro stessi è totalmente diverso dalla vera realtà, che si deduce con questo sistema di associazioni. Nella lista di parole induttrici critiche abbiamo: pregare, separare, sposarsi, litigare, famiglia, felicità, sbagliato, baciare, scegliere, contento.
Fenomeno psicogalvanico; il suo principio è il seguente: si sa da molto tempo che sono le manifestazioni affettive che influenzano principalmente il sistema nervoso simpatico, sistema che preside il funzionamento vegetativo dell'organismo. Gli affetti agisco sul cuore, sui capillari sanguigni della mano, ecc.  Quindi mettendo degli elettrodi sulle mani, possiamo registrare il tempo di reazione e  le reazioni emotive alle parole induttrici attraverso dei raggi luminosi. Attraverso un pneumografo si può anche registrare il ritmo e l'ampiezza del respiro. 
Cos' il fenomeno psicogalvanico, completato dalla pneumografia, prova in modo inoppugnabile l'esattezza della nostra ipotesi, ossia che i nostri complessi costituiscono delle entità affettive. 
Altro aspetto che Jung ha esaminato è l'interdipendenza psichica intrafamiliare, avvalendosi anche qui di associazioni; ad una parola induttrice venivano proposte varie risposte. Dai dati ricavò che il 30% dei processi mentali die diversi membri della famiglia erano identici. Esistono degli enormi legami.
Il complesso è un contenuto psichico a tonalità affettiva che può essere inconscio, sia cosciente in gradi diversi, e si creano delle relazioni simboliche tra le parole induttrici e il complesso. Il complesso costituisce un'entità psichica separata, sottratta al controllo gerarchizzante dell'IO, e l'individuo vive momentaneamente in funzione del suo complesso, e si perde un po' di obiettività. 
In gergo psicologico questo fenomeno è chiamato perdita della libido (energia psichica), perché questa è stata captata altrove.  Il complesso più importante è il complesso dell'IO che è particolare, perchè l'IO è dotato di coscienza.  La perdita della libito (energia psochica) lascia delle tracce nel corpo, che poi possono manifestarsi in disturbi e isterie.
 
Cap. III.  Dal sogno al mito.  I sogni, per il modo in cui appaiono, tradiscono una singolare parentela con i complessi. Freud ha proposto il metodo delle associazioni libere: prendere un'immagine del sogno ed associare a questa tutte le idee che venivano in mente al sognatore. Jung pensava ad interpretare i sogni senza arrivare al magma dei complessi che sono assopiti in ogni sognatore. 
Nell'interpretazione dei sogni , entrano in gioco altre nozioni importanti, come quella di archetipo, espressione che designa  un'immagine originaria, che esiste nell'inconscio. L'archetipo è anche una forma di complesso, ma non è il frutto di un'esperienza personale, ma è un complesso innato. Il drago è un archetipo, l'individuo per crescere devo incontrare il drago.
L'inizio di una nevrosi o psicosi è frequentemente segnalato dall'apparizione di sogni che hanno una grande importanza per le indicazioni che contengono sulle cause e sul significato del disturbo che sta per esplodere.  I sogni sono accompagnati da uno stato di turbamento e dalla scomparsa della sensazione di sicurezza inerente l a vita normale. Molto importanti sono anche i sogni della prima infanzia.  La filosofia giapponese dice: "quando sei solo e credi di poter fare quello che vuoi, non dimenticarti del vecchio saggio che abita nel tuo cuore", Questo vecchio saggio è l'incarnazione vivente in noi delle immagini archetipe.   Spesso i genitori, inconsapevoli di sé, proiettano sui figli, complessi e colpe che credevano di aver soffocato definitivamente in loro.
La psicologia è la scienza che ci è più indispensabile; appare, infatti, con chiarezza che non sono né la fame, né i terremoti, né i microbi, né il cancro, bensì l'uomo stesso che costituisce il pericolo maggiore per l'uomo. Il pericolo psichico è il pericolo maggiore che emana dalla massa, in seno alla  quale gli effetti dell'inconscio si accumulano, imbavagliando, allora, e soffocando le istanze ragionevoli della coscienza.

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