sabato 11 ottobre 2025

Introduzione al Blog

 Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono circa 950 articoli, la maggioranza dei quali verte su yoga, meditazione, buddhismo, filosofie orientali.   

Gli articoli sono essenzialmente riassunti di libri che ho letto su questi argomenti e che mi hanno particolarmente colpito.  Per ricercare un soggetto specifico si può usare la finestrina a destra, oppure si possono usare le categorie (etichette) che si trovano sulla destra. Sul Blog sono riportati anche i libri che ho scritto sullo yoga e la meditazione e la gallery di alcuni miei viaggi.                                          

       Buona lettura   

Lumière - disegnare, dipingere con la luce

« Scatto fotografie per ridare fiducia nella natura umana e comunicare il senso dello stupore »     

 "La fotografia è l'arte di dipingere con la luce"  - Matthieu Ricard

Nato nel 1946, Matthieu Ricard è monaco buddista, autore, fotografo, scienziato e fondatore di progetti umanitari. Ha iniziato a fotografare all’età di 13 anni. Fin da giovane fu guidato da André Fatras, uno dei pionieri della fotografia naturalistica in Francia, e a 18 anni incontrò Henri Cartier-Bresson. Si stabilì sull’Himalaya nel 1972, a 26 anni, e fotografò i suoi maestri spirituali. « Il mio scopo era condividere la bellezza e la profondità del loro universo. »

Nel 1979 Matthieu Ricard diventa monaco e incontra per la prima volta il Dalai Lama nel 1980. Nel 1989 ne diventa l’interprete per la lingua francese.  Nel 2000 avvia progetti umanitari in India, Nepal e Tibet, ai quali dedica integralmente i proventi dei suoi diritti d’autore e delle sue fotografie. Fonda così l’associazione Karuna-Shechen, che oggi aiuta oltre 500.000 persone ogni anno.
Oggi Matthieu Ricard vive principalmente nel monastero di Shechen, in Nepal, e in un eremo di montagna vicino a Katmandu.   “Lumière” è il quindicesimo libro di fotografia pubblicato da Matthieu Ricard. 

                                                                    

Questo splendido libro è il culmine di sessant'anni di fotografia con circa 90 foto inedite di Matthieu Ricard che, per la prima volta, rivelano la portata del suo lavoro. Secondo Matthieu Ricard, il fotografo è un pittore che usa la luce come materia prima e lo sguardo come pennello. Lumière è un'esperienza fotografica e meditativa nel cuore dello spettro luminoso, una sinfonia cromatica che esplora il mondo su diverse scale, dal più piccolo dettaglio di un muschio e di una roccia ai vasti paesaggi, ricordando il profondo legame tra microcosmo e macrocosmo nella natura.                    

Matthieu Ricard dice:             “Lumière” è un bellissimo esercizio di libertà. Sto per compiere 80 anni e ho già pubblicato una quindicina di libri di fotografia. A un certo punto si ha la sensazione di un compimento, di un’evoluzione dello sguardo, educato dal contatto con gli esseri, la natura e altri fotografi le cui opere ci hanno ispirato.
Mi piace paragonare il mio lavoro di fotografo al pattinaggio artistico. Ci sono le figure obbligatorie – eseguite di buon cuore – su un tema preciso. Ho lavorato su “Bhutan, terra di serenità”, su “Tibet, sguardo di compassione”, sul Nepal con “Buddhismes Himalaya”. “Viaggio immobile” è nato dalla meditazione seduta: sono rimasto un anno nel mio eremo a osservare le montagne e la luce.

In “Lumière” invece si tratta di figure libere. Il libro è cambiato molto durante la sua realizzazione. All’inizio avevo organizzato sezioni ordinate – luce minerale, luce della terra, dell’acqua, vegetale e animale, luce del cuore, spirituale, delle montagne, del cielo… Per fortuna una grafica geniale ha “sconvolto tutto” trovando qualcosa di molto più bello.

Con il mio editore abbiamo parlato delle foto, delle corrispondenze dei colori nel buddhismo, del simbolismo del mandala delle cinque saggezze, dei cinque veleni, dei cinque elementi. Hanno trovato tutto questo più interessante che ripercorrere la storia della fotografia a colori come avevo iniziato a fare. Così il libro si è organizzato come una “sinfonia cromatica” intorno ai colori dell’arcobaleno.

In greco, photographéin significa scrivere, disegnare, dipingere con la luce. Non l’ho inventato io: è l’etimologia del termine. Lamartine diceva: “La fotografia è l’arte di dipingere con la luce.” Salgado affermava che è “scrivere con la luce.” Mia madre, che era pittrice, aveva scritto un libro intitolato “Lumière, rire du ciel” (“Luce, riso del cielo”). Tutto questo si è incastrato perfettamente e mi ha permesso di usare foto inedite che non avevano legame con un luogo o un tema preciso.  In questa sinfonia cromatica ci sono paesaggi, ma anche persone…

Nell’impaginazione abbiamo voluto “rompere” le transizioni graduali di colore nei paesaggi inserendo all’improvviso un elemento umano, che però restasse in armonia con le forme o i toni precedenti.
Per esempio, un’aurora boreale ricorda un drappeggio che si ritrova poi nei meandri di un fiume e nel colletto di un vecchio uomo che ride.

Il libro mostra delle corrispondenze: comincia con il bianco e con la testa china di un monaco tra volute d’incenso — una sostanza non del tutto immateriale ma che non si può afferrare e non ha potere — e poi ritroviamo quelle stesse forme in una cascata di 70 metri in Islanda, manifestazione della potenza straordinaria dell’acqua.
Più avanti, i motivi della corteccia di un albero si rispecchiano in quelli di una gigantesca scogliera islandese… L’intero libro gioca sul contrasto e l’eco tra micro e macro, tra materia e spirito, tra umano e inanimato.

Ci sono due ragioni per cui fotografo: ridare fiducia nella natura umana e comunicare il senso dello stupore.  Ritengo essenziale mostrare la sofferenza attraverso immagini di guerre e carestie — e rispetto profondamente i reporter di guerra — ma oggi siamo sommersi da cattive notizie al punto da poter facilmente scivolare in una visione cupa dell’umanità, pensando che l’uomo sia fondamentalmente cattivo. È ciò che chiamo “la sindrome del mondo malvagio”. Si pensa che tutto è perduto, le persone sono cattive e il pianeta è in pessimo stato.

L’idea è ritrovare un’immagine più vicina alla realtà, quella che nel mio libro “In difesa dell’altruismo” ho chiamato “la banalità del bene” (in riferimento alla “banalità del male” di Hannah Arendt): la maggior parte del tempo gli esseri umani si comportano in modo decente gli uni verso gli altri. Solo che questo non fa rumore, mentre prestiamo più attenzione ai comportamenti devianti perché rappresentano un pericolo. Si tratta dunque di ridare fiducia nella natura umana, riscoprendo la nostra umanità condivisa, unica via d’uscita in tempi difficili, perché l’egoismo non può essere la soluzione. E allo stesso tempo, comunicare il senso dello stupore davanti alla parte selvaggia del mondo, perché il nostro pianeta è gravemente minacciato. Quando qualcosa ci stupisce, lo rispettiamo, ci sentiamo coinvolti dal suo destino, e ciò può portarci all’azione in modo ispirante, non deprimente.  Fotografo quindi il lato luminoso degli esseri umani — nelle persone comuni come nei maestri spirituali che emanano libertà e bellezza interiore. Fotografo anche la bellezza della natura, perché sia rispettata.
È una scelta deliberata, che assumo pienamente. È ciò che voglio condividere, e che provo gioia a condividere.

Dall’età di 13 anni non ho mai smesso di fotografare. È una grande gioia personale, e non mi sono mai stancato, anche se ci sono stati periodi in cui scattavo meno.  Durante i miei cinque anni di ritiro solitario, facevo poche foto. A Darjeeling ho vissuto sette anni in un piccolo monastero senza muovermi; fotografavo i miei maestri, ma solo cinque o sei rullini all’anno: non potevo permettermene di più.

Henri Cartier-Bresson disse: « La vita spirituale e la macchina fotografica di Matthieu sono una cosa sola » — non so se fosse un complimento!  Il rapporto tra meditazione e fotografia si manifesta soprattutto nel mio libro “Un voyage immobile”.  Per la prima edizione, ero rimasto un anno intero senza spostarmi più di duecento metri dal mio eremo. Ma da lì vedevo 200 chilometri di Himalaya, con campi, contadini nella nebbia, gazze davanti alla finestra ogni mattina… Tutto era lì, e io ero lì.
Ogni tanto, una volta ogni quindici giorni, arrivava un momento magico: una luce che durava appena 45 secondi. Il mio eremo era piccolo, tre metri quadrati: mi bastava allungare la mano, prendere la macchina fotografica da sotto il tavolo e scattare.  
Mostrai a Hervé de la Martinière le 80 foto che avevo ottenuto: nacque così un libro che abbiamo rieditato quindici anni dopo su carta migliore e con una selezione più bella, perché nel frattempo ero tornato ogni anno nel mio eremo.  Quel “Voyage immobile” è un piccolo scherzo verso i miei amici fotografi che girano i cinque continenti per fare immagini — anch’io l’ho fatto — ma rimanendo seduto un anno ho ottenuto ciò che per un fotografo “commerciale” sarebbe impossibile, perché non redditizio.
Questo viaggio immobile è possibile solo in una vita contemplativa, dove si fa altro, e la foto “arriva a te”: come diceva Cartier-Bresson, “non si scattano foto, sono loro che ti scattano.”

La meditazione offre una grande disponibilità a essere catturati da ciò che si vede. Il filosofo americano Henry David Thoreau, che camminava tre o quattro ore al giorno nella foresta, diceva che “non conta ciò che si guarda, ma ciò che si vede.” Per questo libro ho cominciato a osservare meglio le cortecce degli alberi, scoprendo meraviglie che prima mi sfuggivano: guardavo senza vedere.

La fotografia favorisce la presenza al mondo, ma anche l’apertura verso gli altri. Non faccio ritratti fuori dall’Himalaya, perché non fotografo persone che non conosco: non ho motivo di disturbarle.
In Himalaya, invece, conosco la gente e loro conoscono me. Veniamo con maestri spirituali o per progetti associativi: c’è complicità. Basta un cenno d’intesa, e si mettono a ridere — e nasce un ritratto naturale e spontaneo. 
Ho pubblicato quindici libri di fotografia e venticinque saggi (ho perso il conto!), e fin dall’inizio — dal 1997, con la pubblicazione di “Il monaco e il filosofo” — ho deciso di donare tutti i miei diritti d’autore e i proventi delle fotografie a Karuna-Shechen, l’associazione che ho fondato nel 2000.
Non è stato difficile: non ne avevo bisogno e non volevo complicarmi la vita con il denaro. La vita laggiù è molto poco costosa.

Karuna è cresciuta in 25 anni. All’inizio lavoravamo soprattutto in Tibet, poi abbiamo fondato una clinica in Nepal e una in India, che sono cresciute. Abbiamo creato una clinica mobile che inizialmente serviva cento villaggi, poi seicento. Abbiamo contribuito alla creazione di 60.000 orti familiari, avviato programmi di alfabetizzazione femminile, educazione prescolare, assistenza sanitaria di base, lotta contro la povertà estrema. In Nepal operiamo in regioni trascurate, al confine con l’India e tra le montagne. In Tibet abbiamo fondato scuole in luoghi dove non c’era nulla, nemmeno un dispensario a un giorno di cavallo di distanza.
Per le donne in gravidanza abbiamo creato il programma “Salvare la madre e il bambino”, con centinaia d’ore di formazione, film e cartoni animati che spiegano come tagliare il cordone, rianimare un neonato aspirando il muco… 15.000 persone hanno ritrovato la vista con operazione alla cataratta (al costo di 80 euro ciascuna).  Abbiamo distribuito kit con lame sterili, farmaci contro le emorragie, video in tre dialetti, e portato visite mediche in centinaia di campi nomadi per cinque anni.
Il progetto è stato poi adottato dalle autorità sanitarie locali.  Oggi, a causa della situazione politica, abbiamo meno possibilità di lavorare in Tibet; per non mettere in pericolo i nostri collaboratori, ci siamo concentrati su India e Nepal.  

Articolo di Anne Garrigue

- Per chi fosse interessato: l’attività dell’associazione e di Matthieu Ricard si può seguire su karuna-shechen.org

Altri due libri di fotografie di Matthieu Ricard: L'esprit du Tibet;  Himalaya Buddhiste. 

 C'è un'intervista a Matthieu Ricard nel PodCast  Métamorphose.     

Alexandre Dana ospita Matthieu Ricard, monaco buddista, fotografo e interprete francese del Dalai Lama. In un'epoca in cui scattiamo migliaia di foto senza più guardare davvero la realtà, che fine ha fatto la nostra capacità di meravigliarci? In che modo la luce, le forme e i colori diventano un percorso spirituale quando impariamo ad accoglierli invece che a catturarli? La fotografia può ancora essere un'arte del silenzio, della presenza e della contemplazione? Matthieu Ricard e Alexandre Dana ci accompagnano in un luminoso viaggio visivo e meditativo! 

Alcune citazioni dal podcast con Matthieu Ricard:
La mancanza di contatto con la natura danneggia la creatività”.
“La luce suprema è quella del risveglio spirituale.”
“Meravigliarsi davanti al potenziale dell'essere umano, mettere in risalto la nostra comune umanità, ne abbiamo tanto bisogno per affrontare la sfida del XXI secolo.


Link al Podcast -  La lumière ultime,   c'est celle de l'éveil spirituel.         https://open.spotify.com/episode/4b6kM82gCU0TwNuLG3e7q2?si=l2FYTDOMQn6npq356Ib_cA 

venerdì 10 ottobre 2025

Yoga tradizionale alla Biblioteca Laurentina

Lunedì 15 settembre alle 11:00 riprendono gli appuntamenti con lo Yoga tradizionale a cura di Cesare Maramici , per la pratica consapevole di quest'antica disciplina che favorisce un approccio olistico alla salute e al benessere della persona.  
L'attività proseguirà ogni lunedì alla stessa ora ed è gratuita e aperta a tutti.  Si consiglia di portare un telo o un tappetino.

 

Articoli sui testi fondamentali dello yoga

 Per avere un'idea del contesto sapienziale di riferimento dello yoga vedi i seguenti articoli del blog:     

 

Note sullo yoga  

https://maramici.blogspot.com/2022/06/note-sullo-yoga-dal-testo-lo-yoga.html

Yoga sutra 

https://maramici.blogspot.com/2021/06/gli-yoga-sutra.html

https://maramici.blogspot.com/2021/10/gli-otto-passi-dello-yoga.html

Bhagavad Gita

https://maramici.blogspot.com/2022/06/la-bhagavad-gita-e-gli-yoga-sutra.html

https://maramici.blogspot.com/2021/04/la-bhagavad-gita.html

L'Hatha Yoga

https://maramici.blogspot.com/2023/04/lhatha-yoga-e-le-upanishad-dello-yoga.html 

Le Upanishad dello yoga 

https://maramici.blogspot.com/2021/05/le-upanishad-dello-yoga.html

https://maramici.blogspot.com/2023/04/le-upanishad-dello-yoga-2.html

https://maramici.blogspot.com/2023/04/le-upanishad-dello-yoga-1.html

https://maramici.blogspot.com/2023/04/yogatattva-upanishad.html

I testi tantrici  

https://maramici.blogspot.com/2021/04/le-perle-del-tantra-i-testi-classici.html

https://maramici.blogspot.com/2021/06/hatha-yoga-pradipika.html

Il testo I doni dello yoga del Maestro Antonio Nuzzo

https://maramici.blogspot.com/2021/10/i-doni-dello-yoga-antonio-nuzzo.html

I testi fondamentali dello yoga - Sequenze - Enciclopedia dello yoga

Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione. Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.  Esse sono, in successione, il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hatha Yoga.      

Si passa dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga, all'induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea" dello Hatha Yoga.  I testi fondamentali di queste tre tradizioni sono:  

  • La Bhagavad Gita, è la prima testimonianza riguardante il Kriya Yoga, databile al V-I sec. a.C. 
  • Lo Yoga Sutra, è il primo trattato sistematico del Raja Yoga, e risale tra il II sec. a.C. e V sec. d.C.
  • La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata intorno a 1600
Riporto di seguito il link ai testi completi in Pdf presi dal ricchissimo sito di Gianfranco Bertagni (http://www.gianfrancobertagni.it/ ).   Gianfranco Bertagni insegna presso la Scuola di Filosofia Orientale (www.scuoladifilosofiaorientale.it) ed è docente all'interno della cattedra di Storia delle Religioni. 
 
 Vedi:  https://maramici.blogspot.com/2024/08/testi-completi-in-pdf-dei-testi-sullo.html

Testo completo della Bhagavad Gita: 

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/bhagavad.htm

 https://www.yogawaytrieste.org/files/Download/BHAGAV_GITA.pdf                 

Testo completo degli Yoga sutra

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/yogasu.pdf 

http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/Patanjali_Claudio_Biagi.pdf

Testo completo dello Hatha Yoga Pradipika: 

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/tantra/donnini.pdf

 http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/hatayoga_pradipika.pdf

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Per chi è troppo impegnato può trovare i riassunti qui:   

https://maramici.blogspot.com/2023/04/articoli-del-blog-sullo-yoga.html 

Per chi volesse avere un'idea sullo yoga può leggere il riassunto del libro che ho scritto 

https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-lo-yoga-spiegato.html

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Link per gli esercizi di yoga       

Sequenze di yoga:  https://maramici.blogspot.com/2021/06/sequenze-di-yoga.html

Per prepararvi alla lezione potreste fare da casa, dolcemente questa sequenza:  https://maramici.blogspot.com/2023/09/sequenza-di-posizioni-yoga-facile.html

Quelli che sono già in forma potrebbero fare la sequenza di yoga proposta dal protocollo yoga  https://maramici.blogspot.com/search?q=protocollo+yoga

Sequenze proposte da Jayadev il responsabile dello yoga ad Ananda - Assisi https://maramici.blogspot.com/2021/08/sequenze-di-yoga-proposte-da-jayadev.html

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Yoga Pills è un mini portale dello yoga dedicato a tutti i praticanti appassionati di yoga, dai principianti agli insegnanti.   Si tratta di un'iniziativa senza fini di lucro, con lo scopo di favorire la diffusione e la comprensione di questa antica e affascinante disciplina e fornire utili informazioni e servizi.  Vedi:       https://www.yogapills.it/       

E' inoltre promotore di un ambizioso progetto collaborativo ovvero Yogapedia.it,  la prima enciclopedia italiana interamente dedicata allo yoga.    Vedi:   https://www.yoga-magazine.it/2017/01/yogapedia-it-la-enciclopedia-italiana-libera-interamente-dedicata-allo-yoga/      

Yoga Magazine:   https://www.yoga-magazine.it/

Esempi di contenuti: -- Principali Maestri yoga ....   https://www.yogapedia.it/index.php?title=Maestri_dello_Yoga   -- Come costruire una sequenza yoga  https://www.yogapills.it/come-costruire-una-sequenza/

Riassunti dei libri che ho scritto su yoga e meditazione

   https://maramici.blogspot.com/2024/11/riassunti-degli-ultimi-libri-che-ho.html

Una scuola laboratorio di vita

Pensare con la propria testa, senza lasciarsi condizionare, è indice di coraggio - Gandhi                                     La salute del corpo dipende da quella dello spirito - Maria Montessori 

Questo testo Una scuola laboratorio di vita. Dalla pedagogia ai grandi maestri di Francesca Leone pubblicato nel 2019 parla dell'educazione a scuola.  Una scuola laboratorio di vita è un modello pedagogico che trasforma la scuola in uno spazio di apprendimento esperienziale e attivo, dove gli studenti costruiscono attivamente le proprie conoscenze attraverso l'azione, l'indagine e la creazione, integrando il sapere con la vita pratica e i valori umani, ispirandosi a pedagogisti come John Dewey e all'idea di una crescita personale e sociale significativo.    

Gli insegnanti dovrebbero trasmettere ai bambini l'uguaglianza di tutti, al di là di ogni credo e colore,  e dovrebbero essere l'esempio di quello che vogliono trasmettere, e avere un atteggiamento coerente.  I veri Valori umani sono universali, innati e fanno parte integrante della natura umana. 

In questo testo viene presentato il metodo "EduCare" usato dal grande Maestro e pedagogista indiano Sathya Sai Baba, sviluppatosi oggi in tante parti del mondo, con scuole gratuite. Si basa sui cinque valori umani fondamentali che sono: Verità, Rettitudine, Amore, Pace, NonViolenza.  

Oggi la nostra scuola, nonostante il progresso, per un insegnante che la vive, risulta molto carente e dispersiva. La vita di oggi si basa sui valori del profitto e delle dipendenze, e l'uomo medio diventa sempre più insicuro, pieno di ansie e paure, e condizionato dalle nuove tecnologie.  

L'insegnante non ha più il ruolo di informatore di cultura e di nozioni, oggi facilmente usufruibili con l'ausilio della tecnologia, ma di facilitatore e di guida amorevole in senso olistico, specie a livello emotivo-sociale e psico-spirituale Come dicono anche gli psicologi Rogers e Ken Wilber, l'educatore dovrà ascoltare e guidare, comprendere i suoi  bisogni emotivi e dei suoi allievi. E' importante che educatori e famiglie contribuiscano a proporre ai bambini una vita più serena e felice possibile, pur in mezzo a tanta negatività che cerca di sommergerci in modo costante, opprimente e subdolo. 

Oggi i ritmi sono diversi, tutto sembra accellerato, le giornate sono esageratemente piene, si corre anche con la mente, mentre fai una cosa stai già pensando alla prossima.   Spesso gli adulti sono super-attivi, più dei loro figli, impegnati, stressati, non sanno come rilassarsi, non sanno cosa è il silenzio, parlano e spesso sovrappongono le loro voci, interrompono, non ascoltano l'altro, sono cellulari-dipendenti. Per contrastare questi fenomeni si dovrebbe prendere tempo per meditare. Un insegante yoga dovrebbere trasmettere positività, calma e serenità mentale. Chi medita, di solito, ha un'età biologica di molto inferiore a quella anagrafica. Se aumenta l'energia i disturbi fisici diminuiscono, e si possono sviluppare maggiormente le qualità positive e i propri talenti.  

In questo tempo di consumismo imperante, occorre ricordare che le cose importanti della vita sono: avere relazioni armoniose, il sentirsi utili e parte di una comunità, nutrire sentimenti positivi che diano serenità e possano aiutare a sviluppare la creatività, il contatto con la natura e la spiritualità. Soprattutto nelle grandi città l'interazione sociale è molto limitata. Si dovrebbero reimpostare le abitudini cambiando le priorità.

Occorre prendere consapevolezza dell'importanza della collaborazione, come diceva Lao Tse: "La via del saggio è agire, ma non competere". Occorre imparare ad organizzarci e agire in modo collettivo per prenderci cura di noi stessi e dei nostri bambini.  In molti posti del mondo stanno nascendo "borghi" o piccole "comunità", "eco villaggi", nuove forme di scambio con persone in sintonia che mirano soprattutto a ritrovare se stessi liberandosi dalla ossessione consumistica; comunità efficienti e autosufficienti non più schiave del business, di chi manovra la politica e l'economia... 

Quando giudichiamo, gridiamo e condanniamo siamo lontani dal nostro cuore, e vuol dire che predomina  l'ego e la mente che  vuole farci interpretare la realtà in modo negativo. Abbiamo l'esempio di Gandhi e Nelson Mandela che non giudicavano e odiavano i loro persecutori, nè si abbattevano, conservando una straordinaria stabilità psicologica. Rispettiamo e dimentichiamo i limiti degli altri. 

I nostri sentimenti dipendono da come interpretiamo l'esperienza, e questa interpretazione ci spinge o meno ad agire in qualche modo. Anche le situazioni più difficili hanno sempre una possibilità interpretativa.  I buddhisti riconoscono tre tendenze nocive da superare che sono, l'attaccamento, l'avversione e l'illusione, Quindi anche attaccarci al passato non è positivo, dobbiamo elaborarlo, comprenderlo e prenderne la distanza per poi superarlo. Dovremmo introdurci con coraggio nel futuro. E' importante riconoscere i limiti o difetti da un lato e i pregi e le qualità dei propri modelli nell'infanzia.  

Dovremmo trovare dei metodi che ci permettono di  gestire i sentimenti, ad esempio per gestire la rabbia pootremmo anche usare il metodo della "lettera", scrivendo tutto il risentimento, collera e aggressività su un foglio.  Importante è passare il tempo con qualcuno di allegro che vi tiri su, e non parlate di problemi, distraete la mente facendo passeggiate, danzando, suonando, ecc...  Fondamentale è anche riuscire ad imparare a rilassarsi e ad "allenarsi alla calma mentale". Per questo occorre rilassare il corpo fisico, acquietare le emozioni, rendere la mente libera e sgombra da ogni pensiero.  Fate in modo di complimentarvi con le persone per i loro progressi e che possano parlarvi con la massima fiducia. Non notate i loro piccoli difetti, cercate invece le loro qualità. Aprite il vostro cuore e siate sempre sinceri, siate pazienti sempre di più, di più.

Nella scuola, quello che conta, oltre la preparazione professionale, è il cuore. Un ragazzo  cresciuto in un ambiente in cui viene ascoltato, capito, e in cui può esprimersi con tranquillità, difficilmente sentirà il bisogno di unirsi a un "branco" per trovare sostegno e compagnia. Amore, accoglienza e supporto aiuteranno il bambino a coltivare le aspirazioni più profonde. I bambini considerati difficili, sono i più intelligenti, sensibili e di veloce apprendimento.  Se non ci impegniamo ad attivare la consapevolezza, la fiducia e l'autocontrollo, nulla potrà cambiare.  Importante è l'amore e la presenza di un genitore. Chi è pieno di amore e riesce ad amare non pensa ai soldi, è così impegnato ad amarsi e ad amare che si sforza continuamente a migliorare se stesso e fare del bene.    Anche il giudizio non aiuta allo sviluppo di un bambino e di una persona, è importante allora smascherare e sospendere il giudizio. Ricordiamo che dove c'è giudizio che ferisce, non c'è amore. 

Altro aspetto importante è una sana Inter-azione, tutto quello che facciamo crea una risonanza, si riflette non solo sugli altri ma molto di più su noi stessi. Comuni-care significa mettere in comunione, andare incontro all'altro e non contro, significa accogliere, integrare e non rifiuare o criticare. Spesso non ci si ascolta e ognuno vuole mostrare solo la sua superiorità, invece di arricchirsi in modo reciproco delle proprie esperienze e sentimenti. E' spesso facile analizzare gli altri,  più difficile esaminare se stessi, si amplificano allora gli errori degli altri per non guardae i propri limiti. La critica genera rabbia e dolore. Anche con i bambini non dovremmo usare un tono critico, procurerà loro solo dolore, disagio e senso d'inferiorità. Il rapporto adulto - bambino dovrebbe arricchire entrambi: i bambini rappresentano la purezza, gli adulti l'esperienza e la saggezza, così ognuno è al servizio dell'altro. 

Per i buddhisti, Maslow, Rousseau, l'uomo nasce con buone qualità, la natura umana è buona, poi l'esperienza trasforma queste qualità.  Nei laboratori della Pace, i piccoli gesti di gentilezza e positività si propagano rapidamente nella classe. 

L'uomo oggi ha perso di vista la sua interiorità, dovremmo trasmettere valori positivi. Dovremmo riuscire ad apprezzare ciò che siamo e quello che si ha, le cose essenziali, senza desiderare il superfluo; occorre saper godere delle bellezze naturali e vivere con semplicità che diventa leggerezza e gioia di vivere. Se non c'è fiducia in se stessi non si arriva da nessuna parte, mancherà la forza e il coraggio oltre che la capacità di elevarsi e migliorare la propria vita.   

Altri elementi fondamentali sono l'onesta e la coerenza: non c'è niente di quello che dici che contraddice quello che pensi o fai. La pace della mente è dovuta alla loro perfetta onestà verso se stessi, verso gli altri e verso il compito che si svolge.   Nella filosofia yoga l'unico dharma e dovere di ognuno è dunque la Verità che non danneggia nessuno. E' anche la vera natura dell'uomo e renderà congruenti ogni suo pensiero, parola e azione.  Se l'uomo conoscesse se stesso non ci sarebbero più meschinità e dolore.  Si dovrebbe ridimensionare continuamente l'ego che è avido, per liberare il Sé e far si che l'ego diventi il veicolo dell'anima e non la sua prigione. 

La spiritualità significa entrare in contatto con la Coscienza Superiore. Per Spirituale o Adhyatmico si intende indicare lo sforzo sincero per raggiungere due scopi: l'eliminazione dei tratti animali che ancora sussistono nell'uomo e la sua unità con il divino; l'individuo diventa uno con il Tutto. La vera vita spirituale è quella che insegna l'unità e porta verso l'amore, senza egoismi. Quando il nostro cuore sarà colmo di amore, sarà possibile ottenere tranquillità nel pensiero e pace nella mente.  San Francesco mostrò alla Chiesa i propri limiti e il significato di una vera e profonda spiritualità. Tutta la sua vita è un inno all'unità; in India è il santo più conosciuto. 

 Spiritualità è impegno e costanza, è un'esperienza di apertura mentale e consapevolezza, di auto-osservazione, di lavoro interiore su se stessi, una sorta di auto-analisi che porta alla sintesi. Serve per guardarsi dentro, andare oltre i propri limiti, liberandosi dai condizionamenti del passato per migliorare il proprio carattere, diventare autonomi e ritrovare se stessi.   Le cose belle che veramente contano : affetti, salute, solidarietà, benessere interiore, pace mentale ... sono spesso trascurate. L'uomo non si accontenta delle cose semplici e naturali, non mette un tetto ai suoi desideri, perciò è insoddisfatto e continua a correre, correre...  andare da un posto all'altro, da una relazione all'altra. 

Possiamo spiritualizzare ogni atto della vita quotidiana. Liberarci dall'egoismo; apprendere ad ascoltare, comprendere l'altro sono importanti qualità spirituali. Dobbiamo evitare attaccamento e dipendenza, cercare di avere un sano coinvolgimento in tutto, con più equilibrio e leggerezza. La vita e il percorso spirituale non possono essere separati. Per arrivare ad un livello vibratorio più alto potremmo usare mantra, meditazione, buone letture, servizio sociale disinteressato e  vivere in mezzo alla natura.  

L'educazione spirituale, a differenza dei dogmi religiosi, è fondata su principi universali di tolleranza, pace, verità, sincerità, amore e servizio e non sul settarismo, valori universali che rendono la vita piena e appagante.   Così imparare a "vivere  bene e in armonia con tutti" dovrebbe essere la base dell'educazione, anche nelle scuole.  

La spiritualità può influire sulla salute, come diceva Jung "la vera terapia consiste nell'approccio al divino, più si raggiiunge l'esperienza del divino, più si è liberati dalla maledizione delle patologie".  Molte malattie per alcuni studiosi sono psico-somatici e possono derivare da emozioni nocive ripetute come rabbia, invidia, e nascono sicuramente da uno stato di disagio e di conflitto interiore non risolto.  Se c'è armonia corpo, mente e anima è difficile che la malattia possa svilupparsi. Claudio Pagliara, medico oncologo e ricercatore dice: "Il cervello è il più efficiente produttore di farmaci e veleni".  Un medico che si interessa alla persona prima del sintomo è una cosa rara oggi. Il medico di famiglia, che attraverso il dialogo  ti curava l'anima, è scomparso.  Nella trasmissione televisiva "Presa Diretta " intitolata "Malati di farmaci" si è messo in evidenza l'abuso e l'uso inappropriato che gli italiani fanno dei farmaci che fanno più danno che beneficio al paziente. Marcel Proust disse " Sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi, la medicina ha inventato l'arte di prolungarle".  La malattia è un segnale che il corpo ci manda per dirci che ha perso l'equilibrio, una spia che c'è bisogno di un riequilibrio energetico. Dovremmo imparare a mantenere la mente serena. Le malattie sono spesso causate dall'ansia, le ansie sono delle paure create dalla mente che rimugina sul passato e si angoscia per il futuro. Resta giovane chi è sano, ed è sano chi è disciplinato nel suo tenore di vita, chi fa un uso costruttivo del suo tempo, chi ha un corretto comportamento e si adopera a seminare il bene.

Fino all'ultimo istante della sua vita l'uomo dovrebbe conservare la sua voglia di osservare, ricercare, aggiornarsi, comprendere e sperimentare. la nostra è un'evoluzione continua di pensiero verso l'introspezione e la saggezza.  La rigidità mentale blocca anche il corpo. Allora sarebbe bene per un adulto ri-imparare ad adattarsi alle circostanze senza pretendere che siano le circostanze ad adattarsi a lui, ai suoi desideri.   Si dovrebbe sviluppare anche la capacità di perdonare facilmente e dimenticare velocementie i torti subiti. Oggi l'onore e il prestigio vengono prima dell'amore.  Un esempio di non attaccamento ai risultati e dell'impermanenza, è il mandala di sabbia costruito dai monaci tibetani, che dopo un lungo lavoro viene distrutto.  Molti adulti hanno perso il sorriso e la connessione con il Divino. Dovremmo impegnarci, guardarci dentro e auto-trasformarci, sviluppare il potenziale umano  per dare un senso più alto e più pieno alla nostra vita.     Valori come la condivisione, la cooperazione, l'autocontrollo, la pazienza e la fiducia in se stessi e negli altri sono alla base di una vera vita, piena, felice e di successo.  Quando sei arrivato a conoscere bene te stesso, puoi metterti al servizio degli altri attraverso il volontariato esprimendo generosità e condivisione e senza attenderti niente in cambio. 

Anche gli educatori dovrebbero avere queste qualità come l'empatia, capacità comunicative, valori etico-sociali e spirituali. L'insegnante rappresenta lui stesso il cambiamento che vuole vedere nel mondo e farà da riferimento e modello ai suoi allievi. Dovrebbe aiutare i bambini  a conoscersi e a sviluppare le loro qualità.   Anche i genitori dovrebbero rappresentare dei modelli per il loro figli, che spesso sono critici nei loro confronti: "mia madre è sempre nervosa", "mio padre sta con il cellulare appiccicato in mano".

Un profondo cambiamento può avvenire aprendo il cuore alla conoscenza e consapevolezza di sé e dell'altro. Questo potrà essere il punto di partenza per costruire una società pacifica di persone libere, costruttive e felici.  

Carl Gustav Jung. Il grande sciamano

Nel testo Carl Gustav Jung. Il grande sciamano, Paola Giovetti presenta uno Jung a tutto tondo, anche alla luce delle esperienze avute con il mistero (parapsicologia, medianità, alchimia, astrologia, I:Ching, ufo, NDE). Un saggio nato da profonde ricerche e dall'amicizia dell'autrice con Aniela Jaffé, psicologa, analista e stretta collaboratrice di Jung.        Una biografia più aggiornata rispetto a "Vita e opere di Jung" di Hannah o "Jung, la vita, le opere, il pensiero" di Wehr, perché tiene conto di documenti, lettere e diari a oggi inediti che consentono di far luce su aspetti poco noti, o poco citati per motivi di discrezione, sulla vita del maestro svizzero, le cui scoperte nel campo della psiche fanno ormai parte del patrimonio di conoscenze di chiunque abbia a cuore la propria interiorità e la propria evoluzione. Il testo viene pubblicato nel 2025 a 150 anni dalla nascita di Jung. 

Paola Giovetti ha pubblicato più di 40 libri ed è una dei principali esperti italiani di esoteria.   Nel 1981, a 20 anni dalla morte di Jung, Paola Giovetti incontra a Zurigo la segretaria di Jung, che aveva lavorato con lui negli ultimi suoi sei anni, e da qui inizia un lungo percorso di conoscenza di Jung. 

Oggi c'è necessità di spiritualità. I problemi dell'uomo e la depressione sono dovuti alla mancanza di spiritualità; Si deve cercare di vivere la vita in maniera consapevole, entrare in rapporto con le nostre fragilità e soprattutto capire e conoscere se stessi. L'esperienza trascendentale permette permette di vedere la terra dal di fuori.  Nei suoi libri, Jung apre ai lettori la chiave dell'infinito. 

 Jung è libero da qualsiasi schema, non è solo scientifico, ma si interessa di parapsicologia, dei fenomeni paranormali, di astrologia e perfino degli UFO. E' un esoterico su diversi aspetti e recupera anche lo sciamanesimo. Lo sciamano è una figura di connessione tra il regno dello spirito e la terra, una sua caratteristica è la poliedricità  e la capacità di passare da un campo e l'altro. Lo sciamano si prende cura del suo prossimo e del trascendente (fenomeni esenti dal tempo e dallo spazio, tipo telepatia, chiaroveggenza, pre-condizione). 

In India Jung è conosciutissimo ed è ancora vivo in chiave spirituale. Jung ebbe, fuori dal matrimonio, delle relazioni sentimentali significative con Sabina Spielrein, una delle prime pazienti psicoanaliste, e Toni Wolff, una sua fedele collaboratrice. La relazione con Sabina Spielrein, una paziente russa, si trasformò da una relazione medico-paziente a una storia d'amore appassionata, scoperta solo in seguito grazie alla pubblicazione di documenti inediti da parte di Aldo Carotenuto nel suo libro "Diario di una segreta simmetria". Toni Wolff, invece, fu la compagna intellettuale ed emotiva di Jung. Vivere la relazione con Tony Wolff, collega della moglie, è stato il  più grande dei suoi successi.

Jung viaggiò molto nella sua vita, viaggiò soprattutto in luoghi da dove si poteva vedere l'Europa dal di fuori, e in questi luoghi cercava sempre uomini di medicina e sciamani.

Jung fu appassionato di parapsicologia ed avviò un esame dei fenomeni paranormali attraverso un'inchiesta sugli scritti dei suoi lettori e  la corrispondenza con i parapsicologi in tutto il mondo. 

Nella psicoanalisi introdusse, il concetto di "Daimon" che si riferisce alla "guida interiore" o "anima", un principio archetipico che risiede nell'inconscio e spinge l'individuo verso la propria vocazione, la realizzazione del proprio potenziale e il processo di individuazione. Questa forza misteriosa si manifesta attraverso talenti, impulsi e persino lati ombra, guidando l'individuo verso il suo destino e la sua natura autentica.

Oltre all'apertura al trascendente, ebbe rapporti anche con la fisica, Vedi la fitta corrispondenza con Pauli, che contiene riflessioni sulla natura temporale dell'uomo, sul principio della sincronicità,  sul concetto di spazio-tempo, sul concetto di individuazione come capacità di realizzare al meglio le nostre peculiarità e le nostre potenzialità. 

Il dialogo tra Pauli e Jung: le strane coincidenze tra fisica e inconscio è un breve saggio sulla corrispondenza e gli studi incrociati di Wolgang Pauli e Carl Gustav Jung. Siamo all’inizio degli anni 1930: da pochi anni si è giunti alla definitiva formulazione della Meccanica Quantistica, nella cosiddetta “Interpretazione di Copenaghen”, a cui hanno partecipato i più grandi fisici del tempo, da Schrodinger a Heisenberg, da Bohr a Dirac. Wolfgang Pauli è un giovane fisico di origine austriaca; il suo nome è legato principalmente al “principio di esclusione”, ma anche a importanti lavori sulla teoria della relatività. Negli stessi anni la psicoanalisi, nata alla fine del secolo precedente per opera di Freud, viene originalmente rielaborata e interpretata da Carl Gustav Jung.
Tra i due incomincia un intenso scambio epistolare, che proseguirà per diversi anni e porterà anche alla pubblicazione del libro Naturerkl~Arung und Psyche (Spiegazione della natura e psiche) del 1952.   

 Jung è stato anche un artista, vedi soprattutto Il libro rosso. E forse c'è una discendenza di Jung da Goethe.

Quando qualcuno gli chiese: "Crede in Dio?" Jung rispose: "Io non ho bisogno di credere. Io so!"

  • Testi:  saggi, psicologia di Jung  -  Paolini    Sogni, profezie e apparizioni Mediterranee  affronta il tema del mistero. 
  • Video. Intervista della BBC a Jung nella sua casa a Zurigo.  

La comunicazione NonViolenta - Marshal Rosemberg

"Osservare senza giudicare è la più alta forma di intelligenza umana" - Krishnamurti.

 La Comunicazione Nonviolenta (CNV) è un modello di comunicazione empatica sviluppato dallo psicologo statunitense Marshall B. Rosenberg negli anni '60. Questo approccio si concentra su osservazioni non giudicanti, espressione onesta dei sentimenti, identificazione dei bisogni universali e formulazione di richieste chiare e concrete per favorire la comprensione reciproca e la risoluzione dei conflitti.   

La comunicazione nonviolenta (CNV), chiamata anche comunicazione empatica, comunicazione collaborativa o linguaggio giraffa, è un modello comunicativo basato sull'empatia. È stata ideata nel 1960 dallo psicologo statunitense Marshall Rosenberg, secondo il quale essa permette di evitare le frequenti incomprensioni che derivano da un comunicare approssimativo e di riuscire a creare contesti comunicativi win-win. È un modello diffuso in tutto il mondo dal centro per la comunicazione nonviolenta (The Center for Nonviolent Communication, CNVC).

Marshall Bertram Rosenberg (1934-2015) è stato uno psicologo statunitense. È l'ideatore della comunicazione nonviolenta o CNV o Linguaggio giraffa, un processo di comunicazione che aiuta le persone a scambiare le informazioni necessarie per risolvere i conflitti e le incomprensioni pacificamente.

La comunicazione nonviolenta si basa sull'idea che tutti gli esseri umani siano capaci di compassione. Qualora essi non riconoscano le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni ricorrono alla violenza fisica o psicologica in modo automatico, per consuetudine culturale.

Il termine "linguaggio giraffa" si riferisce alla metafora che Rosenberg utilizzava per definire la CNV ed è contrapposto al "linguaggio sciacallo". La giraffa possiede il cuore più grande tra i mammiferi terrestri ed è dotata di un lungo collo. Viene quindi presa a modello di empatia e visione a lungo termine; rappresenta il cuore e la forza, connessione e empatia, lo sciacallo rappresenta il dualismo.   Similmente, l'utilizzatore della CNV possiede gli strumenti per avere una visione esauriente della realtà emotiva che sottende ogni processo comunicativo e per promuovere la comprensione.  

  Marshal Rosemberg è allievo di Roger.  Carl Rogers (1902-1987), uno psicologo statunitense fondatore della psicologia umanistica e della terapia centrata sulla persona. Il suo approccio rivoluzionario si basa sull'empatia, la considerazione incondizionata e la congruenza per favorire la crescita e l'autorealizzazione dell'individuo, influenzando profondamente la psicoterapia, il counseling e la formazione.

Il processo della CNV è il seguente:  Osservare i fatti senza valutare, esprimere i sentimenti, esprimere i bisogni, poi formulazione delle richieste. 

Per lo psicologo Rollo May (1909-1994)  "Le persone mature sono capaci di esprimere i sentimenti in tante sfumature e in modo delicato.  Le azioni degli altri sono degli stimoli, ma mai delle cause, siamo responsabili dei nostri sentimenti".  

Introduzione alla Psicologia analitica - Jung

Le conferenze di Basilea (1934) di Carl Gustav Jung. Trascritte da Roland Cahen. A cura di Elena Caramazza.    

Cap. I  Dal conscio all'inconscio.  Funzioni e strutture della Coscienza e dell'Inconscio.   La psicologia non è magia nera, è una scienza; la scienza della coscienza e d ei suoi dati; è anche la scienza dell'inconscio. L'inconscio è ciò di cui non siamo informati. L'inconscio deposita sulle spiagge della coscienza una valanga di apporti. Tutto quello di cui siamo coscienti, è associato all'IO attraverso la mediazione della coscienza.
La coscienza è intermittente e discontinua (metà o due terzi della nostra vita sono coscienti), il resto è formato da vita inconscia. Quello che si manifesta nei sogni è un residuo di coscienza. Mentre parliamo, ascoltiamo, agiamo il nostro inconscio continua a funzionare. 
I contenuti dell'inconscio sono di tre tipi: accessibili,  accessibili attraverso una mediazione, inaccessibili.
accessibili: non abbiamo coscienza dell'espressione del viso, di certi gesti, ma potremmo averne coscienza
accessibili attraverso mediazione:  non ricordi il nome di una persona, un luogo di risveglia ricordi d'infanzia, ecc. inaccessibili: ricordi dell'infanzia fino a 5 anni, o fino a 10... molte idee sonnecchiano nell'inconscio, come presentimenti e intuizioni.
La coscienza è uno strato superficiale fluttuante nell'oceano dell'inconscio.
Conscio + Inconscio costituiscono il dominio della psicologia.
La coscienza è una specie di organo di percezione e di orientamento diretto, verso il mondo ambiente. E' localizzata negli emisferi cerebrali.
Un capo degli indiani pueblos disse che si Pensa con il cuore. Per lui la coscienza intensa è formata dall'intensità del sentimento. Freud fa derivare l'inconscio dalla coscienza. Per Jung è l'opposto, l'elemento più arcaico è l'inconscio, dal quale a poco a poco emerge la coscienza.

Cosa è la coscienza?  Essere cosciente e percepire e riconoscere il mondo esterno, così come il proprio essere nelle sue relazioni con questo mondo esterno. E quindi riconoscere "se stesso". 
Che cosa è questo se stesso?  
E' innanzitutto il centro della coscienza; l'IO.  quando non esiste un ponte tra l'oggetto e l'Io, l'oggetto è inconscio, vale a dire come se non esistesse. 
La coscienza è una relazione psichica con un fatto centrale chiamato Io.
Che cosa è l'IO?  
L'Io è una entità complessa. Qualcosa che assomiglia a una condensazione e ad un accumulo di dati e di sensazioni, in esso figura la percezione del corpo nello spazio, sensazioni (caldo/freddo, ecc. ), e la percezione di stati affettivi. L'Io implica un amassa enorme di ricordi.  Si suppone che la coscienza originariamente sia sorta durante uno stato affettivo. 
Anche gli animali reagiscono a stati affettivi, come quando ricevono cibo o un c olpo, per questo si potrebbe dire che anche gli animali hanno un Io. 
E' importante per il nostro sviluppo avere una consapevolezza di noi stessi. L'egoismo, fino ad un certo grado, è una necessità.
Il primitivo è un maestro nell'arte di lasciar parlare l'inconscio e prestargli ascolto. 
La coscienza utilizza le sensazione per orientarsi nello spazio esterno.  Una volta che la sensazione ha constatato la presenza di un oggetto  nello spazio, una seconda funzione di conoscenza, il pensiero ci precisa ciò che una cosa è.  E questa sarà inserita nel flusso del passato  e del futuro. Attraverso l'intuizione (funzione irrazionale) cerchiamo di capire la loro evoluzione. Si usa l'intuizione soprattutto  in presenza di condizioni nuove o ambienti nuovi. 
Tra me e la cosa che sto per conoscere si sviluppa un sentimento (funzione razionale), che determina il valore che l'oggetto ha per me. 
Le funzioni di orientamento ci dicono se una cosa esiste, che cosa è per noi, da dove viene e dove va, e che cosa rappresenta per noi e ci permettono di orientarci nel nostro spazio psichico.  Se una di queste funzioni non viene utilizzata, parte dell'evento può venire impresso nell'inconscio.
Possiamo utilizzare attenzione e volontà (che sono dei poteri dell'IO)  per lavorare su queste funzioni.    Importante è anche il sentimento di libertà imperitura che è sempre vivo in noi e non si lascia scalfire da nessuna filosofia.
Nel nostro Sé ci sono parti integranti che hanno un'esistenza oscura e inconscia. 
Le quattro funzioni dell'Io sono: sentimento, intuizione, pensiero, sensazione.
Il tipo sensoriale vede le cose come sono, le cattura, vede difficilmente le loro relazioni. Il tipo intuitivo non vede le cose, guarda al di là dell'oggetto. 
Una incompatibilità analoga esiste tra pensiero e sentimento. Ciò che ha valore per me rientra nella sfera del sentimento. Il pensiero è più neutro. 
Queste distinzioni sono degli schemi che aiutano a orientarsi nel labirinto dei fatti psicologici. E permettono di determinare delle modalità dell'essere. 
L'IO può essere diviso in due parti: la parte cosciente dell'Io e la parte inconscia, il mondo dell'ombra, che non conosciamo. Così si spiega che scopriamo sempre qualcosa di nuovo di noi. Siamo eternamente incompiuti, cresciamo e  cambiamo. 
Tra gli elementi della nostra vita interiore possiamo inserire il ricordo e la memoria. la funzione della memoria ci lega a cose che sono sparite dalla nostra coscienza, che sono diventate sublimali, che sono state respinte o rimosse. 
Solo in casi particolari, ad esempio incidenti possiamo renderci conto della ricchezza interiore… il quadro che si offre alla memoria in circostanze normali è molto povero.  
nell'anima si accumulano le tendenze latenti a reagire in un certo modo a determinate situazioni.  Il corpo spesso ci serve psicologicamente per personificare la nostra ombra.
Dal mondo interiore provengono anche gli affetti. Non costituiscono una funzione volontaria, ma accadimenti interiori di cui siamo il campo.
L'uomo ha il temibile privilegio di allontanarsi da se stesso e di abbandonare una parte del suo essere. Questo accade a ciascuno di noi, ma in proporzioni diverse ed essenzialmente individuali.
Jung chiama il sentimento una funzione razionale. l'espressione razionale si riferisce, in primo luogo,  al pensiero, ma anche il sentimento formula dei giudizi. Giudichiamo anche con il nostro sentimento, che ha una sua logica particolare.  
Ci sono quattro funzioni ( Le quattro funzioni dell'Io sono: sentimento, intuizione, pensiero, sensazione) che contribuiscono a orientare la coscienza e abbiamo affrontato il tema dell'orientamento nello spazio psichico interiore. Ci sono tre elementi che aiutano in questo: la memoria, i contributi soggettivi delle funzioni, gli affetti.  


A questi tre elementi si aggiunge l'irruzione dell'inconscio, dei contenuti inconsci sorgono e si manifestano improvvisamente nella coscienza. 
La parte dell'IO che è in luce, il versante della coscienza, detiene il privilegio della volontà; L'Io cosciente è in grado di disporre, fino ad un certo grado, delle funzioni della coscienza che possono dirigersi dove vogliono. La volontà ha una debole efficacia sulle emozioni e sugli strati profondi della psiche.
Esistono due grandi classi di individui: gli estroversi che comunicano con una sorprendente facilità le difficoltà che si vivono e gli introversi che si ritirano dalla cerchia di amici, sprofondano in se stessi.
 
Cap II. associazioni.  Tra i metodi per esplorare l'inconscio ci sono le associazioni. Si propone al soggetto una lista di parole induttrici (max 50) e si aspetta una sua reazione e una risposta con una sola parola. Si ha spesso una reazione quando queste parole toccano la zona intima tabù, producono un'eco nella zona dell'anima; si crea un'automatismo. da queste risposte emerge un profilo della persona.
Spesso il ritratto che danno i pazienti di loro stessi è totalmente diverso dalla vera realtà, che si deduce con questo sistema di associazioni. Nella lista di parole induttrici critiche abbiamo: pregare, separare, sposarsi, litigare, famiglia, felicità, sbagliato, baciare, scegliere, contento.
Fenomeno psicogalvanico; il suo principio è il seguente: si sa da molto tempo che sono le manifestazioni affettive che influenzano principalmente il sistema nervoso simpatico, sistema che preside il funzionamento vegetativo dell'organismo. Gli affetti agisco sul cuore, sui capillari sanguigni della mano, ecc.  Quindi mettendo degli elettrodi sulle mani, possiamo registrare il tempo di reazione e  le reazioni emotive alle parole induttrici attraverso dei raggi luminosi. Attraverso un pneumografo si può anche registrare il ritmo e l'ampiezza del respiro. 
Cos' il fenomeno psicogalvanico, completato dalla pneumografia, prova in modo inoppugnabile l'esattezza della nostra ipotesi, ossia che i nostri complessi costituiscono delle entità affettive. 
Altro aspetto che Jung ha esaminato è l'interdipendenza psichica intrafamiliare, avvalendosi anche qui di associazioni; ad una parola induttrice venivano proposte varie risposte. Dai dati ricavò che il 30% dei processi mentali die diversi membri della famiglia erano identici. Esistono degli enormi legami.
Il complesso è un contenuto psichico a tonalità affettiva che può essere inconscio, sia cosciente in gradi diversi, e si creano delle relazioni simboliche tra le parole induttrici e il complesso. Il complesso costituisce un'entità psichica separata, sottratta al controllo gerarchizzante dell'IO, e l'individuo vive momentaneamente in funzione del suo complesso, e si perde un po' di obiettività. 
In gergo psicologico questo fenomeno è chiamato perdita della libido (energia psichica), perché questa è stata captata altrove.  Il complesso più importante è il complesso dell'IO che è particolare, perchè l'IO è dotato di coscienza.  La perdita della libito (energia psochica) lascia delle tracce nel corpo, che poi possono manifestarsi in disturbi e isterie.
 
Cap. III.  Dal sogno al mito.  I sogni, per il modo in cui appaiono, tradiscono una singolare parentela con i complessi. Freud ha proposto il metodo delle associazioni libere: prendere un'immagine del sogno ed associare a questa tutte le idee che venivano in mente al sognatore. Jung pensava ad interpretare i sogni senza arrivare al magma dei complessi che sono assopiti in ogni sognatore. 
Nell'interpretazione dei sogni , entrano in gioco altre nozioni importanti, come quella di archetipo, espressione che designa  un'immagine originaria, che esiste nell'inconscio. L'archetipo è anche una forma di complesso, ma non è il frutto di un'esperienza personale, ma è un complesso innato. Il drago è un archetipo, l'individuo per crescere devo incontrare il drago.
L'inizio di una nevrosi o psicosi è frequentemente segnalato dall'apparizione di sogni che hanno una grande importanza per le indicazioni che contengono sulle cause e sul significato del disturbo che sta per esplodere.  I sogni sono accompagnati da uno stato di turbamento e dalla scomparsa della sensazione di sicurezza inerente l a vita normale. Molto importanti sono anche i sogni della prima infanzia.  La filosofia giapponese dice: "quando sei solo e credi di poter fare quello che vuoi, non dimenticarti del vecchio saggio che abita nel tuo cuore", Questo vecchio saggio è l'incarnazione vivente in noi delle immagini archetipe.   Spesso i genitori, inconsapevoli di sé, proiettano sui figli, complessi e colpe che credevano di aver soffocato definitivamente in loro.
La psicologia è la scienza che ci è più indispensabile; appare, infatti, con chiarezza che non sono né la fame, né i terremoti, né i microbi, né il cancro, bensì l'uomo stesso che costituisce il pericolo maggiore per l'uomo. Il pericolo psichico è il pericolo maggiore che emana dalla massa, in seno alla  quale gli effetti dell'inconscio si accumulano, imbavagliando, allora, e soffocando le istanze ragionevoli della coscienza.

Nobel per la Pace a Maria Corina Machado

Il Nobel per la Pace è stato assegnato all'oppositrice venezuelana Maria Corina Machado (1967-). 

Il premio, questo è l'annuncio, va a una "coraggiosa e impegnata paladino della pace", "una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un'oscurità crescente".  Il riconoscimento, si legge nella motivazione, le è stato conferito "per il suo instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia".

"Mara Corina Machado è una delle figure civili più straordinarie del coraggio latinoamericano dei nostri tempi"; sotto la sua guida, "l'opposizione venezuelana, a lungo divisa, è riuscita a trovare un terreno comune nella richiesta di elezioni libere e di un governo rappresentativo".

María Corina Machado Parisca è stata deputata dell'Assemblea nazionale del Venezuela dal 2011 al 2014, fondatrice del movimento politico Vente Venezuela, co-fondatrice della ONG Súmate e membro, insieme ad Antonio Ledezma e Diego Arria, della piattaforma cittadina "Io sono il Venezuela".

Il Venezuela, dopo il processo elettorale del 28 luglio scorso che ha confermato al potere il presidente Nicolás Maduro, "è passato da un Paese relativamente democratico e prospero a uno Stato brutale e autoritario, oggi afflitto da una grave crisi economica e umanitaria". "La macchina della violenza statale è rivolta contro la sua stessa popolazione, e quasi otto milioni di persone hanno lasciato il Paese".

l’Onu e altri organismi internazionali denunciano le violazioni dei diritti umani in Venezuela.

 Machado è la prima venezuelana e la sesta personalità latinoamericana a ricevere il Nobel per la Pace. 

Incredible India Festival

Le scuole di Yoga presenti all'evento sono state: 
 Ananda Sangha,  Associazione Ananda, Brahmakumaris, Centro Yoga Swami-Vishnu Roma,  Cento di Yoga Self Realization Fellowship,  Ikyta , Iyengar Yoga Italia,  Federazione Italian Yoga, HeartFulness, Janine Caludia Nizza Vinyasa Yoga, Sahaja Yoga, Sarvayoga International, Sonia Bali, Sri Sri School of Yoga, The Art of Living, Unione Induista Italiana. 

Insegnare yoga

 𝗜𝗻𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻’𝗲𝘀𝗶𝗯𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. È 𝘂𝗻 𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀.

Insegnare yoga non è per tutti. Non basta conoscere. Non basta praticare.

Insegnare significa essere in grado di sostenere il percorso degli altri senza spostare il centro su di sé.

Quando si assume un ruolo, si cambia voce, si cerca approvazione, quando si ha bisogno di essere seguiti per sentirsi autorevoli, quando l’insegnamento diventa un modo per colmare il proprio vuoto, è lì che si rivela il fraintendimento.

L’insegnante di yoga non usa la posizione per affermarsi. Non cerca seguaci. Non trasmette da un piedistallo. Condivide ciò che ha compreso. Mantiene la direzione. Rimane presente. È umile, ma saldo.

Parla poco, ma con chiarezza.  Non ha bisogno di apparire diverso da com’è.

E proprio per questo può essere ascoltato, e quello che trasmette, arriva.

Aumentano le scuole con più alunni stranieri che italiani

In una scuola primaria di Mestre, in un quartiere multietnico, in tre classi prime, di circa 20 bambini ciascuna, la stragrande maggioranza degli alunni è straniera.  Un contesto multiculturale arricchito da numerose iniziative e servizi messi a disposizione dal Comune di Venezia.
Ma questa volta i numeri stanno facendo discutere: su 61 «primini» solo 11 sono cittadini italiani. Di questi solo due hanno i genitori italiani da più generazioni. Una situazione accentuata nelle proporzioni, ma non così rara. 

Basti prendere in considerazione due dati: negli ultimi 25 anni il numero di residenti stranieri è passato da 1,3 milioni a 5,4 milioni (con un’incidenza sul totale dal 2,2% al 9,2%). Nello stesso periodo l’indice di fecondità in Italia è sceso dal già basso 1,25 per donna a 1,14, un livello gravemente insufficiente per il ricambio generazionale. Solo nell’ultimo decennio le nascite sono diminuite del 26%. Inevitabili gli effetti sul sistema di istruzione. Fenomeni – quello del calo complessivo di alunni e della maggiore incidenza percentuale di alunni stranieri – che la scuola italiana sta gestendo da anni, senza fare troppo rumore.

Diverse famiglie italiane residenti nel quartiere hanno optano per la scuola privata della stessa zona. Tuttavia, occorre precisare che la quota del 30% di alunni stranieri per classe riguarda esclusivamente i NAI (neoarrivati in Italia). 
Il fenomeno della crescente presenza di alunni stranieri nelle nostre scuole non va letto come un problema, ma come un’opportunità di crescita e trasformazione. “L’immigrazione, se accompagnata da politiche educative solide, è una risorsa per l’intero sistema scolastico e per la società. Il diritto all’istruzione di ogni bambino è sacro, e va garantito con la massima attenzione, indipendentemente dalla provenienza culturale o linguistica”.

 Negli ultimi due anni gli allievi in Veneto sono diminuiti di 18.000 unità. Le proiezioni per le scuole dell’infanzia ci dicono che questo trend è destinato a rafforzarsi”. 

Che fare? “È necessario adattare i modelli educativi: introdurre metodologie didattiche più inclusive, strumenti attivi come il gioco, il teatro, la musica, che facilitino l’apprendimento della lingua italiana e il dialogo interculturale”. Infatti “in alcune classi, i bambini tendono a parlarsi tra loro in lingue diverse dall’italiano, e questo può creare una barriera. 

È proprio per questo che la scuola deve diventare il luogo in cui la lingua italiana unisce, non divide. L’intervento della scuola non è solo linguistico, ma anche sociale e culturale: formare cittadini significa creare spazi di incontro, non di separazione”. 

Vedi:  https://www.lenius.it/studenti-stranieri-in-italia/ 

La scienza e il potere del silenzio, della preghiera e della meditazione

Vladimir Poponin, leader nel campo della biologia quantistica,  afferma che esiste una relazione tra il DNA e le qualità della luce, misurata in fotoni e  ha descritto una serie di esperimenti secondi cui il DNA umano influenza direttamente il mondo fisico. Fenomeno che si verifica anche in assenza di DNA, su molecole non collegate al cervello di un essere vivente cosciente. E questo  effetto permane anche dopo che il materiale biologico è scomparso. 

Le emozioni, scaturite dai sentimenti sono una forma di energia molto simile alla luce e fotoni;  l'insieme di tutte le emozioni formano un campo che influenza  e condiziona il comportamenti degli esseri viventi.  

La preghiera ha effetto sul mondo fisico e se un singolo sentimento o emozione ha la proprietà di influire sul contesto circostante, quale può essere il suo effetto nella sommatoria di miliardi di persone? 
Il silenzio è la frequenza su cui Dio parla. Con il silenzio, la meditazione e la preghiera l’uomo entra in contatto con la sua vera natura, con l’essenza stessa delle cose.  Se la preghiera è invocazione, ardore, commozione, passione, desiderio, ci sintonizza con l’ordine supremo delle cose e manifesta i suoi benefici effetti. 
Ciò che conta nella preghiera non è le cose che si dicono ma l’intensità  con cui si sentono. Occorre far il vuoto dentro se stessi, essere liberi da ogni interferenza disarmonica dell’Io e della singola tempesta mentale. Occorre pregare con il cuore più che con le labbra, con l’anima più che con la mente. La preghiera non è un elenco delle nostre necessità: è un canto d’amore, di gratitudine: un cosmico abbraccio che invoca amore per tutto ciò che vive.
In un ospedale furono fatti esperimenti per verificare l’efficacia della preghiera nella guarigione degli ammalati. Un gruppo di persone si rese disponibile a pregare per alcuni degenti scelti a caso. Il risultato fu che questi guarivano prima di altri. Furono fatte altre prove, ma questa volta si associarono dei numeri alle persone ammalate in modo che non si sapesse per chi si stava pregando. Anche in questo caso i risultati furono sorprendenti. Le persone abbinate a dei numeri a loro insaputa, guarirono prima delle altre.

Lo yoga, figlio del ’68

Come la controcultura ha trasformato una disciplina ascetica in un prodotto da palestra. Articolo di Pier Paolo Bottin

Quando Carl Gustav Jung introdusse lo yoga nella cultura europea, lo fece con l’atteggiamento dell’esploratore che riconosce nella disciplina orientale non tanto una ginnastica esotica, quanto un sistema simbolico capace di dialogare con l’inconscio collettivo. Lo yoga era per lui un linguaggio dell’anima, un ponte tra conscio e inconscio, un percorso di individuazione. Ma quell’ingresso solenne e rispettoso nel pensiero occidentale fu solo il preludio a una mutazione radicale. Nel giro di pochi decenni, ciò che per secoli era stato via ascetica, sadhana, strumento per trascendere il sé e dissolvere l’ego, sarebbe stato trasformato in tutt’altro: un rito di consumo, una terapia soft, un simbolo di appartenenza alla cultura del benessere. La svolta avvenne negli anni Sessanta, nel clima infiammato di contestazione e liberazione che segnò un’intera generazione.

Il Sessantotto fu più di un movimento politico: fu un terremoto antropologico. Nacque come ribellione contro l’autorità, l’ordine patriarcale, la disciplina, ma presto si trasformò in un culto della spontaneità, della liberazione personale, del corpo come territorio politico e sacrale. Fu in quel contesto che lo yoga, arrivato in Europa come sapere iniziatico, venne riscritto per adattarsi ai nuovi bisogni di massa: bisogno di sciogliere le tensioni, di ritrovare se stessi, di esplorare l’interiorità senza sottomettersi ad alcuna struttura gerarchica. L’idea originaria di disciplina, con la sua pazienza monastica e la sua fatica quotidiana, risultava incompatibile con la retorica della liberazione immediata. Così la pratica ascetica si piegò al nuovo spirito dei tempi, diventando uno strumento di “esperienza” più che di trasformazione.

Il risultato fu un ibrido che oggi chiamiamo, senza pensarci troppo, “yoga”. Un fenomeno di massa fatto di tappetini colorati, centri wellness e influencer spirituali, dove la postura sostituisce la ricerca, la respirazione prende il posto della trascendenza e il corpo diventa non più veicolo di dissoluzione dell’ego ma terreno di estetica, performance e piacere. La spiritualità orientale, spogliata della sua austerità e del suo carattere iniziatico, venne ridotta a rituale rassicurante per individui disorientati, incapaci di sostenere la frizione tra dolore e crescita. L’Occidente, figlio del Sessantotto, trasformò il sentiero dello yoga in un percorso terapeutico senza meta, adatto a una società che voleva sentirsi libera ma non disciplinata, trasformata ma senza sacrificio.

Dietro lo yoga occidentale, dunque, non c’è soltanto un fraintendimento culturale: c’è una precisa genealogia storica. È figlio del ’68 non solo perché nasce nello stesso clima, ma perché ne incarna perfettamente le contraddizioni. Come il movimento studentesco, predica liberazione ma teme l’autorità; come la controcultura psichedelica, promette espansione di coscienza ma rifiuta le strutture che la renderebbero stabile; come le comuni e le utopie dell’epoca, confonde il momento con il cammino, la sensazione con la conoscenza. Il paradosso è che, nel tentativo di liberarsi dalle gabbie del passato, ha costruito nuove gabbie più sottili: quelle dell’eterna ricerca di benessere, dell’ossessione per il corpo e dell’illusione che basti “sentirsi meglio” per essere trasformati.

Così oggi milioni di occidentali praticano yoga convinti di partecipare a un’antica tradizione spirituale, mentre in realtà vivono un rituale moderno nato nel dopoguerra e modellato sulle esigenze della società dei consumi. Uno yoga che non pretende più nulla, che non chiede dedizione né silenzio, che consola invece di trasformare. È il riflesso diretto di quella stagione del Sessantotto che fece della libertà un assoluto e della disciplina un nemico, dimenticando che senza disciplina non c’è libertà, ma soltanto impulso.

Riconoscere questa genealogia non significa disprezzare chi pratica yoga oggi. Significa capire che la forma in cui lo conosciamo è il prodotto di un’epoca precisa, di un bisogno collettivo, di un compromesso storico tra Oriente e Occidente, tra ascesi e comfort, tra spiritualità e mercato. Lo yoga occidentale non discende dai rishi vedici ma dai figli del maggio francese; non è il frutto di millenni di sadhana ma di pochi decenni di controcultura. È figlio del ’68: bello e fragile, ribelle e addomesticato, rivoluzionario e commerciale al tempo stesso. Ed è solo riconoscendo questa origine che possiamo finalmente smettere di confonderlo con ciò che non è.

Lo Yoga non è più un percorso di emancipazione spirituale

Negli ultimi anni c’è stato un gran fiorire di nuovi stili nello Yoga che propongono l’esecuzione dinamica degli asana (Vinyasa, Flow Yoga); dopo secoli e secoli in cui nessuno aveva mai sentito la necessità di innovazioni o di cambiamenti nello Yoga classico di Patanjali, si affermano dunque queste scuole che non colgono l’importanza dell’immobilità della postura.

Senza negare l’utilità delle esecuzioni dinamiche, se usate come pratiche preparatorie o di riscaldamento (si pensi al saluto al sole), questi nuovi stili sembrano ignorare che l’immobilità costituisce il primo requisito dell’asana secondo lo Yoga Sutra (2,46).

La parola ‘Sthira’ che usa il testo per definire questa condizione vuol dire ‘solido’, ‘compatto’, ‘immobile’; l’asana, magari in una variante semplificata, è quindi sempre una posizione statica, una condizione che non è così semplice da mantenere a lungo come si crede perché l’immobilità non appartiene alla natura dell’uomo, per lo meno nello stato di veglia. L’uomo è fatto per agire, per muoversi, per parlare, per relazionarsi e si trova pertanto a essere impegnato in una condizione insolita e, a volte, sgradevole per lui.

L’asana rappresenta quindi la conquista dell’immobilità e dell’imperturbabilità durante la sua esecuzione, ma se l’asana è un dettaglio dello Yoga di Patanjali (un dettaglio importante, naturalmente), l’immobilità (tra virgolette) costituisce invece la struttura portante, il filo conduttore stesso dell’Ashthanga Yoga, che attraversa e unisce in un tutto unico i suoi otto anga fino a farne un corpo omogeneo; a livello degli asana questa ‘immobilità’ si manifesta nella fisicità della postura, ossia nell’immobilità del corpo; nell’anga successivo, il pranayama, si esprime a un livello più sottile, con la sospensione del respiro, ottenuta allungando le pause fisiologiche della respirazione.

Nel pratyahara (quinto anga) la stessa ‘immobilità’ consisterà nell’introspezione, cioè nell’inibizione della propensione naturale a seguire gli impulsi dei sensi, che trascinano l’attenzione verso il mondo esterno.

Nel processo di meditazione che comprende gli ultimi tre anga, dharana, dhyana e samadhi, l’immobilità in questione riguarderà la mente: il Sutra dice che in questa condizione essa diventa priva, per così dire, della propria natura, che è quella di osservare, conoscere, giudicare, sperimentare. La mente abbandona in questa fase ogni pensiero e concentra l’attenzione su un oggetto che rappresenta simbolicamente la nostra vera natura, la nostra realtà spirituale. Realtà che si palesa solo quando inibiamo il complesso psicofisico che fa capo al nostro ego, quando abbandoniamo il nostro abituale modo ego-centrico di pensare, di relazionarci, di comportarci.

L’abbandono (temporaneo) delle nostre caratteristiche individuali, necessario all’esperienza del samadhi, va preparato inoltre con la pratica di yama e niyama, i primi due anga che costituiscono l’etica dello yogin, dove qui l’immobilità consiste nel controllo del comportamento, nel non seguire passivamente, nel non compiacere sempre e comunque il nostro ego.

La deviazione dallo Yoga classico pare dovuta, dunque, alla mancata considerazione dei requisiti fondamentali che un asana deve presentare, oltre che dall’incomprensione di ciò che rappresenta l’Ashthanga Yoga. Così la prospettiva del praticante non è più la liberazione (kaivalya), lo Yoga non è più un percorso di emancipazione spirituale, ma una pratica che guarda al fitness o alla fisioterapia.

Incontri con il cinema buddhista

La Fondazione Maitreya è un punto di riferimento in Italia per lo studio, la diffusione e la riflessione sulla cultura buddhista nelle sue molteplici forme. Fondata nel 1984 da Vincenzo Piga (1923-1998), pioniere del buddhismo in Italia e promotore dell’Unione Buddhista Italiana, la Fondazione si distingue per il suo approccio laico, interdisciplinare e non settario. La presidente attuale, Maria Angela Falà, prosegue con rigore e sensibilità questo percorso, guidando l’istituto in un dialogo costante tra oriente e occidente, tradizione e contemporaneità.  Con sedi a Roma, Milano, Napoli e Livorno e un centro residenziale di ritiri e seminari in Sabina (Mompeo – Ri) la Fondazione promuove iniziative culturali, editoriali e formative, che vanno dallo studio dei testi canonici alle pratiche di meditazione e seminari esperienziali, dagli incontri pubblici alle rassegne cinematografiche. In particolare, si impegna a presentare il buddhismo non come dottrina religiosa in senso stretto, ma come disciplina etica, filosofia di vita e visione dell’esistenza capace di rispondere alle sfide del presente.

Tra gli ambiti centrali di attività vi è la divulgazione del pensiero buddhista nelle sue diverse scuole – Theravāda, Mahāyāna, Vajrayāna – e la promozione di un dialogo interreligioso aperto e profondo. E’ uno dei centri fondatori dell’Unione Buddhista Italiana e dal 1987 è associata all’European Buddhist Union. Collabora attivamente con istituzioni, università e centri di ricerca, sia italiani che internazionali.

Negli ultimi anni, la Fondazione ha dato impulso a progetti innovativi che uniscono la spiritualità alla creatività contemporanea, come la rassegna “Incontri con il Cinema Buddhista”, che utilizza il linguaggio cinematografico per esplorare i temi della consapevolezza, della sofferenza, della compassione e del risveglio. Iniziative come questa confermano l’impegno della Fondazione a rendere attuali e accessibili i principi del buddhismo, offrendo strumenti di riflessione e trasformazione individuale e collettiva. La Fondazione Maitreya si propone oggi come un luogo di ascolto, studio e pratica, capace di coltivare semi di pace interiore e responsabilità condivisa, in un tempo in cui il bisogno di senso e connessione è più urgente che mai. 

Fondazione Maitreya, Roma,  Via Clementina 7,  00184,     roma@maitreya.it ,  +39 333.2328096  www.asiaticafilmfestival.it    info@maitreya.it  

la Fondazione Maitreya propone,  nella quarta edizione, 15 opere – tra lungometraggi, mediometraggi e corti – provenienti da Bhutan, Cina, Corea del Sud, Giappone, Nepal, Polonia, Svizzera, USA e India che presentano il buddismo come religione, disciplina, filosofia, teologia, mitologia, tradizione pittorica e letteraria tra documentari, fiction e corti selezionati. La rassegna ideata da Maria Angela Falà, presidente della Fondazione Maitreya, con la direzione artistica di Italo Spinelli.   Dal 2021, la rassegna ha presentato oltre cinquanta film da tutto il mondo. 

In un mondo attraversato da conflitti, fratture sociali e crisi ambientali, la rassegna apre uno spazio di riflessione su cosa significhi vivere con consapevolezza oggi.  Il cinema è lo strumento ideale per restituire l’attualità di temi spirituali e sociali che parlano al cuore dell’essere umano: «Il buddhismo ci invita a ripensare la relazione come arte di vivere, e i film selezionati ne sono una testimonianza intensa». Incontri con il Cinema Buddhista 2025 si conferma dunque come un appuntamento imprescindibile per chi desidera scoprire come il buddhismo possa ancora illuminare il nostro tempo attraverso lo sguardo del cinema.    Le opere presentate sono: 

  • Loving Karma di Johnny Burke e Andrew Hinton, è dedicato al lama Lobsang Phuntsok e al suo rifugio per bambini svantaggiati nell’Himalaya. India 2025
  • Agent of Happiness (Bhutan), viaggio tra gli “agenti della felicità” che misurano il benessere dei cittadini al di là del PIL. Regista: Arun Battahari, Dorottya Zurbó Paese: Buthan, Ungheria Anno: 2024
  • Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, Regista: Kim Ki-duk Paese: Corea del sud Anno: 2003.  
  • My Lens, My Land, girato nelle praterie dell’Amdo tibetano. Regista: Ke Chen Paese: USA Anno: 2024 
  • The Dalai Lama’s Gift, che ripropone immagini storiche dell’iniziazione al Kalachakra nel Wisconsin del 1980. Regista: Ed Bastian Paese: USA Anno: 2024
  •  Cracked Goddess, Regista: Colin Still Paese: USA Anno: 2006
  • What Were They Like, Regista: Colin Still Paese: USA Anno: 2003 
  • No More to Say and Nothing to Weep For, omaggio ad Allen Ginsberg e alla sua connessione con il buddhismo zen.  Regista: Colin Still Paese: USA Anno: 1997 
  • Father Death, Regista: Colin Still Paese: USA Anno: 1997  
  • Hema Hema: Sing Me a Song While I Wait di Khyentse Norbu, opera visionaria tra identità, desiderio e maschere rituali. Paese: Buthan, Hong Kong Anno: 2016
  • Seeking di Yang Yuan, intreccia il percorso di una giovane tibetana con la memoria del padre devoto al buddhismo. Giappone 2025
  • Dancing with the Dead, dedicato al poeta e traduttore Bill Porter, Red Pine and the Art of Translation,  Regista: Ward Serrill , Paese: USA Anno: 2023
  • Wisdom of Happiness, conversazione intima con il Dalai Lama sul senso autentico della felicità.  Regista: Philip Delaquis e Barbara Miller Paese: Svizzera USA Anno: 2024
  • Sapana | Himalayan Trek to Dreams  di Cezary Adamski, un reportage documentario di una straordinaria spedizione, Paese: Nepal, Polonia Anno: 2025 
  • Mola: A Tibetan Tale of Love and Loss, toccante storia di una monaca centenaria costretta all’esilio. Regista: Martin Brauen, Yangzom Brauen Paese: USA, Svizzera Anno: 2024

2024

  • Myanmar Diaries, Myanmar Collective (70′)
  • Snow Leopard, Pema Tseden (109′)
  • Song of Souls, Sai Naw Kham (72′)
  • Angry Buddha, Stefan Ludwig (98′)
  • Carving the Divine, Yujiro Seki (99′)
  •  I am the river the river is me, Petr Lom (88′)
  • Pig at the Crossing, Khyentse Norbu (122′)
  • Samsara, Lois Patiño (113′)
  • Samsara, Pan Nalin (138′)
  • Il Cielo è mio, Ayoub Naseri (65′)
  • Song of Souls, Sai Naw Kham (72′)
  • The Altar, Moe Myat May Zarchi (10′)

 2023   

  • ”Karmalink” di Jake Watchel Cambogia 2021 
  •   Alms di Edward Burger Cina 2010, 26’ In un remoto monastero buddista, tra le montagne della Cina meridionale, il capo cuoco della comunità spiega quali siano le abitudini alimentari dei monaci, la coltivazione tradizionale e il senso dell’offerta rituale tra i monaci di clausura che si dedicano alla pratica della meditazione.
  •  "Dark Red Forest” di Jin Huaquing,  Cina 2021, 85’, Nel Monastero di Yarchen, tra le montagne tibetane, si riunisce ogni anno un gruppo di monache. Intabarrate in minuscoli baracchini, trascorrono i cento giorni più freddi dell’anno meditando su questioni di vita o di morte, di sofferenza e guarigione, di karma e conseguenze. 
  • "The Silent Echo”  corto di  Suman Sen  Nepal 2021 , 15’ Quattro bambini nepalesi e la loro gioiosa band,   nelle remote montagne del Mustang, trascorrono le giornate all’interno di un autobus abbandonato, cantando e facendo musica. Che accade quando scendono a vall?
  •  "Golden Kingdom"  del regista Brian Perkins Birmania 2015, 104’ Quattro orfani, monaci novizi, vivono in un monastero buddista in una zona remota del Myanmar. Quando il loro maestro parte per un lungo viaggio, i ragazzi si ritrovano a vivere da soli nel mezzo della foresta, fronteggiando strani e a volte magici eventi.
  • “The Mountain Path” di  Edward Burger Cina 2021,  96’ Il regista riporta il proprio viaggio e la propria esperienza tra le montagne della Cina, alla ricerca di un eremita buddista che possa fargli da Maestro. 
  •  “Walker”,di Tsai Ming Liang Hong Kong 2012, 25’, Un monaco buddista cammina a capo chino e rasato tra le strade di Hong Kong, avviando un atto performativo e meditativo in netta contrapposizione con la vita frenetica che gli scorre intorno contrappunto ipnotico alla frenesia metropolitamana. 
  •  "L’arpa Birmana” di Kon Ichikawa  Giappone 1956 , 116’ Una pattuglia di soldati giapponesi, nella Birmania del 1945, si ritira nella giungla per tentare di raggiungere il confine thailandese. Il giovane Mizushima, sconvolto dagli orrori della guerra, si ritrova a prendere delle scelte che cambiano il corso della sua esistenza.
  •  “Tukdam: between worlds” di Donagh Coleman Finlandia 2022,  91’ In quello che i tibetani chiamano “Tukdam”, i meditatori deceduti non mostrano segni di morte per giorni o settimane. Sebbene siano morti secondo i nostri standard biomedici, spesso rimangono seduti in meditazione, senza cambiamenti fisici e senza decomporsi per giorni. Il fenomeno è documentato in una prospettiva  
  •     “Yomigaeru”di Alessandro Trapani Italia 2021 , 65’ Testimonianza in presa diretta di un viaggio di un musicista jazz , Giuseppe Bassi, che dall’Ilva di Taranto va  a Fukushima, colpita dallo tsunami e dal disastro della centrale nucleare.      ***
  •   “Buddha in Africa” di Nichole Shafer, Sudafrica – Svezia 2019, 90’ In un orfanotrofio buddista in Africa, Enock Alu, adolescente malawiano, è diviso tra le proprie radici e l’autoritaria educazione cinese imposta nell’orfanotrofio. Enock, all’ultimo anno di scuola, deve prendere decisioni difficili sul suo futuro.
  •  "The Velvet Qeen” di Marie Amiguet, Vincent Munier Francia 2021Durata: 92’ Ancora più in alto sugli altopiani inesplorati tibetani, tra cielo e terra, un fotografo e un romanziere, si confrontano in una maestosa esplorazione. Vincent Munier, uno dei fotografi più famosi al mondo, accompagna lo scrittore Sylvain Tesson; entrambi sono alla ricerca della regina di questi luoghi: il leopardo delle nevi, 
  •  “Angulimala” di Sutape Tannirut Thailandia 2003 Durata: 95’ Angulimala, figura mitica del buddhismo Theravāda, nasce in India in una nobile famiglia. Dopo aver attirato le ire del proprio Maestro a causa di alcune calunnie, per punizione gli viene ordinato di uccidere con le sue mani mille persone liberandole dalle loro sofferenze. 
  • "Walk with me", un documentario del 2017 diretto da Marc Francis e Max Pugh, che segue la vita di una comunità di monaci e monache buddisti Zen che seguono l'insegnamento di Thich Nhat Hanh, concentrandosi sull'arte della Mindfulness. 

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